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holywar.org/Demonologia.htm
PARTE PRIMA
Il cosiddetto «giudaismo» odierno altro non è che fariseismo talmudico babilonese, che
fondamentalmente può considerarsi mero paganesimo che si è contaminato durante i
secoli. Definizioni afferenti a questa antica forma di satanismo come «immanenza» (da
Baruch Spinoza; 1632-1677), «emanazione» (dalla Cabala talmudica), «materialismo
dialettico-storico» (da Karl Marx; 1818-1883), malcelano in realtà concetti riconducibili al
paganesimo arcaico... La demonologia fu adottata in tutte le sue forme dai farisei e
incorporata nel cosiddetto «giudaismo». Demoni dellarcano, della notte e di ogni fase della
natura erano e sono oggetto di zelante adulazione per mezzo dei costumi e del credo di
questa sètta. Il testo talmudico intitolato Yadayim («Le mani») ne è un classico esempio,
trattando il rituale del lavaggio delle mani connesso alla demonologia farisaica. Il Talmud è
colmo di riferimenti a varie pratiche occulte. La pratica farisaica ai tempi di Cristo di far
sgocciolare acqua sulle mani alternativamente onde allontanare presenze demoniache è
tuttora in uso. Lo Schulchan Aruch («Codice della legge ebraica»), una forma alleggerita
della Mishna del Talmud, allude alla presenza aleggiante di un demone sulle persone
addormentate: «Quando costui si leva dal proprio sonno, lo spirito maligno si allontana dal
suo corpo ad eccezion fatta delle dita delle mani. Da quel punto, lo spirito impuro non si
allontanerà prima che vi sia fatta sgocciolare dellacqua, per tre volte e alternativamente. Ad
una persona non è permesso di percorrere più di quattro cubiti senza che prima si sia
lavato le mani» 1. LEdizione Soncino del Talmud, nella sua introduzione allo Yadayim,
recita come segue: «Questo [...] rito [...] costituì uno dei fondamentali dissidi tra Gesù e i
farisei (pag. 545). Quando i farisei si rivolsero a Cristo redarguendolo circa linosservanza
da parte degli apostoli dei rituali concernenti il lavaggio delle mani, egli si rivolse a questi di
rimando tacciandoli dipocrisia poiché insegnavano dottrine che sono precetti di uomini [...].
Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione»? (Mt 15, 3-
9). Ecco invece quanto affermava Mosè nei suoi precetti (Dt 18, 10-12): «Non si trovi in
mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia 2, né chi
esercita la divinazione o il sortilegio o laugurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi
consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fà queste cose è in
abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle
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nazioni davanti a te». Ciò nonostante, tutte le summenzionate pratiche sono ammesse dagli
scritti farisaico-giudaici 3. Riferendosi esattamente al precedente passo delle Sacre
Scritture, rovesciandone tuttavia il senso, i «savi» talmudici asseriscono che levocare
demoni allo scopo di sfruttarne i poteri per pratiche magiche non costituirebbe idolatria
perché tale pratica differisce in sè dalladorazione! Lantica pratica del conversare con gli
spiriti esercitata dagli iniziati a scopo divinatorio è contemplata anchessa nel giudaismo,
tantè che da questi verrebbe ignobilmente attribuita a Gesù 4. Ecco un altro ammonimento
di Mosé: «Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magia» (Lv 19, 26). I «savi»
distorsero anche questo univoco e chiaro precetto dichiarando: «Ciò è diretto a coloro che
praticano lincantesimo per mezzo di alcuni roditori, uccelli e pesci». Questo allo scopo di
vietare ciò che comunque nessuno avrebbe avuto interesse a praticare e aprendo così la
strada a tutte le pratiche pagane che altrove erano comunemente ammesse. Taluni dogmi
cristiani sarebbero per costoro ottusa mistificazione. Nella Jewish Encyclopedia del 1905 fu
già esplicitamente testimoniata lacquisizione da parte dei farisei dellegida sul giudaismo e
dellazione di epurazione da questi condotta verso quei «passaggi obsoleti» delle Sacre
Scritture concernenti Dio e lascrizione del Suo potere di controllo intelligente sul mondo e
sul creato, attribuendo tali virtù bibliche a eminenze minori o «potenze angeliche». Quindi, i
farisei procedettero con langeologia e la demonologia (babilonese) - la Maasek Bereshit e
la Maaseh Merkabah - a ridurre, e di fatto ad annichilire, la Bibbia a mero panteismo. È
inoltre ritenuto «obsoleto» lantropomorfismo che viene riscontrato dai farisei
nellattribuzione presente nella Bibbia di qualità umane a Dio come lintelligenza, il controllo
e lamore 5. La Maaseh Merkabah e la Maaseh Bereshit sono la denominazione ebraica di
ciò che getta le fondamenta di una forma di gnosticismo occulto. Pretenziosamente basato
sulla Genesi e sulla visione del Profeta Ezechiele del Cocchio di Dio (Ez 1), questultimo
«mistero» prende il nome di «Merkabah». Le parole che paiono maggiormente intrise di
significato nella definizione della Merkabah,contenuta nella Jewish Encyclopedia (pagg.
499-500), sono «tramite altri mezzi»: «Il credo risiede nella visione di talune cose nel
mondo reale indotte da abluzioni, rapide e ferventi invocazioni e tramite altri mezzi [...].
Colui che cavalca la Merkabah deve dotarsi di amuleti con sigilli recanti nomi misteriosi [...].
La figura centrale della teofania è in ogni caso il Principe Faciceo Metatron [...]. Egli è colui
che impartì alluomo la conoscenza paradisiaca, del passato e del futuro». Persino bruciare
bambini in onore del demone Moloch in cambio di potere occulto è permesso oggi dalle
scritture supreme del giudaismo farisaico.
Magia ebraica
Rabbi Joshua Trachtenberg (1904-1959), citato nellopera Whos Who in American Jewry,
scrisse nel suo illuminante - seppur difensivo - libro Jewish Magic and Superstition («Magia
e superstizione ebraica») della fama pluricentenaria di cui gli ebrei godono come praticanti
di magia nera e riti di demonologia occulta, asserendo: «Dalle fonti risulta che gli ebrei
possedessero quanto meno familiarità con luso di metodi atti ad indurre malattia e morte,
eccitazione e istinto omicida, capacità di persuasione coatta o evocazioni demoniache a
scopo divinatorio e altro [...]. Abbiamo anche testimonianza del potere dei maghi di
proiettare il proprio spirito in luoghi remoti, spaziare liberamente in essi per poi far ritorno al
proprio corpo esanime» 6. «La magia [...] esistette sempre allinterno della cornice della
religione ebraica» 7. Rabbi Trachtenberg ha inoltre asserito: «La conoscenza dei nomi
attraverso i quali la magia ebraica veniva praticata era inaccessibile alle donne poiché
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richiedeva non solo unapprofondita conoscenza dellebraico e dellaramaico, cosa
pressoché inaudita per il sesso femminile, ma soprattutto una profonda interiorizzazione
delle reminiscenze in ambito mistico dalla cui perpetuazione esse erano interdette [...].
Lantica sapienza mistica era ermeticamente custodita e tramandata da una ristretta
cerchia. Larcana sapienza dei discepoli di Kalonymos (che attinse tale conoscenza da fonti
babilonesi) [...] vide la sua prima stesura scritta nel XIII secolo [...]. Lebraismo si votò
sempre più allintrospezione [...] e lo studio del Talmud divenne quasi totalmente lunica
ricerca intellettuale [...]. Tuttavia, la Cabala tedesca non raggiunse mai la profondità
teoretica della propria controparte ispanica, né mai possedette pari influenza» 8. «Sicché
possiamo affermare che qualunque ebreo sia stato spinto dal proprio desiderio in tal
direzione possegga in sé, seppure in misura ristretta, una piccola porzione di magia.
Tuttavia, è generalmente convenuto che solo una minima parte della sapienza mistica è
stata oggetto di trascrizione; la gran parte di essa rimase proprietà privata e gelosamente
custodita» 9. Nel capitolo della stessa opera recante il titolo «Vietato e consentito»,
Trachtenberg scrive: «Nella Bibbia viene indistintamente pronunciata una condanna verso
la magia. Il Talmud [...] persegue nel suo intento tradizionale di classificazione e
chiarimento della legge ebraica, smembrando la definizione generalizzante di magia in
diverse sezioni». A seguito di unaccurata suddivisione in categorie del suddetto argomento
lautore giunge infine ad ammettere che il Talmud contiene tutte quelle pratiche denunciate
e bandite nella Bibbia. Trachtenberg conclude: «Da un punto puramente pratico, vennero
escluse tutte le forme di magia duso corrente presso gli ebrei» 10. La Universal Jewish
Encyclopedia cita Jewish Magic and Superstition di Trachtenberg come un testo di grande
autorevolezza rabbinica sulle tematiche in esso esposte.
