“Al Sire dei Dunedain di Arthedain, in Fornost Erain.
Vi scrivo, Sire per chiedervi ed offrirvi aiuto. Conoscete bene la situazione de lle nostre terre, e la lunga lotta che insieme intraprendiamo contro il malefico regno di Angmar. A tale proposito vorrei confidarvi i miei timori e i miei prop ositi. Temo per la sopravvivenza della nostra comune stirpe, ed avverto un odio inflessibile rivolto contro di essa. Troppo a lungo ci siamo combattuti e temuti indebolendoci a vicenda mentre il sangue di Elendil non deve essere disperso, p erché proprio questo è il preciso scopo del nostro nemico. Il suo principale interes se non è nel conquistare le nostre terre ma, prima ancora, nel distruggere gli ere di del Grande Re. Quando il regno dei nostri fratelli è caduto, quando Rhudaur è ven uto meno, esso non lo ha annesso a se, ma l’ha ceduto ai suoi alleati. Ora colpisc e la nostra terra ed anche la vostra con ugual pensiero. Non si fermerà fino a qua ndo non crederà i Dunedain finiti e la linea di sangue di Isildur spezzata. Presto Cardolan cadrà, ne Voi ne il mio sposo riuscirete a trattenere l’onda nera che avan za. Quindi non rimane che contrastare i piani del nostro nemico con segretezza e d inganno. A questo proposito vi chiedo aiuto e vi mando un Dono: il sangue di E lendil che è sopravvissuto in Cardolan, mia figlia. Al mondo sarà fatto credere che la principessa morì presto. Solo io, il messaggero ed ora voi conoscete la verità, c ustoditela come il più caro dei tesori. Se la nostra stirpe riuscirà a sopravvivere, il nostro nemico avrà fallito la sua missione e speranza vi sarà per Arnor. La vostra sorella e serva, Luinel, Dama di Cardolan” La donna scriveva lentamente, con le lacrime che le riempivano gli occhi. “Avete f inito dolce signora? Presto arriverà l’alba, e lontano dovrò essere perché le vostre pre ghiere siano esaudite”. Annuì lentamente alzandosi, si avvicinò al letto e ne estrasse un fagotto di panni. Nei panni una bimba di appena un anno dormiva con un sorri so sulle labbra, risultato di un sogno dolce. Si muoveva piano, come chi si avvi cina ad un colpo doloroso, lungamente atteso, che sa di non poter evitare. Era o rmai più di un anno che sapeva, che aspettava quel dolore. Subito dopo aver saputo di aspettare un figlio dal Signore di Cardolan, un altro erede del regno, aveva iniziato a prepararsi alla separazione. Doveva porlo al sicuro, perché il regno s arebbe presto caduto ed un’altra linea di sangue erede del Grande Re sarebbe andat a persa. Il suo sposo e i suoi figli maggiori non si sarebbero arresi e sicurame nte avrebbero trovato la morte sul campo di battaglia. Lo spirito di preveggenza era forte in Luinel anche se lo aveva tenuto celato ai più. Suo marito Ostoher no n le aveva creduto, la considerava giovane, paurosa e l aveva sposata più per rins aldare l alleanza con il lontano cugino, Re di Arthedain, che per amore. Era ved ovo da pochi anni ma era affezionato alla giovane Luinel, Luinel che lo amava, f orse, non ne era convinta neanche lei, ma che era una Dama di sangue reale e che aveva il dono della preveggenza. Aveva visto un futuro nero per gli eredi di El endil e per le genti del Nord; ma aveva anche visto una speranza nel breve tempo di incertezza che rimaneva, e aveva deciso di riuscire a realizzarla. Non disse niente a nessuno, non le avrebbero creduto, o si sarebbero sentiti usati o la a vrebbero considerata pazza, o chissà che altro. Prima ancora delle sue nozze aveva giaciuto con il Signore di Cardolan ed era rimasta incinta del suo primo figlio . Ora quella linea del Sangue di Elendil doveva essere salvata. Non poteva accad ere, non doveva accadere, il suo amore di madre non avrebbe provocato la morte d i sua figlia e diminuito la speranza per le genti del suo regno. Non era, la Dam a di Cardolan, una donna codarda, ma ora che era giunta l’ora il suo cuore si stav a spezzando dalla pena che provava. Staccò la spilla azzurra che portava sulla spa lla e fece per metterla tra i panni di sua figlia. Due occhi la guardarono aggro ttandosi. Luinel si fermò, alzò lo sguardo ed incontrò quegli occhi: riprese la spilla e mormorò “Non posso rovinare tutto proprio adesso vero?” il tono era dolce e triste allo stesso tempo. Si raddrizzò e gelò l espressione del suo volto “Portate questo don o al Re di Fornost Erain, al sicuro. Dategli la lettera e non ditelo ad altri.” I due occhi si distesero, e sorrisero alla Dama, un Cappello venne raccolto “Non tem ete dolce Dama, agirò per il meglio, la bambina sarà salva e crescerà. La tua discende nza si guadagnerà la fama.” Il tono era gentile ma sembrava quasi schernire la scelt a della donna. “Non mi interessa la fama e neanche la gloria. Sono interessata sol o alla sopravvivenza dei Dunedain. Ho sentito quello che dicono i saggi e non cr edo alle coincidenze. Ancora molto vi è da fare perché Arnor ed anche la Terra di Me zzo tutta sia sicura per gli uomini.” Le voce era fredda mentre accarezzava per l’ul tima volta sua figlia, appena svezzata e già persa. “Un ultimo piacere, lascia quest a coperta sul bordo della foresta. Devono credere tutti che la bambina sia stata rapita ed uccisa da bestie feroci, altrimenti a lungo la cercheranno e potrebbe ro trovare delle tracce. Solo se da tutti sarà creduta morta nessuno la cercherà ed il mio sacrificio non sarà vano.” “Non restano tracce sul mio cammino se io non voglio che restino, ma così sia.” Prese la bambina dalle braccia della madre, la coperta s tracciata ed intrisa di sangue e scavalcò la finestra. Si avviò canticchiando verso la foresta sotto gli occhi vigili della Dama di Cardolan e scomparve. La bimba continuò a dormire cullata dalla filastrocca dell uomo. La maschera sul viso della donna si incrinò e finalmente pianse, poi si asciugò gli occhi dalle lacrime, buttò a ll’aria il proprio letto ed uscì dalla camera. Nella stanza comune le donne stavano lavorando con i ricami. “Si è finalmente addormentata, nel mio letto, e