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LA PAROLA DEL PASSATO - RIVISTA DI STCDI ANTICHI

Direttore: G. PUGLIESE CARRATELLl. Comi/alo direuivo: IL BrAN-


cm BA:\Ol\'ILLI, L CUZ.HIGA, F. DE .YL\:nI:\o, G. DEVOlG, S. DO:'!A-
DONI,F. GAB~IELI, C. GALLAVO':'TI, E. CARI:", D. LEVI, M'. A. LEVI.
Comitato di redazione: M. CIGA:"<TE, E. LEPO~E, M. NAPOLI

SO.l1iVIARIO DEL FASCICOLO CXIX - MARZO-APRILE 1968

.\V.RGHERlTA GUARDeceI La data del martirio di San Pietro


PETER J. BICK:\ELL The shape af the Cosmos in Empedocles

NOTE CRITICHE E FILOLOGICHE

GIOVAl'\::"l'I UGGERI Ge1a, Finzia c l'Alico nella battaglia del 249 a. C.


ROBERTO GUSMA::-II Umbro esono- 'luogo s:acro '

T E ST I E 'M O N V M E N T I

~VIO CUIno Di uno scarabeo egizio trovato lO Italia

RASSEGNE

A. VULPE, i\'ecropo!a halL~t(1ttiana della Ferig:le (D. Adamesteanu); C. :Yloss,


Les institutions politiqnes grecques l'(;poque classique (E. -Lepore); F. VAN:\IER,
Le IVe sicle grec (E. L.); IV!. POHLE~Z, La Stca, Storia di u.n movimento sp-:_
rituale (G. Ma,tano); U. COLI, )',/ novo saggio di lingua etrusca (E. L.); F.
P. PORTEK PALA:'lCE, La ceramica arretina a rilievo neliAntiquan'um del MusEO
Nazionale di Roma (L. Forti); F. CUPAIVOLO, Tra poesia e poetica (A... Luppino).

Direzione: Istituto di Storia Greca - Citt Universitaria - 00185 'Roma


,Rerlazione: v:a' Ca:-ducci 55-57-59 - telefono 393412 - 8D121 Napoli
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN
PIETRO

, Pie tro , l'ap ost olo eletto da Cri


sto a (( pas cer e i suo i agn elli
ven ne a Ro ma , nella cap ita le j),
del l'Im per o; qui , dop o ave r pre
la bu on a nov ella , 8ubi il ma rtir dic ato
io della cro ce cl ura nte la per sec
di Ne ron e; fu sepolto in Va tic uzi one
ano , pre sso il luo go del suo ma
pro pri o l dove ogg i sor ge il rtir io,
ma ssi mo tem pio del la Cri stia nit
sed e il rom ano Po nte fic e'. e ha
Qu est a la sec ola re tra diz ion e
fat ta sua dal la Ch ies a e acc ett
ogg i - sal vo alc une div erg enz ata
e su pu nti sec ond ari - dal la
par te deg li stu dio si. An ch' io) ma gg ior
nat ura lm ent e, l'ac cet to. not o
che l'ho con fer ma ta in var i inf att i
scr itti con vari arg om ent i e
fine son o giu nta , per var ie vic che all a
end e, a un ris ult ato ina tte so:
di ide nti fic are le spo gli e del Ma que llo
rtir e con le oss a rac chi use nel
seg ret o del mo num ent o cos tan Iac ulo
tin ian o sot to l'o die rno alt are
Su alc uni pu nti da alt ri e da pap ale . 1
me gi tra tta ti mi pro pon go
tor nar e bre vem ent e alla fine di di
que ste pagine con ult eri ori chi
me nti e conferme_ 2 S bit o per ari -
des ide ro di aff ron tar e un pro
che fin ora gli stu dio si han no ble ma
agi tat o a lun go e var iam ent e
ris olt o:
Qu and o fu che san Pie tro sub
i il ma rtir io?
Nella sec ond a me t del IV sec
olo, scr ive ndo il suo De vris
illustribus, san Gir ola mo aff erm
che Pie tro ave va occ upa to ,a Ro
la cat ted ra sac erd ota le per ven ma
tic inq ue ann i fin o' all 'ult im o
ann o di

l :\'1. GUARDuccr, La tomba di


Pietro (Ro ma , 1959); ID., Le reli
Pietro sotto la Confessione della quie di,
Basilica vaticana (Ci tt del Vat
In., Le reli qui e di Pie tro sotto la r:o icano, 1965);.'
nfe ssio ne del la Bas ilic a vaticana:
a pun to (Roma, J967). un,(l mes sa
~ V. sotto, pp. 112-]]7
.
82 MARGHERITA GUARDUCCI

Nerone, cio al quattordicesimo' (' Simon Petrus ,.. Romarn pergit,


ibique viginti quinque annis cathedram sacerdotalem tenuit: usque
ad ultirnum annum Neronis, id est decimum quartum ').3 Questa
indicazione ci porterebbe fra il 13 ottobre del 67 (tredicesimo anni-
versario della proclamazione imperiale di Nerone) e il 9 giugno del
68 (giorno della sua morte). In un altro luogo del De viris illustribus,
san Girolamo scrisse che Pietro aveva subito il martirio due anni
dopo la morte di Seneca. 4 Con ci egli dava la preferenza al 67.
noto infatti che Seneca mori nell'aprile del 65.
L'autorit di san Girolamo fece SI che la data del 67 facesse
testo presso molti dei contemporanei e dei posteri. L'accolse~ fra gli
altri, il dottissimo Cesare Baronia nei suoi A nnales ecclesiastid, 5 ed
anche oggi il 67 resta in certo senso la data ufficiale della Chiesa.
L'ha confermato recentemente l'attuale pontefice Paolo VI, aprendo
nel 1967 l' , anno della Fede'.
Ma la data del 67 non accettata da tutti. Lo stesso Paolo VI,
nella Esortazione apostolica (del 22 febbraio 1967) con cui egli indisse
l' 'anno della Fede', dimostr di non ignorare che la data del 67
soggetta a dubbio. Egli dichiar di lasciare agli studiosi la cura di
precisar meglio l'anno di quell' evento glorioso e di volere intanto
seguire l'esempio del suo predecessore Pio IX, il quale nel 1867
aveva solelll1emenle commemorato il diciottesimo centenario dal mar-
tirio di Pietro (e di Paolo). Tenendo poi presente che il calndario
liturgico della Chiesa fissa al 29 giugno la celebrazione di quel comune
martirio, Paolo VI fece decorrere l" anno della .Fede' dal 29 giu-
gno 1967.
Torner in sguito sul problema del 29 giugno;6 ora voglio
occuparmi dell'anno del martirio di Pietro, prescindendo per ora
dalla questione se esso coincida o no con quello 'di Paolo.
Le opinioni degli studiosi moderni oscillano generalmente fra
il 64 e il 68. Alcuni lasciano la data incerta, altri la precisano:
raramente al 67, pili spesso o al 64, o al 65. Del tutto isolata
l'ipotesi, recentemente proposta da Marta Sordi, che il martirio di
Pietro risalga a pnma del 64: forse al 63 (?).7

3Hieronymus, De L'iris illustribus, 1 (PL, 23, 638 B). ' ID., op. cit.,
12 (PL. 23, 662 A). 5 C. BARONIUS, Annales ecclesiastici, I (Romae, 1588),
pp. 625 E - 626 A. 6 V, sotto, p. 111 s. 7 Da testi medievali risultano an"
LA DATA DEL 1IARTIRIO DI SAN PIETRO 83

Chi ha ragione'?
Che Pietro abbia subito il martulO a Roma durante il regno
di Nerone (13 ottobre 54 - 9 giugno 68) , come ho detto, cosa ormaI
quasi pacifica; e in realt nessuno pu seriamente negarla. 8 Non sar
tuttavia inutile ricordare che ci risulta da varie testimonianze, dirette
e indirette, che si estendono dalla fine del I secolo in poi e che diven-
gono insistenti dopo la met del II secolo.
La prima testimonianza esplicita quella delPApocalisse di: Pietro,
opera (. profeti ca , che viene generalmente attribuita ad un ambiente
giudeo-cristiano delrOriente (si pensa di solito all'Egitto) e datata tra
la fine del I secolo e l'inizio del II. Un passo di questo scritto,
conservatoci da un papiro greco esistente nella collezione dell'arci
duca Ranieri, contiene infatti le seguenti parole che ------; In VlSlOne -
sarebbero state rivolte da Cristo risorto a Pietro:
'Ecco a te, o Pietro, ho manife.~tato ed e"posto ogni cosa. E tu va nella
citt della corruzione e bevi il calice che ti ho annunciato dalle mani del
figlio d colui che nell'Arie, affinch abbia inizio la sua distruzione e tu riceva
il compimento della promessa'. 9

I veli del linguaggio profetico - sono, qlll: molto trasparenti:


la ' citt della corruzione' , secondo il linguaggio dell'epoca, Roma;
(. bere il calice' significa subire il martirio; il (. figlio di colui che
nell'Ade' Nerone figlio di Satana. Pietro dunque riceve da Cristo
Pordine di andare a Roma per subirvi il martirio ad opera del sata-
nico Nerone.

che rlate anteriori al 60, e precisamente 55, 57, 58 (cf. E. JOSl, in Enciclopedia
cattolica, s.v. Pietro Apostolo [a. 1952], col. 1401), ma si tratta di date inatten-
dibili che nessuno prende piti in considerazione. Che PietrD fosse ancora vivo
fra il S.) e il 5-6 ha dimostrato K. ALA'-JI), in Ci ~\cw Teslament SlUdies- )l, 2,
1966, pp. 267-275. B CL, ultimamente, E. KOESTEI-lMAl\N, in ( Historia l), 16,
1967, p. 467, nota; 'Dass die Apostel Petrus une! Paulus in Rom ihren Tod
fanden, kann hente nicht mehr bezweifelt werden '. 9 C. W"ESSELY, in Patro-
logia Orientalis, 18, 3 (Paris, 1924), pp. 482 s.: teOll 8~'w::l"i 0"0t 1 n"t.o~, Xc.
8~E,'}'S[-\'f)'i -r.:ctY1;CI., Y_al r.O.o2.000 2.~; nOAtV ,,'JO"sw Y.at T.:ts o r.o"t-r)p!.Oy Ci 8'i1:-0Y~
YEt),if1"'1'i (Jo~, BY l.2.lpOt:Y "tOD nOD "t0D 8Y ~ Al00'J) "ha; &pXY)vctPi all,DU ~,
rhpivsea; y.x~ aL! 2.X' Ti'j 87to.:yyEd~. Per questo passo, cf. il penetrante com-
mento di E. PETER30N, in .Miscellanea G. Belvederi (Roma, 1955), pp. 181-185
(= lo., Fruhkirche, Judentum und Gno.si.s, Freiburg i.B., 1959, pp. 88-91). Cf.
anche V. CAPoccr, in ({ Studia et Documenta Historiae et Iuris l), 28, 1962 1
84 lIdARGHERITA GlJARDUCCI

Alla medesima conclusione ci conduce un passo di un'altra


opera ~
profetica' attribuita dagli studiosi al medesimo ambiente
orientale e circa alla medesima et. Alludo all'Ascensione di Isaia,
uno scritto giudaico di composizione (cosi sembra) non unitaria, il
quale contiene una breve apocalisse cristiana. In quest'apocalisse si
legge a un certo punto:
Giunta la fine, Beliar, il grande principe, il re del mondo presente, che
l'ha dominato fin dall'inizio, scender; verr gi dal suo firmamento sotto
l'aspetto di un uomo, re iniquo, matricida, il quale per l'appunto, cio questo
re, perseguiter la piantagione, che i dodici apostoli del Diletto hanno pian-
tata, e uno dei dodici gli sar dato in mano '.lD

Anche qui chiara l'allusione a Nerone, il re matrici da, che


perseguita la comunit cristiana fondata dai dodici apostoli di Cristo,
ed innegabile il ricordo di Pietro, l'unico dei dodici che in realt
sub il martirio durante il regno del crudele imperatore.
Questi due passi conferiscono piena validit a un classico testo
che si suole citare a proposito del martirio di Pietro a Roma: voglio
dire la prima epistola di san ,Clemente romano ai Corinzi, che viene
generalmente datata circa il 96 d.Cr.H Le parole di Clemente, a loro
volta, non possono andare disgiunte da un famoso passo degli Annali
di Tacito. 12 Dall'unione di queste due ultime testimonianze sembra
poi risultare, per di piti, che Pietro mori durante la persecuzione
anticristiana scatenata da )l'erone dopo il famoso incendio del 64 e
che luogo del martirio fu il Vaticano.
Non fuori luogo tornare ad esaminare i due notissimi passi, im-
portanti sotto diversi aspetti, e specialmente per quanto riguarda la
cronolo'gia che qui a noi soprattutto preme.
Comincio dal passo di Tacito, sebbene in esso iLnome di Pietro
non compala.
In Annales XV 38-4.5 Tacito parla del celebre incendio di Roma
e delle sue conseguenze. Dopo avere narrato le tragiche vicende del

p. 89 s. 10Ascensio lesaiae, IV 23 (E. TrssERANT, Ascension d'lsa~e. Tra-


duction de la version thiopienne, Paris, 1909, p. 116 s.). La traduzione italiam
da me riportata di IVI. ERBETTA, in ( Euntes dacete; Commentaria Urba
niana l), 19, 1966, p. 43"0. Cf. M. MACCARRO~E, in (( Studi Romani )}, 15, 1967,
p. 399. 11 Clemens, l Cor., 5 s. (PC, 1, 217 A 221 A = F. X. FUNK, Patres
Apostolici, Tubingae, 1901, I, pp. 104108). 12 Tacitus, Ann. XV 44, {)9.
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO 85

luglio del 64, quando a partire dalla notte fra il 18 e il 19 per nove
giorni la Citt fu quasi continuamente preda del fuoco, e dopo avere
enumerato gli espedienti messi in opera da Nerone per organizzare
i primi soccorsi, per calmare il popolo e per allontanare da s il
sospetto ,di aver causato l'incendio, lo storico afferma che, non riu-
scendo a soffocare le voci malediche, l'imperatore cerc di far cadere
la colpa dell'immane flagello sulla stta gi invisa dei Cristiani. 13
E qui viene il passo famoso (Ann. XV 44" 6-9):
'(6) Igitur primurn correpti qui fatebantur, deincle indicio eorurn multi-
lurlo ingens hauel llroincle in crimine incendii quam odio humani generis con-
vieti "unt. (7) Et pereuntibus addita ludibria, Ht ferarum tergis contecLi laniatu
canum in teriren t, aut crucibus adfixi, aut flammandi alque. ubi defecisset die~,
in usurn nocturni luminis urerenluL (8) Hortos suos ei spectaculo ~ero obtn-
lerat et circeme ludicrum erlebal, habilu aurigae permixtus plebi ve] curriculn
insistens. (9) Uncle quamquall1 arl"versus sontis et novissima exempla meriLoR
miseratio oriebaIUl", tamquam non utilitate publica, sed in saevitiam unitls
absumerentur' .