Habdalah
Riferisce rabbi Trachtenberg: «Il sabato sera, durante la cerimonia della Habdalah, che
segna linizio della nuova settimana, una diversa libagione veniva offerta agli spiriti come
parte del rituale. Una piccola quantità di vino veniva versata sul suolo come propiziazione
per la settimana intera simboleggiando buona fortuna e benedizione» . Rabbi Trachtenberg
screma quindi il racconto dalla sua enfasi e procede attribuendogli valore religioso: «Moses
Mat scrisse nel XVI secolo che questa pratica aveva lo scopo di cedere la propria porzione
di vino a Korah, letteralmente le potenze malvagie. Pare che tale porzione fosse in realtà
una quantità alquanto ragguardevole. A tal proposito, ebbe ad esclamare un rabbino della
Slesia: Se possedessi la quantità di vino che durante la Habdalah viene versata al suolo,
ne avrei a sufficienza per dissetarmi unintera annata! Questa pratica del versare vino
laddove è stata pronunciata una benedizione è secondo taluni non unofferta fatta agli spiriti,
bensì un mezzo per liberarsene» 11. Poco prima, Trachnenberg illustra varie forme dofferta
di cibo a demoni come un tozzo di pane e un calice di vino «lasciati alluopo per la durata di
una notte», considerando tale pratica il «predisporre il desco per i demoni». Ciò continuava
ad esser praticato, talvolta ammettendo apertamente di avere come fine «lestensione della
pienezza della benedizione per lintera settimana». Durante il Seder pasquale, una coppa di
vino è appositamente mesciuta al profeta Elia, il quale, secondo una credenza comune,
visiterebbe in tale occasione le case di ogni ebreo e per il quale viene inoltre
appositamente lasciato aperto luscio domestico; almeno in questa occasione non si tratta
di una presenza malefica. Altra pratica affermatasi in seno alle comunità ebraiche tedesche
consiste nello spillare una goccia di vino allorquando, in occasione della ricorrenza
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precedentemente citata, si rievochino le dieci piaghe bibliche, allo scopo di esorcizzare una
possibile visita da parte di spiriti malefici a coloro che fra i celebranti abbiano potuto indurli
a ciò risvegliando la memoria di nefasti accadimenti. Scrisse di Israel Isserlein il suo
biografo: «Egli era aduso a spillare una goccia dacqua dal suo calice prima di berne, ciò
per osservanza di un costume universale ebraico risalente ai tempi della stesura del
Talmud. Il senso di tale pratica risiedeva nella convinzione che un demone potesse aver
contaminato il liquido; ovviamente, il rimuoverne una porzione non poteva aver lo scopo di
purificarlo. Il proposito era piuttosto di cessare lintento del demone di avvelenare il liquido
offrendogliene una libagione» 12.
Tashlik e Kapparah
Rabbi Trachtenberg descrive la potenza dei rituali ebraici della Kapparah. Nelle prime
edizioni della Shulchan Aruch, un codice ebraico comunemente riconosciuto e a cura di
Joseph Caro, il giudizio sullo Tashlik di «usanza frivola» venne rivisto «sotto linfluenza
dellautore polacco del XVI secolo Moses Isserles [...], giacché varie caratteristiche del rito
ne suggeriscono il carattere superstizioso nonché magico». Il Tashlik è lantica ma tuttora
comune pratica farisaica del gettare in un fiume o in un bacino acquoso dei tozzi di cibo
durante il Rosh Hashana, una sorta di richiamo che anche presso gli hassidici è utilizzato
allo scopo di placare i demoni. I ponti di Brooklyn e Manhattan di New York sono più volte
stati luoghi in cui questa pratica è stata messa in atto, come riportato nella Jewish
Encyclopedia del 1905, alla voce «Tashlik». Aggiunge Trachtenberg: «Il pollame è
strettamente associato agli spiriti nella tradizione ebraica (e non) costituendone lofferta
votiva per antonomasia [...]. Luomo e la donna sono rappresentati da un gallo e una gallina
in svariate forme di rituale magico. I cerchi descritti attorno alla testa degli esemplari e i
numeri tre e sette sono peculiarità di queste pratiche. Questa forma di rappresentanza tra
uomo e gallo viene effettuata tramite la recitazione di formule che possiedono tutti gli
aspetti salienti dellincantesimo. Nei testi più antichi dei rituali, la locuzione questa è la mia
espiazione mancava, poiché la sua successiva aggiunta aveva piuttosto la funzione di far
sì che le iniziali dei vocaboli ebraici contenuti nella formula componessero lacronimo
Hatash, ossia il nome dellangelo preposto a queste mansioni». Rabbi Trachtenberg
continua: «La credenza che gli spiriti si attrespolino sui tetti delle case è comune nel mondo
ebraico (il Talmud riferisce che si nascondano nelle grondaie) [...]. Alla luce di tutto questo
è difficile dubitare del significato delluso di gettare delle interiora danimale sui tetti, pratica
tuttora comune in molte comunità ebraiche. Questa è una delle più plateali pratiche
scaramantiche rimaste in uso, tantè che mentre se per altri casi lassociazione ad una
pratica del relativo significato si perde troppo nella notte dei tempi, in questa circostanza
lovvietà della correlazione tra pratica e credenza non lascia spazio a dubbi» 13.
«Affinemente a ciò, si menzioni lo Tashlik, osservato il primo giorno del Rosh Hashanah
[...]. Questa cerimonia non rappresenta che lultima versione di un complesso di pratiche
scaramantiche basate sulla credenza dellesistenza di spiriti nei bacini acquiferi [...].
Recentemente, questa ricorrenza è stata prorogata al primo giorno dellinizio dellAnno
Nuovo a causa del fatto che cadendo essa sullo Sabbath potesse costituire peccato il
consumare pane in quel lasso di tempo». Molte «esplicazioni» tradizionalmente usate dal
fariseismo a mò di «sepolcro imbiancato» per coprire il mero paganesimo sono di seguito
elencate dal Trachtenberg: «Talune spiegazioni sono in maniera troppo evidente una
copertura del reale proposito, ossia la pratica di offrire pane agli spiriti [...]. Questa tendenza
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ad abbandonare le proprie vesti al fiume nasce sotto linflusso cabalistico» 14. Lofferta
rituale di pane agli spiriti abbandonando questo alle acque dun fiume è inoltre chiaramente
rappresentata in unillustrazione contenuta nella Jewish Encyclopedia. Tutto il testo
talmudico dello Yadaym o lavaggio rituale delle mani si basa sulla credenza di spiriti che
dimorano nelle acque. Lo scopo dello scrittore talmudista in queste opere non era
assolutamente quello di cancellare laspetto animistico dalla vita dei farisei, cosa che questi
gli avrebbero implacabilmente rinfacciato.
Tra le schiere di demoni sui quali gli ebrei manifestano lintento dottenere il controllo per
poi liberarsene, nessuna figura detiene la preminenza di Lilith. Vi sono amuleti con lo
scopo specifico di tenerla sotto controllo, come si evince dalla Jewish Encyclopedia 15. Si
ritiene che Lilith nutra gelosia verso le madri assopite e i loro neonati. La sua principale
attività sarebbe il «covare demoni». Nella già menzionata pubblicazione del Trachtenberg,
lautore insiste nel riferire la favola talmudica secondo cui Adamo, quando era ancora
separato da Eva, avrebbe avuto delle relazioni con demonesse che gli avrebbero donato
una progenie demoniaca. Si dice che ciò sarebbe accaduto quando egli aveva 130 anni.
Trachtenberg scrive 16: «Come conseguenza delle leggendarie relazioni di Adamo con Lilit
(una dizione diversa) [...], la progenie che ne risultò fu frequentemente associata a demoni
che attanaglierebbero gli uomini assopiti causando a questi polluzioni notturne, spargendo
il seme di questa progenie ibrida [...]. Visto che le vittime predilette della demonessa
sarebbero le donne assopite, pare ovvio il ricorso ad un numero estensivo di contromisure
[...]. In questa interpretazione traspare la fusione tra la demonessa della notte e larchetipo
di entità posta a tutela della gravidanza, figura influenzata senza dubbio dal personaggio
mitico babilonese Lamassu, nonché le lamiæ e striga della tradizione greco-romana».