sembra in ri posare in pace”. La levatrice la guardò di sbieco pensando che non era una frase fel ice, faceva pensare al sonno della morte più che al sonno di un bambino. Era stata levatrice della vecchia Dama ed anche la nutrice di Ostoher e gli anni di esper ienza l avevano resa buona giudice. Aveva molti anni alle spalle e molti parti e molte giovani madri agitate e spaesate, era normale che fosse così; ma la giovane Dama no, era quasi fredda nel parlare della figlia anche se era sempre dolcissi ma con la bambina. Vi era qualcosa, che la vecchia non capiva e che la preoccupa va, nell’espressione di quell’affetto: il viso esprimeva paura e dolore non gioia, e ra terrore non trasporto quello che leggeva negli occhi, forse era a causa della guerra, di questa interminabile guerra. Si stava perdendo anche a Cardolan, il regno di Rhudaur era già stato perso tanti anni addietro. Ma le divisioni e le inv idie erano state tali che lo si era saputo tardi. Ora il Signore sembrava essere alleato col proprio vicino e congiunto ma non sembrava fidarsi troppo. “I gravi p ensieri di questi tempi troppo affaticano la mente della Dama” penso la levatrice “t roppo dolce e gentile per questi tempi crudeli, troppo faticosi i doveri della D ama. Doveva pensare al regno ora che il suo sposo con i figli grandi era in guer ra, e il pensiero della figlia, in questi tempi senza speranza potevano distrugg ere la mente della Dama?” La vecchia non si diede pace e pensò di andare a vedere la bambina. Quanto tempo fece passare la madre prima di decidere il nome, con la s cusa di aspettare il padre. E se non fosse tornato presto? Come l’avrebbero chiama ta, Piccolina, Principessa? Finalmente la Dama aveva deciso ma il nome sembrava un brutto presagio per la bambina. Quale madre avrebbe scelto il nome Nûrwen, Fanc iulla Triste per la propria figlia? E poi perché svezzarla così presto, aveva compiu to un anno oggi e già non veniva più allattata da tempo. Non era normale che una mad re smettesse di allattare se aveva il latte nel seno. La Dama aveva rischiato di stare molto male per far andare via il latte. Senza motivo, poteva berlo la bam bina, se non si fosse voluto fare tutto così in fretta. La vecchia levatrice avreb be voluto parlarne con il suo figlioccio Ostoher, ma il Signore era lontano per la guerra, e in sua assenza la Dama governava, quindi aveva provato a parlare al la madre, ottenendo solo diffidenza ed ora non la si lasciava più sola con la bamb ina. La Dama notò l’irrequietezza della vecchia levatrice e si preoccupò. “Non temete Jo rdas, la bambina sta bene, anche se sono una giovane madre, sono capace di mette rla a dormire.” Il tono era dolce, si, ma strano, come se incrinato da lacrime che non spuntavano dagli occhi di Luinel. Questo preoccupò ancor di più Jordas ma ora n on poteva muoversi a meno di non insultare la sua sovrana. Le donne continuaron o a lavorare fino all’alba. “Le disgrazie non vengono mai da sole” diceva il vecchio Nob Caprifoglio “il Signore d i Cardolan è veramente perseguitato. Non basta più questa guerra interminabile, ora la Dama è uscita di senno e sembra che abbia ucciso la figlia di appena un anno. L a vecchia levatrice, nutrice del Signore, dice a tutti che è impossibile che una b elva sia penetrata nella grande casa fino alla camera della Dama ed abbia portat o via la bambina senza che nessuno abbia sentito niente. No, è stata la madre stes sa ad ucciderla nella foresta. Dama Luinel è impazzita dalla disperazione della gu erra e dai dissapori tra il Signore e il suo parente Sire di Fornost Erain. Il S ignore non vuol più vederla e le ha ordinato di non uscire dalla grande casa ai bo rdi della Vecchia Foresta ai Tyrn Gothard.” Tolman Maggot ascoltava le malignità della gente alta e piccola, e come viaggiano in fretta: infatti solo due giorni erano passati da quando era sparita la bambin a e già tutto Cardolan credeva di sapere cosa fosse successo. “Vorrei proprio sapere cosa credono di sapere, le foreste sono piene di creature che non conosciamo. E d una madre che si crede senza speranza, può decidere per i figli una morte senza dolore piuttosto che saperli cibo per Orchi da vivi.” mormorò in mezzo ai denti Tolm an, “Ma tant’è, se le disgrazie capitano a noi nessuno ci capisce e non ha il diritto di giudicarci proprio per questo. Se capitano ad altri tutti capaci di giudicare e sentenziare.” Si disse l’Hobbit pagando il conto “Ti serva da ammonimento Tolman Ma ggot, osserva bene e parla poco. E quando parli stai bene attento a quello che d ici.” In un caldo giorno di tarda Primavera l’Hobbit uscì dalla Locanda del Puledro Im pennato e andò a preparare il Pony nella stalla. Tolman doveva fare un lungo viagg io esplorativo. La sua gente continuava ad arrivare dall’Est dell’Eriador e c’era nece ssità di terra. Le continue battaglie tra Uomini ed ora anche con gli Orchi stavan o spingendo le colonie sempre più a Ovest; si sentiva la necessità di una terra libe ra, da poter coltivare. Non tutte le famiglie erano d’accordo ma la sua aveva deci so di cercare una terra dove vivere un poco più a Sud della Vecchia Foresta, non t roppo lontana dalla colonia di Brea ma abbastanza lontana da essere autonoma. No n volevano attraversare il fiume ma non sapevano bene come era la situazione. To lman si era preso incarico di andare ad esplorare la zona, nessuno però voleva acc ompagnarlo. “Ci sono le semine, presto i raccolti. Non possiamo andare adesso.” Dice vano. “Dopo ci sarà brutto tempo e non si potrà certo andare. E se non andiamo in espl orazione non ci muoveremo mai di qua.” Così aveva deciso di andare da solo. Si era f ermato per la notte a Brea ed ora, di buon mattino, partiva alla volta delle ter re al di là della Vecchia Foresta. Di buon trotto percorse la strada che volgeva a d Ovest lungo il bordo dei Tyrn Gothard fino a vedere in lontananza la Foresta. A quel punto abbandonò la strada e si avvicinò agli alberi. Stranamente, visto che n on si