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Capitolo 1 FRANCESCO, MODELLO DEL RINNOVAMENTO SPIRITUALE DELLA CHIESA GIACOMO DI VITRY (1220 e 1223-1225) Giacomo di Vitry, Epistola 6 (Febbraio o marzo 1220) Dom Renier, priore di Saint-Michel, @ passato allordine dei frati minoti. Questa teligione si é molto diffusa in tutto il mondo, perché «ssi imitano espressamente le forme della Chiesa primitiva ela vita de gli apostoli. Essa ci pare tuttavia molto pericolosa, poiché non soltan toi perfeti, ma anche i frat giovani c imperfeti, che dovrebbero esse re sottoposti per qualche tempo alla prova della disciplina monastica, se ne vanno in giro a due a due nel mondo intero. Quando é venuto nel nostro esercito il maestro e fondatore di quest ordine, ardente de Jo zelo della fede, non ha temuto di atraversare Pesercito dei nemici edopo aver predicato peralcuni giorn la paola di Dio ai saraceni,n ottenne gran che II sultano, re dell Egitto, gli chiese perd in segreto di implorate il Signore secondo le sue intenzioni perch, sotto ispirazio. ne divina, eg potesse cligione che pitt piacesse a Dio. A questo ordine hanno aderito anche Colino Minglese, nostro chictico, € due altri dei nostri compagni: maestro Michele e don Matteo, cui a vo alfidato la cura della chiesa di Santa Croce. Senza parlare de tore, nonché di Enrico e altri che a stento riesco a trattenere! derire alla Giacomo di Vitry, Historia occidentalis (1223-1225?) Non ci sono che i fedeli di Cristo. Anche i saraceni e gli uomini sprofondati nelle tenebre ne ammirano l'umilti¢ la perfezione; do impavidi si recano presso di loro per predieare Ii riforniscono del of Parte prin, Testi ¢inmeegin. KUL secolo-meta del XIV secolo necessario e Iiaccolgono generosamente. Abbiamo incontrato il primo Fondatore e maestro di quest ordine, al quale tutti gl altri obbetisee nocone aloo gentle aon snp ino, amaoda Died gliuomini, i suo nome & frate Francesco. Egli fu preso dla un’ebbser fae un fervor spiinae nat, al punto che, avatoin tera dT gittoe trovandosi con Vesercio cristiano davantia Damietta, part per il campo del sultano d'Egitto senza alcuna paura, forte dello scudo del In fede. Ai saraceni che lo presero prigioniero, disse lungo la strada a _[ saraceniascoltano volentiet i frati minor allorché predicano la fede di Cristo e Vinsegnamento del Vangelo. Quando i liet si dlchia fano apertamente contro Maometto, qualificandalo come mentitore ¢ infedele,allora questi empi li picchiano a sanguc ei eaeciano dale lo ro itt; se Dio non li proteggcsse miracolosamente, i ucciderebbero? Giacomo di Vitry, vescovo di Acri, era presente nel campo dei crociati quando Francesco arrivd nel luglio o agosto 1219. Parla della missione di Francesco presso al-Kémil due volte— nel 1220, © poi trail 1223 ¢ il 1226 — e fra le due descrizioni riconosciamo un'evoluzione che rimarea la crescente reputazione di santita di Francesco e il trasporto per la vita apostolica dei suoifrati, La te. stimonianza di Giacomo é interessante sotto diversi punti di vista favorevole alla crociata tanto da prendervi parte personalmente, ammiratore della pieta dei frati minori, egliesprime in un primo momento delle riserve nei confronti dello zelo dei convertiti al ordine dei frati minori e verso il progetto missionario di France. so, ma po ne dventa un ferventefautore. Secondo la testo nianza di molti contemporanei, Giacomo fu uno dei predicatoti pit brillant efacondi dl ‘ise suo secolo. Predicé incessantemente sui due argomenti che pid lo appassionavano: la riforma della vita in seno alla cristianita eil proseguimento delle crociate. Le duc im- icsa 2B 1. Fruncesco, modello del rinnoamento spirituale della prese erano ai suoi occhi intimamente legate ¢ la visita di France. sco al sultano e’Egitto rappresent® un momento di perfezione della vita apostolica in quanto combinava insieme imperative della riforma e quello della crociata Giacomo nacque negli anni Sessanta del XII secolo da una fa tiglia nobile di Perthois?. Compi gli studi a Parigi, dove stava gi sto nascendo I'universiti, Studid con i maestri predicatori Giovan- nidi Lito ¢ Giovanni di Niveles, a loro volta discepoli di Pietto il Cantote. I chierici secolari e i canonici di quell’ambiente, dai movimenti di riforma e disgustati da quella che era per loro la turpitudine morale di Parigi, luogo di depravazione e di vana cu: riositi, esaltavano la predicazione come strumento privilegiato di insegnamento e di riforma morale e spisituale. Si preoccupavano percid di elaborare tutta una serie di strumenti pratici peri predi catori: artes praedicandi (manuali di predicazione), raccolte di ser moni-modello e di exempla, ciot di storie edificantie avvincenti de stinate a cacturare V'attenzione degli ascoltatorie a illustrate il mes. saggio morale e spirituale inteso dal predicatore’, Giacomo venne, dunque, a trovarsi in un clima di grande fervore inteletuale. Spin- todalla volont dipromuoveree realizzarela