Il mimo
Una delle più caratteristiche nonché meno gradevoli tra le usanze talmudiche è il ricorso
alla gestualità per la cosiddetta «rappresentazione mimata». Rabbi Trachtenberg ne
discute nella sua già citata opera 17: «Si tratta di uno dei più diffusi espedienti anti-
demoniaci [...]. Si effettua serrando il pugno e inserendo il pollice tra le dita intermedie. Si
tratta di una forma simbolica piuttosto obsolescente [...]. La sua origine deriva da una
rappresentazione oscena dellatto sessuale. Menasseh ben Israel (1604-1657) si
espresse correttamente sia nellesplicare lintento di tale atto gestuale, che nellassociare
questo al suggerimento talmudico di inserire il proprio pollice destro nel pugno sinistro e
viceversa, per proteggersi dallocchio malevolo [...]. Quando un uomo serra il pollice nel
proprio pugno, simula una donna gravida, cosicché gli spiriti non possano nuocergli. Chi
avesse deciso di utilizzare tale contromisura veniva messo in guardia dal fatto che ciò, oltre
a neutralizzarne gli attacchi, infuriava letteralmente i demoni; pertanto, era del tutto
sconsigliabile che individui deboli, specialmente gli ammalati gravi, ricorressero a tale
pratica, onde evitare ritorsioni da parte di tali entità. Tra le varianti duso comune di tale
pratica ricordiamo: linserzione del mignolo destro nel pugno sinistro, accompagnata dalla
recitazione di una formula per propiziare un viaggio sicuro. Per la stessa finalità si ricorreva
alluso delle dita con allusioni al fallo, così comè risaputo che sollevare lindice e il pollice
ripetendo il nome Uriel sette volte permetterebbe di ipnotizzare una strega, o ancora che
un impulso malefico possa essere vanificato premendo coi pollici sul suolo e ripetendo Pipi
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nove volte e sputando» 18. Anche in questo caso, laccuratezza letteraria del Trachtenberg è
proverbiale.
Spiriti e cimiteri
«Ovviamente, gli spiriti, oltre che nuocere, possono anche aiutare gli uomini [...]. Un
visitatore dotato di spirito dosservazione che si rechi, ad esempio, alla tomba di Simon bar
Yohai a Meron, in Palestina, noterà una serie di appelli al santo per invocare il suo
benevolo aiuto 19 [...]. La pratica antica di visitare i cimiteri per richiedere i servigi apparenti
o discepoli scomparsi persistette nel tempo [...]. Oltre alle visite individuali, si accrebbe luso
presso le congregazioni di ritirarsi collettivamente nei cimiteri in diverse occasioni annuali,
come i sette digiuni della pioggia e per il Tisha BAb [...], nonché per il Giorno
dellEspiazione e per linizio dellAnno Nuovo, perché i morti implorino misericordia per
nostro conto» 20. «Lusanza di lavarsi le mani dopo un funerale è ampiamente diffusa [...].
Nonostante i tentativi di reperire unesegesi biblica a questa pratica [...], si giunse
unanimamente ad ammettere che il suo scopo era di esorcizzare gli spiriti impuri che
gremivano i partecipanti, gli spiriti che li seguivano nelle loro dimore» 21. Tuttora, si possono
notare gli ebrei che in luoghi come il Temple Sholom, sullelegante Lake Shore Drive di
Chicago, fanno sgocciolare dellacqua sulle proprie mani dopo un funerale. La Jewish
Encyclopedia (alla voce «cimitero») riferisce dellusanza di visitare i cimiteri per consultare
gli spiriti, citando il Talmud 22. In questo trattato, si legge che se una persona «trascorre
una notte in un cimitero, uno spirito impuro può giacere su di lui, allo scopo di consentirgli
di prevedere il futuro ed esporsi a pericoli» 23. Al di là di tutto, che i cimiteri siano infestati
da spiriti e demoni rimane una convinzione diffusa.
Negromanzia ebraica
Riferisce rabbi Trachtenberg: «Il futuro è un libro aperto per le schiere del regno del
sovrannaturale; persino i defunti, oltre che gli angeli e i demoni, possono origliare le
decisioni imminenti prese dalla corte altissima; essi fluttuano attraverso luniverso per udire
ciò che è stato decretato. Quindi, ne fanno il resoconto ai propri intimi sulla terra attraverso
sogni o apparizioni personali [...]. Tuttavia, normalmente, il mondo spirituale è geloso dei
proprî segreti e può essere indotto a rivelarli solo attraverso espedienti magici [...].
Invocazioni mistiche e riti occulti sono un efficace strumento del mago per assoggettare i
defunti alla propria volontà. Larte della negromanzia è una funzione specifica della magia»
24. E ancora: «La lingua ufficiale della corte celeste è lebraico [...]. Questo principio è stato
avanzato nel Talmud» 25. Nel capitolo «The War With the Spirits» («La guerra con gli
spiriti»), rabbi Trachtenberg afferma: «I metodi per tutelarsi dagli attacchi degli spiriti si
dividono in tre categorie generiche: 1) Scacciarli [...]. 2) Conquistarne le grazie per
mezzo di doni, corromperli e quindi acquisirne il favore; 3) Ingannarli camuffando o
travestendo le vittime da essi predesignate, oppure persuadendoli a credere che la realtà
riguardante le circostanze motivo delloffesa era diversa da quella da essi percepita.
Ognuno di questi metodi, singolarmente ma spesso anche in combinazione, erano
conosciuti e praticati dagli ebrei, tantè che questi trovarono espressione in passi di rituali
religiosi». Rabbi Trachtenberg cita la pratica di immergere un prepuzio appena reciso in un
bacile dacqua, con i partecipanti che immergono le dita nel liquido sanguinolento, nonché il
seppellire il circoncisore con i prepuzi che ha reciso durante la sua vita, come forme di un
rituale demoniaco. Il rabbino cita pure:
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- La sfortuna recata dai numeri, con eccezion fatta per alcune notti nelle quali è possibile
allontanare il maleficio di tali cifre bevendo quattro calici di vino;
Lo Shulchan Aruch
Mai curarsi della corretta dizione di un termine talmudico. Tanto per infondere un senso
frustrante di confusione, non appena si è identificata una dizione, se ne trova unaltra. Il
titolo di questo paragrafo è la dizione suggerita dalla Jewish Encyclopedia, nonostante il
nome del libro sia Schulchan Aruch . Questultimo, riferisce la Universal Jewish
Encyclopedia, è la «fonte di primaria autorità dellebraismo. Esso è un compendio delle
pratiche religiose ebraiche». Il Kitzur,o compendio condensato di questa opera, è in vendita
nelle librerie ebraiche 28. Esso fu redatto da Joseph Caro. Egli morì a Safed, in Palestina, il
santuario della magia ebraica. Caro era uno di quegli esuli di Spagna, allontanati da questa
nel 1492 in virtù della reazione al fiorire nel territorio nazionale dell«era doro» dei
talmudisti. A causa delle accuse di negligenza rivolte a Caro nei confronti delle usanze
degli ebrei orientali o askenaziti, stanziati tra Polonia, Russia e Germania, in favore delle
usanze ebraico-spagnole o sefardite, Moses Isserless integrò in tal senso il testo. Venne
pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1565 e divenne «pressoché canonico». La
lUniversal Jewish Encyclopedia recrimina, tuttavia, che sin dal 1700, a causa
dellesposizione di August Eisenmenger (1830-1907), lo Shulchan Aruch indusse gli
antisemiti ad accusare gli ebrei di essere «ostili allumanità». Il Kitzur, o edizione abbreviata
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dello Shulchan Aruch, costituì un infuso delle leggi talmudiche o Mishnaim, una sorta di
vademecum degli espedienti più vari, come il tipo di scarpa da calzare ogni mattina per
tenere lontani i demoni, ecc..., la spiegazione agli ebrei moderni del tanto amato oggetto di
studio talmudico: lintimità. Afferma rabbi Trachtenberg : «Ai tempi della stesura del Talmud
era comune far risuonare delle noci in un contenitore per scacciare e spaventare i demoni
che frequentano i luoghi privati». Egli cita anche altri strumenti. Le sezioni VXXII-CXXV
offrono indicazioni su quelle frivole osservanze quali levitare di fare il bagno o il non
piantare i chiodi durante il digiuno del Tammuz: «Alla sera tutti si radunano nella sinagoga
levandosi gli stivali [...]. Tutti devono sedersi a terra; giusto qualche flebile luce viene
accesa solo perché sia sufficiente a questi per recitare i lamenti e i lamenti speciali. Lamenti
e lamenti speciali sono entrambi recitati con tono sommesso e intonazione congrua» 29.
«Nello shabbat dei nove giorni di Ab, è usanza chiamare al Maftir il rabbino che sappia
eseguire il lamento» 30. Il pretesto per tenere questa tipica usanza pagana babilonese è il
dovere di piangere per la perdita del Tempio di Gerusalemme. Vi sono poi tre osceni e
assurdi capitoli riguardanti il comportamento da tenere in luoghi intimi e privati; gli
escrementi e le secrezioni; i lavaggi delle mani contro i demoni e tutte quelle pratiche che
vennero duramente deplorate da Cristo. Soltanto le pagine dellopera riguardanti lo sabbath
sarebbero sufficienti a tappezzare un macigno. Tipici esempi di questi precetti: «Una
persona non deve lavare le proprie mani sul suolo [...] perché uno spirito malefico aleggia
su tale acqua» 31. La mano destra e quindi la sinistra devono essere immerse nellacqua
prima del pasto: «Ed egli non deve asciugarle nei proprî indumenti poiché ciò reca danno
alla memoria» 32. «La saggezza dei savi» rammenta oggi: «Quando un uomo è assopito, la
sua anima abbandona il corpo, e uno spirito impuro scende su di lui. Quando questi si leva
dal sonno, lo spirito malefico abbandona tutto il suo corpo, ad eccezione delle dita. Da
questo punto lo spirito non si allontanerà finché egli non vi avrà fatto sgocciolare dellacqua
per tre volte alternativamente. Non è permesso camminare per più di quattro cubiti prima di
essersi lavati le mani» 33. Un cubito corrisponde circa a 45 cm. Attenti quindi ai vostri passi!
