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Periodico semestrale
Direttore
Giuseppe M. Della Fina
Comitato scientifico
Francesco Buranelli, Mariagrazia Celuzza,
Françoise Gaultier, Archer Martin,
Nigel Jonathan Spivey, Andreas Steiner, Stephan Steingräber
Archaeologiae
Research by Foreign Missions in Italy
III
1-2 · 2005
PISA · ROMA
FAB R I ZI O SER R A · EDITORE
MMIX
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SOMMARIO
S ugli scavi degli Italiani nell’isola di Lemno prima della seconda guer-
ra mondiale e sulla loro importanza non solo in funzione dei risultati
conseguiti, ma anche quale eccezionale palestra per la preparazione di
tanti giovani allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene si è scritto
abbastanza negli ultimi decenni. 1 In fondo, è stato questo – e lo è tuttora
– un modo per riflettere anche, adeguatamente e con diverse modalità
di approccio, sul formidabile valore dell’insegnamento di un Maestro,
come Alessandro Della Seta, 2 e conseguentemente sull’efficacia del pro-
1
Vd. in merito, in particolare, L’archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda
guerra mondiale. Atti del Convegno di Studi (Catania, 4-5 novembre 1985), a cura di Vin-
cenzo La Rosa, Catania, Centro di Studi per l’Archeologia greca del cnr, 1986, passim ;
Marta Petricioli, Archeologia e Mare Nostrum. Le missioni archeologiche nella politica
mediterranea dell’Italia 1898/1943, prefazione di Sergio Romano, Roma, Valerio Levi Edi-
tore, 1990 (« Saggi storici », 6), spec. p. 199 sgg. ; Marcello Barbanera, L’archeologia
degli italiani. Storia, metodi e orientamenti dell’archeologia classica in Italia, con un contri-
buto di Nicola Terrenato, Roma, Editori Riuniti, 1998 (« Nuova biblioteca di cultura »),
p. 130 sgg. e passim ; Luigi Beschi, Cabirio di Lemno : testimonianze letterarie ed epigrafi-
che, « Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente »,
lxxiv-lxxv, 1996-1997 [ma 2000], p. 35 sgg., spec. p. 36 nota 108 (con bibl.) ; Della Seta oggi.
Da Lemnos a Casteggio. Atti della giornata di studi (Casteggio, 21 marzo 1999), Milano,
Edizioni ennerre, 2001, passim, spec. pp. 61-128 (contributi di Antonino Di Vita, Vincenzo
La Rosa, Silvia Paltineri, Luigi Beschi, Santo Tinè) ; Gaetano Messineo, Efestia. Scavi
Adriani 1928-1930, con contributi di B. Davidde, A. Pellegrino, M. A. Rizzo, Padova, Bot-
tega d’Erasmo-Aldo Ausilio Editore, 2001 (« Monografie della Scuola Archeologica di
Atene e delle Missioni Italiane in Oriente », xiii), spec. p. 27 sgg. e passim. Cfr., inoltre, G.
Messineo, Gli scavi di Achille Adriani a Lemno (1928-1930), «Studi Miscellanei», 28, Roma,
“L’Erma” di Bretschneider, 1991, pp. 143-154 ; Idem, Efestia (Lemno). Area sacra : il nuovo
hierón (scavi 1979-81), « Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Ita-
liane in Oriente », lxvi-lxvii, n.s. l-li, 1988-1989 [ma 1993], pp. 380-425, spec. p. 380 nota 1 ;
Idem, Novità sui Tirreni : la ripresa delle indagini archeologiche a Efestia (Lemno), «Rendiconti
della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», lxvii, 1994-1995, p. 87-109 ; Idem, Gli
scavi di Efestia a Lemno. Tradizione micenea nella civiltà tirrenica, « Studi Micenei ed Egeo-
anatolici », xxxix, 2, Roma, cnr-Istituto per gli Studi Micenei ed Egeo-anatolici, 1997, pp.
241-252. Vd. pure infra.
2
Cfr. in merito da ultimo : Della Seta oggi. Da Lemnos a Casteggio, cit., passim (con ampi
ragguagli bibl. prec.) ; in particolare, vd. ivi, pp. 20-21 : Antonio Frova, Ricordo personale
di Alessandro Della Seta ; pp. 61-65 : Antonino Di Vita, Alessandro Della Seta e la Scuola
Archeologica Italiana di Atene ; pp. 67-97 : Vincenzo La Rosa, Dissimiles cum dissimilibus
facillime congregantur : A. Della Seta maestro ; pp. 101-114 : Silvia Paltineri, Dall’Italia
12 angelo russi
cesso formativo allora esperito da tanti archeologi, spesso all’epoca alle
prime armi, i quali hanno poi profuso soprattutto nella seconda metà
del secolo scorso, a piene mani – può ben dirsi –, quanto avevano appre-
so in quella forma di severo, ma anche privilegiato, apprendistato. 1 Se
poi i nomi di questi giovani cultori delle discipline archeologiche corri-
spondono a quelli, fra gli altri, di Doro Levi, Domenico Mustilli, Luciano
Laurenzi, Giacomo Caputo, Achille Adriani, Filippo Magi, Paolo Enri-
co Arias, Carlo Carducci, Enrico Paribeni, Pellegrino Claudio Sestieri,
Salvatore Maria Puglisi, Giovanni Becatti, Luigi Bernabò Brea, Antonio
Frova, Alessandro Prosdocimi, Vittorio Ziino, ecc., 2 è fin troppo facile
comprendere quale incidenza finisse con l’avere quel loro apprendistato
sulla storia stessa dell’archeologia (in tutti i suoi rami e in tutte le possibi-
li accezioni) in Italia (e non solo) per gran parte del secolo xx, con riscon-
tri tuttora fortunatamente vivi, ai giorni nostri, tanto nelle Università
quanto nelle Soprintendenze. 3
A maggior ragione la partecipazione ad una simile esperienza forma-
tiva di uno storico, come Silvio Accame (Fig. 1), 4 viene a rivestire un
all’Egeo. Alessandro Della Seta e la ricerca sui Tirreni ; pp. 115-121 : Luigi Beschi, Alessandro
Della Seta e i Tirreni di Lemno ; pp. 123-128 : Santo Tinè, Gli scavi di Alessandro Della Seta a
Poliochni nell’isola di Lemnos.
1
Cfr. soprattutto All’ombra dell’Acropoli : generazioni di archeologi fra Grecia e Italia, a
cura di Vincenzo La Rosa, Atene, Scuola Archeologica Italiana-Padova, Bottega d’Era-
smo-Aldo Ausilio Editore, 1995, passim ; M. Barbanera, L’archeologia degli italiani, cit., p.
119 sgg. ; Giovanna Bandini, Lettere dall’Egeo. Archeologhe italiane tra 1900 e 1950, Firenze,
Giunti, 2003, p. 81 sgg. e passim.
2
Di ognuno di essi si legge ora una breve, ma accurata scheda biografica in All’ombra
dell’Acropoli : generazioni di archeologi fra Grecia e Italia, cit., pp. 63-136, ss. vv. Più in gene-
rale, vd. M. Barbanera, L’archeologia degli italiani, cit., passim.
3
Cfr. spec. M. Barbanera, op. cit., passim.
4
Nato a Pietra Ligure (Savona) il 22 dicembre 1910, morì a Frascati (Roma) il 10 no-
vembre 1997. Fu professore ordinario di Storia greca e romana dapprima nell’Università
di Napoli (1948-1968) e poi alla “Sapienza” di Roma (1968-1981). Ha insegnato anche,
a diverso titolo, le stesse discipline nell’Università di Catania (1939-1940), nell’Istituto
Universitario di Magistero “Suor Orsola Benincasa” di Napoli (1964-1976) e nell’Istitu-
to Universitario Pareggiato di Magistero “Maria SS. Assunta” in Roma (1976-1981). Fu,
inoltre, Presidente dell’Istituto Italiano per la Storia Antica (1968-1997) e della Pontificia
Accademia Romana di Archeologia (1983-1991). Autore di importanti saggi, tuttora fon-
damentali, sulla storia greca e romana (La lega ateniese del sec. iv a.C., 1941 ; Il dominio
romano in Grecia dalla guerra acaica ad Augusto, 1946 ; Demostene e l’insegnamento di Platone,
1947 ; Ricerche intorno alla guerra corinzia, 1951 ; Problemi di storia greca, 1953), si è interessato
anche allo studio dell’Antico e del Nuovo Testamento (L’istituzione dell’Eucarestia : ricerca
storica, 1968 ; La storicità della Bibbia, 1976) ed ha sempre difeso il rigore scientifico, nel-
l’indagine storica, del metodo storico-filologico (Il problema storiografico nell’ora presente,
1943 ; Perché la storia, 1979). Fondamentale è stato pure il suo apporto alla conoscenza
dell’opera del suo maestro, Gaetano De Sanctis, del quale ha curato, in particolare, con
Aldo Ferrabino, l’edizione degli Scritti minori (6 voll., 1970-1983). Dell’Accame si vedano,
silvio accame a lemmo (1936-1938) 13
interesse, che va ben al di là
dell’attenzione, pur legittima,
per il dato biografico relativo
allo studioso in questione, 1 tan-
to più se tale interesse è rivolto
a verificare e ad approfondi-
re, senza pregiudizi di sorta e
in modo serio e corretto, un
singolo aspetto di quello che
più in generale – ma non si sa
quanto a ragione – è stato defi-
nito il ‘caso’ italiano negli studi
di storia antica ed epigrafia nel
Mediterraneo, 2 per lo meno
limitatamente al periodo com-
preso fra le due guerre mon-
diali. Se a ciò si aggiunge che
un incomprensibile silenzio ha Fig. 1. Silvio Accame (Pietra Ligure, Savo-
in genere finora avvolto questa na, 1910-Frascati, Roma, 1997).
formidabile esperienza ‘archeo-
logica’ di uno dei maggiori studiosi di storia antica in Italia nel periodo
preso qui in considerazione, 3 sembra davvero utile dedicare a siffatta sua
esperienza l’attenzione che invece le è dovuta, approfondendo semmai
per l’occasione quanto si è avuto modo di scrivere in proposito piuttosto
di recente, 4 utilizzando al riguardo nuova documentazione resasi dispo-
nibile nel frattempo a tale scopo.
