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IL GIOCO D'AZZARDO
La “dipendenza senza droga”
Luigi Pirandello,
Il fu Mattia Pascal (1904)
INDICE
➢ INTRODUZIONE
➢ CAPITOLO PRIMO
Il fenomeno del gioco d'azzardo
➢ CAPITOLO SECONDO
Come affrontare il problema
2.1 Il SerD
2.2 Il ruolo dell'assistente sociale
2.3 Come ridurre il rischio
➢ CONCLUSIONE
➢ RINGRAZIAMENTI
➢ BIBLIOGRAFIA
➢ SITOGRAFIA
INTRODUZIONE
Il gioco d'azzardo è un'attività ludica che consiste nel rischiare una certa somma di denaro in vista
di una vincita, strettamente legata al caso e non all'abilità individuale. Si può definire come una
“dipendenza senza droga”, perché è una dipendenza di importante rilievo come la
tossicodipendenza, ma che non presuppone l'uso di sostanze psicotrope. Proprio perché si tratta di
una forma di dipendenza senza droga, viene spesso sottovalutata e poco presa in considerazione, è
per questo che è importante analizzare questo fenomeno. In questo eleborato s'intende, in una prima
parte, definire come e quando nasce questa patologia, come fare a riconoscerla e definire i diversi
tipi di giocatori, inserendo anche una testimonianza per meglio capire le conseguenze di questo
fenomeno, in una seconda parte, si vogliono invece individuare i modi per risolvere il problema e
ridurre i rischi, analizzando il ruolo del SerD e in particolare il ruolo dell'assistente sociale.
Si considerano giochi d'azzardo: le lotterie, il lotto, il superenalotto, il 10-e-lotto, le scommesse
sportive, le lotterie istantanee (gratta-e-vinci), le slot machines e videolottery e i giochi online
equivalenti. Tutti comportano una scommessa in denaro e un risultato dipendente dal caso, senza
che vi sia la certezza di una vincita.
L'Italia spende circa ottantacinque miliardi di euro annui solo per il gioco legale. E i danni che la
ludopatia provoca ogni anno su tantissimi giocatori non sono indifferenti. Non si tratta solamente di
danni economici e finanziari, ma anche di danni sulla sfera relazionale. Il gioco penetra nella vita
della persona, portando spesso alla rovina, travolgendo oltre che la persona direttamente interessata,
anche la sua famiglia, gli amici e il lavoro. Probabilmente non vi è la giusta percezione della gravità
di questa attività ludica, che non ha lo stesso stigma sociale che riceve la tossicodipendenza. Giochi
come il gratta-e-vinci e il bingo sono del tutto accettati socialmente e per questo molto diffusi,
anche tra i minorenni, nonostante la legge lo vieti.
Un ruolo importante viene svolto anche dalla pubblicità. Le multinazionali del gioco d'azzardo
spendono cifre enormi per promuovere i propri prodotti e indurre i consumatori all'acquisto. Infatti,
nel 2013 sono stati spesi 105 milioni di euro in pubblicità diretta e 87 milioni di euro in
sponsorizzazioni. La pubblicità è socialmente accettata e per questo rappresenta una forma di
legittimazione di tutto ciò che propone, inoltre, con l'avvento di internet è ancora più facilitata, il
messaggio diventa più concreto e diretto. È importante però che non sia ingannevole, è per questo
che l'industria del gioco d'azzardo è tenuta per legge dal 2012 a inserire in ogni spot pubblicitario o
in qualsiasi pubblicità su carta la frase “il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza
patologica”.
Lo Stato da una parte invita al gioco, guadagnandoci, dall'altra parte spende denaro per “curare” i
dipendenti da gioco d'azzardo.
