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LA FAMIGLIA
Durante il regno di Amenhotep III l’Egitto arrivò a essere ricco e potente come
non lo era mai stato. Ciò è dovuto principalmente a due ragioni:
1. le relazioni internazionali e in particolare la pratica dei matrimoni
diplomatici. Come suo padre Thoutmosis IV che aveva sposato la figlia del
re di Mittani Artatama I°, Amenhotep III consolida l’alleanza sposando due
principesse del regno di mittani ovvero Guiloukhepa nel 10 anno di regno
e Tadoukhepa verso la fine del regno.
2. Il grande potere economico dell’Egitto in quel periodo
A capo di questo Egitto potentissimo, il faraone è più che mai un Dio. Amenhotep
III si presenta come “Figlio diretto di Amon-Re, il re degli Dei”, una vera e
propria divinità in carne ed ossa oggetto anche di un culto ufficiale. Ciò è
testimoniato dalla serie di HEB SED (feste giubilari del rinnovo del potere reale)
che Amenhotep III celebra alla fine del suo regno, cerimonie che prendono
un’importanza senza precedenti e che assumono anche un’importanza
internazionale nel mondo allora conosciuto. Teatro di queste festività sarà
l’immenso complesso giubilare sulla riva ovest di Tebe che il faraone farà
costruire come affermazione della sua autorità regale. La divinizazzione del
faraone sotto Amenhotep III porta al concetto di assimilazione della figura del
sovrano con quella del disco solare splendente (Aton in egiziano) ovvero con la
manifestazione fisica del dio del sole, principale autore e sovrano dell’universo.
Assistiamo quindi all’emergere di un dio onnipotente e superiore agli altri,
Amon-Re che ristruttura tutto il pantheon come un’emanazione ramificata del
suo essere e della sua potenza. Questa tenza a che privilegiare e gerarchizzare
un dio rispetto agli altri raggiungerà l’apice dopo il regno di Akenathon.
Assistiamo allo stesso tempo anche a uno sviluppo delle relazioni tra individuo e
divinità: le pratiche oracolari si moltiplicano così come il culto delle loro
manifestazioni tangibili ovvero gli animali sacri.
Amenhotep IV sale al trono alla fine dell’autunno nel XIV sec. A.C. (intorno
all’anno 1352) sotto la 18° dinastia. Dalle fonti sappiamo che l’incoronazione è
avvenuta tra la fine della stagione dell’inondazione e l’inizio della stagione della
germinazione ovvero circa il 25 novembre. Almeno una parte di tale cerimonia si
svolge nel grande tempio di Amon-Re a Karnak perché è lì che tutti i re
dovevano essere iniziati nel santuario segreto della divinità al fine di poter
esercitare le funzioni di faraone come intermediario tra l’umano e il divino. Il
regno inizia quindi sotto la protezione di Amon-Re e in continuità diretta con la
politica del padre Amenhotep III, del quale il giovane re assicura la sepoltura.
Decide anche inizialmente di completare le ultime opere monumentali volute dal
padre a Soleb e Karnak ma questi progetti dopo alcuni mesi di regno vengono
interrotti e mai più ripresi. Il sovrano decide infatti di concentrare le energie
sulla costruzione di un nuovo edificio, votato al culto di un’altra divinità, sotto la
cui protezione si dichiara in modo del tutto eccezionale “Sommo Sacerdote”.
Questo cambiamento radicale non sembra essere il risultato di un piano
premeditato ma piuttosto il risultato di un avvenimento inaspettato durante il
primo anno di regno. È stato ipotizzato a tal proposito un conflitto tra il faraone
stesso e il clero di Karnak ma non è certo perché in antico Egitto era proprio il
faraone che designava i membri del clero.
Per quanto riguarda la politica estera di questo primo periodo è importante
ricordare il litigio tra Toushratta di Mittani e Amenhotep IV. Tale contenzioso
era già iniziato sotto Amenhotep III quando egli aveva sposato alla fine del suo
regno una nuova principessa di Mittani: Tadoukhépa, figlia del re Toushratta.
