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Alla prof.

Elena Porciani

Relazione intorno al seminario A proposito di donne

1) Donna non si nasce, lo si diventa (S. De Beauvoir). Commenti


questa frase alla luce della riflessione sugli attributi e sulle
qualit del genere femminile che maturata lungo il ciclo di
seminari.

Donna non si nasce, lo si diventa Si potrebbe commentare la


frase dicendo che donna non si nasce, esattamente come non
si nasce uomo , che allorigine quando siamo solo dei piccoli
esserini al sicuro nel covo materno, non possiamo essere altro
che maschi e femmine, come lo qualsiasi specie animale non
cos razionalmente caratterizzata, non cos influente sulle
dinamiche del nostro pianeta, quale luomo. Dove uomo
inteso come individuo, come specie e non come valore aggiunto
di maschio ovvero specie animale dotata dellattributo sessuale
maschile e nemmeno come una fase della crescita. Resiste una
grande difficolt, ( difficolt quando si tratta di essere non solo
politically correctma anche pi imparziali e neutrali possibile)
confusione di etichette e definizioni quando si parla cercando di
differenziare il maschio dalla femmina duomo, cos come
quando si parla di unaltra area circoscritta dellessere umano:
gli esseri umani che abbiano il colore della pelle diverso da
quello bianco, il caucasico, leuropeo. La confusione nasce
dallesigenza di parlare dellarea circoscritta dellessere umano,
ovvero lessere donna. Ed altrettanto difficile occuparsi del
problema, trattare largomento donna, senza andare finire con
biglietto di sola andata nella scaffalatura, del reparto a margine,
Letteratura Femminista, come se lo studio della donna non
facesse parte degli studi che compiuti dagli uomini, hanno la
finalit delluomo stesso, come se occuparsene fosse altro. Bene
lo sapevano, le studiose come Chiara Lonzi che scrive in
particolare per loggetto di studio della relazione : Sputiamo su
Hegel e La donna clitoridea e la donna vaginale in cui
confrontando fonti come Sigmund Freud, Wilhelm Reich, e il
Kamasutra, dimostra come lorgasmo vaginale sia funzionale al
patriarcato e come la Clitoride sia il vero organo sessuale
femminile e Betty Friedan che scrisse nel 1963 Mistica della
Femminilit che teorizz casa, marito figli come aspetto
preponderante nella vita delle donne dellepoca, e attraverso
varie interviste a donne frustrate, infelici della loro vita dimostr
che questo non bastava, e che le donne desideravano altro. Che
si smuoveva dentro di loro il senso che cera altro a cui potevano
assurgere, e questa mancanza, questa energia inespressa si
manifestava con un malessere abbastanza profondo. Per capire
questesigenza bisognerebbe andare molto a fondo e indietro
nella genesi, creazione o comparsa dellessere umano e capire
perch la parte femminile dellessere umano sia stata tanto
bistrattata, tenuta da parte e limitata nella sua azione sui tempi
e sulla storia. Quando si parla della condizione femminile e alle
tante limitazioni subite dalla donna nella sua autoaffermazione
non si pu fare a meno di pensare alle amazzoni e alle societ
matriarcali da cui lantropologia ufficiale prende le distanze.
Cos successo dopo, dopo gli etruschi, quando la femmina
duomo, allombra sicura del maschio patriarca, si lasciata
mollemente carezzare dalla frescura prodotta dalla quercia-
maschio-pater familias, perdendo,o rendendo latenti quelle
caratteristiche che oggi le permettono di essere manager,
responsabile della propria carriera e della propria
autoaffermazione, Capo dello Stato e via discorrendo? Nei secoli,
e anche nelle dottrine cristiane pi pure, la donna stata
demonizzata come veicolo di peccato e di perdizione, orifizio che
distoglieva luomo, il maschio, dal suo cammino ascensionale.
Femmina duomo, da guerriera a oggetto di venerazione,a mera
ombra del marito assegnatole dal padre, e in assenza di costui
dal fratello, da intellettuale tuonante (Hubertine Auclert) che
bussa alle porte delle istituzioni, ad individuo che liberamente (o
quasi) pu lavorare alla propria autodeterminazione con le
proprie qualit e sapere, arrivando ad oggi, dove la componente
intellettuale persiste. Le donne certo, non bussano pi alle
istituzioni alla ricerca di un riconoscimento, ma si mescolano
alle donne che invece, si acculturano, ma che sostanzialmente
mantengono lo status della matrona romana. Ebbene, donna si
diventa quando si pu comparare (in produttivit, attivit,
predisposizione alla socialit, preparazione, sapere, empatia, )
alluomo senza che si tenga di conto la componente biologica?
Oppure la femmina duomo, diventa donna nel momento in cui
si introduce in una cultura (qualunque essa sia) che ha gi
predisposto per lei i suoi gusti, cosa deve accettare e ritenere
(nonch riconoscere) come naturale, una cultura che abolisce
e sopprime ogni possibile istinto che potrebbe essere totalmente
divergente dallordine costituito, ancor prima che si manifesti un
impulso naturale che sar volente o nolente per sempre
influenzato? Il problema il senso che si da alla parola donna.
Donna come valore aggiunto di femmina ? O Donna come
termine riassuntivo e definitivo di una serie di aspettative che la
societ incarna nellindividuo-persona dotato di organo genitale
femminile?