Queste parole di Tacito sono state piti volte passate al vao-lio


b
della critica, e spesso anche della ipercritica. Alcuni studiosi hanno

13 E. KOESTERMA:W (in HisLoria l), 16, 1967, pp. 4,~6"1(9) e~pone una
sua complicata ipotesi secondo la quale i Christiani (o, meglio, Chrestiani) di
cui parla Tacito, come perseguitati da l\'erone d'opo l'incendio di Roma, eiano
da considerarsi nOn gi veri Cristiani, ma soltanto Giudei. Essi avrebbero ~p
parlenuto a quel gruppo di Giudei che durante il regno' di Claudio erano
stati cacciati da Roma per certi gravi disordini cui avevanD dato luogo 'im-
pulsore Chresto' (Suetonius, Claud., 25, 4). Questo ChresDus (cosI ritiene di
poter affermare il Koestermann) non sarebbe il Cristo, bemi un altro Ebreo, a
noi del tutto ignoto, che aveva il nome greco di XVnn~, Quanto poi a Tacito,
egli avrebbe confuso i seguaci del presunto Xv~cno,; persegu:tati da Nerol1e
coi veri Cristiani seguaci di Cristo. Causa della confusione sarebbero stati i
contaUi di Tacito coi Cristiani quando eg1i era, nel 112 d. CL, g()vel natore
della provincia d'Asia e, forse, la lettura di quel pa:::50 dell'Apocalisse 08,8)
in cui si afferma (post eventum) che Babilonia, cio Roma, sarebbe stata di-
strulta dal fuoco. QUf'sta tesi sembra as~ai poco veri simile. Basta fra l"altro
rilevare che difficilmente un Ebreo maestro e guida dei suoi' connazionali
avrebbe pOrLalO un nome greco. Quanto poi alla osservazione del Koestermann
che oggetto ridIa persecuzione neroniana non sarebbero stati i veri Cristiani per-
ch nessuna fonte letteraria cristiana, fino a Sulpicio Severo (che scrive all'inizio
del V secolo d. C. e che riecheggia Tacito: Sulpicius Seven::s, Chron., 2, 29, 2)
parla di una persecuzione di N erone contro i Cristiani e Lanto meno la melte
in relazione col famoso incendio, opportuno precisare; l) non esatto af-
86 ::VIAUGHERITA GUAR Dt:CC I

per cosi
veram ente pretes o: legge ndo quest e frasi~ di spacc are --
i s
dire - il capello in quatt ro. Nell'u ltimo vente nnio poi gli scritt
d
sono moltiplicati. Dopo un pregevole artico lo pubbl icato da Haral
Fuche, nel 1950,H la biblio grafia venut a crescendo a dismi sura,
SI

lo sul
da raggi unger e un centin aio di numeri,15 Per parte mia, sorvo
6, limita ndom i ad esprim ere l'opin ione che il ~ fateb antur ' signi-
ana, e
fichi, come molti inten dono, profe ssion e apert a di fede cristi
non gi confe ssione di essere colpevoli dell'incendio,16 e che
l'odium
huma ni generis, espressione paral lela al greco [l~C1a;v{}p(TC(a;,
debba
no, con
essere inteso come l'avve rsione che i Cristi ani dimo strava
prati-
la loro auste ra riserv atezza , al mond o in cui vivev ano, e cio
rende re
came nte ai cittad ini dell'I mper oY Non inoltr e difficile comp
che, dimo strand osi nemic i dell'I mper o e quind i di Roma , i
Cristi ani
o, anche
potes sero essere consi derat i presu nti colpe voli dell'in cendi
labbr a.18
se nessu na confe ssione in quest o senso era uscita dalle loro
il
Ma il passo su cui voglio richia mare speci almen te l'atten zione
7, quello che descr ive le orrib ili pene inflitt e ai conda nnati .

rest nella lettEra


fermar e che nessun a traccia della persec uzione neroni ana
e all'Ascen"ione
tura cristia na (si pensi, se non altro, all'Apocalisse di Pietro
ato l'incen dio
di Isaia di cui sopra ho l)arlat o); 2) l'accu sa di aver provoc
stesso e certo
dovetl e avere scarsis sima risona nza, tanto vero che Tacito
nell'is truzion e del
molti dei suoi conLem porane i la ritenev ano infond ata e -che
del tutto in se-
somma rio proces so l'accus a di avere incend iato Roma pass
tente nell'ad'ium
conda linea (lo afferm a lo stesso Tacito ) rispett o a quella consis
humani generis (v. solto). 14 H. FUCHS in ( Vigilia e ChTis tianae ) 4, 19.')0,
pp. 6093. lo Lo ste;,;,.;u lIarald Fuche; tornat o sull'ar
gomen lo in ({ Museu m
lo studio , m,)lto
Helvet icum l), 2<], 1963, pp. 221-229. Egli non conosc e ancora
studio c,:ug.
impor tante, di V. Capoc ci da me ricord ato alla nota 9.. Questo
gito anche a .J. Mrr:III:r.FEIT (in 'l Cymn asium ll, 7.'),
1%6, pp. 514S40). L'lll.
timo, ch'io sappia , ~ occupa rsi del pas;,;o di TaciLo slaLo
E. KOI':STlillNlAN'J
(loc. cit.). 16 Cf., fra gli altri H. DESSA U, Geschichte der
riimischen Kaiser
idge Ancien t
zeit, II l (Berlin , 1926), p. 23D e nota 2; A. MOMIGLLI\...'\O, in Cambr
en im crsten
History, X (1934), p. 725; M. DIBEL IUS, Rom und die Christ
Klasse , ]942),
Jahrhu.ndert. (in (( Sitzlln g"bcr. Heidel berg. Akael. ll, Phil.h ist.
p. 1.86. 17 Per
p. 31, nota 2; K. Bi"'CI![';E.H, in ( Acgyp lw; )l, 33, 19.53,
rschri ft ll, 57, 1962,
questo odiam, cf. 1'1-'1. GUARD CCCI, in ( Romis che Quarta
FUCHS , in ( Vigilia e
p. 123 s. V. anche H. DIBEL IUS, op. cit., p. 35; H.
p. 184. 10 Cf.
Christ ianae cit., p. 82, nota 31; K. BUCHN ER, op. cit.,
Helveti.
J. BEAU.J EU, in ( Latom us )1, 19, 1960, p. 306; H., FucHs , in Museu m
cum) 20, 1963 p. 224 s.
31
LA DA T A DEL MART IRIO DI SAN PIETR O

I filologi hanno spesso sollevato dei dubb i su quest o parag rafo,


nzian o;
corre ggend o varia mente la lezion e dell'a utore vole codic e Laure
arti-
ma, come ha dimos trato Valen tino Capo cci nel suo acuto e dotto
quella
colo dR me gi citato , non esistono motiv i seri per respin gere
Teubn e-
lezione, che fu accet tata da Erich Koes terma nn nell'e dizion e
, i
riana del 1952, su consi glio di Edua rd Nord enY' Ad ogni modo
piu
suppl izi dei quali Tacit o parla sono tre, e precis amen te le pene
essere
gravi della cogni tio extra ordin em: le belve (tali debbo no
21
consi derat i anche i cani feroci),2 le croci, il fUOCO _
za
L'esp osizio ne dei Cristi ani coper ti di pelli ferine alla violen
avano
dei cani era, in sostan za, una di quelle che i Roma ni chiam
lo cacce ' (venationes). Quest e si svolg evano abitua lment e nei circh i o
dr Gaio
negli anfite atri.22 Qui la venatio avr avuto luogo nel circo
re si
e di Neron e in Vatic ano, quello stesso circo in cui l'imp erato
esibiv a, come attest a il 8, nella corsa dei carri.
Le croci (si noti il plura le lo cruci bus ') rientr ano, come il Ca-
quant o
pocci ha giusta mente osserv ato, nel nume ro dei ludib ria, in
sup-
esisteva allora l'uso di varia re :; piace volm ente' quell' orren do
le cro-
plizio. 23 Com e' giuoc hi' destin ati a ralleg rare gli spetta tori,
di spet-
cifiss ioni potev ano perta nto svolg ersi anch' esse in un luogo
ei,
tacoli. oppor tuno citare , a' quest o propo sito: un' epigr afe di Pomp
con
di poco poste riore al terrem oto del 62. Si tratta di un manif esto
no
cui s'invi tano i Pomp eiani ad assist ere a due spetta coli che avran
tro di
luogo il P e il 5 ottob re a Cuma , evide nteme nte nelra nfitea

19 v. CAPOC Cl, op. cit., pp. M75. Cf. anche A. SALVATORE, Stile e ritmo
sce quella lezion e
m Tacito (Napo li, 1950), p. 187 e nola l (dove si ricono
come del tutto confor me allo stile di Tacito ). ~o CL V. CAPOCCI, op. cit., p. 72,

nota 14. 21 infond ata la tesi Ji quegli stlldios


;i che. emend ando pi o
: i "'Ilpplizi da lrc
meno arhil.ra ri,ulH.: nle il teo;lO di Talito , uI~n;an() di ri(\llrJ'(
(eo",i anuhc ultima -
a due: ]) belve, 2) croci infiam mate pcr illumi nare la no\\e
- ripeto - "ono
mente J. ~1ICHELFEIT, op. cit., pp. 538, 548). ~o: i suppli zi
sce, con me, col
tre, cio le belve, le croc~ le fiaccole umane . Questo ricono
pur jJroponendo un
Capae ei e con altri, anche H. FUCHS (op. cit., p. 227 s.),
~] T'vlolto piLl rara-
emend aillent o lln po' troppo alldacc del passo di Tacilo .
'. Les gladia ieurs
mente le t:enat:'ones avevano luogo nei teatri: cf. L. l{oBMn
ire des Anton ins
dans l'Orien t gree (Paris , 1940), pp. 3<6, 117 S.; J. COLI:;, L'emp
130. 23 Seneca ,
et les martyr s Gaulois de 177 (Bonn , 1964= Antiqu itas, I lO), p.
. .5, 11, 1, 451.
. ad Marci am de eonsolatione, 20, 3; Flaviu s Ioseph us, Beli Iud
Cf. V. CAPOCCI, op. cit., pp. 70-72.
lVIARGHERITA GUARDUCCI

quella citt. Alla notizia che si esibiranno venti coppie di gladiatori


si aggiunge la singolare informazione r. cruciarii, ven(atio) et vel(a)
erunt '.24 I cruciarii sono i condannati alla croce, i quali, come si
vede, vengono considerati un'attrazione, non diversamente dalla ve-
natio e dai comodi velari che servono a proteggere gli spettatori dai
molesti raggi del sole. 25 Nulla dunque si oppone a farci ritenere che i
'crucibus adfixi' di cui parla Tacito siano stati anch' essi esibiti
proprio nel circo.
Quanto poi a coloro che erano stati condannati a divenire fiac-
cole umane, superfluo ricordare che si tratta dell'orribile supplizio
della tunica molesta: una tunica spalmata di materie infiammabili
che veniva indossata a quegli infelici e alla quale poi si dava fuoco.
Non questo supplizio come tale, praticato in tempi anche pili antichi,
ma l'adozione di esso quale mezzo d'illuminazione notturna, sembra
doversi attribuire alla criminale fantasia di Tigellino, il famigerato
praefectus Urbi che fu ispiratore ed esecutore delle peggiori enormit
di ~erone. Ci SI deduce da un passo di Giovenale e dai relativi
scoli'.26 Da uno di questi scoli risulta altresl che le fiaccole umane
furono esibite in occasione dello spettacolo (munus) di Nerone e
che servirono (. per far luce agli spettatori' ((. ut lucerent spec(ta)to-
ribus '). Sembra dunque che questo supplizio, il cui carattere di