Insieme alla giovane principessa il re di Mittani aveva inviato una sontuosa dote,
sperando in un generoso ritorno dalla parte egiziana, in particolare una statua di
oro massiccio. Approfittando del cambio di regnante, tale pretesa sale a due
statue di oro massiccio e lapislazzuli e Toushratta annuncia a Amenhotep IV che
non rilascerà l’emissario egiziano fin quando egli non avrrà ricevuto le due staue
insieme ai suoi due emissari. Amenhotep IV non cede alla minaccia e propone al
re di Mittani di rilasciare i rispettivi ambasciatori. Toushratta lo farà ma
Amenhotep invece li terrà prigionieri.
In politica interna è interessante notare come, alla stregua dei suoi predecessori
della 18° dinastia, il faraone comincia a preparare il suo luogo di sepoltura
relativamente presto. Dato che la decisione di spostare la capitale a Amarna
avverrà solo durante l’anno 5 del suo regno, si ritiene che inizialmente abbia
fatto iniziare lo scavo della sua tomba nella necropoli reale dell’epoca, ovvero
nella valle dei re.
Sappiamo però che entro la fine del suo primo anno di regno Amenhotep decide
di dedicare le sue forze alla costruzione alla realizzazione di un grande BENBEN
dedicato a “Re-Horakhty-che-giubila-all’orizzonte-nel-nome-di-Shou-che-è-
nell’Aton” nell’IPET-SOUT, ovvero all’interno della cinta sacra di Amon-Re a
Karnak. Il concetto di Benben fa parte della teologia solare tradizionale e
designa una pietra innalzata che simboleggia il rilievo primordiale dal quale
sarebbe stato creato il mondo. Si ritiene che tale pietra sia stata in pratica un
obelisco già esistente sotto il regno di suo nonno e che Amenhotep IV abbia
compiuto un’opera di “conversione” di esso completandolo con la costruzione di
una struttura che lo avrebbe circondato e consacrandolo alla nuova funzione.
Nella sua concezione generale, il tempio del Benben appare ancora
relativamente classico o tradizionale, senza dubbio ispirato agli antichi santuari
solari come quelli della 5° dinastia. La particolarità sta nella sua decorazione:
viene rappresentato solamente un unico Dio: “Re-Horakhty-che-giubila-
all’orizzonte-nel-nome-di-Shou-che-è-nell’Aton”; le altre divinità sono talvolta
evocate testualmente ma non sono più raffigurate in interazione con il sovrano.
Inoltre, il faraone appare nelle decorazioni come unico interlocutore della
divinità. Sulle pareti del Hout Benben sono anche inscritti dei testi tra cui degli
inni solari e almeno due grandi decreti reali nei quali ritroviamo dei temi che
saranno ripresi in seguito durante la fase propriamente atonista:
l’allontanamento della sfera in cui si trova il Dio e la sua profonda inaccessibilità,
la correlazione tra la divinità e il sovrano e in particolare con la perfezione e la
bellezza di quest’ultimo, la mancata conoscenza della divinità da parte di tutti gli
esseri umani e divini ad eccezione del sovrano.
Ma chi è questa nuova e unica divinità? Si tratta di una forma del dio del sole
dell’ancestrale religione faraonica, qui definito in uno dei suoi aspetti
esattamente preciso: è “Re” ovvero il sole quale motore e animatore del cosmo,
sotto la forma celeste di “Horakhty” (ciò che è lontano nel cielo all’orizzonte
ovvero nel suo luogo di manifestazione divina sulla terra) che giubila (o che
appare nella gioia) nell’orizzonte nel nome di Shou (il dio della luce, figlio del
Sole) “che è nell’Aton” ovvero che si rivela attraverso la forma tangibile del
globo solare. In pratica tale Dio si caratterizza come la manifestazione fisica del
sole come energia luminosa del cosmo.
Una volta realizzato l’edificio di culto di questa nuova forma della divinità solare,
il sovrano continua con una serie di innovazioni che accentuano la dimensione
regale ed esclusiva del suo nuovo dio tutelare:
Viene messo sempre più in luce il carattere vivo e tangilbile della sua
divinità come energia luminosa che emana l’astro solare, in
contrappposizione alle altre divinità
Viene integrato il nome della divnità in un doppio cartiglio del tipo
riservato alla famiglia reale
Si abbandona l’iconografia tradizionale e simbolica del dio del sole a
favore di una rappresentazione di esso come appare ogni giorno ai nostri
occhi, ovvero come un astro luminoso e raggiante. In particolare si
diffonderà la forma della divinità come disco o globo solare con i raggi che
terminano con delle mani che assistono il re e la propria famiglia.
