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PARTE PRIMA Terra eanimali

Capitolo I: LA PRIMAVERA SACRA E LA MIGRAZIONE

Da sempre, luomo ha dovuto un luogo nel mondo, procurarsi una sede sicura, questi
sono imperativi categorici che affondano le loro radici nel pi profondo retaggio
dellanimalit: il territorio e la tana sono letteralmente lo spazio della vita, e non
meno necessari dellacqua o del cibo. Non strano, dunque, che questa pulsione
abbia ispirato sin dalla pi remota antichit unattivit mitopoietica estremamente
ampia: dai miti dorigine, che esprimono il rimpianto della patria perduta, ai miti di
stanziamento che celebrano lacquisizione di una nuova terra, e le difficolt e i pericoli
incontrati nella ricerca di una sede. Le testimonianze pi arcaiche del tema
dellanimale guida sono, quelle fornite da alcune antichissime leggende migratorie in
cui la bestia conduce un gruppo etnico o un antenato mitico in quello che sar il suo
nuovo territorio e indica col suo tragitto la via che bisogna percorrere attraverso
luoghi ignoti, pericolosi. Tuttavia, nessun racconto mitico spiega perch mai
proprio un animale debba guidare la migrazione o lo stanziamento, n giustifica il
fatto che unintera generazione ponga fra le zampe di una bestia tutte le sue
speranze di salvezza.

Gli antichi miti sulle origini delletnia si intrecciavano sicuramente alla nascita della
trib con la figura di un animale: racconti che nascono nel cuore di un territorio in cui
la zoolatria fu strettamente legata alla ripartizione etnica, come dimostrano i nomi
stessi dei popoli stanziati nellItalia centrale e meridionale: popoli del lupo, (Irpini,
Dauni e i Lucani), oltre ai Piceni legati al picchio e ai Sanniti che seguirono il toro,
troviamo infatti ancora, i popoli dellorso, gli Ursentini, quelli del vitello, gli Itali. In
questi miti dorigine, la trib si riconosceva in una precisa prassi rituale, in cui il culto
dellanimale sacro si fondeva con unantichissima pratica sacrificale, quella del ver
sacrum, che, costituiva una sorta di risposta disperata a particolari situazioni di
emergenza, quali epidemie, carestie o crisi dovute alla sovrappopolazione, e prevedeva
la consacrazione al dio di unintera generazione; una consacrazione che senza
dubbio in origine doveva comportare limmolazione dei nuovi nati, oltre che il
sacrificio cruento del bestiame. In questa prospettiva, appunto, trovava il suo ruolo
lanimale guida, il quale, doveva comunque apparire nello svolgimento del rito.

Bisogna comunque tenere presente che da un lato, prima che il ver sacrum abbia
luogo, abbiamo levento calamitoso che lo provoca (guerra, carestia, pestilenza,
sovrappopolazione) e lintervento degli indovini o degli interpreti della volont divina,
che preordinano lo svolgimento della cerimonia; dallaltro lato, alla conclusione del ver
sacrum, particolari cerimonie chiudevano la migrazione: il sacrificio dellanimale guida,
che in qualche modo chiudeva il cerchio, suggellando nel segno della morte sacra quel
periodo eccezionale che con la morte sacra si era avviato, e i riti di fondazione del
nuovo insediamento, che concludevano con la conquista e lo stanziamento, quel
periodo di crisi che la calamit aveva aperto. Levento si iscrive allora in un disegno
divino preordinato e necessario provvidenziale visto nel suo complesso come un
rito iniziatico e sacrificale che, nella concreta esperienza della morte, assicura la
rinascita della societ. Questo ruolo fondamentale della guida animale allinterno di
questi riti italici ci permette di intuire che attorno allanimale si dovette strutturare,
la prima autocoscienza etnica di queste antiche popolazioni. Esso era naturalmente il
simbolo del dio il picchio, il lupo e il toro sono gli animali tradizionalmente collegati
allantico Marte italico, Mamerte, il patrono di questo genere di riti e il genius populi
che d il proprio nome alla trib, come nel caso degli Irpini, dei Piceni e degli altri popoli
con etnonimi animaleschi.

Il complesso rituale del ver sacrum sembra essere specificamente proprio della
cultura sannitica, ed in quanto tale attestato in unarea ben precisa, lItalia
centro-meridionale, ma mitologemi sostanzialmente analoghi godettero infatti di
amplissima diffusione anche al di fuori del bacino mediterraneo. Cos, per esempio la
grande migrazione dei Galli verso lItalia fu compiuta seguendo la direzione degli
uccelli.

Come dimostrano questi racconti, nelle versioni extraitaliche il quadro rituale


sempre molto povero o del tutto assente: abbiamo insomma dei miti e non dei riti; e
si tratta di miti propriamente animalistici il cui nucleo essenziale appunto, la
migrazione sulle tracce dallanimale sacro. Tra gli elementi tipici di tali miti
ritroviamo: A) il gruppo di cacciatori aggressivi, isolati in un territorio che viene
considerato come il confine della terra; B) linaspettata comparsa dellanimale
fatale ed il suo curioso comportamento, causato dalla necessit di indicare la
strada da percorrere; C) il misterioso dischiudersi di un nuovo mondo, e la
scomparsa della guida ferina; D) laprirsi di una via ignota e il senso di un evento
unico e miracoloso, E) il sacrificio che sancisce leccezionalit dellevento stesso
con lirrevocabilit della morte. Lanimale talora non si muove, ma semplicemente
compare, e, con la sua epifania, costituisce di per s un omen, un segno del destino.
I contesti migratori, si aprono in ogni caso con un pronunciamento oracolare, che
preannuncia il destino e colloca levento in unaura fatale; alla predizione segue
quindi lincontro con lanimale che deve indicare il luogo che gli dei hanno stabilito
per la fondazione, spesso un animale domestico, una bestia che a questo punto
possiamo a buon diritto definire fatale (e fatata). Abbiamo, poi, linseguimento
della bestia, e, sul punto in cui lanimale oracolare si arresta, il sacrificio che inizia e
sancisce la fondazione stessa. Infine, il racconto si conclude spesso sottolineando la
traccia omastica lasciata dallevento dei toponimi: ormai sempre il nome della
citt o quello di qualche luogo nei suoi pressi (una fonte, una collina, un borgo) che
ricordano il miracoloso intervento dellanimale guida. Pochissimi sono i racconti
antichi che si distaccano pi nettamente da questo schema narrativo tipico, e si
tratta in ogni caso di testimonianze appartenenti ad ambiti culturali periferici, che
testimoniano dunque come, accanto alla forma greco-latina, questo particolare
mitologema fosse diffuso anche in varianti autoctone. Il pi interessante fra i
racconti di fondazione che fanno ricorso al motivo dellanimale guida proviene
ancora una volta dallItalia, e concerne addirittura la metropoli di Roma, Alba
Longa, che secondo Virgilio venne fondata l dove Enea trov una scrofa bianca
circondata da trenta lattonzoli sulla piazza di Lavinio e divenne ben presto il
simbolo del- la Lega latina. Secondo unaltra versione, per, che troviamo
testimoniata sin da tempi, la scrofa avrebbe materialmente condotto Enea sul
luogo in cui fondare la citt, e sarebbe dunque stata, un animale guida vero e
proprio. Ci implica, in sostanza, che anche Roma pu essere inserita, nel novero
delle citt fondate grazie al ricorso alla guida animale; dimostra che anche i Latini,
come i Sabini o i Sanniti, dovevano conoscere bene e per esperienza diretta
questa curiosa prassi migratoria.

La fondazione di un centro civile (citt) o sacrale (tempio) costituiscono comunque


latto che sancisce lavvenuta presa di possesso del territorio da parte del gruppo, e
in quanto tali coronano la migrazione e la colonizzazione concludendole, per cos
dire, con il radicamento. Similmente, non sembra esservi alcuna essenziale
contrapposizione fra i testi che fanno dellanimale guida un inviato del dio, e quelli,
che in esso vedono il dio stesso in aspetto ferino, secondo unantichissima concezione
del divino che tante tracce ha lasciato non solo nel mondo mediterraneo. . (Si pensi
agli dei egizi ma anche, nella tradizione religiosa greco-latina, per esempio alle
immagini dellApollo lupo o dellApollo topo).
I nostri miti, per quanto unitari nella forma e nei contenuti, derivano in realt da
due modelli diversi che possono essere espressi e definiti proprio in chiave
strettamente animalistica. Da un lato abbiamo infatti delle storie che vedono
generalmente lintervento di un animale selvatico, spesso un predatore, e che
assumono una veste specificamente venatoria, e implicano una penetrazione
violenta nel territorio; dallaltro dei racconti in cui pi accentuata la prospettiva
sacrale: lanimale guida in questi casi un animale domestico, un erbivoro o un
uccello, il suo inseguimento, preannunciato dalla profezia, avviene nel corso di una
specie di processione sacra, e lo stanziamento, si attua apparentemente senza atti
bellici.

