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INTRODUZIONE AI VIZI CAPITALI

ORIGINE DEI VIZI CAPITALI


Lelenco devi vizi capitali non di origine cristiana ma compare anche in Aristotele, Seneca
La tradizione cristiana ingloba i sei vizi capitali e ne aggiunge uno: laccidia. Fu introdotto dai monaci del
deserto, che conoscevano le tentazioni del demonio.
Accidia viene da a-chedia, incapacit di vedere il bene. E il contrario di Eucaristia, che vuol dire rendere
grazie. Questo il motivo per cui il male ha un fascino cos grande. I vizi pi complessi sono quelli
legati alla corporeit: gola, lussuria e, in parte, invidia.

LA DINAMICA DI GENESI 3
Un esempio eclatante il capitolo 3 del libro della Genesi. Il male, anzitutto, non stupido ma astuto.
Con i pensiero non bisogna discutere ma bisogna agire perch parlando con i pensieri si finisce per
essere raggirati. Quando il serpente domanda alla donna ci sono tre errori che la donna compie nel
rispondere:
-lei non era presenta al momento della creazione
-sminuisce il dono ricevuto
-Dio non ha detto d non mangiare e di non toccare lalbero.
Sentendosi incolpato, si esagerano i toni ed Eva sta assorbendo progressivamente il suo veleno.
Il serpente spinto da invidia: vuole la rovina delluomo. Linvidia il piacere di vedere laltro morire,
anche dovendo subire il male. Invidia viene da in-videre, una malattia dello sguardo.
La tentazione del serpente una mezza verit.
Per questo la superbia una mezza forma di narcisismo. Questo uccide e rende impossibile la fiducia. La
tentazione ha ribaltato la verit: il male diventa bene, cambia lo sguardo e fa sembrare il divieto di Dio
un capriccio. Lavarizia qui presente nella volont di possedere il frutto dellalbero.
Il punto di arrivo quello che fa conoscere la verit e il falso. Il male non esiste, un bene distorto.
Infatti luomo si muove nel mare dellessere ed essere coincide con bene. Pertanto nessuno vuole male
per male ma ci sono beni che quando vengono fatti centro della vita vanno a scapito di altri beni. Il vizio
fa ammalare lo sguardo e la mente. La tentazione del serpente una mezza verit. Qui la complessit
del vizio: promette lAssoluto ma poi inganna. Rendendo il vizio un bene esclusivo si preclude ogni altro
bene.

IMPORTANZA DEL DESIDERIO


Apparentemente sembra che il vizio sia proprio quello che ci piace. In realt le passioni non sono una
cosa negativa ma sono il movente delluomo a compiere il bene.
Il cammino di conversione e redenzione delluomo non cambiare idee, ma mutare affectum, cambiare
il modo di vedere le cose, la vita. Lobiettivo cambiare lorizzonte degli affetti. Tuttavia, lOccidente ha
sempre lavorato sulla ragione.
In noi c il desiderio e la tensione di compiere buone azioni. Lassecondare positivamente il nostro
desiderio provoca gioia, pur non estinguendo il desiderio stesso.

CARATTERISTICHE DEL VIZIO


Cos un vizio? Una ripetizione di unazione sbagliata. Noi non siamo il criterio ma esso in una
dimensione trascendente. Quando luomo disattende a questo fine trascendente compie il male.
Lazione malvagia influenza lo sguardo, le emozioni e i sensi. Il vizio allinizio d una avvertenza ma se
essa non viene considerata poi luomo non pi in grado di rendersi conto della gravit delle sue

