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Il Combustore della turbina a gas
Il combustore deve garantire il necessario innalzamento della temperatura dei gas evolventi, prima
che questi vengano inviati ad espandere in turbina mediante il calore liberato dalle reazioni di
Tale temperatura non potrà superare i limiti imposti dalla resistenza dei materiali della turbina e
fino ad oggi i valori raggiunti sono al massimo di 1300-1400 C. Per mantenersi entro i limiti
stabiliti è allora necessario introdurre aria in eccesso nella camera di combustione poiché le
temperature di fiamma sono ben più alte dei valore sopra riportati.
La combustione nelle turbine non è perciò di tipo stechiometrico, bensì l’aria è in quantità ben
Infatti, il rapporto tra la quantità d’aria effettiva rispetto a quella stechiometrica (rapporto di
equivalenza) è di solito compresa tra 2,5 e 3,5, sia quando si usano combustibili liquidi (gasoli,
kerosene,…) che quando si usano quelli gassosi (gas naturale, metano). Per tale ragione è possibile
utilizzare come comburente i gas combusti, ricchi di ossigeno, per una post-combustione. Esiste
però un problema quando si ha una combustione con eccesso di aria e cioè quello di mantenersi al
di sopra del limite inferiore di infiammabilità per la miscela aria/combustibile perché la fiamma
possa mantenersi e propagarsi in modo corretto. Tale problema condiziona la geometria del
combustore, che dovrà prevedere diverse zone al suo interno per adempiere alla sua funzione
principale e cioè quella di innalzare la temperatura entro i limiti ammessi, ma nello stesso tempo
Inizialmente la camera era di forma tubolare come descritto in fig 1 (a), ma il risultato era quello di
ottenere grandi perdite di carico dovute alla velocità dell’aria in ingresso; si è passati allora ad uno
schema diverso come quello descritto in fig.1 (b) con diffusore; nello schema (c) si risolve anche il
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problema di una combustione ricca di aria che non sempre si svolgeva correttamente, inserendo una
“paratoia” per creare una zona a più basse velocità dell’aria per sostenere la fiamma; infine
nell’ultima figura 1 si introduce il liner per poter mantenere le temperature entro i limiti ammessi.
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Caratteristiche richieste ad una camera di combustione di una turbina a gas:
1. Efficienza di combustione
3. Ampi limiti di stabilità (fiamma visibile per ampi range di pressione, velocità e rapporti
aria/comb.)
5. Distribuzioni di temperatura in uscita tale da garantire una lunga vita alle pale della turbina
9. Lunga durata
N.B.
Per turbine aeronautiche il punto 8 è essenziale mentre per impianti industriali i punti 9 e 10 sono
fondamentali.
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Un combustore tipico è costituito da diversi elementi tra cui troviamo:
- il diffusore
- il case esterno
- il liner
- lo swirler
Il Diffusore
La presenza del diffusore è indispensabile per rallentare il flusso proveniente dal compressore
(la cui velocità può arrivare ai 150 m/s) in modo da ridurre il più possibile le perdite di pressione
nella camera di combustione. Un buon diffusore deve essere in grado anche di recuperare quanto
più possibile la pressione dinamica dell’aria in ingresso e di fornire alla parte restante della camera
un flusso stabile e lineare. Possiamo avere essenzialmente due tipi di diffusori, con condotto
relativamente lungo per ridurre al minimo le perdite di pressione dinamica (a) oppure corto montato
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Fig. 5 Schemi di Diffusori
raggiunge il liner di essere meno sensibile alle variazioni di velocità che si possono avere all’uscita
Il Liner
Il combustore è diviso fisicamente, mediante una parete forata, detta liner, in una zona
centrale (core) dove ha luogo la combustione e in uno o più condotti laterali (noti anch’essi come
liner) dove viene convogliata la portata d’aria in eccesso. Successivamente, mediante i fori primari,
secondari e di diluizione, la portata d’aria che attraversa il liner si ricongiunge con la portata
principale in modo tale da abbassare la temperatura media dei gas combusti all’uscita della camera.