I racconti del primo tipo realizzano il modello predatorio, (che consiste in ultima
analisi nellimitazione rituale di una fiera, considerata sia come guida mitica che come
modello etico e morali), attestati solo fra le culture anche negli Italici: dovevano vivere
entro coordinate mitiche sostanzialmente analoghe gli Hirpi Sorani, una popolazione
italica stanziata attorno al monte Soratte. Si tratta di un mito centrato sul nostro tema,
in cui un lupo si rivela come sacro totem allorch, per diretta ispirazione divina, funge
da animale guida in senso stretto, conducendo a una caverna abitata da un dio, ma
anche, da guida in senso squisitamente morale, in quanto, secondo un responso
oracolare, fornisce al popolo tutto il modello comportamentale da seguire, e
proprio per questo d al gruppo etnico il proprio nome. Lanimale sacro non era per
questi antichi Italici solo una guida inviata dagli dei o un messaggero dellaltro
mondo, ma un vero maestro di vita al quale ci si doveva assimilare. Tradizioni mitiche
analoghe saranno state probabilmente presenti nel patrimonio tradizionale degli altri
lupi dellItalia antica, dagli Irpini ai Dauni e ai Lucani, per giungere sino ai pi famosi
lupi che la storia antica ricordi, Romolo e Remo. Questa imitazione implica una vera e
propria identificazione con la belva e attorno a questo nucleo, si aggregano molteplici
componenti che caratterizzano quasi sempre le culture che seguono il modello
predatorio: la presenza nella tradizione mitica di antenati ferini o semiferini; luso di
antroponimi o di etnonimi desunti dal mondo animale; la credenza in mezzi magici o
in conoscenze segrete che dovrebbero consentire di trasformarsi in bestie; il costante
ricorso nellarte a figurazioni animalesche pregne di un particolare significato
simbolico dei travestimenti rituali, sempre in forme animali; dei riti, particolar-
mente tenebrosi e cruenti, che in qualche misura sono sopravvissuti sino ai nostri
giorni e, infine, appunto, un rilevante corpus mitico centrato su temi animalistici.
Lassimilazione allanimale predace che abbiamo trovato fra gli Hirpi Sorani e gli Irpini, i
Sabini e i Mamertini, e che costituisce il fondamento di questa antichissima cultura
ferina di cacciatori e di guerrieri, doveva essere intesa in senso estremamente
concreto, nellambito delle diffusissime confraternite di guerrieri-belva: dai berserkir
(forse uomini orso) e dagli ulfedhnar (uomini lupo) delle steppe. . In queste
confraternite feroci, lidentificazione con il totem belluino veniva ottenuta mediante
il rivestimento rituale di una pelle animale, lassorbimento di bevande allucinogene
o la pratica di riti iniziatici, a livello psicologico il guerriero diveniva realmente la
belva che imitava, e si comportava come tale, seminava terrore, era imbattibile in
combattimento e assetato di sangue, un essere subumano, temuto da tutti, ma
bandito dalla societ. Queste credenze remote e diffusissime, oltre che nei nostri
racconti sullanimale guida, devono aver lasciato altre tracce, come mostrano la
bellissima Saga dei Vlsunghi e molti altri testi norreni, il guerriero-belva e il
licantropo coincidono: questultimo, spesso, rappresenta limmagine mitica del
guerriero che, indossando il travestimento ferino, si trasforma a tutti gli effetti in un
animale feroce e assetato di sangue. A questo complesso culturale vadano connessi
gli elementi animaleschi che ricorrono nellarmamento del guerriero, le corna, le
figure animali, le teste di lupo che adornano gli elmi.

Al modello predatorio, bisogna aggiungere un modello pi pacifico e civile, il


modello oracolare, dal momento che in esso lanimale funge essenzialmente da
rivelatore del fato. Rispetto a quel che accade nel modello predatorio, muta
innanzitutto il rapporto nei confronti dellanimale fatale, che da un lato compare
come un pacifico compagno di viaggio; dallaltro semplicemente un inviato del dio,
o unipostasi del dio stesso, che in quanto tale viene onorato, ma non venerato
come totem. Ne consegue che nei racconti oracolari la bestia non cede il suo nome
al popolo o alla trib, ma piuttosto al luogo a cui esso conduce. Il particolare spazio
espressivo delle storie ispirate al modello oracolare determinato da due
caratteristiche particolarmente notevoli: la prospettiva provvidenziale: in queste
storie viene dato sempre un forte rilievo al tema del fato e, alloracolo che lo
manifesta; non vi si narrano accadimenti inaspettati e improvvisi, ma eventi
preannunciati da una profezia o da un sogno, e regolati da un vero rituale: il destino
non precipita di colpo in una forma sorprendente, ma cresce e porta frutto
seguendo le vie prestabilite dal decreto divino. In secondo luogo, le storie basate
sul modello oracolare di norma prevedono una penetrazione non violenta nel
territorio, e uno stanziamento pacifico, eventualmente preceduto da accordi con
le popolazioni autoctone. In queste storie compaiano per lo pi animali domestici
o inermi, come i bovini, che preannunciano la futura fertilit del suolo, o come gli
uccelli, che enfatizzano il ruolo della divinit, di cui gli abitanti dei cieli sono i
tradizionali messaggeri. Parimenti, la natura prevalentemente domestica della
bestia e il carattere pacifico dello stanziamento fanno s che in questi casi lanimale
guida non venga utilizzato come insegna guerresca, ma piuttosto come simbolo
stesso dello stato: cos si spiegano lutilizzo della scrofa come simbolo della Lega
Latina.

La prospettiva provvidenziale, si palesa appieno soprattutto nella connessione


molto stretta coi centri oracolari e in particolare alcune tradizioni ricollegano la
fondazione del santuario proprio allintervento di animali guida riflettendo sul
rapporto inscindibile che esiste nelle culture antiche fra gli animali e la previsione
del destino.

Il modello oracolare pare risulti un modello meno arcaico di quello predatorio, gli
animali guida e gli animali oracolari che fissano il destino appartengono alla stessa
famiglia, e si tratta di una famiglia immensamente ampia, che comprende le bestie
ominali che indicano il futuro gli oracoli animali, che vengono consultati in caso di
incertezza, come quei cavalli, selvaggi o i pi modesti animali augurali che
preannunciano la sorte, e importantissimi nelle culture antiche (si pensi allarte
degli auspici e allaruspicinia) e paiono sopravvissuti solo nelle credenze sui gatti
neri che non devono attraversarci la strada.

Modello predatorio e modello oracolare costituiscono varianti di- verse ma non


inconciliabili: Predazione e pietas, pace e rapina possono quindi andar daccordo:
anzi, si completano vicendevolmente, essendo polarit opposte e complementari,
polarit che nei loro reciproci rapporti ricordano da vicino quella sovrapposizione di
predatore e preda che troviamo tanto spesso raffigurata nella tradizione
animalistica. Nel modello predatorio accanto alla figura attiva e maschile del
predatore prevede necessariamente, in posizione di eguale rilievo, anche la
presenza della figura femminile e passiva della preda. Per laltro verso, modello
predatorio e modello oracolare sono in realt, due ramificazioni simmetriche di
una stessa radice mitica, e oltre al comune contesto culturale e cultuale, molte altre
analogie: per esempio entrambi i modelli danno luogo a miti primodiali che,
celebrando le origini delletnia, possono fungere da nucleo centrale del- lidentit
sociale. E questo, appunto, il fulcro delle nostre storie, il raggiungimento di
unautocoscienza etnica o clanica sub specie animalistica, unautocoscienza che
pu essere ottenuta attraverso lidentificazione diretta con lanimale guida.
Tuttavia, in entrambi i modelli lanimale guida pu essere collegato con il
progenitore del popolo o della stirpe, ovvero che pu spiegare in qualche modo il
termine che li designa. Questo antenato essenzialmente colui che genera la stirpe
o la dinastia, organizza lo stato o fonda la citt: Questa connessione fra il progenitore
e il regno dellanimalit costituisce peraltro un fenomeno che trascende lambito del
nostro tema, e pu manifestarsi anche in modi diversi. Per esempio il fondatore della
stirpe o dello stato pu nascere dallunione di una principessa mortale con un essere
divino di aspetto teriomorfo, oppure, il progenitore pu portare un nome animalesco,
come i re sumerici; o, in ambito storico, come il primo dei faraoni. Comunque ,
certo che, in tutti questi casi, si ha la netta impressione che, per qualche ragione si
manifesti limprescindibile necessit di connettere le radici o i primordi di un gruppo a
un animale: gli animali totemici. Naturalmente il legame totemico che a livello
sociale veniva espresso dalletnonimo animalesco, a livello individuale si manifestava
attraverso degli antroponimi dello stesso tipo. I nomi animaleschi sono infatti fra i
pi diffusi, e si riscontrano proprio presso le popolazioni che presentano i miti
dorigine in cui compaiono gli animali guida. Dalla definizione del simbolo etnico al
nome della trib o del suo territorio, dalla conquista della sede a quella della regalit,
dalla fondazione della citt a quella del tempio, dalla determinazione della norma di
vita che bisogna seguire a quella del tragitto nella migrazione, lanimale guida svolge
evidentemente una funzione di primissimo piano nella storia e nel mito.

Capitolo II: Animali, santi e santuari

Anche nel pieno Medioevo il tema mitico dellanimale guida conserva una straordinaria
capacit di adattamento: accanto alle versioni tradizionali, che, preservando il suo
nucleo fondamentale il viaggio compiuto sulle tracce di un animale sino al luogo in cui
il destino sinvera sanno armonizzarlo con la nuova cultura cristiana, e inserirlo
compiutamente nellimmaginario medievale. Eliminati gli dei pagani, alla migrazione e
allo stanziamento del popolo nel suo complesso si sostituisce la migrazione e lo
stanziamento del populus christianus, e alla creazione di nuovi stati, la fondazione di
parrocchie e monasteri; nella cultura cristiana si trova un animale angelico che
conduce dei pellegrini a un santo o a un luogo sacro. Ma, anche in questo nuovo
panorama lanimale guida continua a svolgere la sua primordiale funzione di apripista
guidato dalle potenze oltremondane, e a mantenere delle conoscenze preternaturali e
degli oscuri poteri oracolari. In un primo tempo, il passaggio al cristianesimo non
provoc nel topos alcun mutamento sostanziale, tranne che per il fatto, che nei testi
cristiani lanimale non pi un inviato del dio pagano ma uno strumento della
Provvidenza in cui si trova inoltre la connessione fra leremita che vive sperduto in
solitudini inospiti e selvagge e lanimale guida o ancora di un considerevole filone di testi
leggendari relativi a santi dotati di curiosi poteri sulle fiere dei boschi. Conoscenza del
futuro, capacit di apparire nei sogni e potere sugli animali sono per eccellenza i poteri
degli dei da cui dipendono i grandi santuari oracolari, ma sono anche e soprattutto dei
poteri squisitamente sciamanici che, affiorano in un gran numero di testi agiografici, tra
cui le pi antiche Vitae Sanctorum: san Francesco che predica agli uccelli e ammansisce i
lupi. Queste guide animali connesse ai san- ti sono innanzitutto dei creatori di spazio,
giacch dischiudono le porte del nuovo territorio o ne precisano i confini. Il Medioevo
insomma non perde quella percezione mitica dal mondo: gli dei hanno cambiato nome e
natura, ma abitano ancora il cosmo, e dunque il mito re sta ancora una modalit
discorsiva accettabile.

