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09 marzo 2016 Diritto di Famiglia e dei Minori

D.D.L Cirinnà
La regolamentazione delle Unioni Civili

Corso per Operatori Sociali, Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria

Avv. Lucio Dattola


Componente CPO Ordine Avvocati RC; Presidente Arcigay “I Due Mari” RC

Corte Costituzionale e la Coppia Omoaffettiva


sent. della Corte Cost. n.138 del 2010, che pronunziando su alcune questioni di legittimità
costituzionale sollevate dal Tribunale di Trento e di Venezia ha richiamato l’art. 2, chiarendo che la
formazione sociale è ogni forma di comunità semplice o complessa, idonea a consentire il libero
sviluppo della persona nella vita di relazione e pertanto anche della unione omosessuale connotata dalla
stabile convivenza, cui spetta il diritto di vivere liberamente una condizione di coppia - ottenendone nei
modi e tempi stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.
Da questa aspirazione al riconoscimento non ha ritenuto la Corte di fare derivare una equiparazione fra
unione omosessuale e matrimonio, riservando a sé stessa la possibilità in casi particolari (n.559/1989; e
404 del 1998) con il controllo di ragionevolezza, di adottare un trattamento omogeneo fra coppia
coniugata e coppia omosessuale.
Questo passaggio è ripreso e migliorato nella sentenza n. 170 del 2014, attraverso la rettificazione
degli atti di stato civile di cui alla legge 164 del 1982, altro argomento in discussione. Sentenza n. 170
del 2014
Il Caso: coppia sposata, uno dei due coniugi si sottopone a un intervento distruttivo e ricostruttivo.
L’unica conseguenza cui può aspirare il coniuge che cambia sesso in costanza di matrimonio è che
l’ordinamento consenta il permanere del vincolo di comunanza affettiva con una adeguata e diversa
tutela che serva a non comprimere il diritto inviolabile alla autodeterminazione sessuale: non può
aspirare a conservare un istituto non più esistente.
La Corte infatti ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 2 e 4 della legge 164 del 1982
riconoscendo la possibilità ove entrambi lo richiedano, di mantenere in vita un rapporto di coppia
giuridicamente regolato, con altra forma di convivenza registrata, che tuteli adeguatamente i diritti e gli
obblighi della stessa.
La Corte Cass. Civ., sent. del 9\2\15 n.2400 impone la necessità di assicurare protezione a quel “nucleo
affettivo relazionale che caratterizza l’unione omoaffettiva che riceve un diretto riconoscimento
costituzionale dall’art. 2 Cost, e mediante il processo di adeguamento e di equiparazione imposto dal
rilievo costituzionale dei diritti in discussione può acquisire un grado di protezione e tutela
equiparabile a quello matrimoniale, in tutte le situazioni nella quali la mancanza di una disciplina
legislativa determina la lesione di diritti fondamentali della relazione in questione”.
DDL Cirinnà approvato
Il 6 ottobre 2015, viene presentato al Senato l’atto n. 2081 sulle unioni civili a firma della senatrice
Monica Cirinnà.
Riconosce tutti i diritti del matrimonio o quasi.
Dai diritti patrimoniali all’eredità compresa la legittima; dal diritto al mantenimento ed agli alimenti al
diritto alla pensione di reversibilità, dal ricongiungimento familiare alla cittadinanza italiana per lo
straniero unito civilmente, dal congedo matrimoniale a tutte le prerogative in materia di lavoro, dagli
assegni familiari a tutte le disposizioni fiscali, dalla disciplina sui carichi di famiglia alle imposte di
successione e donazione, dall’impresa familiare alle numerose norme del codice civile in materia di
contratti, prescrizione ed altro, dalle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari ai punteggi
per i concorsi e i trasferimenti, dai trattamenti pensionistici, assicurativi e previdenziali al diritto di
ricevere informazioni sullo stato di salute e le opportunità terapeutiche, dalle decisioni sulla salute in
caso di incapacità, alle decisioni in caso di decesso sulla donazione di organi, sul trattamento del corpo
e sui funerali, dal trattamento dei dati personali all’amministrazione di sostegno ed alla 104, dai diritti
in materia penitenziaria alle numerose norme in materia di diritto e di procedura penale.
Le differenze rispetto al matrimonio
Divorzio breve
Lo scioglimento dell’unione civile, innanzitutto, avviene senza il lungo periodo di separazione (da sei
mesi ad un anno) imposto ai coniugi eterosessuali.
Dopo soli tre mesi da una semplice dichiarazione resa davanti all’ufficiale di stato civile, sarà possibile
iniziare la procedura di divorzio con l’applicazione delle stesse norme del divorzio in sede
matrimoniale.
La disciplina del divorzio non prevede l’ipotesi arcaica del “matrimonio non consumato” prevista dalla
L. n. 898 / 1970, art. 3, lettera f).
Cognome della famiglia
Mentre nel matrimonio continua ad essere imposto alla moglie ed ai figli il cognome del marito (la
moglie aggiunge al proprio il cognome del marito art. 143 bis) nell’unione civile le parti stabiliscono
liberamente il cognome della famiglia.
Le regole dell’Amore
Per le parti dell’unione civile non si avrà obbligo di fedeltà.
Non si tratta di una discriminazione, ma di una presa d’atto.
Lungaggini procedurali
La celebrazione dell’Unione civile avverrà solennemente in Comune, con modalità analoghe al
matrimonio, ma viene abbandonata la procedura delle pubblicazioni.
Mutamento di sesso
Il cambiamento di sesso tanto in corso di matrimonio che in corso di unione civile comporta
l’automatico scioglimento del vincolo, ma nel caso in cui le due parti vogliano restare unite la legge
prevede che il matrimonio si trasforma direttamente in unione civile.
Matrimoni celebrati all’estero
I matrimoni fra persone dello stesso sesso celebrati all’estero verranno riconosciuti in Italia come
unioni civili.

