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Amor Ben
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13 storie per riflettere - III
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13 storie per riflettere - III
Indice
Un rifugio sicuro .......................................................................................... 6
Le parole del maestro zen ....................................................................... 8
Tutto questo passerà ............................................................................. 10
Il valore delle cose ..................................................................................... 13
Il fantasma della moglie .......................................................................... 16
Il pescatore e il businessman ............................................................... 18
Il barattolo e i sassi................................................................................... 21
I due alberi ................................................................................................... 24
La donna ideale ......................................................................................... 26
Il tempo che piace a me ........................................................................... 28
L’angelo della morte ................................................................................. 30
Le chiavi e la luce ....................................................................................... 32
Inferno e paradiso.................................................................................... 34
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Perché 13 storie?
Perché amo particolarmente il numero 13, devo ammettere che
in parte perché è un numero spesso emarginato, ma anche
perché secondo la numerologia è equivalente al numero
quattro, conosciuto come il costruttore, l’organizzatore e (mi
oso aggiungere la mia personale versione) l’ottimizzatore…
Ma soprattutto perché 13 settimane sono un trimestre di
storie e mi piaceva l’idea di fare quattro raccolte ogni anno.
Tutto qui?
Non esattamente. Dopo alcune delle storie ci saranno delle
domande, delle domande per riflettere, per fare autoanalisi e
per allenare la capacità di trovare le risposte dentro di noi,
come facevano le persone che hanno inventato queste storie.
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Un rifugio sicuro
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13 storie per riflettere - III
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13 storie per riflettere - III
Dicono che c’era una volta un re che convocò i più saggi del
reame e chiese loro: – “Esiste un mantra oppure un
suggerimento che funzioni in ogni situazione, in ogni
circostanza, in ogni luogo e in qualsiasi momento? Qualcosa
che mi possa aiutare quando nessuno di voi mi sta accanto
per darmi dei consigli? Ditemi, esiste un tale mantra?” Tutti i
saggi erano sorpresi dalla domanda del Re. Una risposta per
tutte le domande? Qualcosa che possa funzionare ovunque, in
ogni gioia, in ogni pena, in ogni sconfitta e anche in ogni
vittoria?
Pensarono e ripensarono. Dopo un po’ un anziano suggerì
qualcosa che andò bene a tutti. Poi andarono dal re e gli
portarono il risultato scritto su carta che Il Re mise sotto il suo
anello di diamante per poterlo guardare nei momenti di
emozioni estreme, in cui, sentendosi da solo, non sapesse
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cos’altro fare, quando non avesse altra scelta, solo allora lo
avrebbe potuto leggere.
Passò un po’ di tempo e i vicini attaccarono il Regno. Fu un
attacco di sorpresa. Il Re e il suo esercito combatterono
coraggiosamente ma persero la battaglia. Il Re dovette
scappare a cavallo e inoltrarsi nella giungla. All’improvviso il Re
si trovò alla fine di una strada chiusa. Sotto c’era un dirupo,
buttarsi significava morire. I nemici che lo stavano inseguendo
si stavano avvicinando e il Re era preoccupato, non sembrava
avere via d’uscita…
Quando all’improvviso vide il diamante che brillava sotto il sole e
si ricordò del messaggio nascosto nell’anello. Lo aprì e lesse il
messaggio: “Anche questo passerà.” Il Re lo lesse e poi lo lesse
ancora. Più lo leggeva, più si rasserenava e sentiva meno
pressione. – È vero! Anche questo passerà! Solo pochi giorni fa
ero il Re più potente fra tutti. E ora il Regno con tutti i suoi
piaceri è sparito. E sono qua che cerco di scappare. E così
come quei giorni sono passati, anche questo giorno di pericolo
passerà. Nulla era cambiato, era ancora davanti al dirupo, ma
ora lo vedeva in un modo diverso. Il posto era pieno di bellezza
naturale. La rivelazione del messaggio gli aveva fatto un
grande effetto. Si rilassò e si nascose dietro ad un rovo e
ripensò tutta la sua situazione. Dopo qualche istante realizzò
che il rumore dei cavalli si era allontanato. I nemici si erano
spostati da un’altra parte, verso le montagne vicine.