In et medievale, nella tradizione agiografica che ritroviamo lanimale che conduce


colui che lo insegue in un luogo per eccellenza sacro; avvertendo questa sacralit,
linseguitore comprende che proprio l bisogna edificare la casa di Dio: una chiesa, un
santuario, un monastero. Ma solo nella letteratura medievale che questo tipo di intreccio
si cristallizza in uno schema narrativo stabile. Il punto di partenza probabilmente
costituito dai racconti sulla migrazione ecclesiastica: gi il santo eremita, quando pu, non
appena si stanzia costruisce un oratorio o una chiesa, e se non ha seguito un animale guida
nel suo tragitto, pu capitare che lo faccia quando si tratta di edificare la casa di Dio, da
degli animali guida piuttosto viene letteralmente obbligato a scegliere per la chiesa un
posto diverso rispetto a quello in cui si trova il suo eremo. Nel Medioevo, quando si ha a
che fare con un santo eremita, la pia caccia costituisce il suo normale modo di
manifestazione.. Da un lato, viene enfatizzato il lato meraviglioso del racconto, a riprova
del fatto che questi eremiti altomedievali abitano delle selve non meno favolose di
quelle del romanzo arturiano. Dallaltro lato, viene sottolineata dagli agiografi linsensata
ferocia dei cacciatori, in opposizione alla celeste mansuetudine del santo: quasi a
sottolineare che il modello predatorio viene ufficialmente demonizzato dalla Chiesa. Nel
primo gruppo possiamo trovare il tema delleccezionalit dellepisodio rivelata al
cacciatore dallinsolita mansuetudine della preda o dalla sua repentina scomparsa, il
secondo gruppo di variazioni sul tema della pia caccia enfatizza la ferocia dei cacciatori e
la loro ferina crudelt, facendo cos maggiormente risaltare limpassibile mitezza di cui
d prova il santo. A differenza di quel che generalmente accade nei racconti di
stanziamento ecclesiastico, per, le bestie in queste storie di eremiti non dipendono,
nella loro funzione di guida, direttamente dal santo, ma appaiono come angeli inviati
dalla Provvidenza per permettere alla comunit di scoprire luomo di Dio, perduto nella
solitudine dei boschi, e insieme per costringere leremita ad abbandonare la sua vita
contemplativa inducendolo a svolgere una missione propriamente sociale. In queste
leggende dunque, lanimale scopre il santo sconosciuto obbligandolo allumana
frequentazione, proprio come nei miti di migrazione lanimale dischiude il territorio
sconosciuto aprendolo alla penetrazione umana. Funzionalmente, esse sono la forma
medievale e cristiana che assumono gli antichi miti di stanziamento in cui questi animali
guida divengono anche simboli comunitari, che identificano il gruppo che nel santo si
riconosce, proprio come avveniva in et antica per il toro la scrofa latina, ovvero danno il
nome al luogo in cui il gruppo si stanzia. Ma il Medioevo conosce anche degli animali
fatali in un senso pi pie- no del termine, delle vere e proprie bestie profetiche che non
solo preannunciano esse stesse ci che ineluttabilmente sar. Bestie fatate che si
manifestano tanto nei racconti meravigliosi quanto nelle fiabe Troviamo una chiara
traccia della fede negli animali profetici, per esempio, in un testo epico come la Chanson
de Godin , nel quale un cervo mezzo rosso e mezzo bianco con in testa ben trentadue
palchi preannuncia al protagonista, le sue future pene, e soprattutto nel bellissimo
Guigemar di Maria di Francia, in cui una misteriosa cerva bianca, stranamente cornuta,
preannuncia il destino del protagonista. Questi animali parlanti della tradizione
medievale sono in ogni caso degli esseri oltremondani veri e propri, cio, delle fate,
in quanto parlano per preannunciare il destino e sembrano avere il potere di crearlo. In
quanto tali, tutti questi animali costituiscono senza dubbio una superstitio: in essa
sopravvivono antiche credenze che in linea di principio non potevano andare certo
molto daccordo col cristianesimo, sebbene, con una notevole disinvoltura, il
cristianesimo popolare a volte le abbia assorbite, con risultati assai bizzarri, come
accade in una leggenda bretone in cui la Vergine prende laspetto di una cavalla
soccorrevole per aiutare un suo protetto. Anche il cristianesimo ufficiale, del resto, ha
saputo giovarsi di queste credenze: di norma, per, questi animali specificamente
cristiani, che mostrano la via da seguire in quanto dotati di prescienza del futuro e di
conoscenze soprannaturali, sono di origine angelica. Il pi illustre fra loro ovviamente,
la colomba. Di per s essa rappresenta lo Spirito Santo e in questo ruolo si trova a svolgere pi
volte ruoli affini a quello dellanimale guida; la colomba con la sua stessa presenza sancisce
leccezionalit di un umano destino e indica alla comunit dei fedeli la decisione da
prendere (provenienti dal nucleo neo-testamentario). La colomba inoltre poteva
divenire la protagonista di racconti edificanti (exempla) o di favole. Queste colombe
ominali non compaiono solo al momento della consacrazione o dellelezione ma
possono presentarsi anche dopo la morte del santo, allorch si presenta il problema di
riconoscere le sue spoglie o di scegliere il luogo in cui tumularle. In contesti di questo
tipo, gli animali guida hanno una funzione esattamente analoga a quella che
possedevano nel mondo antico nelle storie sulle tombe degli eroi: grazie a loro si
scoprono i resti mortali del santo, cos come un tempo si erano scoperti, grazie a loro, i
resti dei defunti eroizzati. Ne nasce un tema che possiamo chiamare tema
dellinvenzione animalesca, abbastanza diffuso sin dai primi secoli della tradizione
agiografica. Anche in grotteschi exempla medievale, o nelle vite di santi, il nostro animale
guida, sia pur mutando i suoi compiti, resta comunque uno strumento provvidenziale, che
indica non solo una strada da seguire, ma anche un comportamento da tenere, e
soprattutto segna, il luogo geometrico in cui il destino, deve compiersi necessariamente.
Non solo: anche in questa particolare variante resta palese il legame con la tradizione
favolistica, legame che si manifesta soprattutto in alcune versioni folkloriche in cui,
racconto si abbandona liberamente al fascino del meraviglioso. In tutte le leggende
cristiane rispetto agli eroi antichi, il santo cristiano, in quanto fulcro ideale di una comunit
che in lui si riconosce, egli lerede diretto degli eroi fondatori quando, dovendo erigere
un centro sacro riceve dal cielo laiuto miracoloso dellanimale che gli indica la via da
seguire o il luogo da eleggere, ovvero che circoscrive il territorio che destinato ad
appartenergli. Tuttavia, in quanto depositario e distributore della grazia divina, il santo
diviene colui che impartisce direttamente una rivelazione divina; i santi sono dunque i
depositari della sacralit del mondo, e gli animali guida sono gli strumenti capaci di
rilevarla. Nelle storie sulla scoperta del cadavere del santo o sulla determinazione del
luogo di fondazione o di sepoltura, riaffiora intatta limmagine antichissima
dellanimale oracolare in cui lanimale guida resta il docile strumento della volont
divina.
Capitolo III: Variazioni sul tema

