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1) Presentazione generale
2) La morte nel mondo romano del I secolo a.C.: introduzione alla sezione
2.1) Seneca
2.2) Precisazioni circa la dottrina stoica
2.3) Vivere in perfetta armonia con la Natura
2.4) Il valore formativo della morte
2.5) La morte come non essere
2.6) Il suicidio come soluzione
2.7) Petronio e lintento celato dellopera
2.8) I liberti ospiti alla Cena, Lorologio del tempo e il corteo funebre
2.9) Lo scheletro conviviale e la demistificazione
2.10) Abinna e il monumento funebre
2.11) Il funerale simulato
4) Death in the Early Modern Age: the XVII Century: introduction to the section
4.1) John Milton
4.2) Paradise Lost
4.3) The origins of death in Paradise Lost
4.4) The four kinds of death
4.5) An overview about Miltons Puritans death
6) Conclusione
1
!) Presentazione generale:
Non temiamo la morte, ma il pensiero della morte. asser Seneca in una lettera allamico
Lucilio, e, oggi come allora, la morte forse il pensiero pi vivo nellesistenza di ogni
individuo. La speculazione filosofica stata per secoli lunica chiave di volta per poter
pervenire a teorie concernenti tale argomento, tuttavia recentemente la scienza ha
cominciato ad avanzare una possibile soluzione, attraverso quella sua branca che la
medicina, alla fine biologica dellindividuo.
Questo lavoro vede i suoi natali in seguito ad un interesse personale per la filosofia e la
medicina e si configura come unanalisi riguardo il processo evolutivo a cui la concezione
della morte e la speranza di eliminarne le sofferenze sono andate incontro. Lindagine si
sviluppa a partire dal mondo romano di Seneca e Petronio, passando attraverso la Chanson
de Roland e lopera miltoniana per eccellenza, perviene al periodo a noi contemporaneo,
prendendo sotto esame latipico tentativo di un chirurgo italiano. Cerca infine di ragionare,
nelle sue parti conclusive, sullipotetica dicotomia tra filosofia e scienza che si potrebbe
sviluppare in questo campo.
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La morte nel mondo romano del I secolo a.C.
Il mondo romano offre una vasta serie di stimoli sulla riflessione concernente la morte,
tuttavia le fonti organiche ed approfondite a riguardo, poich relativamente scarse,
restringono il raggio della scelta, ove questa vuole essere funzionale ad unattenta analisi
dellargomento. Particolare attenzione va posta sulle grandi filosofie razionalistiche, quali
l'epicureismo e lo stoicismo, che a partire dal I secolo a.C. fino al I secolo d.C. fioriscono e si
diffondono su larga scala a Roma, raccogliendo considerevoli consensi fra i ceti superiori e
ponendosi, con mezzi differenti, i medesimi obiettivi: insegnare agli uomini a vivere e
soprattutto a morire. Daltro canto nello stesso periodo, in cui si assiste alla salita di Caligola
al principato e al successivo arrivo di Nerone, si ha il declino del Mos Maiorum: diretta
conseguenza di ci la contrapposizione di una visione materialistica, fondata sui valori
degli schiavi liberti arricchiti in cui la componente filosofica si riduce a puro utilitarismo, a
quella elitaria, che prediligeva le filosofie razionalistiche. Ritengo perci necessario
proporre una ricerca che mostri ed approfondisca entrambe le concezioni della morte, quella
razionalistica nella figura di Seneca, mentre quella prettamente utilitaristica nellopera
petroniana del Satyricon1 e, nello specifico, nellepisodio della Cena Trimalchionis.
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2.1) Seneca
2Lucio Anneo Seneca3, in latino Lucius Annaeus Seneca, conosciuto come adepto della
dottrina stoica: egli dimostra tale appartenenza negli specifici
preamboli teorici che accompagnano la sua produzione per
riconfermarlo poi nella sua vita.