Questo cosiddetto «lavaggio di mani» non ha a che fare con ligiene, bensì con lo sloggiare
quei demoni che il pio e ortodosso ebreo invocherà appena un po più tardi.
Omicidio rituale
Nel corso dei secoli, a partire dallepoca dello storico fariseo Giuseppe Flavio (37-100
d.C.), ossia dal I secolo, gli ebrei sono stati ripetutamente accusati di praticare l«omicidio
rituale» nel corso di pratiche di magia nera, imputazione da sempre e con veemenza
negata. Queste negazioni sono comprensibili se si considera quanto odiose queste
pratiche possano essere. Riferisce la Jewish Encyclopedia del 1905: «Si può asserire in
maniera categorica che non esistono rituali ebraici che prescrivano luso di un qualsiasi
essere umano [...]. Se ce ne fossero stati, ne risulterebbe menzione nella colossale
letteratura halakhica». Ovviamente, tale asserzione ha natura elusiva, poiché nessuno ha
mai accusato lebraismo di compendiare pratiche cruente e demoniache nelle pagine
dellHalachah (o letteratura «legale»). La demonologia appartiene alla «Cabala pratica», la
letteratura «teurgica» sullo studio dei miracoli, manoscritti che sono trascritti e ricopiati da
donatore a fiduciario, solo occasionalmente e parzialmente contenuti in testi sullocculto.
Tra le righe di questa letteratura scorre sangue, sangue e ancora sangue. Una delle tante
accuse di omicidio rituale ebbe luogo in Russia nel 1912, quando Menahem Mendel Beilis
(1874-1934) fu accusato di questo crimine, perpetrato pare in seno a pratiche di magia
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nera. LAmerican Jewish Committee («Comitato Ebraico Americano») riuscì con successo a
sensibilizzare i giornalisti sul propugnare la propria posizione: «Questa nazione (gli Stati
Uniti) ritiene laccusa di carattere puramente infamante». I ministri cristiani dAmerica
vennero persuasi a spedire lettere di protesta in Russia. Questi «paladini della cristianità»
aborrivano «la convinzione della fondatezza di questa atroce accusa» 34. La Jewish
Encyclopedia del 1905 nega artificiosamente la «sanguinosa accusa», ma asserisce:
«Dellallarmante numero di processi su presunti rituali si è venuti a conoscenza solo dei più
eclatanti e di valore più simbolico». Centoventidue di questi sarebbero stati insabbiati. Tra
questi, trentanove costituiscono un unico blocco collocabile in Russia, e solo nel XIX
secolo. Altri ebbero luogo in Romania, Prussia, Boemia, Germania, Inghilterra, Francia e
ancora Russia. Possibile che un numero così pingue di processi abbia avuto luogo in così
tanti luoghi e per un lasso temporale talmente lungo solamente sulla base di un mero
pregiudizio? Una lettura della voce «Superstizione» della Universal Jewish Encyclopedia
offrirà uno scorcio sulle pratiche occulte che tuttora permangono nel giudaismo, pratiche
folli come «il mimare», la Kapparah e altre affini. Rabbi Joshua Trachtenberg è citato come
unautorità, così come il suo Jewish Magic and Superstition. In tale opera egli cerca di
smontare le accuse di omicidio rituale nei secoli, con particolare riferimento al «costante
ricorso al sacrificio rituale di bambini e allimportanza del sangue umano nei rituali di
stregoneria esercitato nei processi [...] come elemento distintivo della visione popolare sulla
funzione dei rituali di stregoneria dalla campagna accusatoria portata avanti dalla Chiesa»
35. È particolarmente degna di nota il fatto che queste pratiche continuino ad essere attuali.
Il professor Dekker era al contempo nel movimento comunista e in uno di questi circoli
occulti, assieme al capo del Partito Comunista statunitense Earl Browder (1891-1973), con
il compito specifico di «influenzare gli individui». La pubblicazione Ritual Magic 36 è un buon
complemento al Jewish Magic and Superstition di Trachtenberg ed è un libro integrato da
documentazioni contenenti molti scritti concernenti pratiche cruente. Il suo autore è la
professoressa Elizabeth M. Butler (1885-1959), della Cambridge University. La vasta
esperienza di studio, nonché la documentazione su questo soggetto sono presentati in uno
stile sobrio, benché non privo di momenti in cui la consapevolezza della natura pericolosa
e viziosa di queste «arti» occulte, supportata da esimi riferimenti filologici, non può non
suscitare ansia nel lettore accorto. Si fà quindi riferimento alla linea che lega questa magia
demoniaca ad unepoca passata: «Il mondo delle iscrizioni accadico-caldeo-babilonese, i
papiri ellenico-egizi, animato dalla convinzione che gli déi possano supportare, se
propriamente invocati, il mago durante pratiche in cui questi interagisca con i demoni; fin
dagli albori della loro esistenza, veniva percepito come il pericolo che queste arti finissero
in mano a praticanti di magia nera, benché la loro fama restasse in altri ambiti non solo
rispettabile, ma elevata a eccelsa e sacra. Il cristianesimo rappresentò la svolta,
anatemizzando la magia».
Assassinio infantile
Nessuno dotato di un briciolo di decenza nella sua comune accezione potrebbe provare
qualcosa di diverso dalla più profonda condanna verso lassassinare bambini nel corso di
orge cruente e oscene. Tuttavia, il Talmud ammette ciò, anche oggi: il trattato Sanhedrin, il
supremo «raccoglitore» della legge criminologica ebraica, giustifica tale atto come donare il
«seme di un individuo a Moloch». Le condanne bibliche di «abomini» come il culto di Baal
e di Moloch, rimangono lettera morta per il disinteressato lettore moderno, solitamente
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ignorante a riguardo della demonologia, della sfrenata truculenta e lussuriosa perversione
del paganesimo, né tali tematiche vengono affrontate dagli scrittori moderni in ambito
biblico. Profondamente ferrato nella conoscenza della Bibbia e della storia antica era lo
storico francese Gustave Flaubert (1821-1880), che descrisse i sacrifici infantili offerti a
Baal e a Moloch a Cartagine, fondata dai fenici. La città fenicia di Tiro, centro commerciale
del mondo antico, era rinomata per i suoi riti colmi di ricorsi al lesbismo, alla sodomia,
nonché al rogo di bambini. La sua distruzione totale e permanente, predetta da Ezechiele
(cap. 11 e 27) si realizzò fino in fondo dopo la tratta di trentamila dei suoi più eminenti
cittadini in schiavitù, nonché la costruzione di una strada lastricata con i frammenti delle
mura e delle torri abbattute da Nabuccodonosor (605-562 a.C.). Flaubert descrisse il
terrore dei cartaginesi: «Essi non avevano effettuato lofferta annuale della Fenicia al
Melkarth di Tiro [...]. Gli dèi erano indignati con la repubblica ed erano senza dubbio sul
punto di perseguire la propria vendetta [...]. Tutto era debole al se paragonato a Moloch il
Distruttore [...]. Non vi era un tormento sufficientemente grande per questa divinità, dal
momento che egli era soddisfatto da quelli la cui descrizione risultava la più orribile [...]. Egli
doveva essere totalmente soddisfatto; era credenza che unimmolazione per mezzo del
fuoco avrebbe purificato Cartagine. La particolare ferocia di quelle genti le rendeva
predisposte verso tali pratiche. Gli antichi si radunarono [...] e quando il gran sacerdote di
Moloch domandò ad essi il consenso di offrire i proprî figli [...] tutti abbassarono
mestamente il capo in segno di approvazione [...]. Tale decreto si diffuse pressoché
immediatamente in tutta Cartagine, e i lamenti risuonarono. I pianti delle donne poterono
essere uditi ovunque, così come quelli dei mariti che le consolavano o si rivolgevano di
rimando con rimostranze ancora maggiori [...]. Quindi [...] i sacerdoti di Moloch diedero
inizio al proprio compito. Uomini vestiti di nero si presentarono alle case [...]. I servi di
Moloch dovettero quindi prelevare i bambini dalle famiglie. Altri stupidamente li
consegnarono di persona. Essi vennero condotti al tempio di Tanith, dove le sacerdotesse
dovevano offrire loro conforto e intrattenimento fino al solenne giorno [...]. Parte del muro
del tempio venne abbattuto in modo che il braciere del dio potesse essere svuotato senza
che le ceneri sullaltare venissero toccate. Quindi, non appena il Sole fece la sua comparsa,
le sacerdotesse si accalcarono nella piazza di Khamon. Il dio mosse allindietro poggiato su
cilindri; le sue spalle stridevano contro le mura e non appena esso fu visibile i cartaginesi
presero il volo, poiché Baal poteva essere guardato solo durante lesercizio della sua ira.
