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UNIVERSITA’ DI L’AQUILA

FACOLTA’ DI INGEGNERIA
Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del Terreno

COSTRUZIONI IDRAULICHE
Corsi di Laurea : Ingegneria Civile N.O.
Ingegneria per l’Ambiente e Territorio N.O.

Impianti Idraulici : Acquedotti e Fognature


Maurizio Leopardi

A.A. 2004 - 2005


PREMESSA

Nella dizione Costruzioni Idrauliche si intende generalmente comprendere tutte quelle o-


pere che vanno a costituire i complessi, spesso indicati genericamente con la denominazione di
impianti, attraverso i quali si conseguono varie possibili utilizzazioni delle acque naturali; tali
sono gli acquedotti e le fognature urbani, rurali ed industriali, gli impianti idroelettrici, gli
impianti di irrigazione. A questi si aggiungono anche gli impianti intesi a difendere l'ambiente ed
il territorio da danni che possono essere provocati dalle acque naturali, quali le bonifiche e ope-
re di difesa delle piene.

Pertanto nelle Costruzioni Idrauliche possono essere ricomprese tutte quelle opere, dell’Ingegneria
Civile, in stretta connessione con l’acqua. Volendo sintetizzare e schematizzare per settori di inter-
vento è possibile suddividere tali opere in insiemi di impianti realizzati in funzione delle finalità per
cui sono stati progettati:

Smaltimento e regolazione delle acque Allontanamento e depurazione delle ac-


meteoriche que di rifiuto civili e industriali
Drenaggio urbano Fognature ed Impianti di depurazione
Bonifiche Produzione di energia elettrica dalla
Sistemazioni di bacini montani trasformazione di energia potenziale
Approvvigionamento e trasporto di ac- Serbatoi artificiali
qua per usi civili, industriali ed agricoli Impianti idroelettrici
Acquedotti e reti di distribuzione urbane Navigazione
Acquedotti e reti di distribuzione industriali Canali e fiumi navigabili
Reti di irrigazione Opere portuali
Serbatoi di regolazione e compenso Difesa delle coste e delle spiagge

Premessa
Malgrado la varietà delle utilizzazioni e le conseguenti
differenti metodologie progettuali tra le suddette o-
pere esistono elementi comuni dette Opere Elemen-
tari :

di captazione:
Sorgenti
Opere di presa da fiumi e laghi
Traverse fluviali
Pozzi
Impianti di sollevamento

di trasporto:
Canali
Tubazioni
Spechi

di stoccaggio:
Serbatoi
Invasi

Elevatore di acqua da un pozzo azionato


da ruota calcatoria

Premessa
L'Acqua

è un liquido incolore ed insapore, la cui molecola è composta


da due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno; indispensabile
per molti processi chimici sia nel mondo organico e sia in quello
minerale

PROPRIETÀ FISICHE

Peso specifico γ [ kg/m3] rapporto tra il peso di una sostanza


e quello di uguale volume di acqua
distillata a 4°C
γ
Densità ρ= [ kg s2 /m4] massa dell’unità di volume = rapporto tra peso ed accelerazione di gravità
g

Viscosità η [kg s/m2] Sforzo tangenziale tra due lastre piane parallele di area unitaria poste a di-
stanza unitaria equivalente alla velocità relativa della lastra più veloce rispet-
to alla più lenta
η
Viscosità cinematica ν= [m2/s]
ρ

Nell’Idraulica pratica è necessario considerare alcune caratteristiche fisiche dell'acqua, ipotizzata


dolce e priva di particelle solide, tutte variabili con la temperatura. Nella Tabella sono riportati i
valori assunti dalle varie grandezza nel campo di temperature 0 ÷20 C°.

T° γ ρ η ν
C° kg/m3 kg s2 /m4 kg s/m2 m2/s
0 999,87 101,96 0,000183 1,79*10-6

4 1000,00 101,97 0,000155 1,52*10-6

10 999,73 101,94 0,000133 1,30*10-6

20 998,23 101,79 0,000102 1,18*10-6

CICLO TERRESTRE DELL’ACQUA

La sede naturale dell’acqua allo stato di vapore è l’atmosfera mentre per lo stato liquido è la super-
ficie ed il sottosuolo della Terra ; lo stato solido (neve e ghiaccio) è presente anch’esso sulla su-
perficie terrestre.
I passaggi di stato provocano scambi di acqua tra le varie condizioni secondo due fasi:
• Ascendente [ Terra ⇒ Atmosfera ] si sviluppa ininterrottamente nel cambiamento di stato
dell’acqua naturale nel passaggio dalla Terra all’Atmosfera per
Evaporazione : trasformazione dallo stato liquido in vapore .
Sublimazione : trasformazione dallo stato solido, neve e ghiaccio, in vapore .
• Discendente (Atmosfera ⇒ Terra) si svolge in maniera saltuaria sotto forma di
Condensazione
Precipitazione.
Si viene a realizzare un ciclo naturale e perenne di passaggio dell’acqua dall’atmosfera alla terra
ed un suo ritorno all’atmosfera secondo lo schema semplificato riprodotto nella Figura1.

Premessa
Figura 1. Ciclo terrestre dell’acqua.

Le percentuali danno un’indicazione significativa di come i processi di trasformazione siano fortemente localizza-
ti sulle grandi superfici oceaniche mentre, sulle terre emerse, del 21% rappresentato dalle precipitazioni (pari a
circa 119.000.000.000.000 m3 ⇒ 119.000 km3) solo il 7,8% , ruscellando sul terreno , chiude il ciclo sversan-
do a mare.

Lo schema di Figura 2 evidenzia gli scambi diretti caratterizzati da cambiamenti di stato reversibili
tra atmosfera e ghiacciai, nevai, laghi, corsi d’acqua, terreno e vegetazione; mostra infine la circo-
lazione dell’acqua sulla terra alimentata direttamente dalle precipitazioni, dalla fusione delle nevi
e dall’ablazione glaciale.

Premessa
Figura 2. Circolazione dell’acqua naturale

In Italia piove, mediamente, 300 miliardi di m3 corrispondente ad un valore normale1 delle altezze
di precipitazioni annue di circa 1000 mm

Milano 1010 mm
Genova 1300 mm
Roma 830 mm
L’Aquila 700 mm
Napoli 850 mm
Palermo 660 mm

Figura 3 . Carta delle piogge

1 Un valore normale è pari al valore medio di un numero di osservazioni abbastanza elevato da soddisfare alla
condizione che questo non vari sensibilmente includendo o escludendo dal conteggio un numero limitato di an-
ni.

Premessa
Capitolo 1
UTILIZZO IDROPOTABILE

Prima di esaminare in dettaglio le problematiche connesse alla progettazione e realizzazione di un


acquedotto è norma eseguire uno studio preliminare teso alla valutazione della fattibilità dell’opera
sotto il punto di vista tecnico ed economico.

1. Stabilire la Durata tecnico-economica dell’acquedotto intesa quale periodo di


Efficienza che risponde pienamente alle sue funzioni
Sufficienza che vale a soddisfare il fabbisogno
2. Valutazione dei consumi e delle relative portate necessarie per soddisfare le utenze
Stima della popolazione per la durata tecnico-economica dell’opera
Attribuzione di una dotazione idrica pro-capite
Valutazione della portata dell’acquedotto
3. Verifica della sufficienza della risorsa idrica disponibile ed eventuale reperimento di ulteriori
fonti di alimentazione
Risorse idriche naturali
4. Dimensionamento delle opere di prelievo, trasporto, distribuzione ed accumulo sotto il punto di
vista della
Efficienza
Durata tecnico-economica
Sufficienza
Nella seguente Tabella I vengono indicate le durate tecnico-economiche di alcune opere di traspor-
to
Tabella I

TIPOLOGIA ANNI
Canali e gallerie 80 ÷ 100
Tubazioni metalliche 30 ÷ 50
Tubazioni lapidee 20 ÷ 30
Tubazioni plastiche 15 ÷ 25
Gruppi elettropompe 15 ÷ 25

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 1


1.1. RISORSE IDRICHE NATURALI
Le fonti di approvvigionamento sono costituite dall’acque sotterranee o falde e dall’acque superfi-
ciali, corsi d'acqua e laghi. Le prime due fonti di approvvigionamento, in genere, forniscono acqua
che allo stato naturale risulta idonea alle utilizzazioni. Le acque superficiali necessitano a volte,
prima di essere ammesse all'uso, di trattamenti correttivi dei caratteri naturali, in ogni caso neces-
sari per l'uso potabile della risorsa.
La circolazione dell’acqua nel sottosuolo può essere limitata nel moto orizzontale da alterazioni
della permeabilità mentre, in senso verticale, è condizionata dalla presenza di una superficie di
fondo impermeabile o dalla progressiva riduzione della permeabilità.
Tra la superficie del terreno e la superficie di fondo l’acqua meteorica attraversa, per percolazione,
vari strati suddivisibili in due Regioni:
• di dispersione , generalmente terreno agricolo, soggetta ad evaporazione ed assorbimento da
parte dell’apparato radicale dei vegetali (traspirazione);
• di acqua fissa , non soggetta ad azioni disperdenti .

1
Con riferimento alla Figura 1 è possibile
descrivere in maniera sintetica alcune si-
tuazioni particolari del sottosuolo (ubicazio-
ne della strato impermeabile di sostegno
della falda, sovrapposizioni di strati imper-
meabili a strati permeabili, affioramenti,
ecc.) dalle quali vengono generate scaturi-
gini e risalienze dell’acqua . Quando la fal-
da scorre attraverso uno strato poroso non
saturo sostenuto da uno strato impermea-
bile si ha una falda libera superficiale o
freatica ; quando lo strato permeabile è
contenuto tra due strati impermeabili pos-
sono verificarsi due casi : se la zona per-
meabile non è satura la falda è libera e pro-
fonda mentre, se la zona permeabile è sa-
tura e soggetta a pressione tale che i livelli
piezometrici siano al disopra della superfi-
cie di fondo della falda superiore, si ha
falda in pressione o falda artesiana.
Figura 1. Schemi di falde libere ed artesiane

Quando le acque di falda raggiungono la superficie del suolo danno luogo a scaturigini naturali
dette sorgenti che, rispetto a situazioni topografiche e geologiche possono essere classificate in :

sorgenti di fondo (Figura 2) : originate dall’affioramento dello strato impermeabile che costituisce
la superficie di fondo :
da detrito : la superfice di fondo, impermeabile, è ricoperta da un ammasso detritico (cono di
deiezione, morena, materiali di frana) che è sede della falda la quale affiora, a valle, al piede del
detrito;
monoclinale o fluviale : la superficie di fondo che presenta una direzione costante e pendenza

1
Ridisegnate dal Volume : Corso di Costruzioni Idrauliche 1° . Prof.Ing. Filippo Arredi .
1966 La Goliardica _Roma

2 Costruzioni Idrauliche
uniforme (monoclinale), affiora su un pendio ;
Sinclinale o lacuale : lo strato impermeabile presenta una concavità verso l’alto (sinclinale)
affiorante su un pendio;

Figura 2. Sorgenti di fondo

sorgenti di affioramento o emersione (Figura 3) : il terreno taglia localmente, per incisione, la


superficie della falda generando le sorgenti di pendio ovvero per depressione; in questo caso pos-
sono presentarsi due scaturigini sui versanti opposti con l’affioramento di sorgenti di valle ;

Figura 3. Sorgenti di affioramento

sorgenti di drenaggio (Figura 4) : sono conseguenti


all’esistenza, all’interno di un ammasso permeabile, di fessu-
razioni che costituiscono un sistema di circolazione dell’acqua
di tipo vascolare. Sono tipiche di mezzi fratturati e nelle zone
carsiche .
Figura 4. Sorgenti di drenaggio

sorgenti di sfioramento :
(Figura 5) sono generate
dall’affioramento di uno strato
impermeabile sub-verticale,
generalmente non di sostegno
della falda

Figura 5. Sorgenti di sfioramento

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 3


sorgenti artesiane (Figura 6) :sono alimentate da falde in pressione in presenza di fratture dello
strato impermeabile o di faglia con rigetto dello stato superficiale.

Figura 6. Sorgenti artesiane

1.2. OPERE DI PRESA DA SORGENTI


Le acque di sorgente hanno costituito e costituiscono tuttora, specialmente in Italia, la fon-
te preferita di alimentazione degli acquedotti destinati all'uso potabile. Le opere di presa delle
acque sotterranee sgorganti naturalmente alla superficie del suolo rispondono, pertanto, prevalen-
temente a criteri di progettazione e di realizzazione intesi, oltre che a realizzare senza disper-
sioni la totale captazione della portata della sorgente, a conservare le qualità proprie chimi-
che e batteriologice delle acque, nonchè i loro caratteri organolettici favorevoli alla utilizzazione
potabile ed a preservare le acque stesse da ogni contatto con l'ambiente esterno.
Le forme costruttive delle opere di presa dipendono dalla morfometria del terreno e dalla si-
tuazione geologica che determina lo sbocco in superficie. Le acque devono essere captate nel punto
o nei punti nei quali la condizione geologica ne determina lo sgorgo, e non nei detriti ove le
acque stesse si infiltrano dopo lo sgorgo in sede geologica. Pertanto questa sede deve essere
raggiunta rimuovendo, con scavi a cielo aperto, le formazioni di ricoprimento ovvero traversan-
dole con scavi in trincea o in galleria realizzando cunicoli murari (Figura 7).

Figura 7

4 Costruzioni Idrauliche
Inoltre devono essere predisposti provvedimenti intesi ad evitare che l'opera di captazione pos-
sa, nel tempo, essere aggirata con conseguente perdita parziale o totale dell'acqua da utilizza-
re ed eventualmente con rischio di compromettere la stabilità delle opere murarie della presa.
L’opera di presa per l'uso potabile viene preclusa, con pareti vetrate, al contatto del personale
addetto a sorveglianza e manovra, così da impedire l'inquinamento dell'acqua.
Le opere di captazione sono realizzate secondo schemi abbastanza semplici. La molteplicità
delle possibili condizioni, sia morfologiche che geologiche, danno luogo a tipologie costruttive
alquanto diverse. Tuttavia possono individuarsi alcune condizioni fondamentali nel rispetto del-
le quali le opere sono state tradizionalmente concepite e realizzate.
Queste condizioni vengono fissate da una soglia muraria, fondata nelle strato impermeabile e
spinta a profondità sufficiente per evitare sifonamento dell'opera; dinnanzi ad essa si svi-
luppa l'edificio contenente tutti i dispositivi occorrenti per la raccolta delle acque, sedimen-
tazione, sfioro dei superi, intercettazione, misura, ecc. (Figure 8 e 9).

Figura 8. Opera di presa da sorgente

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 5


Figura 9. Particolari costruttivi

Più complesse sono le opere di captazione di sorgenti di drenaggio e di affioramento.


In entrambi i casi è usuale risalire, con trincee o gallerie, le direttrici con maggiori deflussi
penetrando, più o meno profondamente secondo i casi, nella formazione alimentante la sorgen-
te.
I cunicoli di maggiori dimensioni possono avere un canale di raccolta e convogliamento delle
acque, con livello al di sotto degli sgorghi. Il canale confluisce in una vasca di raccolta e da
questa nella vasca di presa. L'edificio di presa assume configurazioni dettate da situazioni spe-
cifiche e, pertanto, sono possibili numerose soluzioni pratiche .

Figura 10

6 Costruzioni Idrauliche
1.3. OPERE DI EMUNGIMENTO DA FALDE
Il prelievo diretto da falde, entro un campo di profondità dal piano di campagna molto va-
rio, avviene a mezzo di pozzi. Questi, generalmente, possono essere di due tipi :
praticabili : scavati
tubolari: trivellati.
I primi, generalmente di forma circolare, hanno diametro superiore al metro e possono essere sca-
vati a mano o con mezzi meccanici forniti di utensili di rottura del terreno e recupero del marino
(draghe o escavatrici elicoidali); salvo realizzazioni eccezionali, si spingono fino a profondità li-
mitate, cosicchè attingono prevalentemente alla prima falda freatica (Figura 11 a); gli altri posso-
no spingersi fino a profondità anche dell'ordine della centinaia di metri, fino a falde artesia-
ne profonde (Figura 11 b).

a b
Figura 11. Pozzi in falda freatica ed in falda artesiana

I pozzi comuni hanno tradizione antichissima ed hanno rappre-


sentato l'unico sistema affidabile di approvvigionamento idrico.
In genere hanno sezione circolare rivestita in muratura di
mattoni e malta cementizia; il diametro della sezione libera
viene fissato da ragioni esecutive e in base alle istallazioni da
fare nel pozzo: varia da un minimo di 1,20 m a 5-6 m.
Lo scavo, eseguito originariamente esclusivamente a mano,
in tempi più recenti si effettua con mezzi meccanici di rottura ed
estrazione (benne mordenti, ecc.) e, a seconda dei terreni at-
traversati, deve essere seguito immediatamente, tratto per trat-
to, dal rivestimento, ovvero può essere rivestito dopo rag-
giunta la totale profondità.

Eccezionale fu la realizzazione del pozzo


di San Patrizio in Orvieto2. In origine
pozzo della Rocca fu fatto costruire da
Clemente VII nel 1528 su progetto di
Antonio da Sangallo il Giovane. La co-
struzione è profonda 60 m e larga 13 m .
Esternamente alla canna centrale girano
sovrapposte due cordonate a chiocciola
di 248 scalini, una per la discesa e l’altra
per la salita, utilizzate per gli animali da
soma.

2
Pozzo di San Patrizio deriva dalla tradizione popolare che indica una caverna sita sull’isolotto del lago Derg
(Irlanda) che immetteva agli Inferi e che Gesù Cristo mostrò a San Patrizio. Chiunque vi avesse soggiornato
un’intera giornata, notte compresa, avrebbe ottenuto il perdono dei peccati.

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 7


Pozzi di pari profondità sono stati realizzati negli anni 50-60 nel Salento, in uno di essi si è
raggiunta la profondità di 56 m emungendo fino 150 l/s con elettropompa istallata in una vasta
camera alla base del pozzo.
Il rivestimento del pozzo viene proseguito al di sotto del livello di falda prosciugando lo scavo con
opportune elettropompe (aggottamento) . Il lavoro può presentare difficoltà se le pareti dello
scavo non si mantengono stabili sotto l'azione dell'acqua richiamata nel pozzo, come accade
in terreni fini sciolti.
Il problema viene risolto con la posa in opera di un rivestimento “auto-affondante” o “procedi-
mento indiano" .
Quando lo scavo raggiunge il livello di falda, si colloca sul fondo un primo anello di rivestimento,
di diametro esterno leggermente inferiore a quello dello
scavo superiore, o dell'eventuale rivestimento già esegui-
to, e munito inferiormente di un tagliente di ferro, o,
più recentemente di calcestruzzo armato (Figura 12). Su
questo primo anello si esegue, o con continuità, o per
successivi anelli di calcestruzzo leggermente armato
sigillati fra loro, la colonna del rivestimento, il cui af-
fondamento, facilitato dalla estrazione meccanica di
materiale dal fondo del pozzo, avviene per effetto del pe-
so proprio. La discesa può essere facilitata dalla iniezione
di acqua o di miscele lubrificanti (acqua e bentonite) fra
scavo e rivestimento autoaffondante.
Figura 12
L'estrazione dell'acqua dai pozzi praticabili comporta varie modalità di istallazione dei rela-
tivi macchinari. Generalmente i gruppi elettropompe vengono posti su un solaio o in una nicchia
realizzati nella canna del pozzo a conveniente altezza (Figura 13). Nel caso in cui vengono adotta-
ti gruppi con pompa sommersa e motore in superficie questo viene posizionalo alla quota del
piano di campagna con i necessari accorgimenti qualora la linea d'asse risultasse piuttosto lunga
(Figura 14) . Attualmente trovano sempre maggior impiego gruppi elettropompe sommersi (Figura
15).

Figura 13 Figura 14 Figura 15

8 Costruzioni Idrauliche
Un particolare dispositivo di emungimento al quale si
prestano i pozzi a scavo interamente rivestiti è stato
adottato negli impianti di prelievo dalla falda a Milano.
Vengono infissi un certo numero di tubazioni metalliche
orizzontali, a parete forata, disposti a raggiera e adden-
trantesi per qualche decina di metri nella formazione ac-
quifera. Le acque fluenti al pozzo centrale, che diviene
camera di raccolta, vengono sollevate con macchine
sommerse (Figura 16).
Ne risulta un'opera di presa che interessa una grande
estensione della falda, col vantaggio, a parità di portata
emunta, di piccole velocità ed abbassamenti più limitati
dei livelli.
La realizzazione dei pozzi comuni è oggigiorno limitata a
particolari situazioni (ad es. lo schema a raggiera) mentre
sono sempre più diffusioni i pozzi tubolari realizzati con
trivellazione. Comunemente, con diametri ∅300÷350 mm
per arrivare fino a diametri ∅ > 600 mm.

Figura 16 – Schema di pozzo a raggiera

I pozzi tubolari vengono realizzati per percussione, utilizzando una


sonda a percussione costituita da un pesante cilindro cavo di acciaio
; questo viene lasciato cadere dall'alto di un treppiede e , dopo la
caduta ed il relativo recupero, si realizza lo scavo di alcuni centime-
tri.
Con il sistema a rotazione, indicato soprattutto per terreni rocciosi,
la perforazione viene effettuata con un carotiere fornito , in punta, di
una corona dentata costituita da punte metalliche ad alta resistenza,
generalmente al Vanadio. Le profondità raggiungibili con tale siste-
ma sono elevate, 200÷300 m (Figura 17).

Carotiere Scalpello a percussione

Anche nella perforazione a rotazione vengono utilizzate miscele lubrificanti acqua-bentonite pom-
pate, attraverso le aste di perforazione, fino alla testa rotante; i detriti prodotti dallo scalpello misti

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 9


alla miscela vengono spinti verso l’alto attraverso lo spazio anulare tra la parete dello scavo e le
aste. La spinta idrostatica della colonna di fango e la coesione sostiene la parete dello scavo fino
all’introduzione della tubazione di rivestimento (camicia del pozzo).
A questo metodo, detto diretto, si contrappone quello inverso (Figura 18). I questo la circolazione
del fango alimenta direttamente lo spazio anulare. Il fango con i detriti viene aspirato, con una
pompa, attraverso le aste di perforazione.
La differenza di utilizzo dei due metodi è conseguente alle dimensioni del pozzo: il metodo diretto è
maggiormente utilizzato per pozzi di diametro ∅ <600 mm; per diametri maggiori il metodo inver-
so consente velocità sufficienti per assicurare il trasporto del cutting scavato. Infatti le velocità a-
scensionali all’interno delle aste possono raggiungere valori di circa 1 m/s sufficiente per trasporta-
re detriti anche grossolani.

Figura 18 . Schemi di perforazione diretta ed inversa

Dopo lo scavo il foro viene rivestito con tubazioni di acciaio saldate o trafilate e forate3, nel tratto
più basso , per consentire il drenaggio dell'acqua ed il conseguente sollevamento.

Nei pozzi per acqua potabile, oltre la chiusura superiore del pozzo, dopo la posa in opera del rive-
stimento esterno, generalmente in acciaio, si cala nel pozzo una camicia costituita da tubi di PVC,
successivamente si satura l’intercapedine con malta cementizia. (Part.A – Figura 19).
Nei pozzi trivellati vengono, ormai, sistematicamente istallati gruppi elettropompe di costruzio-
ne particolarmente compatta aventi ingombro esterno di poco inferiore al diametro interno
della colonna di rivestimento .
Tali gruppi, nei quali spesso il motore elettrico, perfettamente stagno, è situato immedia-
tamente sotto la girante, o la successione di giranti in serie costituenti la pompa, restano so-
spesi alla tubazione premente e sono alimentati attraverso un cavo elettrico adatto a servizio
subacqueo, mentre i dispositivi di avviamento e controllo elettrico sono situati all'esterno
presso la bocca del pozzo.

3
Le aperture hanno forme ed accorgimenti diversi per evitare il trascinamento di particelle solide asportate
dal terreno per azione dell'acqua emunta, che potrebbero intasare il pozzo accumulandosi al suo interno e
determinare usura delle pompe se aspirate insieme all'acqua.

10 Costruzioni Idrauliche
Infine è da prevedere sia una bonifica dell’area circostante il pozzo e sia una recinzione di protezio-
ne dall’accesso di persone ed animali .

Figura 19 . Pozzo trivellato

La portata di emungimento del pozzo viene determinate con successive prove a regime a diverse
portate dette Test Well (Figura 20). La correlazione tra valori di portata e abbassamenti della falda
consente di definire la Curva di rendimento del pozzo e determinare il livello dinamico al quale cor-
risponde il valore della portata normale di utilizzazione, valori indispensabili per il dimensionamento
dell’impianto di sollevamento.

Il Tes Well è stato messo in


emungimento continuo per 2
mesi alla portata di circa 6 l/s,
con pompa a quota -250 dal
p,c,
Il livello dinamico, dopo
l’abbassamento iniziale, si è
stabilizzato e mantenuto co-
stante intorno a -219 m .s.m.
Durante il pompaggio sono sati
monitorati i parametri chimici e
microbiologici e nonché le carat-
teristiche organolettiche delle
acque.

Figura 20

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 11


1.4. DERIVAZIONI DA CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI
Le traverse sono opere di derivazione da corsi
d’acqua che fissano l’alveo e le sponde, con lo
scopo prevalente di rialzare i livelli a monte per u-
n'altezza limitata, senza, peraltro, proporsi la
creazione di un invaso utile alla regolazione dei
deflussi. Le traverse hanno in generale asse rettili-
neo, disposto normalmente a quello del corso
d'acqua in una zona nella quale questo presenti
moderata o nulla curvatura planimetrica.
Come detto lo scopo prevalente è quello di rialzare
i livelli idrici a monte per alimentare bocche di pre-
sa, con esercizio continuo o periodico a copertura
di fabbisogni, conseguenti a diverse utilizzazioni
(irrigazioni, acquedotti, forza motrice , produzione di energia), e rilasciare in alveo la risorsa non
utilizzata. La presa P, costituita da una o più luci, è realizzata in fregio alla sponda fluviale, pro-
tetta da griglie e controllata da paratoie, seguita dalle opere di sghiaiamento S , dissabbiamento D,
di sfioro delle portate eccedenti, accidentalmente o casualmente immesse nel sistema ed infine dal
complesso delle opere concernenti l’utilizzazione U (Figura 21).

Figura 21 .Opere di derivazione e di presa da un corso d’acqua

L’innalzamento della superficie libera può essere conseguito sia con strutture fisse o mobili . Que-
ste ultime sono realizzata da una o più luci provviste di organi di chiusura , paratoie, che vengono
sollevate in concomitanza della piena.

A. Traverse Fisse
Sono strutture semplici e meno costose delle traverse mobili ma, per contro, non consentono una
regolazione del livello di monte. Inoltre tendono ad accumulare detriti a monte della soglia di sfio-
ro; per questo motivo si realizzano nei pressi dell’opera di presa uno o più sghiaiatori, o calloni,
muniti di paratoie al fine di pulire dai depositi l’area antistante le luci di presa. Planimetricamente le
traverse fisse vengono ubicate con asse rettilineo e perpendicolare al corso d’acqua in punti dove
questo consente uno sviluppo dell’opera più corto ed economico.

Anticamente (Figura 22) la struttura era realizzata con una paratia di pali (a) per la tenuta ed altri
pali (b), distanziati, con funzioni di ancoraggio della casseratura in legno (c) riempita di pietrame
e rivestita, superiormente con pietra squadrata. Il paramento di monte e la parte terminale di valle
era realizzata con pietrame di riempimento giustapposto.

12 Costruzioni Idrauliche
Figura 22

Simile, per forma, è la traversa di tipo Indiano (Figura 23), realizzata con misto di sabbia e ghiaia
contenuto tra muri di pietrame attestati profondamente nell’alveo , caratterizzato da materiale
molto fine. Sia il paramento di monte che di valle venivano realizzati con pietra da taglio squadra-
ta. L’ampiezza della struttura ed i materiali adottai consentivano una notevole deformabilità ed a-
dattabilità dell’opera, nonché un presidio per pericoli di sifonamento.

Figura 23. Traversa di Tipo Indiano

Di forma tozza è la traversa di tipo


Italiano (Figura 24) caratterizzata
da paramento di monte verticale,
a volte lavorato con pietra a fac-
cia vista; generalmente a valle se-
guiva una piccola platea in pietra-
me contenuta tra due palancolati
in legname.

Figura 24. Traversa di Tipo Italiano

Quest’ultimo tipo di struttura, nel tempo, ha modificato la forma in modo da accompagnare e so-
stenere la vena tracimante o farla cadere in un bacino di smorzamento. (Figura 25)

Figura 25

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 13


Oggi le traverse vengono realizzate con soluzioni strutturali che privilegiano l’utilizzo del calcestruz-
zo, pur conservando la forma, simile a quelle illustrate precedentemente, ma adottando dei criteri
di dimensionamento generalizzabili. Nota la portata di piena Q e la larghezza L della traversa,
dalla Formula di Poleni, o degli stramazzi, è possibile determinare l’altezza di sfioro h0 sulla so-
glia
Q = µ ⋅ L ⋅ h0 ⋅ 2g ⋅ h0
Il coefficiente di efflusso µ , per soglie sagomate come appresso specificato, può assumersi ugua-
le a 0,45÷0,48. La cresta ed il paramento di valle sono derivati dal profilo inferiore di una lama
d’acqua fluente da uno stramazzo Bazin in parete sottile (Figura 26 a).
Assegnata una coppia di assi coordinati X ed Y, quest’ultimo con verso positivo verso il basso, con
origine sul vertice della vena libera inferiore, questa descrive una curva di equazione:

Y = 0,5 ⋅ X1,85 .

Figura 26
a. profilo inferiore di una lama d’acqua defluente da uno stramazzo in parete sottile
b. profilo Creager di una traversa tracimante in funzione del carico fondamentale h0

A seguito di questa considerazione Creager propose, con successo, come profilo della cresta e del
paramento di valle una curva di equazione Y = 0,47 ⋅ X1,8 , coincidente per un primo tratto alla
curva della vena libera e gradualmente più esterna; pertanto sostituita a quest’ultima curva il profi-
lo superiore del paramento di valle risulta schiacciato dalla vena effluente che aderirà alla superficie
senza problemi di distacco della vena, causa di depressioni locali. (Figura 26b)
Assunto come unità il carico fondamentale h0 le coordinate X ed Y sono date dall’equazione:

1,8
y ⎛ x ⎞
= 0,47 ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟
h0 ⎝ h0 ⎠

La realizzazione di una traversa altera la condizione di moto ed il profilo della superficie libera cau-
sando, verso monte, un profilo di rigurgito tipico della condizione primitiva della corrente (lenta o
veloce). A valle della traversa la condizione idraulica di passaggio della corrente da veloce a lenta
creerà il presupposto per l’insorgere di un risalto idraulico con conseguente erosione dell’alveo. Per-
tanto è necessario determinare la lunghezza L della platea del dissipatore (con eventuali dispositivi
di dissipazione) per prevenire lo scalzamento dell’opera e ripristinare le condizioni energetiche del-
la corrente a valle (Figura27).

14 Costruzioni Idrauliche
Infine in funzione del carico h0 e dell’altezza A del petto della traversa viene dimensionato il rac-
cordo circolare tra il profilo del paramento di valle e la platea :

R = A ⋅ h0

Figura 28 . Profilo schematico di una traversa fissa

B. TRAVERSE MOBILI
Derivano dalla doppia esigenza sia di contenere i livelli a monte in corrispondenza della portata di
massima piena, sia di evitare interrimenti . Come evidenziato nella Figura 29 le traverse mobili
hanno soglia e platea pressoché a livello del fondo dell’alveo, una o più luci separate da pile e rego-
late da paratoie di diverso tipo e, di seguito, illustrate brevemente.

Figura 29. Schema di traversa mobile, chiusa ed aperta, regolata con paratoia a segmento

B1. Paratoie piane


Di larghissimo impiego e con campi di dimensioni molto
variabili queste paratoie hanno scudo piano irrigidito da
una struttura longitudinale che trasmette le spinte sugli
appoggi alloggiati entro scanalature delle pile detti gar-
gami. L’apertura della paratoia avviene per solleva-
mento e conseguente strisciamento di questa lungo i
gargami (Figura 30). Quando lo scudo assume dimen-
sioni medio-grandi per vincere l’attrito sui gargami si
adottano dispositivi di appoggio a rulli ed a ruota (Figu-
ra 31).

Figura 30. Paratoia piane in legno

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 15


Figura 31 . Paratoie piane – Dispositivi di appoggio

16 Costruzioni Idrauliche
B2. Paratoie a segmento
Sono realizzate con manto conformato a tegolo cilindrico rinforzato e sostenuto da travature o
bracci di estremità generalmente reticolari. I bracci ruotano su perni bloccati sulle pile ed hanno
asse coincidente con il centro di curvatura del manto, in questo modo la risultante delle pressioni
passa per l’asse di rotazione e, pertanto, lo sforzo di sollevamento sarà somma di parte del peso
proprio, dell’attrito nei perni e dei dispositivi di tenuta. Il sollevamento è demandato a funi o catene
, trainate da motori elettrici posti sulla sommità delle pile; per diminuire gli sforzi di trazione e fa-
vorire il sollevamento, sul prolungamento dei bracci vengono collocati dei contrappesi (Figura 32).

Figura 32. Paratoie a segmento

B3. Paratoie cilindriche


Come illustrato dai vari esempi riportati nella Figura 33, questi dispositivi sono costituiti essenzial-
mente da cilindri metallici liberi di rotolare su guide metalliche, o binari, poste sulle pile .
Data l’elevata rigidità della struttura sia alla flessione che alla torsione queste paratoie sono utiliz-
zate per la regolazione di grandi luci con tiro solo da un’estremità. Inoltre, in alcuni tipi, dispositivi
mobili detti scudi consentono sia la tracimazione che il deflusso al di sotto. Per resistere alle solle-
citazioni ed alle vibrazioni gli scudi sono opportunamente armati con strutture di rinforzo.

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 17


Figura 33. Paratoie cilindriche

B4. Paratoie a ventola


Sono realizzate con strutture metalliche piane, dette ventole, incernierate lungo il bordo inferiore.
Le ventole sono mantenute nella posizione di ritenuta, paramento inclinato verso valle, o
dall’azione di bilancieri muniti da un lato di contrappesi e dall’altro di aste solidali alla paratoie (Fi-
gura 34) o da pistoni idraulici che, in posizione di riposo, sono alloggiati in una camera sottostante

18 Costruzioni Idrauliche
la ventola (Figura 35) .
Le prime consentono un automatismo di funzionamento legato al superamento di un prestabilito
livello idrico a monte .

Figura 34. Paratoie a ventola con contrappeso

Figura 35. Paratoie a ventola con pistoni idraulici

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 19


C. TRAVERSE SENZA PILE A PICCOLI ELEMENTI ABBATTIBILI
Per piccole derivazioni di corsi d’acqua non soggetti a piene repentine e nell’intento di realizzare
opere di ingombri trascurabili, soprattutto in passato hanno trovato applicazione due tipologie di
traverse ad elementi abbattibili : la traversa Poirée (Figura 36) e la traversa Chanoine-Aubert (Fi-
gura 37).

La prima è caratterizzata da cavalletti metallici, paralleli alla corrente, ruotati di 90° rispetto alla
soglia, incernierati alla base di questa e resi solidali, in sommità, da una barra metallica.
L’elemento di tenuta è costituito da aste di legno affiancate, panconcelli, poggiate alla base in un
incavo della soglia e superiormente alla barra metallica. Con questo tipo sono realizzabili altezze di
ritenuta comprese tra 1,5 ÷3m

Figura 36. Traversa Poirée o a panconcelli

Il secondo tipo è costituito da una serie di pannelli metallici, opportunamente rinforzati, incernie-
rati sulla soglia muraria ed a un puntone metallico libero di scorrere lungo una guida munita di
denti di arresto . Ad ogni dente corrisponde una diversa inclinazione dello scudo e, conseguente-
mente, un differente valore dell’altezza di ritenuta , generalmente compreso tra 5 ÷ 7 m.

