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Indice
1. Introduzione.………………………………………………………………pag. 2
2. Panorama storico e sociale del periodo…………………………………..pag. 3
3. Panorama della donna nel Settecento……………………………………pag. 6
4. Profilo di Susanna…………………………………………………………pag. 9
5. Profilo di Zerlina………………………………………………………....pag. 13
6. Profilo di Despina………………………………………………………...pag. 15
7. Susanna, Zerlina, Despina e le arie più significative. Paragone e differenza
delle tre figure……………………………………………………………pag. 18
7.1. Susanna. Deh vieni, non tardar………………………………………...pag. 20
7.1.2. Zerlina. Batti, batti, o bel Masetto…………………………………...pag. 20
7.1.3. Despina. In uomini, in soldati………………………………………...pag. 21
8. Conclusioni……………………………………………………………….pag. 23
Bibliografia……………………………………………………………….pag. 25
2
1. Introduzione
Le intenzioni di questo lavoro sono quelle, di analizzare le tre figure di Susanna, Zerlina
e Despina dal punto di vista letterario e anche psicologico. Nel farlo, si è posti le
seguenti domande: le tre figure femminili sono la stessa donna ma vista, dal punto di
vista dell’abate di Cederna, sempre in una sfaccettatura diversa e nel suo divenire ed
evolversi? O sono tre donne diverse, che seppur contemporanee, mostrano delle
peculiarità rivoluzionarie per la loro epoca e precorritrici della nostra epoca?
Si inizierà con una spiegazione del periodo storico e sociale, affinché sia chiaro capire
l’epoca, nella quale, non solo Da Ponte e Mozart erano contestualizzate, ma anche le
loro opere. Per poi passare, nello specifico, a descrivere la donna nel Settecento, sia per
quanto riguarda la donna proveniente da ceti sociali elevati, come l’aristocrazia e la
nascente borghesia, sia per una donna di estrazione sociale più modesta. Inoltre in
questo capitolo si parlerà anche del ruolo che le salonnières hanno rivestito all’interno
della cerchia di intellettuali e di filosofi. Seguirà un’analisi dei personaggi di Susanna,
Zerlina e Despina. Si osserverà, dunque, il loro carattere all’interno dei tre libretti,
cercando di disegnarne un profilo di tipo psicologico, grazie ai versi, maestralmente
scritti da Lorenzo Da Ponte. Non mancheranno, quindi, citazioni da arie o recitativi, ai
quali si cercherà di dare un’interpretazione testuale. Per continuare, le tre figure
femminili verranno messe a paragone e se ne cercheranno le differenze, quanto anche le
similitudini. Ognuno dei tre personaggi verrà analizzato in base all’aria più significativa
e conosciuta. Per concludere verranno esposte le considerazioni finali, che non solo
riassumeranno tutto l’elaborato, ma hanno come obiettivo quello di evidenziare, quanto
queste tre donne siano complementari l’una con l’altra.
3
Gli animi si riscaldavano sempre più contro il potere monarchico di Luigi XVI, la
borghesia si affermava come ceto sociale, il ceto intellettuale continuava a sostenere gli
1
Kant Immanuel, Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo
5
2
http://www.giusepperausa.it/mozart_e_salieri__l_alleanza_s.html
6
3
Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart. Pag. 52
7
4
Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart. Pag. 54
5
Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart. Pag. 281
8
Campidoglio6, con l’alloro come Petrarca, ma ciò le causò lo scherno da parte degli altri
poeti e letterati, i quali vociferarono che la poetessa avesse ottenuto l’onorificenza
grazie ad uno dei suoi amanti7.
Dunque le donne nel Settecento, provenienti da ceti altolocati ed aristocratici, erano
privilegiate, nonostante spesso fossero costrette a sposare uomini scelti e decisi dalle
reciproche famiglie. Malgrado tutto avevano la possibilità di accedere al sapere e alle
nozioni importanti per crescere culturalmente, potevano coltivare, anche dopo il
matrimonio, i loro interessi e, inoltre, se insoddisfatte da mariti non voluti ed amati,
avevano acquisito una certa spigliatezza nello scegliere il loro amante, che poteva essere
uno dei frequentatori dei loro salotti, con i quali intrecciavano relazioni amorose e
avevano al contempo uno scambio intellettuale, o un cicisbeo, più frivolo, di un filosofo
o di un marito, e più corteggiatore e accompagnatore perfetto.
Purtroppo coloro che non facevano parte di quei ceti sociali privilegiati, avevano ben
altra sorte e ben altra vita. Da un lato avevano la libertà di scegliere il loro marito, ma
vivevano in condizioni economiche precarie e spesso erano costrette a lavorare, per un
salario minimo. Le donne non erano ritenute, dagli uomini, capaci di ragionare, essere
razionali, capaci di avere delle idee personali. Erano viste quasi come uno strumento per
avere figli, di cui poi si dovevano accudire e a cui dovevano concentrare la loro
attenzione. Gli uomini inoltre si aspettavano da loro la completa ubbidienza e la loro
abnegazione nell’occuparsi del marito, della casa, della famiglia e dei figli. Certo la
donna, di livelli sociali non benestanti doveva anche lavorare, ma la letteratura ci mostra
anche come una donna che lavora può essere un individuo capace di badare a se stessa.
