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Vanzo, Alberto. (2013) Kant e la formazione dei concetti : Risposta a Claudio La Rocca.
Studi Kantiani, Volume 26 . pp. 147-151. ISSN 1123-4938
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STUDI
kantiani
xxvi
2013
estratto
PISA · ROMA
FABRIZIO SERRA EDITORE
2014
Rivista fondata da Silvestro Marcucci
*
Direttori / Herausgeber / Editors / Directeurs
Massimo Barale, Claudio La Rocca
Comitato scientifico / Wissenschaftlicher Beirat / Editorial Board / Comité scientifique
Henry E. Allison (Davis), Mario Caimi (Buenos Aires), Claudio Cesa (Pisa),
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Redazione / Redaktionsanschrift / Editorial Office / Rédaction
c/o Fabrizio Serra editore, Via Santa Bibbiana 28, i 56127 Pisa
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Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti
editoriali e poligrafici internazionali.
1 C. La Rocca, Come sono possibili i giudizi sintetici a posteriori?, in Soggetto e mondo. Studi su Kant, Venezia,
Marsilio, 2003, pp. 121-152.
2 Kant e la formazione dei concetti, Trento, Verifiche, 2012, pp. 120-133.
3 In questo fascicolo di «Studi Kantiani», p. 143. 4 KrV, B 129-143.
«studi kantiani» · xxvi · 2013
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Secondo La Rocca la Reflexion 5636 (1780-1783) e la seconda analogia dell’esperien-
za escludono che si possano rappresentare oggetti senza impiegare le categorie. La
Reflexion 5636 afferma che possiamo avere oggetti di conoscenza solo se impieghiamo
«concetti», ovvero le categorie.1 Secondo Kant gli animali non possono conoscere og-
getti perché il conoscere richiede l’impiego di concetti,2 ma gli animali sono privi di
concetti. Questo, però, non esclude che essi abbiano rappresentazioni di oggetti. Il
molteplice di tali rappresentazioni manca della «costanza» ed «interconnessione»,
dell’«unità» e «necessità» che per Kant dipende dall’applicazione delle categorie.3 Non
è rappresentato come una sostanza che permane nello spazio e nel tempo anche
quando non è percepita e che è inserita in un tessuto di nessi causali ed azioni reci-
proche con altri oggetti. Ma è pur sempre rappresentato come dotato di parti, carat-
teristiche sensibili (ad esempio l’essere rosso), una forma, posizione e relazioni spa-
ziali con altri oggetti.
La Rocca cita una frase della Reflexion 5636 per escludere che ciò che è in gioco sia
«soltanto la conoscenza delle cose», anziché la loro rappresentazione. La frase afferma
che la «loro [ihre] possibilità» riposa sulla sintesi delle Erscheinungen nel tempo. A co-
sa si riferisce ‘loro’?4 Mi pare più probabile che si riferisca ad ‘obiecte der Erkenntniß’
che ad ‘Erscheinungen’. L’affermazione che la possibilità degli oggetti di conoscenza
riposa sulla sintesi delle Erscheinungen è più naturale dell’affermazione che la possibi-
lità delle Erscheinungen riposa sulla sintesi delle Erscheinungen.5 Anche la rappresenta-
zione di oggetti come Erscheinungen non concettualizzate richiede una forma di
sintesi. Si tratta della sintesi dell’apprensione, che non fa uso delle categorie.6 Kant,
però, la caratterizza come una sintesi del molteplice, non come una sintesi delle
Erscheinungen.7 Se ‘ihre’ si riferisce effettivamente ad ‘obiecte der Erkenntniß’, la frase
non esclude che ciò che sia in gioco sia soltanto la conoscenza delle cose.
La trattazione delle relazioni di causa ed effetto nella seconda analogia dell’espe-
rienza8 è più problematica per la mia interpretazione, perché presenta una distinzio-
ne netta fra il piano dell’apprensione e quello delle rappresentazioni informate dalla
categoria di causa. Nelle nostre esperienze conscie rappresentiamo gli oggetti come
oggetti nel senso forte, permanenti nel tempo e sottoposti a nessi causali. Kant in-
tende dimostrare che ciò richiede l’applicazione delle categorie. Di conseguenza,
quando spiega come applichiamo la categoria di causa alle informazioni fornite dai
1 Cfr. ÜE, AA viii 223 sulle categorie; Br, AA xi 82 e V-Met/K3, AA xxix 951-953 sui concetti in generale.
2 ÜE, AA viii 241; V-Met/L1, AA xxviii 233-234. 3 KrV, A 126.
