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Amedeo Postiglione
Diritti dell’uomo nell’Islam
Aracne editrice
www.aracneeditrice.it
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Copyright © MMXVII
Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
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Premessa
Capitolo I
Una breve cronologia dell’Islam
.. Le origini, – .. La esclusività religiosa come fatto politico,
– .. La necessità di una guerra “santa” contro i nemici, – .. Il
concetto di Jihad, – .. La funzione di luogotenenza di Allah sulla
terra, – .. Le origini dello scisma sciita, – .. Le esperienze
dei Califfati generali e regionali, – .. Le Crociate, – .. L’arresto
dell’avanzata musulmana ed il lento declino, – .. Il risveglio islamico
a carattere nazionalistico e religioso, – .. Il sogno del Califfato, –
.. Le Primavere arabe ed i diritti umani, – .. L’evoluzione radicale
della cultura islamica quale ostacolo ai diritti umani, – .. Jihad
puntuali, locali e globali, – .. Le responsabilità religiose e politiche
del fondamentalismo wahhabita, – .. Le Organizzazioni islamiche
internazionali, .
Capitolo II
La comparsa dei diritti umani su base universale e regionale
.. Le fonti, – .. Le caratteristiche principali dei diritti umani, .
Capitolo III
I documenti islamici sui diritti umani
.. L’originaria posizione di prudenza o riserva verso la Dichiarazione
Universale del , – .. I principali documenti islamici sui diritti
umani, – .. Le Costituzioni nazionali dei Paesi islamici ed il recepi-
mento dei diritti umani, – .. Il difficile rapporto politica–religione ed
i diritti umani nell’Islam, – .. Il difficile rapporto politica–religione
e i diritti umani anche nella civiltà occidentale, .
Indice
Capitolo IV
Aspetti problematici dei diritti umani nell’Islam
.. Universalità e reciprocità, – .. Fondamento, – .. Libertà
di pensiero e religione, – .. Ruolo della donna, – .. Rapporto
musulmano–non musulmano, – .. Omosessualità, – .. Ricono-
scimento di Israele, .
Capitolo V
Il diritto umano alla pace nell’Islam
.. Pace come diritto umano e ripudio della guerra, – .. La pace
nell’Islam, – .. L’esperienza storica, – .. Jihad tradizionale e
nuovo Jihad in un mondo globalizzato, – .. La strategia dell’Isis
dal , – .. L’attacco terroristico agli Usa dell’ settembre ,
quale emblema del Jihad globale, – .. La guerra del Jihad continua al
presente, – .. La mancata risposta politica della Comunità internazio-
nale, – .. La risposta culturale richiede tempo, – .. I fondamenti
religiosi comuni contro la violenza, – .. Necessità di un’autocritica
dell’Islam storico e di quello attuale, – .. Misure contro terrorismo
e radicalizzazione, .
Capitolo VI
Il diritto umano allo sviluppo ed all’ambiente nei documenti isla-
mici
.. I primi documenti islamici, – .. La carta araba sui diritti uma-
ni, – .. La natura nella cultura araba, – .. Le prossime sfide
ambientali per l’Islam, – .. Il diritto umano all’ambiente nelle
Costituzioni islamiche, .
Capitolo VII
La situazione attuale a livello politico
Capitolo VIII
Conclusioni
Capitolo IX
Proposte per una riforma
.. Ruolo della interpretazione, – .. Creatività della giurispruden-
za, – .. Dialogo tra religioni e culture, – .. Una Carta per
Indice
la vita sulla Terra, – .. Diritto allo sviluppo, – .. Diritto alla
pace, – .. Diritto alla ricerca pacifica della vita nello spazio, .
Premessa
. La “crisi” dei diritti umani di cui spesso si parla non deve scoraggiare, se il termine
viene inteso nel senso della etimologia greca, perché la maturazione dei diritti umani
nasce anche dal dolore dei fallimenti e da terribili esperienze vissute, che non arrestano il
processo essenziale per l’avvenire umano. In greco, “crisis” deriva dal verbo “krino”, che
significa separare, cernere, discernere, giudicare, valutare, scegliere e quindi passare da
una situazione ad un’altra ritenuta più favorevole. Campi di concentramento nazisti, gulag
sovietici, regimi sanguinari, genocidi, distruzioni di identità etniche e religiose, distruzioni
intenzionali anche di beni culturali, terrorismo. . . sono l’altra faccia di reali situazioni di
crisi, che dimostrano la inadeguatezza degli attuali sistemi di protezione dei diritti umani
nel mondo, ma anche la loro necessità.
Premessa
me si vedrà, della loro “universalità”. Come è noto, questo principio ispira la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite del , che per questo si intitola
in tal senso. Aveva ragione il Segretario delle N.U., Kofi Annan, a sottolineare con forza
e coraggiosamente questo principio nel novembre , a Teheran, in occasione di una
Conferenza Islamica: egli sostenne che non ha senso parlare di “diritti islamici dell’uomo”,
posto che i diritti umani come tali sono universali per natura attenendo tutti alla stessa
dignità umana di ogni persona. In verità, realisticamente, si deve tenere conto che ancora
oggi, almeno per alcuni diritti umani, esistono diverse visioni culturali e giuridiche. Non
si può sfuggire ad una certa politicizzazione. La visione delle Nazioni Unite avrebbe un
carattere troppo “occidentale” e non terrebbe conto adeguatamente dei “valori asiatici” (v.
Conferenza degli Stati asiatici, marzo ). Analogamente il continente africano tende a
valorizzare i “valori africani” che includono non solo i diritti individuali ma anche quelli
collettivi dei popoli (v. Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli del ). Alle diffe-
renze culturali, etniche e religiose si aggiunge una preoccupazione socio–politica di fondo:
attribuire priorità allo sviluppo (diritto umano allo sviluppo) da parte di popoli che hanno
sperimentato la colonizzazione occidentale e che rivendicano la loro autonomia dopo la
Seconda Guerra Mondiale. La globalizzazione intervenuta con relativi spostamenti biblici
da interi continenti di popolazioni rende ancora più attuale il tema della “universalità” dei
diritti umani.
Premessa
. La stessa « Rivista Islamocristhiana », n. del , del P — Pontificio Istituto di
Sudi Arabi e d’Islamistica — si pone analoga domanda nella introduzione in relazione ai
rapporti tra cristiani e musulmani pur dopo le aperture anni fa del Concilio Vaticano
con la Dichiarazione Nostra Aetate : « non seulement rien n’est changé dans les rapports
entre chretiens et musulmans, bien au contraire les positions se sont radicalisées », almeno
con riguardo ai mezzi di comunicazione sociale ed agli eventi tragici registrati in Medio
Oriente ed Africa settentrionale e sub–sahariana.
. Fra gli intellettuali musulmani riformisti, si ricordano tra gli altri: Mohammed Talbi,
Muhammad Al–Asmawi, Abdullahi an–Na’im, Mohamud M.Taha, Kaled Fouad Allam,
Muhammad Arkoun, Mahamud Ayoub, Akbar Ahmed, Hamida al–Nayfar,Ali Merad, Fu’ad
Zakariya e per alcuni profili l’iraniano Hossein Mehrpour.
. Così lo stesso Presidente egiziano Al Sisi che, in una nota dichiarazione pubblica,
il // nella Università di Al–Arhar del Cairo ha chiesto una riforma forte dell’Islam
per combattere il terrorismo ed ha detto ai religiosi islamici di essere « responsabili di
condurre il discorso religioso in armonia con lo spirito del tempo ». Successivamente su
iniziativa religiosa del rettore dell’Università di Al Azhar e del Governo egiziano vi è stata
Premessa
una prima applicazione di questa richiesta nella Conferenza di Grozny in Cecenia (Russia),
tenutasi dal al agosto , alla quale hanno partecipato oltre personalità sunnite
che hanno escluso il Wahabismo dalla comunità sunnita, perché sostenitore di “concetti
falsi ed ambigui”.