Va ricordato intanto che Silvio Accame, di cui ricorre peraltro que-
inoltre, gli Scritti minori (3 voll., 1990) e la ulteriore raccolta di suoi lavori, pubblicata po-
stuma a cura dello scrivente : Attualità dell’antico. Lezioni di metodo storico (2 voll., 2003).
1
Cfr. in merito, da ultimo, Angelo Russi, Silvio Accame, Introduzione di Claudio
Ferone, San Severo, Gerni Editori, 2006 (« Gervasiana, Studi », 8), pp. 348 (con la bibl.
prec.).
2
Cfr. in proposito Giovanni Salmeri, Epigrafia e storia antica nel Mediterraneo : il
“caso” italiano, in L’archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda guerra mondiale,
cit., pp. 203-229, su cui vd. già le osservazioni dello stesso Accame, apparse in « Miscel-
lanea greca e romana », xiii, Roma, Istituto Italiano per la Storia Antica, 1988, pp. 1-15,
ripubblicate poco dopo nei suoi Scritti minori, iii (1990), pp. 1377-1391, con l’aggiunta,
fra l’altro, di una breve nota di risposta alla «infelice replica» del Salmeri, apparsa nel
frattempo in « Athenaeum », n.s. lxvii, fasc. i-ii, 1989, pp. 308-312 : Ancora sull’archeologia
italiana nel Mediterraneo.
3
Com’ebbe a riconoscere del resto lo stesso Salmeri, Ancora sull’archeologia italiana
nel Mediterraneo, cit., p. 308. Vd. però ora in proposito : A. Russi, Silvio Accame, cit., pp.
4
79-97. A. Russi, op. cit., loc. cit.
14 angelo russi
st’anno il decimo anniversario della scomparsa, 1 si era laureato in Let-
tere Classiche all’Università di Roma il 31 ottobre del 1933 con una tesi
assegnatagli qualche tempo prima dal suo Maestro, Gaetano De Sanctis,
dal titolo : Le fonti della Storia di Diodoro per l’ultima parte della guerra del
Peloponneso ; 2 tesi, che per l’allontanamento dall’insegnamento del suo
relatore a causa delle note vicende legate al suo rifiuto di prestare giu-
ramento di fedeltà al regime fascista, 3 era stata poi discussa in seduta di
laurea con colui ch’ebbe in quella circostanza a sostituire il De Sanctis e,
cioè, Arnaldo Momigliano. 4
Successivamente l’Accame aveva seguito, nel 1934, un corso di perfezio-
namento in Storia antica presso l’Università di Vienna, 5 considerata ancora
all’epoca « das starke Zentrum altertumswissenschaftlicher Forschung ». 6
Qui egli aveva avuto modo di usufruire, in particolare, del prezioso inse-
gnamento impartito nell’àmbito dell’epigrafia greca ancora per quell’an-
no accademico – prima del collocamento a riposo – da Adolf Wilhelm, 7
1
Cfr., infatti, supra, p. 12 nota 4.
2
Cfr. in merito, da ultimo, A. Russi, op. cit., p. 72 e nota 55 con indicazione della relati-
va documentazione, cui va aggiunto ora anche il contenuto del verbale conservato nel-
l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Archivio generale studenti (Ripartizione
iv-Affari generali), Verbali degli Esami di Laurea, Anno Scolastico 1932-1933, Matr. 6061.
La tesi in questione, ampiamente riveduta, ampliata e corretta, sarà poi pubblicata
cinque anni dopo nei «Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei» (Classe di Scien-
ze morali, storiche e filologiche), s. vi, vol. xiv, 1938, pp. 347-451, con il titolo : Le fonti di
Diodoro per la guerra Deceleica (= Scritti minori, cit., i, 1990, pp. 147-227).
3
Cfr. in merito, fra gli ultimi, soprattutto Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I
docenti universitari e il regime fascista, Milano, La Nuova Italia, 2000 (« Biblioteca di storia »,
83), spec. pp. 62-75 (l’ediz. originale in tedesco è del 1993) ; Giorgio Boatti, Preferirei
di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, 2001 (« Gli
struzzi », 527), spec. pp. 46-64 ; A. Russi, op. cit., p. 69 e nota 41.
4
Cfr. Silvio Accame, Arnaldo Momigliano nel ricordo di uno fra i suoi primi allievi,
« L’Osservatore Romano », cxxvii, n. 215 (11 settembre 1987), p. 3 (= Attualità dell’antico,
cit., i, p. 339). Vd. pure, fra gli ultimi : A. Russi, op. cit., pp. 69 -72 ; Leandro Polverini,
Momigliano e De Sanctis, in Arnaldo Momigliano nella storiografia del Novecento, a cura di L.
Polverini, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006 (« Storia e Letteratura. Raccolta
di studi e testi », 224), p. 11 nota 3 ; Giovanna Granata, Introduzione, in L’Archivio Arnaldo
Momigliano. Inventario analitico, a cura di G. Granata, Prefazione di Riccardo Di Donato,
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006 (« Sussidi eruditi », 73), p. xvi.
5
Cfr. ora in merito A. Russi, op. cit., 77-79.
6
Così Karl Christ, Römische Geschichte und deutsche Geschichtswissenschaft, München,
Verlag C. H. Beck, 1982, p. 331.
7
Su di lui cfr., in particolare, quanto ha scritto Klaus Wundsam, in « Abhandlungen
der Akademie der Wissenschaften Wien, Philosophisch-historische Klasse », 106, 1979,
pp. 175-199. Vd. pure ultimamente : Adolf Wilhelm, Kleine Schriften, 2. Abhandlungen
und Beiträge zur griechischen Inschriftenkunde, Teil 3-4, herausgegeben von Gerhard Do-
besch und Georg Rehrenböck, unter Mitwirkung von Andreas Hofeneder, Wien, Verl.
d. Österr. Akademie der Wissenschaften, 2000 [ma 2002] (« Veröffentlichungen der Klei-
nasiatischen Kommission », nn. 10-11 : Sitzungsberichte, 679, 691), pp. 654.
silvio accame a lemmo (1936-1938) 15
definito dal De Sanctis, che gli era amico da tanto tempo, « il principe dei
1
moderni epigrafisti ». 2
Tornato a Roma, egli aveva ripreso a frequentare con assiduità la casa
del De Sanctis, poco curandosi dell’isolamento, in cui quel grande stori-
co era stato costretto dal regime imperante, e dei rischi, che una simile
frequentazione poteva comportare all’epoca, specie per un giovane allo-
ra alla ricerca di una eventuale collocazione accademica. 3
Fu allora ch’egli, incoraggiato proprio dal De Sanctis, si decideva, nel
1936, a concretizzare un’altra esperienza fondamentale per la sua vita di
studioso : il soggiorno in terra ellenica, per vedere finalmente con i pro-
pri occhi le località, i cui nomi tante volte aveva letto e continuava a leg-
gere nelle opere, antiche e moderne, oggetto dei suoi studi prediletti.
Superato il concorso per entrare come alunno nella R. Scuola Archeo-
logica Italiana di Atene per gli anni accademici 1936-1937 e 1937-1938, 4 l’Ac-
came si recava subito in Grecia : era lì, infatti, già nella “bella stagione”
di quell’anno. Nel maggio del 1936 egli appare ritratto, in effetti, in una
foto scattata nella capitale greca insieme all’allora Direttore della Scuola
Archeologica Italiana, Alessandro Della Seta, e ad un’elegante ed ancor
giovane Luisa Banti (Fig. 2). A giugno compare, invece, in una foto di
gruppo, ov’è riconoscibile ancora una volta la Banti, in occasione della
visita ad una tomba micenea non meglio identificata (Fig. 3). Ad agosto,
1
Sin dal suo primo viaggio in Grecia (1895), allorché fu accolto ad Atene assai amiche-
volmente dalla fiorentissima scuola germanica, diretta da Wilhelm Dörpfeld e da altri
valenti maestri, nella quale incontrò fra gli altri l’austriaco Adolfo Wilhelm (Gaetano
De Sanctis, Ricordi della mia vita, a cura di Silvio Accame, Firenze, Felice Le Monnier,
1970, p. 70 sg.). Quest’ultimo si mantenne poi sempre in ottimi rapporti col De Sanctis,
che nel 1924, commentando nella sua « Rivista di Filologia e di Istruzione Classica », n.s.
ii, p. 398 (= Scritti minori, vi 1, Roma 1972, p. 213 sg.) le note di lui Intorno ad iscrizioni
dell’Asia Minore, ebbe ad osservare : « In tutte risplende la erudizione e la sagacia mirabile
che contraddistinguono l’illustre epigrafista di Vienna ».
2
G. De Sanctis, Ricordi della mia vita, cit., p. 71.
3
Su tutto ciò vd. da ultimo A. Russi, op. cit., p. 79.
4
Sul servizio prestato da Silvio Accame come alunno della R. Scuola Archeologica
Italiana di Atene negli a. a. 1936-37 e 1937-38 vd. Foglio Matricolare-Università degli Studi di
Roma (Matricola N. 04442, posiz. A/13571), conservato nell’Archivio Storico dell’Univer-
sità degli Studi di Roma “La Sapienza”, f. 1. Cfr. anche il suo curriculum vitae, allegato alla
domanda di ammissione all’abilitazione per la libera docenza in storia greca (21 giugno
1939), conservato nell’Archivio Centrale dello Stato in Roma, Fondo : m.p.i., Direzione
Generale Istruzione Superiore, Liberi docenti (iii serie), 1930-1950, inv. 16/86-87, Pos. 11, Busta
n. 1 (vd. anche infra), e quello più tardi pubblicato in « Boll. Uff. Ministero P. I. », Parte
Seconda : Atti di Amministrazione, Anno 76, vol. i, n. 22 (Roma, 2 giugno 1949), p. 1456 ;
nonché il suo breve profilo biografico, apparso in « Testi e documenti di vita sacerdotale
e di arte pastorale », xviii (= « L’annuario del Parroco », n.s.), Roma, Edizioni dell’i.n.a.,
1972, p. 258. Per la bibl. relativa al suo alunnato in Grecia vd. ora A. Russi, op. cit., p. 80
nota 95.