Un profumo di spezie invase le strade. Tutti i templi vennero aperti simultaneamente, e da
essi si riversarono tabernacoli montati su carri, grandi piume sventolarono ai loro angoli e
raggi luminosi si rifransero sulle superfici doro e dargento dei pinnacoli affusolati, che
terminavano in sfere di cristallo, argento, oro e rame. Questi erano i simboli dei Canaatish
Balim, emanazioni del supremo Baal. Nei padiglioni di Melkarth, che erano di fine porpora,
veniva custodita una fiaccola a petrolio; su Khamon, che era color giacinto, venne innalzato
un fallo davorio (il simbolo procreativo maschile che contraddistingueva i luoghi di culto e
che fu bandito dalla Bibbia) circondato da un cerchio di gemme; dalle cupole di Eschmoun,
che erano blu come letere, un pitone dormiente formava un cerchio con la sua coda [...].
Quindi giunsero tutte le statue delle divinità inferiori: Baal Samin, dio dello spazio celeste,
Baal Peor [...]; Baal Zehoub [...]; lIrabel di Libia, lAdrammelech di Caldea, il Kijun dei siriani;
Decreto, strisciante sulle sue pinne, il cadavere di Tammuz (il dio del sesso, al quale il
calendario delle sinagoghe talmudiche riserva tuttora un digiuno; N.d.A.) che vennero
trascinati in mezzo al catafalco [...] onde simboleggiare la sottomissione dei sovrani del
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firmamento al Sole ( lattuale religione talmudica omaggia il Sole periodicamente; N.d.A.)
[...]. Stelle di metalli di diverso colore erano issate in cima a lunghi pali branditi dagli astanti;
tutti presenziavano, dallo oscuro Nebo, il genio di Mercurio, allo sfuggente Rahab, che
corrisponde alla costellazione del Coccodrillo. Gli Abbadir, pietre cadute dalla Luna (i giorni
della Luna, propriamente rimodernati, sono ancora celebrati con cadenza mensile nelle
sinagoghe con riti superstiziosi; N.d.A.) che venivano intrecciate in trame dargento; piccole
offerte di cibo recanti la forma femminile erano portati dai sacerdoti di Cerere; gli altri
sacerdoti recavano i loro feticci e amuleti». Gli idolatri ebrei dei tempi di Geremia usarono
queste stesse «forme di cibo» di carattere sessuale, tantè che egli compianse gli usi pagani
di quel popolo i cui «figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne
impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo» (Ger 7, 18) Ma quando
essi dovettero fuggire in Egitto e Gerusalemme fu rasa al suolo per i loro abomini, come
daltronde era stato predetto, e Geremia recriminò ad essi lo stesso culto della dea del
sesso, essi gli replicarono che avrebbero fatto ciò che li appagava; poiché ebbero ricchezza
finché mantennero tali usi mentre disgrazie incombettero allorquando vi rinunciarono: «Ma
da quando abbiamo cessato di bruciare incenso alla Regina del cielo e di offrirle libagioni,
abbiamo sofferto carestia di tutto e siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame. E le
donne aggiunsero: Quando noi donne bruciamo incenso alla Regina del cielo e le offriamo
libagioni, forse che senza il consenso dei nostri mariti prepariamo per lei focacce con la sua
immagine e le offriamo libagioni»? (Ger 44, 18-19). Così interrogato rispose allora Geremia
che esse si trovavano in quella tragica condizione proprio in ragione di tali abomini.
Riguardo agli amuleti a cui si riferisce Flaubert, essi furono in uso fino ai giorni nostri dai
pagani talmudisti che «si proclamano giudei» (Ap 2, 9). Ma proseguiamo con la descrizione
di Flaubert del sacrificio a Moloch: «La statua-braciere continuava ad avanzare verso la
piazza di Khamon. I ricchi, recanti scettri con sfere di smeraldi [...], gli antichi con diademi
sulle loro teste [...], eminenze della finanza, governatori di province, marinai e numerose
schiere degli addetti ai funerali, tutti con le insegne delle loro maestranze o gli strumenti per
le loro adunate, si facevano strada [...]. Infine, Baal giunse esattamente al centro della
piazza. I suoi sommi sacerdoti predisposero delle transenne per tener lontana la
moltitudine [...]. Vennero tracciati segni per delimitare la posizione dei vari ordini
sacerdotali, nella loro policroma varietà di tratti distintivi, i negromanti interamente ricoperti
di tatuaggi, i piangenti con le loro vesti pezzate [...], gli Yidonim, che si mettono losso dun
defunto in bocca per prevedere il futuro. I sacerdoti di Cerere [...] cantavano una tesmoforia
nel dialetto megariano 37. Di tanto in tanto giungevano file di uomini, completamente nudi,
che con le braccia allungate allo spasmo si tenevano lun laltro per le spalle[...],
procedevano con versi gutturali e cavernosi; i loro occhi [...] brillavano nella polvere mentre
facevano oscillare i proprî corpi simultaneamente, con la medesima escursione, come
fossero mossi da un unico movimento. Erano preda di una frenesia tale che per ristabilire
lordine le sacerdotesse li colpirono con scudisciate costringendoli a sdraiarsi
completamente bocconi al suolo, con le facce premute al selciato». Fece quindi la sua
comparsa un sacerdote del culto di Tanith, seppur non di buon grado, poiché la suddetta
celebrazione era in onore del dio maschile del sesso, Moloch. Egli, «schahabarim [...],
dovendo alla dea la sua mutilazione [...], non poteva prender parte al culto di Baal» 38.
Mosè era a conoscenza di questi riti pagani e li denunciò nei seguenti termini: «Non entrerà
nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato» (Dt 23, 2).
Flaubert continua: «Lentamente la gente affluiva verso lo sbocco dei passaggi; essi
scaraventavano nelle fiamme perle, vasi doro, coppe, torce e tutte le proprie ricchezze; le
offerte divenivano sempre più numerose e splendide. Infine, un uomo barcollante, una
figura pallida e tremante di terrore, spinse avanti un bambino; quindi, una piccola sagoma
scura fu vista tra le mani del colosso, per poi sprofondare nellantro oscuro. I sacerdoti si
inchinarono allestremità del piedistallo e una nuovo inno risuonò [...]. I bambini salivano
lentamente, mentre il fumo scompariva in vortici ascensionali. Nessuno di essi si mosse;
avevano caviglie e polsi legati e drappi neri a renderli irriconoscibili e per impedire al
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contempo di vedere [...]. Le braccia del braciere lavorarono più in fretta, senza sosta. Ogni
volta che un bimbo era posto su di esse, i sacerdoti di Moloch levavano le braccia verso il
pargolo tacciandolo dei crimini commessi dal popolo, recitando:
LaCroix su Moloch
Riguardo questi stessi rituali, Paul LaCroix (1806-1884) afferma: «Moloch era
rappresentato sotto forma dun uomo con la testa di vitello [...] eretto su di unimmensa
fornace, la quale veniva accesa per consumare simultaneamente i sette tipi di offerta.
Durante questo olocausto, i sacerdoti di Moloch mantenevano in esecuzione unorribile
musica eseguita da sistri e tamburi con lo scopo di confondere le grida delle vittime. Quindi
aveva luogo quellinfamia maledetta dal Dio dIsraele: i devoti di Moloch si abbandonavano a
13/31
pratiche degne della terra di Onan (masturbazione) agitandosi verso la statua
incandescente che appariva rossa attraverso il fumo; si profondevano quindi in lamenti
frenetici mentre, secondo lespressione biblica, donavano il proprio seme a Moloch» 43.
- Causandone il rogo.
Ma si noti l«esplicazione» della Mishna talmudica che asserisce: «Colui che dona il proprio
seme a Moloch non incorre in alcuna punizione, a meno che non lo consegni a Moloch (1) e
ne causi il passare per il fuoco (2). Se questo è stato consegnato a Moloch senza che ne
venisse causato il passaggio per il fuoco o viceversa ( causandone il passaggio per il fuoco
senza donarlo a Moloch; N.d.A.) egli non incorre in alcuna punizione, a meno che non
faccia entrambe le cose». A questo punto, importa realmente stabilire nel caso di un
bambino bruciato al rogo se questi «è stato donato a Moloch» quando il suo omicidio per
mezzo del fuoco è condonato se lultima postilla non è soddisfatta? In una nota a margine
della Mishna dello stesso Talmud, viene «spiegato»: «(5) Come due distinte offese, a
riprova del fatto che donare il proprio seme a Moloch non costituisce idolatria». Che folle
idolatria! La stessa sezione del Talmud capovolge lasserzione della Mishna «a meno che
non lo consegni a Moloch», rendendola «non incorre in punizioni a meno che non consegni
il suo seme agli accoliti di Moloch». Così, se uno consegna i proprî figli a Moloch per
sacrificarli passandoli per il fuoco, non incorre in punizioni. Unulteriore nota «esplicativa»
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aggiunge: «Egli espleta il senso della Mishna a meno che li conceda a Moloch (5). Questo
prova che loffesa consta di due parti: (1) formale consegna ai sacerdoti, e (2) causare al
seme il passare per il fuoco». La stessa sezione del Talmud contiene la ripetitiva
precisazione: «Il servizio a Moloch [...] non è contemplato nellidolatria generale»
(rovesciando la condanna biblica della pratica di idolatria!). Nel Libro del Levitico si
afferma: «Il Signore disse ancora a Mosè: Dirai agli israeliti: Chiunque tra gli israeliti o tra i
forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere
messo a morte» (Lv 20, 2).
