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Societ Tecnologia Terrorismo

Killer robotici
Nicola Castaldo

Fermate lassassino Lars


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07 Giugno 2013 di Nicola Castaldo

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Un rapporto ancora inedito dellOnu proibisce di delegare alle macchine decisioni sulla vita e la
morte nei conflitti armati. Durante la presidenza Obama 300 operazioni contro nemici della
sicurezza tra cui 5 cittadini americani allestero.

Il rapporto tra gli Usa e la tecnologia sembra, in questi giorni, farsi sempre pi
complesso e rivelare, improvvisamente, tutti gli interrogativi riguardo alla compatibilit
fra democrazia e tecnocrazia.

Se infatti le recenti rivelazioni del The Guardian dipingono un Paese che controlla,
tramite l'Nsa, le telefonate dei propri cittadini, forse ancora pi allarmante il monito
lanciato, in questi giorni, dall'Onu. La Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite sta infatti per pubblicare un
rapporto al fine di proibire la possibilit che le macchine possano prendere "decisioni sulla vita e la morte nei conflitti
armati". Una vera moratoria contro robot e droni volanti impiegati, spesso indiscriminatamente, nei teatri di guerra:
macchine ormai capaci di uccidere anche senza un input diretto di un essere umano. Uno scenario fantascientifico ma la
realt, come spesso accade, supera l'immaginazione.

La guerra dei robot


Droni e macchine automatiche sono gi fra noi, e non da oggi. Se negli ultimi
tempi qualche drone, adibito ad uso civile, ha fatto capolino nei cieli delle nostre
citt, in Medio Oriente l'uso di queste macchine per scopi bellici vanta una storia
decennale. Un drone un aereo di piccole o medie dimensioni, capace di volare e
di compiere operazioni complesse senza la necessit di essere guidato da un pilota umano. Dallo spionaggio al controllo
video fino ad arrivare agli omicidi mirati in teatri di guerra, questi robot hanno avuto, in questi anni, molteplici modalit di
utilizzo. La storia dei droni inizia nel 2004 durante la presidenza Bush. La Casa Bianca inizia ad utilizzarli per omicidi mirati
nei confronti dei capi di al Qaeda in Pakistan, Yemen e Somalia. Fino ad oggi la CIA ha condotto 355 operazioni con i
droni dall'inizio del programma. Circa 300 di queste sono state effettuate sotto la Presidenza Obama. Una vicenda
controversa e spinosa per un Presidente insignito del premio Nobel per la pace, impegnato a far rientrare la guerra al
terrore, iniziata da George Bush, nel perimetro della legalit. Certo, queste macchine si prestano all'utilizzo in contesti di
guerra non convenzionali, dove non ci sono veri eserciti, ma terroristi nascosti nei luoghi pi impensabili. Hanno poi il
vantaggio di essere molto pi economiche degli aerei convenzionali, sia in termini monetari sia in termini di vite umane di
soldati americani. Tuttavia nel corso del tempo i droni sono stati usati in maniera sempre pi indiscriminata contro
qualsiasi sospettato, con distinzioni sempre pi approssimative fra civili e terroristi (secondo una stima approssimativa
fatta del Bureau of Investigative Journalism, le persone uccise tra il 2002 e il gennaio del 2013 sarebbero 3.061,di cui 2.629
in Pakistan. Tra queste ci sarebbero anche 558 civili). Altri articoli di Nicola Castaldo

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Al confine della legalit Bandana

Nel suo recente discorso sulla Sicurezza, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver firmato una nuova serie di Il pessimo dibattito sullItalicum

linee guida per il controllo degli attacchi con droni. Gli attacchi dovrebbero dunque essere inseriti in una cornice di Mattarella e la crisi dellantipolitica