16 angelo russi
infine, si lascia ritrarre estasiato
davanti alla « Grande Iscrizione »
di Gortina, scrivendo poi di suo
pugno dietro la foto : « O pietre
io vi sento sorelle... A Gortina
dinanzi alla grande iscrizione -
Agosto 1936 » (Fig. 4). 1 A questa
prima parte del suo soggiorno
in Grecia potrebbe anche risa-
lire il famoso viaggio in quella
Fig. 2. Atene (maggio 1936). Alessandro terra – ricordato da lui tante
Della Seta (il secondo da sinistra, in prima volte a noi, suoi allievi – fatto
fila) e l’archeologo greco Pan Aristophron assieme a Giovanni Becatti,
(il terzo da sinistra, in prima fila) in visita
agli scavi dell’Accademia di Platone. Silvio
anch’egli vincitore all’epoca
Accame è il quarto da sinistra in seconda del concorso per alunno della
fila, proprio alle spalle del Della Seta. La pri- Scuola Archeologica Italiana
ma a sinistra, in seconda fila, è Luisa Banti. ad Atene.
2
Questo soggiorno [...] mi fu concesso per merito di Alessandro Della Seta, Di-
rettore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, del quale fui per due anni
alunno, e che mi ottenne poi una missione in Grecia per completare alcuni studi
di epigrafia attica e partecipare agli scavi in Lemno nel Santuario dei Megaloi
Theoi o Kabeiroi nella contrada Chloi. L’insegnamento del Della Seta giovava
grandemente non solo agli archeologi e storici dell’arte, ma anche agli epigra-
fisti. La sua vasta cultura e la grande umanità conquistavano gli animi ; e si
discuteva molto provenendo io da una scuola diversa.
È significativa a tale riguardo una lettera indirizzata dal De Sanctis al Della
Seta, stimato da lui altamente come storico dell’arte, il 20 ottobre 1909 :
Caro Prof. Della Seta, Ho ricevuto e letto con molto interesse il suo ms. per la
miscellanea Beloch, ed ho provveduto a che venisse passato subito al tipografo
[cfr. Alessandro Della Seta,M([X-SREROKCaHHM[X-SROKY\HZa, in Saggi di Storia
Antica e di Archeologia. A Giulio Beloch nel trentesimo dell’insegnamento nell’Ateneo
romano amici – colleghi – discepoli, Roma, Ermanno Loescher & C., 1910, pp. 333-
351]. – Ed ora mi permetta di discutere un po’ con Lei, ma non come commis-
sario per la miscellanea – il commissario ha esaurito il suo compito – sì come
amico e come omerista. Che valore storico hanno i testi di Diogene Laerzio
e del Ps. Platone ? ‘Nessuno’. Di Solone si conservavano le leggi e le poesie, e
queste sole ; e ciò che di lui si narra, in quanto non risale a queste fonti, è favola.
Ora crede Lei sul serio che si conservasse nell’età ellenistica una legge di Solo-
ne sulla recitazione dei poemi omerici, o, peggio, che una legge simile facesse
parte degli D>[RQHa ? Proporre questa ipotesi è già dimostrarne l’assurdità. E si
può aggiungere per abbondanza che un tale documento era ignoto al colto au-
tore dell’Ipparco. – Che si conservassero leggi di Ipparco è anche più assurdo : si
conservavano di lui solo i versi fatti scolpire in quelle Erme che Lei sa. E perciò
anche la notizia su Ipparco è favola ; tradizione orale su simili cose non si dà.
Come son sorte queste notizie ? In modo semplicissimo. In età storica i rap-
sodi recitavano in Atene i poemi omerici HM[ X-SREROKCa vale a dire ripigliando
l’uno dove l’altro terminava (non si diceva ciò recitar HMIH[KCa le rapsodie dei
due poemi, perché le rapsodie diverse, se v’erano state, non si distinguevano
più). Quest’uso – che come tutti gli usi in fatto di cose sacre aveva valore di leg-
ge – doveva avere, pel popolo, un autore : come la democrazia aveva per autore
Teseo o le quattro tribù per autore Ione. E si attribuì come tante altre istituzioni
ateniesi che nulla avevano a che fare con Solone – il sorteggio dei magistrati,
l’origine delle classi etc. – al più illustre legislatore ateniese ; si attribuì anche ad
Ipparco che era rappresentato, tra i figli di Pisistrato, comePRXVLNZYWDWRa Si ca-
pisce che quindi da ciò non si può ricavare nulla intorno alla pretesa recensione
di Pisistrato : la quale del resto è un’altra favola ; e proprio non so come possa
dubitarsene dopo la dimostrazione palmare del Lehrs De Ar. st. hom.3 438 segg.
– Ingegnoso è il suo tentativo di cercare le tracce della recitazione rapsodica dei
poemi. Ma... vi sono parecchi ma. è proprio sicuro che le incongruenze che
Ella spiega a questo modo non si possono, anzi non si debbono talora spiegare
silvio accame a lemmo (1936-1938) 19
in altro modo ? In parte sono incongruenze ‘necessarie, inevitabili’ nelle ope-
re d’arte, dipendenti dal fatto che un’opera d’arte non può essere pienamente
conseguente e razionale senza cessare per ciò stesso d’essere un’opera d’arte. E
di ciò Ella si convincerebbe facilmente leggendo il libro acutissimo (per quanto
sostanzialmente errato) del Fraccaroli su l’Irrazionale. In parte poi dipendono
da certi particolari difetti del modo di concepire omerico. Omero ignora, può
darsi, lo ‘scorcio temporale’. E anche di questo Ella si convincerebbe meditando
lo scritto di Th. Zielinski, Die Behandlung gleichzeitiger Ereignisse im antiken Epos
(« Philol. Supplbd. », viii). Sono lieto ad ogni modo che in questioni omeriche
abbiamo quel comune terreno di discussione che ci manca ormai, come appar
chiaro dall’ultima lettera che Ella mi scrisse, in questioni di storia religiosa. Non
prendere per punto di partenza della storia religiosa le religioni dei selvaggi
col loro feticismo e animismo, coi loro tabù e coi loro totem è per me negare
la evoluzione ossia la storia religiosa : è tornare (e tanto peggio in quanto in-
consapevolmente) ai simbolisti della prima metà del sec. xix (pur tanto supe-
riori al Milani italiano e ai Milani tedeschi ossia ai Panbabilonisti), per esempio
Giuseppe De Maistre o Cesare Balbo : i quali erano logici ammettendo invece
della evoluzione progressiva la degradazione del genere umano da uno stato di
felicità e di coltura di cui i simboli religiosi avrebbero conservato il ricordo. Con
un cordiale saluto, suo G. De Sanctis (Atthís. Storia della repubblica ateniese dalle
origini all’età di Pericle, 3a ed., Firenze 1975, p. xxiii sgg.).
La reciproca stima si mantenne costante ; e il Della Seta ch’era ancora direttore
della Scuola Archeologica Italiana di Atene – estromesso poi per ragioni raz-
ziali –, volle far visita all’illustre storico, esule in patria per essersi rifiutato di
prestare il giuramento imposto dal regime fascista ai professori universitari, e
gli portò in dono uno squisito vino di Samo, che fu molto gradito al De Sanctis,
il quale per la grave situazione finanziaria doveva rigorosamente limitare il suo
tenore di vita. E quando il Della Seta lasciò la direzione della Scuola Archeo-
logica di Atene per le leggi razziali, si mantenne sempre all’altezza della sua
dignità, anche se la melanconia di abbandonare un posto che aveva tenuto per
tanti anni (dal 1919) con grande prestigio non poteva non attanagliare il suo
animo ; si consolava tuttavia colla fiducia nella Provvidenza che gli aveva prepa-
rato, così diceva, in Sanremo, dove si ritirò e dove io andai a trovarlo, un albero
di fico bello come quello che ammirava in Lemno. La signora si vantava di aver
avuto l’autorizzazione, da parte delle autorità greche per i rilevanti meriti del
marito, di portare in Italia un frammento di marmo che essa aveva scovato nel-
l’antiquariato di Atene e che era – a detta del Della Seta – certamente di mano
fidiaca. 1
Quanto alla conoscenza dei monumenti e della topografia, antica e mo-
derna, di Atene e più in generale dell’Attica, per rendersi conto appieno
dell’intensità e della profondità degli studi da lui fatti allora in proposito,
basta pensare al suo saggio su La battaglia presso il Pireo del 403 a.C., appar-
1
S. Accame, L’archeologia italiana nel Mediterraneo..., cit., pp. 9-12 (= Scritti minori, iii,
pp. 1385-1387).
20 angelo russi
so nel 1938 nella «Rivista di Filologia e di Istruzione Classica», 1 oppure al
garbato appunto mosso molti anni dopo, nel 1993, ad Adelmo Barigazzi
per aver omesso di accennare, nella sua pur «mirabile» Introduzione ge-
nerale all’edizione di Plutarco, apparsa l’anno prima nella collezione dei
«Classici Greci» diretta da Italo Lana (vol. i, Torino, utet, 1992, pp. 7-64),
« là dove si ricorda “un principe ricchissimo della Siria, Filopappo” (p.
18) », « al monumento funerario di quel principe, ossia Antioco Epifane
Filopappo, che, eretto fra il 114 e il 116 d.C., tuttora rimane in Atene sulla
sommità del colle delle Muse, e suscita ancora l’ammirazione del visita-
tore ». 2
Per quanto riguarda, poi, visite e sopralluoghi nelle principali località
della Grecia, e non solo di quella, ma anche della vicina Turchia, siamo
informati – in un modo o nell’altro – di suoi viaggi nel Peloponneso, 3 nel-
la Focide e nella Beozia, 4 a Rodi, 5 nell’Acarnania, nell’Epiro, nella Tessa-
glia, in Macedonia, 6 al Monte Athos, 7 a Lemno, 8 a Lesbo, 9 nella Troade 10
e poi finalmente a Costantinopoli. 11
A proposito, inoltre, delle ricerche svolte durante la sua permanen-
1
N.s. xvi, 1938, pp. 346-356 (= Scritti minori, i, pp. 135-146).
