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Ferroni Riassunto del Manuale, Esami di Letteratura Italiana.

MEDIOEVO e ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA Il concetto di Medioevo nasce da una


riflessione degli umanisti del ‘400 impegnati a rivendicare la loro cultura, giudicando il periodo in maniera
negativa in quanto videro l’interruzione della cultura classica. E’ per questo motivo che i termini “Medioevo”
e “Medievale” vengono interpretati in modo negativo per indicare un periodo di oscurantismo. Il Medioevo
inizia nel 476 d.C. con il crollo dell’Impero Romano d’Occ. e la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo
Augustolo da parte del barbaro Odoacre. La fine di questo periodo si differenzia da vari punti di vista:

• Umanisti nel ‘300 con il loro padre della letteratura: Petrarca

• Storia politica: 1453 caduta di Costantinopoli - 1492 scoperta dell’America

• Storia religiosa: 1517 Riforma protestante

Il Medioevo è il passaggio dalla disgregazione del mondo antico alla formazione della società urbana. Con la
caduta dell’Impero Romano d’Occ. si svilupparono le società barbariche, di tipo agrario con attività limitate e
scarsamente produttive, rivolte all’autoconsumo. In tale società gli unici centri culturali erano i monasteri,
dove si svolgevano iniziative culturali partendo dall’insegnamento di San Benedetto (Montecassino). Nel
periodo medievale si affermò il feudalesimo che si consolidò nel periodo di maggior insicurezza europea fino
alla metà del secolo XI. Con la nascita dell’Impero di Carlo Magno si avviò la Rinascita Carolingia,
riprendendo le attività culturali, l’economia e una parziale riorganizzazione delle strutture civili. Il massimo
sviluppo del feudalesimo si ebbe nei secoli XI e XII quando attraverso le Crociate si ottennero dei nuovi
territori portando alla Rinascita del secolo XII, in cui ripartirono gli scambi commerciali e vi fu la rinascita del
ceto mercantile. In Italia si formarono le Repubbliche Marinare: Venezia, Genova, Amalfi, Pisa, e la nascita di
una nuova struttura sociale e politica: il Comune, che nasceva da un’aggregazione di poteri e privilegi. Nel
Medioevo vi fu la Tripartizione degli ordini (del vescovo francese Adalberone di Laon): • Oratores Il clero, al
quale spetta l’ambito religioso e culturale • Bellatores l’esercito, a cui spetta il controllo della violenza
pubblica e privata • Laboratores agricoltori Si sviluppò una nuova classe sociale i borghesi. Oltre alla classe
di cittadini che viveva di diritti e privilegi, vi erano i cittadini poveri e meno istruiti. Per quanto riguarda il
mondo della cultura scritta, per molto tempo fu controllata dal clero, come conservatore della tradizione
latina. Il clero intermedio si occupava invece dell’uso pratico ed attitudinale della scrittura (enciclopedie in
volgare = divulgazione del sapere teorico, libri pratici= sapere pragmatico). La produzione dei testi era molto
limitata, inoltre, non esistendo la stampa, i testi originali erano ricopiati sotto dettatura dagli amanuensi. Per
quanto riguarda la cultura orale, veniva trasmessa attraverso i giullari, sviluppando così il volgare. I luoghi
della cultura erano: la scuola e le Università. La letteratura ha origini proprio nel Medioevo, caratterizzato
dalla presenza di un’ampia unità culturale basata sul latino, e dallo svilupparsi delle lingue volgari: italiano,
spagnolo, portoghese, francese, rumeno e dialetto sardo, basate infatti sul latino, diviso in:

• Latino vulgaris lingua del popolo • Latino aulico degli scrittori

L’italiano è volgare, ha una lunga storia legata alle vicende politiche d’Italia, che si distinguevano tra le varie
regioni, favorendo l’affermazione dei dialetti (il dialetto si fa lingua quando assume un maggiore prestigio
sociale, diventando rappresentativo di un’identità nazionale).

Il primo documento in lingua italiana è il “Placito capuano” (rogito notarile in latino e in volgare del 960)
conservato nell’abbazia benedettina di Montecassino, le cui prime parole sono: “Sao ko kelle terre, per kelli
fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti” (so che quelle terre, entro quei confini che
qui si descrivono, trent’anni le ha tenute in possesso l’amministrazione patrimoniale di San Benedetto).
Ricordiamo anche l’Indovinello veronese (Si trova in un codice scritto in Spagna all’inizio dell’VIII secolo e
approdato già in epoca antica a Verona – Metafora dell’atto della scrittura: I buoi=le dita, trainano la
penna=l’aratro sul foglio=il campo), l’iscrizione del IX secolo nelle Catacombe di Commodilla (traduz:
non pronunciare le secrete preghiere dette durante l’Eucarestia a voce alta – promemoria per l’officiante) e
l’affresco nella Basilica di san Clemente (tra il 1084 ed il 1128 – servi romani che pensano di trainare il
santo ma in realtà è una colonna – linguaggio scurrile, plebeo).
Lo sviluppo delle lingue romanze portò alla creazione di una nuova letteratura che si sviluppò nel mondo
feudale in Francia. Con il forte sviluppo del volgare, il passaggio dall’orale allo scritto fu inevitabile.
Inizialmente le poesie in volgare erano accompagnate dalla musica in quanto erano testi poetici cantati che
recitavano i trovatori. Le letterature delle lingue romanze, in particolare l’italiana, subirono l’imporsi della
letteratura francese e di quella provenzale d’Occitania, dando origine alle forme letterarie quali:

• chanson de geste (ricordiamo la “Chanson de Roland” - 1180 per valorizzare le gesta della classe feudale
delle imprese militari, dedicando la morte del protagonista, Orlando, a Carlo Magno)

• romanzo cortese: ciclo bretone/arturiano (valorose imprese, comportamento nobiliare), tematica dell’amor
cortese come forza assoluta (Tristano/Isotta e Lancillotto/Ginevra). Scritti sotto influenza delle lingue d’oil da
cui deriva il francese attuale

• lirica trobadorica (lingua d’oc - Provenza, Aquitania): amor cortese come rapporto feudale (vassallo della
donna), liriche su condizioni personali del poeta, trobar ric (virtuosismi tecnici), clus (chiuso, di difficile
decifrazione), leu (facile e chiaro).

La letteratura italiana è detta anche romanza (dal latino romanice, e dal francese romanz). L’aria in cui si sono
sviluppate queste lingue è detta Romània, per designare i popoli che si esprimevano nella lingua di Roma. Con
la nascita delle lingue volgari o romanze, la letteratura latina subì un lento declino. La letteratura italiana
nasce dalla lingua stessa, dal popolo. Deriva infatti, in gran parte, da tradizioni popolari, scritte e raffinate dai
poeti. La letteratura italiana nacque nel Duecento, due secoli più tardi rispetto alle altre letterature europee,
perché ancorata alla conservazione del latino, lingua della Chiesa. Lentamente poi si espanse nel corso del
1200 sostituendo il latino, allora lingua della comunicazione colta ed ecclesiastica. Si estese soprattutto
attraverso le Università: la prima fu fondata a Napoli il 5 giugno 1224 tramite un editto, da Federico II di
Svevia, imperatore del S.R.I. e re di Napoli, amante del Sud convinto che la cultura, l’intelligenza e la
sensibilità si trovassero maggiormente al Sud; si impegnò per valorizzarle ed organizzarle.

LETTERATURA RELIGIOSA : Fattore rilevante per la vita e la cultura del XIII secolo è il Cristianesimo.
La società medievale infatti fa si’ che il messaggio di Cristo sia trasmesso anche al di fuori degli ordini
monastici e del clero, diffondendo la convinzione che il mondo, dominato dalla violenza e dalla prepotenza,
possa diventare cristiano. Questa convinzione si scontra però con i valori di chi detiene il potere e con le
strutture ufficiali della Chiesa, e la divulgazione è costretta ad esprimersi in forme di eresia (dottrina contraria
ai princìpi della Chiesa). Nonostante ciò, la Chiesa avverte la necessità di inserirsi maggiormente nella vita
sociale, a tale scopo nascono gli ordini mendicanti:

• Domenicani: contraddistinti dalla predicazione e dalla lotta contro l’eresia

• Francescani: in stretto rapporto con l’esistenza di ogni giorno, ordine fondato da San Francesco. Alla sua
morte l’ordine dei francescani si divise in due ordini: 1. Spirituali predicavano una rigorosa fedeltà agli
insegnamenti di Francesco per quanto riguarda la povertà e la rinuncia ai beni materiali. 2. Conventuali disposti
a rifiutare la rigidità degli spirituali. La posizione intransigente degli spirituali potrò a scontri con il papato che
vedeva in essi una minaccia all’obbedienza.

Ciò che distingue la letteratura religiosa dalle altre manifestazioni letterarie è il suo carattere popolare: questa
poesia era semplice ed elementare perché destinata al popolo. La letteratura religiosa nel 1200 produce due
effetti: nel campo letterario favorisce l'uso del volgare, in campo religioso essa stimola un'ansia di
rinnovamento, e da così luogo a vasti movimenti di religiosità popolare. Gli ordini mendicanti, in particolar
modo i domenicani, come mezzi di cristianizzazione e lotta contro l’eresia usavano gli exempla esempio di
episodi religiosi per educare la gente. Nel Medioevo c’erano esempi che derivavano dalle parabole evangeliche.
Si tratta del racconto di una storia in cui il protagonista, grazie ad un determinato comportamento, raggiunge la
salvezza dell'anima. La letteratura religiosa sviluppò il genere della lauda: episodi della vita di Dio e temi
religiosi. Facevano parte di una grande tradizione popolare, trasmesse inizialmente al popolo in maniera orale
sotto forma di canto, e poi raccolte in Laudari.

