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Capitolo V

Il sindaco dell’isola, essendo venuto a sapere che su di essa c’era un magazzino, incaricò Kiesli di trovarlo.
L’incaricato allora ricattò Bucket dicendogli: <<Se tu mi condurrai al magazzino, io farò in modo che un tubo
porti l’acqua direttamente a casa tua>>. Bucket non poté che accettare, dicendogli dove era situato il
magazzino. Kiesli, ottenuta l’informazione che gli serviva, tornò dal sindaco svelandogli il segreto.
Quest’ultimo a sua volta si avviò in fretta verso la fonte del cibo, cercando di non farsi scoprire. Il suo tentativo
però fallì: i giornalisti vennero a conoscenza del fatto e subito andarono ad intervistarlo, chiedendogli cosa ci
facesse lì. Egli, cercando di rispondere come poteva, balbettò <<Ehm…io…io….Mi spiace, si è fatto tardissimo,
devo scappare al lavoro!>> e sparì dalla loro vista.

I giornalisti continuarono a seguirlo ponendogli altre domande, ma il sindaco non aveva intenzione di
rispondere a nessuna di esse, tranne che ad una: <<Lei è con o contro Kiesli?>>. A questa domanda rispose
mentendo :<< Io sono assolutamente contro queste ingiustizie! Tutti hanno diritto all’acqua, compreso il
sottoscritto! Kiesli si è appropriato di tutta l’acqua dell’isola. Se fosse per me lo bandirei dall’isola e dalle
nostre vite!>>. A queste parole i giornalisti, che registravano ogni parola, chiesero: << Ah si? E allora perché
non lo fate?>> Il sindaco, fingendo nuovamente un impegno improvviso, andò via frettolosamente, evitando
furbamente di rispondere. A quel punto i giornalisti tornarono da Andrej per riferirgli ciò che il sindaco aveva
detto. Andrej rifletté un po’ e poi disse loro di trovarsi l’indomani pomeriggio al parco, lì avrebbero di certo
ottenuto nuove informazioni.

Il giorno seguente il sindaco, attento a non farsi vedere da nessuno stavolta, tornò al magazzino, con l’intento
di aprirlo ed entrarvi. Ma ogni tentativo sembrò inutile; l’accesso era computerizzato e c’era bisogno di una
password per aprire la porta. Il sindaco provò tutte le combinazioni che gli venivano in mente; provò e provò
ancora, ma non riuscì ad entrare. Così, deciso ad elaborare una soluzione, se ne andò. Tornato a casa per
prima cosa fece una telefonata a Kiesli, raccontandogli la faccenda e intimandogli di trovare al più presto la
password d’accesso. Subito a Kiesli venne in mente una password da provare e tranquillizzò il sindaco,
dicendogli di non preoccuparsi, che sarebbe andato lui di persona a provare ad aprire il magazzino. Si avviò
e, giunto sul posto, anche lui attento a non farsi vedere, inserì la combinazione che aveva pensato e, subito
al primo colpo, riuscì a sbloccare l’ingresso. Incuriosito entrò ma….sorpresa! Dentro il magazzino era
completamente vuoto! Cosa mai poteva essere successo? E cosa avrebbe potuto pensare o dire il sindaco?
Kiesli pensò che fosse meglio tenere il segreto per sé, evitando ulteriori problemi.

Il pomeriggio di quello stesso giorno, Bucket e Andrej si incontrarono al parco ; qui Bucket confessò ad Andrej
che Kiesli lo aveva ricattato, offrendogli l’acqua in cambio di informazioni sul magazzino. <<Siamo in ritardo
con il piano, allora! Dobbiamo muoverci prima che tutti si mettano dalla parte del sindaco e di Kiesli,
aiutandoli!!>> rispose subito Andrej. Si organizzò così un incontro per il giorno seguente tra i due e i cittadini
che ancora erano contro Bucket ed il sindaco. Si riunirono, discutendo per decidere quando e come svolgere
il piano. Uno di loro, il signor Bruno Gordon, si alzò ad un certo punto e disse: <<Io propongo di ingannare i
Kiesli , facendo loro credere che li possiamo aiutare. Quando si fideranno di noi, ci riveleranno i loro piani. A
quel punto potremo sfruttare le informazioni per agire a nostro vantaggio. Chi è con me?>> Presi
dall’entusiasmo, tutti alzarono la mano, in segno di adesione: tutti tranne Backet che obiettò: << Si, bel piano!
Ma chi ingannerà i Kiesli? Chi se la sente?>> La folla guardava proprio lui, indicandolo come il più adatto. Ma
egli non aveva alcuna intenzione di mettersi in questa situazione. Così guardò i giornalisti, pensando che
erano forse i più adatti a carpire informazioni utili senza far capire nulla. Così glielo propose e loro, sentendosi
anche onorati di avere un ruolo importante in tutta questa faccenda, accettarono volentieri. << Voi ci dite
quello che dobbiamo fare, e noi lo faremo! La vostra causa ci sta a cuore e non vediamo l’ora di mettere fine
a questa brutta storia di prepotenza ed ingiustizia!>>.

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