e le parole in esso citate, tratte da Dione Cassio (150-235 d.C)
« Descriverò ora la formazione a testuggine e come si forma. I bagagli, la
fanteria leggera ed i cavalieri sono collocati al centro dello schieramento. Una parte della fanteria pesante, armata con gli scudi concavi semicircolari, si dispone a forma di quadrato (agmen quadratum) ai margini dello schieramento, con gli scudi rivolti verso l’esterno a protezione della massa. Gli altri che hanno gli scudi piatti, si raccolgono nel mezzo e stringendosi alzano gli scudi in aria a difesa di tutti. Per questo motivo, in tutto lo schieramento si vedono solo gli scudi e tutti sono al riparo dalle frecce nemiche, grazie alla compattezza della formazione. […] I Romani ricorrono a questa formazione in due casi: quando si avvicinano ad una fortezza per conquistarla […]; o quando, circondati da ogni parte da arcieri nemici, si mettono in ginocchio in contemporanea, compresi i cavalli che sono addestrati a mettersi sulle ginocchia o a sdraiarsi a terra. così fanno credere al nemico di essere sfiniti e quando i nemici si avvicinano, si alzano all’improvviso e li annientano. » (Dione Cassio, Storie, XLIX, 30)
In quest´articolo, ci sono un poche di imprecisioni, specie nella descrizione
sull´uso di tale formazione: ad esempio nella frase " usata per avvicinarsi alla prima linea del nemico"... Situazione in cui una tale tattica risulterebbe difficilmente realizzabile, in quanto, se messa in pratica, negherebbe la funzione basilare della seconda linea romana, a difesa con gli scudi della prima linea, ponendoli tra gli spazi dei compagni anteriori, cosi´da intercettare meglio i colpi degli avversari, ed aumentare la copertura dei propri compagni della I fila. Inoltre vanificherebbe il tiro di pila, che necessita comunque di un certo spazio, per essere attuato, specie dalle file successive alla prima... Oltrettutto, la pressione che verrebbe esercitata dalla massa del nemico sui lati, tenderebbe a schiacciare la formazione: per questo, giustamente, veniva impiegata in modo specializzato durante gli assedi, come ci ricorda Livio (ab urbe condita, X, 43,3-5) con riferimento alla manovra condotta dal legato D. 'Brutus Scaeua durante le guerre sannitiche; o come riportato da Sallustio (bellum jugurthinum, 94)... o Frontino (Stratagemmata, 2) Un altra imprecisione si ha nel passo " ...a fila altern(at)e gli scudi venivano tenuti sollevati..." descrizione non plausibile: in quanto tutte le file, oltre alla prima, sollevavano lo scudo, appoggiandolo sulla testa del portatore, e inserendo il bordo inferiore dello scudo, sotto a quello dell ´uomo davanti, di modo da creare un tetto con tegole ascendenti, e non offrendo interstizi tra gli scudi, vulnerabili a frecce e proiettili... L´errore, verosimilmente, fa riferimento a quanto detto, nell´articolo, sul "nascondere il numero effettivo degli uomini della legione, occultati dalla formazione a testuggine" : invito a provare a mettere in pratica questa descrizione: non vi sarebbe stato spazio necessario per "occultare" tra le file altri uomini.. Creerebe difficolta´di manovra, a meno che non si tratti di una soluzione di emergenza, per portare copertura a truppe alleate, che ne siano prive.. Inoltre, se fosse risultata la prassi, avrebbe compromesso l´angolazione del tetto di scudi, rendendolo meno efficace.. Riguardo alla descrizione di Dione Cassio, bisogna chiarire un paio di punti: 1) l´agmen quadratum, a cui allude Dione, é una formazione difensiva di un contingente in marcia; viene descritta anche da Plutarco, (vite parallele, Antonio, 45, 2) come da Vegezio (epitome rei militaris). In particolare, é da tenere in considerazione Plutarco, che descrive proprio la situazione della guerra partica condotta da M. Antonio. Egli descrive appunto una situazione svantaggiosa per l´esercito romano, che si ritrova costretto a ritirarsi marciando in formazione detta agmen quadratum, e fermando le incursioni della cavalleria partica, ricorrendo ai lanci di frombole e giavellotti, da parte della fanteria leggera romana, oltre che a impiegare la cavalleria per frenare le cariche dei cavalleggeri. insomma. non la prassi normali, bensi´ tattiche e contromosse contro un avversario ostico.. .inoltre, la formazione in cui i legionari si inginocchiano, proteggendosi con gli scudi serrati, e´il murus. La testudo, viene utilizzata, secondo Plutarco, appunto come una di queste tattiche. un exploit a cui ricorre M. Antonio, per ingannare l´avversario, e portarlo a caricare, a distanza utile perche ´sia bersagliato dai pila dei legionari, di modo da creare scompiglio e vanificarne l´attacco, provocando morti, e scoraggiandone il morale.. questo é probabilmente l´episodio a cui fa riferimento Dione Cassio (Storie, XLIX, 30), e che, considerando il tempo trascorso tra i 2 autori, plausibilmente prende a prestito da Plutarco (Plutarco, 48-125 d.C, Dione Cassio, 150-235 d.C). Scambiandolo per la norma.. a riprova di cio´, la descrizione degli scudi piattti, posti al centro: durante un´azione di assedio, l´impatto e la pressione esercitata, sa, dal tiro di macchine da guerra ( tormenta), sarebbe fatale alla formazione romana.. e creerebbe diversi feriti, per mano dei frombolieri nemici.. Perche´una formazione a testuggine possa funzionare, gli scudi, di base, devono essere il piu ´possibile omogenei, e a tetto spiovente.. Ma in situazioni disperate, si attuano scelte specifiche. Probabilmente, gli scudi a cui fa riferimento Dione, sono quelli di truppe confederate ed ausiliari, che hanno cercato riparo al centro della formazione, oppure, quelli di ufficiali, i parmae/parmulae, portati da tribuni, signiferi e aenatores (suonatori di strumenti).. Dunque, una situazione particolare, non la norma, per la resa di una formazione a " testudo ".. Ma attuabile, come contromossa a sorpresa, o come manovra di formazione d´emergenza, contro un esercito avversario, come quello dei Parti, che punta specialmente sull´efficacia delle sue ondate di cavalleria pesante e arcieria a cavallo. Insomma, possiamo salvare il narratore moderno, sebbene impreciso, e condannare quello antico..