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azioni. Pi le cose diventano gravi e meno ci se ne accorge. Inoltre diventa anche pi difficile uscire dal
male.
La caduta nel vizio lincapacit di essere come vorremmo e questa la causa dellautopunizione. I
padri del deserto consideravano otto pensieri malvagi e lottavo era proprio la vanagloria. A causa di
questa, per gli uomini conta tanto il giudizio degli altri, le cose che abbiamo, le relazioni che
intratteniamo. Il vizio come una strada in discesa. Pi si va veloci e pi difficile fermarsi, ma non per
questo impossibile.
Quindi la libert delluomo pu essere ridotta ma mai tolta.
Tutti cadiamo nel vizio e tutti ci riconosciamo in esso. Il vizio nasce dalla perversione di unidea senza la
quale non possiamo vivere.
Bisogna anche considerare che la tensione infinita. Tuttavia, se il desiderio cattura il cuore, bello
viverlo anche senza possederlo.
Luomo non sceglie mai il male per il male, ma quello che pu sembrargli un bene. Seguendo questi
beni illusori noi disattendiamo al bene essenziale per cui siamo creati.
Il vizio un habitus negativo, pi lo si ripete e pi diventa spontaneo continuare a farlo. Nella virt c
la fatica di continuare, nel vizio c la fatica di uscirne. Laltro aspetto della virt, oltre lhabitus
leccellenza. La persona virtuosa non solo quella moralmente giusta, ma uno virtuosa, che compie
bene lopera affidata; diventa una sorta di seconda natura.
Il vizio, invece, non promuove ma corrode. Il vizio perseguito anche la punizione di s stessi.
Capitale non vuol dire pi grave ma sono quelli che comandano ad altri vizi, sono le radici delle azioni
cattive e, in quanto tali, nascoste rispetto ai frutti corrispondenti. Lasciarsi andare al vizio, quindi,
diventa un perdere la propria umanit.
Lasciandoci andare al male ci abbrutiamo.
In questo limmaginazione gioca un ruolo fondamentale. Il piacere provocato dal vizio a lungo andare
diventa infelicit.

LIMPORTANZA DEL TEMPO


Il tempo, infatti, un buon criterio per valutare la produttivit e la positivit delle nostre azioni, per
distinguere il male dal bene. La virt propone un bene duraturo e mantiene integro il soggetto mente,
corpo e anima.

LIMPORTANZA DEI LIMITI


I limiti sono unesperienza di verit (limiti corporei o della nostra storia). Pertanto laccettazione del limiti
consente di capire quale cosa vogliamo fare davvero nella nostra vita e consente di vivere bene.
I limiti possono essere sia naturali sia umani. Nella stessa creazione i limiti sono una cosa buona.
Il primo limite che abbiamo il tempo a disposizione.
I nostri desideri pi profondi non possono essere realizzati fino in fondo. CI sono situazioni che non
possiamo cambiare e altri che possiamo rileggere, interpretare in maniera differente.
Il bene viene dalla relazione con una divinit buona. Quando rimane la percezione di essere in un
disegno si pi propensi ad avere energie per affrontare situazioni difficili. La forza viene dallavere un
significato, un senso da perseguire. Quindi necessario un desiderio unificante.
Questi limiti sono uno stimolo a crescere e a migliorarsi.

I padri della Chiesa greci e latini si accordarono nel definire un settenario.


Superbiavanagloriainvidia-ira-accidiaavarizia-golalussuria.
Anche la punizione segue una classificazione precisa.

