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Lorenzo Macorini
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Per stabile si intende: “la cui resistenza non è rapidamente degradante”.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2007/08 - Pag. 10.2 -
Apparecchi di appoggio, pile e spalle di ponti. dott. ing. Lorenzo Macorini
Inoltre il proporzionamento della struttura deve essere tale da favorire l'impegno plastico
del maggior numero possibile di pile. Il comportamento inelastico dissipativo deve essere di tipo
flessionale, con esclusione di possibili meccanismi di rottura per taglio.
Gli elementi ai quali non viene richiesta capacità dissipativa, e devono, quindi, mantenere
un comportamento sostanzialmente elastico, sono: l'impalcato, gli apparecchi di appoggio, le
strutture ed il terreno di fondazione, le spalle. Per garantirne il comportamento elastico, questi
elementi devono essere progettati per resistere alle massime azioni che gli elementi dissipativi
possono loro trasmettere, adottando il criterio della "gerarchia delle resistenze".
Per questi elementi strutturali le sollecitazioni di calcolo non si valutano sulla base dello
spettro di progetto del ponte, ma in base alle sollecitazione che vengono trasmesse dagli
elementi dissipativi, amplificate per tenere conto dell’effetto di sovra resistenza.
Stato Limite Ultimo SLU: si progetta con riferimento ad un evento sismico di forte intensità che
ha probabilità di occorrenza del 10% in 50 anni, ovvero un periodo medio di ritorno
commisurato all'importanza dell'opera non inferiore a 475 anni (azione sismica di progetto).
Per tale evento, i danni strutturali subiti dal ponte sono tali da non comprometterne la transitabilità, e da
consentire una capacità ridotta di traffico sufficiente per le operazioni di soccorso post-sisma.
Stato Limite di Danno SLD: fa riferimento ad un evento sismico caratterizzato da un periodo
medio di ritorno commisurato all’importanza dell'opera, ma non inferiore a 72 anni e che ha,
quindi, una significativa probabilità di verificarsi più di una volta nel corso della durata utile
dell'opera.
A seguito di tali eventi sismici, i danni strutturali sono di entità trascurabile, tali da non richiedere alcuna
riduzione del traffico né interventi urgenti di ripristino.
• Zonizzazione simica
Il parametro che si utilizza nella
nuova classificazione del
territorio nazionale è ag =
accelerazione orizzontale
massima su suolo di categoria A
(roccia) per un terremoto che ha
probabilità del 10% di avvenire
in 50 anni, ovvero con periodo
Fattore di importanza γI di ritorno di 475 anni.
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• Azione sismica
Se si considera il moto sismico in un punto, l'effetto combinato dell'ampiezza
dell'accelerazione massima, del contenuto di frequenze e della durata, può essere
convenientemente descritto attraverso lo spettro di risposta elastico (analisi statica/ analisi
dinamica modale). In alternativa si devono usare più accelerogrammi specifici per quel sito
(analisi time history).
Spettro di risposta elastico
Lo spettro elastico di progetto è ottenuto a partire da molti eventi sismici, ma non è riferito ad
alcuno specifico terremoto reale. Lo spettro che caratterizza il sito si ottiene come inviluppo di
più spettri di risposta. Lo sviluppo di spettri di risposta specifici per un particolare sito richiede
uno studio accurato delle caratteristiche geologiche e sismologiche dell’area di appartenenza del
sito stesso. E’ noto, infatti, che le caratteristiche del moto sismico sono influenzate dalla
sorgente che origina il sisma, dal percorso che le onde compiono fino al sito ed, infine, dalle
condizioni locali.
Modifica della risposta sismica per effetto del terreno:
amplificazione locale
Il fattore di struttura q tiene conto della duttilità del ponte ovvero della capacità
caratteristica degli elementi duttili di resistere alle azioni sismiche in campo plastico,
danneggiandosi ma non collassando. Tale coefficiente è da applicare: (i) alle singole pile per
ciascuna delle due direzioni principali, nei casi di ponti isostatici, (ii) all’intera opera, ma ancora
separatamente per le due direzioni, per i ponti a travata continua. In quest’ultimo caso si
assumerà il valore di q più basso delle pile che fanno parte del sistema resistente alle azioni
sismiche per ciascuna delle due direzioni. Si possono usare valori diversi di q nelle diverse
direzioni di applicazione dell’azione sismica. Si possono avere strutture con diversi elementi
resistenti duttili, in questo caso è bene usare il q corrispondente all’elemento duttile che
contribuisce maggiormente alla resistenza sismica del ponte.
Massimo per il fattore di struttura q = 3.5. Riduzioni: (i) per pile tozze, (ii) per il calcolo delle
spalle, (iii) per pile fortemente compresse, (iiii) per ponti a geometria “non regolare”.