24 M. DH.LA COliTI';, in cc NOlizic Scavi ll, 1958, p. 146 S., n. 360 a; cL


p. 143. Il Della Corle leggc CRVClANI evidentemente invece di CRVCIARTI
(fraintendendo la R corsiva) e inlende, non bene, (gladialores) cruciarii.
25 Con questi speLtacoli cumani sembra si possa mettere in relazione la
singolarissima immagine di una donna crocifissa (primo esempio a noi noto
per tutta l'antichit di una donna sottoposta a quel' crudele supplizio) grafo
fita nella parete di una laberna di Pozzuoli. Di tal\ m'onumento puteolano, da
me presentato al Congresso internazionale di Epigrafia greca e latina svolto si
a Cambrid'ge nel settembre 1967 tratter negli Aliti del Congresso stesso e
poi, piu ampiamente, in un'apposita memoria. L'uso d'introdurre nei programmi
degli spettacoli le esecuzioni dei condannati a morte ci viene attestato pi
volte durante l'et imperiale (cf. 1. COLI N, op. cit., passim; lo., in Mlanges
darch. et d'hist. ofJerts Andr Piganiol (Paris, 1966), r.H, pp. 15651580.
26 luvenalis, Sat., 1, vv. 155-157, e scoli relativi (ed. P. WESSNER, Lipsiae,
1931, p. 16). Al medesimo supplizio si riferisce anche un altro verso di Iuve
nalis (Sat. 8, v. 235), dove si nomina esplicitamente la tlunica molesta. Cf.,
negli scoli relativi (P. WESSNER, op. cit., p. 150), la definizione del funesto
indumento: 'vestis ex c(h)arta facta pice inlita in qua ignibus (in) poenam
addicti ardere solent '.
LA DATA DEL 2\lARTIRIO DI SAN PIETR O

degli
orrido ludib rium manif esto, aLbia avuto luogo in oc<;asione
nel
spetta coli dati da Neron e negli horti del Vatic ano e anch' esso
na-
circo, come la venat io e le crocifissioni. Del resto, lo stesso Giove
stra di
le, parla ndo di quest a orribi le inven zione di Tigel lino, dimo
pensa re al circo (v. 157: 'med ia ". arena ').21
il
Al passo di Tacit o strett amen te congi unto, come ho detto,
noto passo di san Clemente roman o.
do
La testim onian za di san Clemente molto autore vole. Secon
o,
una notizi a di Tertu lliano , che non c' ragio ne di mette re in dubbi
suc-
egli conob be di perso na gli apost oli Pietro e Paolo e fu terzo
Z8 dovev a
cesso re di Pietro sulla catted ra episco pale di Roma . Egli
iana
quind i conoscere assai bene le vicen de della perse cuzio ne neron
chiuso
e sapev a certam ente come, dove e quand o gli Apostoli avevano
la nobile e trava gliata loro vita tenen a.
Il passo che c'jnte ressa comp reso nella prima Epist ola di Cle-
ra,
mente ai Corinzj}9 Verso la fine del I secolo (a quant o semb
ana di
nel 95), gravi dissen si erano scopp iati nella comu nit cristi
arne,
Corin to. San Clemente, conscio dei mali che potev ano deriv
zI.
cerc di appia nare le contese e a quest o scopo scriss e ai Corin
funes te
mette ndoli in guard ia contr o la gelosia, l'invi dia e la disco rdia,
intera .
passio ni che sono causa di morte nelle famig lie e nella socie t
lid
Per dare magg ior efficacia al suo ammo nimen to, egli lo conva
andch i,
con una serie di esempi. Sette di essi sono desun ti dai tempi
quale
sette dai tempi piu recenti, anZl dalla stessa gener azion e alla
san Clemente appar tenev a.
Nel suo libro dedic ato a san Pietro , Oscar Cullm ann ha molto
ne ha
bene analiz zato il passo di Clemente che a noi intere ssa, e
w Roma
messo in evide nza l'intim a strutt ura. Il pio e dotto vescovo di
eccel.
predi ligeva evide nteme nte il nume ro sette, nume ro sacro per
lenza . I sette, esempi antich i sono desun ti dall' Antic o Testa
mento :
li;
1) Caino e Abele; 2) Esa e Giacobbe; 3) Giuseppe e i suoi fratel
iano;
4) Mos e il Giude o che gli rimpr overa di avere ucciso l'Egiz

27 dubbio se in questo terzo suppli zio del fuoco SI possa rlcono scere
(cosi, per esemp io,
un'allu sione alla colpa dell'in cendio imput ata ai Cristia ni
-28 Tertul1 ianus, Adv. haer., 3, l
B. DOER, in ( Altert um D, 2, 1956, p. 27).
2S V. sopra, nota 11. 30 0, CULLMAN:'\, Petrus funger -
(PL, 2, 349 B).
3.
Aposte l . Martyr er (20. ed'., Ziirich Stuttg art, 1960), pp. 10112
90 MARGHERITA GUARDUCCI

5) Mos, Aron e Miriam; 6) Mos, Dathan e Abiram; 7) Davide il


Filisteo e SauI. I sette esempi recenti sono invece~ l) le colonne'
(o1DCl) della Chiesa che lottarono fino alla morte; 2) l'apostolo
Pietro; 3) l'apostolo Paolo; 4..) una grande moltitudine di eletti che
soffrirono il martirio insieme con essi; 5) le donne martiri; 6) gli
sposi separati; 7) le citt distrutte. Volendo raggiungere a tutti i
costi il fatidico numero di sette, Clemente costretto a fare divi
SIOm e ad inserire zeppe, pUI di contrapporre ai sette esempi antichi
altri sette esempi che riguardano la sua generazione. Come giusta-
mente rileva il Cullmann,31 i due ultimi esempi (sposi separati e
citt distrutte) non hanno altro scopo se non quello di raggiungere
il numero voluto. Il medesimo motivo consigli a san Clemente di
creare una categoria generica di martiri (n. 1), di separare Pietro
da Paolo (nn. 2 e 3) e di distinguere da essi altri due gruppi di
martiri (nn. 4 e 5) che sembrano invece strettamente legati agli
Apostoli.
Ma non sar inopportuno considerare da Vlcmo le parole che
riguardano Pietro (n. 2) e quelle che si riferiscono alla grande molti-
tudine di martiri uomini e donne (nn. 4 e 5):
ci;~WflS'I' npo ::p-Eh:f.'w'I' -/j)J.W'I' 1:0 liyct&o a.n.oo'tol.OlJ. ll.po, B tr);
r,:1)ov &ty.ov Cll/. Sva.. oll~ Mo !i),i,i nslova.. U7CI;'I'syxs novo!), xc o~hw
)J.a..PWP"f/cr:k rcops6&"1/ sI 'tv tpt,op,s'l'OV 'torcov 't1) O~'l') ... -co6-cot 'tot
IiVpct:crlv (cio 1;1 Pietro e a P"olo) Go':w rcot-CSUOf.''IOt OU'I'r){l'polcr&' 7to),
rcH;'&o ,(.sx'twv, o':w~s rcona..t a..(X~Ctl ",a..l Ba..oct:'Iot eti jjo'l' rc &OY:;8
7tOStyp.et tc:i.),tot'O'l' yvono v 1) [1!'I'. 6~; jjo'l' tWx,ttstO:kt yU'I'o:tn 1la..-
va..tBs x~t Atpy.ca, abt':o[1ct'tet Bst'l'i Xctt livootet rcct{l'o[jcrctt, 7tl "t'l' 't1) 7tlo
'tStO ~si3a..wl Bpof1ov x1.'t~,n~'oet'l' XCl..L HctBo'l' ypa.. y'l''Iato'l' CJ.~ 6;O&E'ISt 'tcp
oW[1rxn.
'Prendiamo in con~iderazionc i buoni apostoli: Pietro che per gelosia
ingiusta soppon non uno n due ma inolti affanni, e cos1, dopo avere leso
testimonianza, ,,'incammin verso il meritato luogo della gloria ... Intorno a
questi uomini [cio Pietro e Paolo] che piamente si comportarono si raccolse
una grande molliludine di elclli, i quali, dOjlo aver sofferto per gelosia molli
oltraggi e tormenti, divennero fra noi bellissimo esempio .. Per gelosia per-
seguitate, donne Danaidi e Dirci, dopo aver sopportato oltraggi terribili ed
empi, si misero sulla sicura via deUa fede, esse che fisicamente erano deboli 'l.

Questo passo di san Clemente allude ovviamente, come il passo

31 ID., op. ci l. p. 104.


91
LA DATA DEL MART IRIO DI SAN PIETR o

soltan to
di Tacit o, alla perse cuzio ne neron iana. Ci confe rmato non
tudo
dalla rispo ndenz a letter ale de11w 1CfJ%O di Clem ente al multi
di
ingens di Tacit o, ma anche dallo strett o legam e fra l'acce nno
di l:ui
Clem ente alle marti ri perite come Dana idi e Dirci e i ludib ria
ano. Le
parla Tacit o a propo sito degli spetta coli svolti si in Vatic
quegl i
Dana idi e le Dirci sono infatt i da inten dersi come esemp i di
mo
orren di suppl izi in forma di quad ri' mitol ogici, dei quali abbia
32
notizi a da varie fonti di et imper iale.
Alcun i studio si hanno cerca to d'inf rmare la relazi one fra i passi
e sulle
di Clem ente e di Tacit o sollev ando i loro dubbi sulle Dana idi
ati
Dirci . I ' quad ri' mitol ogici - si osser va - non vengo no ricord
ile
da Tacit o; e, anche presc inden do da quest o silenzio, com' possib
spetto
imma ginar e un suppb zio in cui donne cristi ane comp aiano nell'a
alle
di Dana idi? Se si arriv a a comp rende re le Dirci - donne legate
ne e
corna di un toro furios o, secon do la puniz ione inflitt a da Anfo
facile
Zeto a Dirce , la crude le regin a di T ebe - non altret tanto
che un
comp rende re le Dana idi. Com' infatt i possib ile amme ttere
Dana idi
suppl izio cruen to sia stato ispira to dalla scena incru enta delle
i loro
che, nel regno di Ade, sono conda nnate a versa re in eterno
secch i d'acq ua dentr o botti sfond ate?
na
Nessu na perso na ragio nevol e pu certam ente negar e che l'eter
consi-
ed inutil e fatica delle Dana idi si presta assai male ad essere
cri-
de rata come il motiv o ispira tore di un suppl izio per le donne
impo rta
stiane . Ma la difficolt pu essere facilm ente super ata. Non
nti del
ricorr ere, come alcun i hanno fatto, a perico losi emen dame
testo di san Clemente, per cui le nxvedoE xal ll[px.x~ sono
diven ute
l-Lv03E O['X.o:.~'J:~ VEo:.V[Os 1Cad3lcrxo:.l.'i3 E nemm eno consi glia-
(l

mitic he
bile pensa re ad un confr onto delle donne cristi ane con <;
ente
eroin e' quali le Dana idi e le Dirci , amme ttendo che san Clem
pena
abbia voluto mette re in evide nza non tanto la somig lianza della
che per
quant o la grand ezza de} dolor i. . infatt i assai facile obiett are
34

, 16,
8~ Basti ricord are alcuni epigrammi di :.Ylarziale (Marti alis, Epigr.,
1928, pp. -29-61).
}6 b, 21 ecc.; cf. O. WEI:'\"REICH, Studie n zu Martial, Stuttg art,
V. anche TertuUianu:s, Apal. 15,4-5. 33 Per le qJ,vi-?';;: ctx>%W t, cf. IVI. HAUPT,
es 'i'tc<:ta~aXo;tJ A. DAIN, in
in (( Herme s l), 3, 1869, p. 145 5.; per le YSo;v(
Rech. Sco rel Il, 19511952, pp. 3,33
55. (non ho potuto vedere questo scritto).
8,1, QUCR\-a I-CRi, propOR La da L. Vi\~ Lm:vwr, in Hande
lingen van het, veertie nde
92 MARG HERIT A GL""ARDUCCI

un confr onto di quest o gener e sareb bero state, se mai, chiam


ate in
causa donne mitic he famo se per la loro vigor ia fisica o moral
e, per
esempio le Amazzoni o Antigone, e non gi le Dana idi il sui
solo
~erois mo' fu quello di uccid ere a tradim ento i propr io marit
i, e
Dirce : che subi passiv amen te la pena deriv ante dalle sue colpe
contr o
Antiope, madr e di Anfione e Zeto. \
La via per uscire dalla difficolt consiste, a mio giudi zio,
nel
cerca re un aspett o del mito delle Dana idi divers o da quello
che ce
le presenta come tristi porta trici d'acq ua fra le nebbie del mond
o
sotter raneo . Si potre bbe, per esemp io, pensa re alla versio ne
abba-
stanz a recen te secon do cui Linceo" l'unic o dei cinqu anta marit
i che
fu rispar miato dalla Dana ide Iperm estra, vendi c i fratel li uccid
endo
le altre 49 figlie di Dana o e Dana o stesso :35 Quest a versio ne
del mito
Cl condu rrebb e ad amme ttere un massa cro
di 49 Cristi ane nel circo
di Neron e. C' poi un' altra possi bilit , che forse si adatt a megli
o al
caso nostro . Secon do un'al tra versione~ attest ata da Pinda
ro nel
V secolo a.C., ma nota anche a Pausa nia nel II d.C., dopo la
tragic a
notte nuzia le in cui 48 Dana idi aveva no ucciso i loro marit
i (oltre
Iperm estra, che rispar mi Lince o: si dovre bbe qui eccet tuare
anche
Amym one, andat a gi sposa a Posid one), le 48 fanciu lle
venne ro
messe per cOSI dire all'in canto in uno stadio , e offerte via via
come
spose ai vinci tori di una gara di corsa . 36 Poich i quad ri' mitol
ogici
SI svolse ro nel circo del Vaticano~ non sareb
be assur do pensa re che
la morb osa fanta sia di ~~erone e di Tigel lino avesse sfrutt ato
quest a
versio ne del mito. Come Pinda ro dipin ge le Dana idi poste dal
padre
all'es tremi t dell'&yw\,i,cio - in quest o caso - dello spazio
desti
nato alle corse (vv. 12"14,: EG-::rxlcrsv yp aTIrxvlrx XOP',i rep
I 't"p-
flaG~ ',i rxu,,:ht' :ywv o;), cosi non sareb be diffici
le imma ginar e il
grupp o delle fanciu lle cristi ane racco lte ad un'es tremi t del
circo,
in attesa di subir e una serie di oltrag gi inena rrabil i e di riceve
re alla
fine il colpo di grazi a da un carne fice. 37

nederLandsch.e PhilologenCongres te AmsDerdam, 1931, p. 3


s., fu accett ala
da :\1. DIBE'.LIUS, op. cit., p. 24. Cf. O. CULLMANN, op. cit.,
p. 108, nota 3.
35 Sch. ad Euripi dem, Hec. 8H6 (ed. E. SCHWA
RTZ, Berolini, 1887, p. 70):
0)1;0; s crw{lzt (cio Linceo) l;sobt1)O"z "t'o
d:ec pou, cpo,lIsuO"E. yrip "t'ri
{Iuy,x" t'spx; "t'ou ~x"wu, i.p.IL x:!1 IL1H0"1 ecc.
36 Pindar us, Pyth., 9, 111-
118; Pausan ias, 3, 12, 2. 37 Cf. anche V. CAPOC CI, 01). cit., p. 81, nota.
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO 93

