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GIOVEDÌ 2 SETTEMBRE 2010
LA GAZZETTA DELLO SPORT

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PRIMO PIANO L’INTERVISTA
L’allenatore del Real Madrid parla
della sua nuova avventura, ma non dimentica
i trionfi in nerazzurro: «Non chiedetemi
di essere distaccato, sono troppo tifoso.
Non ho visto la nuova squadra, ma i
risultati sono quelli di tutte le mie ex squadre»

«Con Moratti mi sento

tutte le settimane»
A Montecarlo nessuno dei giocatori premiati
mi ha ringraziato? Io li porterò sempre con me»

«CARA INTER MOURINHO

SONO ANCORA
PAZZO DI TE
PRENDI TUTTO
IN EUROPA
PERO’...»

«
DAL NOSTRO INVIATO
FABIO LICARI
5 RIPRODUZIONE RISERVATA
NYON (Svizzera) d«Forza Inter!
Con tutto il cuore: forza Inter.
Sogno che, Champions esclu-
sa, vinca tutto: scudetto, Cop-
pa Italia e Mondiale per club.
Non chiedetemi d’essere di-
staccato, è presto e sono anco-
ra troppo tifoso: tra qualche
anno, forse, ci riuscirò». L’ho-
tel scelto dall'Uefa per acco-
gliere i tecnici «top» d’Europa
è immerso nel verde, tra lago e
montagne, si chiama La Reser-
ve, e anche le stelle qui sanno
di lusso: tappeti, divani, tavoli
in legno, camerieri discreti. Jo-
sé Mourinho è in completo gri-
gio, camicia scura, niente cra-
vatta, nuovo orologio firmato
al polso, abbronzatura che
non scolora. «Ho fame: man-
giamo?». Pollo, torta di mele
con gelato, coca ghiacciata.
«Che cosa succede in Italia?
Non sono riuscito a vedere l’In-
ter in Supercoppa. Che colpo
Ibrahimovic...». Incontra Car-
lo Ancelotti, stretta di mano e
una risata ricordando vecchi ri-
sultati. L’Italia gli è rimasta
dentro.
Dalla notte di Madrid lei non ha
più parlato di Inter...
«Ma ho parlato tante volte con
Moratti, i giocatori e tutta la
gente con cui ho lavorato in
due anni fantastici. Non puoi
dimenticare gli amici ai quali
hai dato tutto e che ti hanno
dato tutto. Se poi aggiungi i
successi, tutto è ancora più bel-
lo: li porterò per sempre con
me».
Non è quindi più strano che
nessuno dei premiati a Monte-
carlo — Julio Cesar, Maicon,
Sneijder e Milito — l’abbia rin-
graziata?
(sospiro) «Non ne faccio un
dramma: io ringrazierò sem-
pre tutti. Ognuno la pensi co-
me vuole. I miei pensieri e le
mie parole saranno sempre
per giocatori, presidente e
staff: i successi individuali, co-
me a Montecarlo o quelli che
io spero di ricevere da Uefa e
Fifa (nuovo Pallone d’oro per
allenatori, ndr), nascono dal
lavoro collettivo. Non vinci da
solo. Se il Bayern avesse solle-
vato la Champions, forse
avrebbero premiato Robben o
Schweinsteiger».
Come vede la nuova Inter?
«Non lo so. Giuro: non ho visto
un secondo di una partita del-
l’Inter, né amichevoli né Su-
percoppe. Non saprei cosa di-
re. I risultati, però, li conosco
come quelli delle altre mie ex
squadre, o del club della mia
città (Setubal, ndr). Ma con il
Chelsea adesso sono più tran-
quillo, meno coinvolto. Con
l’Inter, no».
Parla con Moratti?
«Il rapporto continua. Siamo
amici, io faccio parte della sua
storia e lui della mia. Ci sentia-
mo ogni settimana. Poi sono
un professionista: come sem-
pre, devo chiudere un capitolo
della mia vita e aprirne un al- re al Bernabeu. Ha quello sta- In che senso?
tro, ricordando cose belle e tus psicologico che l’Inter, fino «Siamo sempre insoddisfatti,
meno belle, senza nessun rim- all’anno scorso, ancora non vogliamo sempre di più, per
pianto. Quando chiudo, chiu- possedeva e che adesso porte- questo sono solidale con chi
do». rà sempre con sé. Il Milan è chiede nuovi acquisti. Anche
davvero forte». se ognuno lo fa con il proprio
Moratti ha detto: «Con Ibra e carattere: chi più introverso,
Robinho finalmente il Milan Il mercato dell’Inter è rimasto chi più aggressivo. Al Madrid
può competere con l’Inter». fermo. volevo un altro attaccante: Hi-
«Papastathopulos e Boateng «Non è giusto fare paragoni guain e Benzema non basta-
sono ottimi, Ibra e Robinho so- con la mia Inter. Sapevo che la no».
no tra i migliori al mondo. Il squadra aveva bisogno di novi-
Milan è molto più forte dell’an- tà per un salto di qualità in Eu- Conosce Allegri? Era al Caglia-
no scorso. Ma di scudetto non ropa e l’ho detto pubblicamen- ri, oggi è il suo nuovo sfidante
parlo, non mi riguarda». te dopo l'eliminazione con il al Milan.
Manchester Utd. Ci siamo «Ricordo tutti gli allenatori.
Di Champions sì, però: è nello guardati negli occhi con la so- Non manco a tanti, lo capisco.
stesso gruppo del Madrid. cietà e c’è stata la rifondazione Ma non posso neanche dire
«Il Milan, in Europa, è diverso. necessaria. Adesso è diverso, che qualcuno di loro mi man-
Anche quando in campionato l’Inter è campione di tutto. Pe- chi».
non gioca bene, come l’anno rò noi allenatori non ci accon-
scorso, nelle coppe va a vince- tentiamo mai». La Spagna è così diversa dal-