E chiaro che il mitologema in cui compaiono gli animali guida risulti di diffusione quasi
mondiale, legato a una qualche immagine archetipica, che in quanto tale si potuto
sviluppare indipendentemente in luoghi e tempi diversi, un tema che appartiene a uno
strato culturale cos antico da essere condiviso dalle civilt pi diverse. Tuttavia, forse
nel cuore dellAfrica che troviamo le pi notevoli storie sullanimale guida. Qui infatti,
esattamente come accadeva fra gli antichi Italici, numerose popolazioni migravano sino a
tempi non troppo lontani inscenando una caccia cerimoniale. Anche qui, il nostro
mitologema stato integrato nellimmaginario collettivo, ma esattamente come accade in
Europa e in Asia, accanto a queste testimonianze rituali, possediamo anche narrazioni
tradizionali centrate sullanimale guida, narrazioni di tono compiutamente mitico,
paragonabili a quelle eurasiatiche, e che presentano la pi singolare analogia con le
tradizioni animalistiche del bacino mediterraneo e dei paesi circonvicini. Al centro di
questo cultura animalistica sta una concezione del mondo almeno in senso lato
totemica in cui lanimale guida vie- ne presentato solo di rado come antenato diretto
delletnia, assai di frequente, in compenso, esso viene connesso tramite il nome o un
qualche tipo di parentela, al progenitore umano; in quanto tale, oltre a dirigere i passi
del gruppo, esso ricopre anche pi o meno la funzione di suo spirito tutelare. Daltro
canto, per, le culture totemiche offrono significative testimonianze anche
nellidentificazione fra il guerriero e la belva, il rapporto, antitetico e complementare,
che sussiste fra il predatore e la preda o ancora, lidentificazione fra preda e donna. Nei
racconti di ispirazione venatoria dunque, esiste una frequente associazione fra lanimale
guida e la femminilit, in cui la figura di queste particolarissime bestie di sesso femminile
sono quasi sempre delle cerve.
Nel Medioevo lassimilazione fra donna e cerva e fra amore e caccia assolutamente topica,
e ha ispirato parecchi poemetti allegorici: in Italia la fera bella e mansueta Laura. Le
donne-cerve, appaiono sempre dotate di due caratteristiche preminenti. Innanzitutto si
tratta di esseri dotati di capacit profetiche vere o presunte, che svolgono la loro
funzione di animali-guida pi sul piano del tempo che su quello dello spazio; in secondo
luogo, queste cerve sono sempre amorevoli ed offrono spesso il loro latte e fungono da
nutrici. In tutti i nostri racconti gli animali che fungono da guida non sono mai bestie
comuni, lanimale uno strumento di un potere superiore, inviato per chiamare o
guidare leletto, cio in senso proprio un angelo; altrettanto spesso, lanimale
addirittura il dio stesso. Allora, il viaggio che si compie sulle tracce dellanimale guida
sempre, un viaggio verso laltro mondo, compiuto fuori dal mondo delluomo. Laltro
mondo non un posto, ma la negazione mitica delle nostre coordinate spazio-temporali:
un non-luogo, e in quanto tale non esiste a priori, e non possiede una collocazione
determinata nello spazio e nel tempo; nasce, da una particolare tonalit affettiva, che pu
riferirsi a un universo puramente immaginale, ma che pu anche essere proiettata su un
luogo e su un tempo che un viaggio sono sempre fuori dal proprio mondo. Nei nostri
racconti sempre lanimale che schiude le porte del nuovo spazio spazio sacro, e quindi
oltremondano . Intorno al tema della sovranit, troviamo storie in cui lanimale guida
effettua la scelta del futuro sovrano: i molti racconti in cui lanimale oracolare porta alla
scelta del re provano senza dubbio che il problema della attribuzione della regalit deve
essere stato al centro della cultura animalistica, e che il re era considerato ritualmente
legato al totem animale. Ma dimostrano anche che tutti questi animali oracolari sono
strettamente affini ai nostri animali guida: svolgono infatti la loro stessa funzione in un
ambito che non tuttavia pi quello della migrazione, del viaggio e della caccia, bens
quello della stabilit, della continuit dinastica e il segno dellorigine oltremondana del
potere. Ma proprio in quanto il potere ha unorigine non umana, pu capitare che,
sempre seguendo un animale guida, si debba andare a procacciarselo direttamente
allaltro mondo.

PARTE SECONDA: Dentro e fuori dallaltro mondo

CAPITOLO IV: Le molte forme della salvezza

Per loro natura, gli animali guida sono assai prossimi non solo agli animali salvatori ma
anche al vastissimo gruppo degli animali aiutanti, che popolano fiabe e leggende di ogni
paese. Queste tre categorie di bestie soccorrevoli guide, aiutanti e salvatori sono
sempre contigue, aspetti non troppo distinti, di una stessa realt. La sovrapposizione fra
queste diverse classi di coadiutori animali evidente soprattutto nelle fiabe, ove sovente
troviamo un aiutante ferino che, dopo aver condotto leroe sino alla meta prescrittagli
dal fato, gli fornisce anche un aiuto essenziale per superare le difficolt dellimpresa
che lo attende, sia prestando direttamente la propria opera, sia trasmettendogli le
conoscenze che gli permetteranno di riuscire. In questi casi, la funzione di guida viene in
un certo senso spiritualizzata, in quanto laiutante animale diventa una specie di guida di
vita. In ogni caso leroe, assolutamente passivo, viene condotto passo per passo
dallaiutante animale sino alla felice conclusione delle sue peripezie. Queste bestie sono
legate al protagonista da un saldo rapporto affettivo; tutte sono dotate di parola,
dintelletto e di poteri preternaturali; tutte, infine, hanno una natura metaforica che
cela appena, sotto le spoglie ferine, unessenza spirituale pi alta e potente. Che ruolo
hanno allora questi animali? Sono delle guide perch conducono (o portano) a
destinazione, ma sono anche degli aiutanti, perch, senza il loro intervento, leroe non
potrebbe cavarsela; al tempo stesso, sono dei salvatori, perch questo loro intervento
ridona la vita. Questi racconti di salvazione sono tutti contigui ai miti di stanziamento,
tutti presentino la figura dellanimale guida in conseguenza di una logica rigorosa e
infine, tutti questi racconti mettono in scena una stessa fondamentale immagine del
mondo, in cui il cosmo essenzialmente bipartito e al mondo degli uomini si oppone a un
altro mondo sottoposto a un regime ontologico diverso. Ci significa, in sostanza, che
fra le storie realistiche e quelle di tono pi propriamente mitico non esiste alcuna
frattura: il mito precede la storia, la forma a sua immagine, e continua a celarsi in essa.

Accanto alle componenti tradizionali abbiamo per anche unenfasi sul motivo della porta
invalicabile, della frontiera che non si pu attraversare che condurrebbe verso n mondo
immensamente remoto, posto alle estreme propaggini dellorbe e, che sottolineerebbe
lidea stessa di una fondamentale bipartizione del cosmo. Il mondo consta infatti, in
queste leggende storiche, di due zone separate e distinte, che comunicano solo in un
luogo estremamente circoscritto, grazie a quella porta, che viene quindi ad essere quasi il
punto di tangenza di due sfere ontologiche indipendenti. Questa porta in condizioni
normali non valicabile, e i due universi si sviluppano quindi in completa autonomia. Ma
in un certo momento la frontiera diviene permeabile. allora che compare lanimale
guida, e grazie alla sua intercessione, la barriera pu essere superata. Il quadro
(pseudo)storico, il contesto migratorio e la venerazione religiosa per lanimale guida ci
fanno intuire che siamo ancora nellalveo dei miti di stanziamento, ma i motivi del cosmo
bipartito e della porta dischiudono uno spazio nuovo e diverso. La stessa collocazione
intermedia fra i racconti di stanziamento e quelli di salvazione, il quadro realistico,
ambientazione storica ricorrono anche, in un altro importante gruppo di testi
medievali, che mettono in scena, per, un diverso tipo di porta: un fiume intransitabile,
nel quale lanimale guida individua un guado. Questo sottotipo del nostro tema ci porta
dritti nel cuore di una delle grandi tradizioni letterarie dellet romanica, quella della
chanson de geste e infatti il tema dellanimale che indica il guado sempre
inscindibilmente legato alle fortune dei Franchi. notevole il fatto che negli altri settori
della letteratura medievale, questo particolare sottotipo del nostro tema, cos diffuso
nellepopea carolingia, non sembri aver avuto alcuna diffusione: compare infatti un paio
di volte nel romanzo ma solo in ambito medio inglese e comunque per di- retto influsso
delle chansons de geste. La leggenda del passaggio del guado sembra presentare una
fortissima variabilit nei personaggi, ma caratteristiche abbastanza stereotipate:
Abbiamo infatti sempre a che fare con il passaggio di un guado, il prodigio si verifica
sempre a seguito di una preghiera del protagonista dunque in senso stretto un
miracolo , e soprattutto vediamo sempre comparire un cervo o una cerva nel ruolo di
animale guida, cervo o cerva che sono per di pi sempre chiaramente contraddistinti da un
qualche aspetto abnorme che palesa la loro natura soprannaturale e che sembrano
confermare quella curiosa e perdurante associazione esistente fra la dinastia regnante
carolingia e i cervi. Lanimale guida presente nelle tradizioni franche
sullattraversamento del fiume, perch in esse troviamo forme indipendenti ma
apparentate di un mitologema enormemente diffuso in cui la salvezza legata
allattraversamento di una Porta oltremondana, una Porta che immette in una
dimensione proibita, preclusa alluomo ma, sorprendentemente, aperta allanimale ed
in cui tale Porta la barriera che chiude e dischiude laccesso allaltro mondo; le storie
franche, alla variante che immagina laltro mondo circondato da un fiume intransitabile.
Che lAltro Mondo comunichi col nostro mondo attraverso delle porte, una credenza
antichissima: limmagine delle porte cozzanti che chiudono laccesso a un mondo
proibito non appartiene esclusivamente al mito greco, ma, , affiora con una
straordinaria stabilit nelle tradizioni di moltissimi popoli diversi, rivelandosi con ci
parte del pi antico patrimonio mitico dellumanit. La forma e laspetto di queste porte
perigliose mutano incessantemente. Possono apparire come rocce che si scontrano,
come fauci, come foglie, e assumere ancora altre forme bizzarre, ma comunque
mantengono inalterata sia la loro fondamenta- le funzione di porte dellaltro mondo, che
avvicinandosi di scatto luna allaltra, schiacciano o tagliano in due chi tenta di superarle.
Lanimale guida il solo a conoscere la strada che giunge sino allaltra realt; molte volte
percorre da solo questa via perigliosa, in altri casi, invece, solo con il suo aiuto la soglia
oltremondana pu essere trovata e attraversata, evidentemente perch questa soglia in
qualche modo preclusa alluomo (o quantomeno alluomo vivo), mentre lanimale la pu
attraversare impunemente, forse perch, laltro mondo daltronde spesso una terra
degli animali, e le Porte stesse hanno spesso un aspetto francamente animalesco. Cosi
infatti, le acque che gli eserciti Franchi devono attraversare sono essenzialmente estranee al
mondo degli uomini; per questo si possono attraversare solo seguendo un inviato di Dio: i fiumi
oltrepassati dai Franchi grazie alle guide ferine inviate dal cielo portano nomi reali, hanno una
collocazione precisa nello spazio, ma, quanto a essenza mitica, appartengono alla ricca
famiglia dei fiumi oltremondani, corsi dacqua che, dalla pi remota antichit sino alla
matire de Bretagne, costituiscono la frontiera fra i mondi. Tuttavia, in alcune altre
testimonianze lacqua non simboleggia pi ci che contrappone la terra degli uomini a
quella terra posta oltre il flusso del divenire, ma, al contrario, esprime lintima essenza
dellaltro mondo. Anche nella tradizione favolistica, accade sovente che degli animali
conducano allacqua: ma in questi casi non si tratta dellacqua di una fonte comune, bens
di un liquido, sommamente sacro, in cui si nasconde una illimitata potenza vivificante (e
mortifera), un liquido che nasce sempre da una qualche inaccessibile fonte oltremondana,
e che resuscita, risana ogni ferita, ringiovanisce e trasforma e in cui il compito difficile che
leroe deve portare a termine consiste appunto nel procurarsi questo liquido supremo.
Nella quasi totalit dei casi, leroe pu impadronirsi di questo liquido vivificante appunto
grazie allaiuto di un animale soccorrevole, che o conosce lubicazione della fonte della vita
e vi conduce il suo protetto umano, ovvero, qualora laccesso alla fonte sia del tutto
precluso agli uomini, si reca esso stesso a raccogliere lacqua miracolosa e la riporta indietro.
In altri testi, , la salvezza cui lanimale conduce il protagonista non legata al
raggiungimento di una fonte, ma a quello della patria lontana o perduta ed in cui si torna
grazie allaiuto di questi lupi soccorrevoli letteralmente il luogo dorigine, la patria
abbandonata. Ma spesso, la patria alla quale riporta lanimale va intesa non tanto o non
solo come luogo dorigine ma piuttosto, come mondo degli uomini in
contrapposizione a un altro mondo, che agli uomini normalmente precluso. In
particolare merita di essere menzionato in connessione con questi racconti un folto gruppo
di fiabe in cui il tema del ritorno al mondo de gli uomini grazie alla mediazione di un
animale guida che in questo caso per letteralmente porta il protagonista e non si
limita a condurlo sempre presente e sempre fortemente sottolineato.