Inteso in questo senso, il supplizio delle Danaidi sarebbe non


meno atroce di quello delle Diri~ e ambedue si allineerebbero per-
fettamente ai ludibria di cui parla Tacito. Del resto, anche prescin-
dendo dalle Danaidi e dalle Dirci, non si saprebbe davvero a quale
occasione diversa dalla persecuzione neroniana fossero da attribuirsi
i gravissimi eventi di cui san Clemente ci parla e che, a suo avviso,
erano frutto d'invidia e di gelosia: probabilmente quell'invidja e
quella gelosia che, come sappiamo da altre fonti: turbavano la fra-
terna concordia della comunit cristiana di Roma ed esponevano
quindi i seguaci di Cristo al sospetto e alla repressione da parte
delle autorit romane.
Il passo di Tacito e quello di san Clemente s'integrano dunque
a vicenda nell'informarei intorno ai supplizi della persecuzione nero-
niana~ e il passo di san Clemente aggiunge l'importante notizia che
gli apostoli Pietro e Paolo caddero vittime della medesima persecu-
zione. Ci dimostrato da tutto il contesto dell'Epistola di Clemente
e confermato dal verbo crUVyt&po[cr%'l), che Clemente usa sbito dopo
il ricordo di Pietro e di Paolo per indicare le altre vittime di Nerone.
La l. grande moltitudine di eletti' viene detta infatti r. essersi raccolta
intorno a questi uomini " cio a Pietro e a Paolo_ Sono i fedeli che,
nel momento della prova, fanno gruppo intorno agli Apostoli. Se si
fosse trattato di un'occasione diversa e successiva, un altro verbo
sarebbe stato usato, che esprimesse il concetto di ' aggiungersi o di
'seguire', e perci non composto con la preposizione a0v (' insieme ')
ma, probabilmente, con TC[ o con r:p6;. 3.~
Per quanto riguarda Pietro, la notizia del suo martirio sotto
Nerone risulta, come ho gi spiegato, evidente dall'Apocalisse di
PI:etro e dall'Ascensione di lsm:a, fonti assai vicine per et al testo

Quanto alla versione del mito da me presupposta, superf-lllo rilevare che le


odi di Pindaro dovevano essere tutt'altro che ignote nella Roma dcI I se
colo d. C. (basta pensare all'ammirazione ehe Orazio nutri per il grande
poeta greco) e, d'altra parte, che non potevano mancare nella Roma delrepora
manuali di miLologia. 38 Il verbo O'IJ'Jo;D'PQi~l'J (:::j])va.1t;.po~s:;D,:,") ricorre
due volte ndIl/uovo Testamento (Acta 12, 12 e 19,25) e Ilna volta nell'Epistola
ai Magneti di sant'Ignazio di Antiochia (Ignatius, ad Magn. 4, l = F. X. FUi\K,
op. cit., p. 233 s.). In A~ta 19, 25 esso ricorre all'attivo; negli altri luoghi si
trova al medio, nel medesimo valore di 'raccogliersi' che il verbo ha nell'Epi-
stola di Clemente. Senza preposizione (in,(..ois:JV,('.(t), ma nell'identico senso,
esso si trova in Lucas, 24, 33,
Y4 MARGHERITA GUARDUCCI

di san Clemente. 39 Quest'ultimo poi, messo in relazione col testo di


Tacito, aggiunge il particolare che Pietro cadde vittima della stessa
persecuzione di cui Tacito parla, cio di quella che si scaten dopo
!'incendio di Roma. Il testo di Tacito a sua volta, pur senza fare il
nome di Pietro, conferma la notizia con nuovi e preziosi elementi.
Pietro (noi lo sappiamo da molte fonti, prima fra le quali il Van-
gelo di san Giovanni) fu cTocifissO,40' e Tacito ci parla di Cristiani
crocifissi durante gli orrendi spettacoli offerti da Nerone; Pietro
legato al Vatieano, in quanto una tradizione antichissima convalidata
dalle risultanze degli scavi addita qui la sua tomba, e Tacito afferma
che gli spettacoli si svolsero negli hOTti di Nerone in Vaticano e
nel circo ivi esistente. D'altra parte ( bene insistere su questo punto
di capitale importanza), accertata l'esistenza di sepolture anche del
I secolo nelle immediate vicinanze del circo.41 Cosi che, se pur si
voglia prescindere dalla dimostrata identificazione delle ossa di Pietro,
non solo possibile ma addirittura ovvio che il corpo dell:Apostolo
sia stato sepolto non lontano dal circo, fra altre tombe e fosse terra-
gne che in quel luogo gi esistevano. 42
Da quanto ho esposto fin qui credo si possa ragionevolmente
desumere che Pietro subi il martirio in Vaticano (e forse proprio nel
circo di Nerone) durante gli orrendi spettacoli che, secondo Tacito,
l'imperatore offri al popolo dopo l'incendio di Roma. Mi accingo ora
a precisare l'epoca di questi spettacoli in cui Pietro rese la suprema
testimonianza della Fede insieme ad un folto gruppo di eroici Cri-
stiani. Cercher in sguito di giungere, per Pietro, a una determina-
zione ancora pili accurata.
Tacito comprende i cruenti spettacoli del Vaticano fra gli avve-
nimenti del 64. Prima di arrivare con la sua narrazione alla fine
dell'anno, egli ricorda altri eventi: la spoliazione dell'Italia e delle
provincie con lo scopo di far fronte alle spese per la ricostruzione
di Roma (questa razzia pu peraltro avere avuto inizio anche prima

39V., sopra, p. 83 .~. .j.U Joannes, 21, 18 s. Per la retta inlerprelaziooe

di questo passo evangelico cf. P. FRANCHI D-E' CAVALIERI, in ~uovo Bull. di


Archeol. Crist. l), 13, 1907, pp. 104113; V. CAPOCCI, op. cit., p. 90. 4l Cf.

~. GUARDUCCI, in Rend. Pont. Acc. D, 29, 19561957, pp. 111137. ~2 Non


sar inopportuno tornare arI affermare che Pietro, essendo stato crocifisso (oon
bruciato), doveva essere perIetLamente riconoscibile dopo il martirio.
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO 95

della perseCUZIOne, tanto vero che Tacito ne introduce il ricordo


con un 'interea l) ( 45); una sommossa di gladiatori a Preneste,
che sembr rinnovare il non dimenticato episodio di Spartaco, e
poco dopo una terribile tempesta che, sotto l'impeto di un furioso
vento di Sud (" gravi Africo l), distrusse gran parte della flotta impe-
riale, presso il capo Miseno (~ 46); e verso la fine dell'anno (' fine
anni ') vari prodigi funesti che annunciavano ulteriori sventure (s 47).
Poi si entra nell'anno 6.5, col nome dei nuovi consoli Aula UClnio
Silio Nerva e Marco Vestinio Attico (8 48): "ineunt deinde consula-
tum Silius Nerva et Atticus Vestinus ').
Sembra dunque che gli spettacoli del Vaticano abbiano avuto
luogo nel 64.
Ma perch ~ c' da chiedersi ~ alcuni studiosi sono scesi
al 65? 43 Ca~sa di codesto spostamento stata di solito la constata-
zione che gli avvenimenti inseriti da Tacito fra l'incenciio di Roma
e la persecuzione anticristiana sembrano troppi per poter tutti essere
compresi entro il 64. Domate le fiamme dopo nove giorni d'incendio
(19-28 luglio 64), Nerone si dedica fervidamente alle opere di soccorso
e di ricostruzione: case provvisorie in Campo Marzio e negli horti
del Vaticano per accogliere la popolazione rimasta senza tetto,44 pro-

43 Fra gli altri studiosi che sOEtengono questa tet<i Eono da ricordare;
O. MARCCCHI, in (( ~uovo Bull. d'i Archeol. Cristo l), 11, 1905 p. 137; A. PRO-
FUMO, Le fonti ed i tempi dell'incendio neroniano (Roma, 1905\ pp. 301"327;
B. NOGARA, in (( Roma l), 1943, p. 96 s.; E. K1RSCHBA.u:.vr, Die Griiber der Apostel
fiirsten (FrankIurt a ..M., 1957), p. 120 s. Io stessa (Le reliquie di Pietro ct.,
p. 50, e Le reliquie di Pietro ecc.: una messa a pu.nto cit., p . .29 e nota 38)
ho accettato la data :leI 65, che ora, approfondito lo sturlio delrargomento. sono
costretLa a rebpingere. 14 1L CAGIAl\'O DE. AZEVEDO (in {( Aevllm)), 29, 1955.

p. 575) legge inesattamente il testo di Tacito (Ann. 15. 39, 2), affermando
che Nerone avrebbe accolto nei suoi horti del Vaticano la plebs inops del
Campo Marzio. 1\'0: e in Campo Marzio e negli horti del Vaticano furono
accolti i 'sinistrati' provenienti da ogni parte di Roma. :\"el medesimo arti-
colo (sia delto per inciden.s) il Cagiano eEprime la ipotesi che gli atlenda
menti dei profughi si siano trovati nella parte collinosa degli horti, cio vicino
al circo, che le prime povere tombe della zona abbiano appartenuto appunto
a quel villaggio di fortuna, e che le medesime tombe abbiano poi dato ori.
gine - nel II e nel III secolo - alla cospicua e notissima necropoli vaticana,
colmata di terra all'epoca di Costantino per creare il piano su cui doveva
sorgere la prima basilica in onore di san Pietro. Tale ipotesi del Cagiano
lascia un po' perp1essi. Tn primo luogo, nessuna {unte ci parla di codesto vil-
MARGHERITA GUARDUCCI

getti per la nuova scenografica dimora imperiale (la Domus aurea),


ardito proposito (sbito cominciato ad attuare) di costruire un canale
navigabile fra il lago d'Averno e le foci del Tevere, piano regolato re
della Nova Urbs,45 organizzazione del servizio per lo sgombero delle
macerie, regolamento del corso dell' acqua nelle condutture, provve-
dimenti per estinguere sbito nuovi eventuali incendi. A tutto ci
vennero ad aggiungersi rimedi di carattere religioso: consultazione
dei libri Sibillini, suppliche a Vulcano non che a Cerere e Proser-
pina, riti propiziatori delle matrone in onore di Giunone dapprima
sul Campidoglio poi sulla riva del mare, offerte agli di di banchetti,
solenni veglie notturne. Siccume peT - osserva Tacito -- CIO non
bastava a soffocare tra il popolo la convinzione che Nerone avesse
provocato !'incendio, rimperatore cerc di addossarne la colpa ai
Cristiani ( 44, 3: ergo abolendo rumori Nero subdidit reos '.
Leggendo questa pagina di Tacito, alcuni, come ho detto, hanno
ritenuto impossibile che tante cose siano state fatte nello scorcio
del 64. Si anche osservato (specialmente da paTte di Attilio Pro-
fumo, autore di un monumentale volume sull'incendio neroniano) che
non possibile ammettere in pieno inverno una celebrazione di feste
quali quelle che si svolsero in Vaticano, con orride lurnina~ie notturne
e corse di Nerone auriga nel circo: proprio di Nerone che teneva
carissima la sua celeste' voce, studiandosi di evitare tutte le cause
che avrebbero potuto in qualche modo recarle danno. 46 Ecco perch
si scesi al 65.

laggio di fortuna, che, secondo il Cagiano, avrebbe dovuto esistere almeno l,er
alcuni anni. In secondo luogo, il materiale funerario del I secolo effettivamente
ritrovato in quella zona (cf. il mio articolo citato alla nota 41) ci d:ce che alcune
delle tombe dovevano essere tuu'a1tro che povere. La presenza di tombe d'el I 'Ce-
colo, ricche e povere, nella zona della futura Basilica dipende, molto pi-li semplice-
mente c secondo un uso largamente attestato nella Roma antica, dalla pre-
senza di una strada, quella che fiancheggiava il circo e che partiva non dal
ponte Elio, come ritiene il Cagiano (op. cit., p. 575, nota Il, bensf dal ponte
~eroniano (presso l'Otlierno ponte Vittorio Emanuele). Da quelle tombe del
I secolo (una nelle lombe povere era appunto la tomba di Pietro) si sviluppo
una rego1are necropoli quando il circo, all'inizio del II secolo e forse ancora
alla fine del 1, fu andalo in disuso. 4" Per il piano deUa Nova Urbs nero-
niana, cf. A. BALLA:"iD, in Ml. d'arch. et dhiRt. ", 77, 1965, pp. 349-393.
46 Tacitus, Ann. 16, 22, l; v. anche Suetonius, Nero 20, l. Cf. A. PRO-
FUMO, op. cit., p. 306.
LA DATA DEL 1.IARTIRIO DI SAN PIETRO 97

Ma come conciliare la data del 65 con la precisa indicazione


di Tacito che gli spettacoli cruenti del Vaticano ebbero luogo nel
64? Alcuni non fanno caso alla data consolare riferita da Tacito;
altri) come il Profumo, ci fanno caso ma superano la difficolt rile-
vando che Tacito commise pili di una volta inesattezze cronologiche.
Che pensare a questo proposito? A me sembra che la data con
solare di Tacito non debba essere' presa alla leggera. vero che
Tacito cadde qualche volta in errori di cronologia, specialmente
quando si trattava di avvenimenti svoltisi fuori di Roma, e tanto
pili nelle lontane provincie. Ma per gli avvenimenti di Roma stessa,
e soprattutto per quelli che si erano svolti in et di poco precedente
alla sua, egli di solito esatto. E non poteva non esserlo quando
disponeva ancora di testimoni oculari e aveva a sua disposizione
gli acta senatus e gli acta diurna, che egli stesso afferma di avere
consultati.47
D'altronde, la lunga serie di cose narrate da Tacito fra l'incendio
e la fine del 64 non fa pilI tanta impressione se si pensa che una buona
parte di quelle cose doveva essere - prima deUa persecuzione -
non gi compiuta ma 30lamente progettata. In realt non certa-
mente assurdo ritenere che dopo un paio di mesi dalla fine dell'incen-
dio, quando gi i lavori pilI urgenti erano stati eseguiti, abbiano
potuto svolgersi spettacoli in una localit di Roma rimasta comple-
tamente indenne dal fuoco, e tanto pili perch questi spettacoli si
presentavanu come utili a distogliere i crescenti sospelli dalla per50na
dell'imperatore. Quanto poi alla necessit - che perfettamente
logica - d'inquadrare la persecuzione in una stagione abbastanza
mite, nessuno che conosce il clima di Roma potr negare che la
fine di settembre e la prima met di ottobre si prestino benissimo
alla celebrazione di feste all'aperto. Basti :ricordare le famose .\ otto-
brate ' romane.
Alcuni studiosi pensano che la persecuzione di Nerone abbia
avuto breve durata, altri invece ammettono la possibilit ch'essa
durasse abbastanza a lungo. 4J3 Certo, anche a prescindere dalla indica
zione consolare di Tacito e da altri argomenti che mi riservo di
addurre a favore del 64" psicologicamente pili verisimile che la

~7 T acitus, Ann. 13, 74, 3. ~8 Cf. O. CULLMAN:\, op. cit., p. 123.