era sentiero dalla strada al bordo degli alberi, aveva notato un sentiero che si inoltrava tra gli alberi. La Foresta era fitta e non particolarmente invi tante ma Tolman era giovane, molto curioso e non troppo pauroso per essere un Ho bbit. Erano ancora gente di frontiera, gli Hobbit, raminga e non ancora sprofond ata nella quieta campagna, senza pericoli, diffidando delle Avventure. Man mano che si avvicinava il Mezzogiorno ed il centro della foresta Tolman incominciava a diventare inquieto: era sicuro che qualcosa o qualcuno lo stava osservando, ma tutte le volte che si voltava di scatto non vedeva nulla tranne la foresta quie ta. Si ricordò della storia sentita quel mattino e si chiese se quella madre dispe rata non avesse detto la verità. Il sentiero lungamente scendeva verso un fiume ci rcondato da salici, per poi bruscamente risalire verso i Tyrn Gothard fino alle cascate che scendevano da essi. Era quasi sera quando, al di là del fiume, dopo un’u ltima svolta brusca, vide una casa ai bordi della collina e un prato di fronte a lla casa. “Questa poi, sono tornato verso i Tyrn Gothard, proprio nella direzione opposta a dove volevo andare. Chi potrà mai abitare in questo posto? E speriamo ch e mi ospitino, è quasi notte e mi sono perso, accidenti a me.” “Non vi siete perso,” dis se una voce dietro di lui “Siete proprio dove dovreste essere.” Sbalordito Tolman si girò così bruscamente che il pony scartò e lui cadde gambe all’aria. Dietro di lui un u omo vestito di strani colori sorrideva. “Eccovi qua dunque. Venite a cenare, vi as pettavo” replicò l’uomo invitandolo ad entrare “Non è saggio viaggiare di notte, dormirete nella mia casa e domani riprenderete il vostro viaggio.” Era così sbalordito che no n seppe replicare nulla, chiedere nulla e, presa la briglia del pony, seguì l’uomo s altellante, che non smetteva mai di canticchiare filastrocche verso la casa. “B el Dol , Cara Dol ...“ Insieme all’uomo accompagnò il pony alla stalla dietro la casa. Vi era già presente un altro pony che sembrava capire esattamente il padrone di casa, quando questi gl i si rivolgeva. Anche il pony di Tolman sembrava fare la stessa cosa. “Il vostro C odaRossa è proprio un bravo cavallino, sapete” disse il padrone di casa “son sicuro ch e andranno d’accordo per questa notte lui e Grassotto” Sempre più stranito lo Hobbit s bottò: “Come lo avete chiamato? CodaRossa? Non ha mai avuto un nome il pony di mio c ugino, perché..” Una risata pose termine a questa frase prima che fosse conclusa. “No, vi sbagliate amico mio, tutte le cose e gli animali e le piante hanno un nome. Anche se non li conosciamo, o per noi non hanno importanza, non significa che no n ci siano. Pensate forse che il pony di vostro cugino non abbia un nome solo pe rché voi, vostro cugino e i vostri conoscenti non lo avete mai chiamato? Non vi se mbra molto buffo ciò che dite?”. In effetti lì tutto sembrava molto strano, molto più st rano del nome del pony, ma Tolman preferì non rispondere. Si sentiva a disagio ma non avvertiva quel senso di vuoto che normalmente la paura gli inspirava, una sp ecie di sesto senso che lo metteva in guardia, e a ben pensare questo era ancora più strano. Seguendo il padrone entrò in casa trovandosi in un salone, con un bambi no che giocava con i fiori sul pavimento. “Brava, Vedo che mi hai aspettato come t i avevo detto.” Il bimbo lo guardò triste. Subito Tolman non capì perché questo gli semb rasse tanto strano, ma poi si stupì “Ha detto brava, brava! E una bambina” pensò e allo ra ricordò le parole sentite a Brea, e incominciò a collegare alcune cose: un uomo e una bambina travestita, sul bordo di confine tra la Vecchia Foresta e i Tyrn Go thard, senza ombra di una donna.... “Quella bambina non è vostra figlia, dov’è la madre? Chi siete voi? L’avete rapita? Cosa intendete fare?” Tolman iniziò sguainare un lungo coltello che si era portato e la bimba strillò. “Troppe domande per rispondere a tu tte insieme.” disse l uomo prendendo in braccio la piccola e cullandola “Vediamo com e fare. Io sono Tom Bombadil, il più vecchio e senza padre. Io ero qui da prima ch e le stelle rischiarassero il cielo, prima di ogni altro essere creato da Erù entr asse in Arda.” Il tono era calmo, ipnotico e a Tolman girava la testa, quasi che l a terra intorno a se ondeggiasse, lasciò cadere il coltello e si sedette per terra . Tom si avvicinò e continuò rispondendo alle sue domande. “Non voglio farti del male, ne a te ne alla bambina. Mi è stata affidata da chi la ama. Ma ora ha fame e dobb iamo tutti mangiare. Mentre ceneremo ti dirò tutto di lei e di te e di ciò che dovra i fare per aiutarla.” Così andarono in cucina mentre Tom continuava a cullare la bam bina cantando una filastrocca su di una famiglia di Tassi che viveva sottoterra nel bosco e di una lontra biricchina , e la bambina sembrava calmarsi divertita dalla storia. Mentre mangiava di buona lena, Tolman era molto affamato anche per un Hobbit dopo un giorno di viaggio, guardava sottecchi la bambina che non avev a ancora fiatato da quando era arrivato. Era strano, la bambina non doveva avere più di un anno eppure non mangiava il latte ma la frutta, la panna e il miele che Tom le aveva messo nel piatto. Era minuta ma in salute, dai folti capelli neri, tagliati corti, con un vestito abbondante e liso. “Perché non dice niente? Sono io che la spavento o sei stato tu?” Sospirando Tom guardò fuori dalla finestra “E il dol ore di non vedere la madre, di essere all improvviso sola tra estranei, non può an cora capire.” Girandosi sorrise alla piccola. “Ora ti racconterò cosa succede e cosa d ovrai fare per lei e per il tuo popolo. Ma prima andiamo a letto” rivolgendosi all a bambina “E ora che i sogni ti vengano a trovare” E andò nel retro con la bambina. T olman si trovò da solo per la prima volta da quando aveva incontrato Tom Bombadil e cercò di ricapitolare cosa gli era successo. Ma il fuoco nel camino era acceso e iniziò a sentire la nostalgia