PARTE SECONDA
Per una moltitudine di cristiani, lebraismo è una religione monoteistica, basata sulla fede in
un Essere Supremo, in aderenza allAntico Testamento, in attesa della venuta del Messia.
In realtà non è così. Lesprimersi con un perenne celato doppio significato è prerogativa
dellebraismo talmudico, chiamato da Cristo «sinagoga di Satana» (Ap 2, 9; 3, 9). I
talmudisti dichiarano piamente la loro devozione al «puro monoteismo», all«unità di Dio»,
rinnegando altresì la fede nella Sua Incarnazione in Gesù Cristo, Suo Figlio, col tacito
consenso dei cristiani.
Lunità di Dio alla quale essi alludono è quella del concetto panteistico «En Sof», una
massa acefala, priva di un «artefice principale». Questa è «lunità della natura» nella quale i
pagani credettero. In ogni forma di evocazione spiritica e di autodeificazione delluomo,
è riposto il credo talmudico, una religione nondimeno politeistica. Pur subdolamente, i
politeisti ebrei manifestano il proprio credo. Noi tuttavia non li capiamo.
La blasfemia legittimata
Non paghi del continuo smascherare atti di presunta blasfemia nei confronti di Dio, i
talmudisti prontamente escogitano lespediente per legittimare lo stesso atto: «La
bestemmia è unoffesa indicibile solo se è mentalmente rivolta a Dio. Se, tuttavia, si
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pronuncia il nome di Dio associandolo mentalmente ad un altro soggetto, non si incorre in
punizioni» 53.
Il gentile sprovveduto è portato a credere che gli adepti dellebraismo siano semplicemente
fedeli dellAntico Testamento, ancora in attesa del Messia promesso. Tuttavia, nel
giudaismo talmudico il Messia sarebbe già qui, trattandosi dello stesso popolo ebraico. Ad
esempio, nel Talmud si legge: «Il Messia è, senza metafore, il popolo ebraico»54.
Hassidismo cabalistico
Il ramo hassidico dellebraismo è specializzato nella Cabala. Ci viene riferito che, nella
seconda metà del XIX secolo, circa metà di tutti gli ebrei erano cabalisti. Il termine
«hasidismo», così come tanti altri termini talmudici, possiede diverse dizioni:
«chassidismo», con la «c» e la doppia «s», e «hassidismo», con la «h» e la doppia «s».
Entrambe le edizioni della Jewish Encyclopedia (del 1905 e 1943) usano tuttavia la prima
delle due dizioni. Hassidismo è la denominazione di un movimento religioso afferente al
talmudismo «che si affermò su quasi metà delle masse di ebrei». Il suo principale
promotore fu Israel Baal Shem Tob (abbreviato in Besht). Nacquero dinastie a titolo
ereditario di capi hassidici, taumaturghi, veggenti, medium e guaritori che impiegarono
lebbrezza etilica, il canto e la danza per creare stati di «estasi». Il male veniva giustificato
se impiegato come catarsi. Gershom Scholem (1897-1982), capo del Dipartimento di
57 17/31
Misticismo Ebraico della Hebrew University della Palestina, nel suo libro di conferenze 57
tenute nel Jewish Institute of Religion di New York, del comunisteggiante rabbi Stephen
Wise (1862-1949), elogia Baal Shem Tob, l«evangelizzatore» dellhassidismo del XVIII
secolo; così fece pure rabbi Louis Finkelstein, direttore del Jewish Theological Seminary of
America, nella summenzionata opera The Pharisee. Scholem definisce Baal Shem Tob «un
vero Baal Shem, meritatamente [...] un maestro del cabalismo pratico e un mago» 58. Egli
conclude il libro affermando che il misticismo ebraico deve ancora giocare il suo ruolo più
importante. Questo passo coincide sicuramente con i riferimenti biblici ai prodigi operati
dallAnticristo su ordine di Satana 59. La Universal Jewish Encyclopedia, alla voce
«Hassidismo», afferma che esso «non ha portato nessun rinnovamento nella religione
ebraica» 60. Ecco unaltra citazione dalla Jewish Encyclopedia del 1905: «Gli insegnamenti
dellhassidismo [...] si fondano su due concezioni teoretiche: 1. Il panteismo religioso [...]; 2.
Lidea di una comunione fra Dio e luomo [...] che fu estrapolata dalla Cabala [...], secondo
la quale non solo la Divinità esercita uninfluenza sugli atti umani, ma che anche luomo
esercita uninfluenza sulla volontà e i sentimenti della Divinità. Ciascun atto o parola
delluomo producono una relativa vibrazione delle sfere celesti. Da questa concezione
deriva il fondamentale principio pratico dellhassidismo, la comunione con Dio col proposito
di unificarsi con la fonte della vita onde influenzarla». Il panteismo è il più antico tra i
concetti pagani che designa Dio come il compendio della natura. La summa della totalità
della natura in «dio» conferirebbe alluomo conoscitore di taluni segreti di governare il tutto.
Nellhassidismo ebraico, «Baal Shem», o «Maestro del Nome», viene chiamato il santo o
Zaddik che, secondo la Universal Jewish Encyclopedia, «impera tramite il possesso del più
vasto numero possibile di [...] scintille di emanazione divina [...]. Egli siede allo stesso
livello di Mosè e dei Profeti, e parla non solo con lautorità della Toràh, ma possiede anche
la possibilità di modificarla o di abrogarla. Gli hassidici devono vivere sottomessi allo
Zaddik, arrenderglisi con amore e fiducia, recargli doni, esaudire qualsiasi suo desiderio e
non interrogarsi sulla sua condotta anche quando questa paia discostarsi dalla norma
comune».
La Cabala e Dio
Cabala teoretica
Cabala pratica
Qualsiasi espediente per detronizzare Dio ed insediare al suo posto lanima dellindividuo
è utilizzato dai cabalisti ebrei. «Dissociazione, negromanzia, esorcismo [...], bibliomanzia e
misticismo dei numeri e delle lettere furono organizzati in sistemi completi. Da qui deriva la
dottrina cabalistica dellalfabeto celeste, i cui caratteri sono le costellazioni e le stelle.
Perciò, lAstrologia fu legittimata, la bibliomanzia trovò la sua giustificazione nel postulato
che le sacre lettere ebraiche non sono una semplice rappresentazione delle cose, bensì
catalizzatori di poteri divini per mezzo dei quali la natura può essere sottomessa
(dalluomo)» 76. Ma la pratica cruenta del tracciare cerchi per circoscrivere lo spazio agli
spiriti, di cavare gli occhi ai galli, di scuoiare gli agnelli gettandone il sangue tuttintorno al
fine di eseguire strani incantesimi atti a richiamare gli spettri dei defunti, come vietato dalle
Sacre Scritture, vengono celati come parte di una tradizione «esoterica» e segreta, affidata
alla custodia dei cosiddetti Baal Shem ebraici.
La reincarnazione o trasmigrazione delle anime è una dottrina comune nella Cabala. Alla
voce «Trasmigrazione delle anime», la Jewish Encyclopedia dichiara che se fallisce
nellintento di «lavare» un demone dalle mani, luomo può trasformarsi in un fiume. Tale
teoria è causa di grande degrado nellinduismo. Nella Cabala, ogni anima corrisponde ad un
dato particolare anatomico dellUniverso dell Adam Kadmon, alcuni dei quali sarebbero
organi «inferiori», e altri organi «superiori». Il dibbuk, o spirito da cui si è posseduti, può
essere espulso unicamente da un taumaturgo Baal Shem, come è stato menzionato di
recente (1955) dalla letteratura ebraica quando uno di essi fu presumibilmente visto
durante labbandono del corpo che, sotto coercizione, lo ospitava. Tutta la stampa ebraica
riportò levento. Un documentario recente ha illustrato un rituale induista nel quale - vista
orribile - una capra veniva dissanguata tramite una pugnalata. Il rituale era collegato a Kali,
«la dea indù. Essa era presentata come una donna di colore con quattro braccia, una
collana di teschi al collo e mani di giganti massacrati come perizoma. Le sue palpebre e i
suoi seni appaiono grondanti il sangue dei mostri che essa ha ucciso e divorato. Una delle
mani regge una spada, unaltra una testa umana mozzata. Essa è la dea della morte e della
distruzione; capre e altri animali le sono sacrificati sugli altari ad essa dedicati. Negli antichi
testi indù venivano esaltati i sacrifici umani a questa dea sanguinaria. La sua adorazione è
presumibilmente caratterizzata da rivoltanti rituali segreti» 77. Per quanto concerne il sesso,
lo squallore, il maltrattamento degradante delle ragazzine e delle donne di basso rango
20/31
sociale, e ovviamente la suddivisione in caste, lebraismo e linduismo sono strettamente
assimilabili. Se lappagamento sacrificale degli spiriti è tenuto segreto nel giudaismo e
manifesto nellinduismo, il sistema delle caste, che nellinduismo raggiungono con le
sottocaste le duemila unità, è molto più semplificato nel giudaismo, nel quale ne compaiono
solo due: gli umani e gli animali, ossia gli «ebrei» e i «non ebrei», i «brahamini» o semidivini
ebrei, e gli «intoccabili» (perché impuri) non ebrei.
