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2016
Sbobinatori: Chiara Caruso (9.00-10.00), Anna Fuscaldo (10.00-11.00)
Elisabetta Casto (11.00-12.00), Marta Bonomo (12.00-13.00)
Argomenti: introduzione al corso, funzioni psichiche: sensopercezione, pensiero, linguaggio, memoria,
intelligenza, coscienza.
SENSOPERCEZIONE
La sensopercezione è una funzione cognitiva di tipo complesso perché non è una funzione isolata, ma
connessa alle altre funzioni psichiche di tipo cognitivo e serve a vedere cosa succede dentro e fuori di
noi. La SENSAZIONE è rilevata dai recettori sensoriali presenti sul nostro corpo. Viene inviata ed
elaborata dal cervello. Se il cervello è in grado di riconoscerla e identificarla diventa PERCEZIONE .
Differenza tra sensopercezione e
rappresentazione.
Nella rappresentazione si ha un ricordo, un
pensiero di qualcosa che non è presente,
ma immagazzinato nella memoria. Si può
modificare. Cambia in funzione dello stato
affettivo. Nella sensopercezione l’oggetto
esiste, è collocato nello spazio esterno,
dunque è presente. Non si può modificare.
ALTERAZIONI QUALITATIVE
- Micropsia: il soggetto percepisce la sensazione (vista) come più piccola e gli oggetti sono più piccoli
rispetto alla realtà.
- Macropsia: avviene l’opposto e il soggetto vede la mosca come uno struzzo.
- Dismegalopsia: c’è irregolarità della forma degli oggetti. Queste tre alterazioni sono tipiche di stati
confusionali da allucinogeni, in particolar modo la dismegalopsia.
- Teleopsia: il soggetto avverte un oggetto che ha davanti a sé vicino molto lontano e la
sensopercezione inganna sulla distanza.
- Pelopsia: un oggetto in lontananza io lo vedo vicino a me.
- Poliopsia (o poliopia): il soggetto osserva la persona accanto a sé come se fosse sfigurata (visione
molteplice di un oggetto).
- Alloestesia: quando qualcosa che dovrebbe essere alla mia dx la percepisco come se fosse alla mia
sx e c’è un cambio di sensopercezione.
- Akinetopsia: un’alterazione nella percezione del movimento (ad esempio vedo una macchina che
cammina lenta e invece sta correndo).
La percezione del tempo è correlata allo stato
affettivo. Il soggetto depresso percepisce lento
lo scorrere del tempo. Il depresso si sente
peggio al mattino soprattutto quando osserva
tutto ciò che dovrebbe fare durante la giornata.
Man mano che passa la giornata e arriva l’ora
di andare a letto il suo umore migliora. Altri
soggetti sono depressi perché hanno in realtà
una componente ansiosa importante e stanno
peggio la sera quindi il tono dell’umore è
decrescente.
Eutimia stato di umore basale, di neutralità.
Al di sopra c’è l’ allegria, seguono euforia e
mania
(nello stato maniacale si ha l’innalzamento patologico del tono dell’umore).
Viceversa al di sotto della linea della eutimia ci sono in ordine tristezza, malinconia e infine
depressione. Negli stati maniacali il soggetto ha un vissuto del tempo che va alla velocità della luce
ed è l’opposto del paziente depresso.
Nel disturbo bipolare il paziente alterna fasi di mania con fasi di depressione e quindi il cambiamento
del vissuto del tempo assieme ad altri sintomi indica quale fase della patologia è del paziente. Lo stato
maniacale è correlato a una sensazione di tempo accelerato. Nella schizofrenia le cose si complicano e
si alternano momenti di accelerazione del vissuto nel tempo a momenti in cui il tempo sembra
fermarsi.
In pazienti a cui viene somministrata la morfina per una patologia oncologica, nel momento in cui
viene sospesa la somministrazione questo entra in delirium e va incontro ad un disorientamento
temporale.