Viene inventata una nuova tecnologia di costruzione costituita da blocchi
dalle dimensioni regolari e fisse, i Talatat, che si adattano ad
un’architettura religiosa ormai a cielo aperto, con lo scopo di realizzare ad
est di Karnak un gigantesco complesso in onore del dio del Sole, Aton.
Siccome la maggior parte dei monumenti del sito di Karnak sono stati decorati
con il nome di Amenhotep IV e poi corretti con Akhenaton, situiamo la loro
realizzazione entro la fine dei primi 3 mesi dell’anno 6°. Questo primo
“Orizzonte dell’Aton” di proporzioni gigantesche fu quindi realizzato in
pochissimo tempo (circa 2 anni). Ciò fu possibile soprattutto grazie
all’invenzione della tecnologia costruttiva dei Talatat.
I TALATAT
La particolarità di questi blocchi di un genere nuovo nell’architettura egiziana
nell’anno 4° di Amenhotep IV è quella di presentare delle dimensioni standard
(circa 52,5 cm di lunghezza per 26,25 cm di larghezza e 22,5 cm di altezza) Tali
blocchi erano uniti con l’intonaco e sistemati in file alternate (una fila dal lato
lungo e una fila dal lato corto) con le giunzioni verticali scalate ad ogni livello
per assicurare la tenuta del muro. Si nota in questo la trasposizione alla pietra
della tecnica dei mattoni crudi. Ma come mai una tale trasformazione?
Innanzitutto da un punto di vista religioso la rivoluzione di Amenhotep IV porta
alla soppressione dei tetti negli ambienti liturgici in quanto la divinità doveva
essere venerata nella sua manifestazione più tangibile e diretta. In un tale tipo di
architettura a cielo aperto, i muri che delimitano gli spazi non sono più portanti
e la loro struttura architettonica può essere considerabilmente alleggerita.
Inoltre, la dimensione dei talatat assicura loro un peso di 55 kg circa, il che non
rende più necessaria la costruzione di grosse rampe come nella costruzione
megalitica tradizionale ma permette il trasporto da parte di una persona sola.
Una volta estratti dalla roccia i talatat erano contati e trasportati in barca verso il
cantiere di Karnak a 150 km più a nord.
Questi blocchi che assicuravano un trasporto e una sistemazione facilitati
potevano però essere anche facilmente smantellati ed è ciò che accadrà loro un
quarto di secolo più tardi, pochi anni dopo la morte di Akhenaton.
Dal punto di vista iconografico ci sono due cose importanti da notare: vediamo
innanzitutto che, a differenza dei loro omologhi sotto Amenhotep III, tutti i
membri della corte vicini a Amenhotep IV sono sistematicamente prostrati in
basso; il così detto rito di “baciare il suolo” alla vista del sovrano è quindi esteso
a tutta la popolazione. Inoltre, avviene un trasferimento teologico dal culto
tradizionale della statua della divnità alla persona fisica del re che conduce alla
sua rappresentazione sulle mura dei templi in maniera sistematica.
LA TEOLOGIA DI ATON
Ma chi è questo dio solare che conferisce tutta la potenza teocratica a
Akhenaton?
La genesi di questa divinità è, fin dal primo anno di regno, descritta come la
manifestazione tangibile del dio del sole tradizionale, Re-Horakthy, come
energia luminosa che anima il cosmo. Con il tempo, due aspetti della divinità
vengono messi in evidenza: il fatto che sia vivo e la sua dimensione regale,
esplicitamente sottolineata dall’inserimento del suo titolo in una coppia di
cartigli. Successivamente, durante l’anno 4° del regno, la divinità prediletta dal
faraone conosce una metamorfosi consequenziale e significativa. Fino a quel
momento questa forma particolare di Re-Horakthy era stata raffigurata secondo
l’iconografia tradizionale di questo dio ovvero un essere ibrido e semi-
antropomorfo, con la testa di falco e ornata da un disco solare. A partire da un
momento non meglio precisato dell’anno 4°, Aton abbandona questa
rappresentazione ancestrale e si trova evocato sotto forma di un semplice disco
solare i cui raggi, rivolti verso il suolo, terminano con delle mani che si prendono
cura del re e dei membri della famiglia reale o abbracciano ciò che è offerto al
dio. Anche l’abbreviazione del nome a “Aton” rimanda alla focalizzazione
sull’aspetto tangibile della divinità perché tale termine si riferisce nello specifico
all’astro solare come corpo celeste. Si passa quindi da un’iconografia simbolica
dell’essenza a un’iconografia dell’apparenza e del fenomeno come viene
percepito dai nostri organi sensoriali.