Figura 37. Traversa Chanoine-Aubert

20 Costruzioni Idrauliche
D. TRAVERSE SENZA PILE A GRANDI ELEMENTI ABBATTIBILI SUL FONDO
Vengono realizzate in varie tipologie pur mantenendo la caratteristica comune del totale abbatti-
mento e scomparsa dell’elemento di ritenuta . Nei tipi a trappola d’orso (Figura 38) e a tetto (Figu-
ra 39) le cerniere dicollegamento alla soglia, la linea di contatto tra le due ventole e le estremità
lungo le spalle sono realizzate a tenuta. Collegando opportunamente il bacino a monte e la camera
sottostante le ventole si facilità sia l’innalzamento dei due elementi e sia il mantenimento in posi-
zione elevata per l’azione della spinta idrostatica . Vuotando tale spazio si ha l’abbattimento della
paratoia.

Fi-
gura 38 – Traversa a Trappola d’orso

Nelle paratoie a tetto la fase di sollevamento e mantenimento è, a volte, facilitata con un galleg-
giante cilindrico ; inoltre, per la particolare configurazione delle ventole, non hanno bisogno di te-
nuta lungo la linea di contatto tra i due elementi in quanto questa risulta sempre annegata.

Figura 39. Traversa con Paratoia a tetto

Le traverse mobili realizzate con paratoie a settore sono caratterizzate dalla parte mobile configu-
rata con manto cilindrico a monte (contro acqua a paratoia aperta) e superficie piana a valle (a
paratoia chiusa) Figura 40.

Figura 40. Traversa con paratoia a settore

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 21


Il funzionamento, anche in questo caso, fa ricorso all’azione della spinata idraulica esercitata
dall’interno della camera.

Figura 41
Come evidenziato nella Figura 41 gli elementi mobili possono essere realizzati tanto in acciaio che
in calcestruzzo armato.

1.5. PRESA DA UN LAGO ARTIFICIALE


Una tipologia ricorrente è riprodotta nella Figura 42. Una galleria, funzionante in pressione, ha lo
scopo di prelevare l’acqua da una bocca, o luce, presidiata da una griglia del tipo a sacco.
L’intercettazione e la regolazione della portata di derivazione è realizzata con paratoie piane, in-
stallate alla base del pozzo e comandate, con dispositivi oleodinamici, nella cabina di manovra e di
accesso.

Figura 42. Opere di derivazione da lago - Griglie e galleria di presa

Nel caso di diga a gravità l’opera di presa può essere


realizzata predisponendo le griglie sul paramento di
monte e collocando la camera di manovra all’interno
del corpo della diga stessa (Figura 43)
Infine la galleria di derivazione è preceduta da una tor-
re di presa realizzata entro l'invaso, torre dotata di
bocche di presa dislocate a differente altezza per con-
sentire la derivazione di acqua da differente quota sia
in funzione della quota di invaso e sia dalle caratteri-
stiche fisiche, chimiche, e batteriologiche presenti
(Figure 44).

Figura 43

22 Costruzioni Idrauliche
Figura 44. Opere di derivazione da lago artificiale con torre di presa

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 23


24 Costruzioni Idrauliche
Capitolo 2
IL TRASPORTO IN PRESSIONE

Anticamente il problema di addurre acque pota-


bili a notevoli distanze veniva risolto, secondo
una consuetudine Romana, con l’utilizzo di cana-
lizzazioni a superficie libera, in canali coperti,
anche quando le caratteristiche topografiche del
terreno vincolavano, nel rispetto delle quote pie-
zometriche, la realizzazione di canalizzazioni so-
praelevate o in galleria.
Il trasporto in pressione, svincolando il tracciato
dall’andamento della cadente piezometrica, tro-
va applicazione in un campo amplissimo di por-
tate, da frazioni di l/s fino a svariati m3/s. Acquedotto romano
Può essere attuato con tubazioni costruite con differenti materiali che, nell’arco di centinai d’anni,
hanno subito notevoli modificazioni seguendo il naturale processo tecnologico dei materiale e delle
tecniche di costruzione.

Fabbricazione di una condotta di bambù in Cina Elementi di tubi in pietra

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 25


2.1. PORTATA DELL’ACQUEDOTTO
La portata di un acquedotto è esprimibile dalla semplice relazione

Pn ⋅ dm
Q =
86400
+ ∑qi
i [l/s] [a]

con
- Pn : popolazione al termine del periodo di sufficienza
- dm : dotazione pro capite, espressa in [l/(ab giorno)]
- qi : la portata richiesta per lo svolgimento di attività specifiche

La determinazione della popolazione al termine del periodo di sufficienza viene effettuata tenuto
conto sia della dinamica demografica (incremento, stazionarietà, decremento della popolazione)
funzione del tasso di crescita e sia della dinamica sociale (immigrazione-emigrazione).
Ambedue sono di difficile modellizzazione, poiché condizionate da un’elevata molteplicità di fattori.
In via del tutto generale, si rileva che mentre il tasso demografico evolve, in assenza di eventi ec-
cezionali, con gradualità e regolarità, la dinamica sociale è irregolare e di difficile valutazione.

A.Sviluppo demografico

In Italia, per la valutazione delle tendenze evolutive della popolazione si fa, generalmente, riferi-
mento alle risultanze dei censimenti, condotti, salvo eccezioni, con cadenza decennale, a partire dal
1861. Riportati su un diagramma cartesiano i dati rilevati della popolazione nei vari censimenti, Fi-
gura 1, nell’ipotesi di crescita costante, è possibile tracciare una linea di tendenza che consente di
fare una previsione sulla popolazione al termine di un determinato periodo.

anno popolazione
45
1921 15.732
40 41.000
1931 16.607
35
3

1941 17.643
popolazione *10

30
1951 21.188
25
1961 24.184
20
1971 27.551
15
1981 28.287
10
1991 31.545
5
……… ………..
0
2030 41.000
1900 1920 1940 1960 1980 2000 2020
Censimenti

Figura 1. Previsione della popolazione futura

Quando i dati si discostano da un andamento lineare è possibile, con un’analogia alla matematica
finanziaria, fare riferimento alla legge dell’interesse composto, oppure ricorrere a metodi basati
sull’analisi regressiva.
Legge di crescita dell’interesse composto: si basa su un criterio analitico usualmente seguito
per le previsioni demografiche quando i dati della popolazione si dispongono secondo una curva con
concavità rivolta verso l’alto, indice di crescita accelerata.
Le variazioni riscontrate nei successivi censimenti consentono la stima degli incrementi della popo-

26 Costruzioni Idrauliche
1
lazione e del “tasso annuale di accrescimento”.

Considerato un intervallo di tempo della durata di n anni, indicando con τ il valore del tasso medio

annuale di accrescimento naturale (eccedenza dei nati sui morti) stimato per un periodo più ampio
possibile, è possibile scrivere una relazione tra Pn e Po , rispettivamente la popolazione alla fine ed

all’inizio di detto periodo:

P n = P 0 (1 + τ ) n [b]

Per la determinazione di τ si fa generalmente riferimento alla serie dei valori di τi desunti dai dati

storici della popolazione, rilevati dai censimenti nei vari periodi di durata ni , secondo
1
⎛ Pi ⎞n
l’espressione: τ i = ⎜⎜ ⎟ − 1 [c]

⎝ Pi −1 ⎠
dove P i e Pi −1 rappresentano la popolazione ai valori estremi dell’intervallo ni (Tabella II)
Per τ viene generalmente assunto il valore medio degli τi .
Tabella II
anno popolazione τi
1921 15.732
1,055619 10 0,0054
1931 16.607
1,062383 20 0,0061
1941 17.643
1,20093 30 0,0185
1951 21.188
1,141401 40 0,0133
1961 24.184
1,139224 50 0,0131
1971 27.551
1,026714 60 0,0026
1981 28.287
1,115177 70 0,0110
1991 31.545
0,0100 τ = tasso medio
2030 46.504 Pn

La (3), con le dovute sostituzioni, fornisce la popolazione cercata :

Pn = P 0 (1 + τ )n = 31.545 ⋅ ( 1 + 0 , 01 ) 39 = 46.504

Analisi di regressione: sono basate sulla estrapolazione della curva interpolare dei dati di popo-

lazione ottenuti dai censimenti, dati riportati, in funzione della variabile tempo, su diagramma car-

tesiano ( x=n[anni] ; y=p [popolazione]). La presenza di singolarità e discontinuità nella curva in-

terpolare richiede approfondimenti di indagine mirati alla determinazione delle cause generatrici.
La funzione interpolatrice assume la forma esponenziale p = a ⋅ e b ⋅n

1
L'Istituto Centrale di Statistica elabora e pubblica, per le regioni italiane ed i capoluoghi di provincia, dati sulla
popolazione ed i valori dei tassi medi di incremento .

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 27


anno n popolazione
1921 0 15.732
1931 10 16.607
1941 20 17.643
1951 30 21.188
1961 40 24.184
1971 50 27.551
1981 60 28.287
1991 70 31.545
2030 109 48.877

50

45
0,0107n
p = 15226 e
40
R = 0,988
35
3
popolazione p*10

30

25

20

15

10

0
0 20 40 60 80 100
anni n

2.2. FABBISOGNO E DOTAZIONE IDRICA


Intorno agli anni 50 la Cassa per il Mezzogiorno dette avvio al Piano di Normalizzazione Idrica alla
cui base fu posta un’indagine sull’effettiva conoscenza del patrimonio idrico sorgentizio.
In Abruzzo si distribuivano mediamente circa 800 l/s.2
Determinato il fabbisogno pro-capite all’anno 2000, con dotazioni comprese tra gli 80 ÷ 250
l/ab*giorno , la portata da erogare salì a circa 3200 l/s; la differenza era da reperire con nuove
captazioni e distribuire con nuovi acquedotti.
Nel 1963 il Ministero dei LL.PP. ha redatto il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti per la pre-
visione e programmazione organica di nuovi interventi acquedottistici con riferimento temporale al
2015 e basato su criteri tecnico – economici riassunti in modo più generale :

2
La disponibilità idrica per usi potabili deriva direttamente dai volumi idrici derivanti dalle precipitazioni. In
Italia piove, mediamente, 300 miliardi di m3 di cui solo 100 miliardi di m3 sono utilizzabili ai fini idropotabili a
fronte di una domanda di circa 50 miliardi di m3

28 Costruzioni Idrauliche
• L’approvvigionamento idrico deve soddisfare tutte le esigenze della moderna vita civile per
una popolazione prevedibile in un cinquantennio;
• Realizzazione di acquedotti a servizio di un vasto territorio con criteri tecnico-economici
senza alcuna preclusione riguardante limiti di territorialità tra Regioni, Province e Comuni;

• Nasce il concetto di :

Popolazione residente e popolazione fluttuante giornaliera e stagionale


Dotazione di orientamento pro-capite (Tabella I) quale misura ritenuta sufficiente
per le normali necessità dell’uso civile sobriamente soddisfatto, senza porre limiti asso-
luti all’uso dell’acqua, che nell’aspetto economico del bene di consumo tende di per sé a
dilatarsi nel tempo, sopratutto dove il predetto elemento sia disponibile a basso costo.

Tabella I

Popolazione e centri da servire Dotazioni l/ab*giorno

- (classe 7) case sparse 80


- (classe 6) popolazione inferiore a 5000 abitanti 120

- (classe 5) popolazione da 5000 a 10000 abitanti 150

- (classe 4) popolazione da 10000 a 50000 abitanti 200

- (classe 3) popolazione da 50000 a 100000 abitanti 250

- (classe 2) popolazione maggiore di 100000 abitanti 300


3
- (classe 1) grandi città 500 ÷ 700

- popolazione fluttuante stagionale 200

- popolazione fluttuante giornaliera 100

Le previsione del PRGA risultarono ben presto superate dall’evolversi delle situazioni locali deri-
vanti da incremento di presenze turistiche, maggiori consumi unitari, dinamiche sociali accanto
all’evoluzione demografica.

Nella Tabella II sono riportati i valori massimi e minimi dei fabbisogni medi annui per usi igienici e
civili stimati in occasione della Conferenza Nazionale delle Acque.
Per la determinazione del fabbisogno totale concorrono, attraverso specifiche indagini, varie tipolo-
gie di utenza:
• usi domestici : alimentazione, pulizia personale, lavaggi e pulizie, annaffiatura
• servizi pubblici :lavaggio strade, annaffiatura parchi e giardini, impianti sportivi, piscine pubbli-
che, fontane, servizi igienici, ecc.
• edifici pubblici, privati e per la collettività : ospedali e cliniche, caserme e prigioni, scuole ed u-
niversità, ecc.
• attività artigianali ed industriali .
• attività commerciali e turistiche : centri commerciali, alberghi e pensioni, ristoranti, trattorie,
self-service , campeggi, ecc.

3
secondo le indicazioni dei Provveditorati Regionali alle OO.PP.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 29


Tabella II

USI FABBISOGNI MEDI ANNUI l/ab.g

Minimi Massimi
- domestici 111 160

- servizi pubblici 6 22

- edifici pubblici, privati e per la collettività 6 38

- artigianali e piccole industrie 6 55

- commerciali e turistiche 5 70

- perdite, sprechi ed usi non specificati 16 105

FABBISOGNO TOTALE PER USI CIVILI 150 450

Nel 1975 la Cassa per il Mezzogiorno modifica le modalità di intervento con l’istituzione dei Progetti
Speciali.
Il PS29 “ Sistemi idrici dell’Appennino centro meridionale” prevedeva :

• Adeguamento delle strutture acquedottistiche presenti a fronte delle nuove situazioni e-


mergenti
• Adeguamento delle presenze stagionali e aumento delle dotazioni idriche l/ab*giorno
(Tabella III)
Tabella III
n.abitanti Usi domestici servizi totale
<5000 250 10% 25 275
5000÷10000 300 30% 90 390
10000÷50000 300 60% 180 480
>50000 300 100% 300 600

Per i centri turistici la dotazione per i fluttuanti è pari a quella dei residenti con il 100% della dota-
zione per i servizi.

Per l’Abruzzo le previsioni del fabbisogno sono passate dagli 800 l/s (per gli anni <1950) ai 9572
l/s previsti dal PS29 (elaborato nel 1975 con previsione fino al 2016) a fronte dei 4841 l/s previ-
sti PRGA ( elaborato nel 1963 con previsione 2015).

Il fabbisogno medio annuo subisce sensibili oscillazioni, nello arco dell’anno, causate da molteplici
fattori quali:
1. la variabilità delle condizioni climatiche che determinano forti variazioni del fabbisogno nelle
stagioni (maggiori consumi in corrispondenza dei mesi estivi);
2. la fluttuazione della popolazione (incrementi stagionali di popolazione per flussi turistici estivi
ed invernali);
3. il ciclo settimanale dei giorni lavorativi e festivi (calo dei consumi nei giorni festivi, tranne nei
centri turistici);
4. il ciclo delle attività giornaliere ;in generale si riscontra un maggior consumo tra le 10 e le 12 e
consumi minimi durante le ore notturne. Nelle aree metropolitane i picchi tendono a smorzarsi
su valori medi abbastanza costanti.

Pertanto stimata la Portata media annua Q a , dedotta dalla [a] con dm dotazione totale desunta
dalla Tabella III, Q assume analoghe determinazioni per la dotazione media del mese dei maggiori

30 Costruzioni Idrauliche
consumi, o la dotazione media del giorno dei maggiori consumi, o la dotazione dell’ora dei maggiori
consumi:

Portata media del mese di maggior consumo: Qm = k m ⋅ Qa


Portata media del giorno di maggior consumo: Qg = kg ⋅ Qa

Portata media dell’ora di massimo consumo: Qh = k h ⋅ Q a

Nella seguente Tabella IV sono riportati i valori dei coefficienti ki

Tabella IV

Popolazione km Kg kh
>1.000.000 1,1 1,2 1,3
200.000÷500.000 1,2 1,5 2,5
50.000÷200.000 1,3 2÷3 4÷6

Nello stabilire la portata di un acquedotto è tradizione in Italia fare riferimento ai fabbi-


sogni del giorno dei maggiori consumi indicati come dotazioni pro capite espresse in litri
per abitante per giorno.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 31


2.3. MOTO PERMANENTE NELLE CONDOTTE IN PRESSIONE
Il moto permanente entro condotte circolari è riconducibile al moto uniforme; la perdita di carico
totale per unità di lunghezza J = ∆E/L è uguale alla perdita di carico piezometrico J = ∆H/L det-
ta pendenza motrice ed è correlata alle grandezze caratteristiche del moto, della condotta e del
fluido dalla formula di Darcy-Weisbach

λ V2
J = (1)
D 2g

V = velocità media
D = diametro della tubazione
VD
λ coefficiente di attrito o di resistenza, funzione del Numero di Reynolds Re = e della sca-
ν
brezza ε della parete.

Figura 1. Sistema semplice di adduttore unicursale

Per valori di Re ≤ 2000 il moto è laminare; λ non dipende da ε ma è funzione solo della viscosità
cinematica ν e dal Numero Re secondo l'espressione di Poiseuille :
64
λ = (2)
Re

Per valori di Re > 2500 il moto è turbolento ; oltre alle forze viscose, dovute al movimento longi-
tudinale, agisce l'attrito causato dalla scabrezza ε delle pareti della condotta che, ostacolando il
flusso, è causa di perdita di energia. Quando la scabrezza assoluta ε delle pareti, pari allo spesso-
re medio delle asperità presenti sulla parete del tubo, è inferiore allo spessore dello strato laminare
il moto non è influenzato dalla scabrezza ed è in regime di parete liscia. Al contrario quando le
asperità, superando lo strato anzidetto, accentuano la turbolenza, con conseguente aumento delle
perdite per attrito lungo la condotta, si è in regime di parete scabra. Tra il regime laminare e
turbolento esiste una zona di transizione per la quale le caratteristiche della corrente dipendono
sia dalla viscosità che dalla scabrezza delle pareti (Figura 2).

2.4 PERDITE DI CARICO RIPARTITE


a. Regime di parete liscia :

λ è funzione solo di Re ed il suo valore è espresso in forma implicita dall'espressione di Prandtl


1 ⎛ Re λ ⎞
= 2 log ⎜ ⎟ (3)
λ ⎜ 2 , 51 ⎟
⎝ ⎠

32 Costruzioni Idrauliche
o dalle espressioni esplicite di Blasius λ = 0 , 3164 Re −0 , 25 (per Re ≤105 ) (4)

e di Nikuradse λ = 0 , 0032 + 0 , 221 Re −0 , 237 (per Re>105 ) (5)

b. Regime di transizione :

il moto laminare è presente solo nello strato limite : λ dipende sia da ε che da Re ed il suo valore
può essere ricavato dalla formula implicita di Colebrook

1 ⎛ 2 , 51 ε ⎞
= −2 log ⎜ + ⎟ (6)
λ ⎜ 3 , 71D ⎟
⎝ Re λ ⎠

In pratica per la determinazione di λ è conveniente far uso del diagramma di Moody dove noto Re,
seguendo una curva ε/D , si risale al valore cercato.

c. Regime di parete scabra o moto assolutamente turbolento :

λ è funzione solo della scabrezza ε secondo l'espressione di Prandtl-Nikuradse


1 ⎛ 3,71D ⎞
= 2log⎜ ⎟ (7)
λ ⎝ ε ⎠

Nella Tabella I sono riportati i valori della scabrezza assoluta ε.

Figura 2 - Diagramma di Moody

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 33


ESEMPIO n.1

Stabilita la portata in 30 l/min e limitata la velocità a circa 0,3 m/s resta determinato il diametro
commerciale di una condotta in PEAD DN 50 mm (di =diametro interno = 40,8 mm) per il convo-
gliamento di acqua potabile a circa 15 °C .

∆H
La cadente piezometrica J = , pari al rapporto tra la perdita di carico ∆H e la lunghezza L della
L
condotta, è correlata alle grandezze caratteristiche del moto, della condotta e del fluido dalla for-
λV 2
mula di Darcy-Weisbach : J =
2 gD
• V velocità media
• D diametro tubazione
• λ coefficiente di attrito o di resistenza, funzione del numero di Reynolds e della scabrezza ε
della parete del condotto.

Le tubazioni in PEAD si comportamento idraulicamente come un tubo estremamente liscio, anche


dopo anni di esercizio. Il coefficiente λ dipende sia dalla scabrezza ε e sia dal Numero di Reynolds
Re secondo l'espressione implicita di Colebrook

1 ⎛ 2 , 51 ε ⎞
= −2 log ⎜ + ⎟
λ ⎜ 3 , 71D ⎟
⎝ Re λ ⎠

Nella seguente Tabella sono riportati i valori delle perdite di carico determinate sia con la formula
di Colebrook che con quella semplificata di Blasius : λ0 = 0,3164 Re−0,25
valida per numeri di Reynold Re ≅105 .
Per ε è stato assunto il valore di 0,007 mm, adottato della DVGW (Deutscher Verein von Gas un
Wasserfachmannern).
I valori di J e ∆H , nell’uno e nell’altro caso, risultano pressoché coincidenti.

Tabella

Portata 30 litri/min t=15°C


L (m) 590
Q (l/s) 0,50
PEAD DN50
d i (mm) 40,8
V (m/s) 0,38

Colebrook Blasius
ν 1,14E-06
Re 13687 Re 13687
ε 0,007
λ 0,0288 λ0 0,0292
J 0,00526 J 0,00534
∆ H (m) 3,10 ∆ H (m) 3,15

34 Costruzioni Idrauliche
Oltre alle formule riportate, il moto uniforme in regime turbolento è altresì interpretato corretta-
mente con formule pratiche di origine empirico-sperimentale. La prima e più nota è quella dovuta
a Chézy (1776)

V = χ RJ (8)

la funzione χ , coefficiente di resistenza [m0,5/s], dipendente sia dalle caratteristiche fisiche e ge-
ometriche della parete a contatto del fluido, rese attraverso il parametro "coefficiente di scabrez-
za", sia dal raggio idraulico R.

Nelle applicazioni, per χ viene di regola fatto riferimento alle seguenti espressioni:

87
Bazin (1897): χ=
γ
1+
R

100
Kutter (1869) : χ =
m
1+
R

1 1/6
Manning (1890): χ = R Strickler (1923) χ = k R1 / 6
n

Le prime due relazioni forniscono risultati inattendibili in presenza di tubazioni caratterizzate da


scabrezza molto bassa. La relazione di Manning, analoga per struttura a quella di Gauckler-Strickler
(k = 1/n), non ha limitazioni ed incontra il favore nelle applicazioni sia per la semplicità della for-
mulazione (funzione di potenza) sia per la vasta massa di dati sperimentali che hanno portato alla
determinazione dei valori numerici del coefficiente di scabrezza n.

Nella Tabella V sono riportati i valori consigliati da vari Autori per i vari coefficienti di scabrezza per
tubazioni realizzate con differenti materiali.

Nel caso di tubazioni circolari ha un largo impiego la formula di Manning-Strickler, dedotta dalla
formula di Chézy:
Q = ω k R 2 / 3 J1 / 2 (9)
D
con le dovute sostituzione, ricordando che nelle sezioni circolari il raggio idraulico R = la (9) si
4
riconduce alla nota espressione della cadente piezometrica per condotte circolari :

J = 10,2936 Q2 k −2 D −5,33 (10)

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 35


Tabella V – Valori dei coefficienti di scabrezza per condotte

In un sistema semplice di adduttore unicursale, raffigurato nella Figura 1, risultano noti, general-
mente: la portata Q, la lunghezza L, le quote di sfioro dei serbatoi S ed A e, pertanto, il dislivello
piezometrico ∆H ed il valore del coefficiente di scabrezza K del materiale della condotta “in uso cor-
rente” o condizione di “tubo usato”; resta incognito il diametro D che , esplicitando la [9] in fun-
zione del diametro D si scrive:
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2L ⎞
D=⎜ ⎟ 5,33 (10)
⎜ ∆H ⎟
⎝ ⎠

il quale risulterà , di norma, teorico, ovvero non riscontrabile negli abachi o tabelle commerciali (ad
esempio la Tabella VI riporta le dimensioni standardizzate di tubazioni in acciaio ) .
Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi i valori di due diametri DX e DY, ri-
spettivamente immediatamente maggiore ed immediatamente minore del diametro teorico, di lun-

36 Costruzioni Idrauliche
Tabella II

ghezze LX e LY tali che LX+LY=L e perdite di carico ∆HX e ∆HY (Figura 3), tali da soddisfare le
relazioni :
L=LX+LY ∆ H = ∆ HX + ∆ HY

Figura 3. Sistema semplice di adduttore unicursale

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 37


ESEMPIO n.2

Determinare la serie di diametri commerciali di una condotta di acciaio che deve trasferire una
portata di 55 l/s da un serbatoio a quota 275 m s.m. ad un altro con quota sfioro 225 m s.m. di-
∆H 275 − 225
stanti tra loro 5,750 km . La cadente piezometrica teorica risulta J = = = 0,0087
L 5750
3 2
∆ H = 50,00 m L= 5750,00 m Q= 0,055 m /s ω [cm ] V [m/s]
k= 80
DN[250] 0,262 [X] 538 1,0223
J= 0,00870 Dt= 0,245
DN[200] 0,209 [Y] 343 1,6035

J[X]= 0,00613 X= 4720,43 m 28,94 m

J[Y ]= 0,02045 Y= 1029,57 m 21,06 m


L= 5750,00 m ∆ H= 50,00 m

Stabiliti i diametri commer-


ciali e le relative lunghezze,
nella condizione di “Tubi usa-
ti”, si determinano le perdite
di carico nella condizione di
“Tubi nuovi”

3 2
∆H = 50,00 m L= 5750,00 m Q= 0,055 m /s ω [cm ] V [m/s]
k= 95
DN[250] 0,262 538 1,0223

DN[200] 0,209 343 1,6035

J[2 5 0 ]= 0,00435 X= 4720,43 m 20,52 m

J[2 0 0 ]= 0,01450 Y= 1029,57 m 14,93 m


L= 5750,00 m ∆ H'= 35,46 m ∆ h= 14,54

Pertanto dovrà essere utilizzata una valvola regolatrice di carichi per dissipare il carico di 14,54 m.

38 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO n.3
Determinare la distribuzione delle portate nel sistema di condotte, in servizio corrente (coefficiente
di scabrezza di Strickler k=80) riportato in figura

Dati :
∆H = 17 m L1 = 1140 m
D0= 312 mm L2 = 750 m
D1 =209 mm L3 = 680 m
D2 =160 mm L4 = 930 m
Q0 = Q1 + Q2

La perdita di carico complessiva ∆H= ∆H1+∆H2+∆H3 = 17 m dovrà essere uguale percorrendo il


tratto 1-2 sia monte che di valle pertanto :

⎧10,2936Q

2 −5,33
⋅D
0 0
( )
⋅ k −2 ⋅ L1 + L 4 + 10,2936 Q12
⋅ D1−5,33 ⋅ k −2 ⋅ L2 = ∆H
⎨ [a]
⎪10,2936Q

2 − 5,33
⋅D
0 0
( )
⋅ k − 2 ⋅ L1 + L 4 + 10,2936 Q2
2
− 5,33
⋅ D2 ⋅ k − 2 ⋅ L3 = ∆H

Con le dovute sostituzioni

⎧10,2936 Q2 ⋅ 0,312−5,33 ⋅ 80−2 ⋅ 2070 + 10,2936 Q2 ⋅ 0,209−5,33 ⋅ 80−2 ⋅ 750 = 17


⎪ 0 1
⎨ [b]
2 − 5,33
⎪10,2936 Q ⋅ 0,312 ⋅ 80 ⋅ 2070 + 10,2936 Q2
− 2
⋅ 0,160− 5,33 ⋅ 80− 2 ⋅ 680 = 17
⎩ 0 2

⎧1.653,92 Q2 + 5.070,71 Q2 = 17
⎪ 0 1
⎨ Eguagliando 5.070,71 Q12 =19.095 Q22
⎪1.653,92 Q + 19.095,75 Q2 = 17
2
⎩ 0 2

0,5
⎡ 19.095,75 ⎤
Q1 = ⎢ ⎥ Q2 = 1,94 Q2 ⇒ Q0 = Q1 + Q2 = 2,94 Q2
⎣ 5.070,71 ⎦

sostituendo nella 2^ equazione del sistema [b]

10,2936 * 2,942 Q2
2
* 0,312−5,33 * 80−2 * 2070 + 10,2936 Q2
2
* 0,160−5,33 * 80−2 * 680 = 17

14.295,79 Q2
2
+ 19.095,75 Q2
2
= 17
inf ine
Q2 = 0,023 m3 / s Q1 = 0,045 m3 / s Q0 = 0,068 m3 / s

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 39


ESEMPIO n.4
Determinare la portata addotta da un sistema di condotte in acciaio in servizio corrente (k=90) co-
stituito da una tubazione DN 300 [Di = 312 mm] lunga 3.200 m seguita da due tubazioni, poste in
parallelo, DN 150 [Di = 160 mm] e lunghe 37.600 m .
Al temine delle condotte si dovrà avere un controcarico di 5 m di colonna d’acqua.

λ V2 Q2
Dall’espressione generale della cadente piezometrica i= =β essendo ovviamente:
D 2g D5
Q1 = Q 2 + Q 3 L2 = L3 D2=D3 risulta β2=β3 ⇒ Q2=Q3 .

La perdita di carico complessiva ∆H = 46,50-5,00 =41,50 m dovrà essere uguale sia al termine
della condotta 2 e sia della condotta 3 . Pertanto è possibile scrivere:

⎧ Q2 Q2
⎪β
⎪ 1 5
1 ⋅L + β
1
2
2 5 ⋅ L 2 = ∆h 4Q2
2
Q2
⎨ D D2 ⇒ β1 ⋅ L 1 + β 2 2 ⋅ L 2 = ∆h
5
⎪ 1 D1 D5
2
⎩⎪Q1 = 2Q2

∆h 10,2936
Q2 = ricordato che βi =
β1 β2 2 0,33
k1 Di
4 ⋅ L1 + ⋅ L2
5
D1 D5
2

ed operate le opportune sostituzioni si ottiene Q2 = Q3 = 7 l / s Q1 = 14 l / s

2.5 IL PROGETTO
Il progetto, la costruzione ed il collaudo delle tubazioni per acquedotto sono regolamentati dal De-
creto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985, riportato integralmente in Appendice e di
cui nel seguito si evidenziano alcuni tratti.
0.1 Definizione
Ai fini della presente normativa è definito con il termine "tubazioni" il complesso dei tubi, dei giunti e dei pezzi
speciali costituenti l'opera di adduzione e/o di distribuzione di acqua ad uso potabile, agricolo, industriale e ad
usi multipli, ovvero I'opera di fognatura per la raccolta delle acque reflue ed il convogliamento all'impianto di
trattamento e al recapito finale.

40 Costruzioni Idrauliche
0.2 Oggetto della normativa
Con le presenti norme si stabiliscono i criteri da osservare nel progetto, nella costruzione e nel collaudo delle
tubazioni, come definito nel precedente punto 0.1. e degli elementi che le costituiscono (tubi, giunti, pezzi specia-
li). Sono esclusi dall'oggetto della presente normativa i procedimenti di progettazione, costruzione e controllo di
produzione dei tubi, dei giunti e dei pezzi speciali in quanto singoli manufatti, prodotti in serie, con processi in-
dustriali ovvero, su ordinazione, fuori o in cantiere, con sistemi di prefabbricazione.

1.1 Progetto
Il progetto deve comprendere i seguenti elementi essenziali:
a) la caratterizzazione fisica, chimica, sanitaria dei fluidi da trasportare, documentata mediante rilievi e
prove;
b) la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni interessati dal tracciato delle tubazioni, documentata
dai risultati di indagini da condursi nel rispetto della vigente normativa riguardante le indagini sui terreni e
sulle rocce ed i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione l'esecuzione ed il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione.
c) I'esame dei diversi possibili schemi idraulici di funzionamento delle opere e loro modificazioni prevedibili
nel tempo, documentati ai fini della scelta del proporzionamento idraulico e statico delle tubazioni.
d) I'analisi delle situazioni ambientali, in quanto elementi vincolanti nello studio del tracciato e del profilo
delle tubazioni.
Sulla base dei suindicati elementi deve essere espressa in forma circostanziata la scelta dei tipi di tubazioni e
delle corrispondenti caratteristiche concernenti diametri interni, spessori, classi di impiego, giunti pezzi speciali
ed appoggi.
Il progetto deve comprendere, inoltre, lo studio dei seguenti aspetti: funzionalità e razionalità di costruzione e
di esercizio delle nuove opere nel contesto esistenti e/o in quello previsto in tempi di prossimo futuro; compati-
bilità con la presenza attuale e/o prevista e/o prevedibile di altre infrastrutture di servizio, con particolare rife-
rimento alla esigenza di sicurezza e di esercizio; rispetto delle esigenze urbanistiche, ambientali e/o archeolo-
giche, in rapporto anche a fondata previsione di modificazioni future e, per le reti fognanti, rapporto agli obiet-
tivi di qualità da conseguire e da tutelare del corpo ricettore. Il progetto deve dimostrare l'affidabilità di com-
portamento delle tubazioni nelle diverse fasi della costruzione dell'opera e nel previsto periodo dell'esercizio.
L'affidabilità dell'opera progettata, che riguarda il grado di sicurezza statica, di resistenza alla corrosione, di
conservazione delle caratteristiche idrauliche, di integrità nella tenuta e di continuità nel servizio, deve risulta-
re nella forma documentata adeguata, in particolare esplicitando le debite considerazioni a riguardo dei con-
trolli sui materiali e sui tubi che vengono effettuati nello stabilimento e nel cantiere di prefabbricazione, secon-
do metodologie note e/o specifiche tecniche e dei controlli in sito lungo i tracciati prescelti……….

In realtà la progettazione di qualsiasi opera pubblica si articola in tre livelli


• Preliminare
• Definitivo
• Esecutivo

La Legge Quadro sui Lavori Pubblici vigente, la cosiddetta MERLONI Ter, regola l’attività di proget-
tazione all'Art.16:
Articolo 16 : Attività di progettazione
1. La progettazione si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti, preventivamente accertati, e dei limiti di spesa
prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in preliminare, definitiva ed esecutiva, in
modo da assicurare:
a) la qualità dell’opera e la rispondenza alle finalità relative;
b) la conformità alle norme ambientali e urbanistiche;
c) il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.
2. Le prescrizioni relative agli elaborati descrittivi e grafici contenute nei commi 3, 4 e 5 sono di norma neces-
sarie per ritenere i progetti adeguatamente sviluppati. Il responsabile del procedimento nella fase di progetta-
zione qualora, in rapporto alla specifica tipologia ed alla dimensione dei lavori da progettare, ritenga le pre-
scrizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 insufficienti o eccessive, provvede a integrarle ovvero a modificarle.
3. II progetto preliminare definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, il quadro delle esigenze
da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire e consiste in una relazione illustrativa delle ragioni della

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 41


scelta della soluzione prospettata in base alla valutazione delle eventuali soluzioni possibili, anche con riferi-
mento ai profili ambientali e all’utilizzo dei materiali provenienti dalle attività di riuso e riciclaggio, della sua
fattibilità amministrativa e tecnica, accertata attraverso le indispensabili indagini di prima approssimazione, dei
costi, da determinare in relazione ai benefici previsti, nonché in schemi grafici per l’individuazione delle carat-
teristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare; il progetto
preliminare dovrà inoltre consentire l’avvio della procedura espropriativa.
4. Il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri,
dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti nel progetto preliminare e contiene tutti gli elementi neces-
sari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni ed approvazioni. Esso consiste in una relazione descrittiva
dei criteri utilizzati per le scelte progettuali, nonché delle caratteristiche dei materiali prescelti e
dell’inserimento delle opere sul territorio; nello studio di impatto ambientale ove previsto; in disegni generali
nelle opportune scale descrittivi delle principali caratteristiche delle opere, delle superfici e dei volumi da rea-
lizzare, compresi quelli per l’individuazione del tipo di fondazione; negli studi ed indagini preliminari occorren-
ti con riguardo alla natura ed alle caratteristiche dell’opera; nei calcoli preliminari delle strutture e degli im-
pianti; in un disciplinare descrittivo degli elementi prestazioni, tecnici ed economici previsti in progetto nonché
in un computo metrico estimativo. Gli studi e le indagini occorrenti, quali quelli di tipo geognostico, idrologico,
sismico, agronomico, biologico, chimico, i rilievi e i sondaggi, sono condotti fino ad un livello tale da consentire
i calcoli preliminari delle strutture e degli impianti e lo sviluppo del computo, metrico estimativo.
5. Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da rea-
lizzare ed il relativo costo previsto e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale da consentire che
ogni elemento sia identificabile in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. In particolare il progetto è co-
stituito dall’insieme delle relazioni, dei calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti e degli elaborati grafici
nelle scale adeguate, compresi gli eventuali particolari costruttivi, dal capitolato speciale di appalto, prestazio-
nale o descrittivo, dal computo metrico estimativo e dall’elenco dei prezzi unitari. Esso è redatto sulla base degli
studi e delle indagini compiuti nelle fasi precedenti e degli eventuali ulteriori studi ed indagini, di dettaglio o di
verifica delle ipotesi progettuali, che risultino necessaire e sulla base di rilievi planoaltimetrici, di misurazioni e
picchettazioni, di rilievi della rete dei servizi del sottosuolo. Il progetto esecutivo deve essere altresì corredato
da apposito piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti da redigersi nei termini, con le modalità, i conte-
nuti, i tempi e la gradualità stabiliti dal regolamento di cui all’articolo 3.