4 Per dettagli e riferimenti testuali, cfr. Kant e la formazione dei concetti, cit., pp. 96-97, 180-181.
5 KrV, A 69 B 94.
6 Kant, come altri autori della prima modernità, usa il termine ‘giudizio’ sia per gli atti di giudizio (KrV, A
293 B 350) che per i contenuti mentali associati a questi atti, ad esempio quando afferma che i giudizi
contengono concetti (KrV, B 140). Mutatis mutandis, le mie affermazioni riguardo agli atti di giudizio valgono
anche per i giudizi intesi come contenuti mentali.
7 Sulla distinzione tra materia e forma dei giudizi cfr., p. es., KrV, A 266 B 322; V-Lo/Wiener, AA xxiv 928.
8 KrV, B 1.
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ni dei sensi danno il primo impulso per poter sviluppare tutta la capacità conoscitiva
dei concetti».1 L’affermazione che le categorie sorgono in occasione dell’esperienza
trova riscontro anche nei testi kantiani non destinati alla pubblicazione.2 Benché le ca-
tegorie (come la sintesi a priori) siano «prodotte» nel corso dell’esperienza, sono con-
cetti a priori ed anche puri perché, a differenza di quanto accade per i concetti empi-
rici, nel loro contenuto «non si trova nulla che appartenga alla sensazione».3 Il loro
contenuto non deriva dalla riflessione sulle informazioni fornite dai sensi, ma sulla
nostra attività di giudizio, più precisamente sulle forme dei giudizi, che sono le stes-
se indipendentemente da quali sensazioni o esperienze abbiamo avuto.
La Rocca chiede se, quando includiamo oggetti in classi di somiglianza, il concet-
to ci sia già o non ci sia ancora. Kant è tenuto a sostenere che, quando compiamo que-
sta operazione, il concetto non ci sia, perché si tratta di un’operazione che possono
compiere anche i piccioni. A differenza dei piccioni, gli esseri umani sono dotati del-
la «facoltà delle regole», l’intelletto, che è «sempre occupato a investigare le Erschei-
nungen allo scopo di trovare in esse una qualche regola».4 L’intelletto ricerca caratte-
ristiche condivise dagli oggetti raggruppati in classi di somiglianza e forma i primi
concetti.5 Affinché ciò sia possibile, dobbiamo essere in grado di rappresentare e rag-
gruppare oggetti senza impiegare concetti, puri o empirici che siano.
Quando le categorie sono formate, i proto-giudizi e le rappresentazioni non con-
cettuali degli oggetti escono dalla scena della nostra esperienza conscia. Ogni volta
che abbiamo intuizioni, colleghiamo il loro contenuto all’io penso mediante un’atti-
vità di giudizio che implica l’applicazione delle categorie. Concordo con La Rocca che
per Kant, ogni volta che rappresentiamo una regione spaziale o impieghiamo un in-
dessicale per riferirci ad un oggetto, effettuiamo una sintesi che coinvolge le catego-
rie. Ma il loro impiego presuppone la loro acquisizione e questa, a sua volta, presup-
pone che abbiamo rappresentato oggetti senza impiegare concetti.
I testi di antropologia fanno riferimento al periodo in cui sviluppiamo gradual-
mente le capacità fisiche e psichiche che, secondo Kant, sono necessarie per avere
un’esperienza informata dalle categorie. Esse includono le capacità di allargare e re-
stringere le pupille, seguire gli oggetti con lo sguardo, imparare a riflettere e pensare
a se stessi, anziché avere solo un sentimento di sé.6 La seconda analogia dell’espe-
rienza ed altri passi, che contrappongono nettamente il carattere soggettivo dell’ap-
prensione all’oggettività dell’esperienza, sembrano escludere che vi sia stato alcun
momento in cui abbiamo avuto rappresentazioni di oggetti senza impiegare le cate-
gorie. Se così fosse, sarebbe difficile rendere conto dei passi sulla formazione delle ca-
tegorie ed evitare di concludere, in contrasto con le affermazioni di Kant, che esse
giacciono preformate nella mente fin dalla nascita.