Il dogma atonista è tutto sommato abbastanza semplice e si fonda sull’idea che
Aton è il dio della vita per eccellenza, essere vivente e fonte della vita tramite la
sua luce che riempie tutto il mondo e il cosmo. Questa divinità diventa sotto
Akhenaton il dio della regalità, funzione che precedentemente era ricoperta da
un’altra forma della divinità solare: Amon-Re. Queste due divinità hanno molte
similitudini tra cui la più importante è quella di essere entrambe divinità della
regalità e del sole creatore di tutte le forme di vita. Ma esiste una differenza
sostanziale che le contrappone: se Amon-Re è il dio che parla, la volontà divina
che interviene nella storia, il dio con il quale mettersi in contatto e verso il quale
ognuno poteva rivolgersi direttamente, Aton si presenta come un dio muto, che
non è possibile interrompere nella sua corsa per consultare la sua volontà e le
cui decisioni sono impenetrabili. Nel sistema atonista, tutta questa dimensione
di diaologo con la divinità è monopolizzata dal faraone. Aton appare quindi
come un’alternativa ad Amon-Re che offre al sovrano il vantaggio di essere da lui
totalmente controllata, dato che solo lui ne è ormai il solo e unico interprete.
Ma l’atonismo è una forma di monoteismo?
In realtà inizialmente il sovrano ammette, quanto meno implicitamente,
l’esistenza di altre divinità ma sembra voler sottolineare la differenza tra la
natura viva del suo dio prediletto e le altre divinità tradizionali che sono quindi
morte o inerti. Un atteggiamento sempre più polemico nei confronti del
pantheon tradizionale si manifesterà però sempre più chiaramente nel corso del
tempo.
UNA NUOVA ARTE
Appena qualche mese dopo aver celebrato a Karnak l’Heb Sed che stabiliva
l’avvento dell’atonismo, mentre il monumentale complesso di Karnak era
appena stato inaugurato e non ancora del tutto finito, Amenhotep IV si trova con
il proprio seguito in Medio Egitto, più o meno a metà strada tra Tebe e Menfi, il
13° giorno del 4° mese della stagione di Germinazione dell’anno 5°. Qui annuncia
solennemente la propria intenzione di lanciarsi in un nuovo progetto in onore
del suo Dio tutelare, fondando un nuovo “Orizzonte di Aton”. Il discorso reale ci
dice che tale decisione è presentata come la volontà del dio stesso. Inoltre, pone
l’accento sul fatto che nessuna altra persona ha orientato o condizionato la sua
scelta, il che implica che dovesse comunque esistere un’interazione tra il
sovrano e i suoi consiglieri nel processo decisionale consueto. Il luogo scelto è
un “luogo isolato”, una terra vergine da ogni tipo di occupazione, che non
comporta alcun monumento e non appartiene a nessuno. Il sovrano elenca
anche, punto per punto, il programma di costruzione di Akhet-Aton a Amarna, il
quale era costituito da diverse strutture a carattere sacro per Aton, la
realizzazione di un complesso palatino con un palazzo per il faraone e uno per la
sua sposa e una necropoli per la famiglia reale. Quest’ultimo elemento era
motivo ulteriore di rottura con Tebe, che ospitava il cimitero dei sovrani della
18° dinastia, oggi conosciuto come Valle dei Re. Inizialmente è quindi un luogo
sacro quello che il faraone intende creare e non una città vera e propria.
LA STRUTTURA
Sia per il suo nome che per la sua struttura e funzionamento, Aket-Aton vuole si
presenta quindi esplicitamente come sostituta del precedente sito di Karnak con
una chiara volontà di distanziamento nei confronti di Tebe. La sua fondazione
costituisce quindi, la tappa successiva dell’audace riforma teocratica di
Akhenaton nei primi anni del suo regno.