Siccome era molto coraggioso, ostinato e capace, il re
riorganizzò il suo esercito e combatté di nuovo. Sconfisse il
nemico e riprese il suo impero. Dopo la vittoria, venne ricevuto
con grande splendore. L’intera capitale era nell’euforia della
vittoria; fuochi di artificio, e piogge di fiori venivano lanciati sul
re in segno di onore e riconoscimento. La gente cantava e
ballava. Per un istante il Re si disse: – “Sono uno dei Re più
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grandi e coraggiosi che sia mai esistito. Non è facile
sconfiggermi.” Sentiva un senso di ego emergere e gonfiare…
Poi, all’improvviso il diamante dell’anello brillò nella luce del sole e
così ricordò il messaggio. Lo aprì e lo lesse di nuovo: “Anche
questo passerà”. Diventò silenzioso. Il suo volto cambiò
totalmente – tornò in uno stato di profonda umiltà, serenità e
vigilia. – È vero! Anche tutto questo passerà, perché non è tuo,
è solo una circostanza, non ti definisce. La sconfitta era una
circostanza, la vittoria pure… Sei semplicemente uno
spettatore, un attore, forse anche il regista ma… sei molto di
più! Tutto passa. Siamo testimoni di tutto questo. La vita viene
e va. La felicità viene e va. La sofferenza viene e va. Quello che
rimane sei tu, la tua serenità e il racconto delle tue esperienze
vissute.
Cosa succederebbe se
smettessi di fare le cose
che “devi fare”?
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13 storie per riflettere - III
mercato. Trova un compratore, e con i soldi compra del cibo
per me, per te e per gli altri. Devi ricavare dalla vendita il più
possibile, ma non accettare meno di una moneta d’argento. Vai
e torna con il cibo il prima possibile.
Il ragazzo mise l’anello in tasca e partì. Giunto al mercato del
villaggio ai piedi della montagna, provò a venderlo ai vari
commercianti presenti. Tutti lo guardavano con molto
interesse, finché l’allievo non diceva il prezzo richiesto dal
maestro. Ogni volta che diceva di volere una moneta
d’argento, alcuni scoppiavano a ridere, altri si allontanavano
guardandolo storto. L’unico che cercò, per aiutarlo, di
comprarglielo, gli offrì 10 monete di bronzo, ma lui rifiutò
ricordando le istruzioni del maestro. Dopo tante ore e
umiliazioni tornò a casa ancora più triste e sentendosi un
completo fallimento.
— Mi dispiace molto, Jari, ma è impossibile ottenere per questo
anello quanto da lei richiesto. L’anello non vale tanto come
pensi tu.
Il maestro sorrise e guardandolo gli disse: — Ciò che mi dici è
importante. E’ giusto scoprire prima quale sia il vero valore
dell’anello. Prendi di nuovo il cavallo, e questa volta vai dal
mercante di gioielli. Digli che vuoi venderlo e fatti dire quanto
pagherebbe per averlo. Ma, bada bene, non importa quanto lui
possa offrirti, non venderglielo. Per il cibo abbiamo già
provveduto.
Il ragazzo corse dal mercante indicatogli dal maestro e gli
mostrò l’anello. Il mercante lo prese in mano, lo pesò, lo
esaminò con una lente di ingrandimento, e disse:
— Ragazzo, puoi dire al tuo maestro che se desidera venderlo
ora, posso dargli 75 monete d’argento”.
— 75 monete d’argento! — Esclamò l’allievo, euforico.
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—Si, — replicò il mercante. — So che è poco, magari tra un mese
potrei offrirgli anche una moneta d’oro, ma se la vendita è
urgente…
Il ragazzo corse emozionato dal maestro per raccontare
quanto era accaduto. Dopo aver udito l’offerta del mercante, il
maestro fece sedere l’allievo accanto a sé e disse: — Vedi,
questo anello, è un gioiello prezioso e unico nel suo genere. Può
essere valutato soltanto da uno specialista. Pensavi davvero
che chiunque potesse scoprirne il vero valore?
