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Storia dei
Musulmani di
Sicilia
di Michele Amari
Edizione di riferimento:
Storia dei musulmani di Sicilia, Editrice Giannotta,
Palermo 1983
Sommario
I 1
II 36
III 53
IV 72
V 97
VI 105
VII 124
VIII 133
IX 142
X 150
XI 162
XII 166
XIII 176
XIV 191
XV 202
XVI 214
pra ogni altro il vescovo Kos, vivuto alla fine del sesto se-
colo e passato in proverbio come il pi eloquente orato-
re della nazione. Il cristianesimo si sparse molto pi nel-
la schiatta di Kahtn e nelle due estremit della penisola,
che nel centro e presso la schiatta di Adnn.
Per tal modo nascea tra la rude aristocrazia degli Ara-
bi una et eroica che non impropriamente si detta di
cavalleria. Cominciano ad apparire atti di magnanimit
nella guerra; alcune trib si danno giorno e luogo al com-
battere; cavalieri escon dalle file a singolar tenzone; nel-
la rotta, nelle pi crude nimist, offron asilo inviolato ai
vinti le tende degli stessi vincitori; spesso in vece di met-
tere a morte il nemico abbattuto, i forti gli tosano i ca-
pelli della fronte e lo mandan via; le compensazioni degli
omicidii, dopo provato il valore, pi volentieri saccetta-
no; consentita una tregua di Dio in certi tempi dellan-
no. E allora le trib nemiche seggono insieme al ritrovo
di Okz e altri di minor fama, fiere annuali insieme e ac-
cademie di poesia; quivi alcuna volta i guerrieri depon-
gono le armi presso un capo, perch lor indole impetuo-
sa abbia meno incitamento alle risse; e quegli, vedendo
non poter evitare la rissa, la prima cosa si affretta a ren-
dere le armi ai nemici della propria trib. Altrove quat-
tro valorosi fanno tra loro un giuramento di difendere gli
oppressi dallaltrui violenza, senza guardare a persona; e
chiamasi dai nomi loro la lega dei Fodhl: egregio esem-
pio imitato poscia alla Mecca. Cos la forza cominci a
parteggiare pel dritto. E, maggiore progredimento, si ri-
nunzi tal volta alluso della forza: famiglie rivaleggianti
nel principato delle trib, anzich correre alle armi, ve-
nivano sostenendo lor nobilt con dicerie e versi; rimet-
teano il giudizio ad arbitri stranieri, come nelle corti da-
more del medio evo.
Indi si vede che insieme coi costumi pi generosi ap-
parivano gli albori della cultura intellettuale. Fa ritorno
nellArabia centrale la scrittura, che ormai vi si tenea co-
II
III
IV
VI
VII
VIII
IX
XI
XII
XIII
XIV
Fin qui gli annali arabi ci hanno mostrato della storia uno
scheletro s, ma non mutilo. Abbiam veduto la colonia di
Palermo occupare alcuni luoghi importanti nel centro e
su la costiera settentrionale infino a Messina; sforzare a
tributo i paesi di mezzod e levante, eccetto le grosse citt
murate e qualche regione montuosa; e non parlandosi
di guasti nella maggior parte delle provincie odierne di
Palermo e Trapani, da credere che i vincitori tenessero
quei terreni. Senza dubbio vi soggiornavano gi in cittadi
e castella: poco men che una trentina, come si ritrae dal
Beladori che vivea di quel tempo a corte di Bagdad.
Rivolgendoci alle condizioni delle due societ che si
contendeano la Sicilia, scorgiamo nelluna, oltre la virt
delle armi e la operosit, anco laccordo degli animi, che
ben si mantenea quando il bottino e i tributi, scompar-
titi con equit patriarcale, potean soddisfare alle cupidi-
gie. Dallaltro canto i Siciliani, avviliti dalle ubbie mona-
stiche e dal dispotismo, non ripugnaron troppo al nuovo
giogo, assicurato che lor fu lo esercizio del culto, e, come
credeano, il possedimento dei beni; n si vollero mettere
a sbaraglio per diletto di pagare il tributo allimperatore
di Costantinopoli, pi tosto che ai Musulmani di Paler-
mo. Dei principati, poi, nel cui nome si comhattea, quel
dAffrica aiut la colonia con lasciar fare: ch mite animo
ebbero i primi successori di Ziadet-Allah, e lieti vedeano
passare in Sicilia e in Italia gli uomini pi turbolenti. Il
Basso Impero al contrario facea troppo e troppo poco in
Sicilia: e intanto mostrava al mondo infino a che assurdi-
t, confusione e vergogna possa giugnere il despotismo.
La devota imperatrice Teodora (842-854) lasci allim-
pero tre nuovi flagelli: la proscrizione degli eretici Pau-
liciani, che si tir dietro guerre atrocissime; la ambizio-
ne di Barda fratello, e la mala educazione di Michele ter-
XV
XVI