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Laltro elemento in gioco la dimensione passionale. La differenza tra vizio e virt subordinato alla
passione. La virt, quindi, ordine che mette insieme ragione e passione. La passione, infatti, non
oggetto di valutazione morale ma lo diventa se ci lasciamo condurre da essa.
La virt ordo amoris, una passione ordinata. Infatti la passione necessaria per compiere il bene e la
ragione non deve essere tiranna nei confronti delle passioni, non pu assumere un ruolo esclusivo.
S. Tommaso, per esempio, distingue tra passioni del corpo e dellintelletto. Uno stesso vizio pu essere
viscerale, spontaneo (del corpo) oppure meditato, programmato, in ci non si perde la lucidit
(dellanima). Un esempio, in questo, la differenza tra lira istintiva di chi ti pesta un piede e quella di
Ges quando rovescia i banchi dei mercanti del tempio. Lira, rimanendo nellesempio, dunque, pu
essere positiva se posta a servizio della giustizia ed la fonde della speranza: ci arrabbiamo se speriamo
di poter cambiare le cose.
Qual , allora, questo rapporto ragione-passione? La ragione deve avere un governo democratico. La
virt, poi, aiuta questa armonia. Per S. Tommaso, poi, la pi alta passione lAmore e lodio viene dopo
di esso. Lodio un amore pervertito, deluso, malato.
S. Tommaso distingue 11 passioni divise in quelle che attraggono verso le cose (concupiscibili) e quelle
che rifuggono le cose (irascibili); laggressivit, infatti, il mezzo per superare gli ostacoli.
Il desiderio di cambiare vita viene dallinfelicit della vita che si sta facendo. Il primo passo, quindi, la
contritio, il dispiacere. Laltro aspetto il disordine delle passioni e la radicalit del male compiuto: il
peso del rimorso uno stimolo pi forte a cambiare rispetto alla paura delle punizioni. Il perdono un
elemento potente che scatena il rimorso.

LA DIMENSIONE PASSIONALE
Le passioni sono la reazione del nostro organismo a qualcosa di dato dallesterno. Quindi qualcosa
che noi subiamo (da qui passione come sinonimo di passivit). E, come vedremo a proposito dellira,
questo stimolo esterno pu essere di tipo sensibile o di tipo intellettuale. In questo secondo caso
Tommaso parla di passioni dellanima. Quindi ci sono passioni che vengono dalla sensibilit e
influenzano la volont (le passioni nel senso comune del termine) ma ci sono anche passioni che
vengono dallintelletto e che influenzano la sensibilit. Tali passioni dellanima possono essere molto
potenti nel compiere il bene (vedi Ges, Oscar Romero) o per compiere il male (totalitarismi, olocausti
che non vengono da follie ma da deviazioni precisi). Per esempio, se in un matrimonio c odio c
speranza ma se c disprezzo c lannullamento definitivo dellaltro. Nei lager, infatti, i nazisti non
odiavano gli ebrei ma li disprezzavano. Anche il terrorismo unaltra forma di passione dellanima. Una
dimensione ideologica, infatti, in grado di sottomettere completamente la sensibilit. Il dolore, infatti,
una dimensione biologica e quindi pu essere vissuto diversamente dalle singole persone. V. Frank
dice Chi ha un perch nella vita pu sopportare ogni come. Se c un orizzonte di significato le
situazioni pi terribili non cambiano ma possono essere vissuti in maniera totalmente diversi. La
dimensione passionale, quindi, indispensabile in ordine al cambiamento e alle motivazioni con cui si
compie qualcosa. Nel mondo contemporaneo la passione viene relegata ad un sapere di serie B (vedi il
dualismo cartesiano che relega le passioni ad un abito indossato). Invece, mostrando alcune processi
del perdono, abbiamo visto come il perdono pu disarmare la persona e il vizio (vedi il perdono ai
terroristi durante un funerale in Italia).
Quindi la prigionia dei vizi anzitutto affettiva. Questi sette vizi propongono un Assoluto a buon
mercato, che produce attrattiva. Pertanto la riflessione sui vizi rimanda ad una dimensione filosofica
perch nasce nellantichit pagana, religiosa perch laccidia la grande novit della riflessione cristiana
(gli antichi parlavano di otium come ideale e possibile pigrizia). Tuttavia, lorizzonte unificato dei
cristiani, non una garanzia per non peccare ma indispensabile per fare esperienza di senso (e luomo
si ammala di senso prima che fisicamente).
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Laccidia da considerarsi il male del nostro tempo. Per questo S. Tommaso definisce la virt un habitus
buono, una ripetizione di un atto che ne rende pi facile la esecuzione. S. Agostino, invece, parla di ordo
amoris. Lamore non un sentimento capriccioso ma alla base di uno sguardo, di una co e di una
progettazione. Quindi lamore ordinato consente di compiere meglio il bene e di superare gli ostacoli
per conseguirli. Le virt morali quindi non sono la prescrizioni di un comportamento, non un dovere da
compiere, la sensibilit da contrastare (visione estremamente kantiana). Questo porta, infatti, alla totale
distruzione della morale (vedi Nietzsche). Tommaso dice, invece, che il piacere il punto di arrivo di una
buona azione. Per NON uno scopo: se ricerchiamo il piacere meno saremo felici. Pi facciamo le cose
che ci piacciono e meno ci piacciono.
La ripetizione degli atti porta ad una competenza, perch nella vita non possibile una certezza
assoluta. Il discernimento consente di capire se qualcosa bene per me, se conosco la mia storia e il
cammino verso cui porta. Ignazio, per esempio, ha un approccio narrativo: a chi va di peccato mortale in
peccato mortale capita qualcosa; a chi va di bene in bene succede qualcosa. Chi va di male in male
sperimenta un male salutare legato al rimorso; chi va di bene in bene sperimenta un piacere legato alla
ragione, alla realt, che non immaginazione. Questo significa virt come habitus. Non possiamo
dimostrare ad un altro che qualcosa male ma il suo percorso e il tempo lo dimostrano.
Il tempo quindi aiuta a distinguere la virt dal vizio, soprattutto quando il vizio si presenta come un
bene apparente. La dimensione affettiva nella morale, quindi, presuppone un aspetto valutativo.
Quindi, quando lintelletto, laffetto, la volont, le relazioni sono unite abbiamo la retta ragione (S.
Tommaso). Quindi per avere la prudenza si richiede che uno abbia le virt morali.
La virt d soprattutto la forza di fare il bene. Il punto non capire solo quali sono le buone intenzioni
ma la virt morale, nel momento in cui scopre il desiderio, unito alle capacit, consente di realizzare il
bene per me. E frutto di esercizio e capacit ma soprattutto di esempi; le conversioni quasi sempre
avvengono per lincontro con figure esemplari. Quindi lhabitus il potenziamento di queste nostre
facolt, che sono educabili. Ci sono quindi delle nostre predisposizioni umane che, per, vanno educate
e che possono perdersi.

