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MANIFESTO UMANISTA PER EUROPA

L’Europa delle culture, l’Europa della diversità, l’Europa solidale

L’Europa non è un popolo.


Non è nemmeno una unità socio-economica chiusa e immobile.
L’Europa non può esaurirsi in un recinto fortificato nelle sue frontiere.

Gli umanisti riconoscono l’Europa come ereditiera degli apporti di una molteplicità di popoli e
culture che si sono incontrati in questo spazio comune e dove, mescolandosi e interagendo, hanno
permesso l’avanzamento e l’ampliamento dell’orizzonte dello spirito umano.

La nostra storia è un andare e venire di influenze, di invasioni, di guerre, di momenti di


oscurantismo e anche di momenti di sviluppo umano e sociale molto grande.

L’Europa ha invaso e conquistato, è stata invasa e conquistata. Al tempo in cui colonizzava,


apprendeva dai popoli che pretendeva di soggiogare.

Se in Europa si sono prodotti momenti di dolore e di sofferenza, pure si è guardato ai tesori della
conoscenza, e nel proprio momento questo sapere si è espanso ed è stato proiettato verso il
firmamento, dando luogo alla scienza, all’arte e allo sviluppo umano.

Cadute e ricadute, e poi ricostruzioni, imparando a darci la mano e a darla all’altro.

E guardandoci negli occhi siamo progrediti, vedendo l’altro non più come un nemico, bensì come
un fratello. E il Sì dei secoli si va unendo e va acquistando potenza per illuminare i nostri passi.

Oggi, agli albori di un nuovo mondo, l’Europa sta convergendo e il Sì latente dei suoi popoli si
prepara a dare un salto come mai ha fatto nella storia. Ma anche il No degli interessi meschini
appare, oscurando il futuro.

Il Sì dei popoli dell’Europa prepara il futuro aperto e differente, il nuovo e ciò che arricchisce. Per la
nuova Europa che sta nascendo.

Il No degli interessi meschini vuole soggiogare di nuovo tutto ciò che è ampio e diverso, riducendo
il nostro spazio comune, l’Europa, ad un luogo chiuso dove lo stupido e crudele materialismo
asfissia il volo dello spirito umano.

Il No prepara il potere egemonico nelle mani di pochi.


Il Sì prepara il mosaico dei popoli e delle culture e una Nazione Umana Universale che si va
aprendo il passo.

Oggi, come in altri tempi, gente e popoli di tutti gli angoli del pianeta stanno giungendo in Europa,
convivono e anelano ad un futuro comune. Sono arrivati installandosi in queste terre fredde e
inospitali, di stupefacenti ghiacci e monti innevati, in queste terre di fertili valli dove il sole bagna i
giorni.

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Sarà capace l’Europa, in questo crocevia, di tirare fuori il meglio da se stessa? Sarà capace di
imparare di nuovo? Di unire volontà e sforzi e di fare un nuovo salto nella propria storia?

Gli umanisti preparano l’Europa ampia e diversa, l’Europa delle porte aperte, l’Europa che
arricchisce e si arricchisce dell’umano sapere, l’Europa che lotta per aprirsi il passo verso il futuro,
aprendo le porte dell’avvenire per tutti. Un’Europa che va dall’Atlantico fino al Caspio.

Domandiamoci oggi: chi siamo? Cos’è l’Europa?

Non siamo un prodotto di marketing


Non siamo una forza fredda e calcolatrice con ansie egemoniche
Non siamo una macchina perfetta
Non siamo la cultura dominante
Non siamo barbari guerrieri predatori di tesori e terre.

Siamo un insieme di popoli che, stufi di guerre fratricide, hanno deciso di camminare insieme.
Siamo popoli che si avventurano a conoscere e ad inondare altre culture, e la storia ci ha mostrato
che è migliore la mano della spada, il dialogo dell’imposizione.
Siamo l’eredità di culture millenarie.
Siamo il passato, ma anche il futuro.
Siamo questa pulsazione umanista che affonda le proprie radici nello ieri, e oggi lotta nuovamente
per esprimersi nel mondo.

Oggi, davanti a questo futuro vibrante che ci si apre davanti in due cammini, esprimiamo un
impegno e un’aspirazione che ci avviano verso la Nazione Umana Universale che sta nascendo.