LE FALSE PERCEZIONI
Le false percezioni sono fondamentalmente
quattro:
- le illusioni sono quelle circostanze in cui il
paziente interpreta male un oggetto di
sensopercezione che c’è fuori di lui (esempio: vede
un ombra e l’interpreta come se fosse un
assassino). L’ illusione è una percezione sensoriale
distorta di uno stimolo esterno realmente
presente. Le illusioni riguardano gli organi di
senso, le più frequenti sono quelle visive e uditive;
- l’allucinazione è un fenomeno percettivo in
assenza di un oggetto che può realmente stimolare
l’organo di senso; quindi non esiste un oggetto che
sta stimolando l’organo di senso, ma il soggetto
percepisce che questa stimolazione sia realmente avvenuta e la cosa importante è che viene
collocata fuori di sé.
-le pseudoallucinazioni molto frequenti nella psichiatria, più delle allucinazioni, in cui il soggetto ha
una sensopercezione di un oggetto che non esiste e che normalmente colloca dentro di sé. Le
pseudoallucinazioni sono solitamente voci, (esempio: una ragazza sente delle voci che commentano
o delle conversazioni di voci localizzate dentro il proprio cervello).
- le allucinosi sono alterazioni sensopercettive come le allucinazioni, però in questo caso il
soggetto le critica rendendosi conto dell’impossibilità (esempio: un soggetto che ha un’allucinosi
alcolica, un delirium, avverte delle formiche che stanno salendo sul braccio, lui ammette che è
assurdo che ci siano delle cose che stanno salendo sul braccio e che è assurdo che non possa
vederle). Esiste la critica che equivale all’insight (la capacità di rendersi conto che questo sia vero
o non vero).
LE ILLUSIONI
Le illusioni più frequenti sono:
- di tipo affettivo o emotive esempio: sto
tornando da solo a casa, è tardissimo, sono
preoccupato, ad un angolo vedo un’ombra, mi
spavento perché penso che ci sia qualcuno che
voglia derubarmi);
- di disattenzione;
- di completamento, sono le tipiche che
troviamo nei libri (tra le leggi della Gestalt,
scuola tedesca che studiava la senso percezione,
esiste la legge in cui il nostro cervello tende a
mascherare i difetti, di mettere delle pezze dove
ci sono degli errori (esempio: stiamo leggendo,
manca una parola o una sillaba o qualche
lettera, il nostro cervello completa tutto ciò che
manca).
L’ALLUCINAZIONE:
È una percezione senza oggetto. Il
soggetto è certo di ciò che sta vedendo,
ha poca o
nessuna capacità di critica. Se il paziente
in questo momento sta sentendo una
voce, per lui quella voce esiste.
L’allucinazione e il delirio servono quasi
da soli per fare diagnosi di schizofrenia.
Il soggetto che ha allucinazioni non è
capace di discriminare tra una
percezione reale e un’allucinazione
proprio per le sue caratteristiche di
fisicità, esso è convinto di stare
toccando, di stare vedendo un oggetto e
se si cerca di far descrivere esattamente
le caratteristiche di questa sensazione, il
soggetto lo fa senza grosse difficoltà.
- alterazioni del sistema nervoso centrale, che causano questa distorsione percettiva (distorsioni
della via dopaminergica che possono spiegare la causa di questo disturbo);
- disturbi degli organi sensoriali, cioè le allucinazioni sono psichiatriche. Esistono altre patologie
dove il soggetto può avere una sintomatologia simile (esempio: i soggetti che sono deprivati
sensorialmente come i carcerati che sono in una cella di isolamento dopo un certo periodo
possono avere delle allucinazioni di tipo uditivo o di tipo visivo dettati dal non utilizzo dei
recettori. Il non utilizzo dei recettori può in qualche modo causare la comparsa di allucinazione);
- emozioni intense;
- suggestioni. Alcuni soggetti maggiormente, altri per niente, possono essere suggestionati e avere
delle vere e proprie allucinazioni.