di casa, e la solitudine che avrebbe portato quel v iaggio. Non si era accorto che il padrone di casa era rientrato. “Non temere i via ggi solitari, l importante è che vi sia un focolare dove tornare, da chi ci ama.” “Scu sa” disse l hobbit, ” non mi ero accorto di parlare, pensavo..” “Non stavi parlando ma l a casa di Tom Bombadil non ha segreti per il suo padrone.” Si accomodò in poltrona v icino a Tolman e incominciò a raccontare “Lunga è la storia della famiglia del tesoro che hai incontrato in questa casa. La storia di Elendil di Numenor e della sua d iscendenza” “Allora non mi sbagliavo, questa è la figlia del Signore e della Dama di C ardolan” interrompette Tolman. “Tutti la credono morta, uccisa dalla madre. Dobbiamo riportarla a casa..” Il viso di Tom divenne severo e fermo “Ascolta prima di parlar e, era un tuo proponimento solo questa mattina non è vero? Non credo di essermi sb agliato sul tuo conto Tolman Maggot quando ti ho scelto per questo viaggio, ma a ttento a ciò che fai.” Il tono di voce era cambiato in modo così repentino che Tolman non si rese conto che era stato chiamato per nome e cognome da una persona che n on aveva mai visto prima. Solo molto tempo dopo si chiese come era possibile, se nza tuttavia trovare una risposta. Tom riprese a raccontare e davanti agli occhi di Tolman si formò la visione delle navi dell Alto Re, Elendil, che arrivavano ne lla Terra di Mezzo, del Re degli elfi Gil-Galad e della spaventosa guerra nell e ra passata. Poi Tom passò a raccontare dei tempi d oro di Arnor, e Tolman vide la pace e la prosperità, i discendenti di Elendil che governavano ma poi anche i succ essivi dissidi e divisioni. Vide i loro nemici, uomini alleati con creature most ruose che attaccavano i regni divisi e vide ad Angmar il Re Stregone che voleva la distruzione degli eredi dell Alto Re. “Non avrà pace finché i regni del Nord non sa ranno distrutti e tutti gli eredi di Elendil comparsi. Cardolan sarà il prossimo r egno a cadere, molti lo sanno. Anche la Dama lo sa e ha voluto mettere in salvo la propria figlia. Non si cercano i morti, e se nessuno la cercherà potrà sopravvive re. Se il sangue di Elendil sopravvive forse vi sarà pace, un giorno. E la tua gen te potrà sopravvivere. Difficile sopravvivere con Eserciti di Orchi che scorrazzan o liberi, non è vero? E per questo che sei in viaggio, per trovare un posto più sic uro per la tua famiglia. Non sarete mai al sicuro, in nessun luogo, finché gli orc hi scorrazzeranno.” “Ho capito, la Dama ti ha affidato la figlia, ma non può certo res tare qui da sola? Cosa vuoi farne di quel tesoro?” Tolman incominciava a capire la situazione, non che ci fosse molto da capire ma tant è. “E perché mi hai detto tutto questo. Se la vita della bambina deve rimanere segreta avresti fatto meglio a ma ndarmi via.” “Dopo la fatica che ho fatto per farti giungere qui attraverso la fores ta, avrei dovuto mandarti via? Il sentiero che ho aperto davanti alle zampe di C odaRossa perché tu arrivassi qui in tempo per farmi tutte queste domande ha richie sto molti canti contro la foresta arrabbiata. Questa foresta è molto vecchia e ric orda molte cose, anche che gli esseri a due gambe l hanno disboscata tanti anni fa. E non ha perdonato, vi vivono alberi malvagi e il mio compito è di controllarl i e calmarli in modo che non possano fare danni. Per il tuo aiuto io ti prometto aiuto quando la tua gente si avvicinerà alla foresta e verrà ad abitare ai suoi con fini. E sarò amico tuo e della tua famiglia negli anni oscuri che seguiranno.” “Non cr edo che gli altri hobbit troveranno conveniente venire ad abitare vicino alla fo resta.” replicò Tolman. “Troppo pericoloso.” Sorridendo il padrone di casa replicò ”Non ade so ma un giorno passerete il grande fiume e vi stabilirete nelle terre tra esso e le colline verso Ovest.” Tolman soppesò queste parole “E che cosa vuoi che faccia pe r il tuo aiuto. Sei potente, ma puoi difendere la mia gente? Puoi darci una terr a sicura adesso, non un giorno futuro?” “No, io non esco dalla foresta, e non combat to con le armi. Ma dovrai fidarti di me. Hai sempre mostrato giudizio quando i g uai erano imminenti, e so che farai ciò che è giusto, non solo per te.” E Tom continuò a sussurrare alle orecchie di Tolman le vicende che lo riguardavano e che riguard avano i regni del Nord. Le ore passavano veloci nella casa di Tom Bombadil, e To lman si risvegliò il giorno dopo senza neanche accorgersene. La bambina era accocc olata sulle sue gambe che lo guardava. Sorrideva e lo guardava. “A quanto pare dev i fare un lungo viaggio a Nord, piccolina” sospirò pensando a casa e a Viola Vecchio becco che a casa era rimasta. Non aveva avuto il coraggio di chiederle se voleva sposarlo, e partendo si era chiesto se qualcun altro lo avrebbe fatto. Aveva mo lti pretendenti la figlia di Gorbac Vecchiobecco, perché il padre era un hobbit im portante nella comunità che viveva vicino a Brea, ed ancor di più perché lei era belli ssima, come un campo di fiori in primavera dopo una pioggia leggera, col profumo dei fiori ancora più forte. Guardando la bambina, Tolman pensò a come sarebbe stato bello avere sulle proprie ginocchia una propria figlia, seduto davanti ad un ca mino scoppiettante, mentre Viola sorrideva. Gli sembrava come un sogno e vedeva la faccia della bimba e di Viola confondersi. Chiuse gli occhi e trasse un lungo respiro. “Non posso portarti a Nord, devo finire alla svelta e poi tornare a casa , non è quella la mia strada.” Era triste e non riusciva a capire perché abbandonare q uella bimba neanche conosciuta gli riuscisse così difficile. Il padrone di casa ar rivò in quel momento, aveva l espressione scura in volto e non cantava. Tolman si rese conto che era la prima volta, da quando lo aveva conosciuto, che non cantav a, se non parlava, le sue solite filastrocche. E questo lo spaventava più dell esp ressione del suo volto. “Dovrai essere forte Tolman Maggot, più di quanto non pensas