Goldoni in La Locanderia, scritta nel 1753, sceglie come protagonista una donna del
popolo, rivoluzionando gli schemi della Commedia dell’Arte: Mirandolina. Il
commediografo inizia il manoscritto con l’introduzione L’autore a chi legge, con la
quale si rivolge al pubblico maschile, per metterlo in guardia contro le possibile insidie
che si nascondono nell’innamoramento. In tutto il manoscritto Mirandolina è una donna
indipendente economicamente, in quanto gestisce ed amministra la locanda ereditata dal
padre ed è lei la corteggiatrice che, con mille astuzie ben studiate e raffinate, fa
innamorare il Cavaliere di Ripafatta, misogino ed ostile all’innamoramento. Alla fine
cede alle tante lusinghe della locandiera, ma Mirandolina non sposerà né il Cavaliere né
6
Brambilla E., Arcangeli L., Levati S.: Sociabilità e relazioni femminili nell'Europa moderna. Temi e
saggi. Pag. 290
7
Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart. Pag.76
9
nessuno degli altri avventori della locanda, che pendono altresì dalle sue labbra. La
commedia si conclude con Mirandolina, che sceglierà Fabrizio, suo servo e
collaboratore, amato da tempo e prescelto anche dal padre di lei, in punto di morte.
Dunque ci si chiede se Mirandolina lo ami veramente. Goldoni ammette, attraverso La
Locanderia, le potenzialità d’indipendenza economica e lavorativa di una donna del
periodo dell’Illuminismo. Ci mostra anche che la donna può dominare le passioni con il
raziocinio. Ma alla fine della commedia è chiaro il destino di Mirandolina: una donna
nel Settecento necessita ancora di avere uno stato civile ben definito, ovvero quello di
coniugata. Quindi, Mirandolina, probabilmente, non ama Fabrizio, ma è l’unico che
appartiene al suo stesso ceto sociale8, che può tutelare e assicurarle, con il matrimonio,
il tipico ruolo femminile e lo status di donna sposata, come vuole la società dell’epoca.
Mirandolina, rappresenta, attraverso la astuzia ed intelligenza, la nuova borghesia in
ascesa da un lato, ma dall’altro anche l’ordine delle cose9. Tutto rientra nei ranghi con la
protagonista che concretizza la volontà del padre morente, il quale le dà il consiglio di
sposarsi, e non con un uomo qualsiasi, ma con Fabrizio.
4. Profilo di Susanna
L’illuminismo è il periodo che fa da cornice alla corte di Giuseppe II, alla felice
collaborazione tra il giovane Mozart e l’ecclesiastico Da Ponte. Grazie a loro, il mondo
della letteratura e della musica, fruiscono di una trilogia che ha reso eterni i due artisti, i
quali, probabilmente, se non si fossero mai incontrati, non avrebbero realizzato la
trilogia Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte. Mozart voleva mettere in
scena Le mariage di Figaro, seconda commedia della trilogia di Beaumarchais, che
andò in scena il 27 aprile 1784, a Parigi, dietro l’aspra contestazione di Luigi XVI, il
quale dichiarò che quella commedia non sarebbe mai stata recitata. Cedette però alle
pressioni dell’opinione pubblica e diede il consenso alla rappresentazione. Il pubblico
aristocratico la accolse con un grande consenso, sebbene fosse proprio quello il soggetto
delle critiche sociali e politiche, al quale l’autore si rivolgeva. Napoleone addirittura
disse che questa commedia era «la revolution dejà en action». Secondo Da Ponte10,
8
Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart. Pag.71
9
http://www.storiadivenezia.net/sito/donne/Crotti_Locandiera.pdf
10
http://www.giusepperausa.it/mozart_e_da_ponte__il_misterio.html
10
Mozart si occupò solo della parte orchestrale, mentre dei rapporti personali con
Giuseppe II se ne occupò in prima persona11. Mozart era interessato a portare in scena
l’opera, probabilmente per il successo che Paisiello riscosse con Il barbiere di Siviglia,
ed era dunque disposto a fare dei compromessi sia dal punto di vista politico che etico.
L’Imperatore non poteva tollerare di dare il permesso per una messa in scena in cui ci
fossero delle scene lascive e in generale che, dal punto di vista politico, aizzasse l’odio
tra le diverse classi sociali. Soltanto dopo aver rimosso le scene politicamente discusse e
grazie agli interventi, di carattere letterario apportati dal librettista, per evitare che gli
animi, durante la rappresentazione, si accendessero, Da Ponte convinse l’imperatore ad
ottenere il permesso per andare in scena.