Per comprendere la visione senechiana della morte nella sua complessit occorre prima
evidenziare alcuni fondamenti della dottrina stoica:
Risulta ora tangibile, in seguito alle puntualizzazioni sovrastanti, il legame tra fisica e logica
presente nella dottrina stoico-senechiana, il quale porta dento di s una legge che unisce
luniverso razionale alletica umana. Attraverso il seguente sillogismo si giunge infatti a un
precetto fondamentale: se il cosmo procede secondo un divenire razionalmente articolato e
se luomo parte di tale sistema, allora il singolo deve agire in armonia con il divenire,
cercando di aderire nel miglior modo possibile a suddetta struttura regolatrice.
del termine.
6 Zenone di Cizio, in greco antico ; Cizio, 336 - 335 a.C. 263 a.C.
4
Aderire alla natura dunque significa seguire il suo corso in costante evoluzione, fino alla
sua estrema conclusione, costituita dalla conflagrazione7: lesito inevitabile di tale legge
etica8 una visione della morte come parte della struttura del mondo e di ci che lo
compone, essere umano incluso, che non la deve fuggire o evitare pi assiduamente di
qualsiasi altro momento della vita, ricordando che essa non sta dinnanzi a noi, bens
affianco: cotidie morimur9.
La fine della vita umana in Seneca assume una forte valenza morale ed educativa. Dinnanzi
alla fine il saggio10 deve dimostrare la sua aderenza alla natura o, in altri termini, esercitare
nel grado massimo la virt11, confermando il suo allineamento con il divenire cosmico: mors
de te pronuntiatura est12/13. Il saggio, da un punto di vista prettamente pratico, deve quindi
mantenere la sua integrit mentale e razionale fino al decesso; in ci consiste la massima
senechiana stat rectus sub quolibet pondere14 e la conseguente qualit dellimmota stabilitas che
garantiscono una vita felice guidata da una stabile capacit di giudizio: beata ergo vita est in
recto certoque iudicio stabilita et immutabilis15.
Nella tragedia Le troiane Seneca scrive invece: mors individua est, noxia corpori nec parcens
animae17. Non bisogna preoccuparsi per il dolore poich la morte qualcosa di indivisibile
che colpisce tanto lanima quanto il corpo, cos che lagonia di questultimo non pu essere
percepita dalla prima.
7 Nel significato senechiano: morte universale, fine del cosmo come concepito dalluomo.
8 Si veda la teoria del dominio delle passioni e dello scontro tra lgos e phatos.
9 Moriamo ogni giorno.
10 In Seneca questo termine indica colui che esercita a pieno le sue virt, aderendo al divenire.
11 Dominio delle passioni attraverso luso della ragione.
12 La morte dice chi sei.
13 Seneca, Lettere a Lucilio, 26.6.
14 Seneca, Lettere a Lucilio, 71.26. Stai retto sotto ogni peso.
15 Seneca, Sulla vita beata, 5.3. La vita risulta felice se guidata da un giudizio stabile e retto.
16 Seneca, Lettera a Lucilio, 54.4. La morte non essere.
17 Seneca, Le troiane, vv.401-402. La morte indivisibile, colpisce sia anima che corpo.
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2.6) Il suicidio come soluzione
18Chi conosce Seneca sa bene che egli si suicid19 costretto da Nerone, anche se si scoprir
in seguito che egli avrebbe comunque preso una simile decisione, indipendentemente dalla
volont dellimperatore. Tale evento potrebbe pertanto indurre a questionare lanalisi finora
svolta, asserendo che questo atto estremo vanifichi la speculazione filosofica senechiana,
poich comporta uninterruzione violenta del rapporto armonioso con la natura. Il suicidio
rientra in realt a pieno
titolo nella formula stoica
concernente la morte,
permettendo infatti al
saggio, il quale lunico a
sapere quando il momento
opportuno per uccidersi, di
evitare il rischio di
impazzire e perdere la
razionalit, mantenendola
invece per tutta la sua
esistenza morendo bene:
bene autem mori est effugere
male vivendi periculum20.
