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AURORA BIANCARDI

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Aurora Biancardi

PAULA SCHER
LEGAMI CON LA TRADIZIONE
TIPOGRAFICA

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Aurora Biancardi

IUAV clasVEM
Laboratorio di design dei tipi
a.a. 2007/2008

docente
Leonardo Sonnoli

ricerca
Aurora Biancardi

progetto grafico e impaginazione


Aurora Biancardi

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INDICE

5 Paula scher e i tipi


7 I caratteri hanno uno spirito
9 Parole in libertà
15 Espressività tipografica
23 Il manifesto di un manifesto
25 Tradizione modernista
29 Helvetica, “Una specie di complotto da parte di mia madre”
31 Come appare un alfabeto ad un’ analfabeta

33 Fonti

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PAULA SCHER
E I TIPI

Paula Scher ha studiato alla Tyler Paula Scher progetta con le lettere, comunica con i tipi.
School of Art di Philadelphia Osservare la sua produzione, libera e variabile richiama,
ed ha iniziato la sua carriera di senza perdere in originalità, opere di grandi protagonisti della
progettista grafica negli anni ‘70 comunicazione visiva. L’intento della ricerca è di rintracciare
come art director di copertine i legami nella produzione della designer americana con la
di dischi alla Atlantic e alla CBS tradizione tipografica. Vengono posti a confronto alcune sue
Records. Nel 1984 è co-fondatrice composizioni e scelte di caratteri e celebri configurazioni
dello studio Koppel & Scher e nel tipografiche. Dal Futurismo alla Grafica Svizzera, la ricerca passa
1991 entra a far parte dello studio attraverso confronti puntuali che mirano a scoprire le radici su
Pentagram. cui poggia il suo lavoro.

Paula è membro dell’Istituto


Americano di Arti Grafiche (AIGA)
da cui, nel 2001, ha ricevuto la
prestigiosa Medaglia AIGA in
riconoscimento del suo successo
e del contributo nel campo della
grafica. Nel 2002 la Princeton
Architectural Press ha pubblicato
una monografia sulla sua carriera
“Make It Bigger”.

a sinistra: Paula Scher


circondata da opere di
grandi protagonisti della
comunicazione visiva.

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“I CARATTERI
HANNO UNO SPIRITO”

“Quando ero al Tyler volevo diventare illustratrice.


Avevo un insegnante di nome Stanislaw Zagorski e non ho
mai avuto idea di come usare la tipografia nei miei progetti.
Facevamo copertine di libri e di album musicali come progetti
scolastici e andavamo al negozio artistico del luogo o da Sam
Flaax e compravo i trasferibili dell’Helvetica e li usavo in un
angolo dell’album nel modo che mi sembrava più giusto, una
specie di allineamento a sinistra e ovviamente non era mai
allineato per bene e il tutto risultava un pò buttato lì ed era
terribile. Zagorski allora mi disse di smetterla con i trasferibili
e di fare i caratteri a mano, illustrati. Non mi era mai venuto in
mente che la tipografia potesse avere una personalità come
poteva averla un’illustrazione. Realizzai che i caratteri hanno uno
spirito e possono comunicare uno stato d’animo e che possono
essere il tuo medium con un gusto particolare, un gusto forte
che riesce ad esprimere ogni cosa.”

sopra: Toulouse-Lautrec,
Jane Avril, 1896.

a sinistra: Paula Scher,


manifesto in onore del
centesimo anniversario della
morte di Toulouse-Lautrec,
2001.

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PAROLE IN LIBERTÀ

Paula raccoglie la lezione futurista. Lo spazio della pagina


scardinato è il palcoscenico della nuova comunicazione.
Tra le avanguardie artistiche la riflessione del futurismo incise
con forza nel settore della grafica attraverso una serie di opere e
indicazioni non sistematiche, che travolsero l’assetto tradizionale
della comunicazione visiva e aprirono la strada alla grafica
moderna. La produzione pittorica colse le implicazioni che la
vertiginosa accelerazione del tempo della vita moderna con i
suoi ritmi dinamici, derivati dalla meccanizzazione comportavano
e li tradusse nel concetto di simultaneità: la struttura statica
dello spazio tradizionale composta secondo i fondamenti della
geometria euclidea è annullata e reinventata in una raffigurazione
sintetica, sospesa nell’attimo della percezione. Con le sue
sproporzioni tipografiche, analogie disegnate, l’utilizzo di diversi
colori d’inchiostro e l’impiego di “anche 20 caratteri tipografici se
occorre” il futurismo portò una rivoluzione tipografica.
Le composizioni di Paula sono allo stesso modo caratterizzate da
un forte dinamismo. L’osservatore è posto al centro della pagina,
il paragone con la composizione di Carlo Carrà parla da solo.
L’immagine coordinata per il Public Theatre fu disegnata per
essere estremamente forte, visibile e urbana.
Paula sfrutta la possibilità di disegnare a mano caratteri e di
distorcere i caratteri digitali per plasmarli in immagini rumorose.
La serie per il musical rap “Bring in ‘Da Noise, Bring in ‘Da
Funk” realizzata nel 1996 combina immagini fotografiche ed un
linguaggio tipografico organizzato in modo estremamente libero
nello spazio. Ne risultano una serie di manifesti con parole libere
e sproporzioni tipografiche, affissi nella frenetica New York.

sopra: Carlo Carrà,


Composizione grafica, 1914.

a sinistra: Paula Scher,


Noise Funk, Public Theatre, 1996.