Nell’opera la figura di Susanna mette anche in risalto la figura della donna
“femminista”12 ante litteram, che lotta per i suoi diritti e che vuole vivere la sua
relazione in modo indisturbato. Da Ponte dipinge un portrait di una giovane donna
intraprendente, furba, che con lucidità e astuzia risolve i problemi, legati alle molestie,
che oggi definiremmo di tipo sessuale, da parte del suo datore di lavoro. Il Conte
d’Almaviva è la causa scatenante di questo atteggiamento: pur avendo abolito lo Ius
Primae Noctis e invaghito di Susanna, decide di rimetterlo in uso. Ma la servetta non si
lascia abbattere e intimorire dal potere del Conte, al contrario è irritata dalla mancanza
di lealtà di questi e dall’abuso che ne fa del potere. Lei è decisa a non cedere, anzi è
decisa a combattere per la sua libertà di scelta e per la sua illibatezza. Come futura
sposa di Figaro, non è disposta a passare la prima notte di nozze con il Conte e i progetti
di quest’ultimo, li rivela a Figaro, seppur con diplomazia. E’ lei, però, a mostrare
raziocinio e freddo calcolo. La reazione di Figaro è difatti di sorpresa e poi di sentimenti
di vendetta. Atteggiamenti legati alla passionalità, che invece sarebbero tipicamente
femminili e atipici per il periodo dei lumi. Susanna si allea allora con la Contessa, che
troviamo nel Barbiere di Siviglia, come Rosina. In quell’opera Rosina è una ragazza
dell’alta borghesia, con carattere e polso. Qui Da Ponte ce la mostra invecchiata, delusa
e amareggiata dalla vita coniugale. Forse sperava di viverla in maniera differente,
invece è la tipica dama dell’aristocrazia che viene ripetutamente tradita da un marito
infedele ed insaziabile, ma che non disdegna le attenzioni e i corteggiamenti del paggio
Cherubino. Dunque non esita nell’allearsi con Susanna, con la quale ha quasi un
rapporto di «sorellanza», per recuperare il suo matrimonio e per aiutare la sua cameriera
11
http://www.giusepperausa.it/mozart_e_salieri__l_alleanza_s.html
12
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 15
11
personale, a sfuggire alle aspirazioni sessuali di suo marito. Susanna si fida della sua
padrona, con la quale ha un rapporto molto confidenziale, intimo e riservato, fatto di
complicità e che trova la sua motivazione, probabilmente dall’estrazione sociale della
Contessa, che nel Barbiere è una ragazza della borghesia emergente. C’è tra le due
donne una complicità, suggellata da un patto non esplicito, ma quasi come conseguenza,
dovuto dagli eventi. In questo «patto di sorellanza» è Susanna a organizzare, tramare e
ideare tutto13. E’ lei la mente e lo spirito ideatore. Riesce a demolire anche la distanza
sociale tra lei e la Contessa, come mostratoci nella Canzonetta «Che soave zeffiretto»,
Scena ventunesima, Atto III. E’ un duetto molto delicato, ma anche molto raffinato,
nella sua apparente semplicità.
Qui le voci di Susanna e quella della Contessa si fondono in una pura armonia che
appunto abbatte qualsiasi muro sociale. Diventano una voce sola, con un solo intento, e
cioè a dire quello di ingannare il Conte d’Almaviva, attraverso un biglietto che insieme,
unite dalla «sorellanza» scrivono e nel frattempo cantano tramando14. Zefiro infatti è il
vento che spira da Ponente, ma nella mitologia è anche un giovane uomo alato,
annunciatore della primavera, proprio come messaggero lo è quel biglietto indirizzato al
Conte. Facendo un passo indietro, Susanna ci mostra una sfaccettatura del suo carattere,
nel duetto con Marcellina nella Scena quarta, Atto I, «Via resti servita, madama
brillante». Susanna in questo duetto si mostra garbata e gentile solo apparentemente.
Riempie di complimenti e convenevoli Marcellina, che vede come concorrente, dato che
quest’ultima pretende di essere sposata da Figaro, a causa di un debito che ha nei
confronti di quella che poi si rivelerà sua madre. Anche Marcellina nei confronti della
giovane non è da meno. Il duetto è una scaramouche costante tra le due donne. E`
evidente che Susanna non provi simpatia per la sua rivale e lo si nota nell’uso esagerato
delle gentilezze che usa nei confronti di colei, che fu anche la governante di Rosina, e
anche dalle continue riverenze che si scambiano vicendevolmente. E’ Susanna che
riesce a vincere la schermaglia, mettendo il dialogo sul piano dell’età. Essendo
Marcellina più anziana, non può più controbattere e abbandona il campo 15. Solo quando
si è finalmente allontanata, Susanna l’apostroferà con dei commenti sinceri e più
consoni al suo carattere: «vecchia pedante, dottoressa arrogante».
13
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 16-18
14
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 24
15
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 23
12
Susanna è sempre ilare e positiva durante tutta l’opera. E’ sicura di sé e della sua
vittoria sul Conte. Sa anche infiammare il cuore di Figaro e istigarlo ad una profonda
gelosia, come nella Scena decima, Atto III, con l’aria «Giunse al fin il momento», in cui
la giovane cameriera si prende gioco di Figaro facendogli credere di aspettare il Conte.
Il recitativo prosegue con «Deh vieni non tardar», provocando in Figaro una sofferenza
interiore, con un obiettivo ben preciso. La futura sposa vuole prendersi gioco di Figaro
che la crede infedele, così stizzita gli fa credere di aver ceduto alle lusinghe del Conte,
ma tutto si risolve per il meglio e l’opera si avvia al suo finale.