Possiamo ancora aggiungere, le storie che narrano come, sempre grazie


allintervento di un animale provvidenziale, leroe riesca ad uscire dallantro della
morte riportando letteralmente indietro dal mondo dei morti in virt dellacqua di vita
che essi procurano, come nelle fiabe, o grazie a una magica pianta che essi soli
conoscono.

Capitolo V: Il rapimento, lerranza e la nuova vita


Pi che la meta da raggiungere, sembra acquisire rilevanza il viaggio compiuto per arrivare
ad essa, un viaggio spesso inteso come esperienza iniziatica, che sembra svolgersi al di
fuori di un quadro propriamente geografico, un viaggio come esperienza essenziale e
qualificante, e che non conduce in un determinato luogo, ma piuttosto comporta uno
spostamento fra due diverse dimensioni ontologiche, fra due stati dellessere distinti e
contrapposti. Allinterno del vasto insieme di testi che presentano il tema dellanimale
guida accentuando il motivo del viaggio, si possono distinguere due categorie principali,
le storie di rapimento e le storie oltremondano. Per quanto concerne queste ultime, si
tratta di testi in cui la guida ferina porta qualcuno l dove egli non vuole andare, o dove
non vorrebbe andare se conoscesse la vera meta del suo viaggio, ovvero dove egli crede
di non voler andare, proprio perch ignora quale sia questa meta, dette appunto
versione con rapimento: il rapimento non implica necessariamente lidea di violenza,
ma piuttosto la mancanza di un preventivo consenso da parte di colui che viene rapito
al progetto di cui lanimale artefice o strumento. N, tantomeno, il rapimento implica
sempre e necessariamente da parte del rapitore unattitudine fondamentalmente negativa
nei confronti della vittima. La versione oltremondana e la versione con rapimento
spesso convergono o coincidono: il quadro generale della narrazione identico, identici
sono molti dei motivi utilizzati, e identico lo scopo ultimo del racconto: in entrambi i casi
si vuol narrare un allontanamento dal mondo degli uomini; muta, al massimo, solo
laccento, che nel primo gruppo cade piuttosto sul punto di partenza, nel secondo su
quello darrivo. Si verifica inoltre un mutamento notevole nella meccanica della narrazione:
la forza che controlla lanimale guida tende a manifestarsi in figure personali, dotate di
nome e carattere. Sin qui, infatti, le nostre bestie conduttrici si sono rivelate come
angeli ispirati da Dio, dai santi o da poteri divini, che pur essendo agivano con una sorta
di superiore astrattezza. Nelle storie che esamineremo da questo punto in poi, lessere
superiore o divino che invia lanimale guida (o che si trasforma in esso) entra
direttamente nel racconto, acquisisce una concreta personalit narrativa e agisce in
prima persona. Infine, vi unaltra caratteristica insolita che, manifestandosi tanto nelle
storie di rapimento che nei racconti oltremondani: la variabilit nella valorizzazione della
vicenda. Sin qui tutti i racconti che abbiamo esaminato conservano memoria di eventi
considerati sempre come fortunati o felici. Le storie che esamineremo nei prossimi
capitoli, viceversa, hanno uno statuto molto pi vario ed ambiguo: ci sono ancora, , casi
fortunati o eccezionali, ma accanto ad essi cominciano a comparire storie di casi infelici
o drammatici, e, fatto ancor pi significativo, racconti in cui lanimale guida conduce a
una situazione che presenta insieme grandi vantaggi e grandi svantaggi. Ci che
maggiormente colpisce, in questi casi, il fatto che a mutare, sia spesso solo il giudizio
che il narratore d degli eventi: a seconda della prospettiva assunta lo stesso viaggio pu
divenire un evento felice o sommamente infausto, e lo stesso animale pu apparire come un
emissario del cielo o dellinferno. Non sempre gli animali guida servono un potere
benevolo e provvidenziale: a volte capita anche che colui che li invia e li controlla
manifesti unintenzione malvagia nei confronti delluomo che deve seguire la bestia.
Quando ci accade abbiamo una struttura narrativa che possiamo definire con la formula
rapimento ostile, e che normalmente si manifesta come un totale rovesciamento della
versione salvifica. Il ratto avviene allora per lo pi con la violenza o con linganno;
lincontro con lanimale fatale mette fuori strada, fa perdere la via da seguire ovvero
conduce proprio nel luogo del massimo pericolo; lesito dellavventura spesso fatale. Il
folklore conosce un gran numero di esseri fantastici dispettosi o malefici, i quali assumono
abitualmente forme di animali domestici per sviare i viandanti e divertirsi a loro spese
facendoli giungere in luoghi particolarmente inospitali. Le conseguenze funeste di
questi animali malevoli variano: il viaggio pu risolversi soltanto in uno scherzo di
cattivo gusto, ma pu anche comportare danni fisici permanenti o fatali. Inoltre, alcuni
di questi animali-spiriti sono poi dei veri e propri mostri, e incontrarli significa sempre e
comunque estrema rovina. Tuttavia, anche la tradizione letteraria conosce questo
genere di bestie malevole nel romanzo medievale: nel corso di una partita di caccia, leroe
si imbatte in una preda che si fa inseguire per condurre il cavaliere proprio nel bel mezzo
del pericolo, abbandonandolo indifeso nelle mani di un nemico mortale, di schietta natura
oltremondana, che vuole impadronirsi di lui per imprigionarlo o per ucciderlo.
Proseguendo questa antica tradizione celtica, i narratori di cose arturiane hanno inserito
talvolta nei loro romanzi il topos della caccia allanimale fatato per dar lavvio
allavventura (ad esempio, nei romanzi di Chrtien de Troyes le avventure sono
esplicitamente giocate sul tono del grottesco, e vede come protagonista Art, rapito alla
sua corte da un animale guida piuttosto curioso). Ma i poteri che inviano questi animali
guida che rapiscono sono pericolosi ma non del tutto malvagi; si tratta di personaggi
sempre legati al mondo magico in cui il loro malanimo superabile, e in effetti leroe
riesce in genere a far s che essi non gli arrechino danno. Anzi, a ben vedere le varie storie
si concludono di solito con un qualche guadagno da parte del protagonista o del suo
ambiente. In questi racconti sul rapimento ostile bisogna distinguere bene fra
lapparenza dellavventura sempre malvagia o nociva e la sua sostanza, che non
necessariamente tale. Si ha a che fare con poteri sommamente pericolosi, ma questi
poteri, sembra, non vogliono realmente nuocere piuttosto saggiare le qualit di coloro che
mettono alla prova.

Troviamo inoltre un altro gruppo di testi accomunati dalla presenza di un sequestro


compiuto ai danni di una donna, da parte di un essere maschile che ha accentuati tratti
oltremondani e che manifesta nei confronti della sua vittima un interesse
specificamente erotico, storie sul rapimento amoroso; un rapimento, che lessere
oltremondano compie in prima persona: lanimale, infatti, ha in prevalenza soltanto il
compito di rendere possibile il sequestro, per esempio perch porta la vittima sino al
rapitore, ovvero perch allontana e svia coloro che accompagnano e vigilano la donna
che viene rapita. Tra le costanti del genere troviamo il carattere oltremondano del
luogo in cui la donna viene condotta; la costante presenza di aiutanti animali, che di
quando in quando assumono il ruolo di animali-guida, lantagonista, pur possedendo
un aspetto e un carattere assolutamente demoniaco, e pur tenendo la vittima in suo
potere, non le faccia violenza ma si limiti a corteggiarla In sostanza, si danno due
possibilit, a seconda che il sequestro venga visto con la prospettiva mondana o con
quella oltremondana. Se si assume il punto di vista delloltremondo, cio la prospettiva
del dio che rapisce il ratto diviene solo il preludio relativamente oscuro di unapoteosi.
Se, viceversa, si assume il punto di vista degli uomini che perdono colei che viene rapita,
il sequestro compiuto grazie allanimale oltremondano diviene unazione violenta, che
va contrastata come si pu.
Tutto sommato, il genere medievale che forse meglio conserva lantico retaggio mitico del
tema del rapimento amoroso quello agiografico dove restano intatti, , tutti gli elementi
fondamentali di questo canovaccio narrativo: solo che lamante oltremondano diviene
naturalmente Dio, la ierogamia va interpretata in senso squisitamente simbolico, e il
racconto assume una prospettiva inversa e trascendente.