98 MARG HERIT A GUAR DUCC I

perseCUZIOne almen o nella sua fase piu dram matic a: con i suoi
abbia
spettacoli di venationes, crocifissioni, 'qua dri' mitologici -
Neron e
avuto luogo in un tempo assai pross imo all'in cendi o, quand o
del
sentiv a impel lente la neces sit di scaric are su qualc uno l'odio
rapid a-
popol o a suo rigua rdo. ~la si pu, ad abuda ntiam , perco rrere
8 lu-
mente la storia del regno di Neron e dall'incendio di Roma (19-2
ader
glio 64) alla morte del tirann o (9 giugn o 68), e ci si persu
perse-
sbito che sareb be estrem amen te arduo colloc are una viole nta
cuzio ne antic ristia na dopo il 64.
Entra ndo nel 65, bisog na natur almen te esclu dere - per gli
ili feste
spetta coli - i mesi inver nali, in cui non sono imma g:inah
'anno
quali quelle che Tacit o descr ive. Prim a del 19 aprile di quest
im-
si scopr i la trama della congi ura di Pison e, nella quale erano
Burro .
plicat i i piti insign i cittad ini roma ni, fra i quali Senec a e
contr o
Neron e, terror izzato , s'imp egn allora in una feroc issim a lotta
quello
lo stato roma no, e certo ebbe nella testa altri pensi eri che non
tutto il
dei Cristi ani e degli spetta coli negli horti del Vatic ano. Per
semp re
65 si susse guiro no conda nne e confische, e venne ro escog itati
. In
nuovi esped ienti per scopr ire i congi urati rimas ti nell'o mbra
di cada-
autun no si aggiu nse il flagello di un'ep idemi a che ingom br
con-
veri le vie di Roma.4-9 Si giung e al 66, ma le repre ssion i della
giura non cessa no. Neron e prend e ora di mira speci almen te il
senat o,
a Peto,
in cui emerg ono per autor it e sagge zza Barea Soran o e Trase
cospi ra-
e molti plica le co.lldanne ed accre sce il terror e. Viene poi la
reazio ni
zione di Annio Vinic iano a Benev ento, segui ta dalle rispet tive
nto di
funes te. Final mente , nell'e state del 66, sopra ggiun ge un mome
orien tali
calma . I brilla nti succe ssi del gener ale Corbu lone ai confi ni
i Ro-
delrlm pero aveva no reso possi bile un accor do fra i Parti ed
Tirid ate
mani . Verso la fine del 65 fu deciso il viagg io a Roma di
nte dalle
fratel lo del re dei Parti, il quale dovev a riceve re solen neme
ana
mani di Neron e la coron a d'Arm enia. La lunga e fastos a carov
che
gmns e nelrU rbe dopo avere comp iuto un viagg io di nove mesi,

(Taci-
49 Per questa pestilenza, di cui parlan o Tacito , Svetonio ed Orosio
pago 7, 7, 11:
tus, Ann. 16, 13_ 1 S.; Sueton ius, lVero 39, 1; Orosius, Adv.
per la persecu-
Orosio GUIl~idera quc:o;la pestilenza come una punizi one divina
li Pietro e Paolo
zione di Neron e conlro i Cristia ni in genera le e gli aposto
in partico lare), ct. A. PROFU MO, op. cit.. pp. 314-3]8.
LA DATA DEL ~I'1ARTIRIO DI SAN PIETRO 99

cost somme iolli all'erario romano. Nel Foro, Tiridate ricevette la


corona regale dall'imperatore e si prostr ad adorarlo quale incar-
nazione di Mitra; dopo di che Nerone chiuse il Giano, volendo con
questo significare che egli, conclusa la pace coi temuti Part, aveva
dischiuso al popolo romano un'ra di prosperit.
Mentre Tiridate riprendeva la via dell'Oriente, Nerone partiva
a sua volta verso le desiderate sponde della Grecia. Egli si mosse da
Roma alla fine di settembre del 66. Lo sappiamo di sicuro, perch il
26 settembre i Fratelli Arvali offrirono in Campidoglio speciali pre-
ghiere per il felice ritorno di Nerone e della imperatrice Messalina,
che nel frattempo Nerone aveva sposata dopo la morte di Poppea
Sabina. 50
Giunto in Grecia, Nerone volle solennizzare il proprio arrivo
proclamando la libert dei Greci, il che fu fatto a Corinto il 28 no-
vembre del 66, nella splendida cornice delle feste Istmie appositamente
celebrate ;Sl si trattenne poi in Grecia per tutto il 67, passando da una
citt alPaltra, da uno spettacolo all'altro, prendendo parte egli stesso
alle gare, onorando con la sua presenza feste e banchetti, compiendo
stravizi di ogni genere, e occupandosi anche fervidamente del gran-
dioso progetto di tagliare l'istmo di Corinto. Soltanto all'inizio del 68
egli cedette alle inslstenze del liberto Elio, che, preoccupato dalla
gravit della situazione determinatasi in Italia e altrove, dopo aver
mandato al sovrano vari ed inutili appelli, era venuto egli stesso in
Grecia per indurlo al ritorno. Rientrato in Italia, carico delle ben
1800 corOlle facilmente guadagnate negli agoni ellenici, Nerone, pas-
sati i primi tempi di euforia, si trov davanti ad uno stato di cose
estremamente serio. Gli even6, com' noto, precipitarono e il 9 giugno
dello stesso 68 l'ultimo imperatore della dinastia giulioclaudia chiuse
tragicamente la vita.
Dove conocare, nel periodo che ho descritto, cio tra la fine
del 64 e il 9 giugno del 68, i cruenti spettacoli del Vaticano e quindi
il martirio di Pietro? Tutta la durata del soggiorno di Nerone in

;iOCIL, VI 2044, II c, 2729. 51 La data esatta di questa proclamazione,

il cui te:'ito ci stato conservato da una celebre iscrizione della Beozia (lG
va 2713 = W. DITTt:l\'BERGER, Syl1.3 814) il 28 novembre del 66 (non del 67):
cl. le giuste osservazioni di J. VOGT, Die alexandrini_schen lvliinzen (Stuttgart,
1924), T, p. 34 s.; cf. anche A. MQMIGLIA~O, op. cit., !l. 73:), nota 2.
100 MARG HERIT A GUAR DUCC I

esclu sa
Greci a (fine di settem bre del 66 - inizio del 68) deve essere
-
per motivi di buon senso: ed anche perch risult a - da Tacito
anzi
che Nero ne era prese nte agli spetta coli del Vatle ano, ai quali
52 del 67,
egli stesso dette il suo contr ibuto corre ndo nel circo. La data
Chies a,
prefe rita da san Girol amo e tradiz ional ment e adott ata dalla
al
dunq ue storic amen te insos tenibi le. Il perio do del 68 successivo
ritorn o di Nero ne anch~esso esclu~o per ovvie ragio ni. Non
infatt i
Greci a,
pensa bile che dapp rima la cura di esalta re i trionf i otten uti in
evano
poi le preoc cupaz ioni per le semp re piu gravi notiz ie che giung
tempo e
dalla Spag na e dalla Gallia abbia no lascia to a Nero ne il
nza
la voglia di occuparsi dei Cristiani. Il 65 e il 66 fino alla parte
atti,
di Nero ne per la Greci a appai ono essi pure quant o mai disad
tempo .
se appen a si pensa agli avven iment i che si svolse ro in quel
'n nella
La perse cuzio ne contr o i Crist iani non s'inqu adra affatt o
occup are
furen te repre ssion e della congi ura pison iana, che dovev a
Tirid ate
tutti i pensi eri dell'i mper atore , n nel perio do lieto in cui
soggi orn in Italia .
,
D'alt ra parte non possi bile risali re, per il marti rio di Pietro
due
a prima del 64. Mart a Sordi , che lo ammette,53 si basa sulle
va anche
segue nti consi deraz ioni: l) la perse cuzio ne antic ristia na esiste
separ a-
prima dell'i ncend io del 64, tanto vero che Sveto nio ricord a
dell'in -
tamen te le pene inflitt e ai Crist iani da ~erone e le vicen de
ricor-
cendio;54 2) nel testo di san Clem ente, Pietro e Paolo vengo no
i su-
dati prima dei marti ri del 64, e ci semb rereb be indic are ch'ess
55
bisser o il marti rio prima di essi_
facile rispo ndere .
L'arg omen to relati vo al testo di Sveto nio non ha grand e peso_
e le
Bisog na infatt i pensa re alla nota abitu dine di Sveto nio d'inca sellar
e e le
vicen de di un impe ratore in due categ orie; le azion i buon
e fra
azion i cattiv e. Da quest o criter io appun to dipen de la separ azion
nio,
le pene inflitt e ai Cristi ani e le vicen de dell'in cendi o. Per Sveto
e quell a
che dispre zzava 1 Cristi ani, l'aver e Nero ne messo a dover
lo dei
stta peric olosa eIa cosa buona , da reg-istrarsi quind i nel capito
attri-
merit i e delle provvidenze_ L'inc endio di Roma , che Sveto nio

:,~ Tacitll", Ann. LJ. -\4, 8. ;;3 :1-1. SORDI, Il Cristiane5imo e Roma (Bo-

,.~ Sueton ius, .-!l/ero 16, 2 (pene dei CTistiani);


38
logna, 196:')) rJ. 90.
(incen dio). s"~ M. SORDI, op. cit., pp. 83-86.
LA DATA DEL .VIARTIRIO DI SAN" PIETRO lOl

buiva all'insana fantasia del sovrano, era invece una cosa pessima,
che rientrava perci nel capitolo dei demeriti. 56 Nessuno pu certa-
mente negare che i Cristiani fossero in visi a Roma anche prima
del 64 (le stesse parole di Tacito sono eloquenti a questo proposito').
ed anche possibile che qualche condanna isolata abbia avuto luogo.
Ma la vera e propria persecuzione scoppi nel 64 e, comunque, non
ci si pu appellare al testo di Svetonio per riportarne l'inizio a tempi
anteriori.
Quanto poi all'essere Pietro e Paolo separati dai martiri del 64
nel testo di san Clemente, ho gi rilevato che questa separazione
puramente fittizia, in quanto san nemente vuole raggiungere con
la sua enumerazIone il fatidico numero di sette. V' anzi, come ho
gi spiegato, nel testo di san Clemente un indizio atto a confermare
che gli Apostoli morirono nella medesima persecuzione che cost la
vita ai martiri del 64: il verbo Q'lJv1)&pola&1), al quale non sarebbe
giusto disconoscere qui l'usuale valore di contemporaneit.
Del resto (non sar inutile insistere ancora su questo punto),
l'associazione ai martiri del 64 convalidata, per' Pietro, dal genere
di martirio ch'egli soffri - la crocifissione - e dall'essere la sua
sepoltura strettamente legata al Vaticano. 57
Non v' dunque alcuna ragione per negare che Pietro abbia
subito il martirio durante gli orrendi spettacoli svoltisi in Vaticano
e che questi abbiano avuto luogo, come afferma Tacito, nel 64..
A parte la grande autorevolezza di Tacito, si visto anzi che, PW:.-
sando in rassegna la storia del regno di ~erone dopo il 64, non
si riesce ad inquadrare ragionevolmente in alcun punto di essa quel
funesto episodio.
Ma la data del 64 confermata da altri due argomenti. Di uno
parler subito, dell' altro fra poco.
Il primo si ottiene cercando di rispondere alla domanda: perch
gli spettacoli ebbero luogo proprio in Vaticano?
Dal passo di Tacito risulta che di questi spettacoli fecero parte,
fra l'altro, un'orrenda venatio (i Cristiani coperti di pelli ferine e

!ili Cosi spiegano la separazIOne - nd te!'.lo di SveLonio - (ra le pene in


flitte ai Cristiani e l'incendio di Roma anche J. BEAUJEU, op. cit., p. 74;
J. MOREAC', Die Christenverjolgrmg im romischen Re:h (Berlin, ]961), p. 3.5;
E. KOEsn:ILvIAN:-I, op. r:il., p. 466. :,7 V. ,iOpra, p. 94.
102 ~1ARGHERITA GVARDUCCI

sbranati dai cani) c l'esihizione di Nerone stesso m qualit di auriga.