2) Sguardo, immagine, dispositivo. Rifletta sulle rappresentazioni


del femminile e sulle autorappresentazioni femminili nella
letteratura e nelle arti a partire dalla relazioni che hanno trattato
di tale questione.

Durante il ciclo dei seminari si fatta una comparazione


partendo da semplici e neutrali aggettivi, e ad ognuno di questi
aggettivi ci stato chiesto se istintivamente venivano associati
alluniverso maschile o a quello femminile. Ne uscito che
limmagine generica che si ha della donna condivisa anche
dalle stesse donne, e limmagine aveva a che fare con aggettivi
che attestavano la debolezza della donna, ma anche la sua
caparbiet, la sua forza. Allaggettivo nevrotico lassociazione
donna. Ma questo non vuol dire che non esistano uomini
nevrotici o isterici. Lungi dallenucleare gli stereotipi che vigono
consuetudinariamente nei meandri della nostra societ, emerge
in questo preciso momento del seminario proprio il fatto che gli
stessi stereotipi sono accettati (anche quasi passivamente) dalle
stesse donne presenti in aula, per nulla infastidite dalla cosa.
Ma la cosa preoccupante che se nel dopoguerra la
discriminazione della femmina duomo era palese, ai giorni
nostri la sua cosificazione (reificazione) divenuta, sempre in
nome del politically correct, strisciante, quasi impercettibile, una
pubblicit occulta che occulta non , ma che passa un
messaggio ormai consolidato a cui nessuno pi (nemmeno le
stesse donne ) fa pi caso: la donna come automobile, come
cibo, come elettrodomestico, intercambiabile, gratis, disponibile,
violabile, una donna che deve cambiare,alterarsi per poter
piacere, ed essere accettata, e (altra cosa preoccupante) piacersi,
al cospetto di un maschio, sempre pi sciatto e
sentimentalmente apatico, che rappresenta la donna solo in un
certo modo (esempio ne La Gerusalemme liberata, uno sguardo a
Clorinda che sebbene totalmente coperta dalla sua armatura
militare non pu nascondere la sua feminea virtus) fragile,
destinata a perdere nel confronto della forza fisica con il
maschio, perennemente dominante, perfino nelle parole di uso
quotidiano si evince la tendenza a questa dominazione. La
consapevolezza di vivere in un sistema androcentrico in un
mondo ad uso e consumo del maschio. Un mondo declinato al
maschile a cui poco importa cosa ha da dire una bocca se quella
bocca appartiene ad una donna, considerazioni testimoniate
dall assenza di voci femminili in pi campi e occupazioni dello
scibile umano imbavagliate occultate, forse (si spera) non
volontariamente, ma probabilmente ritenute non determinanti,
non influenti, unassenza dunque come testimonianza di una
presenza rimossa, (risale a soli tre anni fa Latlante della storia
letteraria pubblicazione a cura di Stefano Bartezzaghi che alla
letteratura femminile dedica un solo inserto a Grazia Deledda,
