• MALE METAFISICO, che dipende dalla finitezza delle creature; • MALE MORALE, o peccato, conseguenza del male metafisico; • MALE FISICO, o dolore, conseguenza del male morale. In che senso allora possiamo dire che Dio permette il male? Bisogna spiegare che cosa significa “permesso” attraverso la natura della volontà e dei suoi gradi. Si può dire che la VOLONTÀ consiste nell’inclinazione a fare qualcosa in proporzione del bene che essa racchiude. Questa VOLONTÀ è chiamata ANTECEDENTE, si riferisce ad ogni BENE isolatamente, in quanto è BENE. In questo senso, si può dire che Dio tende ad ogni bene in quanto è bene. Egli ha un’inclinazione forte a santificare e a salvare tutti gli uomini, ad escludere il peccato e ad impedire la dannazione. Q uesta volontà è EFFICACE. VOLONTÀ CONSEGUENTE,finale e decisiva, risulta dal conflitto di tutte le volontà antecedenti, tanto di quelle che tendono verso il bene, quanto di quelle che respingono il male e dal concorso di tutte queste volontà particolari deriva la VOLONTÀ TOTALE. Da tutto ciò consegue che Dio vuole antecedentemente il bene e conseguentemente il meglio, come fine. il MALE MORALE oltre ad essere necessario perchè conseguenza del male metafisico e perchè senza di esso non vi sarebbe il bene morale: infatti il peccato non è che la percezione confusa ed oscura, come il bene morale consiste nella percezione chiara e distinta, per cui il primo è condizione indispensabile per l’affermazione del secondo. Lo stesso è a dirsi per il MALE FISICO, il quale, oltre a essere necessario perchè conseguenza del male morale e perchè senza di esso non esisterebbe neppure il piacere, che consiste appunto nello sforzo per uscire dal dolore. D’altronde, a conclusione generale, Leibniz afferma che, se il male nella sua triplice forma è necessario, esso, esistendo nel migliore dei mondi possibili, è quasi trascurabile rispetto al bene: tutto sta a badare al tutto e non alle singole parti.