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a sinistra, sopra e nella pagina che segue:
alcuni manifesti di Bring in ‘Da Noise,
Bring in ‘Da Funk nella città di New York,
Public Theatre, 1996.

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ESPRESSIVITÀ
TIPOGRAFICA

Uno stile tipografico espressivo e flessibile contraddistingue


Paula Scher. La sua cultura tipografica fa di lei una progettista
capace di interpretare sapientemente gli stili del passato.
Ne è esempio “Great Beginngs”, un libro di piccolo formato
interamente tipografico realizzato nel 1984 in collaborazione con
Terry Koppel. Il libro raccoglie paragrafi iniziali di famosi racconti
dove la scelta dei caratteri e l’impaginazione riprendono lo stile
del periodo in cui questi sono stati scritti. Il libretto, stampato in
due colori, venne spedito a potenziali clienti come promozione
del lavoro delle due designer.
Nella pagina a fianco la “Metamorfosi” scritto da Franz Kafka
nel 1919 e “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij impaginate
secondo lo stile avenguardista russo: forte impatto visivo, forme
geometriche, triade cromatica, composizione obliqua.
Della lezione costruttivista rimangono i segni nella produzione
della designer americana. Ne è esempio la comunicazione visiva
sviluppata per il Public Theatre.

sopra: El Lisickij,
Per la voce, 1922.

a sinistra: Paula Scher e Terry Koppel,


Great Beginnings, 1984.

nella pagina che segue: Paula Scher,


maglietta, manifesti e broschure
per il Public Theatre, 1996.

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IL MANIFESTO
DI UN MANIFESTO

La serie di manifesti per l’Ente Nazionale per il Turismo Svizzero


rese famoso il grafico svizzero Herbert Matter oltre oceano
e nel tempo. È chiaro e cercato l’omaggio della designer
americana che nel manifesto per la Swatch Orologi del 1984 si
rifà esplicitamente al manifesto di Matter: i colori, la diagonale,
il paesaggio, il simbolo della svizzera, sono tutti elementi che
rimandano alla comunicazione di Matter.
Il poster scatenò forti polemiche tra quella percentuale della
comunità di designer che credono nella sacralità del modernismo
(si racconta che un designer svizzero rifiutò la proposta di
candidatura a membro dell’AGI di Paula Scher perché offeso dal
suo poster della Swatch. “Sul mio cadavere“ disse.)
Elementi stilistici di questo manifesto, come la tecnica del
fotomontaggio e la sovrapposizione di più negativi con il “fuori
scala” tornano nella produzione della designer.

sopra: Herbert Matter, pubblicità


turistica per la Svizzera, 1936.

a sinistra: Paula Scher, manifesto


per la Swatch Orologi USA, 1985.

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TRADIZIONE
MODERNISTA

Nel 2007 Paula è stata coinvolta dalla HP nello sviluppo di una


campagna di marketing interattiva chiamata “What do you
have to say?”. La designer ha progettato una serie di modelli
per realizzare un vasto assortimento di stampati personalizzati,
come biglietti da visita, carte intestate e brochure, scaricabili
gratuitamente dal sito della Hp (hp.com/paula).
I modelli progettati sono quattro: Bold in Avenir heavy, Modern
in Helvetica ultra light, Elegant in Bodoni, Friendly in Century
Schoolbook regular ed Edgy in Helvetica ultra light italic.
Ne risultano strutturali semplici ed eleganti, caratterizzati da
una forte semplificazione visiva. La scelta tipografica fatta è
in sintonia con una tradizione modernista di cui la designer ha
respirato le influenze nei primi anni Ottanta quando si cominciò
negli Stati Uniti a parlare di “stile Vignelli”.
Gli ingredienti che resero riconoscibile la produzione del designer
italiano sono pochi, sempre utilizzati con una grande attenzione
a proporzioni e dimensioni nello spazio della superficie: l’impiego
dei colori rosso, bianco e nero e l’utilizzo di pochi caratteri
tipografici, in tutti i suoi pesi, Bodoni e Haas Helvetica.
“Nessun modello può sostituire un designer professionista”
avverte Paula “ma in ultimo spero che possiamo evitare ad
alcune persone innocenti di usare il Comic Sans”.

sopra: Massimo Vignelli,


monografia per Knoll, 1981

a sinistra: Paula Scher,


stampati Modello Modern, 2007.