Ammonendo circa la colpa
pi grave in questo campo
lo stoico ricorda che essa non costringere qualcuno alla morte, bens impedire a qualcuno
di darsela: malo imperari quam eripi mortem mihi21.
Spesso lopera di Petronio, il Satyricon, viene letta solamente nel suo lato parodistico e
scanzonato, senza prendere in considerazione il tema della morte, permeante invece molti
passi del romanzo ed essenziale al fine di comprendere la fondamentale critica alla
mentalit del ceto costituito da liberti arricchiti, che vivono in una realt per il tempo
dicotomica, caratterizzata da ricchezza e ignoranza.
La frammentariet dellopera rende arduo condurre unanalisi integrale del testo, forzando
lattenzione su un particolare passaggio che esprima il pi possibile lintero spirito dello
scritto e che ci sia giunto pressoch completo: di qui la scelta della cena Trimalchionis.
Il protagonista dellepisodio un liberto che grazie ad una serie fortuita di eventi, tra cui in
primis il testamento favorevole del suo padrone, riesce ad accumulare una fortuna degna
di un senatore, senza per farvi corrispondere unadeguata crescita culturale, diventando
cos lemblema del parvenu.
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2.8) I liberti ospiti alla Cena, lorologio del tempo e il corteo funebre
Il protagonista della vicenda offre, nella sua dimora, un banchetto in cui la maggior parte
dei partecipanti costituita da liberti: uomini che sanno bene cos la morte e il suo
incombere, come in pi di unoccasione numerosi partecipanti di origine schiavile ricordano
in relazione alla vita in catene condotta prima di conseguire la libert, quando erano
considerati alla stregua di un oggetto.
Nel corso della cena il tema della morte viene associato sempre pi alla preoccupazione
primaria di Trimalchione e dei sui commensali, ovvero la necessit di avere successo nella
vita e confermare il valore del proprio ceto sociale emergente. Si nota immediatamente che
i due temi per i commensali non hanno lo stesso peso, poich il primo viene letto in chiave
del secondo: il dominus vive nella convinzione che morire bene, termine usato al fine di
deridere la posizione senechiana, gli sar utile per essere accettato, apprezzato e stimato dai
posteri.
Per rendere possibile tutto ci il decesso non deve cogliere di sorpresa, deve essere invece
qualcosa di lungamente atteso ed organizzato, condizioni dalle quali il protagonista risulta
ossessionato, al punto che: Trimalchio, lautissimus homo afferma un ospite presentando il
padrone di casa al narratore Encolpio Horologium in triclinio et bucinatorem habet subornatum,
ut subinde sciat quantum de vita perdiderit!"22
Ponendosi poi come un signore del tempo, egli ha fatto porre nella sala da pranzo un grande
orologio ad acqua, non solo per ricordare agli ospiti e a s stesso che la vita fugace, ma
anche per rendere tangibile lo scorrere materiale del suo tempo di vita. Lorologio non
lunico metodo adottato da Trimalchione per controllare la sua morte, infatti dopo aver
consultato un astrologo egli afferma orgoglioso: trentanni, quattro mesi e due giorni,
facendo riferimento al giorno della sua morte; fin dallinizio quindi il parvenu appare con
le sue caratteristiche peculiari: langoscia della vita e lossessione per la morte.
Quanto descritto in precedenza avviene in realt dopo lapertura della cena da parte del
padrone della domus, al capitolo 28, dopo aver terminato il bagno e essere stato trasportato
a casa con una cerimonia che ricorda, anche nei
particolari, un classico funus: il corpo dellanfitrione
viene cosparso di oli e avvolto in un manto,
poggiato su una lettiga, e scortato da un piccolo
corteo. In seguito inizia il banchetto, e lidea della
morte pervade da subito la mensa. Entrano infatti in
sala delle anfore di vino invecchiate pi di un secolo
che fanno esordire Trimalchione con amare
considerazioni, quali: ahim, il vino vive dunque
pi di noi miserabili vita vinum est23.
22 Un uomo ricchissimo, un tipo che ha nel triclinio un orologio e un trombettiere sempre pronto a segnargli lora per fargli sapere
quanto della sua vita se ne andato.