2
Silvio Accame, Il mondo contemporaneo è idoneo ad accogliere lo spirito di Plutarco ? Una
nuova edizione critica delle Vite edita dalla utet, « L’Osservatore Romano », cxxxiii, n. 9 (13
Gennaio 1993), p. 8 (= Attualità dell’antico, ii, p. 681 sg.).
3
Cfr. S. Accame, Curriculum vitae (p. 1), presentato in allegato alla domanda di am-
missione all’abilitazione per la libera docenza in storia greca (1939), cit. (supra, p. 15 nota
4 ; vd. pure infra). E ancora : Idem, L’epigrafe di Bybon, « Rivista di Filologia e di Istruzione
Classica », n.s. xvi, 1938, pp. 167-169 (= Scritti minori, i, pp. 119-121), in cui si perviene ad
una nuova lettura di un’epigrafe, già edita dal Kirchhoff, conservata nel Museo di Olim-
pia, sulla base di rilievi conseguenti ad un esame autoptico di essa.
4
Cfr. S. Accame, Curriculum vitae, cit. (1939), p. 1.
5
Sui suoi studi nell’isola di Rodi vd. infra (specie p. 21 nota 1).
6
Cfr. in merito S. Accame, Curriculum vitae, cit. (1939), p. 2.
7
Tra le carte in possesso della figlia si conserva una fotografia (Fig. 5), che ritrae
un infreddolito e smunto Accame in visita al Monastero di Aghia Lavra (Moní Megístis
Lávras) al Monte Athos nel dicembre del 1937, come si ricava dalla scritta da lui stesso
apposta nel rovescio.
8
Più in particolare, sui suoi studi a Lemno vd. infra.
9
Frutto dei suoi studi a Lesbo sono, in particolare, l’articolo : Roma e la lega dei Lesbi,
« Rivista di Filologia e di Istruzione Classica », n.s. xxiv, 1946 [ma 1947], pp. 104-121 (=
Scritti minori, i, pp. 367-380), e la bella voce, pubblicata anni dopo nel « Dizionario Epigra-
fico di Antichità Romane » (iv, 2, 1953-1956, pp. 670-683 = Attualità dell’antico, nr. 125, pp.
859-888), dedicata appunto a quell’isola.
10
Cfr. Silvio Accame, Tra gli scavi nell’isola di Lemno. In margine al ritrovamento del
“Tesoro di Priamo”, « L’Osservatore Romano », cxxxiii n. 214 (17 settembre 1993), p. 3 (=
Attualità dell’antico, ii, pp. 799-802). Vd. pure infra.
11
Cfr. S. Accame, Curriculum vitae (1939), cit., p. 2 sg. (vd. pure infra), ed anche quello
apparso in « Boll. Uff. Ministero P. I. », Parte Seconda : Atti di Amministrazione, anno 76,
vol. i, n. 22 (Roma, 2 giugno 1949), p. 1456 (cit. supra, p. 15 nota 4).
silvio accame a lemmo (1936-1938) 21
za in Grecia quale alunno della
Scuola Archeologica di Atene,
va rilevato ch’esse furono indi-
rizzate in modo particolare alla
storia, alla topografia e – con
indiscussa prevalenza – all’epi-
grafia di alcune aree di quel-
l’ambito geografico : soprat-
tutto Atene, Olimpia, Lesbo,
Lemno e Rodi. 1
In quest’ultima località l’Ac-
came fu caldamente invitato a Fig. 5. Monte Athos, Monastero di Aghia
visitare il Museo archeologico, Lavra (Dicembre 1937). Silvio Accame è il
ospitato nel possente Ospeda- primo a destra.
le dei Cavalieri sapientemen-
te restaurato una ventina di anni prima da Giuseppe Gerola e Amedeo
Maiuri, da un eccellente epigrafista, amico suo e del suo Maestro : Mario
Segre. 2 Da anni costui aveva fatto « di Rodi, allora italiana, il centro del
1
Per un quadro sintetico delle sue ricerche all’epoca vd. infra ; cfr. anche S. Accame,
L’archeologia italiana nel Mediterraneo..., cit., pp. 9-13 (= Scritti minori, iii, pp. 1384-1388).
Più in particolare, sullo studio delle epigrafi riguardanti la lega ateniese del iv sec. a.C.,
« per l’efficace interessamento della Direzione » (a quei tempi non era già più possibile
fare esplicitamente il nome dell’‘ebreo’ Alessandro Della Seta), vd. quanto lo stesso Ac-
came ebbe a scrivere nella Prefazione al suo volume La lega ateniese del sec. iv a.C., cit.,
1941, p. v. Sull’epigrafe di Olimpia : cfr. supra, p. 20 nota 3. Per quelle di Lesbo : vd. supra,
p. 20 nota 9. Frutto, poi, delle sue ricerche epigrafiche nell’isola di Lemno sono : Una let-
tera di Filippo V e i primordi della seconda guerra Macedonica, cit. (supra, p. 17 nota 5), pp. 179-
193 (= Scritti minori, i, pp. 255-271) ; Iscrizioni del Cabirio di Lemno, cit. (supra, sempre alla
nota 5), pp. 75-105 (= Scritti minori, i, pp. 273-296). Vd. pure infra. Le pubblicazioni, infine,
scaturite dallo studio delle epigrafi conservate nel Museo di Rodi sono : Un nuovo decreto
di Lindo del v sec. a.C., « Clara Rhodos » (Studi e materiali pubblicati a cura dell’Istituto
storico-archeologico di Rodi), ix, 1938, pp. 209-229 (= Scritti minori, i, pp. 97-117) ; Legge
sacra di un tempio rodio, « Memorie pubblicate a cura dell’Istituto storico-archeologico
Fert. e della R. Deputazione di Storia Patria per Rodi », iii, 1938, pp. 71-84 (= Scritti minori,
i, pp. 229-246).
2
Mario Segre (Torino, 1904-Auschwitz, 1944), libero docente di Epigrafia e Antichità
Greche nell’Università Statale di Milano (dal 1935) ed ivi professore incaricato di quella
stessa disciplina dal 1934 al 1938, fu definito da Louis Robert (in reg, lix-lx, 1946-1947,
p. xxxvii) « un épigraphiste de grand valeur ». Su di lui vd. ora Ricordo di Mario Segre
epigrafista e insegnante. Atti della giornata in memoria di Mario Segre e della sua fami-
glia (Milano, Liceo-ginnasio G. Carducci, 23 maggio 1994), a cura di Davide Bonetti,
Riccardo Bottoni, Milano, Liceo Classico Statale G. Carducci, 1995, pp. 80 ; M. Barbane-
ra, L’archeologia degli italiani. Storia, metodi e orientamenti dell’archeologia classica in Italia,
cit., p. 100 e nota 35 (a p. 218), pp. 150-152 e note 104-105 (a p. 225) ; Federica Cordano,
Mario Segre studioso dell’antichità, in Storiografia ed erudizione. Scritti in onore di Ida Calabi
Limentani, a cura di Daniele Foraboschi, Milano, Cisalpino, 1999, pp. 87-97 ; Marcello
22 angelo russi
suo lavoro di epigrafista che toccò anche le vicine isole di Cos, Calimno
e Carpanto e si spinse fino alla Licia ». 1 Consapevole degli interessi del
giovane Accame in quel momento soprattutto per il v secolo a. C., volle
segnalargli un’epigrafe già edita con molte lacune dal Maiuri, conservata
nel Lapidario di quel Museo. 2 « Dopo un’accurata ripulitura della pietra,
tolta l’incrostazione nerastra, residuo di fuliggine », 3 l’iscrizione risultò
finalmente leggibile, rivelandosi un decreto di Lindo del v sec. a.C. 4
Dalla ricognizione epigrafica, condotta allora nel Museo Archeologico
di Rodi con l’aiuto costante del Segre, derivò pure « lo studio del testo d’una
legge sacra, da attribuirsi a un tempio rodio, e spettante alla metà circa del i
sec. d.C., la quale è di particolare importanza in quanto non prescrive solo
una purezza esteriore e rituale, ma afferma categoricamente la purezza del
pensiero superiore a quella esterna, e con ciò segna un momento interme-
dio spiritualmente e cronologicamente fra la legge sacra di Delo del 54-53
a.C., che pone la purezza dell’anima come uno dei requisiti necessari insie-
me con gli altri per entrare nel tempio, e quella di Lindo del ii sec. d.C., che
la stessa purezza d’animo considera condizione prima e massima ». 5
p. 1384 sg.), riassumendo nel 1988 le conclusioni del suo articolo di cinquant’anni prima :
Legge sacra di un tempio rodio, cit. (1938), pp. 71-84 (= Scritti minori, i, pp. 229-246).
1
Su tutto ciò vd. ora, in particolare, Luigi Beschi, L’archeologia italiana in Grecia (1909-
1940), in L’archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda guerra mondiale. Atti del
Convegno di Studi, cit., pp. 112-114 ; D. Manacorda, s.v. Della Seta, Alessandro, cit. (supra,
p. 17 nota 2), p. 480 sg. ; M. Petricioli, Archeologia e Mare Nostrum, cit., pp. 199 sg., 309
sg. ; M. Barbanera, L’archeologia degli italiani. Storia, metodi e orientamenti dell’archeologia
classica in Italia, cit., p. 131 sg. ; L. Beschi, Cabirio di Lemno : testimonianze letterarie ed epi-
grafiche, cit. (supra, p. 11 nota 1), p. 35 sgg. ; A. Frova, in Della Seta oggi, cit., p. 20 sg. ; ivi
pure : A. Di Vita, Alessandro Della Seta e la Scuola Archeologica Italiana di Atene, pp. 61-65 ;
V. La Rosa, Dissimiles cum dissimilibus facillime congregantur : A. Della Seta maestro, p.
74 sgg. ; S. Paltineri, Dall’Italia all’Egeo. Alessandro Della Seta e la ricerca sui Tirreni, pp.
101-114 ; L. Beschi, Alessandro Della Seta e i Tirreni di Lemno, pp. 115-121 ; S. Tinè, Gli scavi
di Alessandro Della Seta a Poliochni nell’isola di Lemnos, pp. 123-128.