In molti casi al posto del sistema globale si possono utilizzare sotto-sistemi. Il sistema può
essere trattato diversamente in direzione longitudinale e in direzione trasversale. Nell’analisi
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Se l'analisi viene eseguita in campo non lineare mediante integrazione al passo, le componenti L e T (e quella verticale*, ove appropriato)
devono venire applicate simultaneamente alla struttura.
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Apparecchi di appoggio, pile e spalle di ponti. dott. ing. Lorenzo Macorini
• Masse
Le masse sono valutate considerando i carichi permanenti.
Analisi statica equivalente. Le masse entrano
nella definizione delle forze statiche
equivalenti. Si utilizza una massa efficace pari
alla massa dell’impalcato afferente alla pila e
alla massa della metà superiore della pila (se
questa è inferiore al 20% della massa
dell’impalcato).
Metodi dinamici. Per utilizzare i metodi
dinamici le masse sono in genere assegnate al
modello come masse concentrate posizionate ai
nodi.
• Rigidezze
La rigidezza degli elementi in c.a. deve essere valutata tenendo conto dell'effettivo stato di
fessurazione.
Metodi di analisi
• Analisi modale
Si riconduce l’analisi di un sistema M-GDL (con n g.d.l.) soggetto a sisma a quello di n sistemi
1-GDL, indipendenti. Per ogni sistema i modi propri di vibrare sono in numero pari al numero
dei g.d.l. e costituiscono le oscillazioni periodiche libere del sistema elastico non smorzato.
Quando il sistema oscilla secondo uno dei modi propri tutte le masse oscillano con la stessa
pulsazione (pulsazione corrispondente al modo) e la stessa fase, mantenendo immutati i rapporti
tra le ampiezze. Per ogni oscillazione le masse raggiungono il punto di massimo spostamento nel
medesimo istante. OSS: è possibile esprimere una qualsiasi deformata vibratoria del sistema
come combinazione lineare dei modi propri.
Criteri di progettazione
I criteri di progettazione sono volti esplicitamente al soddisfacimento del requisito di non
collasso, ma implicitamente coprono anche quello di limitazione del danno. È necessario
scegliere il tipo di comportamento che si vuole che il ponte abbia durante l’evento sismico di
progetto.
La scelta del tipo di comportamento dipende dalla sismicità del sito, dalle dimensioni e
geometria del ponte e dalla presenza di isolatori o di altri vincoli che possano modificare in
modo sostanziale la risposta alle azioni sismiche.
OSS: è opportuno che le cerniere plastiche si formino nelle pile, che sono i componenti
strutturali principali più facilmente riparabili e meno direttamente coinvolti nel transito dei
veicoli. Per quanto possibile si deve fare in modo che le cerniere plastiche si formino in punti
accessibili per ispezione ed eventuale riparazione. In genere l’impalcato deve rimanere in campo
elastico. La formazione di cerniere plastiche è consentita nelle solette di continuità (piastre
duttili a flessione). La formazione di cerniere plastiche non è ammessa in sezioni in c.a. in cui la
forza assiale normalizzata sia maggiore di 0.6.
• Criterio della gerarchia delle resistenze (GR)
Il criterio GR consiste nel determinare le azioni di progetto per i meccanismi (resistenza a
taglio di tutti gli elementi), e per gli elementi strutturali (appoggi, fondazioni, spalle) che devono
mantenersi in regime lineare sotto l'azione sismica di progetto, assumendo che in tutte le zone
dove è prevista la formazione di cerniere plastiche agiscano momenti flettenti da considerare
quali frattili superiori degli effettivi momenti resistenti, e dati dall'espressione: γ0·MRd,i
Il fattore γ0 (fattore di "sovraresistenza") viene calcolato mediante l'espressione: γ0 = 0.7 + 0.2q
≥ 1, nella quale q è il valore del coefficiente di struttura utilizzato nel calcolo.
Le sollecitazioni calcolate a partire dai momenti resistenti amplificati (e dai carichi permanenti
distribuiti sugli elementi) si definiscono ottenute con il criterio della gerarchia delle resistenze.
OSS: (i) il criterio della gerarchia delle resistenze si applica solamente nel caso in cui si faccia ricorso alla duttilità della
struttura per la dissipazione di energia; (ii) lo scopo di questo approccio progettuale è quello di garantire che le cerniere
plastiche nascano là dove previsto, e non altrove, evitando l’introduzione di labilità oppure meccanismi di collasso fragile.