L’adozione di tale soluzione consente di creare una zona a bassa velocità in cui la fiamma possa
svilupparsi e sostenersi (la zona primaria), una zona intermedia in cui si completa l’ossidazione del
specie intermedie come il CO si congelino) e una terza area, detta zona di diluizione, nella quale
viene addotta l’aria non richiesta per la combustione in modo da ottenere all’uscita del combustore
una temperatura media compatibile con la resistenza della turbina, in cui i gas combusti verranno
inviati ad espandere.
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La camera di combustione si divide in tre zone:
a) Zona primaria
b) Zona intermedia
c) Zona di diluizione
Fig. 2
1a) a ricircolo ad ampia scala, nel senso che sono presenti pochi getti grandi di combustibile
dando origine ad una formazione lenta della miscela e conseguente lento rilascio del calore;
2a) a ricircolo a piccola scala, ossia vi sono numerosi getti piccoli che comportano un veloce
miscelamento con aria e ampie variazioni di rilascio del calore per miscele stechiometriche.
In generale un ricircolo soddisfacente si può ottenere con i getti opposti radialmente partendo dalle
pareti del liner, oppure con aria vorticosa (moto di swirl) o infine con la combinazione dei due
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metodi (fig.3). Ciò è particolarmente importante in camere corte, dove il mixing deve avvenire
B. Nella Zona intermedia avviene il completamento della combustione. Se i gas caldi passassero
congelerebbero con il brusco abbassamento della temperatura senza poter essere ossidate
completamente.
Per motori aeronautici la lunghezza di tale zona è maggiore perché in alta quota, quando la
pressione è più bassa e la combustione più lenta, occorre più spazio affinché si completi la
combustione.
temperatura all’uscita della camera nei limiti ammessi per le palette della turbina. L’aria per la
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TIPI DI COMBUSTORI
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Fig. 7 Schema di camera Tubolare
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Fig.9 Esempio di camera Tubolare Single Can ad uso industriale
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Fig. 11 Esempio di camera anulare
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Fig. 13 Combustore DLE Rolls Royce RB211
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Combustori per turbine di taglia piccola
Fig. 16
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RAFFREDDAMENTO DELLE PARETI DELLA CAMERA DI
COMBUSTIONE
Non si deve deformare al variare della pressione e deve resistere alle alte temperature. Oltre il 50%
dell’aria totale che entra nel combustore è impiegata per raffreddare le pareti del liner.
cooling che raffredda per convezione; l’impingement cooling; il metodo della traspirazione.
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(a) (b)
Fig. 19 Convection and film
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PREPARAZIONE DEL COMBUSTIBILE
Nella fase di miscelamento tra aria e combustibile i processi di atomizzazione ed evaporazione dei
getti liquidi sono di fondamentale importanza. La qualità dello spray influenza infatti i limiti di
ATOMIZZATORI
Un comune metodo per ottenere l’atomizzazione del getto di combustibile è quello di iniettare a
pressione attraverso piccoli fori del polverizzatore opportunamente sagomato. Per ridurre al minimo
la lunghezza del combustore, l’angolo di apertura dello spray si aggira intorno ai 90°. Si necessita
allora di un moto di swirl per favorire la frammentazione del getto in tempi brevi. Nelle TG
aeronautiche ad alta quota (combustione meno efficiente) con bassi flussi, il combustibile non
atomizza in modo soddisfacente, specialmente se i fori sono grandi. Una soluzione può essere
quella del doppio foro (dual-orifice atomizer) che prevede 2 fori concentrici. Il più interno è
piuttosto piccolo (getto pilota) mentre quello esterno (getto principale) ha una superficie maggiore.
A bassi flussi opera solo il getto pilota e l’atomizzazione risulta efficiente, quando il flusso di
combustibile aumenta con la pressione di iniezione, si apre anche il foro esterno. Il vantaggio di tale
metodo è la sua affidabilità e capacità di sostenere la combustione anche con miscele molto povere.