E’ interessante osservare come Susanna, un’apparentemente semplice cameriera, abbia
un rapporto egualitario sia con la Contessa, con la quale c’è un affiatamento ed
un’intensa che va al di là del solo rapporto professionale. Rapporto egualitario che si
ripete anche con Marcellina, con la quale duella verbalmente impettita e senza colpo
ferire. Ma è specialmente con la Contessa che ciò si palesa, nel momento in cui avviene
lo scambio di abiti e dunque di caratteri, d’individualità. In quel momento il rapporto
servo-padrone scompare, si annulla, esattamente come nell’opera successiva, ovvero nel
Don Giovanni, nello scambio di abiti tra Leporello e Don Giovanni. Rosina, da
nobildonna, è dunque disposta per amore a scendere di rango o per lei il ceto sociale
non ha alcuna importanza? Probabilmente no, giacché nella Scena ottava, Atto III
nell’Aria E Susanna non vien, un suo verso è proprio: «Ma che mal c'è? Cangiando i
miei vestiti con quelli di Susanna, e suoi co' miei...». Dunque, dopo un attimo di
tentennamento, la Contessa arriva alla conclusione che non ci sia nulla di male nello
scambiare i suoi abiti con quelli della sua cameriera, la quale invece vede quello
scambio come una sua ulteriore piccola vittoria, e cioè a dire quello di elevarsi, seppur
per pochi minuti e solo per gioco, di livello sociale. Tra loro c’è un rapporto serva-
padrona, ma solo di fatto, poiché a livello verbale non si può riscontrare alcuna
differenza. Da Ponte fa esprimere la giovane donna con stile pacato e pragmatico e in lei
non si può mai ritrovare un linguaggio volgare e non appropriato al casato della dama,
presso cui presta i suoi servizi, né complessi alcuni, dato che la Contessa stessa non ha
mai un atteggiamento né di stizza né di sprezzo.
Mozart e Da Ponte, conoscitori dell’Ars Amatoria, ci hanno donato con quest’opera le
diverse sfaccettature dell’amore. Susanna è il simbolo dell’amore fedele, che viene
coronato con il matrimonio tra lei e Figaro, senza cedere alle lusinghe e alle prepotenze
del Conte d’Almaviva. Il suo è un personaggio dall’atteggiamento sereno e positivo,
grazie al fatto di non avere le delusioni e le nostalgie dei tempi passati, sentimenti tipici
13
5. Profilo di Zerlina
Nel 1787 Mozart e Da Ponte portarono sul palcoscenico del Teatro degli Stati di Praga
il Don Giovanni, secondo capolavoro della trilogia. A Vienna non ottenne il successo
sperato ma nella capitale boema, il compositore e il librettista vennero osannati. La
tematica del Don Giovanni, fu molto sfruttata e trattata nella letteratura.
Precedentemente a Mozart/Da Ponte, nomi illustri che ne scrissero e trattarono, furono
Molière «Dom Juan ou le Festin de pierre» e Carlo Goldoni «Don Giovanni Tenorio o
sia il dissoluto». La trama è molto semplice ma costellata da eventi abbastanza
violenti17. L’opera si apre con lo stupro di Donna Anna da parte di Giovanni; prosegue
con l’uccisione del Commendatore, padre di lei, da parte di Don Giovanni; Don
Giovanni, travestito da Leporello, che picchia brutalmente Masetto; per arrivare alla
scena finale in cui il convitato di pietra trascina con sé il protagonista negli inferi. In
quest’opera, quando se ne analizzano ed osservano le figure femminili, spesso
l’attenzione cade sulle due nobildonne Donna Elvira, sedotta ed abbandonata, e Donna
Anna, stuprata e in cerca di vendetta. Ma Zerlina, una ragazzotta di campagna, viene
spesso messa da parte, anche per la presenza ridotta sul palcoscenico. Infatti arriva solo
alla nona scena e per breve tempo. Mentre le altre due figure femminili ci appaiono
carismatiche e di carattere, questa ne sembrerebbe risultare debole e poco consistente.
Osservandola invece si scopre come abbia un suo profilo psicologico ben definito,
grazie anche alla studiata ed attenta descrizione letteraria che Da Ponte ci restituisce,
sottolineata, anzi valorizzata dall’efficiente musica mozartiana. Zerlina è una semplice
ragazza, di origini umili, di un paese spagnolo, nel quale si svolge l’opera. Don
Giovanni si trova, insieme al suo servo, in quel luogo, mentre entrano in scena Masetto
e Zerlina, convolati a nozze, seguiti da un allegro coro nuziale18. Zerlina si mostra già
da subito come una ragazza intraprendente, esuberante e risoluta. Appena sposata, non
esita ad accettare le attenzioni di Don Giovanni, a lei completamente sconosciuto, il
16
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 25
17
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag.62
18
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 112-113
14
quale invita e poi addirittura minaccia Masetto a lasciarlo solo con la sua consorte. Nel
famoso duettino, della Scena nona, Atto I, «Là ci darem la mano», la giovane paesana si
mostra come aperta a farsi coinvolgere dalla passione con uomo sconosciuto, ma che
molto probabilmente esercita il fascino del potere, del rango superiore, su di lei.
