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Introduzione e Classificazione
PREMESSA
Come sottolinea il Presidente della FIWuK Ettore Barbagallo “Il Wushu Kungfu,
inteso nell’insieme dei suoi vari stili e interpretazioni, può vantare il primato del
numero qualità di aspetti culturali, sportivi, educativi e formativi. La capacità di
attrarre e di affascinare è però, al tempo stesso, una risorsa e un limite; perché
se da un lato rappresenta un vantaggio per avvicinare praticanti di ogni età e
tipologia, dall’altra, proprio per la particolare caratteristica, ha generato
diverse scuole di pensiero interpretate da personaggi di spiccata personalità.”
In effetti, se è vero che ogni stile ha caratteristiche sue proprie, si è reso
necessario operare, in primis in Cina, una classificazione utile ad inquadrare i
diversi stili (si parla di oltre 400 stili) soprattutto nell’ambito sportivo
agonistico. Ci rifaremo pertanto a tale classificazione operata in Cina e
riconosciuta nel mondo dalla IWUF (International Wushu Federation) ed agli
adeguamenti alla realtà italiana operata dalla FIWuK (Federazione Italiana
Wushu Kungfu).
WUSHU KUNGFU
Col termine Wushu (lett. “Arti marziali”) si indica l’insieme della arti marziali
cinesi.
Kungfu (wg, Gongfu in Pinyin, lett. “Il frutto di un duro lavoro, il merito che se
ne ricava”) è un termine che veniva utilizzato per indicare le capacità acquisite
nell’ambito di una determinata disciplina, soprattutto nelle arti marziali. E’
diventato ormai un termine comune in Italia dopo i film di Hong Kong degli anni
60-70.
Sono gli stili che si rifanno alla tradizione marziale cinese e che sono giunti a
noi attraverso i secoli grazie alla trasmissione diretta maestro-allievo. Ogni stile
ha il suo lignaggio ed ogni scuola presenta caratteristiche particolari che la
distinguono dalle altre. Gli stili principali maggiormente praticati sono oltre 200
ed a loro volta si riconoscono un numero pressoché infinito di sottostili.
Comune è l’interesse rivolto alla disciplina marziale, al combattimento, a mani
nude o con le armi tipiche della tradizione cinese.
STILI INTERNI
Negli stili interni (wushu nei jia) l’attenzione è focalizzata su quella che i
Cinesi definiscono energia interna, non visibile ma chiaramente presente nelle
dimostrazioni che i marzialisti interni riescono a fornire nelle loro dimostrazioni
pratiche; è questa la stessa energia che da sempre è oggetto di studio della
Medicina Tradizionale Cinese e che viene utilizzata nell’agopuntura e nel
massaggio cinese. Gli stili interni possono essere praticati da persone di ogni
età e prescindono dalle condizioni fisiche del praticante, pur manifestando una
straordinaria efficacia marziale, e ben si prestano al conseguimento ed al
mantenimento di un ottimo stato di salute fisica, energetica, mentale.
Fra gli stili interni più conosciuti ricordiamo il TAIJIQUAN (si usa spesso Tai
Chi Chuan, wg), il BAGUAZHANG (Pa Kua Chang, wg), lo XINGYIQUAN, il
WUDANG QUAN, che sono gli stili più praticati in Cina ed anche in Italia.
TAIJIQUAN
Creato in origine come arte marziale interna (ovvero basata sullo sviluppo
dell’energia interna, il qi) è oggi l’esercizio fisico più praticato in Cina: i
movimenti sono lenti e sviluppano l’equilibrio, l’armonia e la circolazione
dell’energia al fine di mantenere il corpo in buona salute; le tecniche seguono i
principi e sono complementari alla medicina tradizionale cinese.
Esistono diversi stili e scuole di taiji quan: lo stile più famoso e tuttora più
praticato è lo stile YANG, più recente e dai movimenti più semplici e lineari. Lo
stile più antico, è quello che la famiglia CHEN da secoli tramanda nel piccolo
villaggio cinese di Chen Jia Gou: è uno stile abbastanza complesso, che
utilizza movimenti circolari e a spirale di tutto il corpo, alternando movimenti
molto lenti ad altri veloci ed esplosivi. Altri stili praticati sono il WU ed il SUN.
Esistono taolu che prevedono l’impiego di diverse armi, ma l’arma principale
del taijiquan è la spada.
BAGUAZHANG
Il baguazhang (Palmo degli otto Trigrammi) prende il nome dagli 8 simboli
(bagua) che si possono costruire sovrapponendo, nelle diverse combinazioni
possibili tre linee continue o discontinue, e rappresentano diverse condizioni
possibili della realtà; sul principio del bagua si fonda la teoria dell’ I-Ching, il
famoso “Libro dei Mutamenti“; gli spostamenti e i movimenti caratteristici di
questo stile avvengono infatti intorno a un cerchio, a gruppi di otto. ZHANG è
invece il “PALMO“ della mano che nel baguazhang assume una forma
particolare, diversa secondo i vari sottostili, ed è l’arma principale utilizzata in
questa arte marziale.
I movimenti sono sempre circolari o a spirale, il passo caratteristico “tangnibu“
cioè “passo scivolato nel fango“ avviene sopra la circonferenza di un cerchio,
mentre l’attenzione e la posizione di guardia dei palmi sono rivolti al centro del
cerchio, verso il nemico immaginario; anticamente, ma spesso ancor oggi in
Cina, l’allenamento si svolgeva girando intorno a un albero.