riforma in tutti gl am. bienti social, predicava a un pubblico urbano. Giacomossiriveleri in seguito come il pis brillante prediicatore uscito da quell ambien: tee il pit prolific fra i produttori di strumenti per i predicatori quattrocentodieci sermoni-modello, di cui un buon numero corre dati di exemple, Ma questi sermoni sono il prodotto degli ultimi an ni della sua vita (1226-1240). Ritorniamo al 1208: intorno a quel Vanno, probabilmente su sollecitazione di Giovanni di Nivelles, Giacomo si stabilisce nel priorato agostiniano di Saint-Nicolas d Oignies, nella diocesi di Liegi, dove conosce Matia, sposa di Gio: vanni di Nivelles, che siera ritirata a Oignies per condurre una vita diascesi estrema, Anzi, probabilmente va attribuita alla stessa asce ta la responsabilita dellattivo di Giacomo: secondo quanto Maria sli aveebbe confidato, lei aveva pregato Dio di mandargli un prete perché, essendo lei donna, non poteva predicare®. E Dio avrebbe esaudito la preghiera inviando appunto Giacomo; in tutto V'afare, Giovanni, sposo di Maria e maestro di Giacomo, non sarebbe stato che intermediario di Dio. Come che sia, Giacomo divenne confes- sote di Maria c, dopo la morte della beghina nel 1213, comincio a scriverne la biografia, che portd a termine prima del 1216. 32 Paste prime, Test inmagini. XI secolo-meta del XIV secole ciati, «ricevettero anche loro il segno della croce con grande fer. vore ¢ gran desidetion. Giacomo mena vanto di avet fatto pren. dere la croce a molte migliaia di genovesi e si entusiasma per il ruolo che questa potenza marinara poteebbe avere nella crociata, ‘Trascorso il mese di settembre a Genova, Giacomo si tiserva un posto su una nave genovese nuova fiammante per ottobre. Af- fitta un quarto del ponte superiore e vi organizaa uno spazio do ve poter studiare; afittainoltre tre cabine: una per s8, una per i suoi servitori e una terza per depositarvi vestiti ¢ viveri per sette sgiomnis nella stiva, fa sistemare i suoi cavalli¢ vino in quantita, gal lette ¢ altri viveri per tre mesi, II vescovo di Acri ammira la sem. plicita di vita delle beghine e dei francescani esattamente come Pcuropeo o 'americano del XI secolo ammirano la semplicita dei poveri: senza praticarla, Indubbiamente Giacomo, immerso ni suoi affar, inquieto per la situazione della sua diocesie in an sia a causa della crociata, invidia un po’ questi asceti che si sono concessi il lusso di detestare il mondo. E invia la sua lettera agli amici fiamminghi prima di lasciare il porto di Genova”? Da Acti, nel marzo 1217 spedisce la sua seconda lettera, in du plice copia, una indirizzata agli antichi maestri parigini e laltra al Jamonaca cisterciense efutura santa Lutgarda di Aywitres, In essa racconta le cinque settimane passate in mare, in balia dei venti ¢ ‘squassato dalle ondeche finirono per «scacciare le tempeste di cuo. re della maggior parte dei peccatori»; su sallecitazione di Giaco- mo, i mercanti della nave sifanno craciati, cosa che pacifica gli cle menti dellanatura econsentealla fine una. traversata tranquilla, Col vento in poppa, scortata da un corteo di delfini, lanave approdaad Acti il venerdi 4 novembre 1216 (Lettera2, rt, 119-121). Giacomo viene accolto con gioia, ma non pud nascondere la sua costerna zione davanti a quello che trova ad Acri. Prima di tutto, & meravi- gliato dalla diversita dei riti e delle credenze degli abitanti della citta: ci sono giacobiti, melchiti, nestoriani, georgiani, armeni. Al cuni si fanno circoncidere, le figlie di altri cscono velate, altri an. ora permettono ai loro preti di sposarsie si comunicano con pane lievitato. A questa cacofonia di cult cristiani si aggiunge la divisio. ne frai cattlici europei: genovesi pisanic veneziani hanno propri pretic rifiutano di riconoscere F'autorita del vescovo. Solo i «pou Jains» (franchi stabilitisi o nati in Oriente) riconoscono Pautorita del vescovo, ma sono immersi nella fornicazione. Acti é una «citta 33 1, Prunceso, ello del rinnovamentospirtuale della Cies mostruosa», i cui abitanti praticano allegramente Yomicicio, Ja prostituzione, la dissolutezza. Tutto cid provoca nel nuovo vesco ‘yo tremiti di terrore, lactime e preghiere. Ma Giacomo ha la paro- Jaefficace, se dobbiamocredere a quello che dice: egli predica a uo- mini e donne della sua diocesi, ¢ a poco a poco, «li dove c’era sta ta abbondanza di iniquita, ha sovrabbondato la grazia» (Lettera2, 11,238-239; Rom 5, 20): uominie donne accorrono in lacrimee, ge- mendo, confessano i loro peccati ¢ si fanno segnare con la croce, Agli uomini crociati, Giacomo ordina di «preparare le armi e tutte Je altre cose utili per soccorrere la Terra es alle donne, ordina ji attingere dalle loro ricchezze per sostenere l'esercito. Seca r sacchari sd creator dala pees cl vescovo. Afferma infatti: Cerano saraeni che una volta conosciu la elles delle opere del Signore, accorrevano a farsi battezzare; moti affermavana ache Br caisc ail crvehl og dal