2
A. Di Vita, art. cit., p. 62 e nota 3. I volumi del Bernabò Brea, cui si fa riferimento,
sono : Poliochni città preistorica dell’isola di Lemnos, a cura di Luigi Bernabò Brea. Roma,
L’Erma di Bretschneider, 1964 (« Monografie della Scuola Archeologica di Atene e delle
Missioni Italiane in Oriente », 1), i, 1 : Testo, pp. lv-705 ; i, 2 : Tavole, pp. 47+190 di tavv. ; ii,
1 : Testo, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1976 (« Monografie della Scuola Archeologica di
Atene e delle Missioni Italiane in Oriente », 2), pp. xv-345, tavv. 191-284.
24 angelo russi
strettamente legata a Poliochni e condussero Della Seta a gettare solide
basi per la continuazione del lavoro successivo ». 1
Alla fase conclusiva dello scavo di Poliochni partecipò anche l’Acca-
me : 2 precisamente fra il 1° settembre e il 3 novembre 1936.
Va segnalato al riguardo che nell’Epistolario del De Sanctis, conser-
vatosi in gran parte nell’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia
Italiana a Roma, dopo che lo stesso Accame, erede testamentario del
suo Maestro, l’ebbe donato intorno al 1991, affidando nel contempo allo
scrivente copia fotostatica di gran parte di esso, fra le carte raccolte nella
cartellina relativa al carteggio De Sanctis – Accame si trova, fra l’altro, la
brutta copia della Relazione del Dott. Silvio Accame sullo scavo di Poliochni
(Lemno), scritta di proprio pugno dallo studioso in questione, con mol-
te cancellature, correzioni e ripensamenti. 3 È sembrato opportuno in
questa sede riportare senz’altro il testo di quella relazione, ricavandolo
dalla copia trasmessami a suo tempo dallo stesso Accame (Fig. 6), senza
procedere a ulteriori verifiche e controlli, al solo fine di portare subito a
conoscenza degli esperti l’esistenza di un simile documento.
Eccone il testo, trascritto con non poca difficoltà, nonostante la fami-
liarità del sottoscritto con la grafia dell’Accame :
Fig. 6. La prima pagina della Relazione del Dott. Silvio Accame sullo scavo di Polio-
chni (Lemno).
una casa dell’epoca del bronzo. Proseguendo nello scavo le pietre sono risultate
tutte di riempimento ; soltanto verso il muro sud della cisterna è comparsa una
26 angelo russi
testata a placche e a blocchi. Raggiunta nel lato ovest la profondità di m. 1, ho
iniziato lo scavo nel lato est, arrivando alla stessa profondità, quindi ho tolto il
riempimento centrale della cisterna, pareggiandolo al livello dello scavo fatto
lungo i muri est ed ovest. Nel mezzo della cisterna ho lasciato una parete di terra
che ho tagliato trasversalmente da ovest ad est sicché possano spiccare distinta-
mente vari strati di composizione del terreno ; in tal modo sotto un primo stra-
to organico ne risultò uno giallognolo di terra vegetale. Alla stessa profondità
degli sfiatatoi nella parte già scavata dal Dott. Paribeni comparve nel mio scavo
in questa parte meridionale uno degli sfiatatoi. Ho quindi ricominciato lo scavo
lungo il muro ovest giungendo al livello di m. 3, livello a cui ho portato media-
mente la parte lungo il muro est ; in prevalenza si è rinvenuta terra organica e
pietre, ma queste non così numerose come nello strato inferiore. Con lo stesso
procedimento sia [nel]lo scavo primo sul lato ovest, poi in quello est sono giun-
to alla profondità di m. 4, quindi a m. 5,40. A tale profondità ho incontrato terra
sabbiosa, ma soltanto lungo il muro ovest ; da questo lato ho potuto continuare
lo scavo sino a m. 5,80, mentre sul lato est alla profondità di m. 5,70 ho trovato
placche e pietre forse di pavimentazione che ho lasciato [2] in posto. Ho quindi
iniziato l’abbattimento dello spessore di suolo che in superficie presentava alcu-
ni pochi filari di pietre e placche sovrapposte come per formare un basamento
e al disotto ho incontrato dapprima una caduta irregolare di pietre, poi la solita
terra organica che avevo trovata scavando la cisterna. Come già nella parte set-
tentrionale della cisterna, così pure in quella da me scavata è comparso un muro
profondo del primo strato della cisterna che separa come una spina [ ?] la cister-
na stessa. Questo a sua volta più in basso è tagliato trasversalmente da un muro
il quale penetra anche nel muro est della cisterna formando una leggera curva-
tura. Il muro che separa la cisterna è affiorato pure continuando ad abbatter lo
spessore di sud, ma questo spessore è stato distrutto completamente, avendo
concentrato il lavoro di scavo nell’angolo sud est della cisterna per risolvere
prima il nuovo problema che si presentava. Vale a dire nella cisterna il muro
est presso la sua presumibile estremità sud invece di riunirsi al muro sud fa un
angolo verso est. Perciò ho scavato lungo la parete di quest’angolo per cercare
il tratto di chiusura della cisterna. In superficie era un muro di qualche filare di
pietre, ma sotto di esso cominciava lo strato di pietre sconnesse, di riempimen-
to, notato in tutto lo scavo della cisterna. Alla profondità di m. 3,80 nell’angolo
sud est della cisterna ho incontrato uno strato di pietre disposte in modo da pa-
rere un lastricato. Esse sono più basse del culmine del muro profondo centrale
che attraversa la cisterna nell’asse nord-sud. Non trovando il muro di chiusura
della cisterna, alla profondità di m. 4 ho praticato un foro di assaggio, il quale mi
ha rivelato il muro di chiusura, e che ho messo a nudo per circa 50 cm. temendo
la caduta delle pietre superiori. Queste formavano un muro solo in superficie ;
ciò che risultò chiaramente dallo scavo all’esterno del muro est della cisterna
verso l’angolo sud est. Ho quindi allargato lo [3] scavo all’esterno del muro est
per chiarire la funzione del muro superficiale della cisterna, ma, incontrando
soltanto molte pietre cadute e presentandosi la necessità d’un ennesimo allarga-
mento dello scavo, ho dovuto il 3 novembre interrompere il lavoro.
Impossibile è determinare già sin d’ora, senza uno scavo ulteriore, la funzio-
silvio accame a lemmo (1936-1938) 27
ne precisa della cisterna nel villaggio preistorico, ossia non è ancora possibile
delineare la genesi di quella vasta costruzione, che è un unicum nell’ambiente
egeo. Essa certo si è sovrapposta a case precedenti spettanti al cosiddetto primo
periodo, come dimostrano i muri apparsi nell’interno. è costruita a placche, con
costruzione quindi caratteristica del secondo periodo, il periodo bello. è stata
poi riempita o per movimenti sismici o volontariamente dall’uomo ; ciò che
non si può ancora stabilire. Si può asserire invece che il riempimento non si è
prolungato con grande lentezza, ché la stessa ceramica ad impasto, eccezione
fatta per la prima [4] argilla trovata in superficie e di nessuna importanza, è la
stessa sia nello strato superiore che in quello più basso. La ceramica d’impasto è
lucida e grezza con prevalenza del colore marrone e del rosso sul nero e ancor
più sull’avano, che è molto raro. Essa è con decorazione plastica a solchi paral-
leli, angoli e triangoli multipli ; ondulata con solco orizzontale, con costolatura,
con fori ; caratteristica poi è la ceramica nera molto lucida con linee orizzontali
dipinte in bianco. Punteruoli di bronzo, quantunque raramente, si son trovati
sia negli strati superiori che in quelli inferiori. Lo scavo inoltre ha dato molte
selci (coltellini, freccie, accettine ecc.), pietre lavorate ed ossi, fra cui due bei
pugnali.
Per meglio intendere la costruzione complessiva della cisterna ho iniziato
pure il 12 settembre a scavare nel vano rettangolare che trovasi a nord della
cisterna e che era stato già delineato dallo scavo Paribeni. Il muro di ovest con
quelli di sud e di nord proseguivano in profondità, mentre nel lato est si av-
verte soltanto una caduta di pietre. Ma mentre il muro nord si arresta [5] alla
profondità di circa m. 2, quelli sud e ovest continuano. Il muro sud termina
alla profondità di m. 5,20, quello ovest, invece, sembra continuare ancora. La
ceramica di questo vano a nord della cisterna è lucida e grezza con le stesse gra-
dazioni di quella nella cisterna, ossia con prevalenza di marrone e di rosso sul
nero e sull’avano che è raro. Questo vano dunque ha seguito le stesse sorti della
cisterna, di cui è manifestamente (anche per la disposizione dei muri rispetto a
quelli della cisterna) un annesso, quantunque con funzione, allo stato presente
dello scavo, non ancora precisabile. A m. 2,30 di profondità si è trovato in posto
una coppa ad alto piede d’impasto lucido nero, con collo ingrossato e piegato
in dentro, con prese triangolari ; e a profondità ancora maggiore una bella ascia
trapezoidale di pietra verdognola macchiata e venata di nero a sezione trapezoi-
dale con punta smussata ed estremità opposta irregolarmente convessa. Inoltre
si sono trovate selci, pietre lavorate ed ossa come nella cisterna.
Per vedere se il muro nord del vano a nord della cisterna, che nella faccia in-
terna si è arrestato a poca profondità, possa nella faccia esterna avere un’altezza
analoga a quella dei muri ovest e sud [6] ho cominciato il 6 ottobre lo scavo sul
lato nord di questo vano. Nel primo tratto est ho incontrato la faccia del muro
ben costruita a placche la quale sembra che si arresti per fare angolo col muro
est, perché subito dopo nella faccia della trincea compare uno strato di pietre
un po’ sconnesse che difficilmente sembrano muro. Quindi per rintracciare la
faccia est del presumibile muro est del vano a nord della cisterna (muro che in-
ternamente sembrava una caduta di pietre) ho allargato lo scavo ad est del vano.
Qui ho trovato un focolare facilmente riconoscibile pel colore rosso della terra e
28 angelo russi
per la grande quantità di conchiglie, residuo di pasti. Alla profondità di m. 1 dal
piano di campagna erano in posto una pentola a tre piedi ad impasto grezzo ed
accanto tre altri vasi formanti tutti un unico complesso col focolare ricordato.
