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Charles Baudelaire Walt Whitman Ovidio

Il profumo C’è questo in me, non so che cosa sia ma che è in me. Spesso ritorno a quel letto che ci accoglieva
insieme,
Lettore, hai qualche volta respirato, Contorto e sudato, poi il mio corpo diventa calmo e fresco, io dormo, dormo a lungo. e che non ci vorrà mai più vicini,
con pigra ingordigia inebriante, Non lo conosco, non ha nome, è una parola non detta. tocco le tue impronte, la coperta che ti scaldava
quel grano d’incenso che riempie una chiesa, Non è in alcun dizionario, espressione, o simbolo. le membra,
o il muschio invecchiato di un sacchetto? mi lascio cadere sul letto bagnato di lacrime,
Qualcosa lo fa oscillare più di me sulla terra e grido: «In due ci prendevi, riprendici in due!
Profondo, magico incanto di cui inebria Ed è sua amica la creazione il cui abbraccio mi sveglia. Venivamo insieme, perché non ce andammo
Qui nel presente il passato che rivive. Potrei dire più forse. Lineamenti! Io intercedo per i miei fratelli e sorelle. insieme?
Così l’innamorato coglie sul corpo amato Perfido letto, dov’è il mio meglio?»
il fiore squisito del ricordo. Vedete, fratelli? Vedete, sorelle?
Non è caos o morte, è forma, unione, progetto. È vita eterna. È Felicità. (traduzione di Roberto Mussapi)
Dai suoi capelli elastici e pesanti, incensiere da Ars Amatoria
d’alcova e vivo sacchetto profumato, (traduzione di Roberto Mussapi)
mi giungeva un fulvo selvatico sentore, da Foglie d’erba, Garzanti 2016

e dagli abiti di mussola o velluto


tutti impregnati della sua giovane vita,
emanava un profumo di pelliccia.

(traduzione di Roberto Mussapi)


da Tu metteresti l’universo intero,
Salani 2012

senti. Il corpo si fondeva con il corpo


dell’altro, della donna amata. Ora quel Il luogo dove si arrende l’infinito
letto non li vedrà più vicini. Il corpo di
lei non è più in quel letto, che ne man- Il corpo è sostanza di tutta la realtà possibile. Memoria di noi stessi, della corporeità. Ogni altra categoria serve esclusivamente a questioni
tiene il ricordo. Dal corpo di lui ora, solo memoria degli altri, memoria di eventi. Contenitore e strumento, di catalogazione, non di sostanza. Una figura non è più corporea
lacrime. Ugo Foscolo è il poeta dell’amo- rarefazione ed espansione, filtro che permette la sublimazione della fisica di una astrazione. Di una luce. Entrambe rischiano l’esercizio estetico
re e del corpo in assoluto. Il suo carme, in umanità. Il corpo è sangue e il corpo è pensiero senza alcuna e la tentazione della sostituzione. Entrambe se vibrano parlano del corpo.
che io preferisco definire poema, I sepol- differenza essenziale. Il corpo per natura e destino si ribella Diversamente rimangono esercizi estetizzanti, negazione della vitalità
cri, è la più grande risposta che la poesia alla dicotomia, a noi così cara, che lo vorrebbe diviso dallo spirito, indipendentemente dalla aderenza a una qualche riconoscibilità.
abbia dato, attraverso se stessa, alla mor- stravolgendola continuamente. Il corpo è testimonianza plastica di come Il corpo è l’inciampo provvidenziale che filtra e drena il flusso delle
te del corpo. il processo vitale sia in se stesso contraddittorio. Ma contraddittorio solo brezze del pensiero. Impedisce con forza di tentare l’inesistenza, quella
Foscolo non è credente in senso stret- rispetto alle regole che abbiamo fissato con le nostre deboli logiche. illusoria idea di purezza che, in definitiva, significa assenza di vita.
to, cristiano, ma nella fine della vita cor- Il corpo non si contraddice mai. Concreto, sostanziale, iniziale e finale, Il fatto che l’ispirazione debba filtrarsi e accordarsi con un sistema
porea vede e sogna e prega e favorisce il corpo non può mai negare la sua esistenza. Sembra farlo quando mirabile e complesso di ossa, nervi, muscoli riattribuisce la concretezza
con i suoi versi una sopravivenza eterna: in realtà si trasforma. La nostra continua tentazione di piantare una tenda a ciò che tenta la fuga, nel miraggio mortale che altrove, rispetto
nella memoria. Il corpo è sepolto, ma l’a- e congelare tempo e spazio fa sì che viviamo le sue mutazioni come lutti, al corpo, sia meglio. L’altrove rispetto al corpo è il nulla, e il corpo, nostra
nima vive nel cuore di chi l’ha conosciu- amputazioni, negazioni, o per converso piaceri, orgasmi, gioie, “zavorra“, è anche nostra salvezza. Ci viene insegnato che ascesi
ta e onorata. Poesia religiosa incande- gratificazioni. Tutti questi stati non sono altro che parte della profonda è trascendere il corpo. Invece noi non esistiamo se non nel corpo.
scente, pur su basi che non accettano la e severa pedagogia del corpo. Da artista, mi sento domandare spesso L’ascesi non è abbandono del corpo, ma la sua trasformazione.
trascendenza metafisica, assoluta. cosa dipingo. L’unica risposta è: energia. E mi accorgo che non di rado Il corpo, come lo pensiamo comunemente, ci è stato dato perché
E qui, in uno dei portentosi sonetti, chi ascolta pensa all’energia come entità non concreta, eterea, nella sua apparente fragilità è l’identità più incredibile che si possa
tutto, ogni parte di lei – gli occhi ridenti, sulla soglia dell’inesistenza. Qui è l’errore. Ciò che definisce la corporeità immaginare. Fragile nei suoi stati, si modifica continuamente. Eppure
i capelli profumati, le membra di cando- più di ogni altra categoria è l’energia vibrante, la pulsazione prima è la nostra eredità di vita, dono che a dispetto del suo apparire così
re divino –, tutto accende Amore, me- del nostro essere. Vibrazione che l’opera deve catturare nella gabbia limitato, è l’unica meraviglia a piegare le leggi della natura.
moria, vita, tutto fa vivere gloriosamente formale. La corporeità non privilegia una forma rispetto all’altra. Con una sapienza sorprendente l’infinito viene ad abitare un luogo
l’anima. È invece fondamentale che la forma sia forma vibrante, perché l’unica per compiersi. Quel luogo è il corpo: la resa dell’infinito.
*poeta caratteristica immutabile nelle infinite variazioni del corpo è il processo. Raul Gabriel
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