si.” Guardò fisso l hobbit e continuò. “Gli orchi hanno attaccato ed ora dilagano in tut to il Cardolan, attaccano Colle Vento, la strada a Nord non è sicura per te e la b ambina. Non può andare a Fornost Erain.” Tolman saltò in piedi “Devo andare, la mia fami glia, Viola...” “No, non puoi andare, non servirebbe a niente. Puoi solo sperare che loro superino questo momento.” Non era certo incline ad ascoltare, Tolman, niente lo avrebbe fermato. Ma la bambina si aggrappò alla sua gamba e iniziò a piangere. “La madre di questa bambina ha sacrificato tutto, anche se stessa per lei” “Era sua mad re, cosa altro doveva fare?” Disse Tolman. “Essere egoista e tenere con se la figlia ancora un poco e far perire le speranze. Sarai tu da meno?” Il dubbio invase il p overo hobbit che sprofondò in poltrona, Tom lo incalzò dolcemente. “Devi vedere le ter re al di là del fiume e intanto porterai la bambina al sicuro. E sarà utile per chi sopravviverà del tuo popolo, che si ricorderà del tuo viaggio e dei tuoi racconti. C osì quando sarà il momento verranno a vivere nelle terre ricche che sono al di là del fiume e prospereranno.” “Di là del fiume? La mia gente non pensava di andare così lontan o?” Tom preparava la roba per il viaggio della bambina. “Devi potarla agli Elfi che stanno sulla riva del mare. E lì che si rifugeranno gli uomini della casa reale d i Arthedain, ed è da loro che la bambina deve essere portata.” Tolman iniziò a prepara re i suoi bagagli. “Non so neanche dov è questo posto, come posso arrivarci?” Uscirono dalla casa e Codarossa era pronto davanti alla porta con il pony di Tom. “Vi acco mpagnerò fino alla bordo della foresta, e ti indicherò la via per proseguire. Ecco d elle provviste per il viaggio. La bambina farà fatica ma il cibo andrà bene anche pe r lei.” Così Tolman Maggot lasciò la casa vicino alle cascate del fiume che un giorno venne chiamato Sinuosalice e non vi ritornò mai più. Ostoher con i figli e l esercito si era ritirato verso i Tyrn Gothard ma ormai e ra sconfitto. Nella gola di Andrast avevano organizzato un imboscata agli orchi che li tallonavano ma altri orchi erano giunti dal lato opposto e si erano dovut i ritirare ancora. Luinel aveva impugnato la spada e aveva difeso coi servi la g rande villa facendo fuggire donne e bambini che vi si erano rifugiati. Si era ri congiunta al marito ed insieme avevano combattuto l ultima battaglia ed erano mo rti. “Un istante prima che Ostoher morisse, Luinel gli confessò cosa aveva escogitat o per salvare la figlia, e poi si uccise, lanciandosi sulla sua lama. Così per tut ti la famiglia reale di Cardolan era spezzata, rimaneva solo una giovane nipote nelle lande a Sud, a Tharbad. Mentre la battaglia infuriava gli hobbit che si er ano stanziati tra Brea, la gola di Andrast e Colle Vento si rifugiarono nel Bosc o di Cet o migrarono ancora a Ovest, in Arthedain, Molti però perirono nel tentati vo di difendere le proprie case. Tom accompagnò Tolman e la bambina fino al Vecchio Ponte in Pietra, e qui li lasciò. “Devo andare, molte persone stanno cercando rifugio nella foresta, non devono per dersi. Segui la strada fino a che non troverai tre alte torri bianche. Poco più av anti sul mare in una piccola città di porto c è la casa di un elfo di nome Cirdan. A lui consegna la bambina con questa lettera. Ora vai, corri, o gli orchi arriver anno prima di te.” La bambina si agitò sulle sue spalle, era legata con una strana i mbracatura, e iniziò a piangere perché non voleva lasciare il suo amico. Tom si avvi cinò e le parlò piano ad un orecchio. La bambina si calmò ed abbracciò forte Tolman. L h obbit si girò per l ultima volta e guardò Tom allontanarsi verso la foresta. Quando il sole iniziò a calare e Tolman decise che si sarebbero accampati poco dopo aver passato un grande ponte. Era un vecchio ponte in pietra, che, con alcuni archi, scavalcava il grande fiume bruno che scendeva da Nord. Era un bel ponte, ben cos truito, come la strada in pietra che serviva. Però incominciava, tra i lastroni de lla strada e le pietre del ponte, a farsi strada la vegetazione. Avrebbe ancora resistito molti anni ma l incuria incominciava a ottenere alcune vittorie su di esso. Poche miglia dopo aver passato il ponte, il sole calò dietro i monti in lont ananza e Tolman scese dal pony preparandosi per la notte. Posò la bambina a terra, e lei tentò di alzarsi in piedi. Era un occasione speciale per ogni bambino e per ogni famiglia, il primo passo, come la prima parola. Tolman sorrise alla piccol a e poi divenne triste. “Tua madre sarebbe stata così felice di essere qui a vederti , e tuo padre orgoglioso di sorreggerti.” E si ripromise che se avesse avuto una f amiglia, se avesse potuto tornare e sposare Viola VecchioBecco, non avrebbe mai mancato al primo passo dei suoi figli. Mangiarono e poi andarono a dormire, stre tti dentro la stessa coperta. La mattina dopo, al sorgere del sole, Tolman prese la bambina ancora addormentata e salendo su CodaRossa ripartì. Quando la bambina si svegliò, avevano già fatto un buon pezzo di strada, così si fermarono a mangiare. T olman era ammirato da come una bambina di solo un anno sopportava, con pochi lam enti, i disagi del viaggio. Era così preoccupato per lei che subito non aveva guar dato la terra che si stendeva attorno a se. Mentre però proseguiva col viaggio, in cominciò a guardare le terre tra il fiume e le colline. Era una terra ricca, ondul ata che in passato doveva essere stata coltivata da buoni agricoltori, anche se ora l abbandono mostrava i suoi segni. Aveva colline sparse, ricche di boschi e corsi d acqua. La temperatura in questa primavera avanzata era gradevole e quasi calda durante le ore centrali del giorno. Il verde brillante dei prati punteggi ati di fiori ispirava calma e lunghe passeggiate, ma Tolman e la bambina non pot evano permetterselo. I giorni passavano ed arrivarono alle prime colline che tag liavano la la strada. Man mano che avanzavano l aria cambiava, ed