— E, così dicendo, si rimise l’anello al dito. Ognuno di noi è
prezioso e unico, perché nessuno nasce uguale a qualcun
altro. Eppure vaghiamo tristi e confusi per tutti i mercati della
nostra vita pretendendo che persone inesperte riconoscano il
nostro valore…
Come ti dimostri
l’amore verso te
stesso?
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13 storie per riflettere - III
Dicono che c’era una volta una giovane moglie che si ammalò e,
quando era in punto di morte chiamò il marito al suo capezzale.
— Ti amo tanto — disse al marito —che non voglio lasciarti. Non
tradirmi mai con nessun’altra donna. Se lo fai, tornerò sotto
forma di fantasma e ti darò fastidi a non finire.
Ben presto la moglie morì, e il marito… per i primi tre mesi,
rispettò il suo ultimo desiderio, ma poi incontrò un’altra donna
e se ne innamorò. Così i due si fidanzarono. Subito dopo il
fidanzamento, tutte le notti all’uomo appariva un fantasma
che gli rimproverava di non mantenere la sua promessa. Ed
era un fantasma molto intelligente. Gli diceva per filo e per
segno tutto quello che era successo tra lui e la sua nuova
fidanzata. Tutte le volte che lui faceva un regalo alla sua
promessa sposa, il fantasma lo descriveva in tutti i particolari.
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Ripeteva persino i loro discorsi, e tormentava l’uomo a tal
punto che il poveretto non riusciva a chiudere occhio.
Qualcuno gli consigliò di sottoporre il suo problema a un
maestro Zen che viveva nei pressi del villaggio. E infine,
disperato, il pover’uomo andò a chiedergli aiuto.
— Fammi vedere se ho capito. La tua prima moglie è diventata
un fantasma e sa tutto quello che fai — riepilogò il maestro. —
Qualunque cosa tu faccia o dica, qualunque cosa tu regali alla
tua innamorata, il fantasma lo sa. Dev’essere un fantasma
molto sagace. Francamente, dovresti ammirare un fantasma
del genere. La prossima volta che ti appare, vieni a patti con lei.
Dille che è così abile che non puoi nasconderle niente, e che se
risponderà a una domanda tu le prometterai di rompere il
fidanzamento e di restare vedovo.
— Qual è la domanda che devo farle? — disse l’uomo temendo di
dover rimanere per sempre solo.
— Prendi una gran manciata di semi di soia — rispose Il
maestro — e domandale quanti semi hai in mano. Se non è in
grado di dirtelo, saprai che è soltanto la tua immaginazione e
non ti tormenterà più.
La notte dopo, quando gli apparve il fantasma, l’uomo prima si
mise ad adularla, le disse che era stupito dal fatto che lei
sapesse tutto.
— Infatti, — rispose il fantasma —e so che oggi sei andato a
trovare quel maestro Zen.
— E visto che sei così brava— ribatté l’uomo — devo chiederti
una cosa: dimmi, quanti semi ho in questa mano?
Non ci fu più nessun fantasma che rispondesse a quella
domanda.
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13 storie per riflettere - III
Il pescatore e il businessman
Se potessi avere un
superpotere quale
sceglieresti?
Perché?
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Il barattolo e i sassi
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13 storie per riflettere - III
dozzina di ciottoli grandi all’incirca come delle palle da tennis ed
uno ad uno li mise delicatamente dentro il vaso. Quando questo
fu riempito fino al bordo e fu impossibile aggiungere anche un
solo sasso, alzò lentamente gli occhi verso i suoi allievi e
domandò: ”Questo vaso è pieno?” Tutti risposero “Sì”.