Certamente è lusingata dal fatto che un uomo del ceto sociale elevato, rispetto al suo,
colto, elegantemente vestito e dai modi raffinati, si interessi a lei, la vezzeggi e infine la
inviti nel suo casino, facendole capire che, anche se non esplicitamente, diventerà sua
sposa. Dal suo canto Zerlina finge di essere fedele al suo novello sposo, ma non
disdegna il contatto con un uomo che dice di volerle cambiare il destino e che la prende
per mano. Ciò è fatale. Lei cede alle esperienze eccitanti che ne possono derivare, senza
nemmeno lottare con se stessa o con i sensi di colpa, nei confronti di Masetto. E’ pronta
a lasciarlo senza pensare alle conseguenze e a credere di fare un salto di qualità:
occasione unica e irripetibile. E’ proprio in questo momento che Zerlina si mostra come
una ragazza moderna19. Ha raggiunto dunque lo stato civile di coniugata, consono ad
ogni ragazza che si rispetti, però non chiude la porta all’avventura con Don Giovanni, al
quale dice di non essere più forte, ma in realtà non lo è mai stata. Purtroppo a rovinare i
piani del Cavaliere e a disilludere Zerlina, arriva Donna Elvira. La giovane sposa ritorna
alla realtà e capisce cosa stava per compiere20. «Meschina! Cosa sento!» dirà, cercando
rassicurazione in Don Giovanni, ma le parole di Donna Elvira incalzano e tracciano un
profilo di quell’uomo, che non lasciano più alcun dubbio sulla sua vera natura. Elvira è
decisa a salvare la ragazza e la porta via con sé senza che questa si opponga. In realtà lei
allontana Zerlina non per spirito altruistico, bensì egoistico. Donna Elvira è stata
abbandonata da Don Giovanni e sebbene lei voglia far credere di essere furibonda e
assetata di vendetta, in verità è una povera donna disperata che è corsa dietro a quello
che crede il suo uomo, per riconquistarlo. Dunque Zerlina non è altro che una scomoda
concorrente21, di cui si deve sbarazzare, per arrivare nuovamente al cuore del dissoluto
punito. Ritroviamo Zerlina dalla Scena sedicesima, Atto I, nel giardino di Don
Giovanni, insieme a Masetto, adirato per il comportamento poco ortodosso della sua
sposa. E’ proprio qui che si giunge alla famosa aria di Zerlina «Batti, batti, o bel
Masetto». Ed ecco che la ragazza, che non ha saputo resistere alla malìa
dongiovannesca, diventa lei stessa ammaliatrice. Consapevole di avere un ascendente su
19
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 166
20
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 167
21
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 125
15
Masetto, sfodera tutto il fascino che possiede per calmare l’offesa e il broncio, grazie
alle sue ripetute e pressanti moine, riuscendo così a far capitolare il suo consorte22. Ma a
rompere il ritrovato idillio è l’arrivo di Don Giovanni, che causa nella giovane un senso
di disagio. Masetto è dunque intenzionato a scoprire se la sua novella sposa gli è stata
infedele e si nasconde per potere osservare indisturbato i due in azione. Nel frattempo
Zerlina (Scena diciottesima) ne approfitta per defilarsi e tenta di nascondersi dietro dei
cespugli. La ragazza ha una forte tentazione a cedere alle avances del cavaliere, ma
temendo la perdita di lucidità di Masetto, cerca di star lontano dagli attacchi di Don
Giovanni, dimostrando il controllo della sua passionalità. Insomma capisce che per
un’avventura amorosa, potrebbe mettere a repentaglio la sua relazione, nonchè il suo
matrimonio. E’ una giovane di campagna, con una sana di voglia vivere, ma è
soprattutto astuta e sembra anche essere una buona conoscitrice dell’animo maschile. Sa
a cosa può portare la gelosia di Masetto, nascosto dentro un padiglione, in cui Don
Giovanni conduce la giovane, dopo averla trovata, per poterla finalmente sedurre.
Anche questa volta però non avrà successo e dirà a Masetto che lo stavano
semplicemente cercando23.
Nella Scena ventunesima, Don Giovanni trova nuovamente la possibilità di arrivare a
Zerlina e portarla via, senza che questa opponga resistenza. Finge di essere in pericolo,
non appena arriva Masetto e comincia furbamente a chiedere aiuto, mentre arriva in suo
soccorso un trio ormai inseparabile: Donna Anna, Don Ottavio e Donna Elvira.
Purtroppo Don Giovanni, per togliersi dall’imbarazzo, dà la colpa a Leporello. Zerlina è
salva, la sua reputazione anche, così come il suo matrimonio. Forse la ragazza si era
lasciata trasportare più dall’ideale di essere amata da un uomo di prestigio, che
dall’amore e quando si è resa conto che per lei poteva diventare imprudente dare seguito
a quell’avventura, esclama: «O numi, son tradita!». Ma sparisce agli occhi dello
spettatore, dal palcoscenico, accompagnata da una grossa tensione orchestrale, mettendo
così fine al primo atto.
Nel secondo atto, Scena sesta, Zerlina ritorna in scena con un’aria sensuale ed erotica.
Si prende cura del povero Masetto preso a bastonate da Don Giovanni, travestito da
Masetto e mentre lo fa, nei confronti del giovane è sensuale, voluttuosa e provocante.
Con l’aria giocosa «Vedrai, carino», finalmente Zerlina è appieno se stessa. Non ha
nulla da farsi perdonare e riesce ad avere il totale controllo sul suo uomo. Lascia
22
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag.152
23
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 165
16
trapelare, con delle frasi ben studiate, la carica erotica che sprigiona e l’amore che prova
per il suo Masetto. Non c’è nulla di più lenitivo dell’amore, non c’è nulla di più naturale
dell’amore.