. Forse anche in relazione alla strumentalizzazione della religione islamica ad opera di
I, una parte della cultura laica tende a considerare tutte le religioni monoteiste colpevoli
di intolleranza. Si sostiene che rispetto al politeismo antico (implicante l’accettazione
paritaria di culti diversi), il primo comandamento della legge mosaica (« Non avrai altro
Dio fuori di me »), avrebbe inaugurato una sorta di guerra santa del Dio unico rispetto
agli altri dei. Cristiani e Musulmani avrebbero continuato la tradizione monoteistica,
recependo il medesimo principio di esclusività e quindi di violenza. Bisogna riconoscere
che storicamente le religioni monoteiste hanno dato luogo ad eccessi e violenze (anche nel
loro seno es. cattolici e protestanti; sciiti e sunniti), ma appare problematica la visione di
un mondo antico privo di violenza perché “politeista”. Tra religioni monoteiste esistono
poi differenze fondamentali proprio sul tema della violenza nei relativi testi sacri: Gesù
non solo chiarisce che l’antica legge si riduce ad un unico principio di amore di Dio e del
prossimo, ma testimonia la non violenza anche sulla croce. Pur nel rispetto di opinioni
sostanzialmente atee (es. M. O, Trattato di ateologia, Fazi editore, ed il più recente
Décadence, Flammarion, ; J. A, Non avrai altro Dio, Il Mulino, ; M. A,
Le tre parole che cambiarono il mondo, Cortina, ) sembra a noi preferibile valorizzare il
contributo positivo dato dalle religioni monoteiste allo sviluppo umano. Contro le visioni
dissacranti, si può constatare che il sacro accompagna dovunque la storia dell’umanità,
anzi assistiamo ad un suo riemergere in relazione all’individuo “globalizzato” per dare
senso alla vita: comunque il vero senso religioso si oppone ad ogni proselitismo violento.
Diverso discorso riguarda l’autonomia della scienza rispetto alle religioni che si traduce nel
riconoscimento del valore della ragione nella ricerca della natura e dell’universo, un valore
che di per sé non si oppone a Dio.
Capitolo I
.. Le origini
Diritti dell’uomo nell’Islam
Rapina, guerra e massacro furono alcuni dei sistemi con i quali Maometto
portò l’Islam alla vittoria. Gli stessi delitti erano stati compiuti anche dai
Cristiani e, in misura minore, perfino dai Buddhisti e analoghe imprese
vengono attribuite, nelle scritture ebraiche, a Mosè e a Giosuè. Ma almeno i
fondatori del Buddhismo e del Cristianesimo non avevano offerto essi stessi
ai loro seguaci il cattivo esempio ».
a partire dal e come è noto anche la Sicilia per circa due secoli
prima dell’arrivo dei Normanni nell’anno mille) viene arrestata in
Francia meridionale a Poitiers (nel ad opera di Carlo Martello
della nuova potenza crescente dei Carolingi), mentre i progressi verso
l’Asia trovano un sostanziale ostacolo nell’India e nella Cina. La Russia
di religione cristiana ortodossa resiste egualmente alla penetrazione
islamica nei vari secoli (sia nei Balcani, sia sul mar Nero, sia nel
Caucaso).
Storicamente e culturalmente importante è stata la conversione
all’Islam dei Turchi ed il loro spostamento dall’Asia verso l’Anatolia e
poi nel cuore dell’Impero Ottomano. Molto importante è stata anche
l’espansione ad est della presenza musulmana verso l’Asia centrale ed
il Sud–est asiatico (India del Nord–ovest, parte meridionale della peni-
sola di Malacca, Malesia ed Indonesia: il recupero dell’indipendenza
dopo la seconda guerra mondiale rispetto alla dominazione coloniale
inglese ed olandese ha lasciato inalterato il substrato culturale e reli-
gioso islamico in quelle aree nello attuale Pakistan, nel Bangladesh e
nelle numerose e popolose isole dell’Indonesia).
.. Le Crociate
. Purtroppo la nuova entità politica dello Stato nazionale della Turchia costò al popolo
dell’Armenia, in prevalenza cristiano, un vero e proprio “genocidio” (circa un milione e
mezzo di morti) come riconosciuto dalle N.U. e da Papa Francesco anche in una visita in
Armenia giugno , ma ancora negato dalla Turchia. La stessa Germania sente il bisogno
di purgare la memoria storica (mozione approvata dal Bundestang il giugno , che
definisce come crimine contro l’umanità l’annientamento degli Armeni ed ammette le sue
responsabilità come alleata dei Turchi nella I guerra mondiale).
. Una breve cronologia dell’Islam
purezza delle origini dell’Islam (però con una forte ostilità verso gli
sciiti persiani ed una intransigente visione iconoclastica) che trova
una sponda politica amichevole nell’emiro Muhammad ibn Saud, fon-
datore della omonima dinastia. L’immenso territorio è formalmente
ancora soggetto ai Sultani di Istanbul: per ragioni geopolitiche gli
Inglesi favoriscono la nascita di una entità politica in Arabia contraria
al Sultanato durante la prima guerra mondiale. Saranno poi gli U i
referenti dell’Arabia Saudita per ragioni geopolitiche ed economiche
(petrolio). Gli equilibri in Medio Oriente tendono a mutare anche
per l’Egitto, che si era liberato dalla dominazione musulmana (Ca-
liffato Fatimide) nel per passare al controllo inglese e nel
all’indipendenza.
Dopo la seconda guerra mondiale, si assiste dunque ad una sorta di
“risveglio islamico” soprattutto di tipo nazionalistico e numerosi Stati
a maggioranza islamica acquistano la propria identità nazionale per
effetto della decolonizzazione. È significativo ed anche naturale il fe-
nomeno del riemergere culturale e politico del “collettivo identitario”
anche in termini politici, per effetto della ritrovata libertà nazionale.
. La Turchia, a nostro parere, non dovrebbe tradire a cuor leggero, sia pure gradual-
mente, la sua originaria natura di Stato “laico” sul modello dell’Occidente come consacrato
da Ataturk a partire dal : l’eventuale ingresso in Europa sembra essersi allontanato
dopo il cosiddetto golpe del luglio conclusosi dopo poche ore. È significativo che
a soffrire siano stati i diritti umani di molti oppositori reali o supposti appartenenti alla
magistratura, alla classe universitaria, ai media, all’esercito.
. Una breve cronologia dell’Islam
.. Le fonti
Diritti dell’uomo nell’Islam
Diritti dell’uomo nell’Islam
diverse tra loro e, pur tenendo conto dei sentimenti religiosi, mirano
a conseguire propri interessi socio–economici e di sicurezza in un
mondo ormai globalizzato.
In questa sede si possono fare solo alcune osservazioni generali:
— Somalia,
— Oman,
— Yemen,
— Quatar,
— Bahrain,
— Arabia Saudita,
— Pakistan,
— Afghanistan,
— Palestina,
Pesa ancora nelle società islamiche l’eredità storica del difficile rappor-
to politica–religione. Questa eredità — solo per fare qualche esempio
— si esprime, in modo molto forte, nella Costituzione della Repubblica
islamica dell’Iran del ed in modo più attenuato nella Costituzione
della Repubblica dell’Iraq del : i due testi sono pubblicati in ap-
pendice al volume di Carlo Panella “Il libro nero del Califfato”, BEST
B,.
Nel primo documento l’impronta islamica è contenuta nel tito-
lo e nei principi generali, soprattutto il primo, il secondo, il terzo
ed il quarto. La religione ufficiale è l’Islam « secondo il dogma della
scuola Jaafarita duodecimana immutabile per l’eternità », pur nel “ri-
spetto totale” degli altri dogmi islamici, mentre sono riconosciute le
minoranze: zoroastriani, israeliti e cristiani. La struttura prevede la
divisione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, ma al vertice
la direzione spetta all’Alta Autorità dell’Ayatollah, a partire dall’Iman
Khomeini “guida della rivoluzione” (cioè l’imamato e la sua direzione
permanente ed il suo ruolo fondamentale nello sviluppo continuo del-
la Rivoluzione islamica). I diritti umani non sono enunciati in termini
giuridici chiari e completi, ma sono descritti insieme con valutazioni
politiche, morali e religiose (v.terzo principio e relativi punti). Una
costituzione teocratica.
Nel secondo documento il sistema costituzionale di governo è de-
finito come “repubblicano, parlamentare e democratico”. Pur nella
menzione dell’Islam come “religione ufficiale dello Stato” sono garan-
. I documenti islamici sui diritti umani
occidentale è stata fondata in era moderna su una visione universale e su una antropologia
particolare, le cui radici affondano nell’Umanesimo e nella centralità dell’essere umano,
secondo una visione estremistica. In base a questo modello la religione è stata spostata
ai margini della vita », a causa dell’individualismo, della tendenza al convenzionalismo e
della tendenza ad una razionalità indipendente, sicché un ruolo maggiore della leadership
religiosa anche in Occidente potrebbe avere una funzione sociale equilibratrice.