23 Il vino vita
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2.9) Lo scheletro conviviale e la demistificazione
Dopo lentrata delle anfore di vino latmosfera diffusa tra i liberti risulta propizia
allintroduzione di un altro forte simbolo funebre: uno scheletro. Esso viene messo in
posizioni tali da sembrare un interlocutore nel banchetto, al punto che Trimalchione lo far
ballare e saltare pi volte sulla mensa, riflettendo poi sul destino comune degli uomini:
Eheu nos miseros, quam totus homuncio nil est! Sic erimus cuncti, postquam nos auferet Orcus24.
Tra le righe dellepisodio possibile leggere un intento fortemente satirico nei confronti di
Seneca e lo stoicismo, messo in luce dai precetti forzatamente filosofici con cui lanfitrione
inonda i suoi ospiti.
Si ripropone nuovamente il collegamento per contrasto con Seneca, sostituendo una morte
bella, intesa come virtuosa, con una caratterizzata da una tomba e un rito maestosi: il
monumento dovr essere di dimensioni notevoli, circa venti volte un classico edificio
funerario romano, e recare diversi motivi ornamentali, tra cui la figura dello stesso defunto
seduto su di un tribunal26 nobilmente vestito e portante cinque anelli doro27.
Il complesso funerario del personaggio petroniano non vuole pertanto avere la funzione
primaria di ospitare il defunto, bens vuol essere elogio post mortem alla persona,
mostrando, in un esagerato ed egocentrico epitaffio, i meriti e i traguardi raggiunti a
chiunque si trovi dinnanzi ad esso:
Pius, fortis, fidelis, ex parvo crevit, sestertium reliquit trecenties, nec unquam
24 Poveri noi, che tutto niente, tutti nellOrco avremo questo aspetto e saremo quattrossa.
25 Questa tomba non avr eredi.
26 Usanza di coloro che appartenevano al ceto senatorio.
27 Usanza di coloro che appartenevano al ceto equestre.
28 Gaio Pompeo Trimalcione Mecenaziano qui giace. Gli fu decretato il sevirato durante la sua assenza. Poteva essere in tutte le
decurie di Roma, ma non ha voluto. Pio, forte, fedele, venne su dal nulla, lasci trenta milioni di sesterzi e non ascolt mai un filosofo.
Sta sano - Anche tu!
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2.11) Il funerale simulato
Il grande libertus esprime pi volte nel corso del banchetto la volont di essere amato come
se fosse gi morto e si assicura che ci avvenga in due modi: leggendo il suo testamento, al
fine di guadagnare il rispetto e la devozione degli ereditieri prima che il lascito avvenga
effettivamente, e
simulando il suo
funerale, cos da
non lasciare nulla al
caso. Egli, dando il
via al rito, recita la
sua autobiografia
come una sorte di
laudatio funebris: nel
mondo romano
questa
corrispondeva al
momento pi
solenne di un
funerale fastoso.
Successivamente
ordina ai servi di
portare i vestiti con
cui vuole essere
sepolto e i profumi dei quali vuole essere cosparso, trasformando la cena in una sorta di
parentalia.
Lepisodio giunge quindi al termine con larrivo dei vigiles urbani che, data la baraonda,
avevano ipotizzato un incendio; il protagonista non si mostra, nonostante il finale
inaspettato, contradetto: ha potuto godere dellanticipazione di una bella morte, la sua.
Il Medioevo una delle grandi epoche in cui viene divisa tradizionalmente la storia e
comprende un periodo di circa mille anni che comincia con la caduta dellimpero romano
nel V secolo e si dipana sino alla scoperta dellAmerica nel XV secolo. Il termine "Medioevo"
si riferisce ad unepoca a lungo considerata oscura, riflettendo l'opinione comune secondo
cui esso avrebbe rappresentato un periodo di deviazione morale. Inoltre, a causa delle
continue guerre e carestie che fecero passare in secondo piano le riflessioni culturali e alla
diffusa analfabetizzazione, le fonti che trattano il tema della morte riconducibili a tale epoca
sono molto rare e frammentarie.