6. Profilo di Despina
Così fan tutte chiude la trilogia delle tre opere di Da Ponte e Mozart. Venne
rappresentata per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790 e forse
l’opera più particolare delle tre, con uno sfondo psicologico dei personaggi che si
distacca e diventano sempre più indipendenti dalle peculiarità dei tipi della Commedia
dell’Arte, acquistando in questa messa in scena un proprio carattere, ancor più
accentuato rispetto a come si può osservare nel Don Giovanni. Da Ponte costruì il suo
libretto creando delle simmetrie tra i personaggi, come nelle Nozze di Figaro, mentre
qui le coppie sono ridotte solo a sei, ovvero le due coppie di fidanzati (Fiordiligi e
Guglielmo, Dorabella e Ferrando) e la coppia, ma non di tipo sentimentale, composta da
Despina e Don Alfonso. C’è un rapporto simmetrico tra le due coppie di innamorati, che
poi diverrà scambio, il cui artefice sarà proprio Don Alfonso. Egli è convinto che la
fedeltà non esiste e che le fidanzate di Guglielmo e Ferrando siano infedeli come tutte le
altre. Dunque Don Alfonso indottrinerà i due giovani sul da farsi, aiutato da Despina, la
cameriera personale delle due giovani donne, con la quale ordisce l’intrigo. La si ritrova
a partire dall’ottava Scena, con un recitativo secco, attraverso il quale descrive il suo
profilo professionale, ma con un po’ di stizza nei confronti delle sue padrone. Si fa beffa
di loro nel momento in cui assaggia il cioccolatte preparato per le signorine: «Non è
forse la mia (bocca) come la vostra […]?», dice la scaltra domestica sottolineando che
dal punto di vista umano ed anatomico tra lei e le due ragazze, sebbene siano di rango
migliore, in fondo non ci siano differenze. Intanto arrivano Fiordiligi e Dorabella, due
sorelle, disperate a causa della partenza dei due innamorati per la guerra, ma Despina
cerca di consolarle con l’aria «In uomini, in soldati», un gradevole valzer, che Mozart
usa per dare alla domestica una connotazione dichiaratamente popolare. La cameriera
cerca di consolare le sue padrone descrivendo gli uomini come infedeli e interessati solo
al divertimento con le donne. Le esorta a non piangere perché i loro uomini torneranno
comunque dalla guerra e se non dovessero tornare, ci sono altri uomini da poter sedurre
e con i quali divertirsi. Perciò le invita ad abbandonarsi a vivere il piacere e l’amore24.
24
http://operadomani.org/wp-content/uploads/2015/07/dispensa.pdf Pag. 30
17
Despina ha degli uomini una brutta opinione e ci fa capire che non sono più il suo
interesse principale. Don Alfonso le offre del denaro, in cambio del suo aiuto per far
innamorare le due ragazze di altri due uomini, che poi sarebbero sempre gli stessi
fidanzati, ma scambiati. La domestica non esita alla proposta materialistica25 e si
giustifica dicendo che è riuscita ad abbindolare molti uomini, riuscirà a farlo anche con
le due giovani donne, che lei apostrofa «le povere buffone» e «quelle pazze». L’unica
cosa che la donna ignora è che dietro le spoglie dei due albanesi, si nascondono le vere
identità di Ferrando e Guglielmo. Nella Scena tredicesima, conversando con Don
Alfonso, gli spiega qual è il suo punto di vista sull’amore. Non ha senso per lei
disperarsi per amore, bisogna solo divertirsi26. Nel momento in cui l’amore tormenta
allora non si può più parlare d’amore. Ma Despina, da furba servetta, ha molto di più da
offrire ed è a partire dalla Scena quindicesima che comincia la farsa. Ritorna, infatti, il
tema, evidentemente caro a Da Ponte, del travestimento, che ritroviamo nelle altre due
opere della trilogia, e qui portato in scena da Despina, che si traveste da medico prima e
da notaio poi. E’ pensabile che il librettista nello scrivere del travestimento da medico
della domestica, si sia molto divertito e abbia accentuato il carattere astuto di questa
figura femminile, ma anche che abbia messo ancor più l’accento sul carattere
parodistico dell’opera, nel momento in cui, Despina è la sola donna razionale a trattare
le due sorelle e i due innamorati, come delle marionette, o meglio «Il gioco messo in
scena vede i protagonisti maschili della storia come soldatini di piombo, che si fanno
marciare al suono di trombe e tamburi; e le protagoniste femminili come bamboline […]
introdotte nel primo atto dal timbro così delicato dei clarinetti e poi dei violini»27.
Soldati e bamboline che Despina, astuta e raziocinante, muove a suo piacimento e in cui
trova anche il suo divertimento, come nella mascherata da medico, in cui si cita anche il
mesmerismo, forse a Da Ponte sconosciuto, ma ben conosciuto da Mozart. Entrambi
massoni, Mesmer28 e Mozart, si conobbero in occasione di un concerto del musicista e
potè provare i prodigi delle doti guaritrici del medico, che poi probabilmente spiegò a
Da Ponte, per potere essere inseriti in maniera giocosa nel libretto. Fiordiligi e
Dorabella furono impressionate dalla guarigione veloce dei due sconosciuti albanesi. Il
primo atto termina con la richiesta dei due uomini alle due sorelle di essere baciati da
25
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 79
26
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 80
27
http://operadomani.org/wp-content/uploads/2015/07/dispensa.pdf Pag. 10
28
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 105-107
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loro, fa seguito la loro reazione di sdegno e rabbia, dato che si dicono fedeli amanti,
mentre Don Alfonso e Despina se la ridono osservando la situazione.