▲ MAGGIORI ESPONENTI San Francesco d’Assisi, Jacopone da Todi, Tommaso d’Aquino


FRANCESCO D’ASSISI (1181 – 1226) Nacque ad Assisi, in Umbria, da una famiglia benestante di mercanti
di tessuti. Era un uomo che si dedicava molto ai piaceri della vita. Gli capitò poi di ammalarsi, e nel periodo
della malattia scoprì la vocazione (crisi religiosa) in cui scoprì che niente ha valore dinanzi a Dio e all’eternità,
per cui si spogliò dei suoi abiti, abbandonò ogni ricchezza e visse in povertà cercando l’indispensabile nel
proprio essere, perché non conta ciò che c’è fuori, ma ciò che si ha dentro (non l’involucro ma il nucleo,
l’essenza). Creò così l’ordine dei francescani. Compì numerosi viaggi avvalendosi di 12 discepoli, fondando il
Primo ordine, seguito da quello femminile delle Clarisse fondato con Santa Chiara. Al ritorno da un viaggio in
Egitto, dove fallì la sua opera di conversione, fondò il Terzo ordine. Francesco, che fu anche il santo delle
prime stigmate, era un individuo estremamente umano, avendo vissuto attivamente ed intensamente la sua vita
aveva una completa visione del mondo.

▲ PENSIERO e POETICA Francesco è santo e poeta della gioia e dell’esultanza, dell’annullamento di sé per
l’amore divino mira alla visione di Dio.

▲ OPERE • Un anno prima della sua morte scrisse il “Cantico delle Creature”, primo testo letterario volgare
scritto (lingua umbra assisiate). Il Cantico è una preghiera a Dio, è diviso in 33 versi in cui le creature intonano
il loro canto a Dio ringraziandolo di aver donato loro la vita e di aver creato la natura, in cui ogni forma ha la
sua espressività.

JACOPONE DA TODI (1236 – 1306) Religioso e poeta. Nacque a Todi. Uomo facoltoso, esercitò la
professione giurudica, partecipando attivamente alla vita mondana, dalla quale si allontanò quando ad una festa
precipitò un pavimento, causando la morte di sua moglie. Svestendola, si accorse che portava il cilicio; si
trafiggeva per penitenza (fioretto per Dio). Quest’episodio portò Jacopone ad una crisi spirituale e religiosa che
trovò la sua espressione nella letteratura e l’ingresso negli ordini francescani, da cui fu scomunicato a causa
delle lotte contro Bonifacio VIII.

▲ PENSIERO e POETICA: A differenza di San Francesco, che fu il santo dell’esultanza e della gioia,
Jacopone fu un personaggio complesso e problematico, segnato dalla scoperta della visione della moglie che fu
sconcertante; diventò poeta penitenziale, attento a cogliere le forme del dolore e della sofferenza e gli aspetti
della religiosità in cui si riscontra sofferenza umana. Il genere letterario praticato da Jacopone è quello della
lauda canto che si intonava al Signore durante le processioni. Facevano parte di una grande tradizione popolare,
venivano ripetute allo stesso modo, e non erano scritte. Jacopone le trasformò in genere letterario,
rivoluzionando così la loro tradizione orale.

▲ OPERE Le laudi che scrisse dopo la conversione si divisero in due filoni: 1. presenza ossessiva del corpo
come fonte di peccato e perdizione 2. compone un mondo di luce e amore.

• Il suo componimento più famoso è lo “Stabat Mater”: una sequenza che tratta delle sofferenze di Maria,
immobile sotto la croce, durante la Passione di Gesù.
TOMMASO D’AQUINO (1225 – 1274)
Sintesi tra sapere cristiano e l’insegnamento di Aristotele.
“Pange Lingua”: L'inno, che si rifà al precedente omonimo Pange Lingua composto circa sette secoli
prima da Venanzio Fortunato, ripercorre l'Ultima cena di Cristo.
SCUOLA POETICA SICILIANA Fondata da Federico II di Svevia nel 1200, il quale affermava che
bisognava fondare una scuola per insegnare a fare poesia, per conservare e tramandare il patrimonio culturale.
Fondò così la Scuola Poetica Siciliana, composta da poche persone ispirate che intendevano realizzarsi
attraverso la poesia (dall’infinito greco poiein- creare parole, disporle in modo che abbiano un significato,
inventando la letteratura creare una struttura metrica: concepito in modo da formare un componimento, e
prosodica: relativo allo studio di intonazione, timbro, suoni, accento). Nella Scuola poetica siciliana nascono
due nuovi generi letterari:

• canzone • sonetto componimento poetico (dal provenzale sonet suono)

composto da: 2 quartine 2 terzine (A-B-B-A) La Sicilia, essendo una civiltà insulare, conserva tante
peculiarità linguistiche: i poeti siciliani usano per i loro componimenti il siciliano “nobile e cortese”
sostituendolo alla lingua d’oc, creando la prima poesia in volgare italiano. Il linguaggio del Regno delle Due
Sicilie è cortese perché c’è stato un regno (e quindi una corte) fino alla metà del 1800. I poeti siciliani, come
tutti quelli italiani sono cantautori concepiscono le parole in funzione alla musicalità. Essi compongono
ispirati all’amore sensuale (dei sensi), dando alla letteratura italiana un codice letterario dell’amore che inizia
dagli occhi, vi è infatti uno stretto rapporto tra occhi e cuore, mediante il quale l’oggetto del desiderio dagli
occhi arriva al cuore in cui viene concepito il sentimento.

I copisti toscani intervennero sulla forma linguistica della poesia siciliana con una vera operazione di traduzione,
eliminando per quanto possibile i tratti siciliani che stridevano alle loro orecchie. Essendosi perduta quasi subito la
coscienza di questo intervento, la forma toscanizzata fu presa per quella originale.
La sconfitta degli Svevi e l’avvento degli Angioini portò alla distruzione dei manoscritti.
Per ricostruire la fisionomia originale della poesia di Federico II è fondamentale ricorrere alla testimonianza di Barbieri.
Vissuto nel 1500 questo studioso di poesia provenzale aveva avuto per le mani un codice, il libro siciliano, poi andato
perduto, contenente alcuni testi poetici siciliani che si presentavano in forma assai diversa da quelli comunemente noti.
Barbieri aveva trascritto alcuni di quei versi e le sue carte rimasero inedite fino al 1700.
Tra questi versi vi era la canzone di Stefano Protonotaro “Pir meu cori alligrari” e un frammento del figlio di Federico II, Re
Enzo.

Il maggior esponente è Jacopo da Lentini, notaio, considerato anche il caposcuola e largamente noto
perché a lui è attribuita l'invenzione della forma metrica del sonetto.
MORTE DI FEDERICO II -> Crollo della potenza della casa di Svevia e trapianto della nuova lirica volgare nell’italia
comunale.

GUITTONE D’AREZZO: produzione di due tipi di poesia


1)Amorosa - esaltazione della donna, alternarsi di gioia e dolore
2)Civile/Morale - Ahi lasso, or è stagion de doler tanto ( canzone civile in cui vi è un “compianto” ai fiorentini per la
sconfitta di Montaperti del 1260 – Caduta dei Guelfi contro i Ghibellini che si sono alleati con i tedeschi simboleggia la
caduta del potere fiorentino, danneggiato “dall’interno”) .

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Nello stesso periodo della Scuola poetica siciliana nasce a Bologna (Guido Guinizzelli) e a Firenze
(Guido Cavalcanti e Dante Alighieri) il DOLCE STILNOVO, nuovo movimento poetico italiano
armonioso e razionale nel campo della letteratura. La denominazione Dolce Stilnovo si ricava dalle
parole che Dante, nel canto XXIV del Purgatorio, fa dire a Bonagiunta Orbicciani (riferendosi alla
canzone dantesca “Donne ch’avete intelletto d’amore”), esponente della lirica volgare, che espia la sua
pena nel girone dei golosi. Si caratterizza per una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e
nobile dei propri pensieri, è regolare l’uso di metafore e simbolismi. I poeti del Dolce Stilnovo si
staccano dalla tradizione siciliana e provenzale per creare uno stile più limpido definito appunto
“dolce”. Aggiunsero riferimenti morali e cattolici alla poesia, considerando la poesia siciliana troppo
frivola e libertina.

▲ DIFFERENZE CON LA SCUOLA POETICA SICILIANA Molte tematiche fondate dalla Scuola poetica
siciliana, che teneva conto di quel che accadeva in Europa, prendono spunti da terre lontane e
arrivano poi in Toscana, centro della lingua letteraria italiana. I toscani hanno ingentilito il codice
d’amore dei siciliani (occhi e cuore) rendendolo più preciso e chiaro, elegante e raffinato, mentre la
poesia dei siciliani è più diretta ed immediata, meno intellettuale (razionalizzata dai fiorentini). Nel
Dolce stilnovo la donna appare in poche occasioni della vita sociale, consentendo un rapporto
amoroso di incontri fugaci. La donna stilnovistica non viene quasi mai raggiunta perché l’obiettivo
dell’amore stilnovistico è la continua tensione verso qualcosa di inafferrabile, è una donna vista come
un angelo e portatrice di salvezza.

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