Come ho gi rilevato nel commentare il passo di, Tacito, le venationes
potevano aver luogo o nei circi o negli anfiteatri, ma le prodezze di
Nerone come auriga richiedevano necessariamente un circo. Del resto l
Tacito stesso chiama quegli spettacoli 'circence ludicrum'. Ora,
l'unico circo disponibile a Roma dopo !'incendio era appunto il circo
del Vaticano. Il Circo Massimo infatti era stato. preda del fuoco, anzi
proprio qui l'incendio aveva avuto inizio. 58 Il Circo Flaminio poi si
era trasformato, fin dall'et di Augusto, in una vasta piazza, successi-
vamente lastricata, nella quale non era piu possibile eseguire gare
di corsa su cavalli o carri e nemmeno venationes; ma dove avvenivano
adunanze di popolo e, al massimo, ludi che non esigessero grandi
movimenti. 59 Il circo del Vaticano rimase l'unico disponibile per
breve tempo, perch ben presto torn ad essere in funzione il Circo
Massimo. Esso lo eIa gi nella primavera del 65, perch proprio il

58 Tacitus, Ann. 15, 38, 2. 59 Cf. GUGLIELMO GAT"n, in ( Capitolium )),


35, 1960, n. i, p. 9 S., e nota :3i a p. 12; ID., in Palatino 11, 5,1961, pp. 17-20
Per gli avanzi cii la~tricalo. cf. GWSEPPE GATTI, in '\!otizie Scavi l), 1888,
p. 498; 1906, p. 180 S.; A. PASQCI, ibid., 1910, p. 162. Per la pianta del
Circo stabilita in ba~e ai nuovi studi rli Guglielmo Gatti su certi frammenli
della Forma Urbis, cf. E. N.-\SH, Bildlexikon zur Topographie des antiken Rom,
I (Tiibingen, 1961), p. 232 S., figg. 266268. Commentando un epigramma grecl"'
del Basso Impero conservatoci da un'iscrizione di Roma, epigramma nel quale
ho ravvisato un ricordo del Circo Flaminio e dell'attiguo santuario di Bellona,
ho creduto di poter cogliere in uno dei versi (of1vo'J a' t1t7T;O~:nv t(J'J ecc.)
un'allusione a gare di corsa che avessero luogo nel Circo ancora in quelb
tarda et CVI. GUARDCCCI, in ( Bull. Comun. 11, 73, 19491950, pp. 5576; ID.,
in ( Riv. Filol.ll, 82, 195-t, pp. 3.83-397)0 Oggi credo che le parole sof.Lvoo
a' t1t1tO~IJ~'1 [6w'l ecc. debbano essere interpretate in altro modo: come riferi
mento, cio, a statue equestri. Sull'epigramma suddetto torner, forse, in altra
sede. Ho rletto che gli "pettacoli di Nerone esigevano un circo in cui le esibi-
zioni di Nerone stesso come auriga avessero potuto svolgersi, e che l'unico
circo disponibile era -- nel 64. - qllcl10 del Vaticano. Si pu aggiungere, n(l
abundantiam, che in quel tempo non v'erano nemmeno anfiteatri. L'anfiteatro
Flavio (il Colosseo) non esisteva ancora; l'anfiteatro d-i Statilio Tauro era
bruciato durante l'incendio CCassius Dio, 62, 18,2); l'anfiteatro di legno co-
struito da :-Jerone nel Ei7 in Campo lVIarzio (Tacitus, Anno 13, 31, 1; Suetonius,
Nero 12, ]) doveva essere anch'esso distrutto dalle fiamme che, come sap-
piamo, devastarono in parte quella zona. comunque un lapsus ,ci che scrivf:
A. MOMIGLIANO, op. cit., p. 725, che cio alcuni dei Cristiani condannati da
I\~ erone ~ were o.. thrown to beasts in the amphitheatre 'o
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO 103

19 aprile eli quell'anno vennero celebrati nel Circo Massimo l ludi


circenses durante i quali i partecipanti alla congiura pisoniana avreb-
bero dovuto uccidere Nerone/.Q 11 fatto dunque che gli spettacoli
punitivi dei Cristiani si svolsero nel circo del Vaticano conferma
ch'essi avvennero nel 64. Se infatti fossero avvenuti dopo quell'anno,
quanto mai probabile che per essi sarebbe stato scelto il Circo
Massimo. 11 memorando castigo decretato per i ' nemici dell'Impero '
s'inquadrava infatti assai meglio nell'ampia e solenne cornice del
Circo Massimo, luogo abituale degli spettacoli pubblici, che non in
quella ben piti rilStretta del circo di Nerone in Vaticano, un circo
quasi privato, destinato ai divertimenti dell'imperatore e della sua
corte. 61
Ma in quale epoca del 64 si svolsero gli spettacoli cruenti in
cui Pietro ed altri fedeli di Cristo resero la suprema testimonianza
della loro fede?
Ci troviamo, in ogni modo, dopo jl 23 luglio, giorno in cui
l'immane incendio si estinse. Bisogner anzitutto escludere un paio
di mesi dopo il disastro, per dare il tempo necessario alle prime
opere di soccorso, alle prime iniziative per il riassetto di Roma,
alle suppliche religiose, non che alle mormorazioni contro l'imperatore
che il popolo riteneva colpevole del flagello. Si giunge cOSI alla fine di
settembre o ai primi di ottobre. D'altra parte, bisogner escludere
anche gli ultimi due mesi dell'anno, non propizi allo svolgimento
di spettacoli all'aperto. Ci trova, del resto, una singolare conferma
nella narrazione che Tacito fa degli avvenimenti del 64 dopo i fami-
gerati spettacoli. Ho gi rilevato come nel 46 Tacito ricordi una
tempesta determinata da furiosi venti di Sud (' gravi Africo l) che

GO Tacitus, Ann. 15, 53, L Per un'allra menzione del Circo Massimo jn
efficienza nel 66, cf. Cassins Dio, 63, 1, 1. 51 La celebrazione degli spetta-

coli nel circo del Vaticano riusciva comodo a coloro che dopo l'inccndio CTano
stati sistemati sotto tetti di f{}ttuna negli horti di ?'lerone (cf. Tacitus, Ann. ]5,
39, 3). Ma, come ho detto, la scelta d'el circo del Vaticano fn determinata
riaI semplice e perentorio motivo che nessun altro circo era in quel momento
disponibile a Roma. Gli spettacoli, del resto, intereRsavano non i soli profughi
stanziati negli horti del Vaticano ma anche quelli che avevano trovato acco-
glienza sotto le tende del Campo :\'Iarzio e quelli di tutte le altre zone di
Roma scampate all'incendio. Se - ripeto - il Circo NIassimo fosse stato dispo-
104 MARGHERITA GVARDUCCI

distrusse buona parte della flotta presso il capo Miseno. 62 Ora, secondo
l'autorevole parere del pIaf. Cristofaro Mennella, direttore dell'Osser-
\'atorio geofisico dell'isola d'Ischia, sembra che (cito le sue parole)
, un fortunale veramente eccezionale nei pressi del capo Miseno
0.0

vada individuato tra quelli del Sud - Sud-Ovest, nel mese di no-
vembre '.63
Torna quindi benissimo che gli spettacoli offerti da Nerone in
Vatieano cadano nel mese di oUobre. Se poi si pensa che nella
seconda met di ottobre le giornate cominciano ad .essere un po'
troppo brevi e il tempo spesso si guasta, il periodo piu probabile ci
appare la prima met di ottobre, quando le giornate sono ancora
abbastanza lunghe e spesso conservano - a Roma - tutto il te-
pore dell'estate.6-t
Ed ora vengo al secondo argomento che dianzi dicevo atto a
confermare per la morte di Pietro la data del 64. , questo, un
argomento finora trascurato, che invece ha un grandissimo peso.
Esso infatti non soltanto conferma la data del 64 ma ci riporta
altresl al medesimo periodo dell'anno (prima met di ottobre) che
or ora ho dichiarato essere - per altre considerazioni - il piti
probabile; e per di piti ci suggerisce a quale giorno preciso si possa
ragionevolmente attribuire il martirio dell' Apostolo.
In una delle pagine precedenti ho affermato, come si ricorder,
che una delle prime testimonianze del martirio di Pietro sotto Nerone
si trova nell'Ascensione di Isaia, uno scritto < profetico' composto
(cosi si ritiene) in Oriente tra la fine del I e l'inizio del II secolo

nibile logico che gli spettacoli si sarebbero svolti li. 62 V. sopra, p. 95.

63 Torno a ringraziare vivamente il prof. Mennella del parere che ha


voluto darmi, e insieme con lui ringrazio il mio collega prof. Riccardo Riccarcli
che fra me e il prof. Ylennella stato cortese tramite. M Tenendo conto della

necessit di collocare gli spettacoli del Vaticano in una stagione mite, V. CA


POCCI (op. cit., p. 79, nota 25) ammette che gli arresti dei Cristiani abbiano
avuto inizio alla fine di agos!o c che gli speLtacoli si siano svolti nella I1Tima
meL di seLlembre. l'l'la, slando al testo di Tacito, sembra che lo spazio di
poco piO. di venti giorni fra l'incendio e i primi arresti sia troppo ristretto .
.T. BEAUJEU (op. cit., p. 7) pensa invece, per gli spettacoli, all'ottobre o al
nnvembre. Con ci egli riconosce, giustamente, che diverse settimane "iano
trascorse fra l'incendio e l'inizio della persecuzione, almeno nella sua fase
culminante; ma non pensa che dalla met circa di ottobre in avanti dif.
LA DATA DEL LYHRTIRIO DI SA PIETRO lO,)

d.CLO.) In esso SI legge infat6, ad un certo punto, che Beliar, lo


SpInto del male: s'incarner in un re matrici da (cio l-Jerone) che
perseguiter la piantagione fatta dai dodici apostoli del Diletto (cio
i fedeli evangelizzati dai dodici apostoli di Cristo), uno dei quali
(cio san Pietro) gli sar dato in mano. Dopo avere descritto altre
funeste azioni del maligno, l'autore cosi si esprime (secondo la tra-
duzione del testo etiopico fatta da E. Tisserant): 66
(IV 11) 'Et il rigera san image devant sa face dans toutes Ics ville!.
(IV) 12) Et il dominera trois ans, sept mois et vingt-sept jours'.

L'erezione dell'immagine di Beliar-Nerone in tutte le citt allude


certamente alle molte statue dell'imperatore, che, secondo l'uso comune,
sorgevano nelle varie citt dell'Impero romano. Nel paragrafo imme-
diataItlefH.e successivo l'indicazione dei 3 anni, 7 mesi e 27 giorni
sembrerebbe perci doversi riferire anch'essa alla persona storica di
N ero ne. Se ci, come sembra, giusto, il punto d'arrivo dei 3 anni,
7 mesi e 27 giorni dovrebbe essere la drammatica morte di Nerone,
che avvenne il 9 giugno del 68. Ora, calcolando a ritroso i 3 anni, 7
mesi e 27 giorni, si dovrebbe trovare il punto di partenza, considerato
come inizio dello spaventoso periodo.
Il calcolo conduce al 13 ottobre del 64, cio a un giorno di quel
periodo (prima met di ottobre del 64) a cui per altre considerazioni
avevo affermato potersi attribuire con estrema probabilit gli spet-
tacoli del Vaticano e il martirio di Pietro. Questa coincidenza (non
si pu negarlo) molto singolare, e ancor piu lo diventa quando si
aggiunga un' altra considerazione. Nell' A pocalisse di Pietro, altra
opera (. profetica' che suoI essere attribuita dagli studiosi al mede-
simo ambiente e piti o meno alla medesima et dell' Ascensione d
Isaia, si legge, come gi ho rilevato, che il martirio di Pietro sarebbe
stato l'inizio della rovina di Nerone. 67 Il diretto rapporto stabilito
qui fra la morte di Pietro e quella di Nerone rende quanto mai
ragionevole la ipotesi che il 13 ottobre del 64, considerato nell'Ascen-
Sl:one di Isaia come punto di partenza rispetto al punto di arrivo
che la morte di Nerone (9 giugno del 68), sia per l'appunto il
giorno della morte di Pietro.

ficHe ammettere, a Roma, lunghi spetLacoli all'aperto. 5" V. sopra, p. 84.


60 E. TISSEHANT, op. cit. (alla nota 10), p. 120. fii V. sopra, ]l. 83.
106 l.vlARGHERITA GUARDL~CCl

non
La stran a indic azion e conse rvatac i dall'Ascensione di Isaia
o ad
era passa ta fin qui del tutto inosservata. Gi nel 1819, pubbl icand
Richa rd
Oxfo rd la prima edizio ne del testo etiopi co della Ascen sione ,
7 mesi
Laure nce aveva amme sso che la fine del perio do di 3 anni,
63 per
e 27 giorn i fosse da inten dersi come la morte di Nerone. Egli
-~ con
aveva mal calco lato il princ ipio di quel perio do, stabil endol o
Molto
un ragio name nto assai discu tibile - al 30 ottob re del 64.
rere il
pili recen temen te invec e Ethel bert Stauf fer aveva fatto decor
be
funesto perio do dall'agosto del 64, mese in cui, a suo giudizio, avreb
avreb be
avuto inizio la perse cuzio ne neron iana. La fine del perio do
69

del 68);
dovut o essere anche per lui la morte di Nero ne (9 giugn o
giorn i
ma poich , parte ndo dall'a gosto del 64, i 3 anni, 7 mesi e 27
autor iz-
porta vano all'ap rile (non al giugn o) del 68, egli si sentiv a
morte
zato a ritene re che la profe zia, realm ente avven uta prima della
Neron e
di Neron e, fosse stata adatt ata post event um alla figura di
a dopo
rediv ivo, secon do una crede nza che larga mente si era diffus
Stauf fer
la morte del famig erato imper atore . IO Anch e l'ipot esi dello
di una
lascia perpl essi per la difficolt di amme ttere sia la strane zza
verac e profe zia adatt ata in sgui to alla figura di ~erone rediv
ivo sia
e nnizi o
la manc anza del neces sario interv allo tra la fine dell'in cendi o
nce
della persecuzione_ Bisog na tuttav ia const atare che tanto il Laure
i a
quant o lo Stauf fer, pur erran do nei loro calcoli, erano incEn
ione dei
confe rire un certo valor e di concr etezza storic a all'in dicaz
3 anni, 7 mesi e 27 giorn i.
Ho detto che nel 13 ottob re del 64 si pu con ogni proba bilit
ravvi sare la data del marti rio di Pietro .
ire
Contr o quest a concl usion e, la cui impo rtanz a non pu sfugg
ad alcun o, si potre bbe sollev are una difficolt. Nell'Ascensione
di Isaia,
ner 3
poco dopo il passo in cui si legge che Belia r-Ner one domi
anni, 7 mesi e 27 giorn i, si sgui ta a legge re (IV 14); Il
arme s cles
'Et aprs 1332 jOl1r;; le Seigne ur avec ses anges et avcc les
saint,,~ viendr a du septim e ciel, avec l'clat citI
septim e ciel, et il entrai nera
clans la Ghenne Bliar et ses armes '.
Ascen sio Isaiae Valis (Oxoniae, 1819), p. 157 S.
68 R. LAlJHE :\CI-;,
81, 1956, p. 148, nota 'lO.
fi9 E. STAVF FER. in (( Theo1. Litera turzeit ung l),
lsaiah (Lond on. 1900), pp. li-b:xi i;
iO Cf. R. H. CHARL ES, The Ascen sion 01
7l E. TrssER A:"<T, op. cit.,
M. ERBET TA, Op. cito (aaa nota lO), pp. 427-429.
p. 122 s.
107
LA DATA DEL MART IRIO DI SAN PlETH O