Nel secondo atto Despina conversa con le sue padrone e cerca di convincerle a cedere
alle attenzioni dei due stranieri. La vita è breve e bisogna cogliere i momenti di delizia
che offre, tanto più se gli uomini sono ricchi e belli. Allora tutto è lecito. Con la sua aria
«Una donna a quindici anni» sembra fare alle due giovani un lavaggio del cervello,
istruendole su come comportarsi con gli uomini29. Alla fine lascia la scena soddisfatta:
«Viva Despina che sa servir». Con «servir» non intende il suo lavoro di domestica, ma
la sua opera di convincimento perfettamente riuscita. Purtroppo una delle due sorelle,
Fiordiligi, s’innamora del futuro sposo dell’altra, Ferrando. Ma anche Dorabella non si è
mostrata fedele. Don Alfonso allora consiglia ai due giovani di sposare, la sera stessa, le
loro fidanzate e di rassegnarsi al tradimento, poiché tutte le donne tradiscono, ovvero
«così fan tutte». Fiordiligi e Dorabella acconsentono al matrimonio con i due albanesi e
chiedono che sia un notaio a celebrare le nozze, che altri non è che Despina, coinvolta in
un ennesimo travestimento. Nelle mentite spoglie del notaio Beccavivi si ritrova, tra il
serio ed il faceto, a celebrare le nozze delle due coppie di fedigrafi. Purtroppo non
potranno firmare il contratto perché i veri fidanzati delle due sorelle fanno ritorno dal
campo di battaglia. Despina viene smascherata, ma da donna astuta quale lei è, riesce a
cavarsela magistralmente dicendo di essere vestita in maschera per un ballo. Non è solo
una donna furba, ma anche una con prontezza di riflessi e reazioni. Il trovare subito una
scusa per il suo travestimento ci rivela una Despina, non semplice servetta, ma una
persona intelligente che sa districarsi in situazioni difficili ed imbarazzanti. Un istante
solamente prova vergogna quando i due giovani soldati smascherano Despina anche
come notaio. Si riprende subito unendosi, al finale dell’opera, al coro con gli altri
protagonisti. Tutti sono alla fine della stessa opinione, che la razionalità vince su tutto e
che se l’essere umano, nelle vicende della vita, si facesse guidare dalla ragione e
razionalizzasse anche le passioni, allora ne trarrà solo beneficio. Dunque si porta in
trionfo la vittoria del razionalismo rappresentata, da Despina e da Don Alfonso, sul
sentimento dell’amore e su tutto ciò che ne deriva da esso.
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L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 62
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Deh, vieni, non tardar, o Batti, batti, o bel Masetto, Non vi fate sentir, per
gioia bella, la tua povera Zerlina! carita!
Vieni ove amore per goder Starò qui come agnellina Di pasta simile son tutti
le tue botte ad aspettar!
t’appella. quanti,
Batti, batti la tua Zerlina!
Finché non splende in ciel Le fronde mobili, l'aure
Starò qui, starò qui
notturna face le tue botte ad aspettar! incostanti
Finché l’aria è ancor bruna Han piu degli uomini
e il mondo tace. Lascerò straziarmi il crine, stabilita!
Qui mormora il ruscel, qui lascerò cavarmi gli occhi, Mentite lagrime, fallaci
e le care tue manine
scherza l’aura, sguardi
lieta poi saprò baciar!
Che dolce sussurro il cor Voci ingannevoli, vezzi
ristaura; Batti, batti, o bel Masetto, bugiardi
Qui ridono i fioretti, e la tua povera Zerlina! Son le primarie lor qualita!
Starò qui come agnellina
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l’erba è fresca: le tue botte ad aspettar! In noi non amano che il lor
Ai piaceri d’amor qui tutto diletto,
adesca. O bel Masetto batti, batti, Poi ci dispregiano, neganci
Vieni, ben mio: tra queste Starò qui, starò qui affetto,
le tue botte ad aspettar!
piante ascose Ne val da barbari chieder
Ti vo’ la fronte incoronar pieta!
Ah, lo vedo, non hai core!
di rose. Pace, pace, o vita mia! Paghiam o femmine,
In contenti ed allegria d'ugual moneta
notte e dì vogliam passar! Questa malefica razza
indiscreta.
Pace, pace, o vita mia!
Amiam per comodo, per
In contenti ed allegria
vanita!
notte e dì vogliam passar!
Sì, sì, sì, sì, sì, sì,
notte e dì vogliam passar!
Sì, sì, sì, sì, sì, sì,
notte e dì vogliam passar!
30
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 263
31
M. Mila: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Pag. 153
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accennata. Da Ponte nei suoi versi non sceglie un linguaggio enfatico per la sua
Susanna, piuttosto uno essenziale, ma non superficiale, attraverso il quale fa capire che
lei è una donna con sentimenti puri, veri ed autentici. Non tradirebbe mai Figaro, in
quanto l’attesa del suo amato bene, il potere abbracciare finalmente il suo idolo, sono
rivolti a lui e il fuoco dell’amore, ardono solo per il suo futuro sposo. Quindi si può
quasi dedurre che, Susanna, anche se vuol dare una lezione a Figaro, il quale ignora che
Susanna sa della sua presenza, vuole in realtà rivolgere la Serenata, non al Conte, ma
proprio a colui che di lì a poco sposerà.
straziarmi il crine, lascerò cavarmi gli occhi», e alle fine bacerà le sue «manine»,
usando nuovamente il diminuitivo per rendere ancora più sdolcinato l’andante grazioso.