La motivazione di questo scritto è quella di analizzare un fenomeno che viene poco affrontato e sul
quale spesso non se ne percepisce la giusta pericolosità. Negli anni questo fenomeno si è sviluppato
ed è andato sempre crescendo, è importante quindi far prendere consapevolezza alla gente dei rischi
sul gioco d'azzardo e sulle terribili conseguenze che può portare. Per analizzare tutto ciò, oltre alla
consulazione di testi e siti internet, è stato fondamentale visitare il SerD di Viterbo e partecipare al
corso di formazione sui rischi del gioco d'azzardo tenutosi alla Caritas di Roma.
CAPITOLO PRIMO
Per spiegare come si articola la dipendenza da gioco d'azzardo, Robert Custer, negli anni Ottanta,
individua tre fasi:
1. fase della vincita;
2. fase della perdita;
3. fase della disperazione.
Secondo questo medico statunitense, tutti i giocatori d'azzardo patologici hanno attraversato un
periodo di gioco occasionale, durante il quale si è verificata almeno una vincita, che ha avuto la
funzione di rinforzo del comportamento, facendo sì che il giocatore lo ripeta2. Questa è la “fase
della vincita”, quando il gioco è ancora un innocuo intrattenimento, ma poi si passa alla “fase della
perdita” e a una progressiva perdita di controllo. Iniziano quindi i debiti, la ricerca dei primi prestiti
e vi è l'illusione che una grande vincita possa risolvere tutto, quindi si arriva alla “fase della
disperazione”, quando vi è una totale perdita di controllo, accompagnata da alterazioni dell'umore,
attacchi di panico o anche tentativi di suicidio, perché si pensa che non ci sia una via d'uscita. Ma
questa è anche la fase in cui si può manifestare la consapevolezza di dover chiedere aiuto.
Tutti i giocatori hanno avuto un momento fortunato all'inizio, ma il gioco d'azzardo non fa vincere
chi gioca con costanza. Purtroppo i giocatori patologici rigiocheranno sempre le proprie vincite e
s'innescherà un circolo vizioso composto da: ossesività, impulsività e compulsività. Un gioco
prolungato provoca nel giocatore adrenalina e in più si aggiunge il fatto che tutto l'ambiente dove si
gioca è costruito per far affezionare al gioco.
Alcune delle credenze erronee che si possono sviluppare nel giocatore sono:
1. l'illusione di controllo: all'inizio il giocatore ha l'illusione di poter controllare gli eventi da
cui dipende la vincita, dimenticando che sono casuali e che non dipendono dall'abilità. Solo
1 Redatto dall'American Psychiatric Association, punto di riferimento della psichiatria clinica internazionale.
2 Skinner negli anni Sessanta aveva elaborato il concetto di “condizionamento operante”, secondo il quale quando un
individuo riceve una gratificazione, tenderà a reiterare il comportamento che ha procurato la gratificazione, anche se
questa viene meno.
il gioco del pocker dipende anche dall'abilità della persona;
2. la fallacia del giocatore: quando il giocatore tende a sovrastimare la probabilità di vincita
dopo una serie di perdite, in questo modo egli continua a scommettere, aumentando la
frequenza e il denaro, nella convizione di ottenere una vincita riparatoria di quello che ha
perso;
3. la quasi vincita: l'idea che si sviluppa quando il risultato ottenuto è molto vicino al risultato
vincente e quindi il giocatore è portato a giocare di nuovo e con urgenza.
2.1 Il SerD
Una delle modalità di intervento è l'invio al SerD (“Servizi per le Dipendenze patologiche”).
Cos'è il SERD?
Nasce nel 1980 come SaT, successivamente SerT (“Servizi per le Tossicodipendenze”) nel '90 e
SerD dal 2014. Si tratta di servizi pubblici del Sistema Sanitario Nazionale italiano che si occupano
della cura, prevenzione e riabilitazione delle persone che hanno problemi di dipendenza e ai quali si
accede in forma anonima e gratuitamente.
E' il famigliare o direttamente l'interessato ad andare al SerD. Il primo contatto consiste in:
1. ACCOGLIENZA: Primo colloquio con medico, assistente sociale o psicologo che ha il
compito di raccogliere i dati e di informare il paziente sul servizio (le varie offerte e il tipo
di percorso che si può intraprendere)
2. PRESA IN CARICO: si forma l'équipe formata da medico, psicologo e assistente sociale
(unione di ambito sanitario e sociale per una valutazione complessiva).