Sigante Goa Caso dle bat Vergine, o da qualche santo, di abbandonare l'errore di Maometto divolgcts verso la grazia del Cristo. La santa Vergine ~ secondo quan to affermavano — diceva loro che se non divenivano cristiani sarebbe- 10 periti ben presto all arrvo dei crstini, nel momento della loro vit toria (Lettera 2, rr, 247-254), E probabile che questi «saraceni» fossero schiavi che accetta vano il battesimo nella speranza di migliorare la loro condizione, e magati di ottenere la liberti. Ma non importa: per Giacomo, il fatto che i saraceni rispondano alla sua predicazione e testimoni to del or imminent sconfita militar non pud ce essere sicurante. Tanto pitt che il vescovo @ impaziente: racconta che apn, enn meus nechi, rcge le garde vero TOcci- dente, al di li del mare, aspettando con ardente desidetio Parrivo dei «pellegrini», «Se avessimo qui quattromila soldati — dice -, con aiuto di Dio non troveremmo nessuno in grado di resister ci» (Lettera 2, rr. 432-437). I saraceni, afferma, sono divisi politi camente e religiosamente: alcuni bevono vino e mangiano maiale contravvenendo alla legge di Maometto. Inolire, i cristiani sotto dominazione saracena sono pit) numerosi degli stessi saraceni: «Di giotno in giorno attendono, in lacrime, Paiuto ¢ il soccorso dei pellegrini» (Lettera 2, rr. 273-276). 46 Parte prima, Testi e immagini. XII secolo-met del XIV secolo Pochi autori, nel Medioevo, daranno un posto centrale alla pre dicazioneal sultano nellaloro presentazione di Francesco ¢ dei fra timinori, Per Giacomo, la figura di Francesco che predica al sulta ho riunisce e riassume tre elementi chiave, necessati per il trionfo del cristianesimo: il rinnovamento morale e spirituale, attraverso tuna vita di ascesi, di semplicita e di umilta (vita incamnata dappri- ma da Maria di Oignies, e poi da Francesco ¢ dai frati minori): la predicazione, la propagazione della parola effcace, parola che in fiamma le folle ele porta alla conversione, cioé lespinge ariforma rela loro vita, a farsi crociatio (per gliinfedeli) ad aecostarsial fon. te battesimale; il confronto con i saraceni, mirante a soccorrete la Chiesa orientale desolata, che cerca la sua liberazione. Indubbiamente, Francesco non ha predicato la crociata come Giacomo, anche se un buon numero di francescani lo faranno in seguito. In effetti, le strategic di approccio dei due uomini si pos- sono contrapporre: Giacomo predica ai saraceni quando pud, ma 2 soprattutto un promotore attivo della crociata; Francesco pre dica umilmente e pacificamente al sultano. Ma Giacomo non ve de contraddizione fra crociata e predicazione; anzi le vede come complementati. Stando a lu, la predicazione di Francesco avteb be potuto, se il sultano non avesse tagliato corto, portare non sol tanto alla conversione dei saraceni al cristianesimo, ma alla loro defezione dallcsercito egiziano e al loro passaggio nel campo dle cristiani, Lungi dallessere un’alternativa alla crociata, la predica zione ai musulmani pud essere un mezzo di reclutamento Dopo la sconfitta di Damietta, Giacomo continua a chiamare alla crociata, componendo dei sermoni-modello ad uso di coloro cche vanno in giro a predicarla, Ma la Historia occidentalis presenta la predicazione dli Francesco come un modo di procedere esem plare: a dove learminon hanno potuto nulla, laparolaela vita apo- stolica dei frati minori offrono una nuova speranza. Questo testo tivede e corregge la prima impressione lasciata da Francesco dal. Jasuamissione presso al-Kamil. Si ‘vede qui come il processo di san. tificazione di Francesco sia ben avviato gi dagli ultimi anni della vita dell’Assisiate. Sicuramente la lettera che Giacomo invia da Damietta agli amici fiamminghia rispecchiare nel modo migliore | sentimenti che l'impresa di Francesco doveva aver suscitato nel campo crociato. Vedremo che questa conclusione @ cortoborata dalle impressioni espresse da un altro cronista degli anni 1220. Capitolo 2 AL-KAMIL, DEGNO AVVERSARIO DEI CROCIATI CRONACA ANONIMA DELLE CROCIATE, (Cronaca detta «di Ernoul», 1227-1229) I'esercitoa Damicta. Es- Oa viparler® di due ceric’ che eanonel'esercito Damicta. Es disi precrtrone al eurdinae gli dinero che volevino andare «pre ieate davanti al sultano ma che non volevano partir senza prima aver Bevel ernie Laila aloo chemsa eeue a Toro i suo permesso e che non voleva che andassero, anzinon avrebbe dato il suo permesso a nessuno che volesserecarsiin un tal luogo dove snsber st ui poichsapera bene che se fosser anton pe sarebbero pit torat. Ess replicarono che se pativano exlinonavreb- be alcun peceato, poiché non era lui cheliinviava; ma lo pregavano che accettase di lasciarli andare, Lo imploraronoinsistentemente. Quan dil cardinale vide che avevano cos tanta volonta di andar, disse lo ro: «Signor, io non so quali siano i vostri cuori ei vostri penser, né se no buoni ocattvi, ese voici andate, fateattenzione ache il vostro cvo me ea pecoeis(erisenaxes noldveesl Di