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3.1) La morte addomesticata
Agli albori del secondo millennio si assiste allo sviluppo e alla diffusione del primo genere
poetico ben definito e strutturato29: la canzone di gesta o, in francese, chanson de geste.
Questo genere, che nasce in Francia alla fine dellXI secolo, ben riassume nella sua
produzione lideale di morte ad esso contemporaneo: quello della morte addomesticata30.
Anzidetta espressione fa riferimento al rapporto che gli uomini del Medioevo e la cultura
cristiana tendevano ad avere nei confronti della morte, cercando di farla apparire come un
evento quotidiano, dinnanzi al quale era necessario mantenere la compostezza dei costumi
fino allultimo respiro.
Essere a conoscenza della propria morte funzionale al fine religioso insito nelle canzoni di
gesta: in tal modo infatti il morente ha il tempo necessario per compiere gli ultimi atti
religiosi, cos da guadagnare lindulgenza ed accedere al paradiso, nonostante gli orrori
compiuti in guerra. Il primo atto, rappresentazione dei costumi del tempo, il rimpianto
della vita, un dispiacersi, discreto e composto, del distacco dagli individui e dalle cose
amate. Orlando prende a ricordarsi di molte cose. In primo luogo di tante terre che ha
conquistato, il valoroso. Poi della dolce Francia, degli uomini del suo rango, di Carlo Magno
suo signore, che lo nutr.. Poi ancora Piange e sospira, non pu farne a meno. 32;
questemozione non dura, come parrebbe umano, a lungo, come non dura a lungo il lutto
dei vivi.
Successivamente al breve rimpianto della vita viene il perdono dei compagni, sempre
numerosi intorno al letto di morte: un perdono reciproco. Vi perdono qui e dinnanzi a Dio
asserisce Orlando riferendosi agli amici - Che Dio benedica Carlo e la dolce Francia e
prima di tutti Orlando 33rispondono questi in tono cerimoniale.
Il terzo atto invece segna linizio del distacco dalla sfera materiale e lavvicinamento a Dio.
La preghiera si compone di due sezioni: il mea culpa, Dio mi pento per la tua grazia dei miei
peccati, occasione in cui anche gli astanti recitano la formula con le mani giunte verso il
cielo, in segno di penitenza. La seconda parte della preghiera la commendacio animae, in cui
11
si ripercorrono le azioni perpetrate da Cristo, ricordandone lonnipotenza. Arrivati
allultima azione si ha lunico atto prettamente ecclesiastico, lassoluzione dai peccati: un
prete legge i salmi, incensa il corpo ed asperge lacqua benedetta, azione ripetuta anche al
momento della sepoltura.
Volendo ora trarre alcune conclusioni generali circa latteggiamento nei confronti della
morte nel Medioevo si pu asserire quanto segue: la fine andava aspettata giacendo in letto
malato34, in una sorta di ricevimento pubblico, organizzato, del quale lo stesso moribondo
doveva seguire il protocollo, guidato da una figura ecclesiastica. Tutto ci aveva il compito
di normalizzare la morte nella societ, rendendola un rituale religioso, comunitario e
necessario. I riti venivano compiuti in unatmosfera particolare, che si potrebbe paragonare
ad una massa dinerzia, priva di drammaticit. Si noti inoltre come proprio in questo
periodo i cimiteri comincino ad essere interni alle citt, solitamente nei cortili delle chiese, e
non pi fuori dalla cinta muraria, ulteriore testimonianza del tentativo del tempo di
esorcizzare la morte normalizzandola.
Il comportamento dinnanzi alla morte dunque quello di farla sembrare parte della vita,
della societ e della quotidianit, preoccupandosi di addomesticare e limitare nei costumi il
dolore e la preoccupazione da essa provocata.