facile accor gersi che i 1332 giorn i corris pond ono ai


3 [Inni,
~
7 mesi e 27 giorn i di cui si parla to prima : calco lando l'anno
tonda
secondo il sistem a giulia no _. di 365 giorn i, e il mese in cifra
di 30 giorn i. Ora, si sa che nel libro di Danie le (composto~
come
durat a
pare, fra il 167 e il 165 a.c.) 72 si calcola a 1335 giorn i la
giorn i
del trionf o del male. 73 Vari studio si hanno messo quest i 1335
senso
in relazi one coi 1332 di cui parla l'Ascensione di Isaia, nel
del
che l'auto re dell'Ascensione, avend o davan ti agli occhi il 1335
i. 74
l'anti co profe ta, l'avre bbe trado tto nei suoi 3 anni, 7 mesi e 27 giorn
Se ci fosse giusto, quesf ultim a indica zione perde rebbe il prezio
so
che
valor e storic o cui dianz i alludevo e bisog nereb be amme ttere
ante
soltan to per un semplice caso la data del 13 ottob re 64, risult
rsi nel
dal comp uto in base alla morte di Neron e, verre bbe ad inseri
in pre-
perio do ~ prima met dell'o ttobre 64 ~ da me raggi unto
ceden za per altr a via.
Ma, se si riflette un poco, una dipen denza del 1332 dell'Ascen-
ca,
sione dal 1335 di Danie le appar e subito quant o mai probl emati
ente
per i segue nti motiv i: l) se l'auto re dell' Ascen sione fosse veram
quest o
partit o dal 1335 di Daniele, egli avreb be mante nuto tal quale
voluto
nume ro e non l'avre bbe modif icato in 1332;75 2) se avesse
~ cal-
esprim ere altrim enti i 1335 giorn i di Daniele, avreb be scritto
mesi;
colan do l'ann o di 365 giorn i e il mese di 300 ~ 3 anni e 8
citato
3) negli scritt i profe tici e apoca littici non sono rare, come nel
perio di
libro di Danie le, le indic azion i circa la durat a di deter minat i
l'in-
dolor osi in anni o mesi o giorn i, ma , ch'io sappi a, eccezionale
di
dicaz ione in anni, mesi e giorn i quale si trova nell' Ascen sione
,
Isaia; 4) il 3 e il 7 sono nume ri cari agli autor i di scritt i apoca littici
ma il 27 nOn risult a tale.
Tutto insom ma induc e a ritene re che l'auto re dell'Ascensione
te il
avesse in ment e due date storic he deEm itanti il perio do duran
sse
quale infur i la malva git di Belia rNer one, perio do ch'eg li tradu
ssiva-
dappr ima nell'e spres sione r. 3 anni, 7 mesi e 27 giorn i' e succe

72 Cf. R. H. CHARLES, The Book oj Daniel (Lond on, s.d.),


pp. xxxiii-xxxvii.
73 Dan., 12. 12. CL R. H. CHARLES, op. ci\., ]1. 144. H Cf. E. TISSE.RA'\'T,
7', L'esatt ezza della lezion e 1332 confer maLa dal manos
critto
op. cit., p. 120.
Bodle iana di Oxford ),
piti autore vole della versio ne etiopic a (A della Biblio teca
TrSSE.RA:-JT, op. cit.,
dove il numer o 1332 scritto in tutte lettere : cf. E.
p. 122 s., nota. Per il codice di Oxford , cf. ID" op_ cit., p, 32
s.
108 MARGHERITA GCARDUCCI

mente in ' 13.32 giorni', forse per dimostrare che la durata di quel~
l'epoca di sventura s'avvicina in modo impressionante alla durata
dell'epoca dolorosa descritta a suo tempo da Daniele.
Ma la concretezza storica della data che si raggiunge calcolando
a ritroso i 3 anni, 7 mesi e 27 giorni rispetto alla morte di Nerone
confermata da un altro impressionante e, a mio parere, decisivo
argomento.
Il 13 ottobre non era, ai tempi di Nerone, un qualsiasi giorno
dell'anno: era., per l'appunto, l'anniversario della sua ascesa al trono,
il suo dies imperii.
Il dies imperii fu una ricorrenza importante nel calendario uffi~
ciale dei Romani durante l'Impero. Varie fonti ci attestano che nel
II, nel III e nel IV secolo esso veniva celebrato piu o meno clamoro
samente con sacrifici, feste, gare, elargizioni da parte dell'imperatore.
Per il I secolo abbiamo notizie piu scarse, le quali per bastano
per farci ammettere che quel giorno non passasse inosservato. 76
Per Claudio, ad esempio, sappiamo da Cassio Dione che in quel
giorno l'imperatore era solito gratificare i pretoriani con un suo
donativo di 25 denarii e che alcuni dei pretori prendevano sponta-
neamente l'iniziativa di onorare il sovrano. n Non v'era alcun obbligo
ufficiale, e ci sembra a Diane una prova di liberalit e di modestia
da parte di Claudio. 73 Ma per Nerone, amante delle manifestazioni
il piu possibile clamorose, molto probabile che il dies imperii abbia
avuto un risalto assai maggiore. Secondo un'integrazione molto
attendibile di un frammento degli Atti dei Fratelli Arvali, sembra
che il 13 ottobre del 66, essendo Nerone gi partito per la Grecia.
gli Arvali ricordassero in Campidoglio l'imperium del sovrano con
un solenne sacrificio a Giove, a Giunone, a Minerva e a Felicitas. 79
Dell'importanza di questo giorno abbiamo poi indiretta conferma da
un'epigrafe greca d'Egitto databile al 59 d.C., dalla quale risulta
che il giorno 13 (di tutti i mesi) veniva considerato come una f;p.pa.
aspa.a-c~ (=dies augnstus).HO

76 Cf. A. DEGRASSI, Fasti anni lI/umani et /ulian (Romae, 1963 = Inser.


It., XIII 2), p. 35. 77 Ca5sius Dio, 60, 12, 4. 7B Per la moderazione di
Claudio di fronte agli onori decretati a lui e alla sua famiglia, cf. W. F. Si\'Y[}ER,
in c( Aegyptus l), 44, 1964, p. 165. 79 CIL, VI 2044 j, Il. 36-38. 80 IGRR

I 1127. Cf. W. F. SNYDER, in ( Aegyptus )), 18, 1938, p. ~22 (anche in vaL 44,
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO 109

C' inoltre da rilevare che le feste imperiali venivano di regola


solennizzate con sacrifici e spettacoli cruenti, e ci in base ad una
credenza antichissima secondo cui il sangue versato riusciva a van-
taggio dei vivi. 81 E il vivo era, in questo caso, niente meno che il
sovrano investito di un'autorit divina. lean Colin ha giustamente
rilevato che le pili importanti feste relative alla persona dell'impera-
tore, cio il genetliaco (dies natalis) e 1'anniversario dell' ascesa al
trono (dies imperii), coincidono spesso con spettacoli cruenti di
lotte fra gladiatori, di venationes, di condannati esposti alle fiere.
Egli ha inoltre notato che proprio in occasione di queste feste ven-
nero sacrificati numerosi martiri giudei e specialmente cristiani:
Pour ces fetes, utiles autant que rjouissantes, il fallait beaucoup
de sang, Les chrtiens ou autres dlinquants, conservs jusque-I en
prisoTI, taient jugs et condamns au moment de la fete impriale.
L'avant~veille, la veille ou les lendemains, ils taient, selon lellr
rang social, dcapits, ou bien jets aux betes dans l'amphithatre,
le thatre ou le stade, pour la mort lente rserve aux humiliores
pendant les entractes des combats de gladiateurs et au cours cles
(( venationes )) ',82 Cosi i martiri giudei di Alessandria vennero sacri-
ficati nel dies natalis di Caligola; gli Ebrei caduti prigionieri di Tito
dopo la presa di Gerusalemme furono gettati alle fiere nel dies natalis
di Domiziano e in quello di Vespasiano; il martirio di san Policarpo
coincide col dies imperii di Antonino Pio; quello dei Cristiani '" di
Lione' col dies imperii di Marco Aurelio, e cOSI via.83
Nel caso nostro, dopo essere giunti a stabilire il 13 ottobre come
probabilissima data del martirio di Pietro durante gli spettacoli offerti
da Nerone in Vaticano, ci si accorge che la data del 13 ottobre il
dies imperii di Nerone stesso. Qualsiasi spettacolo ufficiale di una
certa importanza era, presso i Romani, legato ad una ricorrenza
significativa, e qui si trova che la ricorrenza per l'appunto il dies

1964, p. 162); ]. SCHWART2, in Rev. t. Anc. ),46, ]944, p. 274, 81 Caesar,


Beli. Gal!. 6, 16, 1-3: passo importante, in cui si 11arla di questa credenza
radicata presso i Galli. 82 J. COLIN, in M aanges d: arch. et a
his~. offer~s
Andr Piganiol (Paris, 1966), III, p, ]580. 83 ID., op. cit., pp. 1.56.'5-1.575.
Questo argomento era stato illustrato dal COLIN in altri scritti: L'empire de.\'
Antonin:> et les martyrs Gaulois de 177 (Bonn, 19M = Antiquitas, I lO), pp. 121-
141; Le.\' villes fibres de l'Or/enl greoromain et l'envoi au 8upplice par ae-
elamations popalaires (Bruxelles, 1965: Collection Latomus, 82), pp. 1491.52.
110 ::YIARGHERITA GL-ARDUCCI

imperii. I Cristiani erano stati condannati (ci risulta dal famoso


passo di Tacito) per il loro odium humani generis, cio come nemici
dell'Impero, e qui si vede ch'essi vengono sacrificati proprio in
occasione della festa in cui - nella persona dell'imperatore diviniz-
zato - si esalta la maest dell'Impero romano.
In verit, troppo difficile ammettere che tutto ci sia frutto
del caso, poi ovvio pensare che gli st~ssi Cristiani del tempo ab-
biano notato la singolare coincidenza tra la festa di Nerone e il
martirio di Pietro e ci abbiano ravvisato l'indizio di un arcano
disegno provvidenziale. Trionfa il tiranno, che si arroga empiamente
il diritto di onori divini, e muore insieme per causa sua il martire,
vicario in terra delPautentico Uomo-Dia_ Ma la fine del martire il
principio della rovina per il t~ranno. Si ricordino, a questo proposito,
le parole rivolte da Cristo al suo Apostolo nell'Apocalisse di Pietro:
I, bevi il calice dalla mano del figlio di colui che nelP Ade, affin~h
o

abbia inizio la sua rovina '.84- Inoltre, se, come tutto induce a credere,
il martirio di Pietro coincise - nel giorno 13 ottobre del 64 - col
dies imperii di Nerone (per essere piu precisi, col suo decimo dies
imperii), facile comprendere che dopo la tragica morte dell'impera-
tore (9 giugno del 63) tanto piu agevole sia stato formulare Pindica.
zione cronologica che leggiamo nell'Ascensione di Isaia: dal 13
ottobre 64 al 13 ottobre 67 (~3 anni), dal 13 ottobre 67 al 13 mag-
gio 68 (~7 mesi), dal 13 maggio 68 al 9 giugno 68 (~27 giorni),"
Se il mio ragionamento giusto, se ne dovrebbe dedurre che
scritti quali l'Ascensione di Isaia e l'Apocalisse di ,Pietro, cOSI bene
informati circa gli avvenimenti di Roma e il martirio di Pietro,
debbano essere attribuiti ad un' et di non molto posteriore agli
eventi del 64 (forse non posteriore all'SO circa), e probabilmente allo
stesso ambiente giudeo-cristiano di Roma. E se anche non si voglia
giungere a tanto, sar per necessario ammettere che le eventuali
fonti di quegli scritti appartengano a quell'et e a quell'ambiente.
Concludendo, mi sembra che i vari argomenti da me addotti
siano troppo strettamente collegati l'uno all'altro e troppo coeren-

V. sopra, p. 83.
&.I, 85 Per ottenere i 27 glorm bisogna partire dal
14 maggio (se si calcola il maggio di 31 giornj), oppure contare e il giorno
di partenza 03 maggio) e il giorno di arrivo (9 giugno) (se si calcola anche
il maggio di 30 giorni),
LA DATA DEL VIARTIRIO DI SAN PIETRO III

temente convergano verso un'unica soluzione perch codesta solu-


zione possa essere negata. Tutto perci induce a ritenere che il
problema lungamente dibattuto circa la data del martirio di Pietro
possa - lo ripeto trovare soddisfacente soluzione nella risposta:
13 ottobre 64.
Ma perch - si potr obiettare - questa data di cOSI grande
importanza non ha lasciato traccia di s nel calendario liturgico della
Chiesa? La risposta abbastanza facile: perch il calendario liturgico
si form assai pili tardi. I profondi e classici studi del p. I ppolito'
Delehaye sono pili che sufficienti a dimostrare che il culto ufficiale
dei martiri a Roma non si stabili se non nel corso del III secolo.
I Romani del I e del II secolo onoravano, si, le tombe di quegli eroi
della Fede ma non celebravano ancora, per quanto sembra, le ricor-
renze annuali dei rispettivi martiri'. Soltanto pili tardi, circa la
met del III secolo, si cominci a solennizzare con cerimonie speciali
quello che ormai si chiamava il dies natalis del martire: il giorno,
cio, in cui il martire, chiudendo la sua vita terrena, era rinato alla
gloria della vita celeste. 86
Bisogner infine soffermarsi un attimo sulla data del 29 giugno,
che segna - nel calendario della Chiesa - la festa in onore dei martiri
Pietro e Paolo. Com' risaputo, questa data suggerita dalla Depositio
martyrum inserita nel Cronografo del 354 (che rispecchia, a quanto
sembra, la situazione del 336) e dal Jl1artyrologium Hieronymianum,
risalente in ultima analisi all'inizio del V secolo.
Ambedue queste fonti mettono la data del 29 giugno (lo III Kal.
Iul.') in relazione col santuario degli Apostoli esistente nella localit
in Catacumbas sulla via Appia, l dove una volta era la Basilica
Apostolorum ed oggi sorge la chiesa di san Sebastiano; la Depositio
martyrum poi aggiunge una data consolare: lo Tusco et Basso conss.'
(= 258 d.C.)."
Gi da tempo si era cominciato a dubitare che il 29 giugno fos,::;e
realmente la data del martirio dei due Apostoli; e tanto pili si
dubitava in quanto (10 spiegher in sguito) non esiste alcun solido