2.5.A. Progetto Preliminare e Definitivo


Lo studio del tracciato è molto complesso non essendo codificati criteri di validità oggettivi per o-
perare una scelta, tra le varie possibili, che realizzi nel contempo funzionalità, efficienza, economi-
cità, gestione e la durata dell'opera.
Sono generalmente noti la posizione e la quota della presa e la posizione e le quote dei punti di
consegna dell'acqua, coincidenti questi ultimi con i serbatoi di compenso o con le torri piezometri-
che di disconnessione. Ulteriori elementi a supporto della scelta sono la minimizzazione dello svi-
luppo del tracciato e contemporaneamente del numero degli attraversamenti di strade, ferrovie e
corsi d'acqua. Altro elemento, costituente vincolo per assicurare la durata dell'acquedotto, è la ri-
cerca di tracciati su terreni sicuramente stabili o, nella necessità di dover attraversare zone sogget-
te a movimenti franosi, la individuazione di sedi di maggiore affidabilità, quali linee di cresta e di
massima pendenza dei versanti. Nella scelta del tracciato notevole importanza riveste la vicinanza
di vie di comunicazione. Questa situazione, oltre a facilitare le fasi di realizzazione dell'opera age-
volando il trasporto dei materiali, facilita le operazioni di manutenzione e controllo durante l'eserci-
zio dello acquedotto.
Utilizzando quale supporto progettuale le tavolette IGMI 1:25.000 (Figura 3) verranno riportate,
sulla carta, dal punto di partenza e di arrivo, più tracciati e realizzati i corrispondenti profili resi in
scala 1:2500 per le ordinate ed 1:25000 per le ascisse (Figura 4).

42 Costruzioni Idrauliche
Figura 3. Planimetria su cartografia IGMI 1:25.000 (riduzione ≈ 50%)
Sulla base dei valori delle portate da addurre, noti i tracciati, si procederà ad un dimensionamento
speditivo dei diametri delle condotte ed al successivo tracciamento delle linee piezometriche, nella
doppia condizione di tubazioni nuove od usate 4. La collocazione di queste rispetto al profilo del ter-
reno consentirà di verificare che in nessun punto del tracciato la pressione in condotta scenda al di
sotto di 10 ÷ 15 m di colonna d'acqua.

Figura 4. Profilo longitudinale L=1:25.000 h= 1:2500 (riduzione ≈ 50%)

4
Questo qualora il materiale o il rivestimento delle tubazioni si deteriori con il passare del tempo

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 43


Contemporaneamente si verificherà che la pressione massima in condotta risulti compatibile con il
tipo di tubazione e di giunto prescelti per la realizzazione dell'acquedotto. Poiché con l'aumentare
del valore della pressione aumentano i pericoli di perdite, aumentano i costi delle apparecchiature e
delle saracinesche .

Di seguito verranno posizionati:


• sfiati e scarichi rispettivamente in corrispondenza dei punti di massimo e minimo relativi;
• valvole di riduzione e/o regolazione dei carichi

Infine concorrono alla stesura del Progetto Definitivo:

1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.000
3. Disegni dei profili resi in scala 1:2500 per le ordinate ed 1:25000 per le ascisse.
4. Disegni delle opere d’arte
5. Preventivo sommario di costo delle opere comprensivo di :
5.1 Fornitura e posa in opera delle tubazioni, compreso scavo, riporto ed eventuali rifacimenti delle
pavimentazioni:
5.2. Costo delle opere d’arte
5.3 Costo di eventuali apparecchiature
5.4 Costo di eventuali impianti di sollevamento
5.5 Indennizzi per espropri ed eventuali servitù
5.6 Preventivo dei costi di gestione di eventuali impianti di sollevamento.

B. Progetto Esecutivo

Una volta approvato il progetto definitivo, su una cartografia a scala ampia (quali gli aereofoto-
grammetrici in scala 1:2000 ÷ 1:5000) viene verificato e precisato il tracciato con opportuni ri-
lievi topografici, estesi su un’ampia fascia a cavallo di questo (Figura 5), associati ad “annotazioni
fotografiche” (Figura 6). Rilevate ed apportate tutte le varianti del caso è consigliabile, prima della
stesura del profilo, verificare, sulla cartografia catastale (Figura 7), che il tracciato segua, quanto
più possibile, i confini delle particelle in modo da limitare la frammentazione della proprietà fondia-
ria con conseguenti incrementi di costo per le operazioni di esproprio.

Figura 5. Aereofotogrammetrico: scala 1:4000 (riduzione ≈ 75%)

44 Costruzioni Idrauliche
Figura 6. Annotazioni fotografiche su punti caratteristici del tracciato

Figura 7. Stralcio Planimetria Catastale : scala 1:4000 (riduzione ≈ 75%)

Infine verrà eseguito il profilo longitudinale (con tutte le indicazioni contenute nella Figura 8) reso
in scala uguale alla planimetria per le ascisse mentre per le ordinate è, generalmente , dieci volte
maggiore.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 45


Figura 8. Profilo Longitudinale – scala L=1:4000 h=1:400

Generalmente l’acquedotto non segue rigidamente il profilo del terreno ma, se ne discosta ogni
qual volta che, per particolari condizioni, risulti conveniente approfondire lo scavo in modo da man-
tenere una livelletta costante o per ridurre al minimo punti di minimo e massimo relativi, con con-
seguente risparmio per la realizzazione di scarichi e sfiati. Andranno definiti con precisione le posi-
zioni planimetriche ed altimetriche delle opere d’arte, attraversamenti (fiumi, strade, ferrovie, ecc.)
serbatoi e torrini piezometrici, l’ubicazione ed il dimensionamento di eventuali blocchi di ancorag-
gio.
Anche nella stesura del Progetto Esecutivo occorrerà redigere

1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.000÷10.000
3. Planimetria quotata in scala 1:2.000÷5.000
4. Disegni dei profili resi in scala 1:2000÷ 5000 per le ascisse e 10x per le ordinate
5. Disegni delle opere d’arte
6. Computo metrico estimativo e preventivo delle spese di gestione
7. Capitolato Speciale d’Appalto e relativo Elenco Prezzi Unitari
8. Disciplinari per la richiesta di offerte per eventuali macchinari ed apparecchiature
9. Piano Particellare di Esproprio

46 Costruzioni Idrauliche
2.6. LA POSA IN OPERA DELLE TUBAZIONI

Dal Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985 si rileva:

3.2 Il carico, il trasporto e lo scarico dei tubi


Il carico, il trasporto, lo scarico e tutte le manovre in genere, dovranno essere eseguiti con la maggiore cura
possibile adoperando mezzi idonei a seconda del tipo e del diametro dei tubi ed adottando tutti gli accorgimenti
necessari al fine di evitare rotture, crinature, lesioni o danneggiamenti in genere ai materiali costituenti le tuba-
zioni stesse ed al loro eventuale rivestimento. Pertanto si dovranno evitare urti, inflessioni e sporgenze eccessi-
ve, strisciamenti, contatti con corpi che possano comunque provocare deterioramento o deformazione dei tubi.
Nei cantieri dovrà predisporsi quanto occorra (mezzi idonei e piani di appoggio) per ricevere i tubi, i pezzi spe-
ciali e gli accessori da installare.
3.3 L'accatastamento dei tubi
L'accatastamento dovrà essere effettuato disponendo i tubi su un'area piana e stabile, protetta al fine di evitare
pericoli di incendio, riparata dai raggi solari nel caso di tubi soggetti a deformazioni o deterioramenti determi-
nati da sensibili variazioni termiche. La base delle cataste dovrà poggiare su tavole opportunamente distanziate
o su predisposto letto in appoggio. L'altezza sarà contenuta entro i limiti adeguati ai materiali ed ai diametri,
per evitare deformazioni nelle tubazioni di base e per consentire un agevole prelievo. I tubi accatastali dovranno
essere bloccati con cunei onde evitare improvvisi rotolamenti; provvedimenti di protezione dovranno, in ogni
caso, essere adottati per evitare che le testate dei tubi possano subire danneggiamenti di sorta.
Per tubi deformabili le estremità saranno rinforzate con crociere provvisionali.
3.4 Il deposito dei giunti, delle guarnizioni e degli accessori
I giunti, le guarnizioni, le bullonerie ed i materiali in genere, se deteriorabili, dovranno essere
depositati, fino al momento del loro impiego, in spazi chiusi, entro contenitori protetti dai raggi solari o da sor-
genti di calore, dal contatto con olii o grassi e non sottoposti a carichi.
3.5 Lo sfilamento dei tubi
I tubi dovranno essere sfilati lungo il tracciato seguendo i criteri analoghi a quelli indicati per lo scarico ed il
trasporto evitando pertanto qualsiasi manovra di strisciamento . Nel depositare i tubi sul ciglio dello scavo è
necessario curare che gli stessi siano in equilibrio stabile per tutto il periodo di permanenza costruttiva.
3.6 La posa in opera
Prima della posa in opera i tubi, i giunti ed i pezzi speciali dovranno essere accuratamente controllati; quelli
che dovessero risultare danneggiati in modo tale da compromettere la qualità o la funzionalità dell'opera do-
vranno essere scartati e sostituiti. Nel caso in cui il danneggiamento abbia interessato soltanto l'eventuale rive-
stimento si dovrà procedere al suo rispristino.
Per il sollevamento e la posa dei tubi in scavo, in rilevato o su appoggi, si dovranno adottare gli stessi criteri
usati per le operazioni precedenti, con l'impiego di mezzi adatti a seconda del tipo e del diametro, onde evitare il
deterioramento dei tubi ed in particolare delle testate e degli eventuali rivestimenti protettivi.
Nell'operazione di posa dovrà evitarsi che nell'interno delle condotte penetrino detriti o corpi estranei di qua-
lunque natura e che venga comunque danneggiata la loro superficie interna. La posa in opera dei tubi sarà ef-
fettuata sul fondo del cavo spianato e livellato, eliminando ogni asperità che possa danneggiare tubi e rivesti-
menti.
Ove si renda necessario costituire il letto di posa o impiegare per il primo rinterro materiali diversi da quelli
provenienti dallo scavo, dovrà accertarsi la possibile insorgenza di fenomeni corrosivi adottando appropriate
contromisure. In nessun caso si dovrà regolarizzare la posizione dei tubi nella trincea utilizzando pietre o mat-
toni od altri appoggi discontinui.
Il piano di posa dovrà garantire una assoluta continuità di appoggio e, nei tratti in cui si temano assestamenti,
si dovranno adottare particolari provvedimenti quali: I'impiego di giunti adeguati, trattamenti speciali del fondo
della trincea o, se occorre, appoggi discontinui stabili, quali selle o mensole. In quest'ultimo caso la continuità
di contatto tra tubo e selle sarà assicurata dalI'interposizione di materiale idoneo.
Nel caso specifico di tubazioni metalliche dovranno essere inserite, ai fini della protezione catodica, in corri-
spondenza dei punti d'appoggio, membrane isolanti.
Per i tubi costituiti da materiali plastici dovrà prestarsi particolare cura ed attenzione quando le manovre di cui
ai punti 3.2, 3.3, 3.4, 3.5, dovessero effettuarsi a temperature inferiori a 0°C, per evitare danneggiamenti.
I tubi che nell'operazione di posa avessero subito danneggiamenti dovranno essere riparati così da ripristinarne
la completa integrità, ovvero saranno definitivamente scartati e sostituiti, secondo quanto precisato nel primo
capoverso.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 47


Dunque le tubazioni vengono di norma posate all’interno di trincee, appositamente scavate, con
una larghezza alla base B pari la diametro nominale DN della condotta con un margine, per ciascun
lato di 20÷30 cm. Nel caso di due tubazioni affiancate la somma delle larghezze B1 e B2 delle sin-
gole tubazioni viene generalmente ridotto mantenendo una distanza minima tra le due tubazioni di
20÷30 cm (Figura 9).

Figura 9. Sezioni di scavo in terreno naturale

L’inclinazione delle pareti dipende, ovviamente, dalle caratteristiche geotecniche del terreno, dalla
profondità dello scavo ed il tempo in cui lo scavo resta aperto. Tutti questi fattori incidono sulla si-
curezza e pertanto quando è necessario assicurare la stabilità delle pareti si procederà o ampliando
lo scavo, inclinando le pareti, o sostenendo le pareti con armature provvisorie in legno o metallo
(sbadacchi- Figura 10).

48 Costruzioni Idrauliche
Figura 10. scavo sostenuto da sbadacchi metallici

Per quanto attiene l’altezza dello scavo , qualora non sussistano motivi particolari, non deve esse-
re, generalmente, inferiore ad un metro in modo da mantenere termicamente isolata, dall’ambiente
esterno, la condotta. La massima altezza è condizionata, oltre che da motivi di sostegno delle pa-
reti e di quanto circonda lo scavo, dal peso del materiale di rinterro che potrebbe determinare uno
stato tensionale tale da superare le tensioni ammissibili del materiale della tubazione. I calcoli
statici delle tubazioni dovranno essere effettuati seguendo le indicazioni contenute nelle “Norme
tecniche per le tubazioni” oggetto del Decreto del Ministero dei LL.PP. del 12/12/1985 .

2.7. LE APPARECCHIATURE SPECIALI DELLE CONDOTTE IN PRESSIONE


Scarichi

Gli scarichi consentono, in caso di interruzione del flusso, la vuotatura delle condotte e, nel caso di
avvio o ripristino della funzionalità dell'adduttore, gli interventi di lavaggio. Quando per elevati di-
slivelli altimetrici si è in presenza di scarichi profondi (carico idraulico sullo scarico di notevole enti-
tà) si realizzano scarichi di alleggerimento o a mezza costa, da azionare prima dell'apertura dello
scarico di fondo, procedendo, in tal modo, alla vuotatura del sifone per fasi successive.
Gli scarichi sono realizzati con un pezzo speciale a T con derivazione tangenziale a flangia. Sull'e-
lemento derivato è installata la saracinesca di intercettazione. Caratteristica saliente degli scarichi
di fondo è la dimensione della saracinesca e del diametro della derivazione. Questo deve essere ta-
le da ingenerare, durante lo scarico, velocità dell'acqua nei due rami di condotta convergenti nel
punto di scarico sufficiente all'asportazione di eventuali depositi non incrostanti e tale da non inge-
nerare fenomeni di instabilità alle condotte.
Il dispositivo di scarico deve essere installato entro apposito pozzetto realizzato, generalmente, in
muratura con sovrastante soletta di copertura, in cls armato, forata in corrispondenza della botola
di ingresso protetta da chiusino di ghisa. A seconda della posizione del pozzetto il chiusino sarà a
filo strada ovvero sopraelevato dal piano di campagna; negli acquedotti di montagna il raccordo tra
chiusino e soletta può arrivare anche da elevate altezze per rilevare il pozzetto in presenza di man-
to nevoso. Un opportuno sistema di evacuazione della portata scaricata garantisce l’isolamento tra
l’interno del pozzetto e l’ambiente esterno. La tubazione viene sorretta da blocchi reggispinta loca-
lizzati in corrispondenza della saracinesca (Figura 11).

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 49


Figura 11. Pozzetto di scarico

Sfiati

Gli sfiati sono caratterizzati da un doppio funzionamento:


1. durante le fasi transitorie di riempimento o vuotatura del sistema assolvono il compito dell'e-
vacuazione o all'ingresso dell'aria in condotta;
2. durante l’esercizio dell’acquedotto devono consentire lo smaltimento di aria, in quantità sensi-
bilmente minore che nel primo caso, liberata naturalmente dall'acqua nel moto di avanzamen-
to in condotta a seguito di aumento di temperatura e di variazione della pressione.
In presenza di adduttori caratterizzati da profili molto piatti, per assicurare il degasaggio delle tu-
bazioni durante l’esercizio, si installano sfiati di linea, posti ad interasse di qualche centinaio di
metri, indipendentemente dalla presenza di punti di massimo relativo (Figura 12).

Figura 12. Profilo a denti di sega


In caso di valico quando la quota piezometrica risulta di poco superiore alla quota del terreno
(8÷10 m), è possibile realizzare lo sfiato di tipo libero; questo è realizzato inserendo nella condotta
un pezzo speciale a T flangiato, con tronco di diramazione ortogonale all’asse della condotta e dia-
metro inferiore a quello dell’adduttore diretto verso l'alto ed elevato fino a superare la quota pie-
zometrica. Il dispositivo, contenuto entro una struttura muraria con funzione di sostegno e di pro-
tezione, preserva la condotta da impreviste sopraelevazioni di pressione dovute ad ostruzioni

50 Costruzioni Idrauliche
dell’adduttore o a chiusure accidentali di saracinesche di linea 5; in tal caso si avrà uscita di acqua
dallo sfiato libero , recuperata dalla canna discendente collegata allo scarico. (Figura 13).

Figura 13. Sfiato libero

Quando , nei punti di valico o a massime quote relative, la quota piezometrica risulta superiore di
10 m rispetto alla quota del terreno, è necessario realizzare sfiati in pressione. L’evacuazione o
l’ingresso di aria è assicurata da apparecchi a funzionamento automatico collegati, tramite interpo-
sizione di saracinesca di intercettazione azionata nel caso di smontaggio o manutenzione dell'appa-
recchio, alla condotta con un pezzo speciale a T flangiato, con tronco di diramazione ortogonale
all’asse della condotta e diametro inferiore a quello dell’adduttore principale (Figura 14).

Figura 14. Pozzetto di sfiato.

Questi sono costituiti da una cassa metallica al cui interno è alloggiato un galleggiante sferico rea-
lizzato in acciaio rivestito di elastomero o in acciaio Inox (Figura 15) .

5
generalmente da evitare.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 51


Figura 15. Sfiato in pressione semplice

Il funzionamento del dispositivo è legato all'equilibrio di tre forze :


1. la forza peso G del galleggiante, invariante, verticale ed orientata verso il basso;
1. la spinta sul galleggiante, invariante, correlata alla pressione p agente entro la cassa, con
risultante, nella direzione verticale, orientata verso l'alto, di intensità pari a p A con A area
della luce del foro di uscita dell'aria dalla cassa;
3. la spinta di galleggiamento, in quanto corpo parzialmente immerso in acqua, con risultante
nella direzione verticale, orientata verso l'alto, di intensità pari a γ V con γ, peso specifico
dell'acqua e V volume immerso.
Nella condizione di sfiato chiuso si ha pA+γ V>G
Al progressivo accumulo di aria nella cassa corrisponde progressivo abbassamento del livello idrico
nella stessa e correlata riduzione del valore del volume immerso V.
Raggiunta la condizione pA + γ V = G si è in incipiente apertura dello sfiato.
L'arrivo di ulteriori quantitativi di aria causa il disequilibrio del sistema con conseguente abbassa-
mento del galleggiante, apertura della luce di comunicazione con l’esterno ed immediata fuoriuscita
di aria. Il galleggiante, soggetto a nuova incrementata spinta di galleggiamento, si porta ad occlu-
dere la luce, evitando la fuoriuscita di acqua e dando inizio ad una successiva fase di accumulo di
aria.
Nel funzionamento in esercizio, per assicurare sensibilità al galleggiante, specie in presenza di ele-
vate pressioni, è richiesta una dimensione molto piccola alla luce di comunicazione con l’esterno.
Detta condizione contrasta con la necessità di assicurare una ampia luce per il passaggio di aria
nelle fasi di riempimento e vuotatura della condotta. La combinata funzione richiesta allo sfiato vie-
ne conseguita ricorrendo all'adozione di apparecchiature con doppia luce, una ampia ed una picco-
la, e doppio galleggiante.

La luce ampia, unitamente alla luce piccola, è attiva unicamente nelle fasi 1 e 3 rispettivamente di
riempimento e vuotatura delle condotte mentre, durante l’esercizio ordinario, allo smaltimento
dell’aria unitamente a quantità limitatissime di acqua provvede lo “spillo” collocato nella parte su-
periore della cassa (Figura 16).

52 Costruzioni Idrauliche
Figura 16 . Sfiato in pressione a doppio galleggiante.

Valvole regolatrici dei carichi

Il valore massimo delle perdite di carico si ha in corrispondenza del vettoriamento della portata di
progetto o a tubi usati. Per stati di transizione, Q < Qprogetto o nella condizione di tubazioni nuo-
ve, la riduzione delle perdite genera tratti di moto "a canaletta" con risalto idraulico intubato, de-
pressioni in condotta, trascinamento di aria, insorgere di moti pulsanti

Figura 17 . Posizionamento delle valvole regolatrici di carico

Nella Figura 18 sono riportati alcuni tipi di valvole riduttrici di pressione:

Tipo a stella: ampiamente impiegata nel campo acquedottistico. Il dispositivo di dissipazione è


realizzato con due dischi sovrapposti ed ortogonali al flusso, entrambi forati, l’uno fisso e l’altro
mobile, rotante intorno all’asse comune. Al variare della posizione relativa del disco mobile rispetto
a quello fisso, varia l’area delle luci libera al flusso, con aumento o diminuzione delle perdite loca-
lizzate. La valvola a stella dissipa al massimo 40 m di carico.

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 53


Tipi ad auto-azione: il dispositivo di regolazione può essere realizzato con un sistema di leve e
contrappeso o con sistemi di molle esterne che agiscono su un otturatore a doppia sede o con ottu-
ratori a forma di fuso il cui movimento è controllato da guide e regolato con molle tarate. I valori
dei carichi dissipabili sono rilevati dalle caratteristiche tecniche di ciascun tipo.

Figura 18. Valvole regolatrici dei carichi

La tradizione acquedottistica indica le seguenti regole per la corretta localizzazione, lungo il profilo
di un acquedotto, delle valvole di regolazione dei carichi:
la linea piezometrica a tubi nuovi, o corrispondente alla portata minima, condizionata dalla
presenza delle valvole regolatrici, deve incontrare la linea piezometrica a tubi usati, o di regime
per la massima portata
a) nei punti estremi della condotta
b) sulle verticali passanti per i punti di sfiato libero
c) sulle verticali passanti per i nodi di diramazione
In tutte queste sezioni la quota piezometrica deve essere mantenuta invariata durante tutta la vita
tecnica dell'acquedotto;
verso monte dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare l'asse della condotta o, meglio, la linea paralle-
la all'asse e distante da questo almeno 5 m. In corrispondenza dell'intersezione va istallata la
valvola regolatrice dei carichi;
verso valle dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare la verticale passante per una valvola regolatri-
ce posizionata secondo il criterio indicato.

In presenza di tubazioni che denunciano progressivo incremento della scabrezza, quindi, è necessa-
rio provvedere, di tempo in tempo, attraverso osservazioni manometriche, all'aumento del grado
di apertura delle valvole regolatrici in modo da compensare l'aumento delle perdite di carico riparti-
te. In presenza di tubazioni non soggette ad invecchiamento, la manovra sulle valvole regolatrici
va effettuata solo a seguito di variazione della portata vettoriata.
Per la regolazione dei carichi non devono essere utilizzate saracinesche del tipo a ghigliottina fun-
zionanti parzialmente aperte. Tale tipo di funzionamento dà luogo ad inconvenienti quali cavitazio-
ne, perdita di tenuta dei giunti, che portano come conseguenza una rapida usura delle saracine-
sche stesse.

Partitori a superficie libera ed in pressione

Nei nodi di diramazione si realizza la ripartizione della portata in più parti. Quando, in corrispon-
denza della diramazione, la quota piezometrica è prossima alla quota del piano campagna, sussi-
stono le condizioni per realizzare partitori del tipo a superficie libera (Figura 19).
La misura delle portate ripartite è effettuata con stramazzi a superficie libera. Le vasche di carico
poste a valle degli stramazzi sono dotate di dispositivi di scarico, di sfioro e di presa analoghi a

54 Costruzioni Idrauliche
quelli descritti per i manufatti di captazione da sorgenti. Il dispositivo assicura la regolarità della
ripartizione della portata ed è poco sensibile a manomissioni.

Figura 19. Partitore a superficie libera

Nei nodi di diramazione in presenza di carico piezometrico più o meno elevato i valvolismi neces-
sari per la realizzazione della ripartizione delle portate vengono raccolti in un unico pozzetto inter-
rato; in luogo degli sfiati liberi vengono posti in opera sfiati in pressione, se i rami derivati proce-
dono con tracciato declive, o scarichi, se i rami derivati procedono con tracciato acclive.
Nella Figura 20 le tipologie riprodotte danno un’indicazione di come possa essere variabile la com-
posizione dei vari elementi a seconda sia della posizione delle diramazione rispetto all’adduttore
principale e sia se è necessario introdurre valvole regolatrici dei carichi.

Figura 20 . Partitori in pressione

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 55


Nella seguente Figure 21 sono illustrate l’area picchettata, lo scavo ed il magrone di fondazione,
le armature ed i casseri, le asole di passaggio delle tubazioni mentre nella Figura 22 sono ripro-
dotti i disegni esecutivi delle armature del partitore N1 ( vedi planimetria Figura 5) .

Figura 21. Partitore in pressione in fase di realizzazione

Figura 22. Armature di pareti e soletta di copertura di un partitore in pressione

56 Costruzioni Idrauliche
Saracinesche e valvolismi di intercettazione

Nei pozzetti di scarico e sfiato e nei nodi di diramazione sono presenti apparecchiature, dette sara-
cinesche, che consentono di intercettare le portate. I dispositivi di più frequente impiego in ac-
quedottistica sono ad apertura totale , l’otturatore viene richiamato nella parte superiore del corpo
della saracinesca liberando totalmente la luce corrispondente alla sezione della condotta corrente.
Una saracinesca è composta da un corpo cavo, realizzato con tre elementi amovibili, entro il quale
trova sede l'elemento di tenuta o otturatore, a forma di cuneo o ghigliottina , movimentato da ac-
coppiamento boccola-vite senza fine. L'ingombro delle saracinesche è sempre notevole. Risultano
alte, infatti, mediamente tre volte il diametro della tubazione sulla quale vanno inserite.
Tutti i valvolismi con giunzione a flangia vanno assemblati alle tubazioni con interposto giunto di
smontaggio che può correggere sia il non perfetto allineamento tra tubo e la saracinesca e sia la
tolleranza tra le flange di accoppiamento. La posa in opera deve essere realizzata entro appositi
pozzetti o camere di ispezione in quanto la posa interrata non garantisce efficienza nel tempo al
giunto realizzato con bulloni serrati.
Il corpo delle saracinesche viene realizzato in ghisa o acciaio con getto entro forme fisse. Le carat-
teristiche di forma del corpo (piatto, ovale, cilindrico), gli spessori ed il peso delle saracinesche di-
pendono dalle pressioni di esercizio caratteristiche della condotta nella quale è previsto l'inserimen-
to. Nella Figura 23 sono raffigurate le sezioni di saracinesche di intercettazione del tipo a lente o
ghigliottina.

Figura 23. Saracinesche a corpo piatto, ovale, cilindrico

La protezione alla corrosione del corpo della saracinesca, affidata ad emulsioni bituminose e verni-
ci al minio, spesso si rileva insufficiente per l’ambiente particolarmente aggressivo che viene ad
instaurarsi all’interno dei pozzetti causa le inevitabili perdite (Figura 24).

Figura 24. Particolari saracinesche di regolazione e tubazioni all’interno di pozzetti

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 57


Una protezione ottimale contro la corrosione è realizzato
con rivestimento sia interno che esterno con vernici a base
di polveri epossidiche con spessore minimo di 150 micron
mentre la lente interna è realizzata in ghisa sferoidale ri-
vestita con elastomero (Figura 25).

Figura 25 . Saracinesca tipo EURO 20

Nelle Figure 26 e 27 sono riportate la vista e la sezione di


valvole di intercettazione a farfalla rispettivamente del tipo flangiato e del tipo a wafer, utilizzate
su condotte di medio e grande diametro. Queste valvole, caratterizzate da limitato ingombro, sono
realizzate da un elemento di intercettazione, diaframma, la cui rotazione determina l'apertura e la
chiusura della valvola. L'asse di rotazione può essere posizionato ortogonale-verticale od ortogona-
le-orizzontale rispetto all'asse del tubo.

Figura 26. Valvola a farfalla del tipo flangiata

Figura 27. Valvola a farfalla tipo Wafer

Le manovre di apertura e di chiusura sono semplici e richiedono un limitato impegno di potenza.


L'azione di trascinamento sul diaframma da parte della corrente nelle fasi di manovra va energica-
mente contrastata al fine di escludere variazioni brusche del grado di apertura, con conseguenti
sensibili aumenti della portata e sollecitazioni dinamiche nelle condotte correlate a transitori di mo-

58 Costruzioni Idrauliche
to vario elastico. Il diaframma della valvola, nella posizione di completa apertura, viene ad ostruire
la sezione libera della tubazione, ingenerando perdite di carico concentrate, peraltro di intensità
molto contenuta, nel caso di profilatura idraulica (lente piatta).

2.8. ATTRAVERSAMENTI

Il tracciato di un acquedotto nel suo sviluppo interferisce con organismi idrologici naturali, costituiti
dai corsi d’acqua (canali artificiali, torrenti, fiumi), strade, metanodotti e linee ferroviarie. Per l'at-
traversamento di corsi d'acqua minori è sufficiente incassare la tubazione in briglie di muratura o
cls (Figura 29).

Figura 29. Attraversamento di piccoli corsi d’acqua

Per corsi d’acqua o luci maggiori si ricorre, quando possibile, all'uso dei ponti viari esistenti, modifi-
cando a tal fine il tracciato degli acquedotti. In tale economica soluzione i tubi vengono posti in o-
pera o sotto i marciapiedi o all'esterno della struttura viaria su appositi sostegni a sbalzo (Figura
30).

Figura 30

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 59


Nell’impossibilità di usufruire di strutture esistenti vengono realizzate strutture portanti in calce-
struzzo armato (Figura 31) o strutture metalliche reticolari (Figura 32) o utilizzando il tubo come
trave continua appoggiata (Figura 33 e 34) o come arco auto-portante (Figura 35) realizzando
strutture tubo-ponte ed infine attraversamenti del tipo a ponte strallato (Figura 36) e sospeso (Fi-
gura 37)

Figura 31. Attraversamento di un corso d’acqua con trave cava in c.a., con all’interno due condotte.

Figura32. Attraversamento di un corso d’acqua con struttura metallica reticolare

Figura 33 . Tubo ponte del tipo trave continua appoggiata

60 Costruzioni Idrauliche
Figura 34. Tubo ponte appoggiato su puntoni inclinati

Figura 35. Tubi-ponte ad arco

Figura 36 . Passerella strallata

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 61


Figura 37 . Ponte sospeso

Gli attraversamenti stradali assumono importanza in relazione alla tipologia della strada e conse-
guentemente del traffico che essa sostiene. Pertanto lo scavo in trincea è utilizzato quando è possi-
bile interrompere il traffico per tutto il tempo necessario per eseguire l’operazione di taglio della
pavimentazione stradale, che dovrà essere realizzato con adeguati macchinari in modo da garantire
l’uniformità del taglio ed evitare il danneggiamento della restante pavimentazione, scavare la trin-
cea, disporre il letto di posa, effettuare la posa in opera della condotta, effettuare le prove di tenu-
ta idraulica, rinterrare lo scavo e ripristinare la massicciata stradale (Figura 38) .

Figura 38. Successione delle varie lavorazione per un attraversamento in trincea

Alcune Amministrazioni prescrivono la posa in opera di controtubi, generalmente di PVC rinforzati


con rinfianco di calcestruzzo a 2,5 q. li di cemento, al cui interno verrà infilata la condotta oppor-
tunamente isolata con collari, in materiale plastico, posti ad interasse non inferiore ad 1,5 m.
Lo scavo generalmente è riempito con magrone di calcestruzzo cementizio a q.li 0.70 di cemento
per mc di inerte tranne gli ultimi 10 cm di pavimentazione che saranno ripristinati con conglomera-
to bituminoso. (7 cm di bynder + 3 cm di tappetino di usura).

Figura 35. Particolare costruttivo di attraversamento stradale in trincea

62 Costruzioni Idrauliche
Figura 36. Montaggio dei collari distanziatori

Prima del rinterro verrà sigillata la condotta al controtubo con una guaina termorestringente.
Nel caso di particolari pavimentazioni, ad esempio selciati in porfido o in pietra, queste verranno
ripristinate secondo la primitiva configurazione .

Quando la interruzione del traffico è improponibile, ad esempio superstrade ed autostrade, si ri-


corre a sistemi Trenchless (letteralmente senza scavo).
Per posare tubazioni flessibili per diametri fino a 500 mm e per tratte variabili fino ad 1000 m si
può ricorrere al Directional Drilling (Figura 37), altrimenti conosciuto con il nome di Trivellazione
Orizzontale Teleguidata (T.O.T.). Questo metodo ha la caratteristica di offrire la possibilità di gui-
dare ed eventualmente correggere l’andamento della trivellazione permettendo così di oltrepassare
la strada.

Figura 37. Tecnica del Directional Drilling: Le fasi operative dal foro pilota all’alesatura.

Il Sistema è composto da:


Uno strumento di misura (sonda).
Uno strumento di ricezione ed elaborazione dei dati.
Una batteria di perforazione (aste di perforazione).
Un utensile fondo foro.
Un alesatore.

La sonda, alloggiata in un involucro di protezione è in


grado di fornire, istante dopo istante, tramite la trasmis-
sione di segnali radio (o elettromagnetici), l’esatta posi-
zione dell’utensile fondo foro durante le fasi della perfora-
zione.
Tali segnali vengono raccolti in superficie dallo strumento
di ricezione formato a sua volta da due sezioni, una mobi-
le per poter seguire l’esatta posizione della sonda sulla
sua verticale, l’altra solidale alla consolle della perforatri-
ce.
Figura 38. Strumento mobile di ricezione

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 63


Nella Fase Preliminare viene individuato, con sopralluogo,il tracciato di perforazione attraverso
l’indagine cartografica e l’andamento plano-altimetrico della posa da eseguire. Quindi si posiziona
l’unità di perforazione (Figura 39) spingendo nel terreno la sonda di localizzazione combinata
all’utensile fondo foro ed alle aste di perforazione (Figura 40).

Figura39 . Unità di perforazione Figura 40. Sonda di localizzazione

Queste ultime realizzano un foro pilota di diametro sensibilmente inferiore a quello finale.
L’avanzamento nel terreno secondo una traiettoria rettilinea è garantito dall’azione combinata della
spinta con la rotazione delle aste mentre per effettuare curve o deviazioni è sufficiente la sola spin-
ta, data l’asimmetria dell’utensile di perforazione (fondo foro).
Durante la trivellazione, viene iniettato nell’area di scavo un fluido di perforazione che ha, tra le
sue principali funzioni, quelle di ridurre l’attrito causato dall’adesione aste-terreno, di stabilizzare
quest’ultimo, nonchè di raffreddare la testa di perforazione. La perforazione pilota termina quando
la testa di perforazione giunge nella buca di uscita.

Figura 41. Fase di ritorno

Infine la fase di ritorno (Back Reaming) sostituendo la testa di perforazione con un alesatore (Figu-
ra 41) si provvede all’allargamento del foro pilota con recupero delle aste di perforazione e conse-
guente posa della tubazione agganciata sul retro dell’alesatore

Per sensibili dimensioni della condotta o per l’importanza della sede viaria da attraversare possono
essere realizzati attraversamenti con spingitubo-guaina o con cunicoli praticabili. Il primo metodo
consiste nello spingere, sotto il piano stradale e perpendicolare all’asse, con martinetti idraulici
tronchi di tubo di acciaio svuotati, con una trivella, della terra di scavo (Figura 42).

64 Costruzioni Idrauliche
Figura 42. Attraversamento con spingitubo

Una volta realizzato il cunicolo viene infilata la


condotta (di diametro inferiore) con l’accortezza
di non farla aderire al tubo guaina utilizzano dei
collari in plastica (Figura 43).