Tutte le zone in cui non è prevista la formazione di cerniere plastiche (e quindi devono rimanere in campo elastico) devono
essere dotate di una adeguata “sovraresistenza” non tanto riguardo alle sollecitazioni derivanti dall’analisi, ma soprattutto
rispetto a quelle sollecitazioni che potrebbero nascere sulla struttura immediatamente prima che si formino cerniere plastiche
laddove è previsto che si formino.
b) appoggi mobili unidirezionali, trasmettono forze orizzontali in una sola direzione: δx= 0 δy
libero (o viceversa);
c) appoggi mobili multidirezionali, non trasmettono forze orizzontali (escluse quelle parassite):
δx e δy liberi.
Ciascuno di questi appoggi può consentire la rotazione θx, nel qual caso è detto sferico, ovvero
impedirla (cilindrico).
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Apparecchi di appoggio, pile e spalle di ponti. dott. ing. Lorenzo Macorini
In ogni caso nel valutare l'entità degli spostamenti va tenuto presente che i vincoli non sono quasi mai
disposti in corrispondenza della fibra neutra della trave, ma al suo intradosso: ne consegue che si hanno
spostamenti δx anche per azioni che non provocano variazioni di lunghezza dell'asse della trave ma solo
rotazioni agli appoggi.
a) consentire il trasferimento alle pile e alle spalle (e da queste al terreno) delle azioni
orizzontali in tutte le direzioni (condizione di equilibrio)
b) consentire le deformazioni, soprattutto in senso longitudinale (parallelo all’asse del
ponte), non dipendenti da forze esterne, quali ritiro (calcestruzzo) e variazioni termiche; molto
spesso tali deformazioni, se contrastate, danno luogo a sollecitazioni di entità intollerabile.
Le due esigenze sono tra loro contrastanti: un sistema di vincoli orizzontali iperstatico
consente una migliore ripartizione delle forze orizzontali sui vincoli (minor concentrazione di
forze), ma, per contro, farebbe nascere delle azioni per coazione (deformazioni impedite o
contrastate).
Schemi di vincolo per azioni orizzontali
• Campata singola
a) Disposizione iperstatica, equivalente ad una trave
incastrata ad un’estremità ed appoggiata all’altra.
Tale disposizione non consente spostamenti trasversali
relativi tra pile contigue.
b) Disposizione isostatica (equivalente ad una trave
semplicemente appoggiata), che consente di determinare
con certezza (ricorrendo alle sole condizioni di equilibrio)
le reazioni orizzontali sugli appoggi.
Avvertenza importante: gli appoggi fissi o unidirezionali impediscono il movimento relativo fra
impalcato e struttura sulla quale sono posti gli appoggi, non gli spostamenti assoluti. Per questa
ragione, in presenza di pile sufficientemente snelle e deformabili, è assolutamente necessario
tener conto della loro deformabilità per la determinazione delle forze sugli appoggi.
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Apparecchi di appoggio, pile e spalle di ponti. dott. ing. Lorenzo Macorini
Attualmente sono in disuso, visto le migliori prestazioni garantite dagli appoggi elastomerici
armati.
• Appoggi elastomerici armati
Sono costituiti da strati di acciaio (1-2 mm) combinati con strati di gomma (naturale o
artificiale) di 10-12 mm. Le lamiere d’acciaio rendono questi appoggi quasi incompressibili
(limitando l’espansione laterale della gomma) mentre non modificano la mobilità orizzontale e la
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• Appoggi in acciaio
Il funzionamento è basato sul rotolamento di due o più superfici d’acciaio in contatto tra
loro. Il sistema si comporta come una cerniera cilindrica o sferica, a seconda della tipologia.
Dispositivi antisismici
Corrispondono a dei dispositivi di vincolo che sono in grado di modificare in senso
favorevole la risposta della struttura in caso di sisma. Questi organi possono essere fisicamente
distinti dagli apparecchi di appoggio “classici”, che garantiscono il funzionamento del ponte in
esercizio; ovvero possono essere inglobati in questi costituendo un unico oggetto che svolge due
funzioni concettualmente distinte.
I dispositivi antisismici vanno progettati e realizzati in modo da sopportare il massimo
sisma prevedibile senza collassare. Essi possono peraltro, in questo caso, subire plasticizzazioni
o rotture locali tali da dover essere sostituiti dopo questi eventi: per questo motivo essi devono
essere facilmente accessibili ed ispezionabili in tutte le loro parti. I dispositivi attualmente
prodotti possono essere raggruppati in due categorie a seconda del loro funzionamento: i)
isolatori sismici, ii) dissipatori.
L’isolamento sismico garantisce una forte riduzione dell’energia in ingresso, mediante
l’impiego di dispositivi orizzontalmente molto flessibili. I dissipatori consentono invece di
dissipare una grande quantità dell’energia in ingresso.