Nuove Famiglie
Le famiglie arcobaleno, le famiglie formate dalle coppie gay e lesbiche e dai loro (eventuali) figlie e
figli non hanno bisogno di un riconoscimento del Legislatore per essere apprezzate come famiglie.
Famiglie lo sono al di sopra ed al di la della volontà dei parlamentari, poiché l’essere famiglia attiene
ad una realtà pregiuridica, che il diritto può solo riconoscere.
Non si può non evidenziare, comunque, come nella legge la natura familiare delle famiglie gay e
lesbiche venga oggi espressamente e formalmente riconosciuta, attraverso l’univoco uso
dell’espressione “vita familiare”.
È evidente che le coppie gay e lesbiche formano famiglia, che adesso lo dica anche un disegno di legge
segna certamente un passaggio storico che non può essere sottovalutato o ignorato.
Conclusioni
Il Senato ha votato quella che è senz’altro la più importante riforma del diritto di famiglia dopo quella
del 1975.

DDL Cirinnà Proposto


Il disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso proposto, all'art. 5 introduceva la
possibilità di disporre l'adozione in casi particolari ai sensi dell'art. 44, lett. B della legge 184 del 1983
(Legge Adozioni).
TITOLO IV
Dell'adozione in casi particolari
Capo I - Dell'adozione in casi particolari e dei suoi effetti
Art. 44
 CO I:
I minori possono essere adottati anche quando non ricorrono le condizioni di cui al comma 1
dell'articolo 7:
a) da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto
stabile e duraturo, quando il minore sia orfano di padre e di madre;
b) dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell'altro coniuge;
c) quando il minore si trovi nelle condizioni indicate dall'articolo 3, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 104, e sia orfano di padre e di madre;
d) quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo.
Ratio Legis
Questa norma prevede la possibilità per il coniuge del genitore di adottarne il figlio biologico o
adottivo.
Tale norma è stata introdotta per favorire il riconoscimento giuridico di una relazione genitoriale
instauratasi di fatto fra il bambino ed il partner coniugato del genitore.
Nel caso in cui l'altro genitore biologico sia deceduto, il figlio diviene dunque a pieno titolo figlio del
genitore biologico superstite e del suo coniuge.
Nel caso in cui l'altro genitore biologico sia ancora in vita, il figlio diviene a pieno titolo figlio tanto
dei due genitori biologici quanto del genitore adottante. In questo caso, non infrequente, a norma del
vigente articolo 44, lett. B della Legge Adozioni, nella formulazione operativa sin dal 1983, un
bambino già oggi può avere due padri o due madri.
No coniuge No filiazione
L’interpretazione originaria della giurisprudenza ha ritenuto di non potere applicare il detto articolo
44, lett. b nel caso di partner dello stesso sesso, in quanto la norma fa espresso riferimento al termine
«coniuge». Atteso che le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi, si è ritenuto che la norma,
com’è formulata sino ad oggi, non possa applicarsi al partner dello stesso sesso.
Evoluzioni
Nonostante l'impossibilità di utilizzare la lettera B dell'articolo 44 della Legge Adozioni, diversi
Tribunali negli ultimi anni hanno ritenuto possibile una piena tutela del figlio di genitori omosessuali
utilizzando la lettera D della stessa norma.
Stabile relazione di cura
con/del il minore