2) Airblast Atomizer
Il combustibile è iniettato a pressioni contenute in una zona dove il flusso d’aria è ad alta velocità in
modo da favorire l’atomizzazione. La distribuzione del combustibile è regolata dal flusso di aria. Il
principale vantaggio è quello di avere una combustione con basse emissioni inquinanti di soot e
fumo.
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Di contro lo svantaggio è alla partenza quando la velocità del flusso di aria è più bassa e
l’atomizzazione è così penalizzata. Per evitare tale inconveniente si combina l’airblast con un
3) Air-Assist Atomizer
E’ un pressure-swirl in cui l’aria ad alta velocità è usata per favorire l’atomizzazione. In linea di
principio lavora come un airblast con la sola differenza che il funzionamento si basa sull’uso
4) Combustore premix-prevaporize
Il combustibile è iniettato in forma atomizzata in un flusso di aria ad alta velocità e fluisce poi nella
fiamma sono più basse. Lo svantaggio di tale sistema può consistere nell’avere una evaporazione
del combustibile non completa nella zona di premix oppure il rischio di autoaccensione nei canali di
premix.
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Fig. 22 Disegni di atomizzatori : (a) simplex; (b) Duplex; (c) con doppio orifizio; (d) Airblast;
(e) premix-prevaporize.
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Fig. 23 Atomizzatore airblast prefilming
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Fig. 25 Iniettore simplex a foro quadrato Fig.26 Atomizzatore simplex con swirl
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Fig. 28 Schemi di atomizzatore assistiti ad aria con miscelamento interno o esterno
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Metodi per ridurre la formazione di emissioni da TG
I fattori principali che controllano le emissioni inquinanti da turbine a gas sono di seguito riassunte:
dell’atomizzazione dello spray di combustibile e sul favorire l’evaporazione rapida dello stesso (ciò
sulla ridistribuzione del flusso di aria per mantenere il rapporto di equivalenza prossimo a quello
ottimale (0.7);
aumentare il volume della zona primaria e allungare i tempi di residenza in questa zona;
ridurre l’aria di raffreddamento perché si possano completare le reazioni di ossidazione senza che i
I metodi per ridurre le emissioni di NO si basano essenzialmente sulla riduzione della temperatura
di reazione e sull’eliminazione di punti caldi (hot spots) nella zona di reazione, nonché sulla
riduzione dei tempi di residenza nella zona primaria. La zona primaria, infatti, che presenta le
massime temperature è anche responsabile della presenza di NOx, così come mostrato in figura 29,
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dove si riporta la distribuzione di temperatura e NOx in una sezione di un combustore anulare
I metodi per sviluppare combustori a basso tenore di NOx si basano su modifiche al disegno
convenzionale della camera, alla geometria del liner, alla distribuzione del flusso di aria, a sistemi
NO, %
T, K
Fig. 29
Tra i metodi usati abbiamo l’iniezione di acqua ed il ricircolo dei gas di scarico, in grado di diluire
combustori preesistenti ed utilizzabile anche con combustibile liquido. Dalla figura 33 si vede
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Fig.30 Effetto della pressione e del rapporto aria /combustibile sugli NO.
Temperatura di ingresso = 600 K
L’acqua si dimostra essere il diluente più efficace, riducendo drasticamente le temperature di picco
e quindi gli NO, provocando di contro un aumento di CO. Inoltre, l’iniezione di acqua presenta
Inoltre, l’acqua deve essere demineralizzata, processo costoso e comunque la vita media del
minore e siano ridotti sono anche i problemi legati all’invecchiamento del combustore. Infine, la
diluizione si può ottenere anche con azoto o aria (combustori DLN, fig. 34) per superare i problemi
di iniezione di acqua e vapore. In generale, utilizzare aria come diluente per il combustibile già
nella zona primaria significa effettuare una combustione premiscelata con eccessi d’aria. Con tale
metodo però non è facile realizzare un miscelamento perfetto tra aria e combustibile (specialmente
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con combustibili liquidi), nonché evitare che la combustione avvenga prima della camera
(flashback) ed infine avere una combustione stabile e mantenere le condizioni desiderate a tutti i
carichi.
fig. 31 Influenza della temperatura della zona primaria sulle emissioni di CO e NOx
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Fig. 32
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Fig. 33
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Fig. 34 Combustore DLN (Dry-Low-Nox) a fiamma premiscelata impiegato su turbine
industriali della GE: schema e modalità di funzionamento ai vari carichi.