al passare de lla seconda linea di colline, cambiò umidità e profumo. Tolman non sapeva che era la vicinanza al mare ma il profumo frizzante lo rinfrancava dal lungo viaggio. Anc he la bambina, che negli ultimi giorni dava segni di insofferenza, sembrava riac quistare energie. Alla fine arrivarono ai piedi delle montagne. Non erano immens e come quelle raccontate dai suoi avi, che avevano attraversato le grandi Montag ne Brumose nei tempi passati. Quando, per sfuggire alle cose malvagie, avevano a bbandonato le proprie case vicine al grande fiume. Non erano immense ma erano mo lto ripide, e la strada si incuneava tra i monti dentro una gola stretta. “Non so no molto tranquillo sai piccola, dormiremo qui prima di proseguire.” Trovò un punto riparato poco lontano la strada e fece il campo. La bambina era molto stanca, er a più di una settimana che cavalcavano tutto il giorno e dormivano per terra la no tte, non era una vita adatta ad una bambina e ormai anche il cibo stava finendo. Quella notte, Tolman non riusciva a dormire, era preoccupato e più che mai ora se ntiva la lontananza da casa. Stava sorgendo il sole quando sentì arrivare dei cava lli al galoppo. Erano uomini e facevano la strada che aveva percorso il giorno p rima. Erano in quattro ed avevano galoppato tutta la notte. Spense il fuoco e si appiattì contro la roccia a fianco della bambina addormentata, per difenderla, se avessero avuto atteggiamenti ostili. Gli uomini rallentarono mettendo i cavalli al passo. “Chi siete e cosa fate così lontano dalla vostra gente Mastro Hobbit?” chie se il più giovane dei quattro. Stranamente, pur essendo di molto più giovane dei suo i accompagnatori era lui a capo degli uomini, “Volete rispondermi?” disse seccato. I n quel momento la bambina si svegliò e iniziò a piangere. Tolman fece un passo avant i per frapporsi tra lei e i viaggiatori. Sapeva che non solo gli orchi combattev ano contro Cardolan, ma anche uomini e questi non li conosceva. Ma era anche un Hobbit solo con una bambina e non poteva permettersi nessun tipo di lotta con qu attro uomini in arme. Doveva rispondere in modo che se ne andassero senza ricord arsi di lui. “Devo raggiungere la casa di questa bambina per consegnarla a sua mad re che abita vicino al mare. E voi cosa fate così lontano dalle vostre di case, se è lecito chiedere ad uno sconosciuto i propri affari?” La bambina piangeva sottovoc e e si aggrappava alle gambe di Tolman rischiando di farlo cadere. “Anche noi andi amo in una casa vicino al mare, ma non possiamo aspettarti, il tuo pony ci fareb be rallentare.” Il tono non ammetteva repliche e il giovane sembrava essere abitua to a che gli si ubbidisse senza discutere, e a Maggot non piaceva. Ma era ciò che desiderava quindi augurò buon viaggio. Il giovane non sembrava comunque convinto e si attardava fissando Tolman scuro in volto. “Principe vi prego, non c è tempo. D obbiamo fare in fretta o tutto sarà perso. Non possiamo rallentare e neanche ferma rci per degli sconosciuti. Lasciamoli e proseguiamo.” Il giovane guardò fisso Tolman e diede di sprono. Il cavaliere che lo aveva sollecitato e gli altri due uomini lo seguirono. Tolman invece cadde seduto a terra senza fiato, mentre la bambina gli si stringeva forte al collo. “Dobbiamo mangiare e ripartire subito.” Mangiarono la loro ultima colazione, con la bambina che continuava a piagnucolare. Era sta nca ed aveva bisogno della sua gente, di una donna che potesse prendersi cura di lei. Per un momento Tolman pensò di aver sbagliato a prenderla con se, ma poi rip ensò a Tom Bombadil che gliela aveva affidata per portarla da Cirdan, con la lette ra. E ripensò alle sue parole quando descriveva la madre di questa piccola creatur a, ed ancora una volta si disse d aver fatto bene. Ripartirono presto seguendo l a strada. Era circospetto, aveva paura che quegli uomini lo aspettassero per un imboscata, e quindi andava piano. Nessuno si vide per tutta la gola e quando usc irono dalle montagne videro per la prima volta il mare. Un fiume sfociava in que l punto della costa, dove vi era una città, in pietra grigia, con un grande porto ed alcune navi ancorate; dall altra parte della città continuavano i moli e le ban chine. Tutta la città sembrava in subbuglio, e molti armati si muovevano in essa, erano elfi e uomini che partivano come messaggeri ed altri che arrivavano. Al tr amonto arrivarono alle porte della città e gli elfi li fecero entrare come se foss ero aspettati. Era in corso una cena nella casa più grande, da cui uscivano molte voci concitate. “Devo ripartire per andare ad aiutare mio padre a difendere Fornos t e le terre a nord.” Una voce più pacata rispose “Si devi andare, chi dei miei è già pron to verrà con te, noi ti seguiremo appena radunati gli altri. Ma fai attenzione, es sendo in pochi non correre rischi inutili. Se vedi che non riuscite a reggere lo scontro, ritirati verso di noi, ci ricongiungeremo e, più numerosi, riusciremo me glio a reggere l urto.” La prima voce che aveva sentito era quella del giovane uom o che aveva incontrato la mattina, mentre l altra, scoprì presto era quella del pa drone di casa dal quale fu portato subito, era Cirdan, a capo degli elfi a ovest , saggio e potente tra elfi e uomini, che aveva combattuto contro gli orchi per tempi immemorabili. Cirdan li aspettava ed aveva ordinato che fossero subito por tati in sua presenza appena fossero arrivati. Al loro arrivo cessò la conversazion e col giovane e subito furono ricevuti cordialmente dall elfo. “Benvenuto, i miei mi hanno raccontato di un lungo viaggio da Brea, lungo e faticoso con una bambin a così piccola al seguito.” Il giovane scalpitava dalla fretta di finire i preparati vi ed interruppe l elfo, il quale rispose rude “Un giorno sarai Re Araphor, un gi orno molto vicino temo. Ma sarai un pessimo Re se non saprai ascoltare e onorare ciò che c è di buono nel tuo Regno, per piccolo che sia e per quanta sia la tua fre tta. Questo Hobbit ha