IL PROBLEMA DEL MALE


I vizi capitali hanno a che fare soprattutto con il problema del male, che continua a lasciare in scacco i
filosofi. Il male, per, non si risolve, pi grande di noi. A tal proposito Tommaso riflette su come noi
concretamente scegliamo il male. Per Tommaso noi non scegliamo mai concretamente il male per il
male. Noi scegliamo un bene che preclude altri beni essenziali, un bene disordinato, che ha debordato e
ha preso il posto di altri beni, lasciando luomo privato di questi beni essenziali. Quindi Tommaso pone
tre aspetti:
1) Bene parziale, disordinato
2) Le passioni che si ribellano alla ragione, dominano luomo (passioni disordinate)
3) Assolutizzare un bene; c qualcosa che prende il posto dellAssoluto. Per questo la superbia il pi
grave, un vizio spirituale, non ha un bene proprio ma attraversa tutte le possibili azioni e scelte
delluomo; lo si ritrova nella preghiera, nello studio della Bibbia, nella relazione con Dio, in chi si crede
umile. Ci sono delle spie che ci fanno capire che il desiderio di perfezione la forma di esaltazione di s
stessi.
La prima conseguenza del vizio la perdita di libert: dal vizio facile entrare ma difficile uscire. SI
ottiene un piacere che aumenta sempre pi il disgusto e insieme la voglia di ripeterlo: la maniera con
cui luomo punisce s stesso. Il bene illusorio svanisce e si mostra nella sua mostruosit. E bene chiarire
il significato simbolico di ciascuno vizio.