Ad esempio qui vediamo un semaforo e una luce rossa. Quando stiamo avendo
l’esperienza di questo semaforo, mentre stiamo guidando, il nostro cervello adopera
prima l’astrazione, cioè va a cogliere l’essenza di questa esperienza (noi sappiamo
che il semaforo rosso è un segnale che ci avvisa di un possibile pericolo), poi
l’associazione con tante esperienze e rappresentazioni previe di tanti semafori della
nostra vita. Davanti al singolo semaforo rosso il nostro cervello associa tante
rappresentazioni previe, quindi adoperiamo una certa associazione di idee per
arrivare al ragionamento di fermarci (se siamo normali, se non siamo degli
antisociali); lo stesso se vediamo quest’immagine
(mostra una foto di alberi con foglie di colori autunnali): tante volte abbiamo visto gli alberi in
autunno, in primavera, in estate e in inverno, e alla fine noi facciamo l’astrazione “albero” e
l’astrazione “autunno” e arriviamo ad un certo giudizio, questo grazie al fatto che il nostro cervello
ha fatto l’astrazione del concetto di autunno. Grazie a
questo il nostro pensiero veloce non si deve soffermare su
ogni esperienza vissuta, ad esempio nel momento in cui io
dico la parola “tavolo” voi non dovete pensare a tutti i
tavoli che avete visto nella vostra vita, ma andate
direttamente al concetto di tavolo, così come l’esperienza
singola dell’albero che vediamo a destra è facile e
immediata perché abbiamo fatto l’astrazione del concetto
minimo di albero, come per esempio nell’immagine che
vediamo a sinistra.
Ricordate che esistono tre tipi di pensiero normale che
adoperiamo durante lo stato di vigilia, coscienza, lungo
tutta la giornata:
- il primo pensiero è quello razionale, che utilizza l’ideazione, il ragionamento e la critica per
astrarre, associare, utilizzare tutti questi concetti e arrivare a un nostro giudizio. Noi partiamo da una
sensopercezione, ad esempio quella del semaforo rosso; attraverso astrazione e generalizzazione
arriviamo a un certo concetto, in questo caso quello di pericolo, associamo quindi diversi concetti e
arriviamo ad un giudizio. In questo giudizio non ci soffermiamo al singolo semaforo ma associamo
semaforo, luce rossa, traffico, macchine, dopodiché uniamo tutti questi giudizi che compariamo e
associamo per arrivare al ragionamento finale: “è il caso di fermarsi”. Quindi il pensiero di tipo
razionale funziona sempre partendo da una sensopercezione o da una rappresentazione per arrivare
all’emettere dei ragionamenti.
- il secondo tipo di pensiero, quello immaginativo, è quello che usiamo per programmare le
azioni: devo cambiare la ruota alla macchina, devo cucinare la lasagna o preparare una torta, e
anziché iniziare a fare un ricordo razionale punto per punto io immagino, organizzo queste idee e
quindi procedo a organizzare il mio comportamento. - il pensiero fantastico è infine quello che serve
per risolvere cose che nella realtà non si possono risolvere, ad esempio sono arrabbiata con mio
marito, lui mi risponde male e io immagino il pullman che lo travolge; logicamente non lo posso
uccidere nella realtà, ma riesco a ridurre l’ansia, la tensione, la rabbia senza finire in galera. Quindi
questi tre tipi di pensiero sono i pensieri che noi adoperiamo normalmente.
Un’altra alterazione è il pensiero ossessivo, che riguarda un’idea che si ripete, come nella
perseverazione, ma la differenza è che genera ansia. Per cercare di capire se si tratta di un’ossessione
e non di altro è fondamentale una caratteristica: il pz si rende conto dell’assurdità del contenuto,
quindi la critica, la osserva anche come qualcosa di fastidioso, quindi di egodistonico [“egosintonico"
in psichiatria significa adeguato all’ego, considero che sia qualcosa di adeguato, di appartenente a me,
aderisco; “egodistonico” indica che questo sintomo, in questo caso il pensiero ossessivo, non mi
appartiene, è qualcosa che si è piazzato dentro di me ma io non l’ho creato, non aderisco]. Il paziente
che è ossessivo è il tipico caso del soggetto che pensa: “Ho lasciato la porta aperta o l’ho chiusa?” O il
rubinetto o la porta della macchina, quindi l’ossessione genera tanta ansia. Quando io sono ansioso e
sono preoccupato perché non so se ho fatto tutte le cose che dovevo fare quel giorno, o se ho chiuso
la porta, il rubinetto ecc. io non riesco più a stare tranquillo, perciò mi alzo dal letto per controllare la
porta di casa, se sono nel parcheggio torno indietro più volte per controllare se ho chiuso la macchina
ecc., quindi metto in atto una compulsione.