privata oltretutto del suo cognome) perch le donne hanno
sempre donato alla scrittura il proprio punto di vista critico,
poetico, filosofico, letterario, artistico ed appunto di questo che
si occupano i Gender Studies (studi di genere) cio di operare
un recupero, portare alla luce queste voci e di assemblare
costruzioni critiche basate sul punto di vista delle donne di varie
epoche, per una restaurazione storica che sia finalmente
completa. Per fare ci non occorre solo ricercare e documentarsi,
occorre porre un occhio ancor pi critico sulle varie questioni
dello scibile, e decostruirlo alla base dei nuovi dati assunti. Alla
becera rappresentazione del femminile da parte di alcuni
maschi, si contrappone per la vena forte delle letterate, filosofe,
poetesse, artiste, che hanno controbattuto a gran voce, anche
per le donne a cui non interessava limmagine della donna forte,
attivista indipendente, giunge alluopo quindi citare Viginia
Woolf Chi mai potr misurare il fervore e la violenza del cuore
di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di
donna? la quale oltre a respirare a pieni polmoni dallambiente
degli intellettuali depoca, contribu a fomentarlo, fondando un
circolo, e scrivendo due opere (Una stanza tutta per s e Le tre
Ghinee) che sono il simbolo della sua concezione, profonda,
solitaria, psicologica della sua realt di intellettuale e scrittrice
donna. Un altro contributo fondamentale della donna nella sua
auto rappresentazione senza dubbio il contributo di Marina
Abramovich , nellesempio vogliamo citare la sua iniziativa di
documentare gli ultimi i lavoratori invisibili che nessuno vede
mai, tra cui presente anche s stessa con gli oggetti che
vengono convenzionalmente utilizzati dalle donne nei loro lavori
domestici, ma stravolti nel loro uso, nella rappresentazione di s
stessa con gli stessi oggetti. Unaltra donna di mirabile forza
Artemisia Gentileschi che colpisce oltre che per la storia dello
stupro ai suoi danni da parte di un amico del padre Orazio, per
le sue tele drammatiche strabordanti, che per alcuni critici sono
un chiaro segno di rivalsa nei confronti della chiusura per le
donne dellepoca a qualsiasi mestiere, e per lo stupro (Giuditta
decapita Oloferne) subito e che aveva comunque denunciato, con
un regolare processo che non diede per gli esiti sperati. Uno dei
critici che scrisse di lei si disse interdetto, esterrefatto al
pensiero che non solo una donna potesse dipingere una scena di
tale crudezza (Giuditta decapita Oloferne) ma che ne sapesse cos
tanto di pittura da indovinare la traiettoria e lestensione delle
macchie di sangue sul candido lenzuolo. (Roberto
Longhi, Gentileschi padre e figlia, in "L'Arte", 1916).
3) Donne e violenza. Violenza perlopi subita, ma anche agita. In
quali relazioni questo tema soprattutto emerso?

