Vous êtes sur la page 1sur 4

Visione dell'uomo nell' Oratio de hominis dignitate, di Giovanni Pico della Mirandola

Nel presente lavoro, vedremo come Giovanni Pico della Mirandola concepisce l'uomo, nonché le sue

caratteristiche e il suo ruolo: la sua origine, le differenze tra lui e il resto delle creature, e la loro

importanza e il luogo nella Creazione dell'Alto Padre, Dio Creatore.

Antecedenti

Giovanni Pico della Mirandola (Mirandola, 1436- Firenze, 1494) viene inserito nel Quattrocento, un

secolo segnato principalmente dai viaggi di esplorazione. e la scoperta di America da Cristoforo

Colombo (1492). Grazie anche a questi viaggi, che mostrano un'ampiezza del mondo senza precedenti,

alla fine di questo secolo e all'inizio del Cinquecento sorge una rivoluzione del pensamiento, nella

creazione letteraria e nelle arti: inizia l'età chiamata Rinascimento. Prima del Rinascimento, ce ne è

stata un'altra, chiamata Umanesimo, l'epoca che fa rinascere l'interesse per l'antichità, della riscoperta

dei classici, degli studia humanitatis, ecc. Peraltro, il Rinascimento che inizia nel Cinquecento, è “l'età

del consolidamento della nuova civiltà, del trionfo del classicismo... e della piena maturità espressiva

nella letteratura e nelle arti.”1 Il Quattrocento è l'epoca di una nuova forma di governo in varie città

italiane, la signoria, e c'erano un sacco di conflitti tra le fazioni politiche. In mezzo a tutto questo, il

contesto intellettuale del Quattrocento è la dottrina chiamata Neoplatonismo, il cui principale esponente

è Marsilio Ficino. Marsilio costrugge un sistema cosmologico basandosi nelle conoscenze ermetiche,

platoniche e cristiane, nel quale da all'anima cosmica un posto centrale. Il protettore di Ficino è Cosimo

de' Medici Il Vecchio (1389-1464), banchiere, politico e primo signore di fatto di Firenze; a Cosimo

interessa rivivere la accademia di Platone, e da a Ficino l'incarico di tradurre il Corpus Hermeticum, gli

scritti di Ermete Trismegisto, le Enneadi di Plotino e altri testi neoplatonici, e la fondazione dell'

Accademia Fiorentina, con sede nella villa di Careggi donata da Cosimo. Questa Accademia era una
1
G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, T. Zaccaria, “Quadro di riferimento”, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Vol. II
Tomo Primo. Dal Rinascimento alla età della Controriforma,, Paravia, Torino, 1993, p. 960 e 961.
cerchia di umanisti che si riunivano attorno Ficino, siccome facevano i membri dell'Accademia

platonica. Lo scopo di essa fu essere un centro di cultura, sorta dalle nuove condizioni di vita

intellettuale e sociale che si determinavano con il rifiorire degli studi greco-romani, dalla consuetudine

a organizzare convegni eruditi attorno a dotti e a mecenati. 2 Secondo il diario di Ficino, alle riunioni

partecipavano personaggi notabili come Angelo Poliziano, Francesco Cattani da Diacceto, Giuliano e

Lorenzo de' Medici, e partecipavano anche sacerdoti, poeti, medici, giuristi, ecc.; tra i partecipanti

principali si trovava Giovani Pico della Mirandola, ed era il partecipante più giovane. Cosi, Pico prende

probabilmente dalla Accademia Fiorentina i suoi interessi platonici ed ermetici.

Oratio de hominis dignitate

La Oratio de hominis dignitate è l'introduzione all'opera che contiene le celebri 900 Tesi di Giovanni

Pico della Mirandola, composta in un momento culmine del misticismo cabalistico. Le Tesi

racchiudono due diverse parti tematiche, cominciando con la parte delle quattrocento proposizioni

filosofiche di autori diversi: gli scolastici, gli arabi, i greci, i neoplatonici, i neopitagorici e gli ermetici,

per chiudere le conclusioni estranee con delle quarantasette proposizioni cabalistiche. Dopo ci sono

cinquecento proposizioni il cui autore è Pico, tanto fisiche, teologiche e platoniche, quanto orfiche,

magiche e cabalistiche. Pico della Mirandola desidera la discussione e la replica dei suoi pensatori

contemporanei sulle novecento tesi impostate. Paul Oskar Kristeller indica che il titolo originale di

questa opera è soltanto Oratio,e che il titolo De hominis dignitate fu aggiunto posteriormente. Questo

secondo titolo farebbe allusione allo scopo della prima metà del libro, sull'uomo ed il suo ruolo nel

mondo, mentre la seconda metà è la introduzione alle novecento Tesi, ed essa ha del carattere

apologetico, quando risponde ad certe obiezioni elaborate contro l'autore.3 Il Papa Inocenzo VIII

2
“Accademia Platonica Fiorentina”, Treccani.it: L'enciclopedia italiana, Dizionario di Filosofia, 2009,
http://www.treccani.it/enciclopedia/accademia-platonica-fiorentina_(Dizionario_di_filosofia)/.
3
Paul Oskar Kristeller, El pensamiento renacentista y sus fuentes, intr. e trad. Federico Patán, comp. Michael Mooney,
Fondo de Cultura Económica, Messico, 1982, p. 236.
considerò che alcune delle novecento Tesi racchiudevano aspetti eretici, e il Papa le condannò, vietando

che fossero discusse. Così, Pico non ebbe l'oportunità di vedere publicata la sua Oratio mentre lui era

con vita. Il suo nipote, Giovanni Francesco la publicai nel 148, in una raccolta di opere appartenenti a

Pico.