86Cf. H. DEL"EHAYf" Le$ ongme$ du cult-e de.5 martyrs (2 a cd., Bruxelles,


1933 = Subsidia hagiographica, 20), pp. 262-269, e specialmenle p. 262.
87 Cf. R. VALENTINr G. ZUCCHeTTI, Codice topogra;fico della citt di Roma,
II (Roma, 1942), p. 19.
]]2 MARGHERITA GUARDUCCI

argomento per dimostrare che i due Apostoli abbiano subito il mar-


tirio nel medesimo giorno. Ora poi, dopo le mie ricerche, il dubbio
non solo si aggravato ma divenuto insanabile. C' infatti appena
bisogno di rilevare che, avendo il martirio di Pietro (e, come in
seguito dir, anche quello di Paolo) avuto luogo nel 64, dopo il
famoso incendio (19-23 luglio), la data del 29 giugno viene automa~
ticamente a cadere.
Si dovr concludere ch' essa segna soltanto la festa liturgica in
onore dei due grandi Martiri; e poich legata alla localit in Cata-
cumbas e alr anno 258, non sembra illogico dedurne che proprio il
29 giugno del 258 sia il giorno in cui per la prima volta si celebr
in Catacumbas la festa comune degli apostoli Pietro e Paolo. 88

APPENDICI

Approfitto dell'occasione che mi si presentata di tornare sul-


l'argomento di san Pietro per chiarirne e confermarne altri punti.
Ritengo inoltre opportuno aggiungere qualche parola sulla data del
martirio di san Paolo.

L IL 'TROFEO' DI GAIO.

Ho affermato piti volte che la celebre edicola del II secolo nella


quale tutti - si pu dire - gli studiosi riconoscono il 'trofeo'
rieordato dall'ecclesiastico romano Gaio nella sua polemica contro
l'eretico Proda ha carattere funerario. Tale carattere stato ammesso
da alcuni, negato invece da altri, i quali preferiscono di ritenere
che l'edicola segni non gi il luogo della sepoltura ma quello del
martirio.
Anche prescindendo dalle reliquie di Pietro incluse nel npo-
stiglio attiguo all'edicola, dalle tracce dell'antica fossa esistenti sotto

SS Penl'uLosi Lcn JJreslo il ricordo della vera daLa del marllriO di Pietro,
la data del 29 giugno venne ad essere inesattamente considerata come quella
della depositio. l'\e fa fede L1na lapide rinvenuta nel cimitero dei santi Pietro

colo: *
e ..'.1:arcellino sulla via Labicana e databile non prima della met del IV se
j III f(al(endas) Iul(ias) depjos(iti)o donni [ Petri: R. KA"'ZLER,
in (( ~uovo Bull. di Archeol. Cristo l), 20, 1914, p. 76; O. MARUCCHI, Le cata-
combe romane (opera postuma a cura di E. losi, Roma, 1933), p. 332; vedi
la fotografia della lapide in EnGcl. Cattoi., s.v. Pie~ro Apostolo, tav. B.
LA DATA DEL MARTIRIO DI SAN PIETRO ]]3

l'edicola stessa (oltre che dalla inverosimiglianza che i Cristiani del


II secolo abbiano voluto segnare con un monumento il luogo di UTI'
martirio): opportuno ripetere che il carattere sepolcrale dell'edicola
risulta con estrema chiarezza del passo di Eusedio in cui si trovano
incastonate le parole di Gaio. Eusebio infatti; che conosceva tutto lo
scritto polemico di Gaio, afferma che Gaio si riferisce ai luoghi' dove
furono deposte le sacre spoglie dei detti Apostoli: (cio di Pietro e
di Paolo): EY'&X -::WV S~P1)P.blV &7Coo-ca,wv 'eX :ep oX1)vwp.a-cCl
xa'Ca1:{}svca~. [;9
D'altra parte, si ricava dal testo di Eusebio che
Gaio oppose i " trofei' ("Cp61\:a:~a) degli Apostoli alla' tomba' (,cayo)
di Filippo e delle sue quattro figlie. 90
Quanto all'uso del termine 'Cp6n;C(.~ov da parte di Gaio l non
improbabile ch'esso sia stato prescelto per mettere soprattutto in
evidenza - nella polemica - la prerogativa di 'martire' che a
Pietro e a Paolo spettava.9'l Tpor:alov infatti era per i Greci il
monumento che celebrava la fuga Crpo7t1) del nemico e quindi la
gloria del vincitorel e i martiri erano proprio coloro che, dando a
Cristo la suprema testimonianza del loro sangue, avevano riportato
la piu luminosa delle vittorie.

2. IL MONUME:'-rTO COSTANTINIANO E LE RELIQUIE DI PIETRO.

Dopo il rescritto di Milano che sanzion la pace con la Chiesa


(313), l'imperatore Costantino incluse il 'trofeo' del II secolo nel
fastoso monumento' rivestito di pavonazzetto e di porfido da lui
eretto in onore di san Pietro. Nell'interno del monumento gli scavi
hanno rimesso in luce, com' noto, un ripostiglio segreto' foderato
di marmo, in cui erano state deposte certe ossa tolte dalla tena e
ravvolte in un drappo di porpora intessuto di fili d'oro. Il risultato
dell'esame antropologico e vari altri dati convergono con impressio-
nante coerenza verso la conclusione che quelle ossa siano quanto
rimane delle spoglie mortali di Pietro.
Il monumento costantiniano e in generale la definitiva sistema-
zione del locus Petri fu fatta da Costantino per suggerimento (pos~
siamo facilmente immaginarlo) del papa Silvestro, che allora occupava
la cattedra episcopale di Roma, e forse non senza Paiuto di Elena,
la pia madre dell'imperatore.

8~ Eusebius, Hist. eccles., 2, 2.3, 5-7 (= Griech. Chr. Schriflstetler, El1sebill~,


H l, p. 176 s. ~o Alla medesima mia conclusione era giun lo A. RIMOLDI,
L'apostolo .<;an Pietro (Roma, 1958 = 'Analecta Gregoriana' XCVI B, n. 18),
p. S. 91 COSI, giustamente, S. BETT!:'-lI, in (( Jahrbuch der osterr. Byzaulin.
Gesellschaft )', l, 1951, p. 70 (pur ammettendo, non giustamente, che il ' trofeo'
segni il luogo del martirio di Pietro e non quello della sua tomba).
1J4. MARGHERITA GUARDUCCI

Che le reliquie del Martire abbiano subito ID quest'epoca una


traslazione dalla sede primitiva nell'interno del monumento costan-
tiniano, il quale - si noti -veniva considerato come tomba dell'Apo-
stolo, risulta dai dati archeologici, ma nessuna fonte letteraria (cosi
si suole dire) ce lo attesta.
Questa commuw:s opinio non per del tutto giustificata. Se
infatti i dati archeologici restano il fondamento del nostro giudizio,
esiste per una fonte letteraria che da quei dati riceve luce e che,
a sua volta, li conferma. Alludo ad un passo del Liber Pontificalis
relativo al pontificato di san Silvestro:
Eodem tempo re Auguslus Constantbus feci t basilicam beato Petro apostolo
in templum Apol1inis, cuius loculum cum corpus sancti Petri ita recondil:
illsum loculum undique ex aere cYIlTO conclusit, quod est inmobile: ad capllL,
!ledes V; ad jledes, pedcs V; ad latus dextrum, ped"es V; ad latus sinistrum,
pedes V; subter, Ilcdes V; sic inclusit corpus beati Petri apostoli et recondit-
Et exornavit supra columnis Dorphyreticis et alias columnas vitineas quas de
Grecia perclllxit. fJ"

Si parla qui del monumento che Costantino fece costruire In


onore di san Pietro.
Certi particolari ci appaiono sbito rispondenti alla verit. Al
ludo specialmente alle colonne vitinee portate dalla Grecia (o dal-
l'Oriente). Esse sono certamente quelle raffinate e caratteristiche
colonne tortili adorne di tralci di vite che anche oggi esistono,
sebbene rimosse dal monumento costantiniano e disperse in varie parti
della Basilica. Corrispondono alla verit anche le colonne di por_
fido, pur essendo incerto dove precisamente - all'et di Costantino -
queste colonne si trovassero. 93
I commentatori si sono invece iml1Untati su quello ~ aes cyprum ...
quod est inmobile' e sulle rispettive misure di cinque piedi. Prima
degli scavi, proprio questo passo aveva suggerito l'idea che il corpo
di san Pietro fosse stato deposto in un sarcofago rivestito di bronzo.
L'indicazione dei cinque piedi aveva anzi indotto il compianto mons.
\X1ilpert a pensare che di cinque piedi fosse lo spessore del bronzo
intorno al sarcofago, SI che il sarcofago avrebbe dovuto immaginarsi
come immerso in un monumentale cassone bronzeo. Per avere lumi
in proposito il \Vilpert era ricorso addirittura alle officine Krupp,
e qui aveva appreso che un cassone di quel genere avrebbe pesato la
bellezza di trecento tonnellate. 94 Gli scavi per hanno dimostrato

~3
Liber Ponlificalis, 38, 16 (L. DcrcHEs:\~, Le Liber Pontificalis, l, Pari s,
1886, p. li,(i; cf. 194. 93 Per le colonne vitinee, cf. ]. B. WARD PERKli\S, in
"Jomn. Rom. SLlld. l), -12, 1952, pp. 21-33, tavv. 1-7; F. CASTAG"lOLI, in (( Riv.
Arch. Cristo i). 29. \9.")3, pp. 98-10l. 04 J. WILI'.E.IH, iLi., 13, 1936, pp. 27-41.
LA DATA DEL l'dAHTIHJO DI S:\~ l'[I~T!{() I l,l

che il rivestmenlo bronzeo nun esiste e allora si detto, generaI


mente, che il bronzo ricordato dal Liber Pontificalis e soltanto un
frutto di fantasia. 95
A me pare che ci Sla Ulia maniera Jler spIcgarc il 'bronzo di
Cipro' e la sua immobilit. Si pu infatti pensare ch'esso indichi
non gi il rivestimento di un inesistente sarcofago ma la rec1nzione,
che veramente esisteva, intorno al luogo santo. In tal caso, le co-
lonne vitinee sarebbero state collegate non gi, come di solito si
ritiene, da una transenna marmorea, ma da una cancellata di bronzo.
Si spiegherebbe allora molto bene la discussa frase quod est inmobile,
che alluderebbe infatti ad una cancellata fissa. L'ipotesi della can-
cellata di bronzo troverebbe poi conferma sia in un passo di san
Gregorio di Tours (circa 590), in cui a proposito del locas Petri si
parIa di cancelli e di claves che li aprono,91i sia e soprattutto nella
circostanza che la cornice inferiore della recinzione costantiniEilla
presenta evidenti tracce di piombature, le q,uali presuppongono il
(\ fissaggio non gi di una transenna di marmo ma di una cancel-
lata di metallo. Quanto poi alle misure dei cinque piedi (clfc8
m. 1,.50), esse - ben vero -, 110n si prestano ad essere riferite
alla cancellata (le dimensioni non corrispondono affatto), m8 potreb-
bero, almeno jn parte, essere verificate qualora si applicassero a118
parte centrale del monumento costantiniano, che si presenta come
un prisma rettangolare delle dimensioni (approssim8tivc) di m.
3 x m. 3 x m. l,50.
Qui per il bronzo di Cipro e le misure dei cinque piedi pas-
sano in seconda linea. A me preme sOlHattutto di richiamare qui
l'attenzione sul loculus contenente 11 corpo di san Pietro e sulla frase
sic inclus! beati Petri apostoli. La voce loclllus indica non una
tomba in terra ma sempre una cassetta' e, di preferenza, una cas-
setta inclusa in un muro, qua~i - diremmo noi - una cassaIorlc.
Ora, il monumento costantiniano ci presenta, per l'appunto, un
localus chiuso in un muro. Il verbo includere indica poi, senza dub-
bio, la rimozione di un oggetto da una sede originaria, allo scopo
d'introdurlo in un contenente nuovo. Insomma, il passo del Liher
Pontificalis sembra voler dire che Costantino tolse le ossa di Pielro
dal luogo dove prima si trovavano (cio dalla tomba terragna e le
chiuse definitivamente dentro la nuova costruzione. 97

~:; Cf. E. KIlSCI-ll3AUM, Die Graver der AposlelfiirsLen, Frankfurt am _\'Iajn.


F;:)7. p. 228. noIa 9. !l6 Gregorill>' Turonensis. /11iraculoru.m 1. Un gloria

!narl.1'rllln), in /Vlon. GemI. Irisl., Scripl. rer . .'Hcrol'., T. Il. :l.().l = flalr. 1,(11 ..
71. 728 B - 729 A. ~7 Una frase non dissimile ,;i legge nel Liber Ponl,ifimlis
<-l proposi Lo della sislt:lllazione delle n~liqllie di san Potolo (-1,:), 21. L. Dj"(;lll':~\E_

IIp. cil., ]l. 178: 'Eodem lctllpore [ecil Allgll;;lll~ Con.-.;lanlinuC' basilicBlll healo
Paulo apostolo ex f'uggestionC' Si!ve:tri episcopi, l:uiuti corpus ita recondit in
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