Ripudiamo ogni forma di violenza fisica, economica, razziale, religiosa, morale e psicologica.

Ripudiamo ogni forma culturale che svuoti l’essere umano della sua essenza e lo converta in mero
oggetto.

Ci ribelliamo di fronte alla tirannia di questo sistema disumanizzante, che più in là della
fantasmagoria trionfale di pochi, lascia milioni di persone nella miseria sociale, morale e spirituale.

Rivendichiamo la necessità di lottare per un futuro giusto e non-violento, non soltanto per noi ma
per tutti i popoli che abitano, e che arrivano al nostro spazio comune.

Riconosciamo il fallimento di una civilizzazione che si fondamenta nella violenza e ci disponiamo a


costruire una nuova civilizzazione umana basata sul principio morale:
Tratta gli altri come vuoi essere trattato.

Aspiriamo a che i popoli d’Europa dedichino i propri sforzi migliori a favore degli altri popoli.

Ci compromettiamo oggi, tu e io, noi, a portare e ad esprimere queste idee ad altri. Queste idee,
queste parole, che sono anche un sentimento. Un sentimento che viene dal profondo e una
sensibilità che grida forte e apertamente:
Sì all’Europa aperta, all’Europa delle culture, all’Europa dei nuovi tempi.

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PROPOSTE

Siamo coscienti delle difficoltà del momento presente, nel quale grandi forze e interessi lottano per
dare direzione agli avvenimenti.

Da un lato la concentrazione del potere finanziario, militare e industriale avanza. Questo modello,
che si adagia sopra una visione centripeta dell’essere umano e dell’egoismo come motore basico
della società, implica necessariamente la violenza e la negazione del diverso per servire gli
interessi del nucleo dominante. Lo sguardo neoliberale si dirige agli interessi immediati ed è cieco
davanti alla storia e davanti al futuro. Questa posizione contratta e antistorica è l’errore che
l’Europa può e deve evitare, anche se la si presenta come risposta difensiva davanti all’affanno
imperiale degli Stati Uniti, affanno imperiale che, d’altra parte, combina la cecità neoliberale con
una brutalità strategica tale che probabilmente impedirà la sua realizzazione.

Proprio nella direzione opposta, l’Europa ha bisogno di recuperare la propria storia molteplice e di
aprirsi al futuro. L’Europa può convertirsi oggi in parte attiva dell’avanzata della Nazione Umana
Universale che cerca di aprirsi il passo.

La forza necessaria per questo non verrà dall’aumento della concentrazione bensì dalla
decentralizzazione del potere verso la base sociale.

Verrà dal rispetto delle minoranze e dal compimento dei diritti umani, e non dall’esclusione e dalla
discriminazione di altri a causa della loro provenienza, religione, condizione o orientamento
sessuale, ecc.

La forza verrà dall’apertura e dalla cooperazione con tutti i popoli e non dall’assistenzialismo
intrappolante e falsamente solidale con gli sfortunati.

Questa Europa che è capace di proiettarsi verso una Unione ampliata a 25 paesi, questa Europa
capace di aprirsi il futuro senza farsi guidare da interessi immediati di redditività, necessita
percorrere un cammino per umanizzarsi e umanizzare il mondo.

E’ per questo che facciamo queste proposte:

EDUCAZIONE

L’educazione è il pilastro sopra il quale deve sostenersi un’Europa delle Culture, della Diversità e
della Convergenza verso un Progetto comune.

Pertanto non solo l’Educazione deve essere pubblica, universale e gratuita, ma deve riformare
tutto il proprio sistema attuale, dall’Educazione Primaria fino all’Educazione Superiore
Universitaria. Questa riforma deve basarsi sui valori e sulla metodologia della non-violenza, la
tolleranza e la dignità dell’essere umano, con uno scrupoloso rispetto della diversità culturale
del mosaico dei popoli che oggi conformano l’Europa.

Non si tratta quindi dell’educazione nei valori di una cultura dominante, bensì della formazione
delle future generazioni che erediteranno un mondo diverso e multicolore con la ricchezza
intrinseca che ciò comporta.

Questa riforma educativa, che deve cominciare negli educatori, deve tenere conto dello sviluppo
integrale dell’individuo in quanto ad esperienza interna e conduttuale; una storia veramente umana
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che contempli non una collezione di fatti storici ma il processo di intenzioni che ha dato luogo alla
storia.