Continuando lo scavo verso ovest ho messo a nudo la faccia esterna del muro
est del vano nord ; e procedendo verso nord, verso sud e verso est ho rintrac-
ciato i muri ‘della camera’. Il muro sud della camera presenta il vano d’una
porta nell’angolo di sud est ; esso verso l’angolo sud-ovest si unisce col muro est
del vano nord, ma la sua faccia [7] è così sconnessa e contorta da testimoniare
chiaramente l’azione del terremoto. Anche il muro est della camera, mentre
all’esterno ha una faccia abbastanza regolare, quantunque inclinata, all’interno
è tanto sconnesso da non sembrare più un muro ; in questo si trovano incastrati
due grandi pentoloni d’impasto quasi che il muro fosse caduto su di essi. Nel
centro della camera sotto alcune placche di pietra, residuo di una prima pavi-
mentazione, sono altre pentole, di cui due incastrate l’una nell’altra. è probabile
dunque che tutte queste pentole coi due pentoloni circostanti appartengano al
focolare trovandosi sullo stesso piano. La ceramica è tutta d’impasto lucida e
grezza ; soltanto si sono raccolti quattro frammenti di argilla. Oltre alle solite
selci lo scavo ha dato alcune ceramiche d’impasto. La nostra camera si riallaccia
a costruzioni che si sono appoggiate alla vasta cisterna, quando questa era già
riempita. Lo stesso modo di costruzione dei muri la indica posteriore al periodo
bello spettante quindi al così detto 3° periodo quello del bronzo ; e coevo alla
casa di cui ho trovato il focolare. Nella parte della cisterna da me scavata, in su-
perficie ho rintracciato il muro del vano a nord della cisterna, per intendere [8]
bene la relazione precisa di questo vano con la cisterna, occorre[re]bbe scoprire
il proseguimento del muro trovato, così come nell’angolo sud-est della cisterna
era necessario allargare lo scavo per isolare questa parte. Ma tali compiti la chiu-
sura dello scavo il 3 novembre ha impedito di risolvere.
Sulle esperienze fatte a Poliochni lo stesso Accame volle poi tornare pa-
recchi anni dopo in due suoi scritti, uno del 1988 e l’altro del 1994.
Nel primo si legge :
L’insegnamento del Della Seta non era prezioso soltanto [...] per gli storici del-
l’arte e per gli archeologi, ma anche per chi, come me, si occupava soprattutto
di epigrafia. L’esperienza d’uno scavo preistorico, così quello di Poliochni, con
l’impegno che richiede di grande precisione e di acuta osservazione, e in modo
particolare l’uso di scopette di saggina per pulire accuratamente i reperti più o
meno sconvolti e scoprire muri dove a tutta prima si coglievano massi in disordi-
ne, insegnavano all’epigrafista la cura di pulire con precisione la superficie della
pietra su cui comparissero lettere sparse o evanide per poter cogliere altre let-
tere o sfumature di lettere sì da ricostruire il testo. Con tale metodo insegnato
dal Della Seta, sia pure in campo preistorico, fu possibile, attraverso una appro-
fondita ripulitura da incrostazioni calcaree e da altri residui, leggere il decreto di
Lindo, di cui ho già fatto cenno. 1
1
S. Accame, L’archeologia italiana nel Mediterraneo... , cit., p. 12 (= Scritti minori, iii, p.
1387).
silvio accame a lemmo (1936-1938) 29
Più tardi, nel 1994, recensendo uno studio sull’arco e le frecce nel mondo
miceneo, così si espresse :
L’indagine sulle frecce mi ha personalmente interessato perché mi ricorda, fra
l’altro, l’estenuante lavoro compiuto a Lemno nel catalogare le cuspidi colà tro-
vate in grande abbondanza durante gli scavi e nell’elencarle secondo i criteri
suggeriti dal Della Seta ; ed io che non ero archeologo e mi occupavo di epigra-
fia, mi accinsi a quella non facile impresa con spirito di “sacrificio” per la scien-
za, e credo che un tale lavoro avrebbe potuto servire alla presente indagine. 1
Nelle campagne di scavo 1937-1938 si tornò ad operare – come si è già
detto – nella zona di Efestia, inizialmente soprattutto con interventi sul
teatro ellenistico-romano di quell’antica città. 2
Ben presto, però, fu individuato poco lontano da essa, in una località
denominata Chloi, il santuario dei Megaloi Theoi o Kabeiroi ; in partico-
lare « furono messe in luce le strutture di età ellenistica e romana e si ac-
certò l’esistenza di un sottostante santuario arcaico che, concordemente
con le fonti, permetteva di inserire le divinità cabiriche nel pantheon dei
Tirreni ». 3
Il ricordo di quella scoperta rimase impresso per sempre nell’animo di
Silvio Accame, tanto che così egli ne parlava ancora nel 1988 :
Il ritrovamento del Cabirio di Lemno acquista un’importanza del tutto parti-
colare, trovandosi nella parte dell’isola prospiciente Samotracia, famosa per i
misteri cabirici, e ciò indica già di per sé le strette attinenze di tale santuario con
quello di Samotracia : Lemno, secondo le nostre più antiche testimonianze, è la
patria dei Cabiri, ed io ricordo l’esultanza di quando su di un coccio si trovò la
prima lettera K, che interpretammo subito come l’inizio della parola .DYEHLURL.
Il ragazzo greco che aveva l’incombenza di lavare i cocci, constatando la nostra
esultanza per quelle lettere graffite, pensò, anche per il premio che ne ricavava,
di incidere di nascosto su altri cocci non scritti le tanto attese lettere greche,
quindi li fregava contro il terreno, sicché non si riusciva più a riconoscere i veri
graffiti dai falsi, cioè quelli incisi da lui. Quando ce ne accorgemmo, messi in
1
S. Accame, Un’indagine su un periodo complesso condotta con severità di metodo : L’arco
e le frecce nel mondo miceneo di Elisabetta Borgna pubblicato dall’Accademia Nazionale dei
Lincei, cit. (supra, p. 17 nota 5), p. 8 (= Attualità dell’antico, ii, p. 804).
2
Cfr. in merito soprattutto A. Di Vita, art. cit., p. 62 e note 1 e 2 (con la bibl. prec.) ;
L. Beschi, Alessandro Della Seta e i Tirreni di Lemno, cit., p. 118 sg. ; G. Messineo, Efestia.
Scavi Adriani 1928-1930, cit., pp. 28, 35 e note 74-75. Più in particolare, sull’operato di S.
Accame all’epoca vd. quanto ebbe a scrivere egli stesso al riguardo nel suo Curriculum
vitae (1939), cit., p. 2 (cfr. anche infra).
3
M. Barbanera, op. cit., loc. cit. Cfr. ora anche L. Beschi, Cabirio di Lemno : testimo-
nianze letterarie ed epigrafiche, cit., p. 35 sgg. (con bibl.) ; A. Frova, art. cit., loc. cit. ; V. La
Rosa, art. cit., p. 86 ; S. Paltineri, Dall’Italia all’Egeo, cit., pp. 101-114 ; L. Beschi, Alessan-
dro Della Seta e i Tirreni di Lemno, cit., p. 119 ; S. Tinè, art. cit., p. 124.
30 angelo russi
sospetto dalla improvvisa quantità di cocci scritti, fummo costretti ad ammuc-
chiare tutti quei graffiti e a portarli al museo come pezzi non servibili per lo
studio. 1
Va ricordato che lo scavo del Cabirio a Lemno fu condotto nel 1937 da
Luigi Bernabò Brea, mentre quello del 1938 fu condotto da Antonio Fro-
va, da Alessandro Prosdocimi e dallo stesso Silvio Accame. 2
Soprattutto importanti furono le scoperte epigrafiche fatte in quell’oc-
casione, che ricadevano peraltro proprio nell’àmbito delle competenze
specifiche dell’Accame e che gli fruttarono più tardi importanti pubbli-
cazioni :
Le iscrizioni venute alla luce vanno dal secolo V a. C. al III d. C. ; studiate in
relazione soprattutto con Atene, di cui Lemno era cleruchia, e col santuario di
Eleusi, misterico al pari del Cabirio, danno nuova luce sia sulla storia di Lemno
sia su quella di Atene, e anche sull’organizzazione del culto eleusino (vd. Iscri-
zioni del Cabirio di Lemno, in «Annuario della Scuola Archeologica di Atene»,
vol. III-IV N.S. 1941-43, pp. 3-33 dell’estratto [pp. 75-105 dell’«Annuario» = Scritti
minori, I, pp. 273-296]). Nel Cabirio di Lemno è venuto alla luce un documen-
to di rilevante interesse, che contiene una lettera di Filippo V al consiglio e al
popolo degli Ateniesi in Efestia, e chiarisce il particolare momento dell’inizio
della seconda guerra macedonica e l’attività di governo di quel re macedone che
primo incrociò la sua spada con Roma (Una lettera di Filippo V e i primordi della
seconda guerra macedonica, in «Riv. di Filol.» N.S. XIX, 1941, pp. 179-193 [= Scritti
minori, I, pp. 255-271]). 3
Alle opere qui ricordate va aggiunta anche la bella voce del « Diziona-
rio Epigrafico di Antichità Romane » dedicata a Lemno, curata da lui nel
1950, che si distingue per la completezza delle informazioni e per l’in-
quadramento storico di tutti i dati a disposizione e di quelli epigrafici in
modo particolare. 4
Più volte, negli anni successivi, egli volle ricordare questa sua esperien-
za ‘sul campo’ (Figg. 7-8) e non solo per motivi sentimentali più che giu-
stificabili, ma anche probabilmente per spezzare quell’incomprensibile
silenzio calato tenacemente su tale sua importante esperienza ‘archeolo-
gica’, al quale si è già avuto modo peraltro di fare riferimento. 5
1
S. Accame, L’archeologia italiana nel Mediterraneo... , cit., p. 12 sg. (= Scritti minori, iii,
p. 1387).
2
Così S. Accame, art. cit., p. 12 (= Scritti minori, iii, p. 1387). Cfr. ora anche A. Russi,
op. cit., p. 93 e nota 144 (con altra bibl.).