Essi risposero che non volevano andarvi se non peril bene di Dio. Allor il cardinale dis seloro che, aqueste condizion, potevano andarese volevano, mao fx cevano sera su0consenso. a ; ‘Allora i chierici lasciarono Pesercito dei crstiani e se ne andarono verso quello dei suraceni. Quando i saraceni che facevano la guardia li ideo arsvare,pessarono che andasero da rope pote un mes sagaio o per passare dalla loro parte. Andarono loro incontro li prese fo cl condutero via per presentarf al sltano. Quando furono davan tial sultano, o salutarono;il sultano lisalut® a sua volta, poi domand® se volevano essere sataceni 0 se erano venti come messagget, Rispo- sero hea srebbero dient saraceiima che rao ven dav ‘lui come messaggeri da parte di Dioe per salvare la sua anima a Dio, «Senon volete credere» gli dssero, «noi pregheremo perrenderelavo 48 Parte prima, Testi e immagini. XII secolo meti del XIV secolo stra anima a Dio, poichénoivdiciamo in vertache se morite nella Le ge incuivitrovat, sete perduto, e Dio non aecopliets le wear cane Edé per questo che siamo venuti da voi. Sc voleteascoltareie caper vimostreremo con giusta ragione, davanti ai pit nobili uomini della vo. stra terra, seli convocate, che la vostra Legge & cativan I sultano replicd che aveva adic chierici [arcivescovi, ves bbuoni chierici] della sua Legge, e che senza di loro non poteva eapis, I These eisai) gli risposero: «Di quest siamo molto cones “onvocateli, se non riusciamo a dimostrare loro con rcttaragione che auelo che vi dicamo vere che la vosta ope Cot aliono ascoltarci e capire—,fateci tagliare la testa» Usultano limands a cereare ed essiconvennero de lui nella sua ten a, E-cosisiincontrarono | pitinobili ei pia saggi uomini della sua tee ta cinsieme i due chieric. Quando furono tut iunitilsultano spies Toro perché li aveva convocat,e quindi disse perché erano venun Ed «ssi ali risposero: «Sire, tu se spada della Legge, tu devi mantenere Ia ‘Legge e custoditla. Noi ti comandiamo, da patte di Dio e da parte di Maometto che ci diede a Legge, che tu facciatagliare loro testa: non wogliamo sentire quello che dicono, poiché la Legge proibisce che a ascoltialcuna predicnzione. E sec’@ qualcuno che vuol parla o predi, eatecontro a Legge, la Legge comands che glisitagllatesta.E per que stonoiti comandiamo, da parte diDio eda parte della Legge, che-tufae cia taglare loro la testa perché cost comands la Legge» Dopo di che presero congedo e se ne andarono, non volendo tra. tenersi oltre, El sultano rimase con i due chieric, Alloral sultano dis se loro: «Signori, essi mi hanno detto da parte di Dio e da pate della Legge che io vi facia tagliare la testa, poiché cos ordina la Legge; me jo andré un po’ contro il comandamento e non vi fa tagliare Ia testa poiché questo sarebbe una cattva ricompensa a quello che voi avete fatto, di tischiare la morte per la mia anima, come voi credete, pet ren derla a Dio». Poi il sultano disse che se volevano restare con lui, eg avrebbe dato loro grandi terre e grandi possediment; ma ess li dis se he nen saebbero rma pit alungo dal momento che non is voleva sentire né ascoltare. Se ne sarebbero ritornatinellesercita det cristiani, se quest erano i suoiordini wea Al che il sultano rispose che volentieri li avrebbe fat ticondurre allescrcito in tutta sicurezza, Quindl fece portare loro oro, angento « dlappi di seta in quantita, c disse loro di prendere quello che soleva no, Essirisposero che non prendevano niente, dal momento che non Potevano avere la sua anima con Dio, poiché esse era pit care ai love ‘occhi dirutto quello che possedeva, Gli chiescro semplicemente di der Toro da mangiate e poi se ne sarcbisero andat, non avendo pit mala 2, al Kamil, degno avversaria dei crociati. Cromaca anonina delle crociete 49 da fare, IL sultano fece dar loro ca mangiare e da bere e quando cbbe ro mangiato abbastanza, presero congedo dal sultano ed eg li fece condurre in sicurezza presso lesercito det cristian' Questo racconto, come quelli di Giacomo di Vitey, ¢ fondato probabilmente sulla testimonianza di qualcuno che si trovava a Damietta e che vide Francesco e il suo compagno. Questa versio- ne concorda con quella di Giacomo su alcuni elementi base: ’au- dace attraversamento della linea di frontiera da parte dei due uo mini, lincontro cortese e rispettoso con il sultano, l'apprezza mento di quest'ultimo per le loro intenzioni, la scorta armata da cui fece accompagnare al loro ritorno nel campo dei crociati. La convergenza tra le fonti pit vicine ai fatt su simili dettagli, li ren de pit verosimili. Le differenze frail presente racconto ele due versioni di Giacomo restano tuttavia importanti. I cronista ano- nnimo propone un testo eiea quattro volte pit lungo di quello di Giacomo nella sua Historia occidentalis. Non nomina né France- sco né il suo compagno, ma parla semplicemente di «due chieri cb» (deus eleres), che avzebbero manifestato il proposito di anda re a dimostrare la