Infine, un gruppo di testi estremamente affine a quello sul rapimento amoroso in cui
lanimale rapisce un essere in qualche modo immaturo di solito un bambino , e,
attraverso un viaggio che si pone come unesperienza di morte e di rinascita, lo
conduce a una dimora oltremondana dove egli viene allevato e nutrito: potremmo
parlare a questo proposito di rapimento educativo . Si tratta di una tipologia
differente di diversi di animali guida: infatti, essi sono dei rapitori, al pari delle bestie
che compaiono nei racconti sul rapimento amoroso; ma a differenza di quel che
accade in queste storie, fanno in modo, che coloro che rapiscono siano nutriti e
allevati; essi sono dei salvatori che entrano dunque in scena in un momento critico
guida prestano il loro aiuto essenzialmente tra- sportando lontano; ma appunto in
quanto trasportano lontano, la loro azione salvifica o formativa avviene in un certo
senso contro lambiente in cui vive colui che portano via, e in primo luogo contro la
famiglia. Proprio questa commistione di tratti diversi crea quellambiguit che
caratterizza queste bestie rapitrici. Nelle versioni favolistiche il tema del rapimento
educativo presenta almeno tre elementi particolarmente degni di nota: 1) Innanzitutto il
racconto denuncia con una certa chiarezza quel legame tra il ratto animalesco e il
mondo della morte, 2) nelle fiabe in cui gli animali rapiscono si finisce per tornare
indietro dallaltro mondo: mutati, carichi di un nuovo destino, ma comunque vivi e
vegeti; 3) si conquista con questo viaggio oltremondano uno statuto regale (lelezione a
capo). Quello che viene descritto, in altri termini, uno stato transitorio che,
attraversa il regno della morte ma non vi si radica: cio, in senso stretto, unesperienza
iniziatica.
Lo stesso quadro concettuale ricorre in una nutrita collezione di storie, contraddistinte
tutte da una accentuata ed esplicita ispirazione religiosa, che possiamo identificare con
letichetta di versione iniziatica. In queste storie il viaggio dal mondo degli uomini al
mondo iperuranio, la patria ce- leste posta al di fuori e al di sopra del tempo, viene
osservato, per cos dire, sempre dal punto di vista del cielo, cosicch interviene, quella
inversione di prospettiva che avevamo gi avuto modo di rilevare nella tradizione
agiografica. Abbiamo sempre a che fare con delle storie di salvazione, ma rispetto alla
versione salvifica il rovesciamento totale. Il mondo degli uomini diviene la prigione o il
mondo dei morti (nello spirito) da cui, seguendo la via tracciata dalla bestia, bisogna
evadere a qualsiasi costo; lanimale, pur man- tenendo la sua funzione di liberatore, e pur
conducendo a suo modo verso una patria che si colloca in una diversa dimensione
ontologica rispetto al punto di partenza, non si limita a guidare leroe, ma dopo averlo isolato
dai compagni, gli impartisce alcuni comandamenti religiosi o spirituali, assicurandogli con
ci una salvezza che tutta oltremondana; leroe infine, con laiuto della guida ferina non
evita la morte ma la attraversa, perch la morte la porta che permette di sfuggire
definitivamente alla prigionia del mondo.
Troviamo ancora queste storie sul cervo iniziatore, un insieme di racconti centrati sul
tema di un animale che guida lungo un percorso propriamente iniziatico, e in quanto tale
porta alla morte e alla rinascita, alla prova e al suo superamento, per giungere infine al
conseguimento di un bene che in s di tipo spirituale, ma che i racconti, soprattutto
quelli di taglio favolistico, possono rappresentare attraverso oggetti simbolici. La credenza
in spiriti personali in forme animali, in grado di conferire al loro protetto umano,
attraverso una sorta di iniziazione, conoscenze o poteri eccezionali, ovvero, capaci di
guidarlo nelle varie occorrenze della vita, una di quelle grandi costanti che sembrano
accomunare tutta lumanit, uno di quegli universali del pensiero che appaiono
originari e primigeni, tanto da poter essere considerati dei veri e propri archetipi.
Possiamo osservare che: 1) Questi spiriti appaiono quasi sempre in forme animali. 2) Essi
adottano coloro cui appaiono facendone i loro figli e conferiscono loro una qualche
sapienza magica: per esempio un canto o una formula per evocarli. 3) La ricerca di uno
spirito aiutante in forme animali strettamente legata allo sciamanesimo:, 4) Sono
dimostrati i legami fra lo spirito aiutante e il totem del clan. 5) Almeno in alcune culture,
questa esperienza estatica avveniva in localit prefissate, contrassegnate da disegni
rupestri zoomorfi. 6) lapparizione dello spirito animale avviene sempre in assoluta
solitudine, nel cuore della foresta. 7) sembra essere attestata una sorta di affinit
ontologica fra lo spirito protettore e il suo protetto.