34
Si Veda nota 23
12
Death in the early modern age: the XVII century
13
In the XVII century the United Kingdom was the most powerful country of the world, not
only leading the economy, but also influencing its culture. During that period a new
movement started to spread: the puritanism. They were strictly linked to Calvinism and so
they thought that a simple life, disciplined by religion, study and work would have
demonstrated that they were the ones chosen by God. Both social life and literature were
influenced by this new set of values, which encompassed peoples everyday life.
The result is a literary production heavily influenced by religion and the idea of austerity,
so that the main themes were all about metaphysics and the relation between God and men.
That way death gained an important role inside the puritan speculation, as it was the
punishment that a just God inflicted upon man for his original sin, joined together with all
his individual sins.
John Milton was born in 1608 from a wealthy Puritan family, which
made him a committed Protestant and humanist student, who saw
his poetic ability as Gods gift. He is one of the most important
English authors and both Milton's poetry and prose are the result
of deep personal convictions on self-determination and the
analysis of the urgent issues and political troubles of the time.
Miltons main work is Paradise Lost, part of a bigger trilogy that deals with mans
disobedience to God and his expulsion from Heaven and the war between
ten rebel angels, confined into Hell because of their defeat in the war against
Heavens army.
Paradise Lost is, under many points of view, Miltons attempt to justify the event of death.
In the first three lines of the poem its written:
14
Brought Death into the World, and all our woe.35
Its clear then that this poem seeks to justify the ways of god to men36, assuming a standard
Puritan position about death, as punishment for sins. In the way he treats death in Paradise
Lost Milton seems to restates in verse what he had previously written in prose in De Doctrina
Christiana, in which he insisted on the etymology of the word sin, derived from the Greek
, meaning breaking of the law.
The poet is strongly convinced, as seen in this part of the poem, that death is a gift from
Satan, following the two main ways in which man breaks Gods law: the common sin and
the individual sin. The first is a guilt of all the mankind because our first parents broke faith
with God and incurred the penalty for that violation: death. Milton argues that even if it
were possible to lead a saint life, the person will still be punished for common sin: it is not
only a constant principle of divine justice but also a very ancient law among all races and religions, that
when a man has committed sacrilege, not only he but also the whole of his posterity becomes a sin-
offering human being.37. The second type of sin is the individual sin, which is the sin that
each man commits on his own account and makes us die a little every day. It follows that,
as we said in the beginning, physical death is a consequence of sin.
Milton explains that death, like sins, can be divided into different groups, or better, degrees.
These are:
All evils which tend to death and which, it is agreed, came into the world as man fell38
Spiritual death
Physical death
Eternal death, or the punishment for damned39
35 The Complete Prose Works of John Milton, edited by Don Wolfe. 1.03.
36 The Complete Prose Works of John Milton, edited by Don Wolfe. 1.26.
37 The Complete Prose Works of John Milton, edited by Don Wolfe.
38 Si veda nota 31.
39 Si veda nota 31.
15
4.5) An overview about Miltons Puritans death
After having analysed that theme inside Miltons most famous and celebrated production,
we can write down some points to resume what we found:
In the early modern age death was perceived as part of the natural order, an
unescapable gift from Satan that man must accept since linked with the original sin.
It was like a deterrent, aimed at forcing people to carry out a good life in the name
of the Christian Faith and in the respect of laws and religious institutions.
16
studia il corpo umano, al fine di garantire la salute delle persone, in particolare riguardo
alla definizione, prevenzione e cura delle malattie, oltre alle diverse modalit di alleviare le
sofferenze dei malati, anche di coloro che non possono guarire.40
Giovanni Aldini, un medico italiano vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, laureato in fisica e
docente presso lUniversit di Bologna fece, nel 1803 circa, il primo esperimento mirato a
ridare la vita ad un cadavere: si rec nelle
carceri di Londra e ottenne il corpo di George
Forrest, un condannato a morte, nel tentativo di
ristabilire alcune funzioni fisiologiche al
deceduto attraverso limpiego di una grande
pila. Aldini riusc per un breve lasso di tempo a
ristabilire alcune funzioni motorie del corpo,
pur non alterandone lo stato di morte cerebrale,
in quanto le azioni di movimento erano
derivanti da input esterni.