Armi caratteristiche del baguazhang sono le ziiwu (falcetti a forma di doppia
semiluna), la sciabola (molto grande ed impugnata con una mano sola), la
spada e la lancia.
XINGYIQUAN
Significa “boxe della forma e della mente (o intenzione)“ in quanto le tecniche
ed i movimenti dovrebbero venir guidati dalle mente e si dovrebbe realizzare
un’identità di mente e corpo; un’altra interpretazione è che le tecniche e le
sequenze studiate rappresentano imitazioni di movimenti di animali, mentre il
praticante si identifica nella forma e nello spirito all’azione dell’animale che
imita.
Per quanto riguarda l’imitazione degli animali, 12 sono gli animali cui si fa
riferimento (come 12 sono per i cinesi le ore del giorno, i mesi dell’anno, i cicli
annuali, e così via). I 12 animali non sempre coincidono con quelli dello zodiaco
cinese e variano talvolta da scuola a scuola.
WUDANG QUAN
Prende il nome dal monte Wu Dang, dove si dice siano nati gli stili interni delle
arti marziali cinesi. Tuttora sul Monte Wudang esiste un monastero dove
monaci taoisti continuano e preservano l’antico insegnamento. Lo stile wudang
mescola caratteristiche dei diversi stili interni in forma originale, aggiungendovi
caratteristiche tutte proprie. Particolare importanza viene attribuita allo studio
ed allo sviluppo dell’energia interna ed alla meditazione taoista.
STILI ESTERNI
Vengono definiti stili esterni quelli in cui prevale l’aspetto esterno, più
appariscente, con sviluppo della forza fisica, agilità, acrobazia, tutte doti
chiaramente visibili dall’esterno. Sono indicate nei soggetti giovani e
costituiscono la base per la pratica agonistica del WUSHU-KUNGFU come sport.
Nell’ambito degli stili esterni tradizionali si distinguono gli Stili del Nord e gli
Stili del Sud.
Originari del Nord della Cina. Le posizioni sono più alte, i movimenti sono più
ampi, spesso acrobatici, particolare attenzione viene rivolta ai movimenti degli
arti inferiori (calci alti, spazzate, ecc.).
Lo stile più conosciuto ed sicuramente uno dei più famosi anche al pubblico
non esperto grazie al cinema di Hong Kong, è lo Shaolin Quan. A Shaolin
(Piccola Foresta) sorgevano numerosi monasteri buddisti e ancora oggi monaci
esperti nella arti marziali tramandano l’antica tradizione. Lo stile si caratterizza
per le posizioni estreme, i movimenti acrobatici, una grande potenza e forza
muscolare. Gli allenamenti sono durissimi e molta cura viene dedicata anche
allo sviluppo dell’energia interna, con dimostrazioni molto suggestive.
Sono presenti molti sottostili, alcuni dei quali rivendicano una propria
autonomia.
Una delle scuole dello Shaolin Quan pone l’accento sullo studio dei 5 animali:
Drago, Tigre, Gru, Serpente, Leopardo.
Altro stile molto diffuso è il Tang Lang Quan, lo stile della Mantide
Religiosa. Se ne attribuisce la creazione a Wang Lang, originario dello
Shandong, che si ispirò ai movimenti di lotta tipici della Mantide. Originale è la
posizione a uncino della mano, utilizzata sia nelle prese che negli attacchi. Fra
le diverse scuole ricordiamo:
Il Liu He (sei armonie), fusione del Tang Lang Quan con il Liuhe Duanquan
(pugno corto delle sei armonie), privilegia il movimento delle braccia e utilizza
tecniche in rapida successione:
il Mei Hua (Fiore di Prugno), è uno stile morbido, che predilige un tipo di forza
circolare rispetto a quelli rettilinea. I movimenti sono molto simili a quelli della
Mantide.
Altri stili sono meno praticati in Italia; fra gli stili maggiormente presenti
ricordiamo:
Il più praticato e conosciuto fra gli stili del Sud è sicuramente l’ Hung Gar
(Stile della Famiglia Hung). Derivato dallo Shaolin, le sue forme ne riprendono
gli stessi animali (Drago, Tigre, Gru, Serpente, Leopardo). Le forme più
semplici pongono in risalto le tecniche della Tigre e della Gru, con
caratteristiche forme a uncino della mano. Le sue tecniche sono brevi e
potenti e si privilegia l’utilizzo delle braccia rispetto alle gambe.
L’ Yi Quan (Boxe della Mente) detto anche Da Cheng Quan (Boxe della
grande realizzazione), fu elaborato da Wang Xiang Zhai, famoso combattente a
mani nude, ritenuto invincibile, nel corso del XX secolo. Grande risalto viene
posto allo studio del Zhang Zhuan (Posizione del Palo), che viene mantenuta
per lunghi periodi e costituisce la base per sviluppare le tecniche successive,
sempre più complesse. I principi dell’Yiquan possono esser applicati alle altre
arti marziali, favorendone il riconoscimento dei principi fondamentali.
Il Jeet Kun Do (Via del pugno che intercetta oppure di intercettare il pugno) fu
elaborato da Bruce Lee negli anni sessanta, partendo dall’esperienza iniziale
col Wing Chun ed integrandolo successivamente con altri stili di
combattimento. Ma il Jeet Kune Do non rappresenta tanto un nuovo stile,
quanto un metodo originale che basa il suo fondamento sull’efficacia delle
tecniche applicate al combattimento reale.
Bibliografia
“Il baguazhang del Maestro Liu Jing Ru” Enrico Colmi, stampato in proprio