PARTE TERZA: Oltre lestrema frontiera

Capitolo VI: Altro mondo, altri mondi

Dora in avanti ci concentreremo sulla tematica del viaggio fuori del mondo, partendo da
una domanda fondamentale: quanti e quali sono gli altri mondi a cui conduce lanimale
guida e in che relazione stanno fra loro? il numero e il tipo degli altri mondi siano a ben
vedere tipo- logicamente piuttosto limitati, e agevolmente inquadrabili in poche
categorie. Esistono, delle strutture cosmiche che, appartenendo allesperienza di tutta
lumanit, hanno - fornito un quadro concettuale generale entro cui calare le fantasie
oltremondane: la volta chiara e rotante del cielo come regno degli dei, il piano intermedio
della terra come dimensione degli uomini, le oscure profondit del sottosuolo e del
mare come spazio dei defunti o delle razze mostruose, i pianeti, mobili nel grande arazzo
delle stelle fisse, come sedi delle potenze attive del cosmo. Ma laria che pervade le
diverse immagini degli altri mondi nasce dalla ricorrenza degli stessi temi e dallassidua
presenza del legame fra altro mondo e animalit, e poi, la connessione con una fata
splendente e pericolosa, il legame col mondo dei morti, la dimensione iniziatica. Abbiamo
dunque uno schema fisso che prevede sempre, lattraversamento di una frontiera
ontologica, e gli animali guida conducono sempre nel mondo degli animali, quello della
selva (regno dellanimalit), in quello delle fate, nel regno della morte o nella terra degli dei.
Inoltre, chi non comprende le leggi che reggono il mondo degli animali, chi, dopo averla
imparata, viola la solidariet che sussiste fra il cacciatore e la preda, incorre in un
verdetto senza appello. In questo caso il paradiso degli animali -animali-spirito si
trasforma in una sorta di tribunale rigoroso, che impartisce la pena. O ancora, Il
cacciatore che non capisce la sacralit delluccisione, che vive il momento religioso della
caccia in una dimensione puramente economica, un cacciatore inetto, e come tale
viene giudicato da quegli stessi animali che ha ucciso. A volte, sempre per mezzo
dellanimale guida, il cacciatore entra nel regno degli animali e raggiunge lanimalit
medesima, trasformandosi esso stesso in una bestia. Il principio del rovesciamento trova
in questo caso una perfetta attuazione; il predatore si trasforma nella preda che sta
inseguendo, magari per espiare un delitto di empiet. La metamorfosi un radicale
cambiamento di stato, anzi, una repentina inversione di ruolo; in quanto tale non appare
in realt molto diversa dal mutamento che interviene a seguito della visita al paradiso degli
animali: in ogni caso il cacciatore deve deporre i suoi vecchi costumi per acquisire una
nuova natura. Se gli animali hanno la stessa dignit degli uomini e, si pu vivere al loro
fianco in uno stato di comunione fraterna, allora i rapporti che la caccia impone sono
pure funzioni, ruoli perfettamente interscambiabili. Per questo, appunto, il cacciatore
pu farsi preda o, seguendo lanimale guida, il cacciatore pu entrare nel mondo degli
animali, egli pu divenire uno di loro, sia condividendo la loro saggezza, sia facendo propria
la loro forma; e proprio perch egli uno di loro, pu continuare a dar loro la caccia. Tra
i numerosi temi essenziali: il tema del sonno che coglie allattraversamento della
frontiera fra i mondi, quel sonno che simboleggia la morte (del vecchio io); il tema del
viaggio al mondo ipogeo in cui vivono gli animali spirito; la caccia, la metamorfosi e
lamore come aspetti interrelati e inscindibili di ununica esperienza dellanimalit. Val la
pena di sottolineare il fatto che anche nei racconti europei sul paradiso degli animali
troviamo degli esseri fatati femminili; le valli fuori dal mondo (o dentro ai monti) dove le
bestie vivono in pace sono infatti spesso protette da delle donne soprannaturali, dee
tutelari di tutta la fauna montana, che vivono in un altopiano inaccessibile ai mortali,
ma, di tanto in tanto, intrecciano tragici amori con degli esseri umani. Queste fate sono
delle vere e proprie signore degli animali, e, sono estrema- mente prodighe nel
concedere i loro favori. tuttavia attestata anche un variante in cui, al posto delle fate,
troviamo come signori degli animali dei nani gelosi e possessivi, che sono disposti a
cedere qualcuna delle loro bestie, ma che difendono accanitamente i loro diritti.
Se il regno degli animali divini abitato da fate amorose e nani irritabili, ci accade
perch si colloca a ridosso di quel regno che i testi medievali chiamano di Paese di
ferie, un paese misterioso e fiabesco, montano o ipogeo, lacustre o oltremarino, che
solo pochi eletti possono visitare, (al termine di un difficoltoso viaggio) ovviamente
raggiungendolo di solito sulle tracce di un animale. Tutti questi animali non soltanto
sono degli esseri soprannaturali trasfigurati, ma sono anche connessi col mondo dei
morti: nel senso che come i morti vivono sottoterra, che cercano la morte facendosi
cacciare (e qualche volta la trovano), che sono legati alloltretomba da strani patti. Al
tempo stesso, per, questo viaggio permette di riscattare i poteri oltremondani da una
sorta di umiliante servaggio, e nasce da un curioso gioco delle parti, per cui i poteri che
sembrano ostili sono in realt amichevoli, mentre quelli che sembrano favorevoli sono in
effetti malvagi. Talora, la forma animale dellaiutante in effetti solo una sua
manifestazione degradata, la quale va redenta, grazie al sacrificio con scorticamento: la
morte a volte la porta che consente la trasformazione. Ma questo scorticamento anche
la via che consente al protagonista di sperimentare quella temporanea metamorfosi
animale che, necessaria. Ancora, ricorrono nuovamente la collocazione subacquea del
mondo delle fate, labbondanza che consegue al viaggio allaltro mondo, la presunta
morte delleroe; la connessione etimologica con il nome della regione. Tutti questi motivi
hanno a che fare con il grande tema della redenzione del redentore: luomo ha bisogno
dellaltro mondo, perch l si trovano gli inestimabili testori che deve cercare; ma il signore
dellaltro mondo ha bisogno delluomo, perch solo luomo pu liberarlo, redimerlo e
restituirlo al suo originario splendore. Affinch si possa saldare questa catena di mutui
interessi, per, luomo deve recarsi nellaltra realt, e per questo indispensabile
lanimale che apre la strada e insegna la via. Al centro di questo spazio, accanto alla
figura della bestia sta lesperienza del trapasso o, il tema del sacrificio. Il principe
dellaltro mondo anche un animale guida; abita in un mondo sublacustre che
assomiglia moltissimo alla terra dei morti, e deve morire in un sacrificio cruento. Tutti
questi animali non soltanto sono degli esseri soprannaturali trasfigurati, ma sono
anche a qualche titolo connessi col mondo dei morti: nel senso che come i morti
vivono sottoterra, che cercano la morte facendosi cacciare che sono legati
alloltretomba da strani patti e infine che, come i morti, stanno al di fuori del tempo.
Lesistenza di questo nesso fra lanimale guida e il mondo dei morti dimostrata dal
gruppo di fiabe, in cui lanimale guida viene sostituito (o impersonato) da un morto
riconoscente, al quale leroe ha assicurato sepoltura: in tutte queste fiabe, un morto
riconoscente che si presenta in forma umana o a volte meravigliosa (nano, gigante),
conduce leroe a un castello o a unisola dagli accentuati tratti oltremondani e lo
aiuta a guadagnarsi la mano di una donna bellissima e crudele, anchessa, legata
allanimalit. In questi animali dobbiamo vedere per lo pi degli esseri fatati, dotati di
poteri superiori, assai prossimi ai morti o addirittura, morti in altra forma. Lessenziale
importanza della mediazione dellanimale guida per raggiungere loltremondo
riguarda la natura ferina e insieme metamorfica della bestia, il valore iniziatico del
viaggio oltremondano, e la stretta affinit di questa iniziazione alla morte. Il paese di
ferie assume localizzazioni molto varie: pu essere un regno meraviglioso situato
sotto un lago o oltre un fiume straordinario, un paese dentro il monte, o situato al di l
dellultimo dei mari, agli estremi confini della terra, o pu essere un regno del bosco
inaccessibile senza la mediazione animalesca. Prevedibilmente il viaggio al paradiso e
quello al mondo fatato hanno una precisa trascrizione anche nella tradizione religiosa, che
ricorre spesso al tema dellanimale guida per giustificare un viaggio nel Regno dei Cieli
soprattutto allinterno delle culture sciamaniche presso le quali gli animali svolgono
un ruolo essenziale: senza gli spiriti animali, che lo guidano, lo consigliano e lo portano
avanti e indietro tra i vari piani del cosmo, lo sciamano non esisterebbe affatto.
infatti grazie allintervento di uno spirito animale, che funge specificamente da guida,
che lo sciamano compie la sua iniziazione ed acquisisce i suoi poteri. Liniziazione
sciamanica comporta la morte mistica per squartamento dello sciamano stesso e che lo
stesso animale-spirito che porta lanima allalbero dove essa maturer, la porta via anche al
momento della morte. Senza gli animali-spiriti, inoltre, lo sciamano non potrebbe in
alcun modo effettuare i suoi viaggi estatici. Questo spirito animale, che guida lo
sciamano negli altri mondi, contemporaneamente, una donna oltremondana, che
pu essere raffigurata come sua madre madri che possono avere laspetto di uccelli,
di renne, di alci, di orsi, di caprioli. In altri casi, per, la donna-bestia soprannaturale che
ama lo sciamano viene descritta essenzialmente come unamante. Nelle fate
europee del Medioevo, sempre divaricate tra la funzione materna (le fate madrine)
e il ruolo di amanti pericolose e fatali, si conservano entrambe le forme di questi
spiriti.

Un tema essenziale, strettamente connesso con i viaggi oltremondani e dunque con


lanimale guida: si tratta del tema della distorsione del tempo: chi visita laltro
mondo non esce solo dallo spazio degli uomini, ma anche dal loro tempo; nellaltro
mondo, dunque, si respira laria delleternit, e il tempo perde significato. Ma ci
rende praticamente impossibile il ritorno, ch, non appena si entra di nuovo in
contatto con il regno del tempo e della caducit il peso dellet schiaccia il viaggiatore
extramondano, portandolo a una fine immediata. Il tema della distorsione del tempo
sottolinea labisso ontologico che contrappone gli uomini agli esseri che abitano laltra
dimensione; varcare questo abisso sempre pericoloso, perch il tempo e leternit
sono modalit contrapposte. Per questo, ad esempio, le creature malefiche che
vivono in una condizione tinta di eterno i giganti e i troll, i vampiri si
annichiliscono quando entrano in contatto col regno del tempo ordinario. La nostra
realt, il regno della caducit, il mondo delle forme fluttuanti, si possono
abbandonare in molti modi: con lascesi o con la magia, nutrendosi dambrosia o
bevendo lacqua della vita, viaggiando sino alla terra dellimmortalit, o, mediante il
connubio con una fata amorosa. Ma quello che conta, ancora una volta, che, per
giungere alle frontiere del tempo e dello spazio, bisogna spesso seguire lanimale
guida. Sin dallantichit, le bestie accompagnano i morti nel loro ultimo viaggio:
animali psicopompi come il cane, il lupo o la lontra conducono le anime sino alle loro
dimore. La stessa funzione di apritori della via la possiedono i canidi o gli uccelli che
accompagnano il defunto nei monumenti funebri antichi, e anche i cavalli che
montano i morti eroizzati. Quanto alle culture sciamaniche, sin troppo ovvio che
vedano negli animali le guide dei defunti: guide, bene sottolinearlo, che svolgono il
loro compito in entrambi i sensi del percorso. Tra le pratiche comuni ritroviamo cucire il
corpo del defunto entro una pelle di animale, o di utilizzare una pelle di animale
come delliniziazione. Parallelamente, i sacrifici animali sulla tomba del defunto sono
evidentemente destinati a procurargli delle guide vere e proprie (cavalli, cervi). In
ogni caso, la morte la strada che porta allimmortalit. Per chiudere il discorso intorno
a questi animali mortiferi, si pu infine aggiungere che lecito supporre che la tradizione
abbia avuto anche un preciso corrispettivo rituale. Assai spesso, infatti, accade che
proprio a un animale venga affidato il compito di eseguire una condanna a morte (Per
let medievale abbiamo limbarazzo della scelta.: vengono infatti uccisi da bestie pi o
meno feroci molti martiri).

Nella caccia lanimale guida pu condurre non proprio alla morte ma alla vita sospesa
nellimpietramento, uno stato curioso, in cui la vita non cessa del tutto ma si irrigidisce in un
attimo senza moto e senza tempo; Oppure, attraverso la morte, lanimale porta allaltro
mondo; lanimale guida conduce, letteralmente, dentro al regno dei morti: luogo
inaccessibile ai vivi in cui per si continua a vivere una vita senza tempo.

Infine, il tema della metamorfosi e quello del sacrificio riportano ancora una volta al
centro del nostro discorso largo- mento della morte: ch lassunzione di un aspetto
teriomorfo indica luscita dal mondo degli uomini (e quindi la morte), mentre latto
sacrificale fa passare dalla dimensione profana della vita alla dimensione sacra della
morte. Le diversissime forme del paese oltremondano sono in realt fortemente
coerenti. Mentre uno dei due poli di questa geografia binaria sempre il mondo degli
uomini, quello dellesistenza ordinaria, della storia e del tempo, laltro polo, bench
pi misterioso ha a che fare col mondo dei morti. Questo mondo popolato da
animali, ma anche da due figure, che cominciano a stagliarsi chiaramente nelle nostre
storie. Da un lato abbiamo una figura maschile, il re dei morti, che viene presentata coi
tratti di un nano o di un re morto: dallaltro lato una figura femminile, bellissima e
pericolosa, essenzialmente legata agli animali e alla caccia che attira i mortali, pu
concedere il suo amore, ripaga solitamente con la morte i falli compiuti nei suoi
confronti, ma sembra anche associare a s attraverso la morte i suoi devoti pi fedeli. La
morte daltronde, sembra conferire una certa forma di regalit oltremondana.

