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23 settembre 2017 - 22:23 > Versione online

La trib fa notizia
La trib fa notizia : Siamo pi connessi e necessariamente pi informati? E come riusciamo a
districarci tra le pieghe di un rete nella quale si annidano notizie false? Identikit di un utente che
consuma informazioni dai media digitali e sociali. E che sempre pi spesso si rinchiude nelle
proprie trib, provando a decifrare le fake news Pi connesso e pi consapevole nel riconoscere le
bufale che popolano i media digitali e sociali. O forse pi illuso di riuscire a orientarsi meglio tra
le pieghe di una rete nella quale si annidano sempre pi fake news. Certamente pi propenso ad
ascoltare le proprie cerchie di contatti sui social media e meno affascinato dai pareri di esperti,
stampa, istituzioni. Insomma, in ascolto dei propri personali social influencer, pi annoiato dai
leader competenti. Ecco lidentikit del nuovo consumatore di informazione, figura sempre pi
ibrida e di fatto maggiormente alfabetizzata al digitale. Questo profilo emerge dalla ricerca
dellOsservatorio sui cambiamenti del consumo di informazione News Italia del laboratorio di
ricerca sulla comunicazione avanzata LaRICA, realt dellUniversit di Urbino Carlo Bo. La
ricerca fotografa il consumo annuale dellinformazione degli italiani. E lo fa ormai da sette anni,
registrando nel tempo una diminuzione della fiducia nei media tradizionali. In questo 2017 gli
studiosi hanno messo a fuoco le trasformazioni dellecosistema dellinformazione in Italia,
dedicandosi prevalentemente alla circolazione delle notizie della rete. Dai dati emerge come il
70% degli italiani affermi di informarsi attraverso Internet. E addirittura il 34% degli italiani lo
faccia dai social media, in modo specifico da Facebook o Twitter. Fra coloro che usano Internet il
53% dichiara di incontrare in rete spesso notizie parzialmente o completamente false. E un 21%
afferma di aver condiviso consapevolmente o meno una notizia falsa in rete. Una percentuale
alta, ma in linea con altre analoghe ricerche su mercati differenti, in testa quello anglosassone. Ma
non per questo si abbandona la navigazione verso acque ritenute pi sicure. Ovvero non si decide
di tornare ai media tradizionali: in generale gli intervistati credono pi a blog e motori di ricerca
(62%) che ai giornalisti di carta stampata, radio o televisione (48%). La caduta degli esperti Al
centro c il concetto di fiducia, che oggi di fatto si accresce online. Cos giornali e tv
affievoliscono il loro potere persuasivo, mentre si accresce quello legato ai media digitali e
sociali. Con una nuova primavera vissuta dalla radio, storico mezzo mainstream oggi tornato a
risplendere nel consumo mediatico. Abbiamo registrato una maggiore fiducia nella rete,
nonostante nella percezione degli italiani sia popolata da notizie false. Ma emerge una
consapevolezza di questo limite e una evidenziazione positiva del confronto con gli altri media
mainstream, afferma Lella Mazzoli, direttore del laboratorio LaRICA e a capo dellIstituto per la
Formazione al Giornalismo di Urbino. Pur avendo la percezione che la bufala nasca di fatto con
la rete gli italiani sostengono che da sempre il mainstream ha fornito informazione di parte e si
ritengono pronti a sdoganare linformazione scorretta online, verificando grazie a sistemi di
fact-checking. Quindi Internet appare pi credibile, soprattutto per coloro che lo usano come
fonte primaria di informazione, precisa Mazzoli. Emerge questa necessit di interazione, di
coinvolgimento, di attivazione rispetto ad un accesso alla fonte vissuto prima come statico,
passivo. Il giornale lo guardo ma rimane l, la rete consente un flusso dinamico. Vaccini,
migranti, alluvioni, politica estera, Trump. Tutto entra in questo stream incessante, rilavorato
dalle proprie cerchie. Paradossalmente gli italiani dicono che si informano meglio dai social e
dalle pagine Facebook degli amici piuttosto che dalle fanpage dei professionisti. la potenza
della trib, che consente una maggiore immedesimazione e la possibilit di non essere
contraddetti. Questo ascolto delle community vicine a noi emerge anche nellinformazione
culturale: mostre, proiezioni cinematografiche, spettacoli di ogni sorta ci vengono segnalati dalla
nostra trib in una dinamica autoreferenziale, conclude Mazzoli, che illustrer questi dati
sullinformazione al prossimo Festival del Giornalismo Culturale, in programma dal 12 al 15
ottobre a Urbino. Crollano cos le certezze degli esperti, che sono ritenuti talvolta meno credibili
in una logica di disintermediazione che mette in discussione le figure che prima detenevano
linformazione, erogandola in modo unidirezionale. Ma aumenta la consapevolezza di essere in
grado di riuscire a individuare una fake-news. Lo afferma l80% degli intervistati, a fronte di un
16% in difficolt nel saper decifrare il messaggio. Prove tecniche per smascherare le fake news
La forza della propria trib si lega alle proprie passioni, esperienze professionali, percorsi di vita.