Lo Zohar («Libro dello Splendore») è stato tradotto in diversi e consistenti tomi. Esso è
molto più pornografico nellaccezione più degenerata, se possibile, del Talmud stesso. Lo
Zohar è un testo attendibile. Come il Talmud, esso persegue lannullamento di tutti i
significati letterali della Bibbia. Ciò si realizza in esso per mezzo dellallegoria. Se i «savi»
del Talmud forniscono sempre lo schermo di valore «sublime» al proprio rovesciamento del
codice morale biblico, lo Zohar è più subdolamente fuorviante, riducendo lesistenza a puro
naturalismo tramite la propria trasposizione in linguaggio sessuale al fine di deificare
luomo. Basata su metodi cabalistici, la principale dottrina dello gnosticismo era
«larmonizzazione» degli opposti detta «sincretismo». Per mezzo di essa, il nero può
essere benissimo rappresentato come bianco. Che Lucifero si manifesti sempre come un
angelo di luce è realtà biblica: «Ciò non fà meraviglia, perché anche Satana si maschera
da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da
ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere» (2 Cor 11, 14-15). La
Cabala ha gettato le basi dello gnosticismo che ritrova oggi espressione in organizzazioni
come la National Conference of Christians and Jews («Conferenza Nazionale degli Ebrei e
dei Cristiani»), che inganna lignaro pubblico circa la possibilità di una «fratellanza tra Cristo
e lAnticristo». «Lo Zohar, testo di prominenza nella Cabala», compare al principio della
relativa sezione della Universal Jewish Encyclopedia che asserisce: «Le comunità
cabalistiche innalzarono lo Zohar allo stesso rango [...] sul quale veniva posto [...] il Talmud
[...]. La lettura di tale testo veniva considerato un dovere spirituale dagli hassidici e dagli
ebrei orientali, e alcune sue parti avevano applicazione nella liturgia [...]. Gli insegnamenti
dello Zohar costituiscono praticamente una combinazione di tutti gli elementi dellantica
Cabala: le dottrine dellUomo Primordiale (Adam Kadmon), dei Sefirot, della Creazione e
della Mercabah [...], il misticismo delle lettere e dei numeri con particolare riferimento ai
nomi di Dio». La Jewish Encyclopedia del 1905 afferma riguardo dello Zohar: «Esso
contiene una completa teosofia cabalistica», definendolo «non opera di un singolo autore»,
nel sottotitolo del quale è menzionata la stretta connessione con linduismo: «è necessario
accertare dove e quando gli ebrei familiarizzarono intimamente con la filosofia induista, la
quale più di ogni altra corrente esercitò uninfluenza sullo Zohar», ponendo nelle successive
pagine ulteriore enfasi a tale similarità. Il sufismo musulmano formulò anchesso simili
dottrine: «Tutte queste sètte possedevano degli scritti sacri che mantenevano nel segreto,
e tali scritti costituirono probabilmente il nucleo dello Zohar». Una sezione del libro è
descritta come «linterpretazione mistica delle Scritture per mezzo della [...] Gematria [...], la
dottrina della metempsicosi [...], e limportanza del lavaggio delle mani [...]. Lo Zohar si
profonde in ripetuti sforzi nellimprimere nella mente del lettore il concetto che la narrazione
e i precetti della Bibbia contengono verità più elevate del proprio significato letterale».
Secondo la Jewish Encyclopedia, lo Zohar nella sua stesura più recente (posteriore al XIII
21/31
secolo) «si diffuse tra gli ebrei con grande velocità [...] e numerosi rappresentanti
dellebraismo talmudico iniziarono a considerarlo un testo sacro invocandone lautorità in
decisioni concernenti alcune questioni rituali».
«Glorificazione dellUomo»
La stessa Jewish Encyclopedia riporta che gli ebrei «erano attratti dalla glorificazione
delluomo e dalla dottrina della sua immortalità [...] presenti nello Zohar, che esso dichiarò
signore del creato. Difatti, secondo lo Zohar [...], luomo influenza il mondo ideale dei Sefirot
[...], e nonostante i Sefirot attingano unicamente allEn Sof, questultimo è dipendente
dalluomo». Come precedentemente precisato, lEn Sof è la massa chiamata «Dio»,
unessenza autoinfusa priva di intelligenza, sconosciuta e imperscrutabile. La teoria
darwinista dellevoluzione, così come la teoria dellimmanenza di Spinoza, entrambe
riconducibili al panteismo, sono simili trasposizioni in chiave moderna delle idee
cabalistiche. La Universal Jewish Encyclopedia chiarisce inoltre che quando numerosi
teologi e filosofi presero a chiamare le teorie dello Spinoza con il loro nome legittimo -
ateismo - i suoi stessi insegnanti di Cabala, che erano anche membri del Beth Din (il
tribunale della legge talmudica) si affrettarono a scomunicarlo per evitare lulteriore
insorgere di ostilità alla già impopolare comunità ebraica. Ciò nonostante, proprio da tale
momento egli conquistò il titolo di «Spinoza il Benedetto». Ciò gli derivò unicamente
dallaver dato voce alla Cabala, la reale culla della fondamentalmente ateistica religione
«ebraica» (in realtà babilonese). Karl Marx, egli stesso figlio di un rabbino ebreo, conferì
allEn Sof una denominazione ancor più subdolamente criptica - «materialismo dialettico-
storico» - mentre il cosiddetto trionfo della rivoluzione marxista alimentata dallebraismo
fungeva da corona alla folle teoria del salto della vita da germe a pesce, da mammifero a
scimmia, e quindi da primate a uomo.
La procreazione e «Dio»
Riferisce la Jewish Encyclopedia: «Elementi dello Zohar [...] serpeggiavano nella liturgia del
XVI e del XVII secolo [...], le cui caratteristiche salienti erano costituite dalla
rappresentazione dei più elevati pensieri umani tramite emblemi dellumanità e passioni
umane, nonché delluso di una terminologia erotica nel rappresentare le relazioni tra
uomo e Dio, una religione equiparata allamore [...]. Il piacere dei sensi, e soprattutto
lintossicazione da tale piacere, caratterizzano il sommo grado di amore divino come
contemplazione estatica, così come la stanza delle libagioni rappresenta unicamente lo
stato intermedio del passaggio delle qualità umane in quelle divine e della loro
esaltazione». Non vi è nulla di nuovo rispetto ai pagani che consultavano oracoli,
indulgevano nel sesso degenerato e nellebbrezza al fine di adorare gli antichi dèi della
sessualità proprî di tutte le civiltà pagane, nulla che essi non possedessero secoli e secoli
prima. Non stupisce che le denunce operate senza parsimonia dai Profeti siano state
«allegorizzate» nel nulla!
Legate generalmente allo Zohar e alla Cabala sono le dottrine della metempsicosi o
trasmigrazione delle anime, del culto dei sette pianeti, del Sole, della Luna e dellindefinito
En Sof, ridotte a schema dalle figure dei dieci Sefirot che si spingono oltre e di nuovo
indietro verso la massa, lEn Sof, altresì corrispondenti alla figura pagana delle dieci
intelligenze aristoteliche (o spiriti «capo» dei corpi celesti).
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Scholem, i talmudisti «divini» e la «santa comunione»
23/31
suo posto nel dominio dal quale essa è stata emanata [...]. Quando i figli delluomo [...] si
recano alle tombe di coloro che sono dipartiti, allora Nefesh si risveglia, corre a rinvigorire
Ruah che infine desta [...] Neshamah» 83.
La Cabala e il mondo
Il mondo è esplicato da uno scritto rappresentante tre triadi copulanti - maschio, femmina
e progenie - ai quali sono associati nomi fantastici. LEn Sof che li circonda è lessenza
divina che è «infusa» attraverso queste tre entità per poi tornare a sé stessa. Secondo la
Cabala, Dio sarebbe privo dintelligenza. Letteralmente: «Dio è linfinito e illimitato essere
al quale niente e nessuno potrà mai ascrivere alcun attributo; colui che potrà perciò essere
denominato semplicemente lEn Sof senza fine» 84. Descrivendo i dieci Sefirot, che
includono le tre triadi generatrici, la stessa fonte denomina «Yesod (fondamenta) lelemento
riproduttivo, la radice dellintera esistenza» 85. Alla voce «Cabala», la Universal Jewish
Encyclopedia del 1943 enfatizza lo stesso concetto: «Ma lEn Sof, essendo illimitato, non
può divenire il creatore diretto, non avendo né volontà, né intenzione, né desiderio, né
pensiero, né linguaggio, né azione, né attributi che appartengono ad esseri finiti» 86.