Attese qualche secondo e aggiunse: “Davvero?” Allora si chinò
di nuovo e tirò fuori da sotto al tavolo un secondo contenitore,
questa volta pieno di ghiaia. Con attenzione versò questa
ghiaia sui grossi sassi e poi scosse leggermente il vaso. I
pezzettini di ghiaia si infiltrarono tra i sassi fino al fondo del
recipiente. L’anziano professore alzò nuovamente lo sguardo
verso il suo uditorio e ridomandò: “Questo vaso è pieno?”
Questa volta i suoi brillanti allievi cominciavano a comprendere
il suo armeggiare.
Uno di essi rispose: “Probabilmente no!”
“Bene” rispose l’anziano professore. Si piegò di nuovo e questa
volta tirò fuori da sotto al tavolo un secchio di sabbia. Con
delicatezza versò la sabbia nel vaso. La sabbia andò a riempire
gli Spazi tra i grossi ciottoli e la ghiaia. Ancora una volta
domandò: “Questo vaso è pieno?” Questa volta, senza esitare
e in coro, i suoi allievi risposero: “No!”
“Bene!” soggiunse il vecchio professore. E, come ormai si
aspettavano i suoi prestigiosi allievi, prese la brocca dell’acqua
che stava sul tavolo e riempì il vaso fino al bordo.
L’anziano professore alzò allora gli occhi verso il gruppo e
domandò: “Quale grande verità ci dimostra questo
esperimento?” Il più furbo, il più audace dei suoi allievi,
ripensando all’argomento del corso rispose: “Dimostra che
anche quando si crede che la nostra agenda sia
completamente piena, ci si possono aggiungere altri
appuntamenti, altre cose da fare.”
“No” rispose il vecchio professore “Non è questo. La grande
verità che quest’esperimento ci dimostra è la seguente: se non
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si mettono per primi i sassi più grossi all’interno del vaso, non ci
si potrà mettere tutto il resto in seguito”.
Ci fu un profondo silenzio, mentre ciascuno prendeva
coscienza dell’evidenza di questa affermazione. L’anziano
professore disse allora: “Quali sono i sassi più grossi nella
vostra vita? La vostra salute? La vostra famiglia? I vostri amici
e le vostre amiche? Realizzare i vostri sogni? Fare ciò che vi
piace? Imparare? Difendere una causa? Essere rilassati? Darsi
il tempo? O cose del tutto diverse? Quello che dobbiamo
ricordarci è l’importanza di mettere per primi nella propria vita i
sassi più grossi, altrimenti si rischia di non riuscire a fare . . . la
propria vita. Se si dà Priorità alle minuzie (la ghiaia, la sabbia) ci
si riempirà la vita di inezie e non si avrà a sufficienza del tempo
prezioso da consacrare alle cose importanti della vita.
Allora non dimenticate di porvi la domanda: Quali sono i sassi
più grossi nella mia vita? E poi metteteli per primi nel vostro
vaso”. Con un cenno amichevole della mano l’anziano
professore salutò il suo uditorio e lentamente uscì dall’aula.
Cosa perderesti se
riuscissi a fare quello
che non stai riuscendo
a fare in questo
momento?
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13 storie per riflettere - III
I due alberi
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13 storie per riflettere - III
La donna ideale
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ragazze, qualche volta si scambiavano anche i numeri di
telefono, e con alcune ci uscì anche dopo, da soli, in coppia.
Massimo, al ritorno di ogni uscita, era sempre deluso, con la
coda fra le gambe, deluso e triste. Ancora un’occasione
perduta, una serata buttata all’aria. Iniziò a cercare su tinder,
happn e altre app d’incontri. Anche li le ragazze non erano
male, ma… nemmeno abbastanza. Scorreva le foto in fretta e
con impazienza, e rimaneva sempre affamato e frustrato.
L’amico si fidanzò e Massimo rimase da solo nelle sue ricerche,
ma ogni volta che si vedevano l’argomento rimaneva invariato.
Cercare la donna ideale non era più un piacere, ma non poteva
fare altro… Fino a una sera in cui Massimo suonò al campanello
dell’amico distrutto e abbattuto. Non l’aveva mai visto così
disperato, così arreso, così rassegnato.