Figura 43

Costruzioni Idrauliche Progetto Acquedotto 65


Gli attraversamenti in cunicoli praticabili vengono generalmente costruiti contestualmente alla
strada; infatti al disotto del rilevato stradale viene realizzata una struttura scatolare in cls. armato
al cui interno viene posta, su un lato, la condotta appoggiata su selle lasciando libero un passaggio
per ispezioni e manutenzioni (Figura 44). Dato l’elevato costo di questa tipologia di attraversamen-
to, spesso, nel cunicolo, vengono raccolte più reti tecnologiche ( fognature, gasdotto, linee telefoni-
che e telematiche).

Figura 44. Attraversamento con cunicolo

Nel caso di attraversamenti ferroviari (Figura 42) sono previste norme di realizzazione contenute
nel Decreto Ministeriale 23 febbraio 1971 “Norme tecniche per gli attraversamenti e per i
parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto”
(G.U. 26-5-1971, n.132, supplemento).
Anche nel caso in cui la condotta interessi una linea di gasdotto (Figura 45) sono da osservare di-
sposizioni tecniche emanate dall’Ente Gestore che in maniera restrittiva obbliga anche lo scavo a
mano in prossimità della condotta del gas.

Figura 45. Attraversamento ferroviario

66 Costruzioni Idrauliche
CAPITOLO 3
DIMENSIONAMENTO IDRAULICO DELLE CONDOTTE
I sistemi di condotte di adduzione caratterizzati dalla presenza di una unica fonte di alimentazione
e da vari punti di arrivo sono del tipo ramificato aperto. Esistono, ma sono sempre più rari nelle
nuove realizzazioni, anche adduttori unicursali nei quali è presente un solo punto di presa ed un so-
lo punto di consegna. I sistemi ramificati sono costituiti dall’insieme di più tronchi ognuno dei quali
è caratterizzato dalla lunghezza, dalla portata di esercizio, dal diametro e dal tipo di materiale del-
le tubazioni, dalle pressioni di esercizio, dal costo per unità di sviluppo.
In un sistema ramificato costituito da un solo punto di immissione della portata complessiva addot-
ta, n tronchi ed m estremi di erogazione il numero dei nodi del sistema risulta pari a n-m .

La perdita di carico δi nel generico tronco i-esimo della rete è funzione di:
δi = ƒ (Qi2, Li ,Di ,ki )
Qi portata del tronco i-esimo
Li lunghezza del tronco i-esimo
ki coefficiente di scabrezza della tubazione del tronco i-esimo
Di diametro del tronco i-esimo

PROBLEMI DI VERIFICA :
Sono noti per ogni tronco Qi, Li, Di ed ki che consentono di determinare il correlato valore della
perdita di carico δi.

PROBLEMI DI PROGETTO:
Sono noti per ogni tronco Qi, Li ed ki ; inoltre sono prestabilite le quote piezometriche del punto S
e degli m estremi di erogazione rappresentate dalle quote di sfioro e, pertanto, risultano noti i di-
slivelli piezometrici ∆y tra il punto S e gli estremi del sistema di adduzione. Detti dislivelli sono il
carico motore disponibile per addurre l'acqua da S agli m punti estremi. Restano incogniti i diametri
Di .

Vale la relazione δ i = 10,2936 Qi2 k i −2 Di −5,33 L i [1]

con δi perdite di carico delle singole condotte realizzanti il percorso che porta da S ad un estremo
di erogazione. Le uniche equazioni idrauliche indipendenti che possono essere scritte sono
∆y = Σδi di numero pari al numero degli estremi m, cui l'insieme dei diametri Di, di numero pari a

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 67


n, deve soddisfare. Pertanto, n sono le incognite (i diametri degli n tronchi), m sono le equazione
ed n - m sono le incognite sovrabbondanti. Le sole equazioni dell'idraulica non sono sufficienti per
la determinazione univoca dei diametri del sistema adduttore.

ADDUTTORE RAMIFICATO CON DUE PUNTI DI CONSEGNA

Nella Figura 1 sono riportati il profilo e la planimetria di un sistema ramificato elementare, con u-
nico punto di presa, S, e due distinti punti di consegna, A e B.
La rete risulta costituita da soli tre tronchi, SC, CA,CB e da un unico nodo di diramazione C.

Figura 1. Schema adduttore ramificato con due tronchi

Indicando con δ la perdita di carico caratteristica di tronco, si possono scrivere per il sistema solo
due equazioni idrauliche indipendenti
∆SA = δSC + δCA
[a]
∆SB = δSC + δCB
L'equazione della continuità idraulica nodale, essendo la rete aperta, risulta a priori soddisfatta:
ΣQi = 0
Noti pertanto:
le portate transitanti nei tre tronchi
le lunghezze dei tre tronchi
i materiali delle tubazioni adottate
i dislivelli ∆SA , ∆SB
le due equazioni idrauliche indipendenti non risultano sufficienti per la determinazione univoca dei
diametri dei tre tronchi della rete di adduzione. Un primo metodo di risoluzione, detto euristico 1,
consente la determinazione dei tre diametri fissando, arbitrariamente, il valore dell’incognita so-
vrabbondante.
Questa può essere individuata :
assegnando , per uno dei tre tronchi, un diametro commerciale ;
assumendo, nel nodo di diramazione, un valore arbitrario Y della quota piezometrica, compreso
nell'intervallo tra la quota del serbatoio che alimenta e quello alimentato più alto ;

1
procedimento atto alla ricerca di nuovi risultati

68 Costruzioni Idrauliche
Nell’uno o nell’altro caso si perviene alla determinazione di un valore Y della quota piezometrica nel
nodo C in modo tale che risulti inferiore al valore della quota piezometrica in S e superiore al va-
lore della quota piezometrica sia in A che in B,
Definita la cadente J=Y/L, per ognuno dei tre tronchi, a mezzo della J = 10 , 2936 Q 2 k −2 D −5 , 33 si
perviene alla determinazione dei diametri teorici Di (D1 ⇒ SC, D2 ⇒ CA e D3 ⇒ CB), a ciascuno
dei quali verranno sostituiti, come detto precedentemente, due diametri commerciali DN1 e DN2
immediatamente inferiori e superiori a Di.
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 1 1 1 ⎟ 5,33
D1 = ⎜ ⎟⎟
⎜ δSC
⎝ ⎠
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 2 2 2 ⎟ 5,33
D2 = ⎜ ⎟ [b]
⎜ δCA ⎟
⎝ ⎠
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 3 3 3 ⎟ 5,33
D3 = ⎜ ⎟
⎜ δCB ⎟
⎝ ⎠
ESEMPIO n.5

Determinare, per il sistema riportato in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddisfi-
no la condizione di adduzione a gravità .

Le soluzioni idraulicamente possibili sono tutte quelle ricomprese tra il minimo e massimo valore
della perdita di carico δ SC che soddisfino la condizione di adduzione a gravità.

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 69


a.Definizione dei diametri ammissibili per ciascun tronco

Preliminarmente vengono determinati diametri commerciali, idraulicamente compatibili, fissando a


priori le velocità minime e massime ammissibili : 0,5 m/s e 3,5 m/s.
Tabella I

Tronco Portata Vmin Dmax DN max Vmax Dmin DN min


l/s m/s m m/s m
SC 150 0,5 0,618 600 3,5 0,234 250
CA 50 0,5 0,357 350 3,5 0,135 125
CB 100 0,5 0,505 500 3,5 0,191 200

b. Costo delle tubazioni

Poiché il costo dell'intervento dipendente in massima parte dalla fornitura delle tubazioni si rileva-
no, da listini aggiornati, i prezzi a metro lineare dei tubi di acciaio saldati :
2
Tabella II
DN €/m DN €/m DN €/m
125 26,80 300 92,60 500 155,80
150 32,40 350 108,60 600 187,60
200 52,80 400 124,40
250 73,80 450 140,00

c. Determinazione dei diametri

Nelle seguenti tabelle III - IV e V sono riportati i risultati di tre elaborazioni relative a tre esempi,
nei quali, pur variando le condizioni iniziali, è stata controllata la condizione che sul nodo di dira-
mazione deve sussistere : qS > qC > qA .
Il coefficiente di scabrezza assunto k=70 è riferito alla condizione di tubazione usata .

c.1. Viene fissata la quota piezometrica in C, pari a 915,00 m s.m. .Resta definito sia il va-
lore della perdita di carico δSC=15 m (tra il serbatoio S ed il nodo C) e sia δCA=20 m (dal nodo C
al serbatoio A), sia δCB= 46 m (dal nodo C al nodo B)

2
I prezzi riportati nella Tabella II sono di esempio per lo svolgimento dell'esercizio, pertanto, nella realtà pro-
gettuale dovranno essere acquisiti prima di ogni elaborazione.

70 Costruzioni Idrauliche
Tabella III
δ SC= 15,00 m LSC= 5.607,00 m QT=
3
0,150 m /s Costo unitario Costo Totale
k= 75
DN[500] 0,495 [X] 155,80
J= 0,00268 Di= 0,457
DN[450] 0,444 [Y] 140,00

J[X]= 0,00175 X= 1815,42 m 3,17 m 282.841,89

J[Y]= 0,00312 Y= 3791,58 m 11,83 m 530.821,69

L= 5607,00 m 15,00 m

δCA= 20,00 m LCA= 4.168,00 m QA=


3
0,050 m /s

DN[300] 0,312 [X] 92,60


J= 0,00480 Di= 0,271
DN[250] 0,262 [Y] 73,80

J[X]= 0,00227 X= 1154,08 m 2,62 m 106.867,63

J[Y]= 0,00577 Y= 3013,92 m 17,38 m 222.427,44

L= 4168,00 m 20,00 m
Quota nodo C 915,00
δ CB= 46,00 m LCB= 6.590,00 m QB=
3
0,100 m /s

DN[350] 0,343 [X] 108,60


J= 0,00698 Di= 0,328
DN[300] 0,312 [Y] 92,60

J[X]= 0,00549 X= 3859,42 m 21,18 m 419.133,17

J[Y]= 0,00909 Y= 2730,58 m 24,82 m 252.851,57

L= 6590,00 m 46,00 m
€ 1.814.943,39

c.2. Viene assegnato il diametro DN 250 , unico per la tratta CA. Calcolata la perdita di cari-
co δCA , restano definite sia la quota piezometrica sul Nodo C , la perdita δCB e la perdita δSC . In-
fine si determinano i diametri commerciali e le rispettive lunghezze tali da realizzare le perdite di
carico precedentemente ricavate.

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 71


Tabella IV

DN[250] 0,262 73,80

J= 0,00577 δ CA= 24,03 m

L= 4168,00 m 24,03 m 307.598,40


Quota Nodo C 919,03
δ SC= 10,97 m LSC= 5.607,00 m QT=
3
0,150 m /s

DN[500] 0,495 [X] 155,80


J= 0,00196 Di= 0,485
DN[450] 0,444 [Y] 140,00

J[X]= 0,00175 X= 4753,29 m 8,31 m 740.563,31

J[Y]= 0,00312 Y= 853,71 m 2,66 m 119.518,75

L= 5607,00 m 10,97 m

δ CB= 50,03 m LCB= 6590,00 m QB=


3
0,100 m /s

DN[350] 0,343 [X] 108,60


J= 0,00759 Di= 0,323
DN[300] 0,312 [Y] 92,60

J[X]= 0,00549 X= 2740,90 m 15,04 m 297.661,94

J[Y]= 0,00909 Y= 3849,10 m 34,99 m 356.426,49

L= 6590,00 m 50,03 m
€ 1.821.768,88

c.3. Si dimensiona la tratta CB con una condotta ad unico diametro DN 350. In modo analogo a
quanto descritto al precedente punto c.2. si risale alla distribuzione di diametri commerciali ed agli
sviluppi delle condotte che realizzano le perdita di carico conseguenti.

72 Costruzioni Idrauliche
Tabella V
LCB= 6590,00 m QB= 0,100 m3/s Costo Unitario Costo Totale
DN[350] 0,343 108,60

J= 0,00549 δ CB= 36,16 m

L= 6590,00 m 36,16 m 715.674,00


Quota Nodo C 905,16
δ CA= 10,16 m LCA= 4.168,00 m QA= 0,050 m3/s

DN[300] 0,312 [X] 92,60


J= 0,00244 Di= 0,308
DN[250] 0,262 [Y] 73,80

J[X]= 0,00227 X= 3971,46 m 9,03 m 367.757,50

J[Y]= 0,00577 Y= 196,54 m 1,13 m 14.504,41

L= 4168,00 m 10,16 m

δ SC= 24,84 m LSC= 5607,00 m QT= 0,150 m3/s

DN[450] 0,444 [X] 140,00


J= 0,00443 Di= 0,416
DN[400] 0,394 [Y] 124,40

J[X]= 0,00312 X= 2960,90 m 9,24 m 414.526,00

J[Y]= 0,00590 Y= 2646,10 m 15,60 m 329.174,84

L= 5607,00 m 24,84 m
€ 1.841.636,75

Dalla comparazione dei costi delle tre soluzioni proposte, tutte idraulicamente soddisfatte, si evince
che la soluzione di minore costo tra quelle esaminate è la prima ma non lo è in assoluto .

SOLUZIONE DI MINIMO COSTO

In presenza di sistemi ramificati, l’applicazione a tutti i nodi del criterio indicato nel paragrafo pre-
cedente, ben difficilmente, anche in presenza di progettisti esperti, può portare a soluzioni che ri-
vestono carattere di economicità massima.
Il dimensionamento idraulico di una rete ad incognite sovrabbondanti può essere conseguito consi-
derando, unitamente alle equazioni di carattere idraulico ∆y = Σδi , equazioni di carattere economi-
co, idonee al conseguimento della soluzione di minimo costo.
Va comunque tenuto presente che nel caso di sistemi ramificati limitatamente complessi le soluzio-
ne alle quali si perviene adottando i criteri di massima economia comportano risparmi che rara-
mente superano il 5%÷10% rispetto a soluzioni conseguite con metodi meramente euristici. Con
riferimento alla Figura 2 si fissi l’attenzione sul nodo di diramazione C inteso come punto di ingres-
so e di uscita non più di portate ma di flussi economici dipendenti dai costi di costruzione Ci di cia-
scun tronco . L’ulteriore equazione da associare alle due equazioni idrauliche indipendenti
∆ SA = δ SC + δ CA
[a]
∆ SB = δ SC + δ CB
deriverà da un bilanciamento dei costi minimi C’, entrante ed uscenti dai nodi di diramazione, in
modo tale che sia soddisfatta la relazione :

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 73


C'SC = C'CA + C'CB [b]

Figura 2. Bilanciamento dei costi minimi

Nel costo unitario di ciascun tronco concorrono vari elementi quali la fornitura delle tubazioni, gli
scavi per la realizzazione della posa, il montaggio e la posa in opera delle condotte, il costo di ope-
re complementari (ancoraggi, attraversamenti, pozzetti, ecc.) Alcuni di questi elementi sono indi-
pendenti dalle dimensioni della tubazione altri, invece, dipendono in modo proporzionale al peso,
funzione dello spessore e del diametro della condotta . Pertanto la funzione costo totale C della rete
è esprimibile dalla somma dei costi di ciascun tronco Ci realizzato con una condotta di diametro DNi
C = ΣCi (DNi ) [c]

Ricordato che per un’assegnata portata Q ad un diametro DNi corrisponde, a parità di coefficiente
di scabrezza k e lunghezza della condotta Li, un unico valore della perdita di carico δi

δi = Ji ⋅ Li = 10,2936 ⋅ Q2 ⋅ DNi−5,33 ⋅ k −2 ⋅ Li [d]

il legame univoco espresso dalla [d] porta a riscrivere la [c] come :

C = ΣCi (DNi ) = ΣCi (δi ) [e]

con sostituzione della variabile DNi (diametro della generica condotta i-esima) con la variabile δi
(corrispondente perdita di carico ).
Qualora si procedesse alla ricerca della massima economia al sistema costituita dalle tre relazioni:

∂C1 (δ1 )
=0
∂δ1
∂C2 (δ2 )
=0 conseguirebbero la soluzione δ1=δ2=δ3=0 , ossia, D1=D2=D3=0
∂δ2
∂C3 (δ3 )
=0
∂δ3

La soluzione viene conseguita ricorrendo alla procedura detta del “minimo condizionato” o di La-
grange, che fa riferimento all’equazione di costo ψ in cui compaiono moltiplicatori indetermina-
ti λ A e λ B di somme tutte pari a zero.

ψ = C SC (δ SC ) + C CA (δ CA ) + C CB (δ CB ) + λ A ( δ SC + δ CA − ∆ SA ) + λ B ( δ SC + δ CB − ∆ SB ) [f]

Il costo assumerà il minimo valore in corrispondenza dell’annullamento della derivata prima della
funzione ψ rispetto alle 3 variabili δi

74 Costruzioni Idrauliche
∂ψ
= C 'SC ( δ SC ) + λ A + λ B = 0
∂δ SC
∂ψ
= C 'IA ( δ CA ) + λ A = 0 [g]
∂δ CA
∂ψ
= C 'CB ( δ CB ) + λ B = 0
∂δ CB

Eliminando le variabili λ si ottiene in definitiva:


C 'SC ( δ SC ) = C 'CA ( δ CA ) + C 'CB ( δ CB ) [h]

Per la determinazione della funzione Ci (δi) dovranno essere svolte, tronco per tronco, analisi di
costo relative ad un gruppo di diametri distribuiti nel presumibile campo di utilizzazione .
Un criterio da seguire è quello di definire, per un’assegnata portata Qi, i valori minimi e massimi di
velocità; restano pertanto definiti gli estremi del campo di variazione delle probabili tubazioni
commerciali da utilizzare. A queste corrisponderanno, oltre il costo per metro, perdite di carico δi
per assegnati valori della portata, della scabrezza ki e lunghezza Li di ogni tronco.
A titolo di esempio nella seguente Tabella I per la portata di 250 l/s, ammessa una velocità in
condotta compresa tra 1÷3,5 m/s, sono riportati, rispettivamente, i diametri commerciali DN , i
diametri interni, le sezioni bagnate, i valori delle velocità, le perdite di carico di un tronco unitario
di condotta( in uso corrente - scabrezza k=90) ed infine il costo per metro

Tabella I

DN Di ω V Perdite δι Costo
2
mm m m/s m €/m
300 312 0,0764 3,3 0,158 92,60
350 343 0,0924 2,7 0,095 108,60
400 394 0,1219 2,1 0,046 124,40
450 444 0,1548 1,6 0,024 140,00
500 495 0,1923 1,3 0,013 155,80
600 597 0,2798 0,9 0,005 187,60

Riportando in un sistema di assi coordinati costi – perdite i valori determinati e riassunti nella
precedente Tabella I, risultano interpolabili con un’equazione polinomiale intera del secondo ordi-
ne : ci = ri δi2 + si δi + t i [i]

2
Classe DN300- DN600 Ci = 5072,8δ - 1331,7δ + 179,4
2
R = 0,9146
200
Costo tubazioni [€]

150

100
Ci

50
0,00 0,05 0,10 0,15 0,20
δ Perdite di carico [m H2O]

Figura 3. Andamento della funzione ci (δi) costo/metro – perdite

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 75


La derivata prima della [i], che ne esprime il minimo, risulta:

ci' = 2riδi + si = 2 ⋅ 5072,8 δ − 1331,7 [l]

questa sostituita nella precedente [i] fornisce una nuova forma della equazione economica:

2rSC δSC +sSC = 2rCA δCA +sCA + 2r CB δ CB + s CB [m]

Pertanto associando alle due equazioni idrauliche [a] l’equazione economica [m] si realizza un si-
stema di tre equazioni nelle tre incognite δi .

∆ SA = δ SC + δ CA
[n]
∆ SB = δ SC + δ CB
2rSC δSC +sSC = 2rCA δCA +sCA + 2r CB δ CB + s CB
Non resta che ricercare il modo per esplicitare la funzione 2ri δi+ si .

CASO DELLE CONDOTTE METALLICHE


In presenza di condotte metalliche (acciaio e ghisa) la dipendenza del peso per unità di sviluppo del
tronco i-esimo wi [kg/m] con il diametro Di viene espresso con la relazione interpolare :
νi
wi = ai Di [o]

con ai e νi, parametri facilmente determinabili una volta note le caratteristiche di peso delle tuba-
zioni, desumibili dai bollettini commerciali dei produttori. (Figura 4)

Riportati i valori del peso wi (kg/m) in funzione dei correlati diametri commerciali D(m), ricono-
sciuta per l’espressione [o] la funzione interpolatrice di potenza, per la determinazione dei coeffi-
cienti ai e νi, è possibile o seguire il procedimento analitico o grafico riconducendo la [o] su un
piano bilogaritmico. Per ogni retta interpolatrice di una serie di valori è possibile definire una rela-
zione del tipo:
log wi = log ai + νi log Di
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.
Il coefficiente ν, pari alla pendenza della retta, è ricavabile o graficamente dalla figura o scri-
vendo per gli estremi di questa
log w 1 = log a + ν log D 1
log w 2 = log a + ν log D 2

⎛ w1 ⎞ ⎛D ⎞
ed eseguendone la differenza: log ⎜⎜ ⎟ = ν log ⎜ 1 ⎟
⎟ ⎜D ⎟
⎝ w2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
Fissato il costo per unità di peso del materiale Γi [€/kg] , il costo per unità di lunghezza del tronco
i-esimo risulta :
ν
ci = Γi wi = Γi aiDi i [p]

Il costo del tronco i-esimo lungo Li risulta: C i = Γi L i = Γ i w i L i = Γ i a i D i ν i L i [q]

La perdita di carico δi è data da: δi = J ⋅ L = β Di−µ Qi2 Li [r]

76 Costruzioni Idrauliche
1
⎛ β Q2 L ⎞ µ
dalla quale si esplicita il diametro Di ⇒ Di = ⎜ i i⎟
⎜ δ ⎟
⎝ i ⎠
con β = 10,2936 k-2
k , coefficiente di scabrezza di Strickler
µ =5,33
δi=Ji Li
Pertanto il costo della tubazione del tronco i-esimo risulta
νi
νi ⎛ L ⎞ 5,33 νi
⎛ β Q2 L ⎞ 5,33 ⎜ β Qi2 i ⎟ ⎛ β Q2 ⎞ 5,33
⎜ i i⎟ Li ⎜ i ⎟
Ci = Γi ai Li ⎜ ⎟⎟ = Γi ai Li ⎜⎜ ⎟ = Γi ai Li ⎜ [s]
⎜ δi δi ⎟ ⎜ Ji ⎟⎟
⎝ ⎠ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ⎠
⎝ Li ⎠

Figura 4. Dimensioni e peso per unità di lunghezza di tubi di acciaio

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 77


La derivata della funzione costo rispetto alla perdita di carico δ risulta
νi
⎛ β Q2 ⎞ 5,33
∂Ci Li ⋅ ∂ci ν ⎜ i i ⎟ 1
= = − i Γi ai ⎜ ⎟
∂δi Li ⋅ ∂Ji 5,33 ⎜ Ji ⎟ Ji
⎝ ⎠
ricavato J dall’espressione [r] e sostituendo nella precedente
νi
⎛ βi Qi2 ⎞ 5,33
∂Ci νi ⎜ ⎟ 1
= − Γi ai ⎜ ⎟
∂δi 5,33 ⎜ βi Q2 D − 5,33 ⎟ βi Qi Di− 5,33
2
⎝ i i ⎠

Γi ν i ai ν + 5,33
con le dovute sostituzioni e vista la [l]: C i' = − Di i = 2ri δ i + si [t]
5,33 β Qi2

Operativamente, fissata una serie di diametri Di possibili per il tronco i-esimo, con la relazione [t]
Γi ν i ai ν + 5,33
C i' = − Di i si calcolano i corrispondenti valori della funzione derivata C i' e con la
5,33 β Qi2
relazione [r] δi = Ji ⋅ Li = βi Di−µ Qi2 Li si calcolano le correlate perdite di carico δi.

Associando valori, in tal modo determinati, vengono interpolati con legge lineare pervenendo alla
definizione della costante si e del coefficiente angolare 2ri caratteristici di ciascun tronco. A questo
punto è risolvibile il sistema [n] nelle tre incognite Di
Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi le distribuzioni dei diametri com-
merciali tali da soddisfare, per ogni tronco, le relazioni : L=L1+L2 ∆Y= δ1+ δ2

ESEMPIO n.6

Determinare, per il sistema riprodotto in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddi-
sfino la condizione di minimo costo .

78 Costruzioni Idrauliche
Per la serie dei diametri precedentemente individuati (Esempio 4) e con l’ausilio della Tabella ripro-
dotta nella Figura A è possibile determinare graficamente i coefficienti ai e νi della funzione :
ν
w i = ai D i .
i
Riportati su un cartogramma bilogaritmico, Figura A, i valori del peso wi (kg/m) in funzione dei
correlati diametri commerciali D(m) si evidenziano tre rette interpolatrici per classi di diametri va-
riabili tra DN 125 ÷ 250 DN 300 ÷ 600 DN 700 ÷ 900 .

Per ogni retta interpolatrice è possibile definire una relazione del tipo: log w i = log a i + ν i log D i
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.

Il coefficiente ν pari alla pendenza della retta è ricavabile o graficamente dalla figura o scriven-
do per gli estremi di questa
log w 1 = log a + ν log D 1 ⎛ w1 ⎞ ⎛D ⎞
ed eseguendone la differenza log ⎜⎜ ⎟ = ν log ⎜ 1 ⎟
log w 2 = log a + ν log D 2 ⎟ ⎜D ⎟
⎝ w2 ⎠ ⎝ 2 ⎠

1000

Log
W

500
400

300

200
196

141
123

93,8 100

77,9
70
62,2
54,3
50
46,3
40
36,9

30
26,4

20
16,2
13,4

10
0,1 0,4 1,0
0,2 0,3 0,5 Log
DN

Figura A. wƒ(DN) . Peso w [kg] per unità di lunghezza delle condotte di acciaio
in funzione del diametro nominale DN [m]

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 79


Nella Figura B sono riportati, per classi di diametri nominali DN, i valori dei suddetti parametri ,
determinati analiticamente.

1000
1000

500 500

400 400

300 300

200 200
1,5243 1,0531
y = 282,23 x y = 163,34 x
2 2
R = 0,9941 R = 0,992
100 100

50 50

40 40

30 30

20
20

10
10
0,1 1,0 0,1 1,0
0,2 0,3 0,4 0,5
0,2 0,3 0,4 0,5

1000
DN ai νi
125-250 282,23 1,5243
300-600 163,34 1,0168
500
700-900 229,45 1,8238
400

300

200
1,8238
y = 229,45 x
2
R = 0,9218
100

50

40

30

20

10 Figura B. Determinazione analitica


dei coefficienti a e ν
0,1 1,0
0,2 0,3 0,4 0,5

80 Costruzioni Idrauliche
Determinazione delle leggi Ci'=2ri δi + si
Ricordato che
¾ le perdite di carico δi sono espresse dalla : δi = βi Di−µ Qi2 Li

¾ la condizione di minimo costo è rappresentato dalla espressione


Γi νi ai ν + 5,33
Ci' = − Di i = 2ri δi + si
5,33 β Qi2

per ciascun tronco:

1. noti i valori di Qi, ki


2. assunta una successione di diametri compatibili DNi (almeno tre)
3. rilevati graficamente (Figura B) o analiticamente (Tabella I) i corrispondenti valori di ai e νi
si determinano coppie di valori correlati δi ÷ C i (nel caso di condotte omogenee Γi [€/kg] ri-
'
4.
sulta costante al pari di β = 10,2936 k-2) .
5. La costante si ed il coefficiente 2ri possono essere determinati analiticamente utilizzando un
qualsiasi programma di regressione lineare (nel caso in oggetto è stato utilizzato Excel x
Windows).
C’SC= 2rSC δSC +sSC
-2
Tronco S-C β= 10,2936*K = 0,00183
Portata Q=150 l/s Lunghezza L=5607 m
Γ= 2,00 €/kg
DN Di ai υi δi C'i sSC 2*rSC
[600] 0,597 163,34 1,0531 3,61 -58.244,26
[500] 0,495 163,34 1,0531 9,80 -17.614,32 -63.911,29 3.465,49
[450] 0,444 163,34 1,0531 17,49 -8.799,17

Output della regressione:


Costante -63.911,29 sSC
Errore standard della stima di 18113,296
R al quadrato 0,84 R= 0,91
Coefficiente/i X 3.465,49 2rSC

6. Oppure seguendo un procedimento grafico; riportati in un diagramma X (δi ) Y ( C i ), i valori


'

determinati si interpolano i punti con una retta di equazione del tipo X= A + BY ovvero
Ci'=2ri δi+si essendo A = si il valore dell'intercetta sull'asse delle Ci' [Y] e B=2ri valore della pen-
denza della retta ottenuto dal rapporto ∆Ci/∆δi .

δi C'i
3,61 -58.244
0 5 10 15 δi 20
9,8 -17.614 C'
17,49 -8.799
-5.000

-15.000

-25.000

-35.000

-45.000
C'i= 3466 δi - 63911
-55.000

-65.000

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 81


C’CA=2rCA δ CA+sCA
2
Tronco C-A β= 10,2936*K- = 0,00183
Portata Q=50 l/s Lunghezza L 4168 m
Γ= 2,00 €/kg
DN Di ai υi δi C'i sCA 2*rCA
[350] 0,343 163,34 1,0531 5,72 -15.247,89
[300] 0,312 163,34 1,0531 9,47 -8.329,37 -16.219,77 546,83
[250] 0,262 282,23 1,5243 24,03 -3.634,53

Output della regressione:


Costante -16.219,77 sCA
Errore standard della stima di 3915,428396
R al quadrato 0,82 R= 0,91
Coefficiente/i X 546,83 2rCA

δi Ci'
5,72 -15247,9 δi
9,47 -8329,37 C' 0 10 20 30
24,03 -3634,53 0
-2000
-4000
-6000
-8000
-10000
-12000
-14000 Ci = 546 δi -16219
-16000
-18000

C’CB= +2rCB δ CB+sCB

-2
Tronco C-B b= 10,2936*K = 0,00183
Portata Q=100 l/s Lunghezza L= 6950 m
Γ= 2,00 €/kg
DN Di ai υi δi C'i sCB 2*rCB
[500] 0,495 163,34 1,0531 5,40 -39632,21
[400] 0,394 163,34 1,0531 18,22 -9234,76 -38.615,08 1.022,98
[350] 0,343 163,34 1,0531 38,13 -3811,97

Output della regressione:


Costante -38.615,08 sCB
Errore standard della stima di 13985,49715
R al quadrato 0,76 R= 0,87
Coefficiente/i X 1.022,98 2rCB

82 Costruzioni Idrauliche
δi C'i
5,4 -39632,2 C' 0 10 20 30 40 δ i 50
18,22 -9234,76
0
38,13 -3811,97
-5000
-10000
-15000
-20000
-25000
-30000
Ci = 1023 δi -38615
-35000
-40000

Quindi, noti tutti gli elementi, è possibile risolvere il sistema costituito dalle due equazioni idrauli-
che e dall’equazione di minimo costo:
δSC + δCA = ∆SA
δSC + δCB = ∆SB

2rSC δSC +sSC = 2rCA δCA +sCA + 2r CB δ CB + s CB

δSC + δCA = 35
δSC + δCB = 61
3.465,49 ⋅ δSC − 63911,29 = 546,83 ⋅ δCA - 16219,77 + 1022,98 ⋅ δCB − 38615,08

δSC + δCA = 35
δSC + δCB = 61
3.465,49 ⋅ δSC - 546,83 ⋅ δCA - 1022,98 ⋅ δCB = 9076,44

Operando per sostituzione si ottengono i valori finali delle perdite di carico per ciascun tronco

δSC = 18 m
δCA = 17 m
δCB = 43 m

Infine si determinano i diametri commerciali ed i loro relativi sviluppi (Tabella VIII).

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 83


Tabella VIII

δ SC= 18,00 m LSC= 5.607,00 m QSC= 0,150 m3 /s Costo tubo €/m Costo Tratta

DN[450] 0,444 [X]


J= 0,00321 Di= 0,442
DN[400] 0,394 [Y]

J[X]= 0,00312 X= 5423,72 m 16,92 m 140,00 759.321,50

J[Y]= 0,00590 Y= 183,28 m 1,08 m 124,40 22.799,41


L= 5607,00 m 18,00 m

δCA = 17,00 m LCA = 4.168,00 m QCA = 0,050 m3 /s

DN[300] 0,312 [X]


J= 0,00408 Di= 0,280
DN[250] 0,262 [Y]

J[X]= 0,00227 X= 2012,97 m 4,57 m 92,60 186.400,78

J[Y]= 0,00577 Y= 2155,03 m 12,43 m 73,80 159.041,41


L= 4168,00 m 17,00 m

δ CB= 43,00 m LCB= 6.590,00 m QCB= 0,100 m3 /s

DN[350] 0,343 [X]


J= 0,00653 Di= 0,332
DN[300] 0,312 [Y]

J[X]= 0,00549 X= 4691,85 m 25,74 m 108,60 509.534,64

J[Y]= 0,00909 Y= 1898,15 m 17,26 m 92,60 175.768,92


L= 6590,00 m 43,00 m € 1.812.866,66

In sintesi:

Soluzione A €. 1.814.943,39
Soluzione B €. 1.821.129,88
Soluzione C €. 1.841.636,75
Soluzione Max.Economia €. 1.812.866,66

84 Costruzioni Idrauliche
C. ADDUTTORE RAMIFICATO CON PIU' PUNTI DI CONSEGNA

Anche nel caso di reti complesse, costituite da un numero elevato di tronchi, con l’estensione a tutti
i nodi del criterio indicato al punto precedente si perviene alla soluzione della determinazione dei
diametri Di considerando, unitamente alle equazioni a carattere idraulico, equazioni economiche i-
donee alla individuazione della soluzione ottima. Nella Figura 5 è riportato lo schema di un addutto-
re con un unico punto di presa S e tre distinti punti di consegna : A, B e C.

Figura 5. Adduttore con più diramazioni

La rete è caratterizzata da due nodi di diramazione (I e II) , tre punti di consegna (SA, SB ed SC) e
cinque tratte (S I, I II, I A, II B e II C). Risultano noti: la differenze di carico tra i serbatoi estremi,
le portata, le lunghezze e le scabrezze delle condotte , restano da determinare i diametri ed i cari-
chi piezometrici corrispondenti ai nodi I e II. Per ciascun percorso che collega S ai serbatoi è pos-
sibile scrivere l’equazioni delle perdite di carico δi come differenza tra i carichi estremi (quote note
dei serbatoi) :
∆ SA = δ S I + δ I A
∆ SB = δ S I + δ I − II + δ II B [a]
∆ SC = δ S I + δ I− II + δ IIC
Le tre precedenti equazioni idrauliche non sono sufficienti per la determinazione univoca dei diame-
tri dei cinque tratti costituenti la rete di adduzione .
Per conseguire la determinazione del sistema è possibile seguire
¾ Metodi euristici fissando i valori delle incognite sovrabbondanti (le quote piezometriche sui nodi
di diramazione o i diametri o le velocità in un numero di tratti pari al numero delle incognite
3
sovrabbondanti)
¾ Soluzioni di tipo economico che conducano ad un bilanciamento dei costi minimi C’ entranti ed
uscenti dai nodi di diramazione

3
Al crescere del numero dei nodi le soluzioni conseguenti tendono a discostarsi sempre più dalla soluzione di
minimo costo.

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 85


C'SI = C'IA + C'I − II
[b]
C'I − II = C'IIB + C'IIC
Per quanto detto nel precedente paragrafo le [b] sono riconducibili ad equazioni del tipo

2rSI δSI +sSI= 2rIA δIA+sIA +2r I-II δ I-II +s I-II [C]
2r I-II δ I-II +s I-II =-2r II B δ II B +s II B +2r II C δII C +s II C

queste associate alle [a] consentono di risolvere il sistema .

D. PERDITE DI CARICO SINGOLARI O LOCALIZZATE

L'introduzione lungo una condotta di pezzi speciali, dispositivi di controllo e misura, apparecchiatu-
re di regolazione ecc. producono delle perturbazioni locali della corrente con diminuzione o aumen-
to della velocità (correlata all'aumento o diminuzione di pressione ).
V2
L'espressione generale delle perdite di carico dovute a punti singolari si scrive: ∆H = k con V
2g
velocità media e k un coefficiente tabellato, funzione del tipo di discontinuità inserito nella condotta
(Figura 6).