Metatron
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La Cabala esalta gli ebrei
In ebraico, sefer significa «libro». Lo Sefer Raziel, ossia il «Libro dei Segreti», è un «antico
testo cabalistico». Il solito pretesto per definire «ebraiche» certe pratiche pagane consiste
nellattribuire ad esse la derivazione da qualche antico patriarca come Abramo, che
essendo deceduto da secoli è impossibilitato a confermare o a smentire tali attribuzioni.
Quella in questione è ricollegata a Noè, Abramo, Shem e ad altri ancora. Tuttavia, lo
spiritismo ravvisabile in questa pratica è antico quanto gli stessi «filosofi» pagani. «Il libro
contiene la tradizione mistica sulle lettere dellalfabeto [...], nonché varie formule magiche e
amuleti» 94. «Dal Talmud [...] apprendiamo che lalfabeto gioca un ruolo importante nella
creazione del mondo [...]. Il Sefer Raziel afferma che Adamo ricavò le lettere dallaspetto
degli angeli decaduti (i demoni), dallAleph al Tav. Ogni angelo dovrebbe comparire non
appena il proprio nome viene composto [...]. Bezalel, il costruttore del Tabernacolo,
conosceva il modo di combinare le lettere per mezzo delle quali il cielo e la terra furono
creati» 95. Nonostante la Bibbia dica di Bezalel semplicemente che sia stato un lavoratore
ispirato a servire Dio nella sua opera di compimento del Tabernacolo, il Talmud lo rende un
evocatore di demoni, nonché un grande intellettuale del quale Mosè era geloso 96. La
Universal Jewish Encyclopedia riporta alla voce «Alfabeto»: «Le lettere più importanti
dellalfabeto sono naturalmente quelle che compongono il Tetragramma o nome di Dio: Y-
H-W-H (o W-H). Questa parola non devessere pronunciata comè scritta, ma devessere
letta Adonai, Signore; ogni lettera ha un potere speciale [...]. La credenza nel potere della
parola era comune a tutte le religioni antiche. A tal proposito, i platonici possedevano
nozioni sullinfluenza degli anagrammi composti dai nomi delle persone [...]. Nel Talmud [...]
vi sono molti passi che indicano la familiarità dei rabbini con i vari metodi di trasformazione
delle lettere dellalfabeto [...]. Il primo era quello dei codici 97 [...]. Il secondo [...] consisteva
nellanagrammare le lettere di una parola fino ad ottenere un nuovo termine. Il terzo era la
Gematria, basata sul valore numerico delle lettere. Il quarto era il Notarikon, che utilizzava
ogni lettera di una determinata parola come iniziale di unaltra parola, reinterpretandola in
funzione mistica». Lalfabeto dei cabalisti è diagrammato.
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Il Sefer Yetzirah, o «Libro della Creazione», è un altro compendio di pratiche spiritistiche
della Cabala originario della Caldea o di Babilonia.
Ecco cosa afferma la Jewish Encyclopedia alla voce «Cabala»: «La credenza nel potere
magico delle lettere del Tetragramma e di altri nomi di Dio [...] pare sia originaria della
Caldea [...]. La Cabala teurgica [...], sotto la denominazione di Sefer (o Hilkot) Yezirah,
riferisce di una pratica che consentì ai rabbini babilonesi del IV secolo di creare
magicamente un vitello» 98. I riti della Mercabah, ispirati dalluso di droghe, di incantesimi,
ecc..., erano destinati al dio del Sole (Mithra), chiamato nel talmudismo «Metatron»,
Principe del Mondo. Chiunque sia familiare con la descrizione di Isaia dellAnticristo e
dellascesa del governo di Babilonia sul mondo (Is 14), rimane impietrito dalle seguenti
parole riguardanti labilità di divenire maestri della creazione per mezzo del Sefer Yetzirah,
piegando gli spiriti dellal di là allobbedienza e ottenendo da essi di essere innalzati alla
conoscenza e al potere attraverso le pratiche cabalistiche. La Jewish Encyclopedia
riferisce: «La Cabala pratica o larte dellimpiego della sapienza del mondo occulto onde
perseguire i proprî propositi, si fonda sul misticismo approfondito nel Sefer Yetzirah.
Secondo questo testo, Dio creò il mondo per mezzo delle lettere dellalfabeto che egli
combinò nei modi più vari. Se si apprendono queste combinazioni e le permutazioni
applicandole nel posto e nel momento giusti, si può divenire con facilità maestri della
creazione» 99. Segue la ridicola affermazione che «tutte queste formule proclamano il
monoteismo». Si noti nella stessa sezione della Jewish Encyclopedia che per mezzo della
scrittura di amuleti demoniaci su di un feto, ossia su di una creatura non ancora nata,
levocazione di demoni può essere operata con maggiore successo. Con il termine
«monoteismo» i talmudisti intendono propriamente il «panteismo», ossia il concetto pagano
secondo cui il compendio di tutta la natura è Dio, una sconosciuta e imperscrutabile massa
di essenza, spirituale o materiale, della quale lUniverso è composto, epurando la figura del
Dio «antropomorfico» della Bibbia che i farisei hanno orgogliosamente ripudiato,
trasferendo tutti i poteri ad esso attribuiti a «potenze di intermediazione»; sì, proprio quelle
che ospitano gli spiriti degli déi pagani dei quali Metatron, il dio Sole, è lattuale capo.
Platone (428-348 a.C.), Pitagora e i pagani, tra i quali i profeti a lungo fecero proseliti molti
secoli prima di Cristo, possedevano la stessa visione «monoteistica» del mondo qui
menzionata, nel quale essi, come «superuomini», potevano innalzarsi a «maestri della
creazione» e dittatori del popolo. Spogliato dei suoi inganni e delle sue falsità, non
ritroviamo nulla di monoteistico nel giudaismo talmudico, né si riscontra in esso una
qualsiasi comunanza con il cristianesimo, al quale pare irrimediabilmente e diametralmente
opposto.
NOTE:
1 Cfr. Schulchan Aruch, vol. I, cap. 2, Hebrew Publishing Co., New York 1927, pagg. 77-79.
4 Nel trattato talmudico Sanhedrin (105a-b) è scritto che Gesù «praticò la magia per mezzo
del suo membro».
19 In realtà, il «santo» era una sorta di stregone talmudista del II secolo d. C. associato allo
Zohar, unopera di diversi tomi della Cabala ebraica (N.d.A.).
38 I sacerdoti della dea femminile del sesso venivano evirati con «spade sacre» e il loro
«membro intimo» veniva gettato alla statua della dea come offerta.
39 Ecco la descrizione dei sacerdoti di Baal fatta dalla Bibbia (1 Re 18, 28): «Gridarono a
voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a
bagnarsi tutti di sangue».
41 Nel periodo a cui allude Flaubert, Cartagine era sotto assedio di barbari mercenari
arruolati dalla città nelle sue guerre contro Roma e rimasti senza paga, per mancanza di
cibo, acqua, ecc...
44 Trattasi di rituali teofanici pagani per lapparizione del Dio Sole, di Mitra o di Metatron,
onde acquisire lonniscienza (N.d.A.).
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56 Cfr. Universal Jewish Encyclopedia, pag. 616.
58 Pag. 349.
59 Cfr. 2 Ts 2, 9.
63 Ibid.
66 Tale teoria la si ritrova nel processo triadico di tesi, antitesi e sintesi dellidealismo
hegeliano, e nel concetto di «progresso» proprio del materialismo dialettico-storico di Karl
Marx (N.d.A).
69 Perciò si smentirebbe lintera impostazione biblica basata sulla volontà, sul pensiero,
sullazione e sullintelligenza di Dio (N.d.A.).
71 Ciò non è nientaltro che il nirvana induista, definito dal Webster come «lestinzione
dellesistenza individuale tramite lassorbimento dellanima in unentità spirituale suprema»
(N.d.A.).
73 La Christian Science è un movimento religioso fondato nel 1879 negli Stati Uniti
dAmerica da Mary Baker Eddy (1821-1910). Dobbedienza protestante non trinitaria, si dà
per missione di ripristinare il cristianesimo primitivo e il suo elemento perduto di
guarigione. La chiesa madre di questo movimento, la Prima chiesa di Cristo, Scientista, ha
la sua sede centrale a Boston (Stati Uniti) e conta alcune centinaia di migliaia di seguaci,
soprattutto in questo Paese (N.d.R.).
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78 Schocken Books, 1949.
91 Ibid. Anche la demonologia è citata nello stesso trattato. Si leggano anche i relativi passi
nella Jewish Encyclopedia (pagg. 549, 681, 682, 683, 685).
96 La Bibbia menziona Bezalel nei seguenti passi: Es 31, 2; 35, 30; 36, 1-2; 37, 1; 38, 22; 1
Cr 2, 20; 1, 5.
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