Il primo contatto permette quindi di intervenire sulle questioni che necessitano di una risposta
tempestiva e di fornire informazioni indirizzando ad un successivo appuntamento. Questo incontro
è importante per iniziare ad instaurare un buon rapporto di fiducia ed è incentrato sull'ascolto attivo
dell'utente.
La prima cosa che fanno il medico/psicologo e l'assistente sociale è aprire la cartella personale con i
relativi dati anagrafici per capire il problema e definire il percorso individuale, individuando quindi
una prima ipotesi diagnostica con un primo abbozzo di programmazione. Il paziente deve fornire il
consenso e sottoporsi a delle visite mediche. In seguito si stabiliscono degli appuntamenti con lo
psicologo (colloqui di sostegno) e con l'assistente sociale per valutare meglio la problematica.
7 Messaggio inviato dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, al vicepresidente e segretario della Consulta
nazionale antiusura, monsignor Alberto D'Urso, in occasione della Giornata di preghiera e di studio presso l'ostello
“Don Luigi Di Liegro” della Caritas di Roma che si è svolta l'11 gennaio 2016.
8 Croce M., Consumismo e gioco d'azzardo. Dalla patologia della normalità alla normalità patologica. Riflessioni
verso un modello processuale, in Picone F. (a cura di), Il gioco d'azzardo patologico. Prospettive teoriche ed
esperienze cliniche, Roma, Carocci, 2010, p. 42.
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare innanzitutto il docente del corso di Principi e fondamenti del servizio sociale,
Francesco Carchedi, per avermi donato le basi necessarie per affrontare questo tema.
Vorrei poi ringraziare la Caritas Roma, che mi ha permesso di seguire un utilissimo corso di
formazione sui rischi del gioco d'azzardo, in particolare ringrazio la Dott.ssa Daniela Capitanucci e
il Prof. Mario Pollo, per avermi donato preziose informazioni durante gli incontri ai quali ho
partecipato.
Infine un sentito ringraziamento va alla dottoressa Giaccone Anna Rita, direttore del SerD di
Viterbo, e all'assistente sociale coordinatore Gelsa Cordovani, che mi ha fornito utili informazioni
sul lavoro dell'assistente sociale all'interno di questa struttura.
BIBLIOGRAFIA
Caritas Roma, (s)Lottiamo contro l'azzardo. I rischi del gioco d'azzardo. Considerazioni sul
fenomeno e sulle sue conseguenze, Trullo Comunicazione srl-Roma, febbraio 2016.
Croce M., Gioco d'azzardo e psicopatologia: la difficile inclusione, in G. Lavanco, Psicologia del
Gioco d'azzardo. Prospettive psicodinamiche e sociali, McGraw-Hill, Milano, 2001, pp. 66.
Croce M., Consumismo e gioco d'azzardo. Dalla patologia della normalità alla normalità
patologica. Riflessioni verso un modello processuale, in Picone F. (a cura di), Il gioco d'azzardo
patologico. Prospettive teoriche ed esperienze cliniche, Roma, Carocci, 2010, p. 42.
Croce M., F. Rascazzo, Gioco d'azzardo, giovani e famiglie, Firenze, Giunti Editore, 2013.
Dickerson M., La dipendenza da gioco. Come diventare giocatori d'azzardo e come smettere, Ed.
Gruppo Abele, Torino, 1993.
Frullano Donatella, Aspetti sociali della presa in carico del giocatore.
Lavanco G., Psicologia del Gioco d'azzardo. Prospettive psicodinamiche e sociali, McGraw-Hill,
Milano, 2001, pp. 5-6.
Il gioco d'azzardo. Le ludopatie, realizzato da gruppo markonet, promosso da Codacons.
SITOGRAFIA