Figura 6. Alcuni tipi di dispositivi con i relativi valori del coefficiente k

86 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO N.6

Due serbatoi sono collegati da una condotta di acciaio, costituita da due tronchi DN 100 e DN 200
lunghi rispettivamente 110 m e 35 m.
Causa l’intersezione con un grosso collettore fognario la condotta subisce un approfondimento rea-
lizzato con quattro gomiti con deviazione angolare di 45° ; il passaggio dal DN 100 al DN 200 è
realizzato con un divergente con angolo di apertura ϑ=20°.
Determinare la quota del serbatoio di monte tenuto conto che il livello del serbatoio di valle è
mantenuto a quota fissa +10 m sul fondo e la portata transitante è pari a 24 l/s.

Oltre le perdite di carico δ ripartita lungo la condotta, sono presenti apparecchiature e valvolismi
V2
causa di perdite concentrate ∆Hi per le quali è valida l’espressione ∆H = k con i seguenti valori
2g
di k:
1. Valvola di fondo (Sugheruola) k=1,5
2. Saracinesca k=0,25
3. 4.6.7. Gomito a 45° k=0,35
5. Giunzione a T di uguale DN k=0,50
8. Divergente per ϑ=20° k=0,40
9. Valvola unidirezionale k=0,30
10. Sbocco nel serbatoio k=1,00

Perdite di carico distribuite : k = 80

tronco 2-8 δ 2−8 = 10 , 2936 ⋅ 0 , 024 2 ⋅ 0 , 107 −5 , 33 ⋅ 80 −2 ⋅ 110 = 15 , 16 m


tronco 8-9 δ 8−9 = 10 , 2936 ⋅ 0 , 024 2 ⋅ 0 , 209 −5 , 33 ⋅ 80 −2 ⋅ 35 = 0 , 14 m

Perdite di carico concentrate :

Determinazione delle velocità nei tronchi 2-8 e 8-9

Q 0 , 024 Q 0 , 024
V 2 −8 = = = 2 , 67 m / s V 8−9 = = = 0 , 70 m / s
ω π 0 , 107 2 ω π 0 , 209 2
4 4

Costruzioni Idrauliche Dimensionamento idraulico delle condotte 87


1. Cipolla di presa (Sugheruola) k=1,5
2
V2 2 , 67
∆H 1 = k 1 = 1,5 ⋅ = 0 , 55m
2g 19 , 62

2. Saracinesca k=0,25
2
V2 2 , 67
∆H 2 = k 2 = 0 , 25 ⋅ = 0 , 09 m
2g 19 , 62

3. 4.6.7. Gomito a 45° k=0,35


2
V2 2 , 67
∆H 3 = k 3 = 0 , 35 ⋅ = 0 , 13m
2g 19 , 62

5. Giunzione a T di uguale DN k=0,50


2
V2 2 , 67
∆H 5 = k 5 = 0 , 50 ⋅ = 0 , 18m
2g 19 , 62

8. Divergente per ϑ=20° k=0,40

( V1 − V 2 ) 2 ( 2 , 67 − 0 , 7 ) 2
∆H 8 = k 8 = 0 , 40 ⋅ = 0 ,08 m
2g 19 , 62

9. Valvola unidirezionale k=0,30

V2 0,72
∆H 9 = k 9 = 0 , 30 ⋅ = 0 , 007 m
2g 19 , 62

10. Sbocco nel serbatoio k=1,00

V2 0,7 2
∆H 10 = k 10 = 1⋅ = 0 , 025 m
2g 19 , 62

Σ∆H i = 0 , 55 + 0 , 09 + 4 * 0 , 13 + 0 , 18 + 0 , 08 + 0 , 007 + 0 , 025 = 1 , 45 m

∆H = δ 2−8 + δ 8−10 + Σ∆Hi = 15,16 + 0,14 + 1,45 = 16,75 m

Pertanto la quota del serbatoio di monte dovrà essere +16,75 m rispetto la quota di superficie libe-
ra del serbatoio di valle.

88 Costruzioni Idrauliche
CAPITOLO 4
ACQUEDOTTO CON SOLLEVAMENTO MECCANICO

Anticamente le macchine destinate al sollevamento dell’acqua erano classificate come macchine di


trasporto; la prima macchina di trasporto fu l’uomo il quale riesce a sollevare, per altezze non su-
periori ad un metro, circa 6 m3/ora. In seguito, sostituito l’uomo con animali lavoro, le macchine
hanno assunto dimensioni maggiori con conseguente aumento delle portate sollevate.

4.1. MACCHINE IDRAULICHE

Dispositivi per sollevare le acque assumono particolare rilievo nel quattrocento su ispirazione di
modelli classici (Archimede 287 a.c. - Vitruvio 500 d.c.). Furono realizzate macchine necessarie per
creare artificialmente “salti d’acqua” indispensabili per alimentare le ruote idrauliche (Figura 1).

Figura 1 . Le ruote:
a. a cassetti
b. a secchielli
c. timpani
d. a schiaffo

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 89


η qk n
La portata di queste macchine può essere espressa dalla espressione Q= [l/s]
60
avendo indicato con :
η = rendimento volumetrico , rapporto tra la portata versata e la capacità teorica q di un singolo
elemento, pari al 65-70 %
q = capacità teorica [l]
k = numero degli elementi
n = numero di giri di ruota in un minuto
Generalmente il massimo dislivello superabile è di circa 4-5 m

L’evoluzione della ruota a tazze, descritta da Vitruvio nel de Achitectura è stata la noria (Figura 2)
: i recipienti sono fissati ad una catena sostenuta da due pulegge di cui la superiore è la motrice.
Nel caso in cui gli assi delle pulegge sono contenuti nello stesso piano verticale si ha la noria verti-
cale. La formula che fornisce il valore della portata è identica al caso precedente, salvo il valore
del rendimento volumetrico che è sensibilmente maggiore η = 75-85 %. Dal punto di vista costrut-
tivo la limitazione alle dimensioni delle norie è dipendente dallo sviluppo della catena , pertanto
possono arrivare fino a circa 12 metri . Oggi le norie sono ancora usate soprattutto nelle draghe
scavatrici o nel trasporto di materiali sciolti all'interno di porti, officine, silos , ecc.

Figura 2 . Norie

Infine le pompe a catena (Figura 3) rappresentano un'evoluzio-


ne delle norie dove, al posto dei recipienti, sono inseriti dei dischi
che scorrono “a tenuta” all'interno di un cilindro verticale pescante
sul fondo del canale. L'acqua viene trascinata dal basso verso l'al-
to all'interno dello spazio compreso tra due dischi e la parete del
condotto ed infine versato nel recipiente superiore.

ηπd2
La portata è espressa da Q = v [m3/s]
4
con
η = rendimento pari al 60-70%
d = diametro del disco [m]
v = velocità di traslazione dei dischi [m/s] .
Questo tipo di pompa trova applicazione per l'estrazione di liquidi
molto torbidi o viscosi e possono spingersi fino a profondità di
circa 120-150 m.
Figura 3. Pompa a catena

90 Costruzioni Idrauliche
La Coclea o vite d'Archimede (Figura 4) rappresenta un tipo di macchina essenzialmente costi-
tuita da un cilindro rotante ad asse inclinato nel cui interno, solidale ad esso, è un'elica cilindrica
coassiale detta verme. Secondo la descrizione di Vitruvio l'asse della coclea aveva un'inclinazio-
ne di circa 37° mentre quella del verme di 45° rispetto all'asse di rotazione .

Figura 4. Coclea e vite di Archiemede

qzn
La portata può essere espressa dalla formula: Q= [l/s]
60
con
q volume di liquido compreso all'interno dell'involucro tra due filetti in litri
z numero di filetti
n numero di giri al minuto
Anche questa macchina viene attualmente utilizzata per l'estrazione e trasporto di liquidi molto
torbidi quali acque reflue e fanghi residuali da impianti di depurazione trattamento (Figura 5).

Figura 5

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 91


4.2. POMPE ED IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO

Il vapore prima e l’energia elettrica dopo hanno reso possibile la realizzazione di macchine idrauli-
che operatrici ; queste ricevono energia meccanica che trasferiscono in parte (rendimento η) al
liquido che le attraversa.
Nella Figura 6 sono illustrate tre tipologie classiche di impianto:
A. Impianto di sollevamento diretto tra due serbatoi ;
B. Impianto inserito lungo un tratto unicursale dove la quota piezometrica relativa tende ad an-
nullarsi;
C. Impianto costituito da una pompa sommersa inserita in un pozzo; la pompa solleva la portata
Q dalla quota del livello dinamico ( pari all’abbassamento del livello statico di falda a seguito
dell’emungimento del pozzo) al serbatoio in quota.

Figura 6. Sistemi di condotte soggette a sollevamento meccanico

In ognuno dei casi gli elementi caratteristici di un impianto e della condotta soggetta a sollevamen-
to meccanico sono:
• La portata Q , espressa in [l/s] o [m3/ora], generalmente nota;

• La prevalenza o altezza monometrica Hm , espressa in metri di colonna d’acqua [m] , rappre-


senta l’aumento di carico tra l’ingresso e l’uscita della pompa, pari alla somma della prevalenza
geodetica Hg (dislivello topografico tra la quota del bacino di presa e quello di scarico e pertan-
to indipendente dalla portata) e delle perdite di carico ripartite ∆h (funzione della portata Q
del diametro DN, della scabrezza k e dello sviluppo L della condotta) e delle perdite concentra-
te Σhi lungo la condotta di mandata:

Hm = Hg+∆h(Q,DN,k,L)+ Σhi

92 Costruzioni Idrauliche
Per ciascun tipo di pompa, la funzione Hm = Hm (Q) può essere rappresentata graficamente dando
luogo ad una curva detta curva caratteristica della pompa.
• La potenza teorica Pt per sollevare la portata Q alla quota Hm sarà pari a

Pt =γ Q Hm = 1000 QHm [kgm/s]


ricordando che
γ , peso specifico dell'acqua = 1000 kg/m3
γ QH
1kW=102 kgm/s Pt = = 9,81 QH [kW]
102
γ QH
1CV = 75 kgm/s Pt = =13,33 QH [CV]
75
La potenza effettiva Pe sarà dunque Pe= η Pt con η rendimento proprio della pompa definito
precedentemente.
9,81 Q Hm
• P - Potenza da installare : P = [kW] [1]
η

L’energia nel periodo di funzionamento t [ore]: E = P * t ore [kWh] [2]

Nel campo acquedottistico, nei casi A e B, trovano largo impiego le elettropompe centrifughe ad
asse orizzontale (Figura 7) mentre in situazioni analoghe al caso C si ricorre all’uso di elettropompe
sommergibili (Figura 8).

Figura 7. elettropompa centrifuga ad asse orizzontale Figura 8. elettropompa sommergibile

Nella progettazione di un impianto di sollevamento risultano generalmente noti:


la portata Q
lo sviluppo L della condotta
l’altezza geodetica Hg tra il punto di prelievo e di restituzione
restano da definire le perdite di carico per attrito lungo la condotta elevatoria ∆h=ƒ(Q,DN,k,L) e le
eventuali perdite concentrate Σhi dell’impianto, ambedue funzioni del diametro DN della condotta,
incognito.
Ricordato che:
le perdite di carico lungo la condotta vengono determinate con l’espressione di Manning
∆h = 10,2936 Q2 k −2 DN−5,33 L ;

la potenza da installare P =
(
9,81 Q Hg + ∆h + Σhi ) è funzione delle perdite di carico;
η

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 93


per una serie di diametri idraulicamente compatibili, desumibili dalle condizioni di massima e mini-
ma velocità, si avrà un aumento del costo di costruzione Ci dell’impianto via via crescente con
l’aumentare del diametro mentre, a parità di portata, diminuendo la velocità in condotta e conse-
guentemente le perdite di carico ∆h, diminuirà la potenza, e l’energia, necessaria per il sollevamen-
to e quindi i costi di esercizio Ce.

4.3. DIMENSIONAMENTO ECONOMICO DEL DIAMETRO DELLA CONDOTTA ELEVATORIA

Il problema dell’ottimo economico si risolve nel ricercare il valore del diametro commerciale DN che
renda minima la somma del costo Ci di impianto rappresentato, generalmente, dal solo costo delle
tubazioni in quanto sia i lavori per la posa in opera della condotta (scavi, letto di posa e rinterro)
sono poco variabili con il diametro, così come le opere civili connesse con la realizzazione della
stazione di sollevamento,e del costo capitalizzato dell’energia CeC spesa per il funzionamento
dell’impianto per tutto il periodo di efficienza (≅25 anni). Nella seguente Figura 9 sono raffigurati
rispettivamente l’andamento qualitativo della funzione costo Ci(DN) e Ce(DN).
Una volta capitalizzati i costi di esercizio con la formula dell’interesse composto bancario
(1 + r ) n − 1
CeC = Ce con r =tasso di interesse ed n = durata economica dell’impianto
r (1 + r ) n
sarà possibile sovrapporre le due funzioni e ricavare dalla loro somma il valore minimo al quale cor-
risponde il DN di massima economia

Figura 9. Andamento qualitativo della funzione costo di impianto Ci costo di esercizio capitalizzato CeC

L’esempio seguente oltre a chiarire il concetto espresso dimostrerà, inoltre, che il calcolo economi-
co è indipendente dalla prevalenza geodetica e può essere riferito ad un metro di condotta.

94 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO N.7

Un impianto di sollevamento deve approvvigionare un serbatoio con una portata costante di 35 l/s
per una durata di 8 ore al giorno (pari a 8*365=2.920 ore /anno).
La condotta , in acciaio con coefficiente di scabrezza Strickler 90, ha uno sviluppo di 14.500 m ed
un salto geodetico di Hg=375 m.
Determinare il diametro commerciale che ottimizza l’impianto.
Definiti:
9 , 81 Q H m
• P= [kW] la potenza da installare
η
• E = t ore P [kWh] energia spesa nel periodo di funzionamento
• ck= 0,125 €/kWh prezzo dell’energia
• v = 0,5 [m/s] velocità minima in condotta
• V = 3,0 [m/s] velocità massima in condotta
• r=5% tasso di interesse
• n = 25 durata economica dell’impianto
• η = 0,75 rendimento

Nel campo compreso tra le suddette velocità risultano compatibili diametri commerciali dal DN 100
al DN 300 .
Q V ω Di DN
0,035 0,5 0,070 0,299 300-250
0,035 1,0 0,035 0,211 200
0,035 1,5 0,023 0,172 200-150
0,035 2,0 0,018 0,149 150-125
0,035 2,5 0,014 0,134 125
0,035 3,0 0,012 0,122 125-100

Si rilevano sul mercato i costi Γ, per m, delle tubazioni , comprensivi di trasporto ed IVA, riportati
nella seguente tabella

DN Di Costo DN Di Costo
mm €/m mm €/m
100 114 19,66 200 219 52,80
125 140 26,80 250 273 73,80
150 168 32,40 300 324 92,60

Per ogni singolo diametro si determina :

• ∆h = 10,2936Q2 k −2 D −5,33 L perdite di carico lungo la condotta

• Hm = Hg + ∆h altezza manometrica

• Ci = Γ* L costo dell’impianto

• P potenza installata

• E energia spesa

• Ce = ck * E

• CeC = Ce
(1 + r ) n− 1 = 14,0954 Ce
r (1 + r ) n
valore capitalizzato del costo di esercizio al tasso di interesse r= 5% per n=25 anni

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 95


Tutti i valori definiti in precedenza sono riportati nella seguente Tabella I.

Tabella I

DN Di Ks L Q ∆h Hg Hm
3
mm m m /s m m m
100 114 90 14500 0,035 2400,40 375,00 2775,40
125 140 90 14500 0,035 803,02 375,00 1178,02
150 168 90 14500 0,035 303,87 375,00 678,87
200 219 90 14500 0,035 73,96 375,00 448,96
250 273 90 14500 0,035 22,85 375,00 397,85
300 324 90 14500 0,035 9,17 375,00 384,17

DN Γ Ci P E ck CE CeC
€/m € kW kW/h €/kw € €
100 19,66 285.070,00 1270,6 4E+06 0,125 463.761 6.536.895
125 26,80 388.600,00 539,3 2E+06 0,125 196.843 2.774.579
150 32,40 469.800,00 310,8 907497 0,125 113.437 1.598.942
200 52,80 765.600,00 205,5 600164 0,125 75.021 1.057.444
250 73,80 1.070.100,00 182,1 531833 0,125 66.479 937.050
300 92,60 1.342.700,00 175,9 513550 0,125 64.194 904.836

7
)

6
6
Costi capitalizzati (€*10

Ci
5
CEc
4 Ci+CeC

0
100 150 200 250 300 350
Diametri commerciali DN

Il grafico mostra come all’aumentare del diametro DN aumentino i costi d’impianto Ci mentre il Co-
sto capitalizzato dell’energia CEC ha andamento opposto.
La somma delle due curve consente di tracciarne una terza, Ci + CEc , che presenta un minimo in
corrispondenza del quale si individua il diametro commerciale DN 200 che ottimizza l’impianto.
Ad analogo risultato si perviene svolgendo i calcoli senza tener conto della prevalenza geodetica e
riferendo i costi di impianto e di esercizio ad un metro di condotta, come riportato nella Tabella II e
relativo grafico.

96 Costruzioni Idrauliche
Tabella II

DN Di Ks Q ∆h
3
mm m /s m
100 114 90 0,035 0,1655
125 140 90 0,035 0,0554
150 168 90 0,035 0,0210
200 219 90 0,035 0,0051
250 273 90 0,035 0,0016
300 324 90 0,035 0,0006

DN G Ci P E ck CE CeC
€/m £ kW kW/h €/kw € €
100 19,66 19,66 0,0758 221,296 0,125 27,66 389,91
125 26,80 26,80 0,0254 74,0312 0,125 9,25 130,44
150 32,40 32,40 0,0096 28,0142 0,125 3,50 49,36
200 52,80 52,80 0,0023 6,81883 0,125 0,85 12,01
250 73,80 73,80 0,0007 2,10635 0,125 0,26 3,71
300 92,60 92,60 0,0003 0,84542 0,125 0,11 1,49

350

300

250

Ci
Costi capitalizzati

200 CEc
Ci+CeC
150

100

50

0
100 150 200 250 300 350
Diametri commerciali DN

Per il diametro DN 200 e per la portata assegnata di 0,035 m3/s corrisponde una velocità in con-
dotta di ≅ 1 m/s; questo rappresenta il valore assunto comunemente per la determinazione, spedi-
tiva, del diametro da assegnare alla condotta elevatoria, prescindendo dal calcolo economico.

4.4 . CRITERI DI SCELTA DELLE POMPE CENTRIFUCHE


I dati necessari per la scelta della pompa, cioè la portata Q e la prevalenza Hm del punto di funzio-
namento desiderato, sono noti e con questi dati è possibile ricavare dal campo caratteristico di im-
piego il tipo di elettropompa necessario.1
Ad esempio per una coppia di valori Q=45 l/s ed Hm = 16 m di colonna d’acqua dal Campo carat-
teristico di impiego di elettropompe centrifughe ad asse orizzontale tratto dal catalogo della KSB ,
si individua il tipo 100-251k (Figura 10).

1
Questi diagrammi a mosaico sono forniti dalle case costruttrici

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 97


Figura 10. Campo caratteristico di elettropompe centrifughe ad asse orizzontale KSB serie k

Le altre grandezze caratteristiche della pompa così scelta vengono evidenziate dalle curve caratte-
ristiche tipiche del modello 100-251 (Figura 11).
In primo luogo si verifica che al punto di funzionamento corrisponda un rendimento soddisfacente ;
in questo caso risulta circa il 75% valore accettabile per questo tipo di macchine. Nel caso in cui il
rendimento si discosti da valori accettabili si dovrà scegliere un’altra pompa.
2
Per verificare la soglia oltre la quale inizia il fenomeno della cavitazione si utilizza la curva NPSH
Net Positive Suction Head (carico assoluto netto all’aspirazione). Per il corretto funzionamento
dell’impianto dovrà essere che :
NPSHdisponibile ≥ NPSHrichiesto
Sollevando acqua fredda in condizioni di pressione atmosferica normali
NPSHdisponibile=10 +Z+Y [m]

Z= dislivello tra superficie libera nella vasca di aspirazione ed il baricentro della girante ; per Z>0 il
dislivello è positivo e si chiama battente; per Z<0 il dislivello è negativo ed il suo valore assoluto si
chiama altezza di aspirazione (Figura 12).

Y= perdite di carico , continue e localizzate, nella condotta di aspirazione.

2
aspirazione d’aria e creazione di vuoto nel tubo di aspirazione e nel collettore con conseguente caduta del
rendimento, rumore e portata irregolare

98 Costruzioni Idrauliche
Figura 11. curve caratteristiche tipiche della pompa KSB modello 100-251/k

Infine, sempre dalla Figura 11, può essere stabilita, con sufficiente precisione, la potenza assorbita
P [kW] mentre, nella Figura 12 sono illustrate le dimensioni di ingombro del gruppo pompa-motore,
il posizionamento della valvola di regolazione Vrg e della valvola di ritegno Vrt .

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 99


Figura 12. Elettropompa centrifuga mono-stadio

La girante G, munita di pale generalmente fisse è racchiusa da un involucro C, detto collettore.


La girante, collegata con un albero A ad un motore elettrico, aspira acqua dal tubo di aspirazione
Ta e, tramite il collettore C, spinge il fluido nella tubazione premente Tp.

Qualora una singola pompa non sia in grado di erogare tutta la portata necessaria , oppure si de-
sidera per esigenze di servizio frazionare la portata complessiva, si ricorre all’installazione di due o
più pompe in parallelo, in questo caso le singole portate si sommano e la curva caratteristica si co-
3
struisce sommando le curve delle singole pompe in corrispondenza di punti alla stessa prevalen-
za (Figura 13).

Figura 13. Schema di elettropompe in parallelo

Qualora una singola pompa non sia in grado di fornire tutta la prevalenza necessaria, oppure si de-
sideri per esigenze di servizio frazionare tale prevalenza, si può ricorrere a vari sistemi.
Il primo consiste nel realizzare stazioni intermedie di sollevamento provviste di serbatoi di discon-
nessione e di prelievo per il rilancio successivo (Figura 14).

3
se le pompe sono uguali la portata totale è data dalla moltiplicazione delle portate della singola pompa per il
numero delle macchine in parallelo.

100 Costruzioni Idrauliche


Figura 14 . Impianto di sollevamento con rilanci parziali

Ogni singolo tratto viene considerato autonomamente come visto precedentemente.


Una seconda soluzione prevede di disporre le pompe in serie: tutta la portata delle prima pompa
viene inviata in sequenza nello stadio della seconda e ad eventuali stadi successivi. La curva carat-
teristica di più pompe in serie si costruisce sommando per il valore della portata Q la prevalenza
di ciascuna pompa (Figura 15).

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 101


Figura 15. Schema di elettropompe in serie
Infine riunendo in successione gli stadi di ogni singola pompa posta in serie in un unico albero ed
unico motore si realizza una pompa centrifuga multi-stadio ad asse orizzontale (Figura 16).

Figura 16. Elettropompa centrifuga multi-stadio

La scelta di questo particolare tipo di macchina, note la portata Q e la prevalenza Hm del punto di
funzionamento desiderato, viene effettuata preliminarmente esaminando diagrammi del campo ca-
ratteristico di impiego di elettropompe multi-stadio . Ad esempio per una coppia di valori Q=45 l/s
( 2.700 l/min – 162 m3/h) ed Hm = 260 m di colonna d’acqua dal Campo caratteristico di impie-
go di elettropompe centrifughe multi stadio ad asse orizzontale tratto dal catalogo della Ercole Ma-
relli si individua il tipo PGM 150/8 giranti (Figura 17).

Figura 17. Campo caratteristico di elettropompe centrifughe multistadio ad asse orizzontale MARELLI

102 Costruzioni Idrauliche


In primo luogo si verifica dalla curva caratteristica Q=Q(H) tipica del modello PGM 150 (Figura
18) che il punto di funzionamento abbia un rendimento soddisfacente; in questo caso risulta circa il
70% valore al limite della convenienza; si potrebbe migliorare cercando su cataloghi di altre Ditte.

Figura 18. curve caratteristiche tipiche della pompa MARELLI modello PGM 150

4.5. CURVA CARATTERISTICA DELL’IMPIANTO E PUNTO DI FUNZIONAMENTO

Scelta la pompa resta definita, come detto, la curva caratterista rappresentativa della condizione
espressa dalla Q=Q(Hm) determinando condizioni di funzionamento variabili: aumentando progres-
sivamente la portata diminuisce l’altezza monometrica o viceversa.
Per contro la prevalenza Hm è altresì funzione delle perdite ∆h caratteristiche di un solo tipo di im-
pianto elevatorio; questa condizione è rappresenta da una parabola con vertice in H sulla retta
delle ordinate e viene definita Curva caratteristica dell’impianto. Questa deriva dalla somma della
componente statica rappresentata dalla altezza geodetica Hg, indipendente dalla portata, e dalla

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 103


componente dinamica pari all’altezza piezometrica nella sezione di inizio della premente (Figura
19). La sovrapposizione della curva caratteristica dell’impianto sulla curva caratteristica della pom-
pa determina il Punto di Funzionamento ottimale di quell’impianto con quella pompa di caratteristi-
ca Q=Q(Hm) Figura 19.

Figura 19. Punto di funzionamento ottimale

Eventuali modifiche apportate all’impianto determineranno nuove condizioni di funzionamento( Fi-


gura 20) che potranno essere soddisfatte cambiando macchina (P1<> P2) , variando, se possibile,
la velocità di rotazione del motore (n1<> n2) o cambiando la girante (D1<> D2)

Figura 20. spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica dell’impianto

Nel caso in cui si abbia a disposizione una pompa di assegnata caratteristica Q=Q(Hm) si potrà de-
terminare il diametro della condotta costituente l’impianto in modo da avvicinarsi al Punto di Fun-

104 Costruzioni Idrauliche


zionanto ottimale (Figura 21 – Esempio n.8))

Figura 21. Spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica della pompa

ESEMPIO N.8

Determinare il diametro di una condotta di acciaio necessaria per riempire, in circa 12 ore, una va-
sca di 3500 m3 posta a quota 160 m s.m. Il serbatoio di alimentazione, ubicato a quota di 35 m
s.m., è distante 2.850 m. Determinare il Punto di Funzionamento ottimale dovendo utilizzare una
elettropompa, della quale è nota la curva - Figura A.

2
H = -0,0176Q + 0,4352Q + 314,11
Q ∆H150 ∆H200 ∆ H250 ∆ Hg ∆ Hm150 ∆ Hm200 ∆ Hm250
R = 0,988 20 25,04 6,07 1,83 125 150,04 131,07 126,83
400 30 56,35 13,67 4,12 125 181,35 138,67 129,12
H m [m]

40 100,17 24,30 7,33 125 225,17 149,30 132,33


50 156,52 37,96 11,46 125 281,52 162,96 136,46
60 225,39 54,67 16,50 125 350,39 179,67 141,50
300
70 306,78 74,41 22,46 125 431,78 199,41 147,46
80 400,69 97,19 29,33 125 525,69 222,19 154,33
90 507,13 123,01 37,12 125 632,13 248,01 162,12
200
100 626,08 151,86 45,83 125 751,08 276,86 170,83
110 757,56 183,75 55,45 125 882,56 308,75 180,45

100
350
DN150
0 300
0 40 80 Q [l/s] 120 DN200

250
Figura A
Poiché la curva caratteristica dell’im- DN250
200
Hm [m]

pianto è funzione della sola perdita di ca-


rico per attrito lungo la parete della con- 150
dotta (per esercizio corrente k=90):
100
∆H = 10,2936 Q2 Di - 5,33 k -2 L
50
facendo variare la portata Q da 20 ⇒ 110
m3/s si determinano valori correlati di 0
∆H per tre diametri compatibili : 0 20 40 60 80 100 120

DN 150, DN 200, DN 250 . Portate [l/s]

Figura B
Sul diagramma (Figura B) le coppie di valori Qi e ∆Hi definiscono tre curve caratteristiche
d’impianto; il punto di funzionamento ottimale è dato dalla condotta con DN 200 con una portata
di circa 80 l/s pari a 3.456 m3 in 12 ore di funzionamento della pompa.

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 105


4.6. CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DI STAZIONI DI POMPAGGIO
Una volta definito il numero di macchine necessarie per soddisfare la condizione Q=Q(Hm) sarà ne-
cessario progettare la stazione di pompaggio. In linea di massima l’edificio sarà costituita da una o
più vasche di accumulo ed alimentazione dell’impianto e da una camera di manovra in cui verranno
posizionati i gruppi elettropompe, i quadri elettrici ed eventuali casse d’aria come attenuatori di
moto vario (Figura 22).

Figura 22 . Pianta di una stazione di pompaggio

Per quanto riguarda il volume da assegnare alla vasca di accumulo questo è funzione del-
le ore di funzionamento dell’impianto (generalmente le 8-10 ore notturne); infatti, nelle
ore di fermo dell’impianto, la portata del giorno dei massimi consumi Qgm [l/s] dovrà esse-
re invasata per poter essere sollevata nel periodo di funzionamento.
Con riferimento alla Figura 23 fissato un tempo di pompaggio Tp=8 ore resta definito un
tempo di fermo dell’impianto Tf =24 – Tp =16 ore . Pertanto il volume Vs della vasca di alimen-
3600
tazione S sarà pari Vs = Qgm ⋅ Tf ⋅ = Qgm ⋅ 16 ⋅ [m3] mentre la portata di dimensionamento
1000
24
della condotta elevatoria Qs , essendo Qgm ⋅ 24⋅ = Qs ⋅ 8 sarà Qs = Qgm ⋅ = 3 ⋅ Qgm
8

Figura 23

106 Costruzioni Idrauliche


Il gruppo pompa-motore deve essere ubicato in modo tale da risultare sotto battente rispetto al
minimo livello nella vasca o serbatoio di alimentazione. In questo modo tubazione aspirante e cas-
sa sono piene d’acqua ed il funzionamento è automatico ed inoltre si evitano, nella fase di avvia-
mento, fenomeni di cavitazione (Figura 24).

Figura 24. Installazione gruppo pompa motore

La fondazione dovrà essere sufficientemente robusta da assorbire le vibrazioni e rigida in modo da


garantire l’allineamento orizzontale e verticale tra asse pompa ed asse motore.
L’allineamento dovrà essere verificato periodicamente poiché possono sempre aversi:
• assestamenti o cedimenti della fondazione;
• sollecitazioni meccaniche causate dal montaggio delle condotte;
• usura dei cuscinetti.
La condotta aspirante, che parte dall’interno della vasca di carico con una valvola di fondo o suc-
cheruola, dovrà essere preferibilmente corta, a perfetta tenuta d’aria e con collegamento flangiato.
La saracinesca su questa condotta ha solo funzione di intercettazione della portata e pertanto dovrà
essere, di regola, tutta aperta. Sulla condotta di mandata o premente, per ridurre le perdite di ca-
rico, occorre limitare raccordi e curve o, possibilmente, avere ampi raggi. Inoltre dovranno essere
installate una valvola di ritegno ed una valvola, o saracinesca, di regolazione. La valvola di ritegno
(Figura 25), posta tra la pompa e la saracinesca, in caso di improvviso arresto del motore, per
mancanza di energia elettrica, impedisce il ritorno dell’acqua attraverso la pompa che , in caso di
riavvio, girando contro senso, brucerebbe il motore elettrico.

Figura 25. Valvola di ritegno a” ciabatta”

La valvola di regolazione, chiusa all’avviamento della pompa, ha il compito di mettere a punto la


portata, o la prevalenza, desiderata e dovrà essere richiusa lentamente prima dell’arresto.
Per motivi legati all’utilizzazione dell’acqua da parte delle utenze potrebbe accadere che il serbatoio
ricevente si riempia prima del tempo fissato pertanto, per contenere i consumi di energia ed evitare
sprechi di acqua persa dagli sfiori , è necessario provvedere a apparecchiature per la regolazione
delle portate sollevate. Tali dispositivi possono essere di tipo meccanico o elettronico: i primi ven-

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 107


gono generalmente realizzati associando un misuratore di portata tipo Venturi 4ed una valvola a
galleggiante. Man mano che il livello aumenta all’interno del serbatoio, per effetto del galleggiante,
la valvola tende a chiudersi riducendo la portata sollevata; questa riduzione di portata viene letta
dal misuratore Venturi, posto nella stazione di pompaggio, che in prossimità di portata nulla (corri-
spondente al massimo livello nel serbatoio di monte) “stacca” la corrente di alimentazione delle
pompe. Un timer programmato provvederà a “riaccendere” l’impianto all’orario stabilito.
Un dispositivo di tipo elettronico è realizzato con un misuratore di livello ad ultrasuoni: alla varia-
zione dell’intensità del segnale è correlato un preciso valore del livello in vasca. Quando questo
raggiunge il massimo il dispositivo invia un segnale5 dal serbatoio alla stazione di pompaggio dove
vengono spente le pompe; al contrario quando il livello scende al valore minimo il segnale riaccen-
derà lo macchine (Figura 26).

Figura 26. Sistemi di valvole a galleggiante associate ad un venturimetro

Infine circa il numero di pompe da installare si può considerare che, a parità di portata sollevata ,
tra due impianti possibili quello con più pompe sarà sicuramente più costoso ma con il vantaggio di
avere una maggiore flessibilità di esercizio. Poiché in qualsiasi impianto si dovrà provvedere anche
ad unità di riserva, partendo dal caso più semplice di installare una sola pompa capace di sollevare

4
Venturimetro : rientra nella famiglia delle apparecchiature di misura a pressione differenziale : diaframmi,
boccagli , tubi Venturi. Sono particolarmente adatti per la misura delle portate di correnti in pressione; le ca-
ratteristiche dei singoli dispositivi e le modalità di installazione e misura sono riportate nelle Norme UNI 1559 e
1597 ( diaframmi e boccagli) e dalla UNI 2323 e 2330 (venturimetri). Il principio di funzionamento si basa sulla
caduta di pressione statica ∆h tra monte e valle dell'apparecchio inserito nella condotta (Figura 26), la quale
permette di dedurre la portata Q = k ∆p , una volta noto il coefficiente strumentale k funzione, principalmente,
della geometria dello strumento. La misura di pressione differenziale viene eseguita sia con apparecchi a lettura
diretta quali manometri differenziali, sia con apparecchi a lettura indiretta tramite un segnale meccanico,
pneumatico , elettrico ed elettronico. A seconda del tipo di apparecchio è possibile la trasformazione del ∆h letto
in valori di portata Q.

5
generalmente su cavetto bipolare posto in opera all’interno di una guaina di protezione affiancata alla condotta
elevatoria.

108 Costruzioni Idrauliche


tutta la porta Q alla prevalenza Hm , sarà necessario provvedere all’installazione di un identico
gruppo pompa-motore di riserva. Se invece si ipotizzasse di suddividere la portata Q in due elet-
tropompe uguali, la pompa di riserva potrebbe essere una terza di uguale potenza. Anche
sull’utilizzo della riserva possono essere seguite due ipotesi : la prima che, distribuendo su tutte e
tre le macchine un identico carico di lavoro, prefissando una turnazione, porti tutte le pompe alla
fine della durata tecnico-economica e pertanto alla loro contemporanea sostituzione; ovvero la-
sciarne la riserva per il solo utilizzo in caso di rottura di una delle due in esercizio. Si tende alla
prima soluzione in quando a distanza anche di pochi anni risulta difficile trovare eventuali pezzi di
ricambio la qual cosa costringerebbe
comunque a ricomprare tutta l’elet-
tropompa. Analogo ragionamento viene
seguito quando i gruppi sono maggiori
di due; se l’impianto riveste una certa
importanza è da prevedere un gruppo
di riserva alimentato da un motore
Diesel (Figura 27) per garantire un mi-
nimo di esercizio anche in caso di pro-
lungata mancanza di energia elettrica.

Figura 27. Pompa centrifuga multistadio alimentata da un motore Diesel

4.6. FENOMENI DI MOTO VARIO NELLE CONDOTTE ELEVATORIE

In un impianto con sollevamento meccanico nel caso in cui si abbia un arresto brusco del funzio-
namento del motore della pompa, causato ad esempio per interruzione di energia elettrica, la co-
lonna d‘acqua, in moto ascendente, si arresta provocando all’inizio della condotta, nei pressi della
pompa, un’onda elastica di depressione (1^ Fase) che può scendere al disotto di quella atmosferica
con conseguenti sforzi di compressione sulla tubazione. Successivamente inizia a staccasi dal ser-
batoio verso la pompa un’onda elastica di pressione che produce sull’otturatore della valvola di ri-
tegno un colpo diretto o d’ariete (2^ Fase) che genera sovra-pressione estremamente pericolose
per la resistenza del materiale. Per contraccolpo si genera una seconda onda che si propaga dalla
pompa verso il serbatoio. Quando questa arriva al serbatoio un’altra onda si propaga verso la
pompa generando un secondo colpo d’ariete, smorzato rispetto alla fase precedente e fino
all’esaurimento del fenomeno dovuto alle perdite di carico per attrito lungo la condotta.