Nonostante le statistiche riportano dati preoccupanti in materia


di femminicidio negli ultimi anni, si pu dimostrare come
nemmeno la violenza sia un fattore alieno alla delicata,
composta, ormai consolidata immagine della convenzionalmente
donna, un esempio lampante riportato dagli studi effettuati
dalla prof. Anna Maria Zaccaria su rilevamenti compresi in
periodi del e dal 2009 al 2011 sulla presenza delle donne
allinterno della camorra e le funzioni che venivano chiamate a
svolgere. Innanzitutto le donne non erano soggette al rito di
affiliazione e vengono utilizzate come corrieri per i narcotraffici,
nel racket della prostituzione, nellestorsione, nellusura e
nellomicidio. Non si tratta di una realt divisa per generi, ma
piuttosto fluida. Le donne allinterno della camorra godono di
una grande libert di movimento, presenziano alle riunioni e
sono a conoscenza di tutte le attivit (a differenza di quelle di
mafia, la quale pi gerarchizzata e mascolinizzata). Un altro
fattore importante che rende le donne di camorra degne di uno
studio interdisciplinare che per anni sono state introdotte nelle
celle dei loro mariti, fratelli al carcere duro, e per cui, essendo le
uniche intermediarie tra il boss e il resto dellorganizzazione
(clan) ne prendevano di fatto in mano le redini. Lo scopo dello
studio consiste nel registrare sistematicamente dati e
informazioni per analizzare e comprendere dimensioni e
dinamiche di un fenomeno cos complesso come la camorra. Il
mezzo per cui le donne entrano nella camorra la vicinanza e la
conoscenza dell uomo giusto, come avviene per le donne
manager (secondo uno studio degli anni 90). Il discorso cambia
quando sono le stesse donne di camorra a detenere il potere, ed
in effetti una delle faide pi sanguinolente ed efferate svoltasi
alla luce del sole stata consumata da parte di sole donne di
due clan avversari che con una violenza inaudita a bordo di
unautomobile sparano allimpazzata con volont di uccidere,
incuranti di qualsiasi cosa, con nella mente il solo desiderio di
vendicarsi e di spargere il sangue dei loro nemici. Si tratta di
Chiara Manzi una delle donne di camorra pi crudeli e
sanguinose che aizz le donne del suo clan ad attuare una
spedizione punitiva(action set) contro altre donne del clan
avversario. Si tratta indubbiamente di studi che colpiscono
molto limmaginario collettivo, col sussistente e successivo
rischio che si possa tendere alla mitizzazione di queste figure che
si fregiano anche di nomignoli (Teresa De Luca Bossa, detta
Lady Camorra, per la sua caratteristica di aver sempre solo
ordinato omicidi, mai materialmente compiuti ) volti ad
evidenziare il proprio tocco personale nella gestione della loro
attivit criminale e assassina, o paragonando le donne che si
sono sottratte allintervento (in sede di sostituzione ai propri
consorti) allinterno della camorra, rifiutandosi, ad Antigone
che ,protagonista della tragedia di Sofocle, per disobbedienza
succise, o esaltando le loro qualit estetiche come delle perfette
eroine dei fumetti.

4) Quali aspetti relativi alla condizione femminile emersi nel ciclo di


seminari la hanno colpit* di pi, e perch?

Non sapevo dellesistenza di studi settorizzati per generi n tanto


meno di studi sulla letteratura femminile migrante, e questo ha
mosso il mio interesse nellapprofondimento di tali tematiche. In
passato mi capitato di fermarmi a pensare al perch nei manuali di
studio (di qualsivoglia materia) le donne erano cos poco presenti ed
ho effettuato per conto mio studi su alcune figure della letteratura
come la Beatrice di Dante (perlopi aneddotica), Virginia Woolf o su
figure storiche come Anna Bolena, o le amazzoni, e filosofe come
Hannah Arendt, ma non sono mai riuscita a rispondere efficacemente
alla domanda, ed essendo io una persona dagli aperti orizzonti, ho
sempre creduto in una realt composita, e non cos suddivisa per
categorie e sottogeneri, convinzione per altro suffragata da una
malriposta fiducia intellettuale nei confronti di chi scrive manuali per
lo studio. Solo, ad esempio, dopo aver sostenuto lesame di letteratura
italiana alluniversit sono venuta a conoscenza dellesistenza Vittoria
Colonna e altre figure di donne, il cui studio sicuramente cambia
nettamente la visione della letteratura e delle epoche poste ad esame.
Ritornando ancora una volta al tema trattato, le cose che mi hanno
colpito, relativamente alla condizione femminile, sono state il notare,
attraverso lanalisi di lezione in lezione, che quando si dice
retoricamente come un leitmotiv siamo ben lungi dalluguaglianza si
dice purtroppo il vero, che sono ancora molte le cose da cambiare non
solo nel immaginario collettivo maschile, ma anche e soprattutto in
quello delle donne. Ognuna si sente diversa, speciale, unica, e lungi
da me dichiarare il contrario, proprio in virt di questo che penso
che il cambiamento deve (o dovrebbe) partire dal singolo individuo
donna, (o femmina duomo) con le proprie azioni, di giorno in giorno.
Un altro aspetto che mi ha fatto riflettere il dissidio delle donne a
cui sta a cuore questo cambiamento, un dissidio che si combatte su
pi campi, limmagine, la volont di ogni donna di essere bella,
attraente (e per molte in primis per s stesse) gli stereotipi a cui la
societ ancora fortemente legata, il (potenziale, perch reso
disponibile dalla natura stessa) ruolo della donna nella stessa societ,
come prima scuola di nuovi individui e la sua realizzazione come
individuo pensante e capace di agire e dare la propria impronta alla
sua esistenza. E come di consueto, anche a questa riflessione, non ho
risposte. Solo domande.

Anna Zaccariello.

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