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A NYON CON GLI ALLENATORI DELLA CHAMPIONS
Prima fila in alto: Marchetti (direttore per le competizioni Uefa), Fink (Basilea), Jol (Ajax), Schaaf
(Werder), Nioplias (Panathinaikos), Roxburgh (direttore tecnico Uefa). Seconda fila: Magath
(Schalke), Jesus (Benfica), Hodgson (Liverpool), Puel (Lione), Ranieri (Roma), Ferreira (Malaga).
Terza fila: Fernandez (Auxerre), Guardiola (Barcellona), Deschamps (Marsiglia), Mourinho (Real
Madrid), Infantino (segretario generale Uefa), Ferguson (Manchester Utd), Ancelotti (Chelsea) ANSA
LA SCHEDA
O
JOSÉ MOURINHO
47 ANNI
ALLENATORE REAL MADRID
Due scudetti
e tre coppe
coi nerazzurri
José Mourinho è rimasto
solo due stagioni all’Inter
vincendo due scudetti,
una Champions League,
una Coppa Italia e una
Supercoppa di Lega.
Ha vinto due campionati
anche con Chelsea e
Porto, e con la squadra
portoghese ha vinto pure
una Champions League
e una Coppa Uefa.
In precedenza ha allenato
Benfica e União Leiria.
«E’ impossibile che non si introduca
la tecnologia per i gol-non-gol: è
elementare ed evita le ingiustizie.
Peggio di com’è ora non può andare»
«Rossoneri nel gruppo di chi
può conquistare la Champions.
Le critiche con il Real?
Se non resisti alle pressioni
meglio non andare a Madrid»
«Milan davvero forte
con Ibra e Robinho»
«Non manco a molti allenatori italiani,
ma anche loro non mancano a me.
No al Pallone d’oro a Iniesta
o Forlan: deve prenderlo Sneijder,
vincente e sempre decisivo»
l’Italia? Davvero conta più gio-
car bene che vincere, c’è più
tecnica e più spazio? O sono
frasi fatte?
«E’ vero, è vero. Ho lavorato a
lungo in Spagna e conosco
l’ambiente. C’è più spazio in
campo e più tecnica, le squa-
dre sono meno compatte e me-
no organizzate tatticamente
in difesa. C’è passione e la stes-
sa stampa interessata e criti-
ca».
Una Liga a due velocità — Real
e Barça, poi gli altri — o no?
«Se il Valencia, il Siviglia o
un’altra lottasse per il titolo sa-
rebbe una sorpresa. Però ci so-
no squadre di qualità. E l’anno
scorso il Barça ha vinto per i 6
punti presi al Real negli scon-
tri diretti».
Uno 0-0 «estivo» al debutto e
subito critiche. Scocciato?
«Questo è il Madrid e non lo
puoi cambiare. Se non te la
senti di vivere con questa pres-
sione, meglio non accettare.
Nella mia carriera non c’era
momento migliore per
un’esperienza così: dopo Chel-
sea e Inter, dopo dieci anni di
successi e grandi club, dopo
un campionato esigente come
l’Italia, ho età e maturità giu-
ste».
Il suo rivale al Barça è anche
un vecchio amico. Di Guardio-
la, nel 2003, lei ha detto: «E’
già un allenatore, se lo vorrà».
«Capisci subito se uno è già al-
lenatore: da come pensa, da
come sta in campo. Ci sono
quelli che giocano d’istinto, al-
tri di testa. Cambiasso studia
da tecnico, chiede perché que-
sto esercizio, perché quel lavo-
ro. Nel Real credo che Xabi
Alonso possa allenare. Nel Por-
to c’era Jorge Costa: infatti og-
gi allena».
Il Barcellona è campione e ha
quasi otto «mondiali»: per una
volta lei non parte favorito?
«Il Barça è un prodotto finito.
Può aggiungere un nome,
un’idea, sono perfezionamen-
ti. Nel Real c’è un senso di inde-
finitezza, dubbi sulla continui-
tà di gioco, e in pochi anni ci
sono stati Capello, Schuster,
Ramos, Pellegrini e io. C’è biso-
gno di stabilità. Fortuna che
adesso non ho l’ossessione dei
titoli».
Cioè?
«Se l’avessi avuta sarei rima-
sto all’Inter: con sei tornei a di-
sposizione, tre li vincevo e la
mia carriera sarebbe stata gra-
tificata. In Spagna ne ho tre da
giocare: e in due di questi, Li-
ga e Copa del Rey, è il Barça
quello da battere. In un am-
biente che non aiuta l’equili-
brio: dopo uno 0-0, con un por-
tiere rivale straordinario, e set-
te occasioni da gol, è già pole-
mica. Ma l’Italia mi ha fatto