Diritti dell’uomo nell’Islam
Aspetti problematici
dei diritti umani nell’Islam
Diritti dell’uomo nell’Islam
Sembra saggio ricordare che i diritti, compresi quelli che noi chia-
miamo umani, sono valori importanti se si accompagnano ai do-
veri umani ed aiutano l’umanità in una integrazione pacifica, ma
rimangono “strumenti” umani, perfettibili per loro natura.
Se cambia in modo rapido e radicale lo scenario economico e so-
ciale del mondo (ad esempio per il globale mutamento del clima, per
le migrazioni di popoli da interi continenti, per le questioni globa-
li dell’utilizzo di energie di origine fossile, per le questioni relative
all’alimentazione umana ed alla crisi idrica, per le applicazioni infor-
matiche in ogni campo della vita) anche lo scenario dei diritti umani
dovrà subire mutamenti nel senso di favorire i necessari adattamenti
dell’umanità secondo una filosofia dei doveri umani, rafforzativa di
quella dei diritti di prima e seconda generazione.
La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente
e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra,
Diritti dell’uomo nell’Islam
che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai
decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede
islamica volentieri si riferisce [. . . ] Se nel corso dei secoli non pochi dissensi
e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio
esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua
comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli
uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.
.. Fondamento
pagamento di una tassa. Per gli altri non musulmani non esiste questo
istituto ma vi è una tendenza positiva in questa direzione.
Secondo Mohamed Berween (Non–Muslim in the Islamic State: Ma-
jority Rule and Minority Rights in « The International Journal of Human
Rigths », vol. , n. , giugno ), il modello giuridico di tutela delle
minoranze nel diritto islamico sarebbe adatto a governare le società
multietniche, multiculturali e multi religiose.
Il musulmano può sposare una donna di religione ebraica o cristia-
na. La donna musulmana non può farlo secondo la legge. In caso di
lesioni personali è previsto il risarcimento del danno ma in misura
minore per i non musulmani. La tendenza a configurare uguali diritti
civili ed economico sociali nelle Costituzioni moderne dei vari Paesi
islamici merita di essere esaminata, nel senso di una tendenza verso la
unitarietà della cittadinanza.
.. Omosessualità
Paesi che in parte erano stati colpevoli del colonialismo verso vari Stati
islamici. Risultato vano il tentativo militare, alcuni Paesi arabi moderati
hanno cercato e cercano un compromesso avallato dalle N.U.: due
entità distinte nell’area, Israele e la Palestina. Questo compromesso
non si è ancora stabilizzato, ma non ha alternative.
Nel ricordato Memorandum del , l’Arabia Saudita cercava di
spiegare alle Nazioni Unite le ragioni di ostilità all’esistenza di Israele
come Stato: pretesa occupazione illegittima di un’area cananea (e
quindi araba!) da parte degli Ebrei fuggiti dall’Egitto al seguito di
Mosè; giusta punizione e distruzione di Gerusalemme ad opera degli
Assiri, di Alessandro Magno e dei Romani (con una esemplificazione
eccessiva: Abramo veniva da Ur verso occidente; non tutti gli Ebrei
erano in Egitto; Ciro il Grande aveva autorizzato la ricostruzione del
Tempio; i Romani erano alleati di Erode il Grande che ricostruì di
nuovo il Tempio).
Considerare un popolo autore della Bibbia, cioè del Libro cui at-
tinge anche l’Islam, non meritevole per ragioni religiose di avere una
propria identità, escludendo addirittura il diritto ad esistere, sembra
eccessivo: in realtà si tratta di un problema, sia pur grave, politico che
può avere una soluzione di compromesso come propongono da anni
le Nazioni Unite. Due popoli possono coesistere in pace in nome dei
comuni diritti umani.
Purtroppo le idee dell’Arabia Saudita non sono cambiate e si ri-
trovano puntualmente nello Statuto del Movimento di Resistenza
Islamico Hamas (pubblicato da Carlo Panella nel volume citato Il libro
nero del Califfato, B, , pp. –). Questo Movimento, una
branca dei Fratelli Musulmani, occupa la striscia di Gaza in Palestina e
non fa mistero della sua natura: « Il Movimento di resistenza islamico è
uno degli anelli della catena del Jihad nella sua lotta contro l’invasione
sionista » (art.).
Lo Statuto di Hamas merita di essere letto con attenzione anche alla
luce del diritto internazionale e della filosofia dei diritti umani, perché
contraddice la visione “politica” dello Stato palestinese di possibile
coesistenza e pace con Israele come popolo e Stato. Non è vero che
« non c’è soluzione al problema palestinese se non il Jihad » (art.): la
Striscia di Gaza è stata ceduta da Israele proprio per consentire una
soluzione politica e non militare ai suoi confini, dopo l’accordo con
l’Egitto a sud (accordi di Begin e Sadat nel ) e l’accordo con la
. Aspetti problematici dei diritti umani nell’Islam
. Per la visione cristiana della pace, v. il libro: Il concetto di pace, Libreria Editrice Vaticana,
a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, diretto da S. E. Card. P. K. A.
Turkson, : esso contiene contributi di estremo interesse sulla famosa Enciclica Pacem in
Terris di Giovanni del a distanza di anni. La pace viene considerata nei suoi aspetti
teologici e religiosi, ma anche per gli aspetti politici, economici, sociali, culturali, educativi ed
ambientali, nel contesto attuale della globalizzazione, che esige scelte di governance ineludibili.
L’attuale Pontefice Francesco non ha esitato ad affermare la necessità di un diritto alla pace nel
diritto internazionale.È innegabile che la dottrina cattolica sulla pace ha subito una interessante
chiarificazione nell’ultimo periodo: la condanna dei Papi sia della prima che della seconda
guerra mondiale; la condanna del nazismo e del comunismo ateo sovietico; l’Enclica Pacem
in Terris del di Giovanni , nata nel pericoloso contesto della minaccia di una guerra
nucleare; il Concilio Vaticano con i suoi documenti tra cui Nostra Aetate sulla apertura del
dialogo con altre Religioni; perfino la restituzione simbolica della bandiera turca alla Turchia
catturata a Lepanto nel ; i numerosi incontri in Assisi nel nome della Pace con Giovanni
Paolo ; la dissociazione dalla guerra Usa all’Iraq; la ribadita non assimilazione del terrorismo
islamista con una guerra di religione Cristianesimo–Islam. A proposito della la guerra “a
pezzetti” in atto ad opera del fondamentalismo di matrice islamica di cui Papa Francesco ha
parlato, si possono trovare utili indicazioni nel libro a cura del « Corriere della Sera », Che
cosa è l’I, , con contributi di Sergio Romano, Guido Olimpio, Davide Frattini, Lorenzo
Cremonesi, Michele Farina, Viviana Mazza, Francesco Battistini, Fiorenza Sarzanini, Massimo
Gaggi, Faria Sabahi, Roberto Tottoli, Marta Serafini, Pierluigi Battista. Altri recenti contributi: F.
N, Il Califfo e l’Ayatollah, Mondadori, ; M. M, Il Califfato del terrore. Perché
lo Stato islamico minaccia l’Occidente, Rizzoli, Milano ; D. Q, Il grande Califfato, Neri
Pozza, Vicenza ; L. N, Isis, lo Stato del terrore, Feltrinelli, Milano ; K. F. A,
Il jadista della porta accanto, Piemme, Milano ; C. P, Il libro nero del Califfo, Rizzoli,
Milano .
Diritti dell’uomo nell’Islam
Questo non toglie, come si dirà in prosieguo, che esiste nella cultu-
ra e negli stessi testi religiosi una profonda e sincera ispirazione alla
pace come valore comune dell’umanità.
La pace è divenuta un diritto umano di terza generazione, patroci-
nato dalle Nazioni Unite e da vari movimenti culturali e politici nel
mondo (v. « Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace », Risoluzione
\ del novembre dell’Assemblea delle N.U.; « Dichiarazione
sul diritto alla pace », documento del Consiglio dei diritti umani, Ri-
soluzione n.\\ dell’Assemblea Generale). Occorre di con-
seguenza esplicitare questo diritto umano in modo adeguato in ogni
sistema giuridico e ad ogni livello.