Figura 28. Schema di impianto di sollevamento con cassa d’aria per attenuazione del colpo d’ariete

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 109


2⋅L
Ognuna di queste fasi ha una durata : τ = essendo L la lunghezza della condotta e c la cele-
c
rità dell’onda elastica . Quest’ultima grandezza è funzione del modulo di compressibilità cubica ε e
della densità ρ dell’acqua del diametro D, dello spessore s e del modulo elastico E della condotta :

1 ⎡1 D ⎤
= ρ⎢ +
c2
⎣ ε s ⋅ E ⎥⎦

per acqua a circa 10°C ε= 2,09*108 kg/m2 ρ = 102 kg s2/m4

ε
Nell’ipotesi di condotta estremamente rigida (E= ∞) la celerità c = =1.425 m/s.
ρ
In realtà, per effetto della deformabilità della tubazione, la celerità assume valori variabili anche in
funzione del modulo di elasticità E del materiale. (Tabella I)

Tabella I

Materiale tubazione Modulo E [N/m2] Celerità c [m/s]


Acciaio 2,06*1011 1000 ÷ 1250
Ghisa 1,05*1011 1000 ÷ 1200
PVC 3,10*109 250 ÷ 450
PEAD 8,8*108 200 ÷ 300
PRFV 1,2*1010 450 ÷ 600

Il fenomeno, sommariamente descritto, è estremamente complesso ed esula dai contenuti del cor-
6
so e pertanto si forniscono nozioni di carattere pratico sufficienti per valutare le massime sovrap-
pressione e depressioni e per verificare la necessità o meno di dispositivi di attenuazione.
Si consideri una pompa che sollevi una portata Q0 con una velocità media in condotta V0 supposto
che la velocità diminuisca bruscamente ad un valore V< V0 si genera una depressione

c
∆h = − ⋅ (V0 − V) [m]
g
c
Per arresto brusco del motore si avrà V=0 per cui la massima depressione sarà : ∆h = − ⋅ V0 [m]
g
Nel caso di tubazione metallica c = 1000 m/s g = 9,81 m/s2 ∆h ≅ - 100 V0
Nel caso di tubazione di PEAD c = 200 m/s g = 9,81 m/s2 ∆h ≅ - 20 V0

La massima depressione, in metri di colonna d’acqua, risulta nel primo caso circa 100 volte la velo-
cità media mentre nel secondo caso scende a circa 20 volte. La massima sovrappresione generata
nella seconda fase, è circa uguale, in valore assoluto, alla massima depressione.

Nel caso di impianti elevatori la determinazione della legge di chiusura V = V(t) è estremamente
complessa tenuto conto sia del numero di giri della macchina e sia dalla curva caratteristica porta-
ta-prevalenza Q= Q(H).

6
Le situazioni particolari che possono verificarsi e la complessità del problema fanno si che tali dispositivi ven-
gono, di regola, dimensionati da specialisti del settore.

110 Costruzioni Idrauliche


Numerosi studi effettuati su impianti sperimentali hanno evidenziato che la manovra di chiusura
non è istantanea in quanto la girante della pompa continua, per un breve tempo, a sollevare
l’acqua e che la pompa cessa di erogare portata quando il numero di giri scende a circa il 50 % di
quello di regime; pertanto è stata definita un’espressione analitica (Mendiluce) per la determinazio-
ne del tempo che intercorre tra lo stacco di energia ed il termine di erogazione della portata (V=0)
V0 ⋅ L
Tc = C + k ⋅ [secondi]
g ⋅ Hm

V0 = velocità media nel funzionamento a regime


Hm=prevalenza in m nel funzionamento a regime
L = lunghezza della condotta
C e k sono due costanti:
C è dato in funzione del rapporto Hm/L (Tabella II)

Tabella II

Hm/L 0÷0,20 0,21÷0,28 0,29÷0,32 0,33÷0,37 0,38÷0,40


C 1 0,75 0,50 0,25 0

Per Hm/L>0,4 l’arresto della pompa si considera istantaneo.

k dipende dalla lunghezza della condotta L : K=1 per L > 2000 m ; K= 2- 0,0005 L per L ≤ 2000 m
Per la determinazione della massima oscillazione di carico si utilizza la formula di Micheaud

2 ⋅ L ⋅ V0
∆Ymax =
g ⋅ Tc

Le Norme Tecniche sulle tubazioni di cui al DM del 12 dicembre 1985 pongono limiti alla massima
sovrappressione da colpo d’ariete ammissibile in funzione della pressione idrostatica (Tabella III).
In caso di sovrappresioni maggiori occorrerà prevedere dispositivi di attenuazione .

Tabella III

Pressione idrostatica fino a 60 60÷100 100÷200 200÷300


Massima Sovrappressione 30 30÷40 40÷50 50÷60
Valori in m di colonna d’acqua

Costruzioni Idrauliche Acquedotto con sollevamento meccanico 111


ESEMPIO N.9
Riprendendo i dati dell’Esempio 7 verificare l’impianto per la sovrappressione da colpo d’ariete
ammissibile:
• portata Q0= 35 l/s
• condotta in acciaio [DN 200 Di =219 mm ] L= 14500 m ; salto geodetico di Hg=375 m

• altezza manometrica Hm = Hg+∆h= 448,96 m

Q0 0,035
• Velocità a regime V0 = = = 0,92 m/s
ω 0,2192 ⋅ π
4

Hm 448,96
Per = = 0,031 Ö C=0.5 mentre per L> 2000 m Ö K=1
L 14500

V0 ⋅ L 0,92 ⋅ 14500
pertanto il tempo di chiusura Tc = C + k ⋅ = 0,5 + 1 ⋅ ≅ 3,52 secondi
g ⋅ Hm 9,81 ⋅ 448,96

2 ⋅ L ⋅ V0 2 ⋅ 14500 ⋅ 0,92
mentre la massima sovrappressione ∆Ymax = = = 772,63 (*) m
g ⋅ Tc 9,81 ⋅ 3,52

(*) valore superiore a quanto riportato nella Tabella III delle Norme Tecniche sulle tubazioni di cui
al DM del 12 dicembre 1985 e pertanto è da prevedere una cassa d’aria per l’attenuazione del colpo
d’ariete. All’interno della cassa l’acqua raggiunge un livello al disopra del quale c’è aria in pressione
che, in condizione di regime, ha un valore pari alla piezometrica nella sezione iniziale della condot-
ta. Nell’eventualità di stacco dell’energia e conseguente blocco della pompa diminuisce la portata
e conseguentemente la pressione in condotta ; l’aria contenuta nel serbatoio si espande inviando
acqua nella tubazione prolungando, di fatto, il tempo di chiusura Tc.Questo tempo è ovviamente
funzione del volume d’acqua immesso nella condotta, ovvero della dimensione e del numero della
casse.

Per il dimensionamento possono essere seguite teorie elastiche le quali tengono conto delle carat-
teristiche del liquido e della tubazione o teorie semplificate , o anelastiche, che considerano il
fluido incomprimibile e la condotta indeformabile (teoria di Evangelisti).

112 Costruzioni Idrauliche


Capitolo 5
SERBATOI
Tra le opere di trasporto e la rete di distribuzione sono interposti i serbatoi i quali assolvono es-
senzialmente alle seguenti funzioni:
disconnettere idraulicamente l’opera di adduzione dalla rete di distribuzione. Nel caso di
reti a serbatoio terminale, come si vedrà in seguito, tale funzione è assolta dalle torri piezo-
metriche;
fissare il piano dei carichi sulla rete di distribuzione;
compensare la variabilità delle portate richieste dalla rete rispetto alla costanza della portata
addotta dall’acquedotto;
assolvere la funzione di riserva e soddisfare i fabbisogni ordinari nei periodi di interruzione, ac-
cidentale o programmata, dell’acquedotto;
sopperire alle richieste straordinarie della rete per lo spegnimento di incendi.

I serbatoi, indipendentemente dal tipo di impiego della risorsa idrica, debbono essere:
protetti dall'ambiente circostante impedendo infiltrazioni di acque esterne e possibilità di con-
tatto con persone, animali e vegetali;
costruiti con materiali non aggredibili dall’acqua invasata e tali da non modificarne i caratteri
propri.
progettati garantendo la protezione igienica e termica
strutturati assicurando una adeguata circolazione alla acqua invasata; pertanto vengono realiz-
zati con strutture chiuse ed il collegamento con l’esterno viene realizzato con un unico accesso
controllato con porta metallica idonea ad ambienti umidi.

5.1. TIPOLOGIE

E’ usuale classificare i serbatoi in funzione della loro posizione rispetto alla quota del terreno natu-
rale nell’area di realizzazione (Figura 1).

Figura 1

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 113


a.b. - serbatoi poggiati e seminterrati: hanno la platea di fondazione su un piano di sbanca-
mento a quota tale che il livello della vasca sia prossimo al profilo del terreno naturale. Una serie
di drenaggi consentono di eliminare eventuali sottopressioni sulla platea di fondazione e nel con-
tempo sono segnalatori di eventuali perdite delle vasche. Questi serbatoi sono realizzati, a seconda
delle forme e dimensioni, in calcestruzzo armato e precompresso.
I serbatoi seminterrati risultano più economici, di minore impatto ambientale, di più agevole eserci-
zio; hanno la copertura impermeabilizzata con cappe bituminose con sovrapposto, per ragioni ter-
miche, un ricoprimento di terra spesso 60-80 cm, sostituito, nelle realizzazioni più recenti, con
cappe termoisolanti. Le vasche, a pianta rettangolare o circolare, sono spesso circondate da cunico-
li perimetrali praticabili o da muri di intercapedine atti ad isolare le stesse dal terreno circostante
consentendo l'agevole controllo di eventuali perdite.

Figura 2. Tipologia di Serbatoio seminterrato

Costruzioni Idrauliche 114


c - serbatoi in caverna: sono ricavati nel sottosuolo mediante scavo di gallerie in formazioni roc-
ciose di adeguata compattezza e resistenza. Le vasche sono realizzate da gallerie rivestite in cal-
cestruzzo con sezioni, generalmente policentriche, da 25÷70 m2, disposte parallele ed equidistanti
in modo da lasciare spessori di roccia indisturbata dello stesso ordine della luce libera delle vasche.
Queste, chiuse da un muro, si attestano su una galleria di accesso con funzione di camera di ma-
novra.

Figura 3. Tipologia di serbatoio in caverna

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 115


d - serbatoi sopraelevati: vengono reaizzati quando non sono disponibili sul terreno, a distanza
di qualche chilometro dal centro da servire, le quote piezometriche necessarie per la rete di distri-
buzione. La vasca, di solito unica, è sopraelevata con adeguate strutture di sostegno realizzate in
acciaio, calcestruzzo armato e precompresso. Un aspetto progettuale importante è rappresentato
dall’isolamento termico della vasca; generalmente le pareti vengono realizzate con strutture legge-
re, non portanti, a doppia parete con intercapedine mentre la copertura è rivestita con materiali i-
solanti protetti con guaine elastomeriche rivestire con materiali riflettenti la radiazione solare. Mal-
grado l’impiego di strutture precompresse che hanno consentito la realizzazione di vasche di grandi
dimensioni anche a notevole altezza dal suolo, la capacità di una singola vasca non supera, per mo-
tivi tecnico-economici, 2.000 m3. Pertanto, ove occorra, si limiterà la funzione del serbatoio alla
capacità massima realizzabile potendolo rifornire, con sollevamento meccanico ed in caso di emer-
genza o necessità, da un serbatoio a terra .

Figura 3. Tipologie di serbatoi sopraelevati

Costruzioni Idrauliche 116


5.2. LA CAMERA DI MANOVRA

I serbatoi sono costituiti da una o più vasche d’accumulo e dalla camera di manovra.
Due o più vasche permettono la continuità dell'esercizio anche durante le fasi di pulizia e di ma-
nutenzione ordinaria, potendosi eseguire le operazioni tenendo in esercizio almeno una unità.
L’acqua viene prelevata dalle vasche con una condotta dotata di una valvola di fondo o succheruola
realizzata con lamiera metallica (Figura 4).

DN 100 26 kg
DN 200 90 kg
DN 300 180 kg
DN 350 250 kg

Figura 4. Valvole di fondo o succheruole

Nel caso di piccoli centri, caratterizzati da capacità d’accumulo di qualche centinaio di m3, si realiz-
za un’unica vasca; in questo caso la distribuzione d’acqua, in caso di necessità, può essere mante-
nuta by-passando il serbatoio e collegando direttamente l’acquedotto con la rete di distribuzione
tramite un circuito idraulico appositamente predisposto nella camera di manovra.
In questo ambiente sono allocati i circuiti idraulici di alimentazione, derivazione, by-pass, sfioro e
scarico, tutti i valvolismi ed i dispositivi necessari per la sicurezza ed il controllo, le apparecchiature
per la misura delle portata (tubo venturi) e dei volumi in uscita (misuratore Woltmann) Figura 5 .

Figura 5. Tipologia di camera di manovra con una e due vasche

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 117


L’altezza utile delle vasche è compresa tra i 4 m, per i piccoli serbatoi e gli 8 o più m per i grandi
serbatoi. Per assicurare l’entrata o l’uscita dell’aria a seguito della variazione dei livelli idrici nelle
vasche , vengono realizzate comunicazioni, non praticabili ed a carattere permanente tra le vasche
e la camera di manovra e tra la camera di manovra e l’esterno.

Figura 6. Serbatoio seminterrato


Vista estena

A tal fine sul frontale della camera di manovra, in quota, viene realizzata una luce di piccole dimen-
sioni protetta da inferriate e reti metalliche con interposta lana di vetro con funzione di filtro. Di-
spositivo analogo si realizza nel vano-porta di comunicazione tra camera di manovra e vasche. Per
ostacolare lo sviluppo di larve d’insetti e di alghe, le vasche non debbono avere illuminazione per-
manente. Per tutti i tipi di serbatoi sono previsti dispositivi di scarico e di sfioro delle vasche (Fi-
gura 6).
Gli scarichi, regolati da saracinesche, ri-
versano le acque in una canaletta realiz-
zata nel pavimento della camera di ma-
novra e da questa convogliate alla fogna-
tura urbana, o ad un ricettore se presen-
te, per il tramite di un pozzetto idraulico o
sifone. Gli organi di sfioro, presenti su
ciascuna vasca, debbono avere deflusso
libero e, se collegati agli scarichi, allaccia-
ti a valle delle saracinesche dello scarico.

Figura 7. Interno di camera di manovra per


serbatoio a due vasche

Figura 8. Particolare dello scarico del serbatoio su fosso naturale

Costruzioni Idrauliche 118


5.2.1.DISPOSITIVI DI REGOLAZIONE NEI SERBATOI
I serbatoi per acquedotto sono generalmente posizionati al termine dell’acquedotto e-
sterno e pertanto all’inizio della rete di distribuzione. Con questa disposizione il serbatoio
S è di testata (Figura 9a) mentre per particolari situazioni topografiche il serbatoio S è
terminale, posizionato all’estremità opposta delle rete disconnettendo la rete
dall’acquedotto esterno con un torrino piezometrico T (Figura 9b)

Figura 9. Tipologia di serbatoi di testata e terminale a servizio di una rete di distribuzione

Nel serbatoio di testata l’adduttrice esterna entra nella camera di manovra ed alimenta attraverso
un collettore, con saracinesche di sezionamento, le vasche. L’alimentazione dall’alto disconnette
idraulicamente l’acquedotto esterno. L’alimentazione della rete parte dal fondo delle vasche; an-
che in questo caso un collettore con saracinesche di sezionamento invia in rete l’acqua prelevata
dalla singole vasche; in caso di manutenzione di una vasca è possibile alimentare la rete con l’altra
(Figura 10).

Figura 10. Serbatoi di testata

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 119


Quando per manutenzione, nel caso di serbatoio costituito da una sola vasca, o per cause acciden-
tali si rende necessario isolare tutte le vasche, si rende necessario un collegamento diretto, by-
pass, tra l’adduttrice esterna e l’alimentatrice. In questo caso occorre disconnettere idraulicamente
le due condotte perché, in caso di scarsa richiesta d’acqua dalla rete, la piezometrica tende ad as-
sumere la quota idrostatica (pari alla quota della vasca di carico della sorgente o di un eventuale
serbatoio posto a monte) con conseguente aumento della pressione sulle condotte ed apparecchia-
ture di regolazione presenti nella camera di manovra. Al fine di limitare il campo di pressione a
quello derivante dal massimo livello in vasca si provvede all’installazione, sulla condotta di By-pass,
di un tubo aeroforo con la funzione di sfiato libero (Figura 11a) . Questo, nel caso di chiusura e
vuotatura dell’alimentatrice , assolverà anche alla funzione di rientrata d’aria al fine di evitare de-
pressione in condotta. (Figura 11b).

Figura 11. Dispositivi di regolazione nei serbatoi di testata


Al fine di avere un sufficiente controllo
dell’esercizio, ad esempio eccessivi sfiori
legati ad una minore richiesta della rete,
è necessario istallare sull’alimentatrice
un dispositivo di misura delle portate in
ingresso in vasca (ad esempio un Tubo
Venturi) completo di dispositivi di inte-
grazione o totalizzatore e sulla distribu-
trice un organo di misura dei volumi
immessi in rete (ad esempio un Misura-
tore Woltmann – Figura 12) 1.
Figura 12. Contatore Woltmann

Nel caso di reti a serbatoio terminale l’alimentatrice si disconnette in una torre piezometrica con
uno schema analogo al precedente. La condotta distributrice che collega la torre al serbatoio termi-

1
Misuratori di volume tipo Woltmann: questi apparecchi hanno montato sul loro asse un'elica orizzontale la
quale aziona un meccanismo formato da una vite senza fine collegata ad un demoltiplicatore e ad un totalizza-
tore ; generalmente per la misura di grandi portate vi è un dispositivo di regolarizzazione dei filetti di corrente
costituito da pale orientabili montate avanti l'elica del contatore. I diametri variano dai 100 agli 800 mm con
condizioni di funzionamento fino a 16.000 m3/h ; provocano basse perdite di carico. Poichè il loro funzionamen-
to è condizionato fortemente dalle perturbazioni indotte sulla corrente si dovrà inserire una condotta rettilinea
di lunghezza pari a circa 12-20 volte il DN dell'elemento perturbatore (saracinesca, curva, T, ecc); tale lunghez-
za può essere ridotta con l'introduzione di uno stabilizzatore di corrente , ma si avranno, per contro, maggiori
perdite di carico; a valle del contatore , solo in caso di saracinesche di regolazione o restringimenti di sezione, è
da prevedere una condotta rettilinea di almeno 5 DN. Infine per evitare passaggi di aria che falserebbero la mi-
sura l’apparecchio va tenuto più basso della condotta.

Costruzioni Idrauliche 120


nale avrà un funzionamento alterno a seconda che la portata, per consumi nulli in rete, affluisca al
serbatoio ovvero ne esca per integrare l’eccedenza sulla portata dell’alimentatrice, nell’ora di mas-
simo consumo. Pertanto la condotta che rifornisce dall’alto il serbatoio terminale dovrà, nella sua
funzione di distributrice, alimentare la rete percorrendo in senso inverso la medesima condotta fi-
no al nodo di inversione. Questo è possibile realizzando un collegamento, asservito ad una valvola
unidirezionale, tra arrivo e presa (Figura 13).

Figura 13. Dispositivi di regolazione nelle torri piezometriche e serbatoi terminali

5.3.DIMENSIONAMENTO IDRAULICO DELLE VASCHE DI ACCUMULO

Compito dei serbatoi è quello di accumulare volumi d'acqua necessari per :

assicurare l'alimentazione della rete anche in caso di guasti sull'adduttrice esterna.

La capacità del serbatoio associata ad interruzioni dell’adduzione dell’acquedotto per fatti acci-
dentali è detto Volume o Capacità di Riserva Cr . Valutazioni circa i tempi necessari per le
riparazioni (accessibilità dei luoghi, disponibilità di persone, mezzi e materiali) portano a consi-
derare, generalmente, sufficiente un giorno. Pertanto, è consuetudine assumere la capacità di
riserva Cr pari al flusso in 24 ore della portata media del giorno dei maggiori consumi Qg :

86400
Cr = Qg ⋅ m3
1000
Per una popolazione Pndi 3.000 abitanti con dm , dotazione idrica l/ab*giorno (Capitolo 2.2 Ta-
Pn ⋅ dm 3000 * 275
bella III), 275 [l/(ab giorno)] Æ Q = = = 9,5 l/s
86400 86400

Portata del giorno dei massimi consumi : Qg = k g ⋅ Qa = 2 * 9,5 = 19,0 l/s

86400
Capacità di Riserva: Cr = 19 ⋅ ≅ 1642 m3
1000

Per una popolazione Pndi 200.000 abitanti la dotazione idrica pro capite dm (Capitolo 2.2 Tabel-
P ⋅d 200000 * 600
la III) è di 600 [l/(ab giorno)] Æ Q= n m = = 1388,8 l/s
86400 86400

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 121


Portata del giorno dei massimi consumi : Qg = k g ⋅ Qa = 1,5 ⋅ 1388,8 = 2083,2 l/s

86400
Capacità di Riserva: Cr = 2083,2 ⋅ ≅ 180000 m3
1000
il rifornimento idrico necessario per periodi di emergenza conseguenti ad incendi .
Per una corretta valutazione della Capacità di riserva per incendi Ci occorre tener presente la
dimensione e la natura del carico di incendio2 l’estensione delle zone da proteggere con conse-
guente variazione della richiesta d’acqua. La Normativa prevede tre distinte aree di rischio:
1. Area di livello 1 o classe A : comprende edifici di civile abitazione, luoghi di culto, alberghi
(con esclusione delle centrali termiche), impianti sportivi. L’impianto deve garantire il funzio-
namento di due idranti con lancia DN45 con portata per ciascun idrante di 2 l/s ed una pressione
residua di 2 bar (20 m di colonna d’acqua) per almeno 30 minuti.

2. Area di livello 2 o classe B : stabilimenti industriali e commerciali con materiali di ordina-


ria combustibilità. Per questo tipo di aree deve essere previsto oltre un impianto interno anche
una rete esterna che deve garantire il funzionamento di non meno di quattro idranti con lancia
DN70 con portata per ciascun idrante di 5 l/s ed una pressione residua di 4 bar (40 m di colonna
d’acqua) per almeno 60 minuti.

3. Area di livello 3 o classe C : in queste aeree rientrano particolari opifici per la lavorazione,
confezionamento e deposito di materiali infiammabili. Per questo tipo di aree deve essere pre-
visto oltre un impianto interno anche una rete esterna che deve garantire il funzionamento di
non meno di sei idranti con lancia DN70 con portata per ciascun idrante di 5 l/s ed una pressio-
ne residua di 4 bar (40 m di colonna d’acqua) per almeno 120 minuti.

Gli idranti devono essere posizionati affinché il Fronte specifico di protezione inteso come estensio-
ne in metri del fronte di facciata di un edificio da proteggere con un idrante non superi:
120 m per le aree di classe B
80 m per le aree di classe C
con idranti di soprassuolo del tipo a colonna con due attacchi DN70 (Figura 14);

Figura 14. Idranti di soprassuolo

nel tipo sottosuolo (Figura 15) provvisto di un solo attacco DN70 il Fronte specifico di protezio-
ne scende a

2
Cfr. Circolare del Ministero Affari Interni n.91 del 14 settembre 1961.

Costruzioni Idrauliche 122


60 m per le aree di classe B
40 m per le aree di classe C

Figura 15. Idranti di sottosuolo

Nelle aree di classe A gli idranti sono ubicati agli incroci stradali e lungo le stesse a distanza non
superiore a 200 m per zone a debole intensità abitativa e 100 m per i centri urbani.
Per fissare, in modo preliminare, la capacità da assegnare al serbatoio per il servizio antincendio
si ricorre all’utilizzo di numerose formule desunte in funzione della popolazione :
3600
per piccoli centri abitati (fino a 3000 abitanti) : Ci= nqi*th* [m3]
1000
n =numero di idranti
qi = portata di un singolo idrante [l/s]
th = durata di utilizzo dell’impianto [ore]

Ipotizzando l’utilizzo contemporaneo di due idranti DN45 con portata complessiva di 4 l/s per
una durata di 3 ore : Ci=0,004*3*3600 ≅ 43 m3

3600
Per popolazione maggiore (fino a 200.000 abitanti) Ci= 6 ⋅ N th [m3]
1000
N =popolazione espressa in migliaia
th = durata di utilizzo dell’impianto [ore]

Per un centro di 200.000 abitanti Ci = 6 ⋅ 200 ⋅ 5 ⋅ 3,6 = 1.527 m3

accumulare volumi d'acqua necessari a compensare, nel tempo, fluttuazioni dei con-
sumi rispetto alla costanza della portata dell’acquedotto.
La determinazione del Volume o Capacità di compenso Cc da assegnare al serbatoio affinché
la domanda d'acqua risulti soddisfatta, è governata dalla equazione di continuità idraulica:
dCc
qa − qu = [a]
dt
Risultano noti o facilmente determinabili:
qa = qa(t)
qu = qu(t)

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 123


3
qa(t) è la portata, costante nel tempo, dell'acquedotto
qu(t) è la portata richiesta dalla rete, variabile nel tempo.

Considerato i sotto-periodi di durata ti durante i quali qu(t) >qa, si determina la capacità ne-
cessaria alla compensazione con la semplice relazione
ti
Cc =
∫0
qu(t )dt − qati [b]

Nel caso in cui non si conosce con precisione la funzione qu(t) , legata alle abitudini degli utenti
ed alla variabilità nel tempo delle stesse, per la determinazione della Cc viene fatto spesso rife-
rimento a dati assunti da rilevamenti che hanno portato alla seguente valutazione statistica di
correlazione tra Cc e qa: ricordato che la portata addotta nel serbatoio è, generalmente, la por-
tata media del giorno dei massimi consumi :

9
qa = k g ⋅ Q a = Q g [l/s] 86,4 ⋅ Qg = 0,375 ⋅ 86,4 ⋅ Qg [m3]
⇒ Cc =
24
Seguendo gli esempi precedenti. per una popolazione Pn = 3.000 ed una portata del giorno dei
massimi consumi di Q g = k g ⋅ Q a = 2 ⋅ 9,5 = 19,0 l/s discende una Capacità di Compenso :

Cc = 0,375 ⋅ 86,4 ⋅ 19 ≅ 616 m3

mentre per una popolazione Pn = 200.000 abitanti ed una portata del giorno dei massimi consumi
di Qg = k g ⋅ Qa = 1,5 ⋅ 1388,8 = 2083,2 l/s la Capacità di Compenso risulta :

CC = 0,375 ⋅ 86,4 ⋅ 2083,2 ≅ 67.500 m3

Dal confronto dei dati rilevabili dagli esempi precedenti, Tabella IV, si evince che il volume o capa-
cità di riserva antincendio Ci è , generalmente, inferiore 4al volume o capacità di riserva Cr ; ravvi-
sato che la capacità di compenso Cc non deve essere intaccata, il volume totale Vt da assegnare al
serbatoio sarà dato dal volume Cc a cui andrà sommato la maggiore tra la Capacità di riserva Cr
e la Ci antincendio, potendo escludere la contemporaneità delle cause generatrici.
Tabella IV

Pn Cr Ci Cc Vt
3 3 3 3
abitanti m m m m
3.000 1.642 43 616 2.301
200.000 180.000 1.527 67.500 249.027

Quando, invece, avendo a disposizione i diagrammi settimanali dei fabbisogni idrici orari (Figura 16
l’area evidenziata rappresenta il volume richiesto dalla rete) è possibile costruire il diagramma
cronologico delle portate richieste dagli utenti, nel giorno dei massimi consumi (Figura 17).

3
generalmente la portata del giorno dei massimi consumi.

4
Per centri abitati con esclusione della area A e B suscettibili di valutazioni più approfondite

Costruzioni Idrauliche 124


Figura 16. Diagramma settimanale dei fabbisogni idrici orari

dCc
Dall’analisi dei dati rilevabili l’integrazione della equazione differenziale [a] qa − qu = si esegue
dt
o con il metodo delle differenze finite o tramite metodo grafico basato sulla funzione integrale delle
portate.

Figura 17. Diagramma cronologico delle portate richieste dagli utenti, nel giorno dei massimi consumi

Metodo delle differenze finite: nella Figura 18 è stata riportata sul diagramma cronologico dei
fabbisogni orari qu(t) , la qa(t) , portata dell'acquedotto (costante nel tempo).

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 125


Figura 18

t1
Nell’intervallo di tempo t0 ÷ t1 l’integrale V1 =
∫t0 q dt = qa(t1 − t0 ) rappresenta il volume affluito

t1
nel serbatoio (essendo q = qa) nell’intervallo t0 ÷ t1 la V'1 =
∫t0 q dt rappresenta il volume ero-

gato dal serbatoio (q = qu). La differenza V1 − V'1 è il volume invasato nel serbatoio nell’intervallo
t0-t1 quindi l'area compresa tra la qu(t) e la qa(t) nei differenti intervalli di tempo t0 ÷ t1, t1 ÷ t2,
t2 ÷ T, rappresenta il volume di supero (qu < qa) o il volume deficitario (qu > qa) rispetto alla ri-
chiesta. Negli intervalli di tempo t0 ÷ t1, t2 ÷ T la qa risulta superiore alla qu. I volumi V1 e V3
non utilizzati dalla rete vengono pertanto accumulati nel serbatoio, mentre il volume V2 dovrà es-
sere erogato dal serbatoio ad integrazione della contemporanea portata di afflusso. Alla fine del
periodo T affinché sia possibile la compensazione della variabilità dei consumi rispetto alla costanza
della portata dell’acquedotto dovrà sussistere l’eguaglianza tra volume affluito e volume erogato :
V1 + V3 = V2. Perchè la prefissata successione delle portate qu risulti realizzabile il serbatoio do-
vrà avere un volume di invaso iniziale V0 ed una capacità non inferiore a Cc. La determinazione
delle due grandezze discende dalla integrazione a passi finiti della equazione differenziale
dCc
qa − qu = . V0 è incognito; i Vi sono noti. Riportata, in forma tabellare, la successione cronolo-
dt
gica dei volumi invasati
tempo intervallo Volumi invasati
t = t0 = 0 V = V0
t = t1 t0 – t1 V = V0 + V1
t = t2 t1 – t2 V = V0 + V1 - V2
t=T t2 - T V = V0 + V1 - V2 + V3

Riga per riga si effettuano le cumulate dei valori noti. La somma negativa massima in modulo è V0.
Noto V0, riga per riga, si effettua la somma. La somma massima è la Capacità di Compenso del
serbatoio (vedi Esempio n.10).
t
Metodo grafico : trova fondamento nella funzione integrale : V =
∫0 q ⋅ dt
Nella Figura 19 a sono riportati:
t
• la funzione Vu(t)= ∫0 qu ⋅ dt - curva dei volumi richiesti dalla rete, in funzione del tempo t

Costruzioni Idrauliche 126


t Vu
• la funzione Va(t)= ∫0 qa ⋅ dt – costate essendo qa =
T
= portata di regolazione per soddisfare la

variabile qu richiesta.
Si trasla verticalmente la retta di regolazione fino a far toccare superiormente ed inferiormente la
cumulata delle portate richieste Vu(t). Eseguite queste operazioni, l'intervallo tra le due rette rap-
presenta il volume necessario da assegnare al serbatoio per consentire la prestabilita regolazione
dei deflussi. L’area punteggiata rappresenta la condizione di disponibilità di acqua nel serbatoio.

Figura 19. Determinazione grafica della capacità di compenso Cc

Anche nel caso di afflussi variabili causati da un esercizio periodico e discontinuo come, ad esem-
pio, nel caso di impianti di sollevamento, la capacità di compenso Cc necessaria per la regolazione
è ricavabile ancora graficamente. Noti nel periodo T le portate richieste e l’orario di esercizio del
sollevamento (Figura 20 a) risulta agevole tracciare le curve :
Va (t) = volumi di afflusso al serbatoio nei periodi 0 ÷ t1 e t2 ÷T
Vu (t) = volumi richiesti dalla rete nell’intero periodo T

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 127


La capacità Cc è rappresentata dalla distanza tra le curve traslate superiormente ed inferiormente
alla Vu (t) (Figura 20)

Figura 20 . Determinazione grafica della capacità di compenso Cc con afflusso periodico

ESEMPIO N.10
Determinare la Capacità di Compenso Cc di un serbatoio posto a servizio di una rete urbana.
La portata di alimentazione qa=40 l/s, costante nel tempo ed addotta dall’acquedotto esterno, è
quella del giorno dei massimi consumi.

Caso A: non si ha conoscenza della variabilità dei consumi della rete e pertanto si ricorre a valuta-
zioni di tipo statistico per le quali si assume:

qa = k g ⋅ Q a = 1,5 ⋅ Q a = Q g [l/s] ⇒ Cc = 0,375 x 86,4 x qa [m3]

Cc = 0,375 x 86,4 x 40 = 1.296 [m3]

Caso B : nota la variabilità dei consumi qu(t) nel periodo T di 24 ore, così come riassunti nella
seguente tabella, è possibile determinare la Cc seguendo sia un procedimento analitico e sia grafi-
co.

ora 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
portata 5 2 2 2 6 23 107 135 82 75 74 75
ora 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
portata 84 95 75 44 33 33 38 23 12 10 8 6

Costruzioni Idrauliche 128


Metodo delle differenze finite: la Figura A riproduce l’andamento dei fabbisogni orari qu(t) e
la portata dell'acquedotto qa(t) , costante nel tempo.

6
• Nell’intervallo compreso tra le ore 0÷6 l’integrale V1 = ∫ q dt
0
rappresenta il volume accumu-

lato nel serbatoio (essendo q = qa- qu)


12
• Nel periodo compreso tra le ore 6 ÷ 16 V2 = ∫ q dt
6
rappresenta il volume erogato dal serbatoio

(q = qu - qa) .
• Infine nel terzo ed ultimo periodo, tra le ore 16÷24 , il volume V3 torna ad essere un volume ac-
cumulato nel serbatoio .

Alla fine del periodo T affinchè sia possibile la compensazione della variabilità dei consumi rispetto
alla costanza della portata dell’acquedotto dovrà sussistere l’eguaglianza tra volume affluito e vo-
lume erogato : V1 + V3 = V2 .

Perchè la prefissata successione delle portate qu risulti realizzabile il serbatoio dovrà avere un vo-
lume di invaso iniziale Vo ed una capacita non inferiore a Cc.
La determinazione delle due grandezze discende dalla integrazione a passi finiti della equazione dif-
ferenziale
∫t
V = qdt .

Nella seguente Tabella A è riportata la successione cronologica dei volumi invasati.

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 129


Tabella A

T qu Viu ΣViu qia Via ΣVia ΣVia-ΣViu V0+(ΣVia-Σviu)


3 3 3 3 3 3
ore l/s m m l/s m m m m
0 V0 672,0
1 5 18,0 18,0 43,7 157,4 157,4 139,4 811,4
2 2 7,2 25,2 43,7 157,4 314,7 289,5 961,5
3 2 7,2 32,4 43,7 157,4 472,1 439,7 1111,7
4 2 7,2 39,6 43,7 157,4 629,4 589,8 1261,8
5 6 21,6 61,2 43,7 157,4 786,8 725,6 1397,6
6 23 82,8 144,0 43,7 157,4 944,1 800,1 1472,1
7 107 385,2 529,2 43,7 157,4 1101,5 572,3 1244,3
8 135 486,0 1015,2 43,7 157,4 1258,8 243,6 915,6
9 82 295,2 1310,4 43,7 157,4 1416,2 105,8 777,8
10 75 270,0 1580,4 43,7 157,4 1573,5 -6,9 665,1
11 74 266,4 1846,8 43,7 157,4 1730,9 -116,0 556,1
12 75 270,0 2116,8 43,7 157,4 1888,2 -228,6 443,4
13 84 302,4 2419,2 43,7 157,4 2045,6 -373,7 298,4
14 95 342,0 2761,2 43,7 157,4 2202,9 -558,3 113,7
15 75 270,0 3031,2 43,7 157,4 2360,3 -671,0 1,1
16 44 158,4 3189,6 43,7 157,4 2517,6 -672,0 0,0
17 33 118,8 3308,4 43,7 157,4 2675,0 -633,5 38,5
18 33 118,8 3427,2 43,7 157,4 2832,3 -594,9 77,1
19 38 136,8 3564,0 43,7 157,4 2989,7 -574,4 97,6
20 23 82,8 3646,8 43,7 157,4 3147,0 -499,8 172,2
21 12 43,2 3690,0 43,7 157,4 3304,4 -385,7 286,3
22 10 36,0 3726,0 43,7 157,4 3461,7 -264,3 407,7
23 8 28,8 3754,8 43,7 157,4 3619,1 -135,8 536,2
24 6 21,6 3776,4 43,7 157,4 3776,4 0,0 672,0
Vo= 672,0 1472,1 Cc

Ricordato che “ riga per riga si effettuano le cumulate dei valori noti, la somma negativa massima
in modulo (colonna 8) è V0.