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Ma perch proprio questi sette? Tommaso pone in proporzione lenumerazione di questi vizi con i beni
cercati dalluomo. Scrive Il bene delluomo triplice: dellanima, del corpo e delle cose esteriori.
Dunque al bene dellanima, che un bene immaginato (leccellenza della gloria) ordinata la superbia, o
vanagloria. Al bene del corpo ordinata la gola; al bene delle cose esteriori ordinata lavarizia
Laccidia, linvidia e lira contribuiscono ad allontanare luomo dal suo fine che Dio e spengono il
desiderio di compiere il bene. Questi sono tre manifestazioni di una passione spirituale, dellanima: la
tristezza. Essa estremamente diversa dal dolore fisico. Quindi, quando il dolore non viene spiegato,
viene ricercato. Ci sono infatti comportamenti distruttivi che sono il tentativo di cercare un bene e di
alleviare un male.
La virt, per Tommaso, invece, propria dellamore ordinato. Le figlie dellavarizia sono: il tradimento, la
frode, la menzogna, lo spergiuro, linquietudine, le violenze, indurimento di cuore verso i bisogni degli
altri (De malo XIII, 3). Quando la persona si lascia andare a tutto questo, riconosce di star abbrutendosi.
La persona riconosce che il peggior nemico s stessa, si rovina da sola la vita e il vizio proprio la
sconfitta nel dominare s stessi. I vizi capitali sono un messaggio di speranza: dal male sempre
possibile uscire. Il male, infatti, non ha la prima parola (siccome ha bisogno del bene) e non ha neanche
lultima. Soprattutto possiamo mantenere il controllo di noi stessi. Riconoscere il male come tale
significa essere abitati dal bene (altrimenti non lo avvertiremmo come tale).
Le vicende pi grandi (nel bene o nel male) sono segnati da grandi orizzonti culturali.
La nostra capacit di valutare come stanno le cose non viene meno, anche nelle situazioni pi oppresse
dal vizio. Per questo non vogliamo vedere il male in noi e ci facciamo degli infingimenti.
Rimane, quindi, sempre questo elemento di speranza: per quanto sia pesante loppressione del vizio,
rimane sempre possibilit di cambiare vita, di essere diversi. Questa la novit presente in S. Tommaso
e che in Aristotele non c. Secondo questultimo, infatti, uno quello che ha fatto tutta la vita.
I vizi, infine, hanno delle fenomenologie pi legati al sesso maschile e altre a quello femminile.
Per gli uomini: lussuria, gola, accidia, vanagloria, invidia e avarizia
Per le donne: vanagloria, invidia, ira, lussuria, gola e accidia

IL PERCHE DELLA RIFLESSIONE SUI VIZI


Noi tutti i giorni cadiamo in questi vizi. Non allora inutile riflettere sui vizi? In realt questa una
dinamica presente nella vita. In questa lotta sperimentiamo il vincere noi stessi, la capacit di superare
degli ostacoli. Ci legata alla stima di s e questo laspetto pi profondo della nostra psiche.
Fermarsi e riflettere sul male compiuto gi un cambiamento verso il bene. La riflessione sui vizi aiuta a
capire che cosa ci ha insegnato. Il testo della Genesi uno scontro tra due sapienze: tutti e due parlano
di Dio, anche il serpente parla di Dio. La battaglia, allora, sui mezzi: i vizi presentano apparenti
scorciatoie che poi chiedono il conto.
Perch continuiamo a commettere sempre gli stessi peccati? Perch non arriviamo alla radice dei mali.
Inoltre noi siamo selettivi nel male e questo perch non sempre il gancio della tentazione ha dove
appigliarsi.
La conclusione finale che luomo pu resistere alle tentazioni, pu opporvisi e distaccarsi.
Tanto pi i vizi rimangono nascosti tanto pi saranno suggestivi; se ce ne liberiamo possiamo essere
liberi.

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