Secondo l’indirizzo giurisprudenziale largamente maggioritario, infatti, la lettera D consente di

tutelare sempre l'interesse superiore del minore, anche fuori dai casi tassativi indicati alle lettere
A, B e C dell’articolo 44.
L’interpretazione diretta a permettere l’adozione in casi particolari da parte di coloro che abbiano
col bambino una stabile relazione di cura è stata riconosciuta dalla Corte costituzionale con sentenza
del 7 ottobre 1999, n. 383 e da numerose decisioni di merito ([1]).

[1] Fra cui vedi: Tribunale per i minorenni di Roma, sentenza dell’8 gennaio 2003 (in Giurisprudenza
di merito, 2003, 1123); Tribunale per i minorenni di Perugia, sentenza del 5 luglio1999 (in Diritto di
famiglia e delle persone, 2000, 638); Tribunale per i minorenni di Genova, sentenza del 14 ottobre
1995 (in Famiglia e diritto, 1996, 346); Tribunale per i minorenni di Torino, 28 dicembre 1985 (in
Diritto di famiglia e delle persone, 1986, 172).

Genitore Sociale
Seguendo tale indirizzo, dunque, il Tribunale per i minorenni di Milano con sentenza n. 627 del 2007 e
la Corte d’appello di Firenze con sentenza n. 124 del 2012 hanno ritenuto di disporre l'adozione da
parte della convivente (di sesso diverso) del genitore biologico.
Più di recente, quale conseguenza obbligata di tale maggioritario indirizzo giurisprudenziale, è stata
disposta l’adozione anche se il genitore sociale è dello stesso sesso del genitore biologico.
Consentire, infatti, di tutelare l’interesse superiore del minore in caso di convivente di sesso diverso e
negare tale tutela in caso di convivente dello stesso sesso, configurerebbe un’inammissibile
discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, vietata espressamente dall’art. 21 della Carta
dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (per cui «è vietata qualsiasi forma di discriminazione
fondata, in particolare, sul … l'orientamento sessuale»), oltre che dall’art. 3 della Costituzione italiana
e dall’art. 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali
Nella specie, peraltro, vittima della discriminazione non sarebbe la persona omosessuale, ma il
bambino (si tratterebbe dunque di cd. discriminazione per associazione).
Per conseguenza, la giurisprudenza è oggi orientata nel senso di disporre l’adozione da parte del
partner gay o lesbica del genitore biologico, ai sensi della lettera D.
Il Tribunale per i minorenni di Roma con sette diverse sentenze (di cui due edite, Tribunale per i
minorenni del 30 luglio 2014 e Tribunale per i minorenni 22 settembre 2015, pubblicate in
numerosissime riviste scientifiche) ha disposto dunque l’adozione da parte della co-mamma.
Non riconoscere la piena genitorialità di entrambe le mamme equivarrebbe ad aderire ad un
«convincimento diffuso in parte della società, esclusivamente fondato su pregiudizi e
condizionamenti cui questo Tribunale, quale organo superiore di tutela dell’interesse superiore
del benessere psico-fisico dei bambini, non può e non deve aderire stigmatizzando una genitorialità
“diversa” ma parimenti sana e meritevole di essere riconosciuta in quanto tale».
La prima di tali decisioni (la sentenza del 30 luglio 2014) è stata già confermata anche dalla Corte
d'appello di Roma, sezione minorenni, con un’ampia ed articolata sentenza del 23 dicembre 2015.
Tale indirizzo, inoltre, è stato espressamente ripreso e confermato anche da una recente decisione
della Corte d'appello di Milano del 16 ottobre 2015.