crescere anche da questo pun-
to di vista».
Lei dice sempre: «Adeguo le
mie idee tattiche alla nuova re-
altà». Come si concilia il calcio
di Mourinho nella Liga?
«Una prima realtà è elementa-
re: giocheremo contro squa-
dre chiuse che cercheranno di
colpirci in contropiede. Con-
tro il Real anche un’amichevo-
le è una finale mondiale: que-
st’estate, per proteggere un
1-1, un allenatore ha fatto
quattro cambi dal 90’ al 94’.
Dovrò prepararmi tatticamen-
te all’eventualità che si perda
un pallone e si venga aggredi-
ti. E poi qualche soluzione per
aprire difese prevedibilmente
chiuse. Avendo purtroppo la-
vorato pochissimo tra estate e
Mondiale. Drammatico, so-
prattutto per "prodotti non fi-
niti" come il mio, anche se i
commissari tecnici sono messi
peggio».
Mestiere difficile quello di
c.t.?
«Ma certo. Hanno i giocatori
per pochi giorni, stanchi dopo
una stagione infinita, e devo-
no organizzare un Mondiale.
Si capisce perché, esclusa
l’Olanda, le migliori e più orga-
nizzate erano Spagna e Germa-
nia: nascono da blocchi, tipo
Barcellona-Real, tipo
Bayern».
Ha visto novità in Sudafrica?
«Non è possibile: i migliori
d’Europa, Africa e Sudamerica
giocano in Champions, al mas-
simo Europa League. Potresti
aspettare una novità invano
per tutto il torneo».
Però la Germania dev’esserle
piaciuta, a giudicare da Özil e
Khedira.
«Per il Real non è facile fare
mercato: se muove un dito si
scatena una tempesta. I due so-
no bravi, giovani, all’ultimo
anno di contratto: li abbiamo
presi a 25 milioni, prezzo com-
petitivo».
Buoni per vincere la Cham-
pions?
«Noi, Barcellona, Inter, Milan,
Chelsea, Manchester United e
Bayern Monaco: vince una di
queste. Può esserci una sorpre-
sa come il Lione semifinalista
l’anno scorso: Roma, Arsenal,
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LA GAZZETTA DELLO SPORT R
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Tottenham, Benfica. Ma è diffi-
cile».
Conta più il Mondiale o la
Champions per il Pallone
d’oro?
«Tutto. Non si può darlo a Inie-
sta, anche se ha segnato il gol
più importante dell’anno, per-
ché nel resto della stagione
era infortunato: spero che un
giorno ce la faccia. E neanche
Forlan: bello il Mondiale, ha
vinto l’Europa League ma solo
perché il suo Atletico è retro-
cesso dalla Champions, vi sem-
bra giusto questo sistema? Me-
rita Sneijder che ha vinto tut-
to, è stato decisivo sempre e
ha giocato la finale mondiale.
Dietro di lui, Xavi».
Perché l’Italia ha fallito il Mon-
diale?
«Perché ripetersi quattro anni
dopo, con gli stessi trentenni,
non è facile. Se nel 2006 gli az-
zurri avessero avuto 24 anni
sarebbe stato diverso. Bisogne-
rebbe avere il coraggio di cam-
biare, ma capisco che non sia
facile: con questi stessi gioca-
tori hai vinto, come fai a dir lo-
ro "è finita"? Comunque l’Ita-
lia non partiva tra le favorite».
Tecnologie per gli arbitri : favo- Italia di Lippi
V
revole? «Bisognava
«La tecnologia più importante avere il coraggio
è la collaborazione dei giocato- di cambiare, ma
ri con l’arbitro, per non vedere come fai a dire
più tuffi tipo Busquets con a chi ha vinto
Thiago Motta. Poi è impossibi- un Mondiale
le che non si introduca quella che è finita?»
sul gol-non gol: è elementare,
basica, evita ingiustizie. Su al-
tre questioni, tipo fuorigioco,
credo che di tecnologia parle-
ranno i nostri figli».
E i sei arbitri?
«Visti spesso. A volte hanno V
fatto cose importanti, altre Su Özil
non hanno avuto il coraggio di «Lui e Khedira
vedere da due metri. Ma peg- sono giovani a
gio di com’è ora non può anda- bravi, li abbiamo
»
re». presi a prezzi
competitivi. Ma
volevo un altro
attaccante»
S
Il presidente
Massimo
Moratti stringe
la mano a José
Mourinho. I due
si sentono tutte
le settimane
BOZZANI
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