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23 settembre 2017 - 22:23 > Versione online

Per contrastare la trib e la moltiplicazione delle fake news e pi in generale lidea della paura
del confronto non basta argomentare con numeri, dati, ricerche, fotografie oggettive. Occorre
conquistare il lettore, portandolo sul proprio terreno di gioco. quanto emerge anche da un
recente studio dellUniversit di Venezia: questa ricerca si sofferma su fake news e scienza. E
sottolinea come lo smontare le bufale online con numeri e dati alla mano serve solo in parte per
via della polarizzazione degli utenti, in una logica di ambienti autoreferenziali con la propria
trib. Invece ottiene pi risultati luso di un approccio pi aperto e morbido, empatico, che
promuova una narrazione anche personale. Non solo numeri: ci vuole anche empatia e narrazione.
Il debunking non serve se non a quelli che gi sono di quella tesi, perch non fa uscire dalle echo
chamber, ovvero dalle stanze delleco. Al massimo riesce a incrociare gli utenti pi coinvolti in
una narrazione e fomenta la polarizzazione e la cristallizzazione delle posizioni, ha affermato
allagenzia Agi Walter Quattrociocchi, coordinatore del Css Lab presso lImt School for
Advanced Studies di Lucca e co-autore della ricerca Debunking in a world of tribes, scaricabile
da Plus One. I social aggregano persone intorno a interessi comuni che suscitano
linquadramento collettivo delle narrazioni e delle visioni del mondo. Tuttavia in un ambiente
cos disintermediato la disinformazione pervasiva e spesso vengono intrapresi tentativi di
declassamento per contrastare questa tendenza. Quattrociocchi esamina lefficacia del debugging
su Facebook attraverso unanalisi quantitativa di 54 milioni di utenti per un periodo di cinque
anni, confrontando profili che consumano le informazioni scientifiche con quelle non sostanziate
simili alla cospirazione su Facebook. I risultati confermano lesistenza di camere delleco.
Lanalisi del sentiment rivela una negativit dominante nei commenti dei post di debugging, si
legge nellabstract. Le narrazioni anti-fake Post dopo post e tweet dopo tweet, c chi prova a
riedificare linformazione, buttando gi le false credenze delle fake news e riabilitando la verit
con una narrazione efficace, seria, appassionata, circostanziata da numeri e supportata da link di
approfondimento. Si distingue in rete la felice esperienza di Valigia Blu, il blog collettivo sul
mondo del giornalismo che cambia fondato da Arianna Ciccone, fondatrice del Festival del
Giornalismo di Perugia. Ma c anche chi sceglie i media sociali come piattaforma di atterraggio
per un nuovo storytelling: il caso della fanpage Te lo spiego o del canale YouTube Do you
Speak Science o ancora del progetto Biologia in 3D del team bolognese di Formica Blu. Tentativi
per andare oltre le fake news, provando ad abbattere le stanze delleco. Per capire se c davvero
in rete chi ascolta, mettendo in discussione le proprie convinzioni. Giampaolo Colletti Digital
storyteller e fondatore di wwworkers.it @gpcolletti

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