maggiore legalit, sottraendoli alla gestione segreta della Cia (divenuta in questi anni quasi un'organizzazione Charlie Hebdo, il ritorno (violento) del sacro
Mutazione a 5 stelle: da movimento a partito
paramilitare) e affidandoli al Pentagono. Scelte obbligate dopo l'ammissione da parte dell'amministrazione Usa
dell'uccisione, per mezzo dei droni, di ben quattro cittadini americani. Nel 2011 gli aerei senza pilota hanno eliminato in
Yemen l'imam radicale americano-yemenita Anwar al-Awlaki, ritenuto vicino ad al Qaeda . Nella stessa operazione
rimasto ucciso Samir Khan e, successivamente, in Pakistan, il figlio dell'imam Jude Moahmed. Tutti cittadini americani
uccisi fuori dai confini nazionali senza nessun processo. Fino a ora queste operazioni sono state giustificate facendo
riferimento all' Authorization for the use of military force against terrorists (lAutorizzazione alluso della forza militare)
voluta dal Congresso all'indomani dell'11 settembre. Questa legge, in nome della legittima difesa, conferisce al
presidente il potere di usare tutti i mezzi necessari contro i terroristi che minacciano la sicurezza degli Stati Uniti.
Tuttavia il principio di distinzione, sancito dalla Convenzione di Ginevra, secondo il quale bisogna sempre differenziare tra
obiettivi civili e militari, perde ogni valore. Ma se la legislazione internazionale, aggiornata al massimo alla seconda
guerra mondiale, si riferisce ad armi ed eserciti convenzionali, chiaro che l'utilizzo di armi robotiche e automatiche
richieda un nuovo tipo di legislazione. Come richiesto dall'Onu dunque necessaria una pausa di riflessione per stabilire
delle nuove regole. Anche perch, come ha sottolineato il relatore dell'Onu, Christof Heynes, che ha proposto la
moratoria sullo sviluppo dei Lars (lethal autonomous robotics), ci sono armi autonome che vanno anche al di l dei tanto
controversi droni, comandati a distanza. Mentre per i droni spetta ancora ad un essere umano decidere se ricorrere
all'uso letale della forza- denuncia il delegato Onu - la tecnologia dei nuovi killer robotici include computer a bordo che
scelgono autonomamente gli obiettivi da eliminare.

La morale delle macchine


Secondo il logico inglese Bertrand Russell :uno dei mali principali del nostro tempo consiste nel fatto che l'evoluzione del
pensiero non riesce a stare al passo con la tecnica, con la conseguenza che le capacit aumentano, ma la saggezza
svanisce. La riflessione giuridica, ma soprattutto etica attorno alle nuove armi introdotte in queste anni sta partendo
solo i questi ultimi mesi, mentre gli sviluppi della tecnica sono ad uno stadio ben pi avanzato. Armi robotiche, i droni e
quant'altro garantiscono oggi un'enorme facilit di uccidere. Una facilit non solo meccanica ma anche e soprattutto
morale. Si pensi all' effetto play station che si ottiene bombardando un covo di nemici davanti ad un pc a chilometri di
distanza piuttosto che sul campo di battaglia. La differenza notevole. E in effetti la scelta etica e il suo peso non possono
essere stabilite una volta per tutte e cambiano notevolmente in relazione alle varie situazioni. Una questione di scelta che
solo un essere umano pu compiere, assumendo su di s il peso, spesso tragico, che ne consegue.
La tecnologia per deresponsabilizzare completamente l'uomo esiste gi e ormai si parla di caricare le varie convenzioni
nella memoria delle macchine da guerra prossime venture, in modo che possano agire senza violare la legalit
internazionale. Purtroppo non possibile stabilire una volta per tutte i criteri etici da seguire nei vari contesti.
necessario, invece, un continuo confronto fra i princpi e la realt. Una realt di volta in volta mutevole e cangiante con la
quale negoziamo le nostre scelte etiche.

Il dilemma del conducente del treno


Non da condannare la tecnologia in s: spesso l'arte della guerra ha sviluppato invenzioni e innovazioni che, sebbene
nate per scopi bellici, hanno poi contribuito a migliorare la vita umana in ambito civile. dunque probabile che presto
droni e robot potranno essere usati per soccorrere le vittime di disastri naturali o di vari tipi di incidente. Ci che
pericoloso il tentativo di delegare alla tecnica anche scelte su valori non negoziabili come appunto quello della vita
umana. Per dimostrare quanto sia complesso prendere decisioni in campo etico e morale basti citare il famoso
paradosso del conducente il cui treno, lanciato a tutta velocit e privo dei freni, sta per investire 5 operai intenti a
lavorare sui binari. Chiunque nei panni di quel conducente, pur di salvare i dieci operai, accetterebbe di deviare il corso
del treno, anche se la deviazione comportasse la probabile uccisione di una singola persona che si trova su un binario
parallelo. Ma se per fermare il treno fosse necessario, invece che deviarne il percorso mediante una leva, spingere
manualmente una persona, magari corpulenta, gi da un ponte per frapporla fra il treno e i dieci operai, nessuno
sarebbe d'accordo. Eppure la situazione formalmente identica: sacrificare una vita per salvarne cinque. Per un robot
non farebbe nessuna differenza, ma per la maggior parte di noi si, anche se dovremmo ragionarci su per capire il perch.
Non possiamo dunque delegare alla tecnica o ad un'astratta intelligenza artificiale la questione della scelta etica:
emozioni, sentimenti e stati d'animo influenzano continuamente le nostre decisioni, e anche se difficilmente arriveremo
ad avere risposte definitive e ai nostri interrogativi morali, non possiamo smettere di riflettere per chiarire a noi stessi
che cosa pensiamo e perch.

Nicola Castaldo

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