Un’altra alterazione è il concretismo: nel pensiero concreto o iperconcreto il soggetto non è in grado di
fare l’astrazione, cioè di allontanarsi dalla sensopercezione per arrivare al concetto, quindi è la
persona che per esempio non capisce il significato di “a caval donato non si guarda in bocca”, non
riesce a realizzare l’astrazione necessaria per cogliere il vero significato.
Disturbi invece del contenuto sono due: l’ideazione prevalente e l’idea delirante o delirio.
Nell’idea prevalente il soggetto sta sperimentando un’idea o un pensiero magari anche comprensibile
nella sua motivazione, che può essere anche accessibile alla critica in condizioni normali, in condizioni
patologiche meno, però è un’idea che sovrasta tante altre idee; può essere molto simile
all’ossessione, ma la differenza fondamentale è che non permette al soggetto di pensare nient’altro
perché è come se fosse un ombrello che “copre” la caduta di altre idee sul cervello. Il soggetto ha
questa ideazione prevalente, preminente nella sua mente, che non riesce a scacciare dalla coscienza.
L’idea prevalente può essere normale in condizioni fisiologiche, ad esempio se oggi c’è la partita della
mia squadra del cuore che devo andare a vedere, e per tutto il giorno non riesco a pensare ad altro,
però in condizioni patologiche può essere enormemente invasiva, come nei pz con disturbo del
comportamento alimentare che non riescono a fare nient’altro, come ad esempio nel caso della
paziente convinta di essere grassa, anche se in realtà è molto magra, penserà per tutta la giornata a
quanto è brutta e a quanto gli altri la stanno giudicando per via del suo “peso abnorme”, quindi non
riesce a fare altro perché la sua preoccupazione è non essere come lei vorrebbe essere. O per
esempio il pz depresso, che è convinto di essere un buono a nulla, che combinerà soltanto guai e
creerà problemi a se stesso e agli altri, non riesce a vedere altro; pensando alla sua indegnità e alla
sua incapacità non riesce a fare nient’altro. O per esempio la dismorfofobia in cui il pz è preoccupato
in maniera esagerata riguardo un reale o fantasticato difetto organico, ad esempio è convinto di avere
naso o orecchie troppo grandi o troppo piccoli, quindi il suo pensiero, la sua preoccupazione, sovrasta
tutti gli altri pensieri.
Molto più importante è invece il delirio. Il delirio sta al pensiero come l’allucinazione sta alla
sensopercezione: se nella allucinazione c’è una sensopercezione senza oggetto, nel delirio il soggetto
ha come punto di partenza un’idea sbagliata, che non corrisponde alla realtà quindi è assurda o
impossibile; come seconda caratteristica il soggetto è convinto, e anche se cerchiamo di dimostrargli
l’assurdità di questo pensiero egli continua ad esserne fermamente convinto. Terza caratteristica: è
incorreggibile. Quarta: non deve essere legata alla cultura o subcultura dalla quale viene il pz. Ad
esempio se io appartengo ad una tribù dell’Amazzonia sperduta in mezzo alla giungla e sono convinta
che quando piove è perché Dio è arrabbiato con noi, se io sostenessi in un giorno di tempesta che sta
per arrivare la fine del mondo, questo non sarebbe considerato un delirio perché è collegato alla
cultura del soggetto, ma se succedesse nel mondo occidentale non sarebbe considerato tanto
normale.