fatto un lungo viaggio, molto più lungo per la sua gente di quanto non lo sia per la tua, per venire in questo luogo. Un motivo molto import ante e grave deve averlo spinto. Non possiamo ignorarlo.” Il futuro Re arrossi e a mmutolì per la vergogna. Si girò verso Tolman e si inginocchiò. “Ho mancato di educazion e e rispetto, gravi pensieri mi affliggono. Non è un buon motivo per comportarmi c ome ho fatto ora o questa mattina, e te chiedo perdono.” L hobbit si stupì del cambi amento quasi repentino nel giovane, ma si rese conto che l elfo doveva essere co nsiderato un maestro dal giovane. “Non vi è nulla da perdonare, Principe, ed ormai c he sono arrivato alla meta del mio viaggio, posso tranquillamente aspettare. Vi prego finite i vostri preparativi. La mia famiglia è in mezzo a questa guerra quin di meglio voi potrete combattere e più facilmente la mia gente sopravviverà. Vi chie do solo di dare ristoro alla bambina. Non c è tra voi una donna che possa occupars i di lei? E di questo che ha bisogno.” Venne chiamata una elfo che portò la bambina e Tolman a cenare. La piccola dopo il pasto si addormentò quasi subito, ma non vo lle che l hobbit si staccasse da lei. Tolman sentì dei cavalieri partire al galopp o e poco dopo dei passi lievi avvicinarsi. La porta della stanza dove erano stat i alloggiati si aprì per lasciare entrare il padrone di casa. “Raccontami tutto Hobb it, cosa ti spinge così lontano da casa.” “Vi chiedo scusa, ma prima di tutto come fac cio a sapere che siete veramente Cirdan l Elfo?”. Cirdan sorrise “Non ti sembra un p o tardi per chiederlo? Le compagnie viaggianti vi hanno visto fin da quando ave te lasciato la foresta e mi hanno riferito del vostro viaggio. Chi è la bambina? E figlia di uomini, non vostra. E strano che uno della tua razza viaggi senza l a propria famiglia, o i propri amici, ma che porti con se una figlia di uomini p er di più così piccola, non è davvero mai successo, che si sappia.” “Non mi avete risposto , siete il Signore di questi luoghi, chiunque lo vedrebbe, ma io devo parlare pr oprio con Cirdan l elfo.” “Come pensi di riconoscerlo, dato che è evidente che non lo hai mai visto? Non puoi che fidarti di me e della mia parola. Io sono Cirdan il Carpentiere.” Intanto si era seduto a terra, l hobbit lo fissò negli occhi e non tro vò in essi menzogna. Trasse dal corpetto la lettera che Tom gli aveva affidato. “Que sta bambina e questa lettera ti sono mandati da Tom Bombadil, che vive nella ve cchia foresta al di là del ponte, a una settimana di viaggio da qui. La bambina le è stata affidata dalla madre con la lettera. Dovevano essere consegnate tra le ma ni del Re di Fornost Erain, ma la strada era troppo pericolosa allora lui le ha mandate a te, dicendo che sapevi cosa fare.” Cirdan prese la lettera, “E molto temp o che non sento parlare di Irwain Ben-Adar, se il tuo viaggio mi è parso strano, l e notizie che rechi lo sono ancor di più.” ed aprì la lettera. Il viso dell elfo cambiò colore e i suoi occhi si riempirono di tristezza. “Avevamo avuto notizie da Cardol an, sia della strana morte della bambina, sia della fine dei genitori. Sono mort i insieme difendendo la loro gente dagli orchi di Angmar. Cardolan viene devasta to dagli invasori che si stanno spostando verso ovest.” L hobbit si sentiva come se gli avessero tolto l aria per respirare. Balbettando sussurrò “Sai niente della m ia gente? Delle famiglie Hobbit che vivevano tra Brea e Colle Vento? Che cosa è su ccesso loro o dove sono andate? Devo raggiungerle subito.” Aveva paura della rispo sta, di venire a sapere che erano tutti morti, che non avrebbe potuto dire loro quanto li amava. Di non rivedere mai più Viola.. Quei pensieri gli facevano girare la testa. “No” disse Cirdan “Non so nulla di loro, ma molti si saranno rifugiati nei boschi al sicuro. Gli orchi cercano gli uomini, non perderanno tempo più di tanto a dare la caccia ai tuoi.” Non era una consolazione molto grande, ma Tolman se la fece bastare. “Devo ripartire subito, e andare da loro. Mi permetti di riposare qu i questa notte, così domani potrò ripartire riposato e viaggiare più spedito?” Cirdan e ra ammirato del coraggio di Tolman “Non puoi ripartire domani, e neanche il giorno dopo. Non avresti modo di raggiungere la tua gente, moriresti nel viaggio.” “Non im porta, devo comunque andare, ora la bambina è al sicuro ed io devo pensare alla mi a famiglia.” Cirdan chinò il capo vedendo la risolutezza dell hobbit e annuì. “Ti daremo cibo per il viaggio ed un pony riposato.” “No, CodaRossa è il pony di mio cugino e de vo riportarglielo, poi siamo diventati amici, andrò con lui.” Quella notte Tolman do rmì come non aveva mai fatto, e i sogni che vennero a trovarlo erano lievi e dolci , erano i canti degli elfi che lo cullavano dolcemente. Si svegliò la mattina che il sole era già alto e sentì la bambina giocare nel giardino della casa con altri ba mbini. Erano elfi e giocavano insieme felici. Questo ripagò Tolman delle molte pre occupazioni che quel viaggio gli aveva dato. Scese nella cucina e trovò la tavola pronta per la sua colazione. Dopo aver mangiato a sazietà, in preparazione del lun go viaggio si disse, andò a dire addio alla piccola. Stava ancora giocando e Tolma n ebbe la tentazione di andarsene così, senza dire niente, ma fu solo un minuto, p oi si avvicinò. “Addio piccola, ora queste persone si prenderanno cura di te. Sei al sicuro con loro ed io devo tornare a casa.” Lei si strinse forte al collo e inizi o a piangere. Era ormai la terza persona nel giro di dieci giorni che perdeva e sembrava rendersene conto nonostante l età. Tolman non voleva mettersi a piangere ma era sull orlo delle lacrime e non sapeva che fare. “Non piangere, starai molto bene qui, con tanti altri bambini con cui giocare, con gli elfi che ti faranno c ompagnia.” Cirdan ed una elfo arrivarono in quel momento e la donna delicatamente prese la bambina staccandola dal collo di Tolman. “Bisogna darle un nome, quello