verica del cristianesimo «con retta ragione» ai chietici saraceni, Questi rifiutano di ascoltare i due cristiani ed esigono che vengano messi a morte. La qual cosa non fa che met- tere maggiormente in risalto la magnanimi ela dolcezza del sub tano, il quale respinge la richiestae offre invece ai due religiosi tet re. ticchezze, Tutto sembra indicare che circolassero almeno due versioni dei fatti avvenuti nel campo davanti a Damietta. Alcune delle differenze sono attribuibili alla prospettiva del nostro auto- re: probabilmente quella di un Iaico appartenente all’encourage del re di Gerusalemme, Giovanni di Brienne, 11 testo di cui stiamo parlando viene spesso chiamato Cronaca di Ernoul e di Bernardo il Tesoriere. Titolo ingannevole, poiché il racconto della missione dei due chierici con ogni probabilita non fu scritto né da Emoul né da Bernardo, e perché oggi questa «Cronaca» esistesoltanto nella forma di «continuazioni», aggiun: te a una traduzione francese della cronaca delle crociate di Gue glielmo di Tiro, la Historia rerum in partibus transmarinis gesta- ‘um, Guglielmo aveva raccontato la storia della ‘Terrasanta a par tire dalla vita di Maometto fino al 1184, soffermandosi in part colare sulla prima crociata e sulla storia politica e militare del re- Capitolo 3 GRAN SETE DI MARTIRIO TOMMASO DA CELANO, VITA PRIMA (1228) ‘Ma ancora [F Laon sareva das é Francesco] non sapeva darsi pace, finché non potesse seguire ancor pia fervidamente lo slancio bento dellanima, E nel te dicesimo anno dalla sua conversione si recd in Sitia, ove ogi gio combattevano dure Batali ta cristianiepagani,e con un compagna ‘non esité a presentarsi al cospetto del Soldano dei saraceni ach pchbenuraccouusieteraeea gli stava davanti, con quant corto pata con quanta igen ciara devaacoloro che ficevano ing i : 3¢Facevanoingiuta alla legge crstana? Prima di gin. real Soldano peo dao slit ota to erat, ae terrisee, non tere le minacce dei suppizi non si spaventa per la mor even, E eben [ato ey al lain lf odo boat mel ps dl Soldano ert con rane nore, Questa ded anid favoree,offrendogli molt don, tentd di piegarali Fanimo alle ricchezze sate Ma vedendolo sprezzare tutto come sterco, ase pieno di meraviglia grandissima, riguardandolo quasi come un vome divers dal al ft commows dle separ fo asa In tutte queste circostanze il Signore non compl il desideri santo, el quale iservava a prerogative di una gra sngelane’, ‘Tommaso da Celano, frate minor ato di . frate minote incaricato da papa Grego: tio IX di scrivere la Vita di Francesco in vista della aoe zazione, fornisce una versione molto breve (rispetto alla Historia orientalis di Giacomo di Vitry 0 alla Cronaca detta di Emnoul) del- Vincontro di Francesco con il «sultano dei saracenin. Colloca l'av venimento — in maniera molto vaga ~ in «Sitia» e mette in primo arto, Tommaso da Celano, Vita prima “8 3, Grom sete piano le sofferenze fisiche infitte a Francesco ¢ al suo compagno Hai saraceni, sofferenze che i due frati affrontano impavidi senza Jasciarsi piegare; il che sottolinea i meriti del santo, Per Tomma so, il viaggio di Francesco in Oriente testimonia soprattutto la sua grande sete di marttio, Francesco, che aveva abbracciato Ia vita postolica, voleva perseguitla sino in fondo e morire della glorio 2 morte degli apostoli: il martirio per mano degli infedel ‘Non disponiamo di informazioni precise su Tommaso da Ce- Jano. Sembra fosse originario della cittadina di Celano, in Abruz zo. Nel 1221, al capitolo generale della Porziuncola, é uno dei fra tiscelti per andare a predicare in Germania; nel 1222 diviene cu stode (custos) di Magonza, Worms, Colonia e Spira?. Torna in Ita lia nel 1223 o poco pit tardis sicuramente vide Francesco e palo con lui durante gli ultimi anni di vita del santo, senza tuttavia mai tentrare a far parte della cetchia degli intimi. Con tutta probabilita cera presente alla canonizzazione di Francesco nel 1228. E fu for se in quella occasione che il papa ali chiese di scrivere la Vita uf ficiale, elemento essenziale per ogni canonizzazione. Di norma, la redazione di una Vita precede la canonizzazione; nel caso di Fran: cesco, invece, viene realizzata dopo, ¢ questo sottolinea la fretta con cui ’Assisiate fu proclamato santo, A compenso forse del suo Tavoro agiografico, Tommaso ricevette alcune reliquie del santo, che in parte gird poi a Giordano da Giano, con grande gioia di {quest'ultimo e dei suoi confratelli di Germania* Gregorio IX proclam® la canonizzazione di Francesco ad As- sisi il 16 luglio 1228 (canonizzazione confermata con la bolla Mi a circa nos tte giorni pit tardi). Prima di diventare papa Grego tio IX, Ugolino, eardinale vescovo di Ostia, era stato ammiratore, amico e protettore di Francesco. Tommaso lo menziona a pitt: prese. Lodala calorosa accoglienza a Roma che il cardinal riservd Al santo, quando questi si presentd a predicare davanti a papa Onorio If e alla curia pontificia. Tommaso presenta