Impedimento alle funzioni genitoriali


Da ultimo, va sottolineato come la giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e della
Corte di Cassazione sia netta con riguardo alla impossibilità di considerare l’omosessualità quale
impedimento all’esercizio delle funzioni genitoriali ([1]).

[1] Vedi Corte europea dei diritti dell’Uomo E. B. c. Francia, 22 gennaio 2008; Corte europea dei
diritti dell’Uomo, 21 dicembre 1999, Salgueiro da Silva Mouta c. Portogallo; Corte di Cassazione,
sezione prima, 11 gennaio 2013, n. 601; oltre a numerosissima giurisprudenza di merito: Tribunale per
i minorenni di Catanzaro, decreto del 27 maggio 2008, per cui ai fini dell’affidamento del figlio
naturale assume rilievo…anche la manifesta omofobia del padre, …; tale dichiarazione non può che
destare serie preoccupazioni … genitore, il quale deve educare il figlio verso la tolleranza, la cultura
della diversità e l’avversione verso ogni forma di odio razziale, motivo di censura non solo nelle sedi
civili ma anche penali.

La Corte europea dei diritti dell’Uomo, in particolare, ha già deciso espressamente che è illegittimo
discriminare tra conviventi eterosessuali ed omosessuali nell’accesso all’adozione del figlio del
partner con la notissima sentenza del 19 febbraio 2013, X e altri c. Austria

In conclusione
L'adozione in casi particolari a norma dell'articolo 44 della Legge Adozioni è diretta a tutelare
esclusivamente l'interesse superiore del bambino.
È infatti interesse del bambino che il genitore che ha assunto di fatto la responsabilità genitoriale, sia
obbligato anche giuridicamente a mantenerlo, assisterlo, a trasferirgli i beni in caso di morte.
I giudici devono valutare se nel caso concreto l’adozione corrisponda all’interesse superiore del
bambino, che rappresenta ratio e limite della fattispecie.

Registro Unioni Civili a Reggio Calabria


Approvato nella città di Reggio Calabria il 14.5.2014
I diritti amministrativi già riconosciuti
(art. 4 R.U.C., Reggio Calabria)
Il Comune di Reggio Calabria si impegna a garantire pari condizioni di accesso ai servizi erogati nei
settori:
Casa
Sanità e servizi sociali
Politiche per giovani ed anziani
Cultura, sport e tempo libero
Formazione, scuola e servizi educativi
Diritti e partecipazione
Trasporti
Occupazione e produttività
Tariffe, tasse, tributi e imposte locali
Chi si iscrive al registro, inoltre è equiparato al parente prossimo del soggetto con cui è iscritto

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