Mediante l’isolamento sismico si disaccoppia il moto della struttura da quello del terreno
per ridurre gli effetti distruttivi del terremoto. Il disaccoppiamento, ottenuto attraverso
dispositivi detti ISOLATORI, solitamente interposti tra le pile/spalle e l’impalcato, consente di
ridurre le accelerazioni trasmesse alla sovrastruttura, che si comporta come un corpo rigido al di
sopra degli isolatori. Quindi mediante l’isolamento sismico si riduce l’energia in ingresso Ei.
N.B. l’energia in ingresso non è una proprietà intrinseca del terremoto, in quanto oltre che dallo spostamento
del terreno dipende dalla risposta strutturale. Essa dipende principalmente dal periodo fondamentale di
vibrazione, oltre che dall’accelerogramma applicato.
Isolatori elastomerici
Appoggi antisismici in elastomero armato realizzati
con mescole elastomeriche ad elevata capacità
dissipativa, caratterizzati da una rigidezza orizzontale
sufficientemente bassa da consentire un sensibile
incremento del periodo proprio della struttura.
Verifiche in esercizio
Nelle verifiche in esercizio occorre considerare
tutte le combinazioni dei carichi previste nelle
norme. Ogni forza agente provocherà in genere
sia sforzo normale (N) che momenti flettenti
nel piano longitudinale (Ml) e trasversale (Mt).
Se I si tratta di forze orizzontali quali il vento,
la frenatura ecc. si avranno poi anche forze di
taglio secondo le due direzioni principali (Tl e
Tt) . Nel caso dei ponti a travate emplicemente
appoggiate, particolare attenzione va posta alla
eccentricità e, delle reazioni delle travi.
L'eccentricità longitudinale diventa poi
importante nel caso dei ponti a stampella.
Analoghe considerazioni valgono per definire
la posizione del carico trasversalmente, cioè il
numero di corsie da caricare, potendosi
rendere massimo Mt o N, per cui le situazioni
di carico che bisognerebbe considerare
risultano teoricamente pari a due volte il
numero delle corsie.
Più semplice è il caso di travi continue in quanto si ha un’unica serie di appoggi posti in asse alla pila, e
quindi sono nulli tutti i momenti longitudinali dovuti alle reazioni verticali dell'impalcato.
Pile snelle
Molto spesso le pile dei ponti a travata sono alte rispetto alle dimensioni della loro sezione,
per cui devono essere presi in considerazione i fenomeni di instabilità flessionale.
La definizione della lunghezza libera di inflessione non risulta peraltro sempre immediata. La
schematizzazione corrente di una pila, infatti, è quella di una mensola, cioè di un'asta
perfettamente incastrata alla base e libera in sommità. In questo caso è noto che si ha l0 = 2H.
Questa schematizzazione
ignora però due fatti,
opposti, che possono essere
molto importanti: (i) la
fondazione della pila non
costituisce mai un incastro
perfetto poiché si ha la
deformabilità (elastica ed
anelastica) del suolo e
degli eventuali pali. Ciò fa
scadere il grado di incastro
e quindi fa aumentare l0;
(ii) la sommità della pila può risultare vincolata elasticamente alle travate che poggiano su di
essa.
10.5. Le spalle
Le spalle dei ponti a travata costituiscono l'elemento strutturale di transizione tra il rilevato
stradale ed il ponte. Esse da un lato forniscono l'appoggio ad una travata e quindi assolvono alle
funzioni proprie delle pile, mentre dall'altro contengono il terreno costituente il rilevato,
svolgendo il compito di muri di sostegno.
quarto di cono formato dal rilevato e quindi di arretrare il piede della scarpata; in alternativa ai
muri di risvolto possono aversi i muri d'ala (f);
g) fondazione che, come per le pile, può essere diretta, su pali, su pozzo ecc. a seconda della
natura del suolo.
Dal punto di vista tipologico una prima grossa distinzione riguarda, analogamente a quanto
avviene per i muri di sostegno, le dimensioni del muro frontale. Si hanno così le spalle a gravità
e le spalle a pareti sottili. Nel secondo caso gli elementi sono sollecitati da rilevanti sforzi di
flessione e per altezze superiori agli 8÷10 m è conveniente dotare la spalla di speroni.
A volte quando la morfologia del sito lo permette, e cioè in zone pianeggianti, può essere
conveniente impiegare spalle a rilevato passante. Queste possono essere viste come delle spalle a
speroni a cui è stata eliminata fa soletta frontale per ridurre l'entità della spinta del terreno.
Per ciò che riguarda le reazioni trasmesse dalla travata valgono le considerazioni svolte per
le pile sulle possibili condizioni di carico. Naturalmente andrà definito il tipo di vincolo che la
travata ha sulla spalla per decidere se considerare o meno le forze di frenatura agenti
sull'impalcato.
Riferimenti bibliografici
• Progettazione e costruzione di Ponti con cenni di patologia e diagnostica delle opere esistenti.