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a sinistra: Paula Scher,
stampati Modello Elegant, 2007.
Alcune pagine del sito Hp.

sopra: i cinque modelli


progettati dalla designer
e proposti nel sito della HP.

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HELVETICA,
“UNA SPECIE DI COMPLOTTO
DA PARTE DI MIA MADRE”

Nel film documentario “Helvetica” diretto da Gary Hustwit,


Paula Scher parla della cultura aziendale impregnata del celebre
carattere tipografico e della sua reazione a questa “dittatura
Helvetica”. “Si inizia a fare grafica in un certo momento della
storia ma senza essere davvero consapevoli che si è in un certo
contesto, e spesso, non si ha il senso di cosa c’era prima di te,
come ci si è arrivati e certamente, non si sa cosa ci sarà dopo.
Quando entrai alla Tyler School of Art, quello che mi colpì fu
che esistevano due culture della grafica, separate. Una era la
cultura aziendale e quello era il linguaggio visivo che usavano
le grandi aziende. A quel tempo c’era dappertutto l’Helvetica, si
assomigliavano tutti e a me sembravano un pò fascisti.
Erano puliti, ordinati, mi ricordavano di rimettere in ordine la mia
stanza. Mi pareva che questa fosse una specie di complotto da
parte di mia madre per rimettere in ordine la casa e che tutta
la mia ribellione di adolescente casinista, stesse vendicandosi
nella forma dell’Helvetica e io dovevo combatterlo. Ero anche
moralmente contro l’Helvetica perché consideravo tutte quelle
grandi aziende che erano coperte di Helvetica come finanziatori
della guerra in Vietnam. Quindi, se usavi l’Helvetica significava
che eri a favore della guerra in Vietnam e allora, come potevi
usarlo? Quello che mi sembrava bello a quel punto erano le
copertine degli album, le carte zig-zag, gli accessori degli sballoni
e della controcultura, ovviamente le riviste e fanzine underground
e lo studio Pushpin.” (Testo tratto da “Helvetica” di Gary Hustwit).

sopra: Helvetica, il carattere


tipografico creato nel 1957
da Max Miedinger per la
fonderia svizzera Haas.

a sinistra: immagini tratte


dal film documentario
“Helvetica” di Gary Hustwit.

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COME APPARE UN ALFABETO
AD UN’ ANALFABETA

Paula Scher ed un gruppo di sei progettisti hanno disegnato


l’edizione del 2007 del “Publikum Calendar”, il calendario
pubblicato dall’omonima tipografia di Belgrado.
Il tema del calendario era l’ostrogoto. L’occasione di lavorare,
come analfabeti, con un alfabeto dal significato e dal suono
sconosciuto ha permesso grande libertà operativa e prodotto
cose che non sarebbero mai nate in un alfabeto conosciuto,
intriso di riferimenti alla tradizione tipografica.
A partire dalle somiglianze e le differenze esistenti tra l’alfabeto
Cirillico e quello latino le pagine del calendario ne esplorando le
possibilità di confronto. Una pagina del calendario paragona i
due alfabeti dal punto di vista formale mostrando la metamorfosi
del disegno passando dall’uno all’altro alfabeto, un’altra
sovrapponendo le lettere, crea forme impreviste; un’altra
paragona il verso degli animali nelle due lingue, un’altra ancora
rapporta i suoni dei due alfabeti attraverso le onomatopee
utilizzate nei fumetti.
Il carattere utilizzato è l’Univers “un carattere che non usiamo
mai” afferma la designer “e che in realtà non ci piace, ma che
abbiamo apprezzato in questa occasione per la bellezza del
disegno delle lettere nella lingua serba”. La ricerca tipografica
che ne deriva, libera da legami tipografici con l’alfabeto latino,
pur riferendosi formalmente ad esso, è pura ed interessante.

sopra: Tavola sinottica del carattere


Univers disegnato da Frutiger, 1954-57.

a sinistra: Paula Scher, Julia Hoffmann,


Drew Freeman, Brian Crooks, Lenny Naar,
Emma Goldsmith e Jennifer Rittne,
Pagine del Publikum Calendar, 2007.

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FONTI

Libri
Inspirability: 40 Top Designers Speak Out About What Inspires,
New York 2005
Paula Scher, Make it Bigger, Princeton Architectural Press, 2002
Daniele Baroni, Maurizio Vitta, Storia del design grafico, Milano 2003

Siti
blog.pentagram.com
www.pentagram.com
www.paulascher.com
www.aiga.org/content.cfm/medalist-paulascher
www. design.walkerart.org
www.publictheater.org

Video
“Helvetica” di Gary Hustwit
“Paula Scher, type is image” di Hillman Curtis
“The making of Publikum Calendar 2007” di Nada Ray

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