— Cos’è successo Massimo? — chiese offrendogli una tisana,
vista l’ora, e tutta la sua comprensione — Hai finalmente capito
che la tua donna ideale non esiste?
— No. — Rispose quasi in lacrime — Peggio!
— Cosa può esserci di peggio? — chiese l’amico incredulo.
— L’ho trovata! — disse, e mentre lo diceva i suoi occhi si
riempirono di lacrime.
— E allora, non sei felice? — chiese l’amico incredulo.
— No. Non mi ha considerato nemmeno degno di una parola.
Cercava l’uomo ideale, e io non lo ero.
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tempo bello e uno brutto. Invece, per noi, in campagna ma non
esiste tempo brutto.
— In che senso?
— Ho scoperto, signore, che anche se non posso avere sempre
ciò che ci piace, posso essere contento di quello che ho. Perciò
sono sicuro che avremo il tempo che piace a me.
<< I campi hanno bisogno di pioggia, il vento pulisce l’aria, il sole
riscalda… Ogni tempo ha una sua utilità per il mondo a cui
apparteniamo e di cui siamo solo una parte.
<< Quando piove io faccio i lavori che si possono fare al
coperto, faccio il formaggio, leggo, gioco coi miei figli in casa e
ringrazio Dio della pioggia…
<< Quando c’è il sole, lavoro la terra, porto a pascolare le
pecore e faccio i lavori da esterno ringraziando Dio del sole…
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— Va bene, — acconsentì — io non ho potere sulla vita né sulla
morte, posso però farmi obbedire dal vento ed esaudire il tuo
desiderio. Ordinerò al vento di portarti dove vorrai.
E così fece. Il re Salomone chiamò il vento e gli disse di
trasportare l’uomo lontano e il più velocemente possibile. Il
vento prese in consegna l’uomo e sull’istante lo condusse in
una città dell’India. Quel giorno finì e, quello dopo, il re Salomone
incontrò nel suo palazzo l’Angelo della morte al quale disse:
— Ieri è venuto da me un uomo a lamentarsi di te, dicendo che
l’avevi guardato male e si era spaventato per questo. Mi ha
pregato di spedirlo il più lontano possibile da questa città; io
l’ho voluto aiutare e ho esaudito il suo desiderio. Ma dimmi,
perché mai l’hai spaventato a tal punto e perché l’hai guardato
con cattiveria
— Sai che eseguo gli ordini del Creatore con coscienza e senza
nulla di personale. — rispose l’Angelo della morte— Quando ho
guardato quell’uomo, la mia espressione non era di cattiveria,
ma di stupore. Ieri l’ho incontrato a Gerusalemme mentre
avevo l’ordine di togliergli la vita la sera stessa in India e quindi
quando l’ho visto qui mi sono chiesto come avrei potuto
sottrargliela in un luogo così lontano, che neanche se avesse
volato come un uccello avrebbe potuto raggiungere in così
poco tempo. E dopo averlo fissato perplesso me ne sono
andato, recandomi in India nel luogo e all’ora prestabiliti. E lì l’ho
trovato e ho compiuto il mio dovere.
— Si può fuggire da tutto, ma non dalla morte. Quell’uomo in
quella precisa ora doveva trovarsi in India per incontrarsi con
la morte e così è stato, e tutto quello che ha fatto l’ha portato
incontro al suo destino. — concluse il Re.
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Le chiavi e la luce
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Inferno e paradiso
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Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto
livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei
cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un
po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro
braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro
sofferenze.
— Hai appena visto l’Inferno. — disse Dio
Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l’aprì.
— Eccoti, invece, il paradiso. — disse Dio
La scena che l’uomo vide era identica alla precedente. C’era la
grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire
l’acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai
lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e
conversavano tra di loro sorridendo.
— Non capisco! — disse il sant’uomo
— E’ semplice, — rispose Dio, — essi hanno imparato che il manico
del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé’ stessi….
Ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato
a nutrirsi gli uni con gli altri!
Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi…
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura… La differenza la
portiamo dentro di noi.
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