Dissecai una rana, la preparai e la collocai sopra una tavola sulla quale c'era una macchina elettrica,
dal cui conduttore era completamente separata e collocata a non breve distanza; mentre uno dei miei
assistenti toccava per caso leggermente con la punta di uno scalpello gli interni nervi crurali di questa
rana, a un tratto furono visti contrarsi tutti i muscoli degli arti come se fossero stati presi dalle pi
veementi convulsioni tossiche.
A un altro dei miei assistenti che mi era pi vicino, mentre stavo tentando altre nuove esperienze
elettriche, parve d avvertire che il fenomeno succedesse proprio quando si faceva scoccare una scintilla
dal conduttore della macchina. Ammaliato dalle novit della cosa, subito avvert me che ero
completamente assorto e meco stesso d'altre cose ragionavo. Mi accese subito un incredibile desiderio
di ripetere l'esperienza e di portare in luce ci che di occulto c'era ancora nel fenomeno.41
40
Dizionario Treccani, edizione 2010, definizione del vocabolo medicina.
41 Tratto da Mille anni di scienza in Italia: Luigi Galvani, una ricerca del Museo delle Scienze naturali di Firenze.
17
La scrittrice inglese Mary Shelley pubblic nel 1818, ispirata dagli esperimenti di Aldini e
Galvani, la sua pi grande opera: Frankenstein, or the modern Prometheus. Il romanzo,
nonostante allepoca fosse considerato frutto di una fervida immaginazione, rispecchia
perfettamente laspirazione che luomo moderno ha sviluppato nel corso degli ultimi secoli,
ovvero sconfiggere la morte:
Whence, I often asked myself, did the principle of life proceed? It was a bold question, and one which
has never been considered as a mystery; yet with how many things are we upon the brink of becoming
acquainted, if cowardice or carelessness did not restrain our inquiries.42
Life and death appeared to me ideal bounds, which I should first break through, and pour a torrent of
light into our dark world.43
1) Il tessuto molle circonferenziale e i muscoli sono separati lungo tutta la superficie della vertebra
cervicale attraverso una legatura chirurgica, avviene la recisione della trachea e dellesofago in
seguito ad unappropriata intubazione.
2) Viene effettuata una laminotomia cervicale a livello delle vertebre C5 e C6. In seguito alla
divisione del midollo spinale viene iniettato una soluzione di catecolammina, con leffetto di
mantenere la pressione sanguinea nella arterie intorno agli 80/100 mmHg.
3) Si effettua la distruzione delle arterie interne alle vertebre.
4) A questo punto la testa della scimmia completamente separata dal corpo, nel mentre lo stesso
processo stato portato avanti sul corpo della scimmia donatrice.
5) Ogni vena carotidea e giugulare viene collegata con dei microtubuli ad un macchinario che
preserva la qualit del sangue in circolo.
18
6) I microtubuli che collegano le vene e i vasi sanguinei delle due scimmie sono uniti, ovviamente
per corrispondenza attraverso delle suture.
7) La testa viene appoggiata sul corpo del donatore e suturata sommariamente, viene poi messo in
circolo del sangue fresco.
8) La scimmia recupera la conoscenza dopo 3-4 ore di coma, nessun tipo di rigetto si verifica e il
tessuto cerebrale non presenza danni rilevanti.
9) Il paziente non in grado di muovere alcuna parte del corpo al di sotto delle vertebre C4-C5,
dove stata effettuata la recisione.
Il dottor White fece, dopo la riuscita dellesperimento, una previsione circa lapplicazione
del successo ottenuto su esseri umani:
19
2) Sempre in ambiente medico altrettanto noto che una semplice sutura del midollo
spinale sezionato non riporta al paziente la mobilit, perci si riconferma linutilit
dellintervento come soluzione allassenza di capacit motorie.
3) Una tale operazione richiede circa 12 ore in sala operatoria. Il rischio che la testa recisa
possa entrare in uno stato di necrosi tale da provocare morte cerebrale nellindividuo.