Neppure si rinviene, sempre nei documenti islamici riportati nel-
l’appendice, una dichiarazione di “ripudio” esplicito della guerra (co-
me ad esempio accade nella Costituzione italiana del ), quale
strumento di risoluzione dei conflitti. Questo passaggio giuridico cul-
turale ulteriore sarebbe auspicabile, considerando che pace non è solo
assenza di guerra, ma sforzo comune per un vero sviluppo umano
solidale.
Questi rilievi sembrano già significativi della necessità per l’Islam di
una cultura e di un cammino ulteriore da compiere a livello giuridico
nel senso di una chiara posizione in merito.
La pace nelle opere degli storici e dei filosofi moderni registra
molti nomi insigni, (Immanuel Kant ed il suo scritto Per una pace
perpetua, ; l’illuminista Voltaire Trattato sulla tolleranza; lo scrittore
Lev Tolstoi, soprattutto con Guerra e Pace; Bertrand Russell, Storia
della filosofia occidentale, scritto durante la seconda guerra mondiale e
successive prese di posizioni molto forti a favore della pace: Tribunale
Russell; Mahatma Gandhi con la sua non violenza in India; Martin
Luther King, premio Nobel nel , assassinato a Memphis per il suo
impegno sui diritti civili negli U; il Dalai Lama e la sua battaglia
pacifica per il Tibet). Alcune personalità islamiche si sono distinte per
il loro impegno per la pace come Sadat, il Re del Marocco, il Re di
Giordania.
. Il diritto umano alla pace nell’Islam
il gesuita Samir Khalil Samir, domande sul Corano, Edizioni Marietti,
Genova; importanti settori del mondo cattolico, es .documento di
vescovi dell’Emilia Romagna del novembre approvato dal
Cardinale Biffi arcivescovo di Bologna; David Cook, Understanding
Jihad, University of California Press, e numerosi altri autori citati
nelle note del presente testo), le citazioni testuali del Corano che
legittimano la violenza sono numerose e significative. Si vedano le
Sure :–, :, :, :–, :–, :, :, :, :, :,
:–, :–, :, :, :, :, e :.
Qualche esempio offre un’idea del loro contenuto:
della forza (oltre che fruire della adesione volontaria) per affermarsi
in Africa, Medio Oriente e sud dell’Asia.
Vari autori hanno sottolineato la natura “complessa” del Corano di-
stinguendo le Sure più aperte e tolleranti del primo periodo meccano
della vita di Maometto, allorché capo di una minoranza perseguitata
invocava la tolleranza della maggioranza, da quelle del periodo succes-
sivo medinese, nel quale prevale il Maometto uomo politico vincente
che vuole consolidare e rafforzare l’Islam e non tollera divisioni ed
ostacoli.
Nello stesso testo religioso anche sul tema della “violenza”, con-
fluiscono dunque citazioni con contenuto ed ispirazione diversa, che
in una religione “orizzontale”, senza autorità centralizzata, aggravano
le difficoltà di interpretazione per un indirizzo uniforme. Mentre in
un normale testo positivo giuridico le modifiche appaiono fisiologi-
che, quando se ne ravvisa la necessità, questo procedimento diventa
delicato e complesso per testi che sono anche religiosi o “religiosi”
tout court.
Sembra opportuno integrare il metodo filologico testuale con la
prassi in una visione storica.
È vero e comprensibile che l’“accusa” di aver fatto uso della violen-
za anche a fini religiosi già fatta propria da un imperatore di Bisanzio,
prima della caduta di Costantinopoli (e poi ricordata, ma senza pole-
miche, da Papa Benedetto nel Discorso di Ratisbona) non è gradita
dai Musulmani, ma i fatti storici nel bene e nel male devono essere
valutati nella loro obiettività. Questo vale per tutte le culture.
massiccio e continuo per oltre due anni con armi e risorse. Gli U e la stessa Europa non
hanno voluto vedere ed ora devono confrontarsi con la realtà.
. Si veda la presa di posizione chiara del « Corriere della Sera » dell’ luglio , con
l’articolo di E. G L, Le troppe parole che l’Islam non dice. A livello politico
secondo l’autore, « l’Arabia Saudita è il vero cuore della violenza terroristica islamica,
perché ne è di gran lunga il maggiore finanziatore ». Questo a nostro parere è il livello
giusto di confronto perché « I è uno strumento della geopolitica dell’Arabia Saudita e
. Il diritto umano alla pace nell’Islam
feriti. Molti attentati sono stati sventati dalle forze di polizia nazionali e
non sono noti i dati.
Come pure rimane nascosta quella parte di verità dei finanziamenti
ed aiuti militari delle varie potenze che si muovano dietro le fila. La
mancanza di una Polizia internazionale dell’O a carattere perma-
nente con compiti di coordinamento e prevenzione fa sentire il suo
peso.
Il fenomeno del terrorismo fa paura al grande pubblico anche
perché non è compreso, ma solo subito, e non si hanno punti credibili
di riferimento.
In questa sede si ricorda la distruzione delle statue di Buddha da
parte dei Talebani durante la guerra in Afghanistan, perché obiettivo
non militare; allo stesso modo si ricorda la distruzione di Timbuctu in
Afria, obiettivo non militare; allo stesso modo si ricorda la distruzione
di siti archeologici di immenso valore in Iraq ed in Siria — es. Pal-
mira — egualmente obiettivi non militari (secondo la nostra idea dei
diritti umani e delle regole internazionali, a meno che non si debba
ammettere che per I, Boko Aram e movimenti simili queste sono
vere “imprese” di guerra necessarie).
Costituisce uno spartiacque emblematico sotto molti profili l’atten-
tato dell’ settembre , ( dirottatori di cui Sauditi) alle Torri
Gemelle di New York ed al Pentagono, e quello fallito al Campidoglio
(quest’ultimo per l’eroismo dei passeggeri) che costò la vita a migliaia
di persone innocenti, soprattutto civili e segnò la formalizzazione di
una guerra globale dell’Islam violento contro l’Occidente, un dato
obiettivo che non bisogna nascondere.
A dimostrazione del carattere non episodico del grave evento, ma
dell’inizio di una guerra globale del fondamentalismo islamico, basta
la considerazione realistica della continuità nel periodo successivo
della violenza con la stessa matrice religiosa, culturale e politica in
varie forme e con vari atti in tutti i continenti negli ultimi anni.
Avete udito che fu detto: amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico. Io,
però, vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa levare il suo
sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se, infatti,
amate coloro che vi amano qual ricompensa avete? Forse non fanno lo
stesso i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli che cosa fate di
straordinario? Non fanno lo stesso anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti
come il vostro Padre celeste è perfetto.
— moschee
Le moschee in Occidente devono essere solo luoghi di preghie-
ra. Devono essere autorizzate e controllate. Gli imam devono
partecipare ad appositi corsi ed inseriti in elenchi ufficiali. De-
vono utilizzare in Italia soltanto la lingua italiana. Nel caso di
incitamento alla violenza ed al Jihad vanno subito espulsi.
La minaccia del terrorismo islamico è di tale gravità da esigere
ulteriori misure:
a) la sospensione della autorizzazione di nuovi luoghi di cul-
to in attesa dell’accertamento che essi non siano finanzia-
ti e diretti dai Fratelli Musulmani o da Stati od enti che
adottano le tendenze radicali del wahhabismo;
b) la “reciprocità” come diritto umano nei Paesi islamici di
origine a favore degli altri culti, compreso quello cristiano:
bisogna uscire dalla logica della “concessione”, perché qui
si parla di diritti per la pari dignità umana quale che sia il
culto interessato.
— carceri
Per evitare spese e pericoli di radicalizzazione e proselitismo in
carcere, sembra auspicabile favorire le espulsioni nei Paesi di
origine. Nelle carceri occorre adottare misure di rieducazione
con gente qualificata che conosca l’arabo e di socializzazione
con il lavoro.
— rete del web
L’incitamento alla violenza ed al Jihad può arrivare anche
con gli strumenti della nuova comunicazione sociale. Esistono
meccanismi di interdizione e controllo da utilizzare ad ope-
ra di esperti e centri ad hoc,civili e militari. Fondamentale
è la cooperazione internazionale con una vera cyber guerra
contraria.