3
S. Accame, art. cit., p. 13 (= Scritti minori, iii, p. 1387 sg.). Per un aggiornamento
bibliografico in merito cfr. ora soprattutto L. Beschi, Cabirio di Lemno : testimonianze
letterarie ed epigrafiche, cit., p. 35 sgg. Vd. pure infra.
4
Cfr. S. Accame, s.v. Lemnus (/K
PQRa), in «Dizionario Epigrafico di Antichità Roma-
ne», iv, 2 (1950), pp. 633-635 (= Attualità dell’antico, ii, pp. 855-857).
5
Cfr. supra, spec. p. 13 nota 3.
silvio accame a lemmo (1936-1938) 31
Nei suoi scritti, infatti, specie
in quelli degli ultimi dieci anni
della sua vita, capita di incon-
trare talvolta passi, nei quali
il lettore può cogliere tuttora
a pieno l’entusiasmo e l’emo-
zione, con cui fu vissuta dal-
l’Accame quella memorabile
esperienza. Come quando, ad Fig. 7. Alessandro Della Seta (terzo da sini-
esempio, recensendo nel 1987 stra) in visita agli scavi del Cabirio di Lem-
un’edizione commentata delle no nel 1938. Silvio Accame è il secondo da
Argonautiche di Apollonio Ro- destra.
dio, così egli si lasciava andare
ai suoi ricordi :
Interessante è l’ampio racconto
(i 609-909) sullo sbarco di Giaso-
ne e degli Argonauti nell’isola di
Lemno, così cara agli Italiani per
gli scavi della Scuola Archeologica
Italiana di Atene, diretta da Ales-
sandro Della Seta. Qui Apollonio Fig. 8. Alessandro Della Seta con gli allievi
Rodio (nato in Egitto nei primi della Scuola Archeologica Italiana di Ate-
anni del iii secolo a. C. ed esiliato ne (Silvio Accame è il secondo da destra)
a Rodi, e poi direttore della grande alla conclusione dei lavori al Cabirio di
biblioteca d’Alessandria) raccoglie Lemno nel 1938.
antiche tradizioni sulle vicende di
Lemno e di quella popolazione contraddistinta dal predominio delle donne ;
e anche in tempi odierni a Lemno l’eredità era matrilineare. Da quello stesso
racconto, poeticamente rivissuto, emerge la peculiarità di un’isola, che aveva
attratto il grande archeologo italiano a indirizzare colà gli scavi, nella speranza
di trovarvi una qualche spiegazione dell’oscuro problema degli Etruschi e della
loro origine. Si era infatti scoperta la famosa stele di Kaminia (Lemno), che rap-
presentava un guerriero con tratti simili agli etruschi, circondato da una scritta.
Ma questa stele era materiale riadoperato, e non si conosceva se essa fosse stata
costruita in Lemno o provenisse dalla vicina Asia Minore, essendo stata usata,
com’era abitudine, quale zavorra nei barconi che facevano la spola pel trasporto
di derrate fra l’Asia Minore e le isole antistanti. Tale problema fu risolto perché
l’insigne archeologo Giovanni Becatti, scavando a Lemno, trovò una tavoletta
con la riproduzione d’un guerriero del tutto simile a quello della stele di Kami-
nia, e la trovò non come materiale riadoperato, ma in situ, avendo pertanto la
prova documentata che si trattava d’arte locale, arte, così fu definita, tirrenica.
Ma se l’origine degli Etruschi non ebbe un qualche chiarimento dalle scoperte
di Lemno, emerse tuttavia una certa rassomiglianza fra gli Etruschi e i Lemni,
che forse può dipendere da un’origine antichissima comune. Vi è dunque nella
32 angelo russi
stessa peculiarità di Lemno, isola vulcanica, in cui il dio Efesto dava il nome ad
una città (Efestia), il sostrato di quel racconto così drammaticamente esposto
da Apollonio ; parimenti il Laocoonte virgiliano, avvolto dalle spire d’un ser-
pente venuto da Tenedo, isoletta non distante da Lemno, così fantasticamente
descritto, può avere un addentellato in serpenti che s’incontrano ancora oggi in
Lemno e di cui hanno paura gli abitanti, serpenti tanto forti da avvinghiare e
strozzare una mucca ; 1
oppure quando, in occasione del ritrovamento a Mosca, nei sotterranei
del Museo Puškin, del famoso “Tesoro di Priamo”, scomparso da Berli-
no sin dal maggio del 1945, volle ricordare la visita fatta ai resti di Troia
sulla collina di Hissarlik, mettendo a confronto gli scavi condotti colà
dagli archeologi statunitensi con quelli degli italiani nella vicina isola di
Lemno :
L’archeologo Heinrich Schliemann, che fu, com’è noto, lo scopritore della civil-
tà micenea, era un autodidatta. Arricchitosi nel commercio, travolto dall’entu-
siasmo per la lettura d’Omero, volle scoprire la Troia omerica, e iniziò gli scavi
sul colle di Hissarlik, alla confluenza dello Scamandro con il Simoenta presso lo
sbocco dei Dardanelli. Questi scavi, che portarono ad una delle più importanti
scoperte archeologiche, furono iniziati nel 1870 dallo Schliemann, continuati da
W. Dröpfeld, e poi da W. Blegen per l’Università di Cincinnati. Impressionante
è la cerchia di mura della città, alla quale si può tuttavia confrontare quella sco-
perta nell’isola di Lemno (di fronte, può dirsi, a Troia) dagli italiani, certo molto
meno nota, ma storicamente di grande rilievo, e che mi è particolarmente cara
per il periodo da me trascorso negli scavi di Lemno.
La gentile accoglienza degli Americani intenti a indagare sempre meglio
Troia rimane un’esperienza preziosa, e il diverso tenore di vita degli scavatori
americani dotati di ogni conforto moderno resta nel ricordo in stridente contra-
sto con la vita di quelli italiani, costretti ogni mattina ad alzarsi prestissimo per
raggiungere lo scavo, e là poi consumare il parco cibo nell’ora di riposo, mentre
gli operai si lanciavano nel mare, e alla sera il ritorno al villaggio nelle assai
modeste casupole abitate sovente da topi.
In uno di questi ritorni udimmo il muggito lacerante di una mucca, e gli
operai ci additarono l’animale sotto la morsa d’un serpente. Subito mi venne in
mente l’episodio del troiano Laocoonte accorso ad aiutare i suoi due figli assaliti
da due serpenti venuti dalla vicina Tenedo. 2
Fino agli ultimi giorni di questo esaltante periodo di studi e di ricerche
1
S. Accame, Storia e leggenda [Rec. a Apollonio Rodio, Le Argonautiche, a cura di
Guido Paduano e Massimo Fusillo, Milano, Rizzoli, 1986], cit. (supra, p. 17 nota 5), p. 7 (=
Attualità dell’antico, ii, p. 454 sg.). Sui serpenti a Lemno, di cui si parla alla fine, vd. pure
infra (nota 2).
2
S. Accame, Tra gli scavi nell’isola di Lemno. In margine al ritrovamento del “Tesoro di
Priamo”, cit. (supra, p. 20 nota 10), p. 3 (= Attualità dell’antico, ii, p. 799 sg.). Per l’episodio
della mucca finita tra le spire di un serpente vd. pure supra, con la nota prec.
silvio accame a lemmo (1936-1938) 33
egli rimase a lavorare con grande impegno, come mostra in particolare
una bella sua foto (Fig. 9), che lo ritrae a Chloi nel « settembre-ottobre
1938 » alle prese con « un’epigrafe – così annotò poi egli stesso sul retro
di quella foto – della fine del v-principio iv sec. av. Cr. uscita allora dallo
1
Cfr. A. Russi, op. cit., p. 95 fig. 30. La foto originale si conserva tra le carte in possesso
della figlia Maria Accame Lanzillotta.
2
Si tratta dell’epigrafe n. 1 delle Iscrizioni del Cabirio di Lemno pubblicate dallo stesso
Accame nel 1941 : cfr. supra, p. 17 nota 5 e p. 30 nota 3 ; vd. pure infra.
silvio accame a lemmo (1936-1938) 35
Poiché è noto che le iscrizioni allora ritrovate nel Cabirio furono poi
studiate e pubblicate proprio dall’Accame : cfr. Una lettera di Filippo V e
i primordi della seconda guerra Macedonica, « Rivista di Filologia e d’Istru-
zione Classica », n.s. xix, 1941 [ma 1942], pp. 179-193 = Scritti minori, cit., i,
1990, pp. 255-271 ; e soprattutto Iscrizioni del Cabirio di Lemno, « Annuario
della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente »,
n.s. iii-v, 1941-1943 [pubbl. dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo-
Milano-Roma 1948], pp. 75-105 = Scritti minori, i, pp. 273-296 (vd. pure
38 angelo russi
supra, p. 28 con la nota
3), confrontando il con-
tenuto degli appunti sti-
lati nei foglietti, presi qui
in considerazione, con i
testi pubblicati dall’Ac-
came, risulta in definiti-
va che delle 25 epigrafi
da lui edite nel secondo
contributo sopra indica-
to solo sette appaiono
trascritte, per intero o
per singoli frustuli, nei
fogli in questione.
Più in dettaglio :
- dell’iscrizione n. 1 (=
Scritti minori, i, p. 274 sg. ;
cfr. ora L. Beschi, Cabi-
rio di Lemno : testimonianze
letterarie ed epigrafiche, cit.,
p. 38 n. 1, con l’aggiorna-
Fig. 16. Carteggio De Sanctis-Accame : Appunti mento dei dati bibl. e di
epigrafici, f. iv facciata a. ritrovamento ; vd. pure
aWHLCERXOHLCHMSDL[QHYVDL .
RGZYURX6RXQLHYDNDLV[WHIDQZCVDL
4]DOORXCVWHIDYQZLL^QD[GHNDLX-SRYPQK
PDHL?WRXYWZQSDYQ[WZQDMQDJUDY\DLWRY
GHWR\KYILVPDWR[JJUDPPDWHYDWRXC 5
GKY]PRXHMQVWKYOH[LOLTLYQHLNDLVWKCVDL
HMQWZ
L]L-HUZ
LWZ
Q.[DEHLYUZQHLMaGHWKQDM
QDJUDIKQN]DLWK[ QDMQDYTHVLQWK
aVWKYO
Ka . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
- della stele n. 14 (= Scritti minori, i, pp. 288-289 ; cfr. L. Beschi, art. cit., p.
