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MEDIOEVO E MUSICA SACRA

Dal Medioevo al Rinascimento

Canto monodico cristiano


Lauda teatro sacro
Prime forme polifoniche di canto cristiano
Sviluppi della polifonia
Il contrappunto fiammingo
La riforma di Lutero
La musica sacra controriformistica

CANTO MONODICO CRISTIANO

- Prime comunitaà cristiane


- Diffusione del Cristianesimo
- Repertori di canti
- Liturgia cristiana
- Riforma gregoriana
- Notazione
- Benedettini di Solesmes
- Guido d’Arezzo
- Modi ecclesiastici

Prime comunità cristiane

Alla morte di Cristo i suoi seguaci, memori della lezione del Maestro che si era
ritenuto un continuatore dell’antica religione di Abramo, si riunivano e
pregavano nella maniera ebraica cantando: inni e salmi della tradizione
liturgica ebraica.

Inno, forma di canto ricca dal punto di vista melodico; con essa l’uomo eleva un
canto di gioia e di gratitudine a Dio.
Continuatore di tale forma fu Sant’Ambrogio che ne fa un elemento di
aggregazione della comunitaà cristiana milanese contrapposta all’avanzare delle
eresie provenienti dall’Oriente.
Sant’Agostino racconta che la comunitaà di Milano, chiusa nel Duomo cantava inni
per trovare la forza di rispondere agli attacchi degli eretici professanti
l’arianesimo (Ario negava la natura divina del Cristo).
[Inno di Sant’Ambrogio: latino semplice, forma strofica, funzione aggregante]
Salmi, forma di canto di carattere sillabico eseguito con la cantillazione (stile di
canto caratterizzato da un’intonazione di carattere sillabico, finalizzata alla
comprensione del testo). I testi sono circa 150 e sono tratti dal Libro dei Salmi.
La tradizione li ha impropriamente attribuiti a re Davide. Tale attribuzione eà
stata dettata dal fatto che re Davide tenne in gran conto il canto come
espressione di preghiera e anche percheé a re Davide risale l’organizzazione del
culto arricchito dalla partecipazione del coro e degli strumenti.

La SALMODIA, che eà l’esecuzione del salmo, puoà essere:


- diretta: i versetti del salmo sono intonati solo dall’officiante;
- responsoriale: esecuzione alternata tra coro e officiante;
- antifonale: esecuzione alternata tra due cori.

Diffusione del Cristianesimo

Con la predicazione degli apostoli il Cristianesimo si diffuse in tutto l’Impero


Romano, e, entrando in contatto con diverse culture musicali, ne assunse i tratti
distintivi, discostandosi dalla tradizione ebraica.
Fu, questa, una lunga, noncheé , complessa fase evolutiva della quale si conosce
molto poco, dal momento che si svolse contemporaneamente al lungo periodo di
persecuzioni che impedìà la circolazione di eventuali documenti che informino
circa i canti e le modalitaà della liturgia.

Repertori di canti

Nell’anno 313 l’editto di Costantino garantisce la libertaà di culto ai Cristiani che


cosìà non hanno ragione di nascondersi per adempiere al loro ufficio liturgico.
La religione cristiana nel frattempo si sta diffondendo su tutto il vasto territorio
dell’Impero Romano, accogliendo nelle comunitaà fedeli provenienti con culture
musicali diverse.
L’ereditaà di tali culture genera repertori di canti diversificati per aree
geografiche.
Al loro interno i singoli repertori si diversificano inglobando liturgie locali con
particolaritaà che le differenziano l’una dall’altra.
Si possono distinguere i seguenti repertori di canti cristiani fino alla riforma del
canto liturgico attribuita a papa Gregorio Magno.

- Bizantino: area orientale dell’impero in lingua greca;


- Mozarabico: Spagna in lingua latina;
- Gallicano: Francia in lingua latina;
- Ambrosiano: Italia settentrionale, voluto da Sant’Ambrogio, in lingua
latina;
- Romano: Roma e d’intorni, sotto il controllo del vescovo di Roma (in
seguito eletto papa), in lingua latina.