— stampa
. Il diritto umano alla pace nell’Islam
ri di diritti e doveri e nei limiti delle leggi vanno protette (v. anche
Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti,
Istruzione erga migrantes, Caritas Christi, maggio, , A
(), pp. – e documenti laici delle Nazioni Unite). Va anche
detto che in un mondo globalizzato, la mobilità sociale diventa una
necessità, ma questa constatazione non esime dal dovere di elaborare
una chiara politica che concili le esigenze di protezione e di sicurez-
za e quelle economiche legate alle libere scelte delle persone. Una
sorta di cosmopolitismo temperato, basato su quanta accoglienza sia
possibile e su una integrazione fondata su una tolleranza reciproca
attentamente calibrata (come suggerisce Anne–Marie Slaughter in
New World Order, Princeton University Press, ). Gli artt. e
della Dichiarazione universale sui diritti umani del sono aperti a
questa prospettiva equilibrata e riconoscono giustamente il diritto alla
mobilità, cioè la libertà di movimento di ogni individuo, non solo in
ambito nazionale, entro i confini di ogni Stato, ma anche all’esterno:
il diritto a lasciare il proprio Paese ed eventualmente a farvi ritorno.
Per la richiamata Dichiarazione O, l’individuo ha però soltanto
il diritto di asilo “dalle persecuzioni”. Questo diritto ha quindi dei
presupposti e dei limiti, non potendo essere invocato dal ricercato
per « reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle
Nazioni Unite ». Certamente il terrorista o sospettato di terrorismo
non può invocare il diritto di asilo, perché la sua attività è palesemente
contraria ai fini ed ai principi delle Nazioni Unite. L’estensione della
protezione internazionale alle persone, oltre l’ipotesi delle persecu-
zioni, allorché esse provengano da luoghi di conflitti in corso , per
ragioni umanitarie, pur prevista da alcune Convenzioni (es. quella
di Ginevra), richiede molta cautela nella applicazione per evitare di
favorire terroristi nei loro disegni di morte.
Il vero problema delle grandi migrazioni, il dato oggettivo (spesso
volutamente sottovalutato per ragioni ideologiche o economiche di
gestioni di fondi pubblici e ottenimento del consenso ad opera di
partiti ed altre entità nel loro interesse, sia pure con finalità dichiarate
umanitarie) riguarda il rapporto nuovo migrazioni–economia in un
mondo globalizzato: persone, soprattutto giovani e famiglie, si sposta-
no in numero davvero impressionante da interi continenti, sperando
di migliorare la loro posizione e migrano dall’Africa e parte dell’Asia
verso l’Europa od altri Paesi più avanzati economicamente.
. Il diritto umano alla pace nell’Islam
gli stessi diritti umani, che pur riconosce di cui si parla nel presente
volume. È consolante che i testi dei documenti islamici sui diritti
umani (di cui agli allegati) non contengono alcun sostegno a forme di
terrorismo, anzi una condanna del fenomeno.
Bisogna neutralizzare ed espellere le componenti fondamentaliste
dal vero Islam, utilizzando proprio quei principi contenuti nei docu-
menti islamici già elaborati sui diritti umani (v. ad esempio gli artt. e
della Dichiarazione del Cairo dei diritti dell’uomo nell’islam,
che proibiscono ogni attentato alla vita, dono di Dio; il genocidio; le
violazioni dell’integrità fisica; l’uccisione dei non belligeranti, vecchi,
donne e bambini nei conflitti armati; vedi ad esempio gli artt. da a
, contenuti nella Carta araba dei diritti dell’uomo: sul diritto alla
vita; sui limiti alla pena di morte; sulla tutela dei minori; sul divieto
della tortura; sul divieto della schiavitù, della tratta degli esseri umani
a fini di prostituzione, di sfruttamento sessuale, dello sfruttamento
dei bambini nei conflitti armati). Nessuno dubita della sincerità di
questi propositi e principi comuni a tutti i diritti umani in ogni cultura,
auspicando che ricevano piena e generale applicazione, non solo negli
ordinamenti giuridici degli Stati islamici, ma nella comune lotta alla
follia del fondamentalismo criminale.
Capitolo VI
Diritti dell’uomo nell’Islam
Solo nella Carta araba dei diritti umani troviamo una duplice menzio-
ne, molto positiva:
. V. M. R. P, La tutela dell’ambiente nel diritto delle religioni, Aracne, Roma
e H. M. B, Islam e Ambiente, in Modus n., marzo ; M. T, Tema\Islam e
Natura. L’Educazione ambientale in una prospettiva musulmana, traduzione dal francese di
Mario Salomone.
. Una interessante riflessione sulla energia nel contesto attuale dello sviluppo e della tutela
dell’ambiente è stata sviluppata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Energia, Sviluppo
e Pace, Libreria Editrice Vaticana, , mentre la riflessione sull’acqua si sposta alla dimensione
giuridica internazionale nel senso di riconoscere un “diritto umano all’acqua”, v. A. C, The
human rigth to water. A right of unique status: the legal status and normative content of the rigth to water,
in « The International Journal of Human Rigths », vol. , n., . In questa direzione si muovono
anche movimenti della società civile come il Comitato Italiano Contratto Mondiale Acqua Onlus
diretto da Rosario Lembo che ha predisposto un nuovo strumento internazionale “Protocollo
Opzionale al Patto P per il diritto umano all’acqua” in collaborazione con il prof. Tullio
Scovazzi. La Fondazione I ha sostenuto e sostiene il Progetto.
. Il diritto umano allo sviluppo ed all’ambiente nei documenti islamici
Diritti dell’uomo nell’Islam
Conclusioni
Diritti dell’uomo nell’Islam
La legge sui diritti umani è una legge non divina, ma umana. L’ispi-
razione religiosa (di per sé rispettabile) non va confusa con la norma
giuridica, altrimenti si creano confusioni e conflitti sulla nozione
stessa dei diritti umani e sul loro reale contenuto universale.
flessi sulla nozione dei diritti umani (v. Ridwan al–Sayyid (Il pen-
siero musulmano contemporaneo e i diritti dell’uomo: pluralità di po-
sizioni e confronto con l’Occidente, in A. Pacini, op.cit., pp.–).
Il confronto con l’Occidente ha rappresentato una sfida potente
per la quale diventa necessaria una risposta adeguata. Il concetto
stesso di diritti umani utilizzato dalla Dichiarazione francese
del viene recepito, sia pure con un fondamento culturale
e religioso in parte diverso da quello della “legge naturale”; la
tendenza ad una visione dei diritti umani legati all’individuo è
integrata con una concezione personalistica e comunitaria; il
concetto religioso di luogotenenza, di custode ed erede della
Terra che il Corano affida all’uomo, non appare lontano da
quello di “dignità” umana cui fanno riferimento i Documenti
internazionali sui diritti umani; la dignità umana nasce dalla
comune origine e da un comune destino ed implica onore
e responsabilità, perché ogni essere umano ha intelligenza e
libertà; la finalità della disciplina dei diritti umani rimane co-
munque quella del bene comune anche negli studiosi dell’Islam
con riferimento ad alcuni pilastri: la vita; la famiglia; libertà di
pensiero e di fede; libertà economica ed interesse generale. Le
difficoltà esistono e vanno realisticamente riconosciute. Sem-
bra saggio chiedere più coraggio in una riforma, al di là delle
difficoltà di linguaggio: una riforma naturalmente pacifica, un
cambiamento dall’interno, con i tempi necessari.
— Un altro punto merita attenzione: il rinvio alla legislazione in-
terna dei singoli Paesi islamici favorisce una certa flessibilità ma
rischia di creare disparità di trattamento. In alcuni Paesi, i diritti
sono riconosciuti in modo pieno ai cittadini ed attenuato ai non
cittadini. Deve sottolinearsi, ad esempio, che la Convenzione
sui diritti del bambino garantisce la stessa protezione, a prescin-
dere dalla cittadinanza (questo punto merita molta attenzione,
considerando l’utilizzo odioso e criminale di bambini come
martiri kamikaze).