SANITA’

La salute dei popoli è, insieme con l’educazione, un pilastro fondamentale dello sviluppo sociale e
umano. Per questo la responsabilità di un tema tanto prioritario non può stare in mani private;
come pure non si può lasciare unicamente nelle mani dei laboratori chimici e farmaceutici
l’investigazione e lo sviluppo della cura delle malattie. Questo è fare affari con il dolore e la
sofferenza dei popoli.
Gli umanisti propongono la costituzione di una libretto sanitario europeo per tutti gli abitanti
d’Europa, che garantisca un’attenzione medica, gratuita, universale e di qualità, e che permetta la
scelta da parte del malato dell’ospedale all’interno del luogo d’Europa dove voglia essere curato.
Destinazione dei Fondi di Coesione Europei al livellamento della qualità e dell’attenzione sanitaria
e ospedaliera nei paesi con maggiore ritardo sanitario fino alla loro equiparazione con quelli più
sviluppati.

ECONOMIA

La difesa della diversità e l’apertura devono essere portati al campo economico.


In questo momento la concentrazione dei capitali e i monopoli si oppongono alla nostra visione
umanista del futuro. Al contrario, il fomento della piccola impresa, le cooperative e le imprese
partecipate dei lavoratori (cogestione), permettono che la diversità di forme, la creatività e il nuovo
siano garantite.
E’ la piccola impresa quella che genera ricchezza e crea posti di lavoro. E’ l’impresa partecipata
dei lavoratori quella che priorizza nella produzione e nel lavoro, che è ciò che garantisce la
ricchezza; e non la speculazione e la distruzione della produzione come fa il capitale speculativo.
D’altra parte l’eliminazione dei dazi commerciali permetterà che altri paesi possano esportare in
Europa le proprie produzioni, cosa con cui questi paesi, in maggioranza poveri, avranno la
possibilità di rincalzare le proprie economie, incidendo direttamente nella migrazione,s forzata da
fattori economici.
In quanto al processo di livellamento e solidarietà tra i componenti dell’Unione Europea,
consideriamo l’importanza del mantenimento dei Fondi di Coesione.

MIGRAZIONI

Secondo la dichiarazione dei Diritti Umani: “… ogni persona ha diritto a scegliere il luogo dove
vivere, crescere e svilupparsi…”.

Gli umanisti vogliono un mondo sernza barriere, senza leggi coercitive, senza discriminazione nè
violenza.
Per questo consideriamo che le leggi dovranno essere al servizio dell’essere umano e dovranno
regolare i propri diritti, obbligazioni e opportunità.

Se si accetta l’ “eccezionalità di una guerra”, o di una “catastrofe naturale”, o di “persecuzioni


politiche” come causa degli spostamenti dei popoli, come non intendere l’impoverimento, la
mancanza di futuro economico, la fuga della gente dalla fame, come motivi più che sufficienti per
accogliere a braccia aperte le popolazioni diseredate?

Per questo gli umanisti considerano che qualunque persona, indipendentemente dal proprio luogo
di nascita, abbia diritto ad una educazione, ad una salute, all’ottenimento dei diritti civili, ad
eleggere e ad essere eletto (diritto di voto e alla rappresentatività), là dove occasionalmente
risieda.

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Inoltre gli umanisti vedono come imprescindibile il mantenimento e l’ampliamento dei fondi di
cooperazione e il trasferimento di tecnologia seguendo il criterio di inversione proporzionale nei
paesi di origine dei gruppi sociali immigranti.

GUERRA E PACE

Il sentimento non-violento degli umanisti si è sempre fatto notare ed è la chiave della sua
vocazione antibellica; conseguenza di questo è la nostra opposizione attiva alla guerra in tutte le
sue varianti, non solamente nel suo aspetto più conosciuto come sfortunatamente abbiamo visto di
recente (guerre nei Balcani, in Afganistan o in Irak) ma anche alla guerra economica che
presuppone il mantenimento di dazi doganali o lo sfruttamento schiavista da parte delle
multinazionali, condannando popoli interi all’indigenza.

In questo futuro umanista poponiamo che l’esercito europeo sia una forza di interposizione, la cui
azione difenda la libertà dei popoli, così come la pace.

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