Ugolino co me pade protettore del nuovo ordine, allorché Francesco non ontava ancora che pochi frati al suo seguito (1C 99-101). Ugoli no ha pid di sessant’anni quando, il 27 marzo 1227, viene eletto papa come successore di Onorio III. Aspetta il secondo anno del duo regno per aprre il processo di canonizzazione, le cui conclu sioni fa convalidare con una rapidita insolita', Per comprendere {questa canonizzazione e il lavoro dell'agiografo Tommaso da Ce: 80 Parte prima, Teste tmmagin. Xt secolo-metd del XIV secola cesco. Ih questo testo, composto verso la fine della sua vita, Fran: cesco aveva dichiarato, fra le altre cose: Fermamente comando per obbedienza a utiifratll che, ovunque si trovino, non osino di per sé o per interposta persona chiedere leteors aleuna nella curia romana, né a favore di una chiesa né a favored un al ‘to luogo, né per la predicazione, néa causa della persecuzione det ie +0 corpi; ma dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra af +€ penitenza con la benedizione di Dio (Testamento, 25-26), J francescani sono tenuti a rispettare le ultime volonta del lo ro fondatore, cos] come sono espresse in questo testo? No, taglia corto Gregorio IX nella sua bolla Quo elongati (del 4 ottobre 1230): Francesco non era pit! ministro generale nel momento del Ja redazione del Testamento e non poteva imporre le sue volonta allordine senza Pavallo del capitolo generale. Benché la Vita pri ima simanga la biografia ufficiale, alti francescani sctivono pro. brie versioni dei detti¢ dei fati di Francesco, esse pure impre gnate di nostalgia per la frateenita primitive. Quest test, che pre. sentano difficolta di datazione, ma che contengono element s Curamente risalenti agli anni 1240, sono l'Anonynnut perusinus (Anonimo di Perugia), la Legenda trium sociorum (Lepgenda det tre compagr) ela Compilatio asssiensis (Compilazione di Assisi Nel capitolo di Genova del 1244, il ministro generale Cre scenzio da Jesi chiese ai frati di mettete per iscritto i loro ricord su Francesco e cli mandarglici. Possediamo la lettera che gl in- viarono ifrati Leone, Rufino ¢ Angelo da Grecciol'I1 agosto 1246 in accompagnamento alla loro raccolta di ticordi (verosimilimen te quella che ora si chiama Legenda trium sociorum, anche se ile sto quale noi lo conoseiamo ha forse subito rimaneggiament’ in Ssequito). Crescenzio chiede a Tommaso da Celano di dare una for mma organica a questi diversi materiali, cosa che egli fa nella Vita secunda, una specie di antologia di dette fatti di Francesco, deri. vante dall’Anonymus perusinus, dalla Legenda trium sociorum, dalla Compilatio assisiensis, forse da alti testi andati poi perda 4, nonché da testimonianze orale ricordi dello stesso Tommaso, Quest’opera non @ una Vita in senso proprio: essa non propo. ne una narrazione della vita e della morte del santo, ma una serie dianeddoti organizzati pido meno per temi. Tommaso non vi tac 81 3. Grun sete di marino, Towmaso da Celono, Vita prima conta Tincontro di Francesco col sultano, ritenendo probabil mente che quanto aveva detto nella Vita prima fosse sufficient Parla invece del passgyio di Francesco presto Isercto dei co- ciatia Damietta, un episodio che merita di essere esaminato, v aoa ‘a hingo commentato dag storcl nel XX secolo. ie aso colloca il racconto in mezzo a una serie di storie riguardan: til dono della profezia del santo, Ed ecco il brano: Come Dania [Denies predive large dei crn, Alec eect de cst ener set can Dat sted i sano dD cst compan poichéavera passat i per desderio del martrio. Un giorao dungue che i nostri si prepa favano per uscre a combattimento saputolo dl Suntose neato aa remente,e disse al compagno: «Se ogg si vera alle mani, Signore mi seegaa i al Secale auires eter nua slo ass par dungur che debbafac?». Gli apose i compagno sPadienon levi darti pensiero del gindizio degli uomini, tanto pit! che non co- Bite wakes om id tect azz ber a cuacoscienen ct io piuttosto che gli uomini», Balza dunque fuori il santo esi met palette ainda nan dafbatglt ped cendo a ota. Ma pevlseo nese verace anna nurrnol core enon > prestar fede all avvertimento ; vo, Dsante cmbatinento sant con Panimo repidance fa a feilconpagnoad sera c dopo un primo en secondo inteten toed al comand gure om a sen vals cen fag ta a iiss cxistians, ota a ine dela gers P- Tecdatistalioge dal ental Fal erie stern de Pastis ch aameo det mone dl pian sala sein,” Ets pien di compastne sant, ed es dh peniments dole sopratutte per li spagnol, def quali per la loro maggiore audacia ve leva risparmiati pochissimi Baa ry brn dla ea ex prsuadang he 200 Mipcle gite tenine ieee es eee eee merta Paiuto celeste; e inftt la vitora ha da essere attesa dalalt si deve attaccar battaglia seguendo la divin ispirazione (2C 30) i et é un esempio ecla- ‘Tommaso presenta cosi quello che per lui @ u mpio ecla tante del dono della profezia di Francesco; Dio gli avrebbe rive Capitolo 6 ACCESO DI AMORE PERFETTO. BONAVENTURA