Noto V0, riga per riga, si effettua la somma,la somma massima (colonna 9) è la Capacità di Com-
penso del serbatoio.

Costruzioni Idrauliche 130


Metodo Grafico:
Si costruisce la funzione Vu(t) (cumulata dei valori delle portate qu ) Figura B
La funzione Va(t) = costate essendo qa = Q g portata del giorno dei massimi consumi
Si trasla verticalmente il diagramma della Va(t) fino a far toccare superiormente ed inferiormente il
diagramma della Vu(t) (Figura C)

Figura B Figura C

Dalla Figura C si legge il valore di V0 ≅ 670 m3 e di Cc ≅ 1.470 m3


Infine ipotizzando un afflusso periodico causato da un impianto di sollevamento caratterizzato da 8
ore di funzionamento, la capacità di compenso Cc necessaria per la regolazione è ricavabile sia
analiticamente che graficamente. Operando analogamente al caso precedente si ottiene:

T qu Vi u Σ Vi u qi a Via Σ Via Σ Via -Σ Viu V0 +(Σ Via -Σ v iu )


3 3 3 3 3 3
ore l/s m m l/s m m m m
0 V0 1758,6
1 5 18,0 18,0 131,1 472,1 472,1 454,1 2212,7
2 2 7,2 25,2 131,1 472,1 944,1 918,9 2677,5
3 2 7,2 32,4 131,1 472,1 1416,2 1383,8 3142,4
4 2 7,2 39,6 131,1 472,1 1888,2 1848,6 3607,2
5 6 21,6 61,2 0,0 0,0 1888,2 1827,0 3585,6
6 23 82,8 144,0 0,0 0,0 1888,2 1744,2 3502,8
7 107 385,2 529,2 0,0 0,0 1888,2 1359,0 3117,6
8 135 486,0 1015,2 0,0 0,0 1888,2 873,0 2631,6
9 82 295,2 1310,4 0,0 0,0 1888,2 577,8 2336,4
10 75 270,0 1580,4 0,0 0,0 1888,2 307,8 2066,4
11 74 266,4 1846,8 0,0 0,0 1888,2 41,4 1800,0
12 75 270,0 2116,8 0,0 0,0 1888,2 -228,6 1530,0
13 84 302,4 2419,2 0,0 0,0 1888,2 -531,0 1227,6
14 95 342,0 2761,2 0,0 0,0 1888,2 -873,0 885,6
15 75 270,0 3031,2 0,0 0,0 1888,2 -1143,0 615,6
16 44 158,4 3189,6 0,0 0,0 1888,2 -1301,4 457,2
17 33 118,8 3308,4 0,0 0,0 1888,2 -1420,2 338,4
18 33 118,8 3427,2 0,0 0,0 1888,2 -1539,0 219,6
19 38 136,8 3564,0 0,0 0,0 1888,2 -1675,8 82,8
20 23 82,8 3646,8 0,0 0,0 1888,2 -1758,6 0,0
21 12 43,2 3690,0 131,1 472,1 2360,3 -1329,8 428,9
22 10 36,0 3726,0 131,1 472,1 2832,3 -893,7 864,9
23 8 28,8 3754,8 131,1 472,1 3304,4 -450,4 1308,2
24 6 21,6 3776,4 131,1 472,1 3776,4 0,0 1758,6
3776,4 Vo= 1758,6 3607,2 Cc

Costruzioni Idrauliche Serbatoi 131


Noti, nel periodo T [24 ore], le portate richieste e l’orario di esercizio del sollevamento risulta age-
vole tracciare le curve :
24
qap = volumi di afflusso al serbatoio nei periodi 0 ÷4 e 20 ÷24 Æ q ap = qa
8
qu = volumi richiesti dalla rete nell’intero periodo T

Graficamente , sulla funzione Vu(t) (cumulata dei valori delle portate qu ) si trasla verticalmente il
diagramma della Va(t) fino a far toccare superiormente ed inferiormente il diagramma della Vu(t)

La capacità Cc è rappresentata dalla distanza tra le curve qap traslate superiormente ed inferior-
mente alla qu .

Costruzioni Idrauliche 132


Capitolo 6
RETI DI DISTRIBUZIONE (cenni)

GENERALITA’

Le reti di distribuzione urbana rappresentano l’insieme dei manufatti, delle apparecchiature e delle
tubazioni che si sviluppano nei centri abitati al fine di portare la risorsa idrica alle singole utenze
private ed ai servizi pubblici con condotte che percorrono il sottosuolo. Sulle tubazioni sono inseriti
differenti tipi di prese, per utenze private, per utenze pubbliche, per idranti d'incendio, per
fontanelle stradali. Sono, inoltre, presenti i dispositivi per lavaggio delle fogne e le derivazioni
per idranti da innaffiamento. Completano la rete i dispositivi di intercettazione, di sfiato e di scari-
co e, in casi non molto rari, i valvolismi per la riduzione della pressione.
Nei grandi centri abitati coesistono reti di distribuzione che erogano acque di differenti caratteri-
stiche destinate al soddisfacimento di richieste di differente natura.
Nella città di Roma, ad esempio, alcuni quartieri sono serviti oltre che dalla rete potabile anche
dalla rete per servizi dalla quale si deriva per l'innaffiamento ed il lavaggio delle strade e per
l'irrigazione dei giardini pubblici. Nella città di Genova l'acqua della rete antincendio e per il lavag-
gio delle strade viene attinta dal mare e portata agli idranti con apposita rete di distribuzione.
Nella città di Pescara la rete dei servizi del mercato ittico deriva e distribuisce acqua di mare. Nel-
la Zona Tecnica Alitalia dell'Aeroporto Intercontinentale Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma)
sono presenti tre reti di distribuzione, la rete potabile, la rete industriale e la rete antincendio.
La prima rete deriva dagli acquedotti a servizio della città di Roma, la seconda e la terza rete utiliz-
zano le acque prelevate con sollevamento dal fiume Tevere.

Costruzioni Idrauliche Reti di distribuzione 133


6.1 . CARATTERISTICHE TIPOLOGICHE DELLE RETI
Con riferimento alla posizione del serbatoio di compenso e riserva rispetto all’acquedotto ed alla
rete di distribuzione, è tradizione distinguere tra:

• reti con serbatoio in testata: l’adduttrice alimenta direttamente il serbatoio dal quale si
dipartono le condotte della rete. L’alimentazione del serbatoio, pertanto, è caratterizzata da porta-
ta costante mentre l’erogazione dal serbatoio è caratterizzata da portata variabile.

Figura 1. Rete con serbatoio in testata


Realizzandosi lo sbocco dell'adduttrice in vasca a livello superiore a quello di massimo invaso, nes-
suna interferenza sussisterà tra i due sistemi. Durante tutto l'arco della giornata le portate deri-
vate dalla rete verranno erogate esclusivamente dal serbatoio.

• reti con serbatoio terminale: le condotte della rete si sviluppano tra adduzione e serbatoio.
La condotta di adduzione termina, con sbocco libero, in corrispondenza di una torre piezometrica
che assolve la funzione di disconnessione delle pressioni. Dalla torre piezometrica deriva il siste-
ma di condotte della distribuzione. All’estremo opposto della rete è ubicato il serbatoio.

Figura 2. Rete con serbatoio terminale

Nel considerare il funzionamento idraulico delle reti a serbatoio terminale vanno distinti i periodi
della giornata durante i quali le portate erogate Qu(t) risultano superiori alla portata costante
Qa dell'acquedotto, dai periodi della giornata durante i quali le portate erogate Qu(t) risultano infe-
riori alla portata dell’acquedotto.
Nelle prime condizioni di esercizio (Qu > Qa) la rete viene alimentata parte con la portata dell'ac-
quedotto e parte con la portata erogata dal serbatoio terminale.
Nelle seconde condizioni di esercizio (Qu < Qa) tutta la rete viene alimentata da quota parte
della portata addotta dall’acquedotto. Il supero rispetto alle richieste viene accumulato nel serba-
toio terminale.

Costruzioni Idrauliche 134


I criteri informatori della scelta tra le due differenti tipologie di rete sono strettamente correlati
alla morfometria urbana ed alle possibilità altimetriche nell’intorno del centro da servire.

6. 2. TIPOLOGIA DELLE RETI

Una rete di distribuzione è costituita da un sistema di condotte le quali collegano un certo numero
di punti, detti nodi, solo nei quali possono avvenire immissioni o erogazioni di portata. Con riferi-
mento alla Figura 3, le reti possono essere :

Figura 3.Tipologia delle reti di distribuzione

1. ramificate aperte o a connessione semplice; in questo caso il percorso possibile dal ser-
batoio a qualsiasi nodo è unico;
2. chiuse o a connessione multipla; il percorso possibile da un nodo a qualsiasi altro non è
unico;
3. miste; costituite da un insieme chiuso e da rami aperti

6. 3. CLASSIFICAZIONE DELLE CONDOTTE

Le condotte costituenti una rete di distribuzione di un centro abitato vengono classificate in cinque
distinte categorie

1) Condotta Alimentatrice Principale: collega la torre piezometrica al serbatoio terminale e con percorso
baricentrico attraversa il centro da servire. Nel caso di serbatoio di testata la condotta alimentatrice principa-
le, con tracciato ad anello, percorre il centro da servire con inizio e termine nel serbatoio di testata. Le
condotte di questa categoria, nel caso di centri abitati ed aree industriali di media e piccola dimensione, di
regola sono monodiametro. Non hanno derivazioni per utenze se la tubazione è di grande diametro.
2) Condotte Alimentatrici Secondarie : servono aree estese circa 1 km2 dipartendosi direttamente dalla
Condotta Alimentatrice Principale. Sono anch'esse di regola realizzate con tubazioni monodiametro e vi si am-
mettono diramazioni d'utenza solo in presenza di piccoli diametri.
3) Condotte Distributrici Con Servizio Antincendio : vengono a formare maglie chiuse di lato non superiore
a 200 m con ubicati ai nodi gli idranti da incendio. Hanno diametro fisso pari a 125-150 mm. Sulle stesse sono
presenti derivazioni per utenze private.
4) Condotte Distributrici Senza Servizio Antincendio : hanno diametro non inferiore ad 80 mm e percorro-
no tutte le strade del centro da servire eccettuate quelle interessate dalle Distributrici con Servizio di Antincen-
dio.
5) Condotte Equilibratrici : realizzano i collegamenti tra le estremità delle Condotte Alimentatrici Secondarie
al fine di equilibrare il funzionamento idraulico della rete e consentire un accettabile esercizio anche in condi-
zioni di emergenza dovute ad incendi in atto o rotture di condotte della rete.

Costruzioni Idrauliche Reti di distribuzione 135


Sono oggetto di dimensionamento idraulico esclusivamente le condotte alimentatrici principali e le
condotte alimentatrici secondarie mentre, come detto, i diametri delle distributrici, con e senza
servizio di incendio, vengono assegnati a priori.
Caratteristica propria delle reti di distribuzione urbane ed industriali è la presenza di un elevatis-
simo numero di pezzi speciali (curve, cambiamento di diametri, diramazioni semplici e doppie,
ecc.) e di saracinesche, il tutto richiesto dalla natura a maglie del sistema e dalla necessità di per-
correre con le condotte tutte le strade del centro da servire. Elevata è la frequenza delle deriva-
zioni per utenze private e per servizi pubblici (idranti da incendio, idranti per innaffiamento, ali-
mentazione di fontanelle stradali ecc.). Per soddisfare le esigenze sopra descritte, necessita un
elevatissimo numero di giunzioni, che, associato al particolare ambiente di posa (vibrazioni e ce-
dimenti a seguito dell’intenso traffico urbano, corrosione ed aggressione chimica), dà luogo a per-
dite idriche che fisiologicamente si attestano sull’ordine del 10- 15% del volume d’acqua immesso
nella rete.

6.4 . CONDIZIONI DI ESERCIZIO DELLE RETI

Le reti di distribuzione urbana funzionano in condizioni di moto vario. La variabilità del sistema, pe-
raltro, risulta estremamente graduata e, nella pratica, viene fatto riferimento a due condizioni e-
streme corrispondenti al moto permanente dell’ora dei maggiori consumi ed al moto permanente
dell’ora dei minori consumi. La prima condizione viene ipotizzata contestuale alla configurazione di
serbatoio vuoto, la seconda condizione viene considerata sotto l'ipotesi di serbatoio contempora-
neamente pieno. Nelle Figure 4 e 5 sono riportate le piezometriche dell’ora dei maggiori consumi
e dell’ora dei minori consumi rispettivamente per la rete con serbatoio di testata e per rete con
serbatoio terminale.

Figura 4. Piezometriche dell’ora dei maggiori consumi e dell’ora dei minori consumi
per la rete con serbatoio di testata.

Costruzioni Idrauliche 136


Per contenere l'entità delle perdite entro i limiti di accettabilità ammessi (15-20%) si impone che
la pressione massima sul piano stradale risulti inferiore a 70 m di colonna d'acqua. Contempora-
neamente, per assicurare il corretto servizio, nei periodi di massima richiesta la pressione mi-
nima sul tetto delle abitazioni, o degli edifici industriali, non deve scendere al di sotto di 10 m di
colonna d’acqua. Anche le oscillazioni del carico in rete, causate della variazione della domanda
d’acqua nell’arco della giornata, debbono essere contenute entro i 15- 20 m di colonna d’acqua, e
questo sia per la regolarità del servizio di distribuzione idrica, sia per evitare la rapida perdita di
elasticità delle guarnizioni di gomma dei giunti delle tubazioni della rete, con conseguente forte
incremento delle perdite d’acqua.

Figura 5 – Piezometriche dell’ora dei maggiori consumi e dell’ora dei minori consumi
per la rete con serbatoio terminale

6.5. VERIFICHE IDRAULICHE NELL’ ESERCIZIO DELLE RETI


La soluzione con serbatoio terminale risulta economicamente vantaggiosa in quanto la rete, essen-
do alimentata da ambo le estremità, viene interessata da portate inferiori rispetto a quelle che si
avrebbero nel caso di serbatoio di testata, malgrado l’utilizzo delle torri piezometriche che per la
minima capacità, non dovendo assolvere a funzioni di compenso e riserva, non comportano ec-
cessivi aggravi di costi. Ovviamente la scelta è condizionata sia da condizioni orografiche e sia da
scelte urbanistiche operate sul territorio.
Le problematiche connesse con la tutela dell’ambiente e del territorio tendono oggi a far escludere
l’utilizzo delle torri piezometriche oppure, sopportando costi maggiori, queste vengono adagiate a
terra per un migliore inserimento nel paesaggio.
Nelle città che presentano elevate variazioni di quota al fine di ottemperare alle condizioni di eser-
cizio di cui al paragrafo 6.4. occorre realizzare più reti indipendenti ognuna delle quali “domina”

Costruzioni Idrauliche Reti di distribuzione 137


un’area urbana soggetta a variazioni di carico contenute (Figura 6).

Figura 6. Suddivisione in reti indipendenti ognuna delle quali “domina” un’area urbana

Caso tipico della Città di L’Aquila (Figura 7) che è servita da tre distinte reti di distribuzione ognuna
delle quali è rifornita da una coppia di serbatoi:

Zona alta – serbatoi di san Giacomo;


Zona media – serbatoi del Torrione
Zona bassa – serbatoi di san Giuliano.

Questo può essere realizzato rifornendo indipen-


dentemente i serbatoi a servizio delle varie zone
ovvero riempiendo a cascata il serbatoio della re-
te più bassa o direttamente dal serbatoio o dalla
rete della zona più alta.
Ovviamente la somma delle capacità di compenso
di ogni singolo serbatoio sarà uguale a quella che
si avrebbe nel caso di unica rete servita da un uni-
co serbatoio (Figura 8).
Figura 7 . Schema delle reti di distribuzione del centro
storico di L’Aquila

Figura 8

Costruzioni Idrauliche 138


Capitolo 7
LE RETI FOGNANTI
PREMESSA
L’azione antropica sul territorio si è manifestata nei secoli in maniera sempre crescente ma, negli
ultimi decenni, si è intensificata in modo esponenziale, in relazione alle accresciute potenzialità of-
ferte dalla tecnologia.
Si sono così verificati intensi fenomeni di trasformazione dell’uso del suolo, dovuti a processi di ur-
banizzazione, di industrializzazione e di coltivazione di vaste aree, che hanno comportato macro-
scopici interventi sul territorio. Pertanto la difesa idraulica del territorio non investe solamente le
problematiche della difesa dalle inondazioni ma anche il drenaggio delle aree urbane al fine di re-
golare le acque meteoriche in eccesso ed incanalarle in un sistema di canalizzazioni, di manufatti,
apparecchiature e macchinari atti a raccogliere ed allontanare dagli abitati le acque meteoriche e
le acque reflue prodotte dagli usi domestici, pubblici, artigianali ed industriali.
Un sistema siffatto prende il nome di fognatura dinamica.
La progettazione di una rete di fognatura è strettamente correlata alla conoscenza dell’afflusso
meteorologico, pertanto, origina dallo studio delle precipitazioni che, attraverso la mediazione del
bacino, vengono trasformate in portate secondo vari modelli di trasformazione afflussi-deflussi.

7.1. L’INGEGNERIA DELLE FOGNATURE


Aspetti normativi sulle fognature

NORMATIVA STATALE:
• Circolare Ministeriale LLPP n.° 11633/74 "Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di
trattamento delle acque di rifiuto"
• Legge 10/5/1976 n.°319 "Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento"
• Delibera C.I. 4.2.1977 - Allegato 4 " Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e
dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione"
• Decreto Ministeriale LL.PP. 12/12/1985 "Norme tecniche relative alle tubazioni"

COMPETENZE REGIONALI
Piano Regionale di risanamento delle acque (art.8 Legge 319/76)

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 139


IMPIANTI DI FOGNATURA – DEFINIZIONI

L’Allegato 4 alla Delibera del Comitato Interministeriale relativo alle “ Norme tecniche generali per
la regolamentazione dell’installazione e dell’esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” ri-
porta le definizioni di un’usuale e ricorrente terminologia che verrà spesso richiamata nei paragrafi
seguenti.
Per impianto di fognatura si intende il complesso di canalizzazioni, generalmente sotterranee, atte a racco-
gliere ed allontanare da insediamenti civili e/o produttivi le acque superficiali (meteoriche, di lavaggio, ecc.) e
quelle reflue provenienti dalle attività umane in generale. Le canalizzazioni funzionano a pelo libero; in tratti
particolari il loro funzionamento può essere in pressione (condotte di mandata da stazioni di sollevamento, at-
traversamenti in sifoni, ecc.).
Una rete di fognatura può essere a sistema misto quando raccoglie nella stessa canalizzazione sia le acque di
tempo asciutto, che quelle di pioggia, ed a sistema separato se le acque reflue vengono raccolte in una appo-
sita rete distinta da quella che raccoglie le acque superficiali.
Le canalizzazioni, in funzione del ruolo che svolgono nella rete fognaria, sono distinte secondo la seguente ter-
minologia:
™ fogne: canalizzazioni elementari che raccolgono le acque provenienti da fognoli di allacciamento e/o da
caditoie, convogliandole ai collettori;
™ collettori: canalizzazioni costituenti l'ossatura principale delle rete che raccolgono le acque provenienti
dalle fogne e, allorché conveniente, quelle ad essi direttamente addotte da fognoli e/o caditoie. I collet-
tori a loro volta confluiscono in un emissario;
™ emissario: canale che, partendo dal termine della rete, adduce le acque raccolte al recapito finale.

1) Le canalizzazioni fognarie e le opere d'arte connesse devono essere impermeabili alla penetrazione di acque
dall'esterno e alla fuoriuscita di liquami dal loro interno nelle previste condizioni di esercizio. Le sezioni prefab-
bricate devono assicurare l'impermeabilità dei giunti di collegamento e la linearità del piano di scorrimento. La
impermeabilità del sistema fognario deve essere attestata da appositi certificati di collaudo.

2) Le canalizzazioni e le opere d'arte connesse devono resistere alle azioni di tipo fisico, chimico e biologico e-
ventualmente provocate dalle acque reflue e/o superficiali correnti in esse. Tale resistenza potrà essere assicu-
rata sia dal materiale costituente le canalizzazioni, che da idonei rivestimenti. L'impiego del materiale di rive-
stimento e delle sezioni prefabbricate è ammesso solo su presentazione di apposita dichiarazione di garanzia,
debitamente documentata, della ditta di fabbricazione. Le canalizzazioni costituite da materiali metallici devono,
inoltre, risultare idoneamente protette da eventuali azioni aggressive provenienti sia dall'esterno, che dall'inter-
no delle canalizzazioni stesse. Il regime delle velocità delle acque nelle canalizzazioni deve essere tale da evita-
re sia la formazione di depositi di materiali, che l'abrasione delle superfici interne. I tempi di permanenza delle
acque nelle canalizzazioni non devono dare luogo a fenomeni di settizzazioniI delle acque stesse.

3) Manufatti di ispezione devono di norma essere previsti ad ogni confluenza di canalizzazione in un’ altra, ad
ogni variazione planimetrica tra due tronchi rettilinei, ad ogni variazione di livelletta ed in corrispondenza di o-
gni opera d'arte particolare. II piano di scorrimento nei manufatti deve rispettare la linearità della livelletta della
canalizzazione in uscita dai manufatti stessi. I manufatti di cui sopra devono avere dimensioni tali da consentire
l'agevole accesso al personale addetto alle operazioni di manutenzione e controllo. Lungo le canalizzazioni, al
fine di assicurare la possibilità di ispezione e manutenzione, devono disporsi manufatti a distanza mutua tale da
permettere l'agevole intervento del personale addetto.

4) Le caditoie devono essere munite di dispositivi idonei ad impedire l'uscita dalle canalizzazioni di animali vet-
tori e/o di esalazioni moleste. Esse devono essere disposte a distanza mutua, tale da consentire la veloce eva-
cuazione nella rete di fognatura delle acque di pioggia e comunque in maniera da evitare ristagni di acque sulle
sedi stradali o sul piano di campagna.

IRistagno e putrefazione con conseguenti infezioni

140 Costruzioni Idrauliche


5) Tutti gli allacciamenti previsti alle reti pubbliche devono essere muniti di idonei manufatti, le cui dimensioni
ed ubicazione devono permettere una agevole ispezionabilità al personale addetto alle operazioni di manuten-
zione e controllo

6) Gli scaricatori di piena da reti di tipo misto devono essere dimensionati in modo tale da assicurare che le ac-
que scaricate presentino una diluizione compatibile con le caratteristiche e con l'uso del ricettore. I rapporti di
diluizione e le modalità di scarico verranno stabiliti dagli Enti competenti alla autorizzazione allo scarico.

7) Le stazioni di sollevamento devono essere sempre munite di un numero di macchine tale da assicurare una
adeguata riserva. I tempi di attacco e stacco delle macchine devono consentire la loro utilizzazione al meglio
delle curve di rendimento ed al minimo di usura, tenendo conto che i periodi di permanenza delle acque nelle
vasche di adescamento non determinino fenomeni di setticizzazione delle acque stesse. Le stazioni di solleva-
mento devono essere munite o collegate ad idonei scaricatori di emergenza, tali da entrare autonomamente in
funzione in caso di interruzione di fomitura di energia. Qualora per ragioni planoaltimetriche non risulti possibile
la installazione di scaricatori di emergenza, le stazioni di sollevamento devono, in aggiunta alla normale alimen-
tazione di energia, essere munite di autonomi gruppi energetici, il cui stato di manutenzione deve essere atte-
stato dalle annotazioni riportate su apposito registro. Autonomi gruppi energetici devono, inoltre, essere previsti
in tutti quei casi in cui il ricettore - dove potrebbe sversare lo scarico di emergenza - è sottoposto a particolari
vincoli.

8) La giacitura nel sottosuolo delle reti fognarie deve essere realizzata in modo tale da evitare interferenze con
quella di altri sottoservizi. In particolare le canalizzazioni fognarie devono sempre essere tenute debitamente
distanti ed al di sotto delle condotte di acqua potabile. Quando per ragioni planoaltimetriche ciò non fosse pos-
sibile, devono essere adottati particolari accorgimenti al fine di evitare la possibilità di interferenze reciproche.

9) Lo studio di una rete di fognatura deve sempre riferirsi per gli elementi di base (previsioni demografiche ed
urbanistiche, dotazioni idriche, dati pluviometrici, tipologia portata e qualità dei liquami, etc.) a dati ufficiali o
comunque resi tali da apposita dichiarazione delle competenti Autorità.

10) La scelta del tipo di materiale delle canalizzazioni deve essere effettuata sulla base delle caratteristiche i-
drauliche, della resistenza statica delle sezioni, nonché in relazione alla tipologia ed alla qualità dei liquami da
convogliare. Le canalizzazioni devono essere sempre staticamente verificate ai carichi esterni permanenti ed
accidentali, tenendo conto anche della profondità di posa e delle principali caratteristiche geotecniche dei terreni
di posa e di ricoprimento.

11) L'ente gestore della fognatura deve predisporre un idoneo programma di interventi di manutenzione ordina-
ria e straordinaria della rete di fognatura gestita. Tale programma deve, in particolare, definire gli intervalli di
tempo entro i quali effettuare le normali operazioni di spurgo della rete nonché le verifiche concernenti sia le
condizioni statiche dei manufatti e lo stato di usura dei rivestimenti. L'attuazione di detto programma deve ri-
sultare da specifiche annotazioni da riportarsi su apposito registro. L'ente gestore deve, inoltre, disporre di una
planimetria quotata sviluppata in una scala adeguata per permettere la chiara individuazione della rete fognante
gestita. La stessa planimetria deve riportare lo schema della rete di distribuzione dell'acqua potabile. La plani-
metria di cui sopra deve risultare costantemente aggiornata.

Gerarchicamente, procedendo dagli allacci dei privati e dalle caditoie stradali fino a giungere, dopo
opportuni trattamenti, al recapito finale di restituzione delle acque reflue in un recettore naturale,
si distinguono:

• fognoli di allacciamento : di dimensione non inferiore a 200 mm, consentono la immissione in


rete degli scarichi domestici, dei servizi pubblici e delle acque meteoriche raccolte dalle cadi-
toie stradali.
• canali di fogna : costituiscono la rete ramificata aperta che percorre tutte le strade del centro
abitato, eccettuate quelle servite dai collettori principali .
• collettori principali : grandi canalizzazioni a servizio di vaste aree.

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 141


• collettori emissari : canali che provvedono all'allontanamento delle acque raccolte dai centri
abitati fino all'impianto di depurazione e/o al recapito finale.

Le reti di fognatura sono, in genere, del tipo ramificato aperto. Il funzionamento idraulico è a su-
perficie libera, pur non mancando esempi di reti progettate anche per il funzionamento in pressio-
ne. Con specifico riferimento all'origine delle acque raccolte e trasportate, le reti di fognatura ven-
gono classificate in:

™ reti di fognatura a sistema unitario o misto:

raccolgono e convogliano le acque pluviali e le acque reflue con un unico sistema di canalizzazioni.
In questi sistemi i collettori sono dimensionati in funzione delle portate meteoriche conseguenti al-
l’evento di pioggia in progetto. Questa portata è nettamente maggiore (centinaia di volte) della por-
tata delle acque reflue e poiché l’impianto di depurazione è dimensionato con valore di poco supe-
riore alla portata nera (portata nera diluita con rapporto di diluizione 1-4) , il supero dovrà essere
scaricato direttamente nel mezzo recettore , con opportuni manufatti detti scaricatori di piena.
L’ubicazione di questi dispositivi è consigliabile ogni qual volta sia possibile lo scarico diretto nel
recettore (scarichi di alleggerimento) e comunque all’ingresso del depuratore . In questi sistemi il
lavaggio della fognatura è legato al regime pluviometrico, pertanto, nei periodi di secca , l’esigua
portata nera defluisce con velocità molto bassa con conseguente sedimentazione dei solidi e
l’innesco di fenomeni putrefattivi . In seguito si chiarirà meglio questo aspetto e si descriveranno le
soluzioni possibili per la risoluzione del problema.

Figura 1. Schema di fognatura con sistema unitario

™ reti di fognatura a sistema separato :

le acque reflue vengono raccolte e convogliate con un sistema di canalizzazioni distinto dal sistema
di raccolta e convogliamento delle acque pluviali. La dimensione dei collettori delle acque pluviali è
praticamente identico a quello della corrispondente rete unitaria mentre la rete nera è caratteriz-
zata da spechi di modeste dimensioni. Generalmente la rete pluviale scarica direttamente nel mezze
recettore ; oggi, dal punto di vista ambientale, si tende a separare le portata di prima pioggia che,
soprattutto dopo un lungo periodo di siccità, presenta elevati contenuti inquinanti a seguito del
lavaggio delle superfici stradali . Il sistema separato garantisce una portata nera pressoché costan-
te all’impianto di depurazione però, data la limitata quantità, può creare problemi di smaltimento
della parte solida, soprattutto nei tratti pianeggianti, per mancanza del lavaggio operato della por-
tata pluviale.

142 Costruzioni Idrauliche


Figura 2. Schema di fognatura con sistema separato

Non esistono ragioni di validità di un sistema rispetto all’altro. Dalla scelta del sistema può dipen-
dere:

1. dal costo
2. dal funzionamento efficiente
3. dalla realizzabilità

Dal punto di vista igienico sanitario entrambi i sistemi presentano il limite di non consentire il com-
pleto conferimento del carico inquinante, raccolto dalla fognatura, all’impianto di trattamento
finale. Nel sistema separato, privo di separatori di prima pioggia, le acque di lavaggio delle strade
sono scaricate dai collettori pluviali, senza trattamento, nei recettori. Nel sistema misto , durante
eventi tenui di pioggia, che attivano gli scaricatori di piena con gradi di diluizione poco superiori alla
norma, una parte del carico inquinante connesso alle portate nere è sversato direttamente nel re-
cettore senza trattamento.
Infine costatato che l’inquinamento delle acque di prima pioggia è causato principalmente dal dila-
vamento delle superficie pavimentate (strade e piazze), nella realizzazione di nuove reti di fogna-
tura, in entrambi i sistemi, si tende a isolare, a monte dell’immissione nella rete, le acque di piog-
gia intercettate e raccolte dai tetti e convogliarle verso il recettore più vicino, su terreni permeabili
o, attraverso pozzi perdenti, direttamente nella falda.

Le esigenza della raccolta ed allontanamento delle acque nere e delle bianche sono diverse e pos-
sono portare a situazioni fra loro inconciliabili che rendono obbligata la scelta del sistema separato:

Le acque nere :
impongono : profondità di posa al disotto della rete idrica;
pendenza sufficiente per un continuo deflusso
ammettono : sollevamento meccanico caratterizzato da portate esigue e basse prevalenze.

Le acque bianche :
impongono : funzionamento a gravità (fatta l’unica eccezione del recettore a quota maggiore della
sezione terminale dell’emissario)
ammettono : posa superficiale (al limite pendenze naturali del reticolo idrografico)
basse pendenze

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 143


7.2. TIPOLOGIA DELLE RETI DI FOGNATURA

Le reti di fognatura, come già detto, sono costituite da canali chiusi funzionanti a superficie libera.
L'andamento plano-altimetrico delle reti, pertanto, risulta strettamente connesso alla morfometria
dei luoghi ed alla natura ed ubicazione del mezzo ricettore finale; in funzione delle differenti realtà,
originano due schemi elementari o di base, perpendicolare ed a ventaglio, che potendo coesistere
tra loro realizzano schemi multipli: longitudinale, a terrazze e radiale .

a - Schema perpendicolare: i collettori principali, disposti sulle linee di massima pendenza, conflui-
scono nell’emissario che scorre parallelamente al mezzo recettore fino all’impianto di depurazione.

con sistema misto,


con scaricatori di piena
al termine dei collettori
principali;

con sistema separa-


to, con i collettori plu-
viali che sversano diret-
tamente nel recettore ;

con sistema separato


e separatori di prima
pioggia ubicati al termi-
ne dei collettori pluviali
ed in prossimità dell’e-
missario.

Figura 3
b - Schema a ventaglio : i collettori principali, che raccolgono le reti dei bacini secondari, conflui-
scono in un unico punto dal quale inizia l’emissario verso l’impianto di trattamento. Se il sistema è
misto in questo punto verrà posizionato lo scaricatore di piena (Figura 4).

Figura 4.

144 Costruzioni Idrauliche


c - Schema a terrazze: l’orografia del territorio impone la realizzazione di sottobacini indipendenti
tra di loro. Ognuno di essi è a servizio della propria zona posta a quota diversa e dotata di una pro-
pria ed autonoma configurazione (Figura 5).

Figura 5

d - Schema radiale :Il centro da servire risulta suddiviso in più settori ognuno con rete di fognatura
propria e con distinto recapito finale. Lo schema è tipico di città collinari con impluvi che convoglia-
no verso bacini distinti (Figura 6).

Figura 6

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 145


7.2. LA GEOMETRIA DELLE SEZIONI DEGLI SPECHI DI FOGNATURA

Gli spechi di fognatura, tutti, per ragioni igieniche, realizzati a sezione chiusa, hanno forme geo-
metriche caratteristiche e differenziate in funzione del tipo di rete.
Nel caso di reti separate:

™ le acque bianche vengono incanalate in spechi a sezione circolare. In caso di collettori o emissari
a servizio di vasti bacini e per i quali è previsto il vettoriamento di portate elevate, si ricorre al-
l'adozione di più spechi a sezione circolare funzionanti in parallelo. Non sono infrequenti casi di
adozione di sezioni rettangolari di grandi dimensioni. In queste per contenere lo spaiamento del-
le acque in concomitanza di piccole portate si ricorre all’accortezza di sagomare il fondo con
doppia falda convergente verso il centro;

™ le acque reflue vengono evacuate in spechi a sezione circolare di dimensione compresa da un


minimo di 250 mm ad un massimo di 800 mm (Tubi di Grès e P.V.C.). Nel caso di necessità di
adozione di spechi di dimensione superiore, si ricorre all'impiego di spechi di sezione semiovoi-
dale fino alla dimensione 70x70 cm e, successivamente, per dimensioni maggiori si adottano
spechi ovoidali fino alla dimensione 160x240 cm (Figura 7).

Figura 7 . Sezioni correnti per spechi di fognatura

Nel caso di reti unitarie le acque, sia reflue che di pioggia, vengono trasportate, come già detto, in
unica canalizzazione realizzata, per le piccole e medie portate, con spechi a sezione circolare. Per
dimensioni maggiori a diametri commerciali, si adottano spechi ovoidali senza banchina. I grandi
collettori ed i canali emissari vengono realizzati con spechi con sezioni banchinate di notevoli di-
mensioni (fino a 3200x3200 ed oltre)

Figura 8. Sezioni storiche per grandi spechi di fognatura

Il ricorso all'adozione di sezioni policentriche ovoidali sia per la rete nera di sistemi separati sia per
le reti miste è dettato da necessità idrauliche. Le portate nere, di limitata entità se raffrontate alle
portate bianche prodotte dalla stessa area servita (rapporti nero/bianco compresi tra 1/100 e
1/600), debbono essere vettoriate con velocità sostenuta sia per ridurre i tempi di permanenza del
liquame in fognatura, sia per ostacolare fenomeni di sedimentazione delle sostanze organiche ed

146 Costruzioni Idrauliche


inorganiche presenti nei reflui. Lo scopo viene conseguito ricorrendo all'impiego di spechi a sezione
circolare per piccole canalizzazioni ed a sezione ovoidale per dimensioni medie e grandi. In questi
ultimi le portate delle acque reflue vengono ad interessare la zona caratterizzata da forte curvatura
ed elevato valore del raggio idraulico, fattore determinatore di elevata velocità di flusso.