— Tra i punti critici, vanno ancora considerati i seguenti:
rivelata sbagliata, perché non tiene conto che nella cultura isla-
mica religione e leggi sono intimamente connesse e sono fattori
distintivi identitari molto forti di una antica comunità.
— In Europa vi è ora la novità della “esportazione” della guerra e
del terrore: i singoli atti di terrorismo sono solo assaggi di prova
per verificare se vi è una risposta e di quale natura ed entità.
È vero che l’origine divina dei diritti e doveri umani implica una
maggiore autorevolezza e stabilità, ma l’eccessiva enfasi posta sugli
aspetti teologici può trasferirsi nel linguaggio e nei contenuti del
diritto, che per sua natura richiede maggiore flessibilità: il diritto
rischia di sclerotizzarsi perdendo il contatto con la realtà umana e
con l’evoluzione storica. La diffidenza nei confronti del concetto di
diritto positivo ha portato nella letteratura islamica alla confusione tra
il livello ideale e quello storico concreto.
. V. L. G, La Shari’a dans le monde d’aujourd’hui, in « Islamochristiana », n. ,
Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, Roma , pp.–.
. V. A. A. –N,Il conflitto tra Sharia e i moderni diritti dell’uomo, in A. P, op.
cit., pp.– e dello stesso autore, Toward an Islamic Reformation: Civil Liberties, Human
Rigths and International Law, Syracuse University Press, .
Diritti dell’uomo nell’Islam
. Per una lettura che evidenzia il ruolo positivo storico dell’Islam rispetto alla situazio-
ne storica dell’Arabia delle origini anche per il tema dei diritti umani, v. M. C, Islam
et droits de l’homme, in « Islamochristiana », n., , del Pontificio Istituto di Studi Arabi e
d’Islamistica, Roma, pp. –. Egli con riferimento alla Tunisia, sottolinea egualmente la
necessità di una riforma.
. Qualche esempio può essere utile: a) se la schiavitù è stata di fatto abrogata in tutti i
sistemi giuridici islamici moderni, ha senso che la Sharia la consideri ancora legale, sia pure
. Proposte per una riforma
a certe condizioni? (v. J. S, An Introdution to Islamic Law, Oxford University Press,,
trad.it. Introduzione al diritto islamico, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino
); b) se il Corano in via generale afferma « Non vi sia costrizione nella Fede » Corano
, ed ancora « Chi vuole creda, chi non vuole respinga la Fede », Corano , e poi
« Potresti tu costringere gli uomini ad essere credenti a loro dispetto? », Corano , , che
senso hanno le prescrizioni giuridiche della Sharia che puniscono il reato di apostasia del
musulmano che abbandoni la sua Fede e che fondamento giuridico coerente può avere la
disciplina separata del dimmi che si applica ai non musulmani,anzi la stessa distinzione tra
musulmano e non musulmano fondata appunto sulla appartenenza religiosa? c) se è vero
che l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e la dignità di ogni uomo e donna sono affermate
dal Corano in via generale in vari versetti con particolare riferimento al comune Creatore
(v. Corano , ; Corano, , ), che senso ha la Sharia nelle prescrizioni molteplici
sulla condizione della donna che rispecchiano sicuramente l’epoca storica delle origini
dell’Islam benché contenute nel Corano in posizione logica non primaria (es.« Gli uomini
sono preposti alle donne, perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi
donano dei loro beni per mantenerle » Corano , ). È evidente che la giustificazione
economica oggi è venuta meno e non può legittimare la non parità tra i sessi.
Diritti dell’uomo nell’Islam
. Ad es. Forum arabo dei giudici per l’Ambiente con sede al Cairo. Vedi anche
L. K, U’s Role in Strengthening the Capacity of Judges and Other Legal
Stakeolders in the Field of Environmental Law, nel volume The Role of the Judiciary in the
Implementation and Enforcement of Environmental Law, Bruylant, Bruxelles , a cura
di Amedeo Postiglione.
. Proposte per una riforma
I Curdi non vanno dimenticati perché sono una realtà molto impor-
tante: un popolo di circa milioni di persone radicato in un’area ben
precisa da secoli con una propria lingua e cultura.
Il Kurdistan con il Trattato di Sevres del fu già ritenuto merite-
vole di avere un proprio “Stato”. Fu la Turchia di Ataturk a disconosce-
re il precedente accordo, dando vita ad un nuovo Accordo a Losanna
nel , compiacenti le potenze occidentali, sicché le speranze dei
Curdi furono tradite. Alla luce dei principi di autodeterminazione e
senza peccare troppo di carenza di realismo, sembra si possa sostenere
che la situazione oggi appare diversa e favorevole alla riproposizione
. Proposte per una riforma
. La ricerca scientifica è stata con umiltà una straordinaria forza unificatrice e pacificatrice
con grandi progressi in ogni campo: a maggior ragione questo ruolo di incontro e promo-
zione dovrebbe essere assunto dalle religioni in tema di diritti e doveri umani. Aveva ragione
Bertrand Russell, allorché concludeva la sua Storia della filosofia occidentale nel modo seguente:
« Nell’accavallarsi dei fanatismi in conflitto, una delle poche forze unificatrici è la verità scien-
tifica, con cui intendo indicare l’abitudine di basare le nostre convinzioni su osservazioni e
deduzioni tanto impersonali e tanto immuni da deformazioni locali ed individuali, quanto
è possibile a degli esseri umani. Aver insistito per l’introduzione di questo principio nella
filosofia e aver trovato un buon metodo con cui tale principio può essere fruttuoso, sono i
meriti principali della scuola filosofica di cui sono membro. L’abitudine all’accurata veridicità
acquistata attraverso la pratica di questo metodo filosofico può essere estesa all’intera sfera
delle attività umane, producendo, dov’è necessario, una diminuzione del fanatismo ed una
accresciuta capacità di reciproca simpatia e comprensione. Abbandonando una parte delle sue
pretese dogmatiche, la filosofia non cessa per questo di suggerire e d’ispirare una via per la vita.
APPENDICE
Dichiarazione Islamica Universale
dei Diritti dell’Uomo∗
Consiglio Islamico d’Europa, Parigi, ∗
Introduzione
Dichiarazione Islamica Universale dei Diritti dell’Uomo
Come già accennato, si conclude nel senso che « ciascuno dei diritti
enunciati nella presente dichiarazione comporta doveri corrisponden-
ti ».
Secondo Ali Merad , l’Islam non merita giudizi negativi in tema
l’homme dans l’Islam et Charte Internationale des Droits de l’Homme, in « Rivista Islamochristia-
na » n., , pp. e ss.. Vengono individuate le convergenze ed anche alcune divergenze,
tra cui quelle relative al fondamento religioso, alla inferiorità del ruolo della donna nel
matrimonio e nei diritti ereditari, le libertà di coscienza e religione nella loro pienezza.
. A. M, Riflessioni sulla Dichiarazione universale islamica dei diritti umani, in A.
P, L’Islam ed il dibattito sui diritti umani, in « Laboratorio e Dossier Mondo Islamico »,
Dichiarazione Islamica Universale dei Diritti dell’Uomo
Premessa
membri;
— in cui sia compiuto ogni sforzo
h) per liberare l’umanità da ogni forma di sfruttamento, ingiustizia
e oppressione, e
i) per garantire a ciascuno sicurezza, dignità e libertà con mezzi
legittimi, alle condizioni previste ed entro i limiti stabiliti dalla
Legge.
Art. .
Diritto alla vita
Art. .
Diritto alla libertà
a) L’uomo è nato libero. Il suo diritto alla libertà non può subire
alcuna restrizione, se non per autorità e in normale applicazione
della Legge.
b) Ogni individuo e ogni popolo gode del diritto inalienabile alla
libertà in tutte le sue forme — fisica, culturale, economica e
politica — e deve poter lottare con ogni mezzo disponibile
contro ogni violazione o abrogazione di tale diritto.
c) Ogni individuo o popolo oppresso ha diritto all’aiuto legittimo
di altri individui e/o popoli in questa lotta.
Dichiarazione Islamica Universale dei Diritti dell’Uomo
Art. .
Diritto all’uguaglianza e divieto di ogni forma di discriminazione
a) Tutti gli uomini sono uguali davanti alla Legge e hanno diritto
alle stesse opportunità e a un’uguale protezione da parte della
Legge.
b) A parità di lavoro, tutti gli uomini hanno diritto allo stesso
salario.
c) Nessuno deve vedersi rifiutare un’opportunità di lavoro, subire
discriminazioni di sorta o essere esposto a maggiori rischi per la
sua incolumità in base a semplici differenze di religione, colore,
razza, origine, sesso o lingua.