Bonaventura, Legenda maior (1260-1263) Liarclore della cari, tatavia, continuava a suscitare nelo spitito di Francesco desiderio del mattiio. Fu cosi che, per la terza volta, ilsan to siaccinse ad intraprendere il cammino verso gli infedeli, allo scopo direcare, con ospargimento del suostessosangue la fede nella Tinta Cotrevail tredicesimo anno dellasua conversione, infatti, quando Fran cesco a dsptto dei mcleplicpericola eu sarebbe anda incessan tementeincontro, part alla volta della Sixia per recarsi alla presenvza del sultano di Babioni. Pra cristianie saraceni, infath si conbetews uell'epoca una guerra violentissima e, dal momento che i due eserciti ¢rano accampati uno di fronte allalo, non era possibile passare da una parte all altra senza correre il rischio di rimanere uccisi, Dal crude. le sultano era stato emanato persino un decteto che prevedeva la i compensa di un bisante d'oro per chiunque avesse riportato la testa di tun cristiano, Francesco, per, daintrepido soldato di Cristo, nella spe- tanza di trovarsifinalmente sul punto di realizate il suo propenito, tals a prosepuite camino, per nulla aero dalla pura dell ‘morte, ma, anzi,alletato da una simile prospettiva, Dopo aver pregato inf confortato dal Signore isan pre duiesamente casey uel verso profetica: Dovessipure camnsinare fra leombre di morte, non temerd aleun male, poiché tu sei con me (Sal 22, ] Francesco si mise dunque in camino, in compagnia di un con fratello, di nome Illuminato, uomo assai intelligente e virtuoso. Ed ee co venir loro incontro due pecorelle. Il santo, non appena le ebbe ve dlute, esclam® ridendo al suo confratello: «Abbi fiducia nel Signore, fra tello, poiché & in noi che si acempie quel passo evangelico: Ecco fo vi ‘mando come pecore in mezzo ai lupi» {NI 10, 16]. Dopo che i due eb 6, Acceso déanvoreperfotte, Bonaventura 127 bero camminato per un po’, sopraggiunsero alcune guardie saracene che, assalendoli con la stessa rapidita deilupi che i avventano sulle pe core, immobilizzarono violentemente i servi di Dio e, malmenandoli con ferocia e disprezzo e coprendoli di ingiurc, alla fine li frustarono ¢ li misero in catene, In ultimo, sfiniti da torment d'ogni genere, fu ono condotti, per disposizione della divina Prowvidenza e secondo lo stesso desiderio dell'uomo di Dio, alla presenza del sultano. Il sovra 1no domand® loro da chi mai e a quale scopo ed in quale veste fossero stati mandati ed in che modo, poi, avessero potuto giungere fin li, Francesco, il servo di Cristo, rispose che nan da uomo alcuno, bensi dall'altisimo Idio essi erano stati invati, allo scopo di mosteare la via della salvezza ed annunciare il Vangelo di veriti al popolo saraceno. E pal al sultano intorno al Dio uno e trina e al salvatore dell universo Gesii Crisco, con una forza cost trascinante e con un fervore di spirit cosi intenso che parve chiaramente realizzarsi in lui quell'annuncio contenuto nel Vangelo: fo dard a vot parole e sapienza, a cui non po- sranno resistere né contraddire tutti vostri avversari (Le 21, 15]. An cheil sultano, infatt, osservando il mirabile fervore di spiito dell uo. mo di Dio ela sua straordinaria vireuosita, lo stava ad ascoltare volen tict,insistendo perché Francesco rimanesse con lui Ed ilservo di Cr sto, ispirato da Dio, rspose allora: «Se vorrai convertre te stesso ed il tuo popolo a Cristo, per amor suo rimarrd assai volentietiassieme a voi. Se invece esiti a rinnegace la legge di Maometto per la fede di Cri sto, ordina di accendere un gran fuoco ed io entrerd in esso assieme ai tuoi sacerdoti, in maniera che tu sappia finalmente quale sia la fede pid certac pitt santa da poter abbraeciare>. A queste parole il sultano re plicd: «Non credo che alcuno dei miei sacerdoti voglia esporsi al fuo co per difendere la propria fede, né sottoporsi ad alcun genere di tor enti. Si era accorto, infatt, che, subito dopo aver udito le parole di Francesco, uno dei suoi sacetdoti, pur eminente ¢ anziano, se era svi. snata. Il santo, allora, soggiunse: «Se mi prometterai che tu ed il tuo popolo, qualora io esca fuori dal Fuoco illeso,aderieere al culo di Cri sto, entrer6 da solo in me2z0 al fuoco, Se sard bruciato, se ne da la col pa ai miei peccati sc, invece, la potenza divina mi proteggeri, dovre- te allora riconoscere che Cristo, wit e sapienza di Dio [1Cor |, 24], ® il vero Dio eil Signore ¢ Salvatore di tutto 'universo». I sultano, perd, cconfess6 di non osare di accogliere una simile proposta, nel timore di tuna sedizione popolare. Offerse tuttavia molti doni preziosi a France- sco; 'uomo di Dio, perd, avido non di umane ricchezze, bensi unica mente della salvezza delle anime, respinse con disprezzo ogni cosa co- ime se fosse fango, Ed il sultano, vedendo che il santo nutriva un cost totale disprezzo peri beni mondani, prese a nutrize verso dilui una de 128 Parte prime. Testi e immagini. XII secolnmetd del XIV seeolo Yovione ancora maggot: Schbene, po, non voles, forse, non