Quindi, per giudicare come delirante un’idea:
1) l’idea deve essere errata;
2) il soggetto fermamente convinto;
3) il soggetto è sempre sicuro e incorreggibile;
4) l’idea non deve avere nessun nesso con l’entroterra culturale o subculturale a cui appartiene il pz.
MEMORIA
INTELLIGENZA
A cosa serve? Implica non soltanto la risoluzione del problemi utilizzando il pensiero di tipo razionale,
di tipo immaginativo, di tipo fantastico o altri ancora, ma soprattutto che il soggetto è in grado di
spiegare il perché delle cose; bisogna dimostrare un uso adeguato del pensiero, quindi è una funzione
adattiva ed è quella che è servita all’uomo ad arrivare dove siamo arrivati fino ad ora (altrimenti
saremmo ancora sugli alberi). Quindi è una complessa attività integrativa in cui tutto l’insieme di
attività psichiche cognitive partecipa al riconoscimento, all’elaborazione e alla soluzione dei problemi
posti dall’esistenza, quindi implica un pensiero adeguato.
Come si misura l’intelligenza? Abbiamo una valutazione indiretta, non si può pensare di calcolarla
come si calcola ad esempio il volume o la densità, ma si valuta come il soggetto applica questa
funzione nel risolvere i problemi. Ciò che si calcola è il QI (quoziente intellettivo) ovvero il rapporto tra
l’età mentale, cioè la capacità di risolvere i problemi, e la propria età:
Quando questo rapporto è più o meno intorno a 100, il soggetto ha un’intelligenza normale. In
condizioni normali il quoziente intellettivo va da 80-85 a 115. Al di sotto di questi valori si hanno
diversi gradi di ritardo mentale o imbecillità, al di sopra diversi gradi di genialità. È importante
ricordare che intelligenza non vuol dire soltanto matematica ma implica tante sottodimensioni o
capacità. Per quanto riguarda la psicopatologia dell’intelligenza le alterazioni sono fondamentalmente
di tipo qualitativo, quindi avere molta o poca intelligenza. Avere molta intelligenza normalmente non è
un problema, però può comportare problemi di adattamento con l’ambiente soprattutto nei bambini
piccoli perché vengono considerati come “alieni” o non si sentono sufficientemente compresi.
La psicopatologia dell’intelligenza che riguarda la riduzione dell’intelligenza, che può non essere
sufficiente, si valuta da un punto di vista quantitativo. Le cause sono fondamentalmente due:
- Non raggiungere mai il QI minimo entro i 18 anni d’età
- Raggiungere in qualunque momento il valore soglia minimo per avere un’intelligenza normale
e poi perderlo.
Nel primo caso parliamo di ritardo mentale o oligofrenia e le cause possono essere tante, le studierete
anche in pediatria, come alterazioni genetiche, alterazioni durante la gravidanza, alterazioni pre
partum o post partum, problemi di tanti tipi che fanno sì che il soggetto non raggiunga mai il QI
minimo.
Secondo problema è quello della demenza in cui il soggetto ha raggiunto il QI minimo e poi per diversi
motivi che possono essere neurologici, infettivi, traumatici, ecc. perde questa capacità.
Infine ci sono le pseudo demenze, che dovrebbero interessarvi molto. Vi faccio due esempi:
- Il soggetto sembra non avere un QI adeguato o sembra averlo perso ma in realtà il problema è
che c’è un’alterazione metabolica, organica che mima questa alterata capacità cognitiva.
Questo può accadere in caso di depressione, soprattutto quella dell’anziano. Noi sappiamo che
la demenza al momento attuale non è guaribile, per certi tipi è possibile frenare per un breve
periodo di tempo l’avanzare della perdita cognitiva. Per esempio nel caso della demenza di tipo
vascolare, collegata ad un basso afflusso di ossigeno al cervello perché le arterie cerebrali non
funzionano si può migliorare la perfusione cerebrale, anche se di poco; nel caso dell’Alzheimer
i farmaci possono ritardare di 12-14 mesi l’andamento della malattia ma ancora non c’è una
terapia eziopatogenica. Nella pseudo demenza invece mi trovo davanti un pz che sembra avere
questa sintomatologia quindi non ha un buon funzionamento delle funzioni sensitive cioè di
organizzazione, conformazione, esecuzione degli atti però ha una depressione di base, perché
se ricordate nella depressione c’è anche un rallentamento e una difficoltà a fare i nessi
associativi, quindi se io in questi casi tratto la pseudo demenza, o meglio sua la causa, la
demenza scompare.