Art. .
Diritto alla giustizia
Art. .
Diritto a un processo equo
Art. .
Diritto alla proiezione contro gli abusi di potere
Art. .
Diritto alla protezione dalla tortura
Art. .
Diritto a tutelare l’onore e la reputazione
Art. .
Diritto d’asilo
Art. .
Diritti delle minoranze
Art. .
Diritto e dovere di partecipazione alla condotta e alla gestione degli affari
pubblici
Art. .
Diritto alla libertà di religione, di pensiero e di parola
Art. .
Diritto alla libertà religiosa
Art. .
Diritto alla libertà di associazione
Art. .
L’ordine economico e i diritti che ne derivano
Art. .
Diritto alla protezione della proprietà
Art. .
Statuto e dignità dei lavoratori
Art. .
Diritto alla sicurezza sociale
Art. .
Diritto di fondare una famiglia e questioni connesse
Art. .
Diritti della donna coniugata
Art. .
Diritto all’istruzione
Art. .
Diritto alla vita privata
Art. .
Diritto alla libertà di spostamento e di residenza
Note esplicative
. Il testo tradotto in italiano dall’arabo può essere consultato in A. P, L’Islam ed il
dibattito sui diritti umani, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino .
Dichiarazione del Cairo
sui Diritti Umani nell’Islam
Introduzione
Dichiarazione del Cairo sui Diritti Umani nell’Islam
Tutti gli uomini sono uguali dal punto di vista della dignità umana e dell’a-
dempimento dei doveri e delle responsabilità, senza alcuna discriminazione
di razza, colore, lingua, sesso, religione, appartenenza politica, condizione
sociale o altro.
Preambolo
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Dichiarazione del Cairo sui Diritti Umani nell’Islam
Art. .
Art. .
Art. .
più gli si addice e che soddisfa i suoi interessi e quelli della società. Il
lavoratore ha il diritto alla sicurezza sul lavoro e alla sicurezza sociale,
nonché ad ogni altra garanzia sociale. Non gli può essere assegnato un
lavoro al di là delle proprie capacità né può essere coartato, sfruttato o
colpito. Egli ha il diritto — senza alcuna discriminazione tra maschi e
femmine — ad un equo e pronto salario per il suo lavoro, alle ferie,
ai benefici e alle promozioni che merita. Da parte sua, egli è tenuto
a impegnarsi e ad essere accurato nel suo lavoro. Nel caso in cui
tra lavoratori e datori di lavoro intervengano divergenze su qualsiasi
materia, lo Stato interviene per risolvere la controversia e fare in modo
che i motivi di lamentela siano rimossi, i diritti confermati e la giustizia
applicata senza sperequazioni.
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
a) Tutti gli individui sono eguali di fronte alla legge, senza distin-
zione tra governanti e governati.
b) Il diritto di ricorrere alla giustizia è garantito a tutti.
Dichiarazione del Cairo sui Diritti Umani nell’Islam
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Introduzione
La Carta araba dei diritti dell’uomo riguarda solo una parte del mondo
islamico: è stata adottata il settembre con la Risoluzione
dal Consiglio della Lega degli Stati Arabi. Il Documento subiva alcuni
emendamenti nel a Tunisi. Solo nel entrava in vigore a
distanza di anni dalla sua adozione, una volta raggiunta la difficile
maggioranza degli Stati interessati (). Costituisce una novità in sen-
so giuridico l’entrata in vigore e quindi la obbligatorietà per i Paesi
interessati.
Si tratta di un evento molto positivo, che arriva dopo una sofferta
evoluzione interna del mondo arabo, evoluzione peraltro ancora in
corso a livello religioso, culturale, sociale e politico. Per comprendere
questa lunga evoluzione, è importante ricordare che:
Carta Araba dei Diritti dell’Uomo
Art. .
Art. .
— il diritto all’autodeterminazione;
— il diritto sovrano sulle proprie risorse;
— il diritto ad un “proprio” sviluppo economico, sociale e cultura-
le;
— il diritto alla sovranità nazionale e all’unità territoriale;
— il diritto di resistenza all’occupazione straniera.
Art. .
Art. .
Artt. da a .
Artt. da a .
processo equo e pubblico; nullum crimen sine lege; tempus regit actum;
presunzione di innocenza; garanzie particolari giudiziarie per i mino-
ri; divieto di arresto per inadempimento contrattuale; ne bis in idem;
regime carcerario mirante al reinserimento sociale; divieto di intro-
missione arbitraria nella vita privata; riconoscimento della personalità
giuridica; ecc.), sicché si esprime piena adesione anche con riferimen-
to ai documenti internazionali sui diritti umani perché vi è piena
concordanza.
Artt. da a .
Art. .
Artt. da a .
Purtroppo gli sforzi della Lega araba non sono stati assecondati dagli
altri Paesi islamici probabilmente per l’influenza negativa e di freno del
sopravvenuto terrorismo fondamentalista, ma si confida che la disfatta
vera dell’I e movimenti analoghi ed una chiarificazione in seno
all’Islam possano portare ad ulteriore sviluppo il quadro completo dei
diritti umani in sintonia con il resto del mondo.
Preambolo
a) Basandosi sulla fede della nazione Araba nella dignità della per-
sona umana, che Dio ha esaltato fin dall’inizio della creazione, e
nel fatto che la patria araba è la culla di religioni e civiltà che han-
no affermato come loro più alti valori umani il diritto umano ad
una vita degna fondata sulla libertà, la giustizia e l’eguaglianza,
b) Nel perseguire i principi eterni di fratellanza, eguaglianza e
tolleranza tra gli esseri umani, consacrati dalla nobile religione
islamica e dalle altre religioni rivelate da Dio;
c) Fieri dei propri valori e principi umanitari che la nazione araba
ha affermato nel corso della sua lunga storia e che hanno avuto
un grande ruolo nel diffondere la conoscenza reciproca tra
Oriente ed Occidente, facendo di tale regione un punto di
riferimento per il mondo intero e un luogo d’incontro per tutti
coloro che ricercano la sapienza e la saggezza;
d) Affermando il proprio credo nell’unità della nazione araba, la
quale lotta per la propria libertà e difende il diritto delle nazioni
all’autodeterminazione, al controllo sulle proprie ricchezze e
allo sviluppo; affermando la propria fede nella sovranità della
legge e nel contributo di tale principio alla protezione dei diritti
umani, universali e intercorrelati, e la propria convinzione che
il godimento da parte della persona umana di libertà, giustizia
ed eguaglianza delle opportunità è una misura fondamentale
del valore di una qualunque società,
Carta Araba dei Diritti dell’Uomo
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Tutti sono uguali davanti alla legge e hanno il diritto di godere della
protezione della legge senza alcuna discriminazione.
Art. .
Tutti sono uguali davanti alle corti e ai tribunali. Gli Stati Parti
assicurano l’indipendenza degli organi giudiziari e proteggono i magi-
strati da ogni interferenza, pressione o minaccia. Garantiscono inoltre,
ad ogni persona sotto la loro giurisdizione, il diritto a perseguire un
rimedio davanti alle corti di ogni grado.
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
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Art. .
b) Nessuno può essere esiliato dal proprio paese né gli sarà impe-
dito di farvi ritorno.
Art. .
Art. .
Art. .
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Art. .
Art. .
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Art. .
Art. .
Art. .
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Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
— si è dimesso; o
— per opinione unanime degli altri membri del Comitato, ha
cessato di svolgere le sue funzioni senza dare una giustifi-
cazione accettabile o per una ragione diversa da quella di
una temporanea assenza.
b) Se il seggio è dichiarato vacante, secondo la procedura del para-
grafo , e il mandato del membro il cui seggio è vacante non
scade entro sei mesi dalla dichiarata vacanza, il Segretario ge-
nerale della Lega degli Stati Arabi riporta la questione agli Stati
Parti della presente Carta i quali possono, entro due mesi, sot-
toporre delle candidature, ai sensi dell’art. , al fine di ricoprire
il posto vacante.
c) Il Segretario generale della Lega Araba stila una lista alfabe-
tica dei candidati e la trasmette agli Stati Membri della Carta.