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Modifiche al disegno della camera di combustione per ottenere basse emissioni
Per poter ridurre sia la formazione di CO e HC che di NOx (la cui formazione è dovuta a fattori
spesso opposti) è necessario trovare un compromesso e quindi operare nella zona primaria in un
range di temperature che vanno dai 1600 ai 1730 K circa, ossia laddove tutte le emissioni gassose
4. Combustori catalitici
netta riduzione delle emissioni con una conseguente complicazione meccanica del motore.
Nel caso in cui sia totalmente variabile, una grande quantità di aria è introdotta nel
del motore una parte di questa aria viene inviata alla zona di diluizione per mantenere la
temperatura della zona primaria entro i limiti per ridurre le emissioni, diminuendo anche il
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massimi di temperatura che tipicamente favoriscono la formazione di NO,nonché i valori
2. Combustione a stadi. Con questa tecnica il processo di combustione avviene in più stadi, in
modo che invece di iniettare il combustibile in una unica zona, lo si inietti in vari punti della
camera dove realizzare zone ad alta temperatura. Naturalmente anche l’ingresso dell’aria
dovrà essere suddiviso in varie parti perché si possano ridurre le emissioni inquinanti. Il
tipico approccio si basa sul realizzare una zona primaria con iniezione di combustibile ben
sorgente di calore pilota alle altre zone del combustore per gli altri carichi. Si prevede che ci
sia una o più zone di combustione, ognuna con una sua alimentazione di aria e combustibile
autonoma. In questa maniera si ottiene una ottima distribuzione del combustibile, mentre
scopo ultimo è quello di regolare le temperature di combustione per rientrare con i valori di
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3. Combustori LPP (Lean Premixed Prevaporized). Il principio di funzionamento di questi
mescolamento con l’aria prima che inizi la combustione. In tal modo nella zona primaria si
NOx. Il sistema LPP perché sia realmente efficiente si dovrebbe usare congiuntamente alla
geometria variabile, come detto sopra, poiché operando da solo ai bassi carichi potrebbe
una accensione pilota che faciliti l’inizio combustione e sostenga la fiamma in condizioni di
funzionamento difficili.
temperature ben più basse di quelle ai limiti in infiammabilità del combustibile. Per tal
motivo, l’uso del catalizzatore nelle turbine a gas permette una combustione stabile con
picchi di temperatura di circa 1000 K più bassi rispetto a quelle che abbiamo abitualmente,
riducendo drasticamente gli NOx. Di solito il combustibile è iniettato a monte del reattore
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per evaporare e mescolasi con l’aria e poi la miscela entrerà nel reattore catalitico dove ci
sarà l’ossidazione. Un problema che può sorgere con il combustore catalitico è l’auto-
combustione del combustibile a monte del catalizzatore nelle zone più ricche vicino
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Nelle figure 38 e 39 sono riportati degli schemi di combustori di avanzata tecnologia per due
tipi di classi di turbine aeronautiche. In figura 41, infine, si riporta lo schema di un combustore
RQL (rich burn - quick mix – lean burn) di tipo anulare, caratterizzato da una zona primaria ricca di
combustibile, una zona intermedia con introduzione di forte flusso di aria che si mescola
rapidamente ai gas combusti, completando la combustione, e una zona di diluizione dove la coda
della combustione avviene con forti eccessi di ossigeno). Tale tipo di combustore appartiene alla
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Fig. 38
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Fig. 39
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Fig.40 Esempio di simulazione del combustore anulare PW4098
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Fig. 41 Combustore tubolare di tipo RQL (Rich Quick Lean)
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Camera di combustione tubolare lean-premixed
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