Capitolo VII: La caccia amorosa


In un foltissimo gruppo di testi vediamo apparire un animale guida che conduce un
eletto il quale sempre o quasi sempre un cacciatore perso nella selva in una regione
oltremondana concepita come un luogo di difficile accesso, in cui si gode lamoroso
connubio con una donna soprannaturale che appare come una dea, una ninfa o una
fata. In questa variante del tema ,che possiamo chiamare versione erotica, restano infatti
evidenti i temi della sovranit, della dinastia, e dellelezione divina. Tutte queste storie,
oltre a contenere il tema dellanimale guida, vertono sugli amori fra un uomo,
generalmente definito dal suo ruolo di cacciatore, e una donna oltremondana, non
umana o non completamente umana, che sembra derivare i suoi tratti salienti da una
antica dea degli animali e della terra, della stirpe e dei morti, e viene sempre descritta
come bellissima, eroticamente disponibile e di nobili origini. Va detto subito, che non
sempre lanimale guida compare con piena evidenza nelle storie su queste donne
oltremondane: esso pu essere sostituito da qualche altro elemento equivalente (dalla
barca semovente, che conosce da sola la rotta), oppure pu mancare del tutto. Nella
sua forma pi elementare la versione erotica narra la storia di un cacciatore che,
inseguendo una preda, si separa dai compagni e vaga nella foresta sino a che non
simbatte,, in una donna che si trova nel folto e che immediatamente lo soggioga col suo
fascino irresistibile. Di solito, appena sincontrano i due sono presi immediatamente da
una vera frenesia amorosa, che nei testi mitici e folklorici giunge regolarmente a
immediata soddisfazione. Nei testi letterari, invece, il motivo pu assumere anche le
forme pi gentili di un estatico innamoramento, o di un dignitoso matrimonio,
consumato solo quando, insieme, i due protagonisti siano ritornati al consorzio civile.
In entrambi i casi, comunque, gli elementi fondamentali dellintreccio sono quattro: (a)
lapparizione dellanimale straordinario; (b) il percorso compiuto sulle sue tracce, che
isola il protagonista dai compagni e lo porta in un luogo particolarmente remoto, (c)
lincontro improvviso con la donna del bosco, (d) lamore, generalmente subitaneo,
corrisposto ed estremamente violento. Di norma, per, la storia dellanimale guida che
conduce dalla donna del bosco si inserisce in narrazioni pi articolate, in cui
generalmente oltre al tema animalistico compaiono motivi come quello della prova o
quello dellinterdetto che bisogna rispettare. Quello che conta sembra che questi
racconti sono esclusivamente storie di caccia, avventure che capitano sempre e soltanto
a dei cacciatori. Va detto che esiste anche un grado zero della nostra storia, nel
quale anche la funzione che svolge liniziale storia di caccia sembra essere assunta
dallambientazione della scena: ci si imbatte sempre e comunque nella fata nel pi
profondo cuore dei boschi. Nonostante questa ridondanza per, la storia dellanimale
guida resta perfettamente identificabile in ciascuno dei suoi snodi fondamentali (ad
esempio sottolineando nella donna, limmediata disponibilit al connubio) e mantiene
intatto il suo meccanismo efficace.
Forse, in queste donne dei boschi si riconosce leredit di antiche o antichissime signore
degli animali e lanimale guida quasi una bussola oltremondana che infallibilmente
punta verso la fata, che le appartiene, legato a lei. Si ha limpressione che esso esprima
in qualche modo un tratto essenziale della personalit della donna oltremondana,
probabilmente la sua connessione col mondo della selva, il suo legame con la natura
incorrotta e primigenia. Nello stesso senso andranno interpretati altri particolari: una
qualche caratteristica teriomorfa nella fata stessa, il possesso di un potere connesso
agli animali, lassociazione con un particolare animale, o con un essere oltremondano che
appare strettamente legato al mondo ferino. Troviamo infatti unevidente affinit
tipologica dei personaggi che compaiono in questi racconti leroe cacciatore, la fata e
un personaggio oltremondano di sesso maschile, che pu apparire come il padre della
fata, suo marito, il suo persecutore; la fissit del quadro diegetico, che prevede il
raggiungimento di un luogo oltremondano e il superamento di alcune prove difficili di
carattere iniziatico; la ricorrenza del tema della morte e quello della metamorfosi.
La donna a cui con-duce lanimale guida possiede doti e poteri che non sono
propri degli esseri umani quali il segreto della metamorfosi, la conoscenza del
futuro, la capacit di apparire e di svanire a suo piacimento, o una forza sorprendente
ma anche caratterizzata da un aspetto tenebroso, minaccioso e un elemento che la
caratterizza: la sua capacit di causare la metamorfosi animale, la sottomissione a una
legge incomprensibile, la relazione con un essere demoniaco, che possiede forme
mostruose e mette alla prova in vario modo leroe o minaccia la sua vita. Questi
racconti, per, mostrano come esso venga reso innocuo, nel qual caso la fata e
lessere umano possono godere di una durevole felicit nel mondo degli uomini,
spiegano come questo inquietante retaggio non possa essere riscattato, e porti in
quanto tale alla rovina del rapporto con lessere umano, oppure finisca per attrarre il
protagonista nella propria sfera, risucchiandolo letteralmente nellaltro mondo. A
seconda dellaspetto che viene posto in luce, i racconti di questo tipo sembrano
distribuirsi in tre varianti principali, che sviluppano, il tema del confronto con 1)il
padre demonico, 2) quello del disincantamento della fata e 3) quello del rapimento
ferino.

1) Alcune storie presentano la fata in connessione con un essere demonico o


gigantesco, che di solito il racconto presenta come suo padre, come il suo
guardiano, In questi casi, lintreccio pu prevedere, luccisione del gigante, il
superamento di determinate prove difficili da esso imposte, ovvero il salvataggio o la
trasformazione del padre tramite lo scioglimento di un incantesimo. In tutti i
casi, comunque, al termine della storia la fata viene concessa in premio alleroe che
ha saputo portare a termine la sua missione.
2) Abbiamo visto che le storie sul padre demonico presentano il tema dello
scioglimento dellincantesimo, cio la liberazione dallaspetto mostruoso (folklore=
fanciulle cigno). Questo tema domina anche un altro gruppo di racconti, nei quali la
caccia amorosa introduce una storia di disincantamento relativa alla fata stessa, che il
protagonista deve salvare da un qualche tristo sortilegio, o deve riscattare da un destino
oscuro. Tra gli elementi degni di rilievo, andranno ricordati il motivo metamorfico e quelli
del disincantamento, della morte e del ritorno dal mondo dei morti; lapparizione di una
eroina di tipo particolare, che spesso assume laspetto di una vera figlia dei boschi; Il motivo
metamorfico sempre strettamente connesso con la storia dellanimale guida, della
morte, che costituisce una delle pi notevoli caratteristiche del tipo: leroina infatti viene di
norma gettata in mare e diventa prigioniera delle acque; affogata o soffocata mentre
fa il bagno, dopo essere stata gettata in acqua, si trasforma in un uccello acquatico, di solito
unanatra o unoca. Il tema della moglie vede di solito agire la matrigna dei
protagonisti, dipinta come una strega malvagia e potente. Il disincantamento, infine,
sembra operarsi sempre spontaneamente, una volta che sia stata eliminata la matrigna e
spontaneamente sembra avvenire anche il ritorno alla vita delleroina: ci che lo provoca
semplicemente il riconoscimento da parte del marito.
3) I racconti che abbiamo visto sin qui ci mostrano tanto la fata che i suoi figli in
bilico fra questo mondo e laltro, fra lanimalit e lumanit. Anche luomo che ama la
fata accede a questa condizione oscillante e liminale. Lo vediamo dunque subire il
richiamo delle forze oltremondane, un richiamo irresistibile, al quale di solito egli
acconsente, allontanandosi dalluniverso degli uomini. I quattro elementi del nostro
schema fondamentale lapparizione dellanimale guida, la caccia e il tragitto
solitario, lincontro con la donna oltremondana, lamore ritornano puntualmente,
ma vengono sempre completati da un seguito che narra di una irrevocabile uscita dal
mondo. Ma al primo incontro con la fata succede un temporaneo ritorno nel mondo
degli uomini e quindi un soggiorno, definitivo, allaltro mondo. Alla base dei racconti sul
rapimento ferino troviamo dunque uno schema narrativo in cui il tema della caccia
amorosa si ibrida con quello del viaggio oltremondano.
Se la fata che provoca il viaggio la stessa regina dellaltro mondo, leroe che si
unisce a lei acquisisce naturalmente lo statuto, di principe consorte. Il matrimonio con
la sovrana dellaltro mondo (o, pi spesso, con la figlia del sovrano dellaltro mondo) pu
assumere laspetto di una definitiva consacrazione regale, anzi della consacrazione alla
regalit assoluta. Le cose non vanno tuttavia sempre cos: se infatti la fata a cui si
unisce leroe mortale non la grande signora dellAldil ma semplicemente una delle
sue molte seguaci, il matrimonio ferico e la permanenza fuori dal mondo non
comportano il conseguimento della sovranit oltremondana, bens, laccoglimento
entro la societ delle fate, vista spesso come una sorta di doppione della societ umana.
Tuttavia, luomo trascinato nelloltremondo ferino pu anche riuscire a ritornare sui
suoi passi: ma torna comunque in una realt profondamente mutata; anzi, muta la
realt stessa col suo ritorno. In questo caso, il racconto, tende a confondersi con le storie
sullanimale iniziatore e pi in particolare assume movenze simili a quei racconti di
caccia in cui compare il tema del mondo degli animali.

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