c he le aveva dato la madre non può essere usato più, troppo strano per una bambina. D immi tu Tolman Maggot che nome darle.” “Perché che nome le aveva dato la madre che no n possa essere usato?” “ Nûrwen, Fanciulla Triste.” Tolman si rese conto che si, era un nome non adatto a passare inosservato. Troppo insolito e triste per una giovane fanciulla, a tutti avrebbe ricordato ciò che andava dimenticato. “Datele il nome di un fiore, perché è bella come un fiore e altrettanto delicata. Speriamo che i dolori di questo periodo non la rendano spinosa come una rosa, preferirei un fiore di campo, profumato e colorato.” E così sia, come un fiore di campo, che rallegra i cuo ri.” E rivolto alla bimba disse “Cen estam Eirien.” che significa in Sindarin “Ti chiame remo Eirien” che è la margheritina di campo. Poi guardando Tolman, che non aveva cap ito, sorrise mesto. “E un bel nome quello che hai scelto, ma non te lo dirò perché d ora in poi tu dovrai dimenticarti di lei e di noi e, se tornerai a casa, anche d i questo viaggio.” Chinando la testa e voltandosi per andare Tolman mormorò “Lo so, ma non sarà facile.” Così partì dalla città degli elfi vicino al mare e Tolman sentiva un vu oto nel cuore perchè la bambina, di cui nemmeno sapeva il nome, in quel poco tempo era diventata cara come una figlia. Ma urgeva il tempo di tornare a casa, così in citò CodaRossa e partì per Brea. Il viaggio di ritorno fu breve ma parve a Tolman infinito. Fino al vecchio ponte in pietra non ci furono incontri ma dopo spesso si doveva nascondere per evitar e gli orchi. Arrivato alla foresta sperava di incontrare Tom, ma il sentiero che aveva preso quel giorno poco tempo prima non c era più. Erano passate neanche due settimane, ma sembravano un anno intero. Lentamente, passando lontano dalle str ade battute arrivò alla colonia dove viveva, e la trovò distrutta. Quale pena vedere il lavoro di una vita, campi, case, tutto devastato. Ma non trovò morti, e gli or chi non seppelliscono chi massacrano, quindi nel trovare tombe scavate di fresco seppe che almeno qualcuno era sopravvissuto. Ma qualcuno era morto ed era ora a ncora più ansioso di trovare i superstiti. Si diresse quindi verso Bosco Cet alla ricerca della sua famiglia e di Viola. “Se trovo Viola ancora viva, la prima cosa che faccio è chiederle di sposarmi. Questo è poco ma sicuro.” Ma Viola era morta così co me molti della sua famiglia ed il cuore di Tolman divenne chiuso. Non raccontò mai il proprio viaggio e lasciò che molti dicessero che era rimasto nascosto per non incontrare gli orchi senza difendere la sua terra e la sua gente. La famiglia co munque lo tenne con se e per il resto della sua vita lavorò sodo senza mai parlare se non per rispondere “Si” e “No”. Ogni tanto andava ai bordi della vecchia foresta olt re Brea ma nessuno lo seguì mai e la famiglia nascondeva a tutti questi suoi viagg i raccontando che non si sentiva bene. Si affezionò molto ad un giovane nipote di nome Hob, figlio di suo cugino, che era destinato a diventare il capo della fami glia un giorno. Era ormai diventato anziano quando questo accadde e, sentendosi alla fine, lo mandò a chiamare. Hob era affezionato al vecchio zio quindi andò e, si chiusero nella stanza di Tolman. Quella sera per la prima volta dopo lunghi ann i Tolman pronunciò discorsi completi e ricordò il viaggio che aveva fatto. Era ormai l alba quando partirono insieme senza dire nulla a nessuno. Tornarono dopo tre giorni e Tolman morì quella notte stessa. Hob non volle dire mai dove erano andati e non vi tornò mai. Ma scrisse, tenendolo ben nascosto, il resoconto di ciò che gli era stato svelato, dell incontro di Tolman Maggot con il custode della vecchia foresta Tom Bombadil e dell aiuto che quest ultimo aveva promesso alla gente di Tolman in cambio di un grande servizio. Non raccontava cosa Tolman avesse fatto, mantenendo così la promessa di far ignorare al mondo della salvezza della linea d i sangue di Elendil proveniente da Cardolan. Quando gli hobbit varcarono il gran de ponte e fondarono la Contea il capofamiglia portò i Maggot verso sud, mantenend o la vista della vecchia foresta ma col fiume di mezzo, memore del racconto. Il racconto rimase tramandato da capofamiglia a capofamiglia, sempre nascosto e cus todito fino alla fine della Guerra dell Anello quando il sangue di Elendil tornò a i troni di Gondor e Arnor e il suo antico nemico distrutto. Prima di lasciare la Terra di Mezzo, Cirdan diede la lettera di Dama Luinel a Me riadoc Brandibuc e a Peregrino Tuc, pregandoli di farla avere al grande Re e rac contando loro l altra parte della storia. Di come un hobbit di nome Tolman Maggo t era arrivato ai Porti Grigi con una bambina e una lettera, ed era ripartito. T ornati alla Contea Merriadoc e Peregrino si recarono alla Fattoria Maggot raccon tando ciò che sapevano e chiedendo al fattore come mai Tom Bombadil sembrava conos cerlo così bene. Allora Maggot estrasse il resoconto del suo avo, e raccontò come di generazione in generazione, il capofamiglia veniva a conoscenza della sua stori a. E di come suo padre, e poi lui, aveva ripreso la conoscenza di Tom e come Tom li aveva avvertiti dei problemi che stavano risorgendo, di ciò che si raccontava fuori dalla Contea, del viaggio di Bilbo tanti anni prima, dei Guardiani che cus todivano la Contea negli anni successivi e delle voci dal sud. Per questo, pur n on sapendo esattamente chi fosse l uomo nero che cercava “Baggins”, aveva subito aiu tato Frodo, Sam e Pipino. Merry scoprì inoltre che la Frattalta era cresciuta in f retta e così folta anche perché Tom aveva protetto la siepe e gli hobbit mantenendo la promessa fatta a Tolman Maggot tanto tempo prima. Questo racconto riportarono infine al grande Re quando venne a trovare i suoi am ici al nord, soggiornando presso il lago Evendim, mostrando al mondo come era st ato possibile che nella linea reale di Arthedain sopravvivesse puro il sangue di Elendil di Numenor nonostante tutto.