L’elezione per ricoprire il seggio vacante si svolge secondo la
procedura indicata.
d) Ciascun membro del Comitato eletto per ricoprire un seggio
vacante ai sensi del paragrafo resta membro del Comitato
fino allo spirare del mandato del membro il cui posto è stato
dichiarato vacante secondo le disposizioni del citato paragrafo.
e) Il Segretario generale della Lega Araba dispone, nell’ambito
del bilancio dell’Organizzazione, per fornire al Comitato le
risorse finanziarie e umane di cui ha bisogno per svolgere in
modo effettivo le proprie funzioni. Gli esperti del Comitato
riceveranno lo stesso trattamento, in termini di emolumenti e
rimborsi, degli esperti del Segretariato della Lega Araba.
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Preambolo
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
Art. .
Art. .
Art. .
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della
propria persona.
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna
discriminazione, ad un’eguale tutela da parte della legge. Tutti han-
no diritto ad un’eguale tutela contro ogni discriminazione che violi
la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale
discriminazione.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art..
Art. .
Art. .
Art..
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Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Preambolo
Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici
PARTE I.
Art. .
PARTE II.
Art. .
Art. .
Gli Stati Parti del presente Patto s’impegnano a garantire agli uomi-
ni e alle donne la parità giuridica nel godimento di tutti i diritti civili e
politici enunciati nel presente Patto.
Art. .
Art. .
PARTE III.
Art. .
Il diritto alla vita è inerente alla persona umana. Questo diritto deve
esser protetto dalla legge. Nessuno può essere arbitrariamente privato
della vita.
Nei paesi in cui la pena di morte non è stata abolita, una sentenza
capitale può essere pronunciata soltanto per i delitti più gravi, in
conformità alle leggi vigenti al momento in cui il delitto fu commesso
e purché ciò non sia in contrasto né con le disposizioni del presente
Patto né con la Convenzione per la prevenzione e la punizione del
delitto di genocidio. Tale pena può essere eseguita soltanto in virtù di
una sentenza definitiva, resa da un tribunale competente.
Quando la privazione della vita costituisce delitto di genocidio, resta
inteso che nessuna disposizione di questo articolo autorizza uno Stato
Parte del presente Patto a derogare in alcun modo a qualsiasi obbligo
assunto in base alle norme della Convenzione per la prevenzione e la
punizione del delitto di genocidio.
Ogni condannato a morte ha il diritto di chiedere la grazia o la
commutazione della pena.
L’amnistia, la grazia o la commutazione della pena di morte posso-
no essere accordate in tutti i casi.
Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici
Una sentenza capitale non può essere pronunciata per delitti com-
messi dai minori di anni e non può essere eseguita nei confronti di
donne incinte.
Nessuna disposizione di questo articolo può essere invocata per
ritardare o impedire l’abolizione della pena di morte ad opera di uno
Stato Parte del presente Patto.
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Art. .
Tutti gli individui sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto,
senza alcuna discriminazione, ad un’eguale tutela da parte della legge.
A questo riguardo, la legge deve proibire qualsiasi discriminazione
e garantire a tutti gli individui una tutela eguale ed effettiva contro
ogni discriminazione, sia essa fondata sulla razza, il colore, il sesso,
la lingua, la religione, l’opinione politica o qualsiasi altra opinione,
l’origine nazionale o sociale, la condizione economica, la nascita o
qualsiasi altra condizione.
Art. .
PARTE IV.
Art. .
Art. .
I membri del Comitato sono eletti a scrutinio segreto fra una lista di
persone che posseggono le qualità stabilite all’articolo e che siano
state designate a tal fine dagli Stati Parti del presente Patto.
Ogni Stato Parte del presente Patto può designare non più di due
persone. Queste persone devono essere cittadini dello Stato che le
designa.
La stessa persona può essere designata più di una volta.
Art. .
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delle Nazioni Unite ne avverte gli Stati Parti del presente Patto, i
quali possono entro due mesi designare dei candidati, in conformità
all’articolo , per ricoprire il seggio vacante.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite compila una lista in
ordine alfabetico delle persone così designate e la comunica agli Stati
Parti del presente Patto. L’elezione per ricoprire il seggio vacante si
svolge quindi in conformità alle disposizioni pertinenti della presente
parte del Patto.
Un membro del Comitato eletto ad un seggio dichiarato vacante
in conformità all’articolo rimane in carica tino alla scadenza del
mandato del membro, il cui seggio nel Comitato sia divenuto vacante
ai sensi del predetto articolo.
Art. .
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a) Se uno Stato Parte del presente Patto ritiene che un altro Stato
Parte non applica le disposizioni del presente Patto, esso può
richiamare sulla questione, mediante comunicazione scritta,
l’attenzione di tale Stato. Entro tre mesi dalla data di ricezione
della comunicazione, lo Stato destinatario fa pervenire allo Stato
che gli ha inviato la comunicazione delle spiegazioni o altre di-
chiarazioni scritte intese a chiarire la questione, che dovrebbero
includere, purché ciò sia possibile e pertinente, Patto interna-
zionale sui diritti civili e politici riferimenti alle procedure e
ai ricorsi interni già utilizzati, o tuttora pendenti, ovvero ancora
esperibili;
b) Se, nel termine di sei mesi dalla data di ricezione della comuni-
cazione iniziale da parte dello Stato destinatario, la questione
Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici
Art. .
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PARTE V.
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PARTE VI.
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Il presente Patto entrerà in vigore tre mesi dopo la data del deposito
presso il Segretario generale delle Nazioni Unite del trentacinquesimo
strumento di ratifica o di adesione.
Per ognuno degli Stati che ratificheranno il presente Patto o vi ade-
riranno successivamente al deposito del trentacinquesimo strumento
di ratifica o di adesione, il Patto medesimo entrerà in vigore tre mesi
dopo la data del deposito, a parte di tale Stato, del suo strumento di
ratifica o di adesione.
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Preambolo
Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali
PARTE I.
Art..
PARTE II.
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PARTE III.
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b) Le misure che gli Stati Parti del presente Patto dovranno prende-
re per conseguire la piena attuazione di questo diritto compren-
deranno quelle necessarie per il mantenimento, lo sviluppo e
la diffusione della scienza e della cultura.
c) Gli Stati Parti del presente Patto si impegnano a rispettare la
libertà indispensabile per la ricerca scientifica e l’attività creativa.
d) Gli Stati Parti del presente Patto riconoscono i benefici che
risulteranno dall’incoraggiamento e dallo sviluppo dei contatti
e dalla collaborazione internazionale nei campi scientifico e
culturale.
PARTE IV.
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Art. .
Gli Stati Parti del presente Patto e gli Istituti specializzati interessati
possono presentare al Consiglio Economico e Sociale osservazioni su
qualunque raccomandazione d’ordine generale fatta in base all’art.
o su qualunque menzione di una raccomandazione d’ordine generale
che figuri in un rapporto della Commissione dei diritti dell’uomo o
in un documento menzionato in tale rapporto.
Art. .
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Art. .
Gli Stati Parti del presente Patto convengono che le misure di or-
dine internazionale miranti all’attuazione dei diritti riconosciuti nel
Patto stesso comprendono, in particolare, la conclusione di convenzio-
ni, l’adozione di raccomandazioni, la prestazione di assistenza tecnica
Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali
Art. .
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PARTE V.
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Memorandum dell’Arabia Saudita alle N.U. sui diritti dell’uomo nell’Islam
cominciare da Abramo che lascia Ur per una nuova terra e dalla fuga
degli Ebrei con Mosè dall’Egitto, autorizzi interpretazioni nel senso di
una occupazione “abusiva” ante litteram delle terre poi abitate anche
dalle componenti arabe.
L’attacco frontale ad Israele in nome dei diritti umani appartiene
alla lotta politica non ad argomenti di cultura sui diritti umani e non
giova ad un cammino di pace (che deve essere possibile anche con
chi non ha totalmente le medesime idee): la proposta (due popoli,
due Stati) di compromesso delle N.U.non può avanzare se si nega
addirittura la legittimità della esistenza di Israele.
Conclusioni e raccomandazioni
del Convegno di Kuwait City
Conclusioni e raccomandazioni del Convegno di Kuwait City
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con il sistema tipografico LATEX 2ε