oss se convertrsalla fede crstiana, prego tuttavia devotamente il servo di Cristo, di aceetae i don offer, se non alo per le necesita dei cx stiani poveri o per le chiese. Francesco, per contro, aborrendo il peso del denaro ¢ non vedendo nellanimo del sultano radice di sleuna pie, non ace asslutamente nll santo, non riuscendo dunque a convertire quelle genti né a rea- lizzare il suo proposito, mosso dall'ispirazione divina, fece ritorne in Oecidente. Cosi lamico di Cristo, pur desiderando con tutte le pro pric forze la morte, non riusci in alcun modo a trovarla, Cid nono- Stante, perd, per decreto della divina clemenza e per i metiti delle sue stesse virti, Francesco, miracolosamente, non rimase privo del bra ‘mato martitio e gli venne riservato in seguito un privilegio singolare Fu cosistabilito che quel fuoco divino ancot pit perfettamente gli bru ciasse nel cuore, per esplodere pit luminoso nel coxpo. co eer lice cu care, senza ese trapasata dal fro i un tiranno, non fu tuttavia privata della somiglianza con l’Agnell immolato! O te davvero pienamente felice, eu la spada del persecu tore non tole lt, mache non per questo & stat privato dela pl Sermo de Sancto Francisca (4 ottobre 1267) I beato Francesco fu eletto peril suo zelo insuperabile per la fede ceisiana: Di Paolo dete, «Ques womo & per me srunento ela (Att, 13). I beato Paolo aver lo seo tel, i chevlevc ake plicare la fede di Cristo presso gli ebrei, presso i greci,e poi presso i romani. E.il beato Francesco volle essere povero per Cristo e con il suo zelo per la fede egli fu la garanzia della sceta di Dio; andd dovunque rel mondo per diffondere la fede. Tre volte si propose di andaze ol. tremare, ma non poté una prima volta a causa di un naufragio, Poi ands al Miramolin in Spagna ea Marrakech, dove pid tardii nostri fra ti furono martirizati, La terza volta, and® al sultano e predicd la fede cristiana, Desiderava farsi dilaniare per la fede cristiana, I sultano gli disse: «Facciamo venire i nostri saggi e discutiamo della nostra fede ¢ della vostrw», Francesco gli rispose: «La nostra fede @al dil della ra ‘gione, ¢ la ragione non ha cfficacia che peril credente. E io non posso argomentare sulla base degli scriti sant, poiché essi non credono agli scritti santi. Ma si facia un fuoco di legna, e io entrer® nel Fuoco con i vostri sage; chiunque sara bruciato, la sua legge & cattiva>. Imme- 6 Acceso di amore perfetto, Bonaventura 129 diatamente, i sagai del sultano se ne andarono. II sultano comin sotridere ¢ disse: «Non credo che troverd qualcuno che voglia entra re nel fuoco con voi». E il beato Francesco disse: «Voglio entrarvi da solo, Se brucio, che questo sia imputato ai miei peceati; se no, si accetti Ja nostra fede crstiana». E il sultano rispose: «Non oserd far quest poiché temo che mi lapidino, Ma io eredo che la vostra fede sia bu na € vert». E da quel momento in poi, eli ebbe sempre la fede cr stiana impressa nel suo cuore’ Collationes in Hexaemeron (1273) Prendi esempio dal beato Francesco, che predicava al sultano} que sti gli propose di fare una disputa con isnoi sacerdoti. Ma Francesco ri spose che non si poteva discutere seguendo le legs della ragione intor no alla fede, perché la fede é superiore alla ragione; e non si poteva di scutere per mezzo della Serittura, perché essi non T'avrebbero accetta ta, Ma piuttosto lo pregava di aecendere un rogo, ¢ vi sarebbe entrato con ess, Pertanto, non si deve mescolare ne! vino della sacra Scritura tanta acqua di filosofa, in modo da trasformare il vino in aca; questo sarebbe un pessimo miracolo, Infatt, noi leggiamo che Cristo cambio 'acqua in vino, e non viceversa, Da questo risulta chiaro che ai creden ti si pud provare la fede, non per mezzo della ragione, ma per mezzo della Scrittura e dei miracoli. Anche nella chiesa primitiva, si bruciava noi libri di filosofia. Infatti non si debbono tramutare i pani in pietre?, Per Bonaventura, «dottore serafico», ministro generale del- Vordine francescano dal 1257 fino alla sua morte nel 1274, la sete ardente del martitio faceva parte integrante della spiritualita fran. cescana, Era il grado supremo dell’amore: e cosi pure il desiderio diessere uniti a Dio e quello di portare a Dio le anime degli infe deli. La Legenda maior di Bonaventura, che divenne per Nordine francescano la biografia ufficiale del suo fondatore, insiste sul- Pardente desiderio di martirio che animava Francesco. Bonaven- tura riprende e atticchisce il racconto di Tommaso da Celano dei tre falliti tentativi di san Francesco di conseguire la corona del ‘mattitio per mano dei saraceni. Infioretta il colloquio con al-Ké iil, immaginando che Francesco proponga una prova: che lui stesso ei «preti» del sultano entrino nel fuoco; chi ne fosse usci to indenne avrebbe dimostrato con cid che la legge di Dio da lui seguita cra la vera. Di fronte al rifiuto dei preti saraceni, France

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