Un antecedente importante di questa opera è il trattato di Gianozzo Manetti (1396-1459), 4 De dignitate

et excellentia hominis, publicato nel 1452, il cui possiede lo stesso schema formale e spirituale delle

opere di Pico della Mirandola.5 Ma l'influenza più vicina a Pico fu Marsilio Ficino (1433-1499),

contemporaneo e amico di Pico; questo autore aveva già analizzato il problema dell'uomo e della sua

degnità nella sua opera Teologia Platonica. Ficino indica la posizione intermedia dell'anima umana tra

il mondo incorporeo e il corporeo, ma non solo: Ficino insiste sull'universalità della mente umana, e

vede in ciò l'affinità di essa con Dio.6 Secondo Ernst Cassirer, Pico raccogliere i motivi già analizzati e

modificati dall' antico Umanesimo, siccome il tema dell'uomo e la sua degnità. 7 Ma questa idea,

differente di quella umanista8, la sviluppano Pico della Mirandola e Ficino in un contesto che non

esisteva nell'Umanesimo, cioè, gli autori danno all'uomo un chiaro luogo in un ben sviluppato sistema

metafsico dell' universo (platonico y ermetico), definendo e giustificando la degnità dell'uomo in quel

sistema metafisico9.

Lo scopo principale dell' Oratio è delimitare il ruolo che possiede l'uomo nella natura, cominciando

4
“Manetti non questiona né mette in dubbio le dottrine teologiche sul peccato e la salvezza o sull'uomo come immagine
di Dio, ma nel suo trattato sulla degnità dell'uomo loda costui, innanzitutto, per la sua ragione, per le sue arti e i suoi
uffici, per lo suo stato naturale e per la sua conoscenza secolare.” Paul Oskar Kristeller, El pensamiento renacentista y
sus fuentes, p. 234.
5
Ernst Cassirer, Individuo y cosmos en la filosofía del Renacimiento, Emecé Editores, Buenos Aires, 1951, p. 66.
6
Paul Oskar Kristeller, El pensamiento renacentista..., p. 234
7
Ernst Cassirer, Individuo y cosmos..., p.66
8
Nel Asclepius gli umanisti avevano letto commossi la celebre esaltazione del potere dell'uomo che loro affermerebbero:
'magnum miraculum est homo, animal adorandum atque honorandum', meraviglioso essere è l'uomo, degno di riverenza
ed onore, che adotta la natura di un Dio, come se lui stesso fosse un Dio'.“ Eugenio Garin, Medioevo y Renacimiento:
estudios e investigaciones, trad. Ricardo Pochtar, Editorial Taurus, México, 1981, parte III, cap. 2.
9
Paul Oskar Kristeller, op.cit.,, p. 235
con la massima idea proveniente che viene da noi dall'Umanesimo: l'uomo è il centro ed il culmine

della Creazione. L'idea di centralità si mostra anche nel Cristianesimo, ma, mentre in quella visione

l'idea si rovina per il peccato, nella visione di Pico è presente e attiva. 10 Usando un linguaggio

didascalico dove Pico fa delle domande per poi risponderle, l'autore argomenta tramite il pensiero dei

filosofi antichi (lui li chiama “molto venerabili Padri 11”) per arrivare fino a tre conclusioni: l'uomo

come un Microcosmo, il libero arbitrio donato all'uomo, e l'uso di questi doti per forgiare il suo

Destino. All'inizio dell'opera, Pico chiede su che cosa costituisce la superiorità dell'uomo, y fa

menzione della sua incredulità riguardo agli argomenti tradizionali dati per rispondere questa domanda,

cioè:

...che l'uomo è principio di comunicazione tra le creature, familiare alle superiori, sovrano sulle inferiori;

per la perspicacia dei sensi, per l'indagine razionale e per il lume dell'intelligenza interprete della natura;

interstizio tra la fissità dell'eterno e il flusso del tempo e (come dicono i persiani) copula, anzi imeneo del

mondo, rispetto agli angeli (ne dà testimonianza Davide) solo un poco inferiore. 12

Con tutto questo, Pico fa una certa critica alla visione di Ficino, dato che la visione di Pico vede più in

là che quella di Ficino, perché Pico non pensa che l'uomo abbia un luogo centrale e fisso nella

gerarchia celeste, bensì l'uomo può scegliere il suo luogo sebbene si trovi fuori dal centro della

gerarchia, ed è in questa libertà di scelta, o libre arbitrio, dove si trova la grandezza dell'uomo.13

10
Genesi, 1: 26. “Et ait Deus: “Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram; et praesint piscibus maris et
volatilibus caeli et bestiis universaeque terrae omnique reptili, quod movetur in terra.”
11
Questa edizione dell' Oratio menziona riguardo a questa frase (“molto venerabili Padri”): “Pico pensa alla futura
assemblea romana, in cui si discuteranno le sue 900 tesi, e la concepisce come a una sorta di senato, o concilio. (cfr. Par.
164).” Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, in Progetto Pico,
www.brown.edu/Departments/Italian_Studies/pico/text/bori/frame2.html,
12
Pico della Mirandola, Oratio, par. 3.
13
Cassirer dice su questo argomento: “Burckhardt ha considerato il discorso di Pico come uno dei legati più preziosi della
cultura rinascimentale, e infatti, in questo discorso si riassume con grande semplicità e significato, la totalità della sua
volontà e la totalità della nozione gnoseologica.” Ernst Cassirer, Individuo y cosmos en la filosofía del Renacimiento, p.
67.

Vous aimerez peut-être aussi