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2. LA CRISI DI FINE SECOLO.
LA CRISI ECONOMICA E IL FALLIMENTO DEGLI ISTITUTI BANCARI:
L’Italia dopo la fine del governo di Crispi si ritrovò ad affrontare un periodo di grande disordine
e difficoltà; infatti in Italia accanto alla crisi politica si verificò, anche una grande crisi economica.
Infatti dopo la sconfitta ad Adua il periodo di espansione dell’Italia era finito.
La situazione economica internazionale peggiorò, infatti la produzione ebbe un grande calo e le
esportazioni dei prodotti diminuirono. Furono specialmente le banche, a pagare questa situazione;
infatti esse avevano prestato numerosi capitali alle imprese e alle attività speculative; però siccome
c’era una grande crisi, anche tra le imprese, molte banche entrarono in fallimento, provocando una
reazione a catena e colpendo direttamente i centri del sistema economico come la Banca
nazionale toscana, la Banca romana (la Tiberina), il Banco di Napoli,e la Banca generale che
furono messe in liquidazione.
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Inoltre venne ordinato l’arresto dei capi socialisti e di alcuni membri del movimento
cattolico, che avevano partecipato alle rivolte popolari.
Il nuovo primo ministro Pelloux, che aveva preso il posto di Rudini, presentò la proposta di
limitare la libertà di stampa al fine di rafforzare il potere esecutivo. Nonostante Pelloux avesse
l’appoggio del re e delle forze militari, il parlamento però respinse questo progetto e Pelloux fu
costretto a dare le dimissioni e a indire nuove elezioni.
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Vennero anche creati i comitati consultivi per l’emigrazione e per il lavoro, a cui partecipavano
anche i componenti provenienti dal movimento sindacale e del Partito socialista. Alle gare d’appalto
per i lavoro pubblici poterono partecipare anche le cooperative di lavoratori
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SETTORE SIDERURGICO E LA MECCANICA PESANTE:
Nel settore siderurgico si formarono due grandi trust: il primo riguardava l’integrazione tra la
Terni, la Siderurgica di Savona e il gruppo cantieristico Odero/Orlando;
il secondo invece, era basato sulla società Ilva, che creò un grande impianto siderurgico a Bagnoli.
Anche la produzione della ghisa, dell’acciaio e del ferro ottenne una grande importanza, grazie
all’impiego di tecnologie avanzate, quali ad esempio i forni Martin Siemens. La meccanica pesante
viene promossa da due grandi imprese quali l’Ansaldo di Sampierdarena e la Breda di Milano, che
avevano più di 10000 impiegati. Fu Ferdinando Perrone ad assumere il controllo dell’Ansaldo.
Anche il settore siderurgico comunque aveva dei limiti, infatti l’intreccio tra imprese e domanda
pubblica arrestò il settore.
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IL RIFORMISMO AUTORITARIO DI SIDNEY SONNINO:
Attraverso l’industrializzazione si era verificata anche una notevole crescita del proletariato di
fabbrica , che non fece altro che rafforzare il partito socialista italiano, nonostante la divisione al
suo interno tra riformisti e massimalisti. Giolitti intornò al 1906, lasciò la guida del governo al suo
avversario, Sidney Sonnino, che era il capo dell’ala conservatrice del liberismo italiano. Si può dire
che Sonnino, si dimostrò favorevole a continuare il programma di Giolitti ponendosi quindi in
direzione di un deciso riformismo. Però vi era una differenza tra il suo programma e quello di
Giolitti, infatti Giolitti aveva mirato ad una sorta di collaborazione tra governo e massimalisti,
mentre Sonnino proponeva delle riforme sociali, gestite però direttamente dal governo, attraverso
quindi una politica autoritaria, simile a quella di Bismark. Sonnino infatti mirava ad un riformismo
gestito dallo stato però antisocialista e a un azione di conservatorismo sociale.
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Pirenaica. L’impresa in Libia iniziò nel 1911, e fu appoggiata da numerose componenti sociali
come l’opposizione di destra,e i gruppi economici e finanziari che avevano già messo le mani su
quei territori. L’impresa non fu semplice, a causa della resistenza delle tribù berbere e a causa
dell’opposizione dell’impero ottomano. Cosi per ostacolare i turchi , il governo cercò di attirargli
nell’Egeo, occupando Rodi e delle isole vicine e cercando di raggiungere Istanbul, attraverso il
Docaneso. L’impero ottomano fu costretto a firmare la pace, il 18 ottobre 1912 a Losanna;
attraverso la pace l’Italia ottenne la Libia e non restituì ai turchi ne Rodi ne il Docaneso.
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LE ELEZIONI DEL 1913 E LA SVOLTA CONSERVATRICE:
Nel 1913 alle elezioni, si verificò l’avanzata dei socialisti e anche l’affermazione dei candidati
cattolici nelle liste del Partito liberale. Dalla consultazione risultava evidente una pericolosa
situazione di stallo; le forze popolari, nonostante il grande successo elettorale non erano riuscite ad
esprimere un definito programma politico; le forze liberali non si erano dimostrate in grado di saper
governare un paese , che ormai era totalmente cambiato nell’arco di cinquanta anni. Grazie al patto
Gentiloni , invece Giolitti poteva contare su una grande maggioranza parlamentare , ma nonostante
ciò ormai egli era comunque condizionato dalla presenza dei conservatori nell’esecutivo e nella
maggioranza parlamentare. Infatti la maggiorana parlamentare di Giolitti era costituita anche da
uomini provenienti dal cattolicesimo conservatore e dalla destra del liberalismo , che
rappresentavano gli interessi degli agrari e degli industriali.
Nonostante i socialisti avessero conquistato 78 seggi, all’interno della politica del governo si stava
creando un disfacimento.
Giolitti era prigioniero delle forze conservatrici di cui lui stesso aveva cercato l’appoggio
soprattutto in funzione antisocialista, cosi egli decise di allontanarsi per un breve tempo dalla guida
del governo, pensando di poter comunque controllare le manovre del governo e rientrarvi nel
momento più opportuno. Nel 1914 infatti fu Salandra ottenne la presidenza del consiglio.
Le tendenze più reazionarie , vennero allo scoperto durante la settimana rossa, scatenatasi in
seguito agli scontri che avvennero ad Ancona, in cui gli anarchici avevano organizzato una
manifestazione antimilitarista per il giorno dello statuto. a causa dell’incapacità del servizio
d’ordine, la manifestazione fini con la morte di tre dimostranti. Si verificarono anche moti violenti
nelle Marche e in Romagna, ad opera di anarchici, socialisti e repubblicani. Il governo per risolvere
questa situazione applicò una dura politica repressiva, utilizzando piu di centomila soldati. A causa
si questi disordini che avevano sconvolto la società italiana, Giolitti non fui in gradi di riprendere le
redini del governo.