Abstract
This paper replies to Claudio La Rocca’s criticisms of the account of Kant’s views on concept
formation that I developed in Kant e la formazione dei concetti. On my account, Kant holds that,
although all conscious experiences of adult human beings are informed by the categories, it
is possible to represent objects by means of non-conceptualized intuitions. La Rocca rejects
this claim. He holds that, for Kant, it is possible to represent objects only by employing the
categories. In the first part of this paper, I discuss the passages cited by La Rocca. In the sec-
ond part, I argue that Kant’s account of the formation of the categories presupposes that we
can represent and group objects without employing any concepts.
composto in car attere dante monotype dalla
fabrizio serr a editore, pisa · roma.
stampato e rilegato nella
tipo gr afia di agnano, agnano pisano (pisa).
*
Marzo 2014
(cz 3 · fg 22)
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Editoriale 9
studi
Stephen Engstrom, Unity of Apperception 37
Stefano Bacin, Legge e obbligatorietà: la struttura dell’idea di autolegislazione
morale in Kant 55
Antonio Moretto, Con Euclide e contro Euclide: Kant e la geometria 71
Guido Frilli, Per una filosofia del senso. Eric Weil interprete di Kant 93
miscellanea
Ileana Beade, The Thing-in-itself and its Role in the Constitution of Objectivity.
A Critical Reading of Onof ’s Reconstruction of Transcendental Affection 107
Marco Sgarbi, The University of Königsberg in Transition (1689-1722): Aristotelian-
ism and Eclecticism in Johann Jakob Rohde’s Meditatio philosophica 125
Claudio La Rocca, La formazione dei concetti in Kant. Su un’interpretazione
recente 137
Alberto Vanzo, Kant e la formazione dei concetti. Risposta a Claudio La Rocca 147
recensioni
Giuseppe Motta, Die Postulate des empirischen Denkens überhaupt. KrV A 218-235 /
B 265-287. Ein kritischer Kommentar (G. Lorini) 155
Gian Luigi Paltrinieri, Kant e il linguaggio. Autocritica e immaginazione (F. Ca-
mera) 159
The Cambridge Companion to Kant’s Critique of Pure Reason, ed. by Paul Guyer
(F. Wunderlich) 165
Federica Trentani, La teleologia della ragione pratica. Sviluppo umano e concre-
tezza dell’esperienza morale in Kant (S. Feloj) 169
Oscar Meo, I momenti del giudizio di gusto in Kant. Uno studio sull’Analitica del
bello (S. Feloj) 173
8 sommario
Thomas Sturm, Kant und die Wissenschaften vom Menschen (M. Russo) 177
Michael Friedman, Kant’s Construction of Nature (O. Ottaviani) 183
schede
Immanuel Kant, Antropologia dal punto di vista pragmatico (O. Ottaviani) 191
Henry E. Allison, Essays on Kant (C. La Rocca) 192
Maurizio Candiotto, Deduzione e critica. Il trascendentale come necessità del
possibile (L. Filieri) 193
Francesco Valerio Tommasi, Philosophia trascendentalis. La questione ante-
predicativa e l’analogia tra la Scolastica e Kant (R. Giampietro) 194
Lucia Nocentini, Prismi di identità. Alla ricerca dell’unità dell’esperienza tra ana-
logia e analisi trascendentale (L. Filieri) 196
Kants Prolegomena. Ein kooperativer Kommentar, hrsg. Von Holger Lyre, Oliver
Schliemann (C. La Rocca) 197
Elisabetta Scolozzi, Kant epistemologo (D. Bozzo) 198
Katerina Deligiorgi, The Scope of Autonomy. Kant and the Morality of Freedom
(S. Bacin) 199
Alice Ponchio, Etica e diritto in Kant. Un’interpretazione comprensiva della morale
kantiana (L. Caranti) 200
Constructivism in Practical Philosophy ed. by James Lenman, Yonatan Shemmer
(S. Bacin) 202
Clemens Schwaiger, Alexander Gottlieb Baumgarten - Ein intellektuelles Porträt
(L. A. Macor) 203