Liturgia cristiana

La Chiesa progressivamente organizza una gerarchia ecclesiastica finalizzata al


controllo capillare del territorio, fino a sostituire le istituzioni politiche, dove
sono latitanti o lontane.
E’ presente sul territorio con l’edificazione di grandi basiliche in cui adunare le
grandi masse di fedeli ai quali deve offrirsi una celebrazione liturgica magnifica,
magniloquente e pomposa, sempre meno memore dell’impostazione del
Cristianesimo primitivo e sempre piuà espressione di un istituzione che comunica
come il potere imperiale.
La liturgia adopera due stili di canto:
Accentus (intonazione sillabica, basata sull’accento della parola, destinata alle
letture), il Concentus (intonazione ricca di fioriture per canti quali gli inni,
l’Alleluja, il Sanctus, il Kyrie).
La Liturgia cristiana dopo lunga gestazione contempla due momenti: liturgia
delle ore, e liturgia della messa.

Liturgia delle ore, si celebra in diverse ore della giornata, Vigilia e Mattutino
(ore notturne), Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro, Compieta. In tali ore di cantano
inni, salmi e antifone. I canti dell’ufficio delle ore sono raccolti nell’ANTIFONALE.

Liturgia della messa, comprende parti il cui testo non si modifica in base al
calendario liturgico. Tali parti sono comprese nell’ordinarium missae.
Le parti che modificano il testo in base al calendario liturgico sono comprese nel
proprium missae. I canti della messa sono contenuti nel GRADUALE.

L’Ordinarium Missae:
- Kyrie: ha origini antichissime, legate al momento in cui la lingua ufficiale
della Chiesa era il greco e le chiese dell’impero romano erano ancora in
formazione;
- Gloria: i primi versi sono tratti dall’esclamazione inneggiativa degli angeli
sulla grotta di Betlemme (Gloria in excelsis Deo);
- Credo: eà il canto piuà moderno, contiene la professione di fede, l’ultima
parte del testo attuale eà stata inserita dopo la riforma di Lutero;
- Sanctus;
- Agnus Dei.

Il Proprium Missae:
- Introito: canto che daà inizio alla liturgia della messa;
- Graduale: si canta sui gradini dell’ambone prima di procedere alla lettura
del Vangelo;
- Alleluja: molto ricco di fioriture si chiude con lo jubilus (una lunga fioritura
sull’ultima sillaba), si canta prima del Vangelo;
- Tratto: sostituisce l’Alleluja nella messa di requiem (per i defunti) o nelle
esse del periodo della Quaresima;
- Offertorio: canto che accompagna la consegna delle offerte;
- Communio: canto che attualmente accompagna l’assunzione dell’ostia;
- Ite missa est: canto che conluse l’Ufficio della messa;
- Tropo: inserimento di parti di testo e musica fra le parti di un canto;
- Sequenza: inserimento di parti di testo sotto i melismi dell’Alleluja,
introdotta nel secolo IX.

[Jubilus: Sant’Agostino dice che lo definisce espressione dell’anima che,


disancoratasi dal mondo, dalla ragione, dalla parola, contempla Dio e a lui
inneggia.]

Riforma gregoriana

Papa Gregorio Magno (circa 535 - 604), secondo lo storico Giovanni Diacono
(sec. IX), avrebbe operato per unificare la liturgia cristiana, diversificata in
diverse liturgie locali, attraverso l’imposizione dei canti compresi nel
repertorio romano.
Ovviamente, data l’assenza di scrittura musicale, i canti furono trasmessi
oralmente da cantori inviati da Roma in tutta Europa.
La trasmissione orale impedìà l’assunzione integrale dei canti che subirono
delle modifiche nel corso del tempo.
Con la nascita della scrittura i canti furono scritti prima in notazione neumatica
(in campo aperto, cioeà senza rigo), poi in notazione quadrata diastematica (su
rigo).
Il confronto fra le due scritture relative allo stesso canto (la prima piuà antica
rispetto alla seconda di almeno due secoli), mette in evidenza le modifiche subite
nel corso dei secoli.
Il vasto repertorio di canti era acquisito attraverso la memorizzazione di esso.
Un ausilio mnemonico poteva essere la conoscenza del modo nel cui ambito si
svolge la melodia.
Sostegno all’acquisizione mnemonica eà la chironomia, una particolare tecnica di
direzione del coro basata sul gesto della mano che descrive l’andamento della
melodia.

Il modo indica l’ambito melodico in cui si sviluppa la melodia gregoriana.