- Un altro esempio di pseudo demenza si ha nella anoressia nervosa o meglio ancora nei gravi
deficit nutrizionali. Quando un pz sviluppa l’anoressia perde grasso e man mano che ciò accade
avviene la demielinizzazione delle fibre nervose e questo spiega la pseudo atrofia cerebrale e i
deficit cognitivi; quando il pz recupera il peso minimo del corpo recupera anche le capacità
cognitive, per esempio immagazzinamento e risoluzione di problemi.
COSCIENZA
Ultima funzione psichica cognitiva: la
COSCIENZA. Permette il coordinamento di
tutte le altre funzioni psichiche sia di tipo
cognitivo ma anche di tipo affettivo. Ci
rende consapevoli di noi stessi e della realtà
circostante; grazie alla coscienza possiamo
organizzare la nostra esperienza sensibile, la
nostra cognizione, il nostro mondo affettivo,
in modo da non avere una vita psichica
disorganizzata.
La coscienza è suddivisa in tre subunità: la
vigilanza, la coscienza in senso stretto, la
coscienza dell’io.
La vigilanza è soltanto lo stato di veglia. Io
sono sveglio o no. Se il pz non è in stato di
veglia non si può fare consulenza. Quando ci chiamano per una consulenza, in qualunque reparto, se
il pz sta dormendo la consulenza non si può fare. La vigilanza è la prima cosa da riportare in
qualunque cartella clinica.
Stato di coscienza e coscienza dell’io è l’altra parte che serve ad integrare tutte le altre funzioni
psichiche per renderci consapevoli di tutto ciò che succede intorno a noi.
Grazie alla coscienza riesco anche ad orientare i miei processi psichici verso aspetti isolati o globali
della realtà.
Le alterazioni della coscienza posso essere di tipo quantitativo e qualitativo.
1. Alterazioni di tipo quantitativo: si può avere uno stato di coscienza maggiore o minore.
Avere più stato di coscienza vuol dire che tutto il funzionamento cognitivo è ipertrofizzato,
quindi si riescono ad avvertire le sensopercezioni con maggiore ricchezza e vivacità di dettagli,
e che la mia intelligenza riesce a risolvere i problemi con maggiore facilità perché
simultaneamente il mio pensiero riesce a fare nessi associativi con maggiore facilità. Questo
aumento di coscienza può capitare in situazioni fisiologiche, per esempio durante
l’adolescenza, e in maniera patologica, per esempio nello stress quando l’organismo si deve
preparare per reagire al pericolo e quindi attiva pensiero, sensopercezione, memoria, ecc. per
poter rispondere al pericolo. Può aumentare non soltanto nei disturbi di ansia o in situazioni di
stress ma anche nella mania, dove il pz bipolare in stato maniacale ha uno stato di coscienza
particolarmente vivido, ricco.
Le diminuzioni dello stato di coscienza indicano che il soggetto:
- Ha difficoltà a elaborare gli stimoli, quindi arrivano stimoli dall’esterno e questo non
riesce a coglierli (per esempio non riesce a cogliere stimoli provenienti da un
semaforo lampeggiante, da sirene, dal un campanello, ecc.);
- Non riesce a indirizzare l’attenzione verso il punto giusto;
- Non riesce ad avere il timone della situazione;
- Non riesce a controllare il suo eloquio e la comunicazione in maniera adeguata; - Non
riesce a finalizzare il comportamento.