Il progetto del Dott. Sergio Canavero non si limita per al singolo trapianto, che avverr nel
dicembre 2017 su un paraplegico volontario. Vuole andare oltre: egli ha infatti ipotizzato
che, nelleventualit in cui lintervento dovesse riuscire, luomo sarebbe un passo pi vicino
allimmortalit. Lambiente accademico avrebbe per esempio uno stimolo nel continuare gli
studi sulla clonazione, oggi fermi a causa dellassenza di applicazioni pratiche e dei costi
elevatissimi della procedura.
20
Lidea di fondo di riuscire, entro la fine del secolo, a perfezionare il trapianto di testa in
maniera tale da poterlo eseguire in relativa sicurezza: ogni uomo potrebbe cos creare un
clone di s stesso ringiovanito e trasferirvici la propria testa, ovviando definitivamente al
problema dellinvecchiamento e della morte naturale: stato infatti scientificamente provato
che un cervello in cui scorre del sangue pi giovane va incontro ad un processo di
ringiovanimento sufficientemente rilevante da allungare laspettativa di vita dellindividuo
in modo significativo.
6) Conclusione
In seguito allanalisi svolta possibile avere una visione generale di come sia mutato il modo
di approcciare la morte e, soprattutto, delle modalit con cui si prova ad esorcizzarne la
paura.
Si parte da una concezione, quella degli antichi romani, in cui si esplora la base teorica in
supporto al non essere della morte, al fine di renderla innocua e quasi inesistente, poich
parte del ciclo naturale delle cose. Accoglie quindi grandi consensi la teoria stoico-
senechiana, mirata a far diventare la morte parte della quotidianit e del necessario
attraverso un atteggiamento virtuoso.
Con la caduta dellImpero romano dOccidente cadono anche le certezze che avevano
governato la vita degli antichi, mentre in un periodo di carestie, invasioni ed epidemie
langoscia provocata dalla morte ritorna pi viva che mai: la religione cristiana rimane una
delle poche sicurezze e viene dunque percepita la necessit di affidarsi ad una forza
superiore alluomo, capace di garantire la vita, individuata nel dio cristiano. Cos facendo il
singolo individuo, ove egli aderisce alla volont divina, non ha pi motivo di temere la
morte. Essa viene quindi normalizzata nella societ e vista come un passaggio obbligato per
la vita eterna, assicurata per lappunto da Dio.
Nei primi secoli dellet moderna la visione cristiana della morte ancora molto diffusa, ed
anzi, rafforzata. Ne un esempio la produzione miltoniana, in cui luomo deve considerarsi
unico responsabile del male, inteso nel suo senso pi ampio. A questi dunque non rimane
che fare cieco affidamento nella grazia divina, la quale giudica, al momento della morte, i
21
meriti del singolo, permettendogli eventualmente di accedere al Paradiso: la morte si
riconferma quindi una sorta di incentivo a condurre una vita onesta e giusta, nonostante le
distrazioni del mondo, tornando ad essere determinata dalla condotta del singolo che pu
decidere se elevarla ad atto di grazia o a punizione eterna.
Giungiamo infine al presente, in cui la concezione agnostica e quella atea sono state
gradualmente inserite nel contesto sociale. In virt di questo cambiamento anche
lattitudine verso la morte ha subito delle alterazioni: per mezzo della scienza e della
tecnologia si cerca di eliminarla fisicamente o perlomeno di posticiparla. Cos, se
precedentemente luomo aveva sempre cercato di accettare la morte, ora vuole liberarsene
integralmente, in quanto in una visione prettamente materialistica delluniverso essa non
ha nulla da offrire, bens rappresenta unicamente il limite oltre il quale nulla .
Bibliografia e sitografia
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Nicola Abbagno, Giovanni Fornero, il nuovo protagonisti e testi della filosofia, Pearson editore,
2007.
Sergio Canavero, Head transplantation and the Quest for immortality, Amazon Fulfillment,
2014.
www.Treccani.it
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