Diventa ancora più femminile e confonde il povero contadino, con il suo canto da
sirena, al quale Masetto-Ulisse non può più resistere: «Sì, sì, sì, sì, sì, sì, notte e dì
vogliam passar», per poi soccombere.
Si ritrova in Zerlina, rispetto a Susanna, rappresentante indomita della fedeltà e della
libertà di scelta, un passo in avanti. La giovane donna è libera di scegliere ma anche di
tradire, senza per questo vedere nulla di male nelle sue azioni, fintantoché, il suo amato
sia disposta a perdonarla. Intelligente, autentica, ma non ancora esacerbata dalle
delusioni amorose, questa è la Zerlina di Lorenzo Da Ponte.
32
http://wwcat.saggiatoremusicale.it/wwcat_saggmus/rivista/indici/PerM_1642_1_2_1994_Caruso.pdf
Pag. 367
33
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 71
23
Da Ponte scrivendo, sapeva quello a cui Despina si riferiva. Nonostante tutto ha voluto
ritagliare un profilo di una donna capace di separare i sentimenti dai sensi, facendole
chiudere l’aria con il verso: «Amiam per comodo, per vanità!»34. L’emancipata Despina
arriva alla conclusione che bisogna amare per fini materialistici, per stare bene
economicamente (comodo) e per la propria vanità di donna, per stare bene con se stesse,
per avere il piacere fine a se stesso, senza implicazioni sentimentali. Despina, inoltre, è
un personaggio poliedrico che può cambiare identità e sesso travestendosi e che non ha
timore di esprimere le sue opinioni a persone di rango superiore al suo.
Despina è lo stadio finale, la sfaccettatura conclusiva e di chiusura, delle donne
popolane dapontiane, ne è quasi la loro quintessenza. Così fan tutte si chiude con un
doppio matrimonio, quello delle due dame ferraresi con i loro innamorati, ma Despina
rimane sola, non ha un uomo accanto e non accade nemmeno che tra lei e Don Alfonso,
ideatore e fautore della beffa, inizi una relazione. Susanna sposa il suo Figaro, Zerlina si
riconcilia con il suo Masetto, ma Despina basta solo a se stessa.
8. Conclusioni
In un’analisi finale si può dire che il lavoro creativo di Lorenzo Da Ponte si è senz’altro
evoluto, durante la stesura di quei tre libretti. Le nozze di Figaro, sebbene abbia meno
personaggi, un atto in meno ed vi siano stati apportati altri cambiamenti, rimase
abbastanza fedele all’originale di Beaumarchais. Naturalmente Susanna ha un suo
carattere, un suo profilo psicologico, comunque coerente per il periodo storico e sociale.
Nonostante tutto, ciò che sorprende è che sia proprio il suo ruolo femminile, all’interno
della coppia Figaro-Susanna, ad essere quello più pacata, dai sentimenti controllati e a
dimostrare abilità raziocinanti. Al contrario di Figaro, che è irruente, impulsivo e
passionale, tutte qualità attribuibili a una donna e che invece ritroviamo in un uomo.
Nell’opera successiva, la figura della servetta è rappresentata da Zerlina, che è una
paesana e contadina. Già con lei si può notare come Da Ponte cominci a staccarsi da
quelli che erano i tipi della Commedia dell’arte. E’, infatti, una figura più autonoma, che
si distacca dalle peculiarità della tipica servetta, con la quale non ha più caratteristiche
in comune. Probabilmente ciò è riconducibile alla particolarità della struttura dell’opera
stessa, la quale non è più la tipica opera buffa, ma non è nemmeno peculiare per il
melodramma. Se si facesse un’analisi più approfondita, si potrebbe vedere che tutti i
34
L. Bentivoglio, L. Bramani: E Susanna non viene. Pag. 78
24
Bibliografia
- Bentivoglio L., Bramani l.: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart.
Milano 2014
- Brambilla E., Arcangeli L., Levati S.: Sociabilità e relazioni femminili
nell'Europa moderna. Temi e saggi. Milano 2013
- Da Ponte Lorenzo: Memorie. I libretti mozartiani. Milano 2014
- Mila, Massimo: Lettura del Don Giovanni di Mozart. Milano 2011
- Oberhoff, Bernd: Die Hochzeit des Figaro
- Kant, Immanuel: Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo? in Scritti
politici e di filosofia della storia e del diritto di Immanuel Kant, a cura di
Bobbio N., Firpo L., Mathieu V., Torino 1965
Bibliografia internet
- Caruso, Carlo: «Così fan tutte», o sia la scuola dell’«Orlando furioso», Il
Saggiatore musicale
http://wwcat.saggiatoremusicale.it/wwcat_saggmus/rivista/indici/PerM_1642_1
_2_1994_Caruso.pdf (1994)
- Crotti, Ilaria: La Locandiera: una figura della realtà sociale nella
rappresentazione di Goldoni
http://www.storiadivenezia.net/sito/donne/Crotti_Locandiera.pdf
- Delfrati, Carlo: I percorsi didattici, Fu l’inganno disinganno
- http://operadomani.org/wp-content/uploads/2015/07/dispensa.pdf (2008)
- Rausa, Giuseppe: Mozart e Salieri: l’alleanza segreta
http://www.giusepperausa.it/mozart_e_salieri__l_alleanza_s.html
- Rausa, Giuseppe: Mozart e Da Ponte: il misterioso “backstage”
http://www.giusepperausa.it/mozart_e_da_ponte__il_misterio.html