Esistono una serie di sostanze che vanno ad intaccare questa capacità. Tipico esempio è quello
dell’abuso di alcol, di benzodiazepine o di barbiturici: il cervello man mano va perdendo questa
capacità passando dallo stato iniziale di ottundimento a quello, man mano che aumenta il tasso
alcolemico, di obnubilazione, poi torpore, sopore, coma (immaginiamo un pz che per farsi del
male si è preso una bottiglietta intera di valium, o un pz che ha iniziato a prendersi un ipnotico,
non riuscendo a dormire, e finisce con il prenderne troppo). Man mano che viene intaccato il
recettore GABA passo da ottundimento a coma.
2. Le alterazioni qualitative sono le più importanti per lo stato di coscienza e sono 3:
- Lo stato crepuscolare il soggetto ha una restrizione dello stato di coscienza a un
aspetto molto circostanziato senza avere accesso a tutta la realtà nel suo complesso.
Si ha nel sonnambulismo e normalmente è uno stadio associato anche all’amnesia; ad
esempio un soggetto con sonnambulismo, epilessia, trauma cranico si alza dal letto
finisce in cucina, gironzola e magari non cade, non si fa male, e questo perché ha uno
stato di coscienza piccolo che gli serve per evitare di cadere, però in realtà non è
consapevole di tutto ciò che sta accadendo.
- Oniroide succede in presenza di stati infettivi, febbre molto elevata; è come se il
soggetto stesse sognando ad occhi aperti.
- Confuso-onirico o delirium è la maggiore causa di consulenze (è infatti quello che
più ci interessa dal punto di vista psichiatrico) per esempio nei reparti di chirurgia, nel
postoperatorio soprattutto di interventi cardiovascolari che richiedono l’extracorporea
o di interventi con anestesie molto prolungate. Nel delirium avviene una
destrutturazione completa improvvisa di tutta la coscienza del soggetto dura neanche
tantissimo tempo ed ha sempre una causa organica; il soggetto è agitato, parla, si
muove, dorme, scambia il giorno con la notte, ha paura, ha anche dei deliri (quindi
delirio e delirium hanno significati diversi) ma c’è sempre una causa organica che lo
spiega e che va trattata così da far scomparire la sintomatologia di agitazione e
disorientamento. La sintomatologia è fondamentalmente sempre la stessa sia nel caso
di trauma cranico che di ipertensione endocranica, di uno stato febbrile, di uno stato
di alterazione metabolica, di uno scompenso epatico o renale, ecc.
La coscienza dell’io è quella parte della coscienza che serve ad avere la consapevolezza di noi stessi,
della nostra identità, della nostra continuità nel tempo e della nostra capacità di attività e di
autodeterminazione. Un soggetto ha una buona coscienza dell’io se è in grado di dire chi è, ma anche
di comprendere che lui è la stessa persona che davanti alla persona A dice bianco e davanti alla
persona B dice nero, la stessa persona che sta decidendo di dire ciò che sta dicendo o di muoversi per
fare determinate azioni; riesce a sapere chi è e dove finisce come persona.
I disturbi della coscienza dell’io sono quelli che fanno sì che il soggetto non riconosca se stesso o il
mondo intorno a sé. Quando la capacità di avere questa unitarietà, identità ecc. non è integra può
darsi che il paziente esperisca la depersonalizzazione autopsichica, somatopsichica, allopsichica o
derealizzazione: io non riconosco me stesso, non so chi sono, non riconosco il mio corpo o la mia
realtà circostante. Così come prima, trattando i disturbi della memoria si parlava dei disturbi
dissociativi, questi disturbi della coscienza dell’io sono intimamente collegati alle alterazioni della
memoria, quindi il paziente con personalità multipla, o che non riconosce se stesso o la personalità
circostante, normalmente ha anche in aggiunta un’alterazione della memoria transitoria e questi
disturbi rientrano in quelli che si chiamano disturbi dissociativi, collegati a quella patologia una volta
chiamata nevrosi isterica.
Studiate voi cosa sono l’allegria, la mania, l’euforia, la tristezza, la depressione, l’ansia, la rabbia ecc.