40 n. 14, con l’aggiornamento dei dati bibl. e di ritrovamento), che ripor-
tava in tutte e quattro le facce iscrizioni di varie età, appaiono trascritti
per intero nel foglio III facciata a (Fig. 14) i testi epigrafici posti su en-
trambe le facce laterali e su quella posteriore, mentre nel facciata b (Fig.
15) sono segnate qua e là espressioni e nomi appartenenti al testo inciso
« con caratteri fini e fitti » (p. 288 ad n. 14 a) nella faccia principale anterio-
re, di cui è detto nell’articolo cit. dell’Accame (ibidem) che si potevano
« cogliere soltanto alcune lettere » e, ancora, che in esso : « Ritorna spesso
42 angelo russi
la parola RLMNHYWKa per cui può pensarsi che si tratti di affrancamenti di
schiavi » (ibidem).
- dell’iscr. n. 19 (= Scritti minori, i, p. 294 ; cfr. L. Beschi, art. cit., p. 40
n. 19, con l’aggiornamento dei dati bibl. e di ritrovamento) risultano
trascritti nel foglio vi facciata a (Fig. 19) due delle 12 linee dell’intero
testo epigrafico, peraltro frammentario, con tentativi anche di integra-
zione :
27$721(1/+01:,72,64(2,672
83(57$6$//$]6.$,721'+02172152',:1
1
Su cui vd. da ultimo L. Beschi, Cabirio di Lemno : testimonianze letterarie ed epigrafiche,
cit., pp. 40-42 n. 22 (con l’aggiornamento dei dati bibl. e di ritrovamento e con la prima
riproduzione fotografica di quell’importante documento epigrafico : tav. 1a).
2
Questa cartolina postale, il cui testo è stato dettato dal De Sanctis ad un suo collabo-
ratore, appare indirizzata a : Ill.mo Dott. Silvio Accame / %M,WDOLFK6FROKWK
a¨$UFDLROR
JLYDa / -2GRa'LRQXVLYRX¨$UHRSDJLYWRX / Atene (Grecia). Sul lato, ov’è apposto l’indirizzo,
si leggono, scritti a matita, alcuni appunti e, a penna :(3,7,0:17$,/ 6328'$=:17$,3526.
L’originale si conserva nell’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in
Roma, fondo De Sanctis, Lettere, U.A. 9. Copia fotostatica di essa mi fu trasmessa a suo
tempo direttamente dall’Accame.
silvio accame a lemmo (1936-1938) 43
Fig. 20. Carteggio De Sanctis - Accame : Cartolina postale inviata dal De Sanctis
al suo giovane allievo il 27 novembre 1938.
44 angelo russi
Roma 27 xi 38
Caro Silvio,
Le tue notizie e in particolare quelle dei tuoi successi epigrafici mi fanno
immenso piacere. Risparmia però la tua vista ché so ben io quanto la vista è pre-
ziosa. M’interessa molto la lettera di Filippo V ; invece di $1$.20,=20(12,
non saràL^QDNRPL]RYPHQRL ? da legger più sottoNDL SDYQWHaHLMGZCVLQµ^(OOKQHa
K`QH>FZHXMVHYEHLDQ(µ(OOKQHaKünzle).
Al resto continuerò a pensare. Ho ricevuto il papiro della società archeologi-
ca e certo debbo essere ben grato ai miei buoni amici di costà, del ricordo che
conservano di me. A te i miei saluti e al Prof. Della Seta i miei ossequi cordiali.
G. De Sanctis
Poco tempo dopo l’Accame faceva ritorno in Italia e nel redigere, il 21
giugno del 1939, il proprio curriculum vitae per allegarlo alla domanda
di ammissione « alla prova di abilitazione per la libera docenza in storia
greca », 1 aveva modo di stilare un primo breve resoconto di tutta questa
sua bella esperienza in terra ellenica. Vale la pena, a conclusione di que-
sto mio lavoro, di riportare quanto vi è scritto in proposito, ricopiandolo
fedelmente dall’originale tuttora conservato nell’Archivio Centrale dello
Stato, nel fascicolo relativo alla libera docenza dell’Accame : 2
Il candidato Silvio Accame, laureatosi in lettere nella R. Università di Roma il
1933 con una tesi in storia greca, ha insegnato materie letterarie nell’Istituto S.
Maria in Roma (Viale Manzoni) per l’anno accademico 1933-34, frequentando
contemporaneamente i corsi all’università di storia ed epigrafia romana, storia
ed epigrafia greca, archeologia e diritto romano. Si è recato per perfezionamen-
to a Vienna e nel 1936, vinto il concorso per la R. Scuola Archeologica, in Ate-
ne. Intanto veniva pubblicando nella « Rivista di Filologia » alcuni suoi lavori di
storia romana e greca, fra cui quello su Il decreto di Callia nella storia della finanza
ateniese gli ha dato modo di poter studiare con sufficiente preparazione diret-
tamente in Grecia le liste dei tributi della lega delio-attica e i frammenti nuovi
scoperti dagli Americani negli scavi dell’agora. Perciò ha recensito i libri di B. D.
Meritt, Athenian Financial Documents of the firft Century, Ann Arbor 1932, e Do-
cuments on Athenian Tribute, Cambridge Mass. 1937, dissentendo in alcuni punti
profondamente dall’epigrafista americano, e ora, per incarico della « Rivista di
Filologia », sta recensendo il i° volume The Athenian Tribute Lists, Cambridge
Mass. 1939 dello stesso Meritt in collaborazione con H. T. Wade-Gery, M. F.
McGregor. In Grecia nei molteplici viaggi di quell’anno per il Peloponneso, la
Focide, la Beozia e alcune isole dell’Egeo, si è occupato prevalentemente di stu-
dì epigrafici e archeologici ; ha partecipato allo scavo preistorico del villaggio
1
Su cui vd. ora A. Russi, op. cit., pp. 121-127. Cfr. anche supra.
2
Archivio Centrale dello Stato in Roma, Fondo : m.p.i., Direz. Gen. Istruz. Sup., Liberi
docenti (iii serie), 1930-1950, inv. 16/86-87, Pos. 11, Busta n. 1 (cfr. anche supra, p. 15 nota 4).
silvio accame a lemmo (1936-1938) 45
di Poliochni nell’isola di Lemno, analizzando poi il materiale in confronto con
quello preistorico di Troia, di Macedonia, di Tracia ecc.
Incaricato dal Governatore di Rodi dello studio e del riordinamento delle epi-
grafi nel Museo locale, egli ha ripubblicato integro, cercando di inquadrarlo
storicamente, un decreto di Lindo del v secolo av. Cr., sfuggito nel suo pre-
ciso significato al primo editore per la condizione pessima della pietra, e ha
trovato fra l’epigrafi del museo una legge sacra ancora inedita, data in seguito
alla stampa in una ricerca che tentava di presentarla storicamente in relazione
con altre leggi simili. Riconfermato per l’anno successivo 1937 nella R. Scuola
Archeologica di Atene, ha preso in esame, anche durante i diversi viaggi per la
Macedonia, la Tessaglia, l’Acarnania, l’Epiro e le isole dell’Egeo, i documenti
epigrafici riguardanti la seconda lega ateniese del secolo iv av. Cr. con l’intento
di studiare ampiamente quel periodo, discutendo tutte le fonti letterarie ed epi-
grafiche, specie valendosi di due documenti della stessa lega editi parzialmente
e però non intesi da J. H. Oliver in « American Journal of Arch. », xl, 1936, p. 461
segg. che una pulitura maggiore della pietra ha permesso di leggere per intero ;
uno di essi è un decreto dei simmachi, il solo, sino ad oggi, giunto a noi. Questo
studio cerca di intendere e spiegare, con l’aiuto, oltreché delle fonti letterarie
ed epigrafiche e dei due nuovi documenti, di altre nuove letture che il riesame
delle pietre ha portato, la politica di Atene, di Sparta e di Tebe, l’organizzazione
interna ed esterna della simmachia ateniese e il significato di essa rispetto al
panellenismo, e al problema dellaNRLQKHLMUKYQKcui si rivolgono con particolare
attenzione alcuni studiosi moderni.
Anche durante questo secondo anno il candidato ha partecipato alla campa-
gna di scavo nell’isola di Lemno e ha messo alla luce nella città di Efestia l’orche-
stra e parte della cavea d’un teatro del v-iv sec. av. Cr. modificato poi in epoca
romana. Quindi si è recato a Costantinopoli per studiare il museo classico-elle-
nistico e prendere conoscenza della civiltà degli Hittiti oltre che per esaminare
la ceramica di Troia e cipriota, ma soprattutto per intendere meglio con la visio-
ne diretta alcune battaglie della guerra deceleica che allora particolarmente lo
interessavano, attendendo alla pubblicazione del suo lavoro su Le fonti di Diodoro
per la guerra deceleica comparso poi nei « Rendiconti dell’Accademia dei Lincei ».
Ritornato in Grecia, al Pireo ha seguito sul campo in base alle descrizioni degli
antichi La battaglia presso il Pireo del 403 a.C. che ha dato alla stampa nella « Rivista
di Filologia ».
L’anno seguente 1938 incaricato di una missione in Grecia per completare
alcuni studì di epigrafia attica e per partecipare alla campagna in Lemno, egli
ha condotto scavi dal settembre al novembre nel santuario dei Megaloi Theoi
o Kabeiroi nella contrada Chloi e si è occupato particolarmente dello studio
delle iscrizioni ivi trovate tra cui alcune, come una lettera di re Filippo V di
Macedonia e qualche decreto, di notevole importanza verranno pubblicate nel-
l’« Annuario della R. Scuola Archeologica di Atene ».
co m p osto i n ca r att e r e da nt e monotype dalla
acc a de m i a e di tor i a l e, pis a · rom a .
sta m pato e ri l e gato nella
t i po g r a fia di ag na n o, ag nano pisano (pisa).
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Marzo 2009
(c z 2 · f g 1 3 )