I modi sono 8, furono introdotti dai teorici bizantini che nel secolo VIII, dopo
l’osservazione di tutto il patrimonio di canti, conclusero che ogni canto puoà
essere ricondotto ad un modo in base alla nota di conclusione del brano
(FINALIS) e a quella intorno alla quale si sviluppa la melodia (REPERCUSSIO).
Gli 8 modi, di cui 4 autentici e 4 plagali, gravitano attorno a 2 suoni
caratterizzanti, che sono la FINALIS e la REPERCUSSIO.
Le FINALIS sono RE, MI, FA, SOL.
Se si considera la successione in 8 scale, i modi autentici hanno inizio
rispettivamente dalle predette finalis, e i modi plagali hanno inizio una quarta
sotto la finalis.
La REPERCUSSIO distingue i modi autentici da quelli plagali, infatti la
repercussio degli autentici eà sul 5° grado rispetto alla finalis, mentre dei plagali eà
sul 3°.

La notazione neumatica eà basata sui neumi, segni, derivati dagli accenti grave,
acuto e circonflesso, apposti direttamente sulle sillabe del testo e indicanti con
approssimazione il tratto ascendente o discendente della melodia. Gli studiosi
hanno evidenziato la presenza di almeno 15 famiglie neumatiche. Fra esse, la
notazione di San Gallo, in Svizzera, e la notazione di Benevento.

La notazione quadrata cambia la forma dei neumi, che diventeranno quadrati e


saranno apposti su un rigo musicale, intorno al sec. X – XI. Puoà comprendere fino
a quattro righe (TETRAGRAMMA). All’occorrenza si potevano aggiungere altre
righe con la stessa funzione dei moderni tagli addizionali.

Guido d’Arezzo
Il monaco Guido d’Arezzo ideoà un sistema per la lettura dei suoni, evitando
cosìà il lungo lavoro di memorizzazione per imitazione.
• Consolida l’uso del tetragramma;
• Daà forma quadrata ai neumi;
• Sistema i neumi sui righi del tetragramma cosìà da renderne visibile
l’altezza;
• Denomina ciascun suono utilizzando una sillaba estrapolata dalla prima
parola di ciascun versetto dell’inno di San Giovanni, noto a tutti i monaci
essendo il patrono dell’ordine (UT RE MI FA SOL LA). Questa prassi si disse
SOLMISAZIONE.
La solmisazione eà il sistema introdotto da G. d’Arezzo per intonare una
melodia senza ricorrere alla memorizzazione per imitazione. Esso consiste
nel denominare i suoni utilizzando le prime sillabe dell’esacordo naturale
(Ut Re Mi Fa Sol La) da lui ricavato dall’inno di San Giovanni.
Quando la melodia presenta i semitoni come LA SIb oppure SI DO si
applica la mutazione.
La mutazione consiste nella sostituzione delle sillabe dell’esacordo
contenente il semitono LA SI bemolle (esacordo molle: FA SOL LA SIb DO
RE) e delle sillabe contenenti il semitono SI DO (esacordo duro: SOL LA SI
DO RE MI) con le sillabe dell’esacordo naturale, lasciando ovviamente
l’intonazione invariata, cosìà da mutare solo la denominazione.
Benedettini di Solesmes

Agli inizi del sec. XX i monaci benedettini di Solesmes, iniziarono un lavoro di


studio dei codici nelle diverse notazioni neumatiche per tentare una
ricostruzione del repertorio di canti trasmesso oralmente per volontaà di papa
Gregorio Magno.
Fecero un lavoro di collazione delle fonti canto per canto e misero in evidenza le
diversitaà , dimostrando che la volontaà di imporre il canto romano come elemento
di unificazione della Chiesa cristiana non sortìà l’effetto sperato, cosìà che il
repertorio romano eà diverso da un repertorio piuà moderno e piuà diffuso,
comunemente denominato canto gregoriano. Ritennero che era possibile
avvicinarsi alla versione originaria del canto cristiano (cioeà quello piuà vicino
all’epoca di Gregorio Magno), riscrivendo i singoli canti col riportare le note
presenti nel maggior numero di fonti
Il risultato del lavoro eà l’attuale Edizone Vaticana del Canto Gregoriano.
Per rendere accessibile a tutti la lettura si eà adottato il tetragramma e la scrittura
quadrata ma per essere fedeli al ritmo libero del canto gregoriano che si
appoggia sugli accenti della parola e non sulla periodicitaà degli accenti sono state
evitate le stanghette che segnano la scansione ritmica. Le stanghette presenti
hanno la funzione di indicare la fine del brano, la fine del versetto, la fine
dell’emistichio (mezzo versetto).

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