7.3. LE PORTATE DELLE RETI DI FOGNATURA

A. Portata nera o Fecale

La valutazione della portata fecale riveste ampio margine di incertezza data la impossibilità intrin-
seca di conoscere attendibilmente:

• la quantità della portata addotta dall'acquedotto che raggiunge la rete di fognatura;


• l'entità delle eventuali perdite dalle canalizzazioni;
• la possibile immissione di acque parassite;
• la distribuzione dei flussi nell'arco della giornata.
Si perviene ad attendibili stime della portata fecale considerando le dotazioni idriche assentite e
la numerosità della popolazione da servire. Peraltro non tutta l'acqua immessa nella rete di di-
stribuzione idrica perviene alla rete di fognatura. Parte, a causa delle perdite fisiologiche proprie
della rete di distribuzione, non perviene agli utenti. Inoltre parte della portata effettivamente
utilizzata viene dispersa per evaporazione, evapotraspirazione e dispersione nel suolo (innaffia-
mento piante e giardini, lavaggio di biancheria e pavimenti, ecc.).
I dati relativi a rilevamenti mirati alla valutazione della percentuale dell'acqua immessa nella rete
di distribuzione che raggiunge la fognatura risultano molto dispersi. L'ordine di grandezza delle
perdite è del 30-40%. Nel caso di fognatura separata, facendo riferimento per il dimensionamento
idraulico degli spechi alle portate fecali, prudenzialmente si assume che l’80% della dotazione idrica
verrà vettoriata dal sistema fognante.
Noti pertanto la dotazione idrica del giorno dei maggiori consumi dII [l/ab x giorno] ed il nu-
mero N di abitanti da servire con la rete di fognatura, risulta agevole determinare il valore della
portata media fecale con la relazione:
0,8 ⋅ N ⋅ d
qmed = [l/s]
86400

Per acquisire il valore della portata di picco fecale necessita definire il valore del coefficiente di
punta Cp, rapporto tra la portata fecale massima e la portata fecale media giornaliera. Non è cor-
retto fare riferimento all'analogo coefficiente di punta adottato nel dimensionamento della rete in
pressione idropotabile, dato il potere regolatore delle reti di fognatura correlato al funzionamento
di queste in condizioni di moto vario a superficie libera. La letteratura tecnica in argomento
indica valori sperimentali di Cp compresi tra 1,3 ed 1,5 (valori sperimentalmente rilevati nelle reti
fognarie di Foggia Cp ≤ 1,5 e di Napoli Cp = 1,26).

Per la determinazione di Cp III in fase di progettazione la Water Pollution Control Federation consi-
glia il ricorso alla relazione : Cp = 20 N-0,2 [N in migliaia].

Per la determinazione della popolazione, nel caso di nuovo progetto, si fa riferimento alle indicazio-
ni delle Norme di Attuazione del Piano Regolatore Generale vigente per le zone oggetto delle opere
di urbanizzazione ed in particolare ai seguenti parametri urbanistici:

St - Superficie territoriale [m2]: area complessiva dei lotti ricompresi un una determinata Zona con specifica
destinazione urbanistica ; è somma della Superficie fondiaria Sf e delle superfici da destinare ad opere di urba-

II Rilevabile dall’Ente gestore dell’acquedotto

III Maggiore è la popolazione tanto più Cp tende ad 1

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 147


nizzazione interne all’area di intervento (strade, parcheggi, aree di manovra, spazi verdi, ecc.)

Sf – Superficie fondiaria [m2]: area netta edificatoria pari alla St depurata delle superfici da destinare ad o-
pere di urbanizzazione

Uf – Indice di utilizzazione fondiaria [m2/m2] esprime in m2 la massima Superficie utile Su costruibile per
ogni m2 di Superficie fondiaria Sf

V – Volume residenziale costruibile [m3] :prodotto della Su*h con h = altezza del piano da pavimento a
soffitto;

IVC – Indice volumetrico capitarlo o Standard residenziale per abitante:


per zone non residenziali [abitante / ha] , con ha= ettari di superficie edificabile
per zone residenziali [abitante / m3]

N – Popolazione ricadente in una Zona :


per zone non residenziali : prodotto dell’ IVC*Sf
per zone residenziali prodotto dell’ IVC*V

Con gli elementi acquisiti risulta estremamente agevole determinare il valore della portata mas-
sima fecale necessario per il dimensionamento idraulico degli spechi di fognatura. Infatti, deter-
minato il numero N degli abitanti che gravitano sul tratto di fognatura in esame, il valore della
portata nera di progetto è dato alla relazione:

0,8 Cp ⋅ N d
qmax = [l/s]
86400

Nel caso di reti separate la qmax sarà la portata di dimensionamento dello speco per un assegnato
valore del Grado di Riempimento, 50%÷60 % della sezione totale dello speco, generalmente di
forma circolare. Nel caso di reti unitarie, ricordato che la portata bianca è centinaia di volte la por-
tata nera, non è necessario, per il dimensionamento dello speco, tener conto della nera qmax . Oc-
correrà comunque verificare, per lo speco dimensionato per la massima portata pluviale Qmax , il
valore della velocità corrispondente ad una portata nera 0,5 qmax

B. PORTATA PLUVIALE
Il valore della portata massima di pioggia può essere determinato adottando differenti procedure.
Con formule empiriche, valide in ambiti territoriali limitati, si correla l'intensità di pioggia alla por-
tata di picco attraverso espressioni matematiche ottenute da analisi di tipo regressivo. Il metodo,
molto diffuso fino agli anni cinquanta, risulta superato.
Attualmente, a volte, si fa ancora ricorso, nelle fasi di progettazione di larga massima, a metodi
semiempirici, basati su formulazioni caratterizzate dalla presenza di coefficienti dedotti da elabora-
zioni condotte con i metodi correntemente adottati. Tra questi i più diffusi sono:
• il metodo cinematico, fondato sul concetto della corrivazione;
• il metodo del volume d’invaso, basato sul concetto della laminazione.

In tutti i metodi si ricerca la pioggia di progetto assumendo, per un assegnato tempo di ritorno
T, il legame funzionale tra altezza di pioggia h e durata t della stessa (curva di possibilità pluvio-
metrica o curva di caso critico).

B.1. PRECIPITAZIONI

Le precipitazioni sono causate, principalmente, dal raffreddamento e condensazione di masse d’aria


a causa di moti ascensionali. Questi sono provocati da differenti temperature stagionali tra oceani e
continenti, dalla successione delle aree cicloniche, dall’intensità e direzione dei venti, ecc.
La condensazione può essere causata da differenti situazioni che concorrono nella classificazione
delle piogge:
™ Orografiche o di rilievo : generate da moti ascendenti di masse d’aria per effetto di rilievi;

148 Costruzioni Idrauliche


™ Convezione: causate dal riscaldamento di masse d’aria al suolo che attivano correnti ascen-
denti con conseguente raffreddamento nel passaggio a zone fredde;
™ Piogge cicloniche: generate da perturbazioni bariche che creano correnti ascendenti e da
mescolamenti di masse d’aria a differenti temperature:
™ Precipitazioni di contatto con oggetti e piante collocati a terra a temperatura inferiore :
rappresentano un ulteriore passaggio dell’acqua dall’Atmosfera alla Terra .
™ Nebbie (vapore già condensato, ma trattenuto nell’aria). Le goccioline contenute nelle nebbie
basse vengono captate dal terreno e dalla vegetazione, l’eccesso di acqua non trattenuto goccio-
la e scorre sul terreno; a temperature inferiori a 0°C le goccioline a contatto con le superfici
fredde solidificano in un strato di cristalli di ghiaccio detti Brina.
™ Rugiada : condensazione del vapore, contenuto negli strati bassi dell’atmosfera raffreddati per
contatto con il terreno e la vegetazione, danno luogo alla formazione di goccioline che, per tem-
perature inferiori a 0°C, si condensano allo stato solido sotto forma di cristalli di ghiaccio dando
luogo alle Gelate bianche.

L’entità delle precipitazioni di contatto è di difficile valutazione ed è misurabile con difficoltà mentre
ciò è agevole per le precipitazioni atmosferiche sotto forma di pioggia o neve.
La misura delle precipitazioni viene effettuata con i pluviometri in stazioni diffuse sul territorio
nazionale (una stazione circa ogni 80 km2).
A seconda delle grandezze rilevabili si hanno pluviometri:

Ordinari : (Figura 9) lo strumento si compone di un recipiente cilindrico con fondo ad imbuto e


bocca intercettatrice del diametro di 35,7 cm (area della bocca 1/10 di m2) ; la precipitazione rac-
colta viene misurata, volumetricamente, giornalmente (convenzionalmente alle ore 9). Il rapporto
tra volume ed area della bocca fornisce il valore dell’altezza di precipitazione nelle 24 ore preceden-
ti. Nelle zone montane ove le precipitazione sono nevose, al pluviometro ordinario viene sostituito il
Nivopluviometro . Questo, privo imbuto di protezione, ha il fondo piatto che può essere rimosso per
la fusione della neve e la corrispondente altezza di precipitazione allo stato liquido nell’intervallo di
tempo considerato.

Figura 9. Pluviometro ordinario e nivopluviometro

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 149


Registratori o pluviografi : hanno dispositivo di intercettazione identico all’ordinario , ma l’acqua
raccolta e condotta con continuità ad apparecchi registratori, di cui si dirà in seguito. Assolvono alla
necessità di conoscere la distribuzione e le durate delle precipitazioni nell’arco delle 24 ore.
Essenzialmente sono di due tipi : a sifone ed a bilanciere. Nel primo, raffigurato nella Figura 10,
la pioggia intercettata dalla bocca viene raccolta in un recipiente R munito di un galleggiate G al
quale è associata una punta scrivente P che registra su un rullo, ruotante a velocità nota e costante
l’aumento del livello nel recipiente. Quando l’acqua raggiunge un prefissato livello è libera di uscire
solo attraverso il sifone S; il recipiente si vuota bruscamente, e la punta scrivente traccia una linea
verticale sul tamburo. Per risalire all’altezza di precipitazione ed alla correlata durata è sufficiente
sommare i tratti salienti.

Figura 10. Schema di un pluviografo a sifone e relativo tracciato di registrazione

Nel tipo a bilanciare (Figura 11) l’acqua raccolta dalla bocca riempie alternativamente due vaschet-
te triangolari B che costituiscono il bilanciere il cui funzionamento è legato al peso dell’acqua ed alla
quantità di precipitazione raccolta.

Figura 11. schema di un pluviografo a bilanciere e relativo tracciato di registrazione

Al moto del bilanciere è associata un'ancora che, agendo su una ruota dentata, mette in rotazione
l'eccentrico E, al quale è solidarizzata una punta scrivente su tamburo rotante, anche in questo ca-

150 Costruzioni Idrauliche


so a velocità nota e costante. Poichè il movimento del bilanciere è a scatti il diagramma risultante è
a gradini. L’altezza di precipitazione e la durata relativa si ricavano dal diagramma ribaltando i trat-
ti discendenti .

Totalizzatori : vengono usati in stazioni dove, per particolari condizioni ambientali, non è possibile
effettuare rilevazioni a breve periodo. La bocca di intercettazione è più piccola del tipo Ordinario,
1/40 di m2, ma il recipiente di raccolta, privo dell’imbuto, ha capacità maggiore e nel suo interno
vengono poste quantità misurate di cloruro di calce per sciogliere la neve e di olio di vaselina per
contenere l’evaporazione. Nella Figura 12 sono raffigurati pluviometri totalizzatori dotati dello
schermo di Nipher, utilizzato per ridurre gli errori di misura causati, generalmente dal vento. Poiché
le gocce di pioggia crescono nell’attraversare strati di atmosfera, vicini al suolo e prossimi alla satu-
razione, l’altezza minima della bocca dal suolo è fissata in 1,5 m per i pluviometri ordinari e 3,00 m
per i pluviometri totalizzatori ( secondo il Servizio Idrografico Italiano).

Figura 12. Pluviometri totalizzatori

Per zone di alta montagna, soggette a notevole in-


nevamento, può essere necessario valutare il quan-
titativo di acqua equivalente del manto nevoso. Per-
tanto si tende a risalire alla valutazione dello spes-
sore del manto nevoso o con misure dirette, tramite
sondaggi o letture ad aste graduate, o con rileva-
zioni satellitari , con sovrapposizione di immagini
opportunamente elaborate (Figura 13).

Figura 13

Parametri caratteristici delle piogge e loro presentazione


™ Altezza di precipitazione h [espressa generalmente in mm] è pari al rapporto tra il volume
V
V di acqua precipitato su una superficie nota A e l’area stessa h =
A
h
™ Intensità di precipitazione i [espressa generalmente in mm/ora] è pari al rapporto i =
t
con t pari all’intervallo di tempo nel quale è affluito il volume V

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 151


La raccolta delle osservazioni di piogge ed una loro prima elaborazione viene effettuata dagli Uffici
Idrografici e pubblicati negli Annali Idrologici IV suddivisi, attualmente, in tre parti:

La prima è suddivisa in due Sezioni:

IV Presidenza del Consiglio dei Ministri - Servizi Tecnici Nazionali

152 Costruzioni Idrauliche


Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 153
Figura 14 .Ubicazione delle stazioni idrometriche

154 Costruzioni Idrauliche


Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 155
156 Costruzioni Idrauliche
Tabella VI : Solo per alcune stazioni e per i periodi compresi tra gennaio e maggio ed ottobre di-
cembre sono riassunti i valori
- delle altezze , in cm del manto nevoso, rilevate a fine mese;
- delle quantità di neve cadute nel mese;
- il numero dei giorni nevosi;
- il numero complessivo dei giorni di permanenza del manto nevoso .
La seconda parte è suddivisa in quattro sezioni:

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 157


158 Costruzioni Idrauliche
Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 159
160 Costruzioni Idrauliche
Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 161
162 Costruzioni Idrauliche
Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 163
164 Costruzioni Idrauliche
La terza ed ultima parte attiene alla Mareografia.

7.4. DISTRIBUZIONE DELLE PRECIPITAZIONI NEL TEMPO

Dalle osservazione raccolte negli annali si rileva che per una data durata temporale un’altezza di
precipitazione, misurata in una certa stazione, è sensibilmente variabile da anno ad anno .
Poichè il fenomeno è ipotizzato non evolutivo, si ritiene di poter individuare, per ogni stazione, il
valore medio da una serie elevata di anni di osservazione N che soddisfi alla condizione che tale va-
lore non vari sensibilmente includendo o escludendo dal conteggio un numero limitato di anni.
Questa media, detta Valore Normale, è stimata per un periodo di circa 40 ÷ 50 anni. Anche se
gli eventi di pioggia non si riproducono identici in tale periodo, si ha effettivamente a grandi linee
la percezione del fenomeno. Nella progettazione idraulica ricorre, sovente, la necessità di conosce-
re la correlazione, per un’assegnata stazione, tra altezza di precipitazione e durata dell’evento .
Generalmente per ricercare una relazione matematica, tra due variabili x ed y, del tipo yi = ƒ(xi)
in modo tale che sia possibile prevedere un valore della y in funzione di un assegnato valore della
x, si fa ricorso all’interpolazione dei dati con idonee funzioni .

I dati relativi alle altezze di pioggia correlate a durate prescelte possono essere rappresentati grafi-
camente su un piano cartesiano con le durate, asse delle ascisse, e le correlate altezze di precipita-
zione in ordinate (Figura 16).

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 165


Figura 16. Costruzione della curva di possibilità pluviometrica

La spezzata che unisce i singoli punti può essere interpretata analiticamente ed in modo soddisfa-
cente, mediante l’equazione di potenza: h = a ⋅t
n
[a]
con h (mm) altezza di precipitazione, t la sua durata (ore o frazioni decimali di ora) a ed n due
parametri dipendenti dalle caratteristiche pluviometriche della zona:
• n < 1, poichè l'intensità di pioggia i = h/t diminuisce con l'aumentare della durata; assume ge-
neralmente valori compresi tra 0,3 e 0,7;
• a rappresenta l'altezza di pioggia caduta nell'unità di tempo (a seconda dei casi un'ora o un
giorno) V.
La relazione [a] può essere esplicitata determinando i valori di a ed n in modo analitico utilizzan-
do il Metodo dei minimi quadrati con :

Σy ⋅ Σx2 − Σx ⋅ Σxy N⋅ Σxy − ΣxΣy


a= b=
N Σx − (Σx)
2 2
N Σx2 − (Σx)2

1
a ⋅ Σy + bΣx ⋅Y − ⋅ (Σy)2
r= N
1
Σ(y)2 − (Σy)2
N

N = numero della serie di dati x,y

r = coefficiente di correlazione, indica la qualità che è stata ottenuta con la regressione; valori
prossimi ad 1 indicano un’ottima interpolazione, essendo ridotti al minimo gli scarti dei punti.

V
h=a tn h [mm] a [mm ora-1]
h=a*24n tn h [mm] a [mm giorno-1]
h=a/1000*24n tn h [m] a [m giorno-1]

166 Costruzioni Idrauliche


Per determinare i valori di a ed n è possibile utilizzare un metodo grafico; scrivendo la [a] nella
forma log h = log a + nlog t
questa rappresenta in un piano bilogaritmico una retta. (Figura 17)
la costante a è definita dal valore dell’ordinata per t=1
la costante n è il relativo coefficiente angolare.

Figura 17.

Raccolti, per un numero sufficiente di anni, i dati relativi alle altezze di pioggia correlate alle durate
prescelte, si ordinano, per ogni durata, in senso decrescente. Vengono così determinati i valori del
Primo caso critico (altezze di precipitazione raggiunte una volta e superate mai, nel periodo di
osservazione); i valori che seguono in ordine di grandezza i massimi individuati in precedenza de-
terminando il Secondo caso critico (altezze di precipitazione raggiunte una volta e superata una,
nel periodo di osservazione) e cosi via fino all'ordine N. I dati dei vari ordini (I, II, III, ecc.) pos-
sono essere interpolati ottenendo le curve di I, II,III, ecc. caso critico. L'ordine di una curva di caso
critico indica dunque le volte in cui i valori che essa regolarizza sono stati raggiunti negli N anni di
osservazione e superati n-1 volte.

Avendo a disposizione numerosi anni di osservazione, considerati tutti i valori massimi riscontrati
alle varie durate, si perverrebbe ad una legge che, a meno di eventi eccezionali, garantirebbe la
non superabilità dei dati osservati; il conseguente dimensionamento della rete sarebbe in grado di
contenere la portata derivante da qualsiasi pioggia. Questo però non è sempre necessario nè fatti-
bile dal punto di vista economico.
Le curve di caso critico non permettono di conoscere il ritorno periodico di un evento pluviometrico
caratterizzato da una particolare intensità né, tanto meno, consentono di estendere il campo delle
previsioni oltre il periodo reale di osservazione, se non ricorrendo a metodi statistici che consenta-
no di definire un intervallo medio di tempo Tr(anni), detto Tempo di Ritorno, per eventi pluvio-
metrici di intensità nota o mai registrata. Benché ovvio, è bene sottolineare che il tempo di ritorno
non rappresenta una scadenza fissa ma un valore medio temporale nel quale probabilmente
l’evento preso in considerazione ricorrerà e l’attendibilità del risultato si riduce all’aumentare della
proiezione temporale soprattutto in rapporto al numero degli anni N di osservazioni disponibili.
Tra i vari metodi statistico-probabilistici per l’analisi di campioni di altezze di pioggia massime an-
nuali il più noto è quello di Gumbel (1958). Per le precipitazioni massime di assegnata durata, si fa

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 167


riferimento alla seguente espressione statistica :

h (Tr) = h + F ⋅ S(h) [a]


essendo :
h(Tr) altezza di pioggia eguagliata o non superata ogni Tr (anni)
h il valore medio delle altezze di precipitazione, di un’assegnata durata, negli N anni osservati
F Fattore di frequenza
S(h) scarto quadratico medio campionario della variabile h
Y(Tr ) − YN
Secondo Gumbel, adottando per il fattore di frequenza l’espressione F = si ha:
SN
S(h) S(h)
h (Tr ) = h − YN + Y(Tr ) [b]
SN SN
⎡ T − 1⎤
Y(Tr) variabile ridotta Y(Tr ) = − ln ⎢− ln r ⎥
⎣ Tr ⎦
YN media della variabile ridotta
SN scarto quadratico medio della variabile ridotta
YN e SN sono funzioni del numero N degli anni di osservazione; i valori, riportati nella Tabella I in
funzione degli N anni di osservazione, possono essere anche determinati analiticamente con le se-
guenti espressioni:
0,5
∑i =1 (Yi − Y N ) ⎥⎦
1 N ⎡ 1 N 2⎤
YN =
N ∑i=1 Yi SN = ⎢
⎣N − 1

essendo Yi una serie di variabili ridotte dipendenti solo dal numero N dei dati di osservazione, or-
dinati in senso decrescente.
Tabella I

168 Costruzioni Idrauliche


N+1
Secondo Wiebul, il Tempo di Ritorno campionario è dato da Ti = i per cui la variabile ridotta è
1 1 i N+1−i ⎡ N + 1 − i⎤
1− =1− → i = N+1 → N+1 Yi = − ln ⎢− ln
data da T N+1 infine
⎣ N + 1 ⎥⎦
i

YN S(h) ⎡ 1⎤
In definitiva si ha h(Tr ) = h − ⋅ S(h) − ln⎢1 − ⎥ [c]
SN SN ⎣ Tr ⎦

La [c] consente di determinare il massimo valore di altezza di precipitazione per una prefissata du-
rata e per un assegnato tempo di ritorno.
Pertanto fissato un tempo di ritorno Tr sarà possibile trarre, per ogni durata, i corrispondenti valori
di altezze di precipitazione h e definire la pioggia di progetto h = a ⋅ t n che ricorre, mediamente,
ogni Tr anni. Più è elevato il tempo di ritorno e maggiore è la portata derivante dall’evento sti-
mato e maggiore è l’impegno economico per la realizzazione delle opere preposte al controllo ed
alla regolarizzazione delle portate esitate.

Ovviamente la scelta del tempo di ritorno è condizionata del grado di rischio che il progettista deve
assumere in funzione dell’importanza dell’opera, pertanto, si suole far riferimento a piogge carat-
terizzate da tempi di ritorno funzione della tipologia dell’opera da realizzare o verificare (Tabella II)

1
Definito il limite di superamento ( o probabilità di non superamento) dell’evento: P = 1 − resta
Tr
stabilita la durata tecnico economica dell’opera, in cui la probabilità di non superamento dell’evento
m
⎛ 1 ⎞
di progetto in m anni è dato dalla relazione P* = 1 − ⎜⎜1 − ⎟
⎟ .
⎝ Tr⎠

Tabella II

Tipologie Tempi di
Ritorno
anni
Smaltimento acqua di pioggia da corpi stradali secondari 2÷5
Smaltimento acqua di pioggia da corpi stradali principali 10 ÷ 15
Fognature 10÷15
Bonifiche 15÷25
Tombini e ponticelli per piccoli corsi d’acqua 30÷50
Corsi d’acqua di bacini minori a 10 km2 75
Corsi d’acqua di bacini maggiori a 10 km2 100
Ponti e difese fluviali 200
Opere ad alto rischio (argini, dighe, ecc.) 1000÷2000

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 169


ESEMPIO n.11

Tracciare, per Tempi di ritorno assegnati di 5,10 e 20 anni, le curve di caso critico delle piogge
della stazione di L'Aquila e confrontarle con la curva di primo caso critico
STAZIONE PLUVIOGRAFICA DI L’AQUILA : 735 m s.m.
Nella Tabella I sono raccolti i dati rilevati dagli annali idrologici dall’anno 1933 all’anno 1997. I dati
mancanti denotano il mancato funzionamento dello strumento.

Nella Tabella II sono riportati i dati di altezza di precipitazione, per ogni durata, ordinati in senso
decrescente e tutti i dati necessari per la determinazione di tutti i parametri necessari per la de-
S(h) S(h)
terminazione delle h (Tr) = h − YN + Y(Tr ) , riportate nella Tabella III
SN SN

TABELLA I

anno 1 3 6 12 24 anno 1 3 6 12 24
1933 14,6 21,0 23,2 27,8 40,6 1966 42,6 52,8 57,8 65,2 70,2
1934 14,2 18,2 23,0 24,0 27,8 1967 13,6 14,0 15,2 23,8 28,6
1935 23,8 38,0 45,4 60,6 61,0 1968 22,0 33,0 33,0 35,2 41,0
1936 17,6 27,8 30,2 44,4 65,4 1969 25,4 27,0 34,8 43,0 57,0
1937 15,2 17,4 29,0 40,2 49,8 1970 13,0 20,6 23,8 30,0 37,4
1938 1971 23,4 44,6 45,0 45,2 67,6
1939 23,0 26,4 26,8 43,8 50,2 1972 10,0 22,4 29,4 44,4 48,8
1940 1973 32,6 39,0 40,0 40,0 47,2
1941 1974
1942 1975 18,4 19,2 27,8 34,8 42,2
1943 1976
1944 1977 15,4 21,4 27,4 40,2 41,4
1945 1978
1946 8,8 23,6 29,2 38,8 45,2 1979 14,0 17,2 28,0 34,8 48,4
1948 20,0 24,0 25,4 27,0 27,0 1980 11,0 25,0 38,0 47,6 48,6
1949 26,0 37,8 44,6 44,6 47,0 1981 10,4 13,8 25,0 26,0 35,0
1950 31,2 41,2 41,2 41,2 41,4 1982 11,0 18,0 26,4 50,8 69,6
1951 6,0 10,8 17,0 30,2 40,6 1983 9,2 13,0 15,8 24,2 29,8
1952 43,2 45,2 45,2 49,4 49,6 1984
1953 27,2 27,2 27,2 27,2 27,4 1985 25,6 25,6 34,2 53,2 69,2
1954 1986 17,0 21,8 23,0 39,6 61,6
1955 26,2 32,2 32,4 32,4 40,8 1987 14,2 17,8 21,8 29,0 42,0
1956 10,0 20,0 21,0 24,0 41,0 1988 14,2 27,4 37,0 43,4 45,0
1957 11,8 19,8 21,6 24,0 33,2 1989 34,2 35,4 35,6 39,2 48,2
1958 10,0 13,0 21,0 32,4 34,6 1990 15,8 16,6 27,2 41,6 57,8
1959 29,0 37,2 47,4 37,4 37,4 1991 48,4 49,0 50,8 63,4 68,0
1960 12,6 21,2 29,8 39,0 47,0 1992 26,8 28,4 28,6 29,6 36,8
1961 10,6 19,6 25,4 42,0 56,8 1993 9,0 16,4 28,8 36,8 38,0
1962 17,6 19,6 23,4 29,6 44,8 1994 19,6 21,2 25,4 39,6 39,8
1963 9,8 14,0 18,4 25,4 39,4 1995 27,0 27,6 27,6 30,0 40,0
1964 13,0 12,6 21,8 31,4 37,2 1996 22,0 23,8 23,8 28,0 29,2
1965 23,4 23,4 23,4 34,2 37,6 1997 25,8 28,6 29,0 31,8 39,8

170 Costruzioni Idrauliche


TABELLA II
2
i 1 3 6 12 24 Var.ridY(i) Y(i)-YN [Y(i)-YN]
1 43,2 47,8 48,2 60,6 69,6 3,9607829 3,4114442 11,637952
2 43,2 45,2 45,4 53,2 69,2 3,2579732 2,7086346 7,3367011
3 34,2 44,6 45,2 50,8 67,6 2,8426866 2,2933479 5,2594448
4 32,6 41,2 45,0 49,4 65,4 2,5450183 1,9956796 3,9827371
5 31,2 39,0 44,6 48,2 61,6 2,3117176 1,7623789 3,1059796
6 29,0 38,0 41,2 47,6 61,0 2,1190617 1,569723 2,4640302
7 27,2 37,8 40,0 45,2 57,8 1,9543924 1,4050537 1,9741759
8 27,0 37,2 38,0 44,6 57,0 1,810151 1,2608123 1,5896477
9 26,8 35,4 37,4 44,4 56,8 1,6814589 1,1321202 1,2816961
10 26,2 33,0 37,0 44,4 50,2 1,5649819 1,0156432 1,0315311
11 26,0 32,2 35,6 43,8 49,8 1,4583392 0,9090005 0,8262819
12 25,8 28,6 34,8 43,4 49,6 1,3597699 0,8104312 0,6567987
13 25,6 28,4 34,2 43,0 48,8 1,2679339 0,7185952 0,516379
14 25,4 27,8 33,0 42,0 48,6 1,1817865 0,6324478 0,3999903
15 23,8 27,6 32,4 41,6 48,4 1,1004968 0,5511581 0,3037753
16 23,4 27,4 30,2 41,2 48,4 1,0233916 0,474053 0,2247262
17 23,4 27,2 29,8 40,2 48,2 0,9499174 0,4005787 0,1604633
18 23,0 27,0 29,4 40,2 47,2 0,8796121 0,3302734 0,1090805
19 22,0 26,4 29,2 40,0 47,0 0,8120853 0,2627466 0,0690358
20 22,0 25,6 29,0 39,6 47,0 0,747003 0,1976643 0,0390712
21 20,0 25,0 29,0 39,6 45,2 0,6840764 0,1347377 0,0181543
22 19,6 24,0 28,8 39,2 45,0 0,6230528 0,0737141 0,0054338
23 18,4 23,8 28,6 39,0 44,8 0,5637087 0,01437 0,0002065
24 17,6 23,6 28,4 38,8 42,2 0,5058446 -0,043494 0,0018917
25 17,6 23,4 28,0 37,4 42,0 0,44928 -0,100059 0,0100117
26 17,0 23,0 27,8 36,8 41,4 0,3938503 -0,155488 0,0241767
27 15,8 22,4 27,6 35,2 41,4 0,339403 -0,209936 0,044073
28 15,4 21,8 27,4 34,8 41,0 0,2857957 -0,263543 0,0694549
29 15,2 21,6 27,2 34,8 41,0 0,2328933 -0,316445 0,1001377
30 14,6 21,4 27,2 34,4 40,8 0,1805659 -0,368773 0,1359934
31 14,2 21,2 26,8 34,2 40,6 0,1286866 -0,420652 0,1769482
32 14,2 21,2 26,4 33,8 40,6 0,07713 -0,472209 0,222981
33 14,2 21,0 25,4 32,4 40,0 0,0257696 -0,523569 0,2741246
34 14,0 20,6 25,4 31,8 39,8 -0,025524 -0,574863 0,3304676
35 13,6 20,0 25,4 31,4 39,8 -0,076887 -0,626226 0,3921588
36 13,0 19,8 25,0 30,2 39,4 -0,128462 -0,677801 0,4594142
37 13,0 19,6 23,8 30,0 38,0 -0,180406 -0,729744 0,5325269
38 13,0 19,6 23,8 30,0 37,6 -0,232889 -0,782228 0,6118806
39 12,6 19,2 23,8 29,6 37,4 -0,286107 -0,835445 0,6979691
40 11,8 18,2 23,4 29,0 37,4 -0,340281 -0,88962 0,7914233
41 11,0 18,0 23,4 28,6 37,2 -0,395674 -0,945013 0,8930493
42 11,0 17,8 23,2 28,0 37,2 -0,452601 -1,00194 1,0038831
43 10,6 17,4 23,0 27,8 36,8 -0,51145 -1,060788 1,1252716
44 10,4 17,2 23,0 27,2 35,0 -0,572711 -1,12205 1,2589955
45 10,0 16,6 21,8 27,0 34,6 -0,637027 -1,186365 1,4074627
46 10,0 16,4 21,8 26,0 33,2 -0,705264 -1,254603 1,5740288
47 10,0 14,0 21,6 25,4 29,8 -0,778651 -1,32799 1,7635578
48 9,8 14,0 21,0 24,2 29,2 -0,859023 -1,408362 1,9834838
49 9,2 13,8 21,0 24,0 28,6 -0,949338 -1,498676 2,2460307
50 9,0 13,0 17,0 24,0 27,8 -1,054897 -1,604236 2,5735725
51 8,8 13,0 15,8 24,0 27,4 -1,186973 -1,736311 3,0147767
52 6,0 10,8 15,2 23,8 27,0 -1,37884 -1,928178 3,7178716
Σ 28,565612 Σ 70,43091
media 18,9 24,8 29,2 36,5 44,2 YN 0,5493387 SN 1,1751588
varianza 74,798673 79,572534 61,618386 74,041312 115,38039
S(h) 8,6486226 8,9203438 7,849738 8,6047262 10,741527
cv 45,815849 35,963551 26,91457 23,60195 24,302096

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 171


Tabella III

tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤

Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 25,9
3 24,804 8,920 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 32,0
6 29,165 7,850 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 35,5
12 36,458 8,605 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 43,4
24 44,200 10,742 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 52,9

tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡ 1 ⎤ Y(TR ) h


ln ⎢1 − ⎥
ore anni ⎣ Tr ⎦ mm
mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5493 10 -0,10536 2,250367 31,4
3 24,804 8,920 1,17516 0,5493 10 -0,10536 2,250367 37,7
6 29,165 7,850 1,17516 0,5493 10 -0,10536 2,250367 40,5
12 36,458 8,605 1,17516 0,5493 10 -0,10536 2,250367 48,9
24 44,200 10,742 1,17516 0,5493 10 -0,10536 2,250367 59,7

tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤

Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 36,7
3 24,804 8,920 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 43,2
6 29,165 7,850 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 45,3
12 36,458 8,605 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 54,2
24 44,200 10,742 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 66,3

70,0

60,0

50,0
h [mm]

40,0 Tr5
Tr10
30,0 Tr20

20,0

10,0

0,0
0 3 6 9 12 15 18 21 24
dura te [ore ]

Infine per ogni tempo di ritorno vengono determinate le espressioni caratteristiche delle correlate
piogge di progetto:

Tr20 h = 35,4 ⋅ t0,19 r=0,97


Tr10 h = 30,4 ⋅ t0,20 r=0,98
0,22
Tr5 h = 25,2 ⋅ t r=0,99

172 Costruzioni Idrauliche


Volendo estendere il campo delle previsioni oltre il periodo reale di osservazione per tempi di ritor-
no di 100 e 200 anni, riprendendo i dati di tabella II si determinano le h(Tr) e le correlate espres-
sioni delle piogge di progetto.(Tabella IV)

Tabella IV

tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤

Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 48,7
3 24,804 8,920 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 55,6
6 29,165 7,850 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 56,2
12 36,458 8,605 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 66,1
24 44,200 10,742 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 81,2

tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤

Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 53,8
3 24,804 8,920 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 60,8
6 29,165 7,850 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 60,9
12 36,458 8,605 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 71,2
24 44,200 10,742 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 87,6

100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
h [mm]

Tr100
50,0
Tr200
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
0 3 6 9 12 15 18 21 24
durate [ore]

Tr100 h = 46,7 ⋅ t0,152 r=0,95


Tr200 h = 51,6 ⋅ t0,143 r=0,94

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 173


7.5. DISTRIBUZIONE DELLE PRECIPITAZIONI SULL’AREA

La valutazione degli afflussi pluviometrici, nel caso di una porzione di territorio di estensione limita-
ta, può essere condotta utilizzando valori osservati in un'unica stazione. Per la determinazione
dell’altezza media di precipitazione interessante una superficie di territorio rilevante, al cui inter-
no sono ricomprese più stazioni, si può assumere semplicemente come altezza di precipitazione su
tutto il bacino la media delle altezze rilevate ai pluviometri; il risultato sarà tanto più attendibile
quanto maggiore è l’omogeneità del territorio e l’uniformità della distribuzione delle stazioni.
In caso contrario la media sarebbe falsata dalle aree dove maggiore è il numero delle stazioni. In
questo caso, potendo ritenere lineare la variazione delle precipitazioni tra due stazioni adiacenti, è
possibile definire l'area Ai d'influenza di ogni pluviometro con il metodo dei Topoieti o dei poli-
goni di Thiessen.
Con riferimento alla Figura 18 rilevato che all’interno del bacino sono presenti due stazioni pluvio-
metrografiche, si collegano i pluviometro 1 e 2 con le stazioni adiacenti 3 ÷9; dalla mezzeria dei
segmenti di unione si tracciano le perpendicolari le cui intersezioni racchiudono dei poligoni (to-
poieti) di superficie pari all'area A1 di influenza del pluviometro 1 , A2 di influenza del pluviometro
2 e le aree di pertinenza delle restanti stazioni.

Figura 18. Costruzione dei Topoieti

Le serie dei valori delle precipitazioni medie h sul comprensorio di superficie totale
A= A1+A2+A3+A4+A5+A6+A7+A8+A9 , a partire dalle altezze contemporanee di precipitazione

174 Costruzioni Idrauliche


h1 h2 ...... h9 registrate nelle singole stazioni sono valutabili con la relazione:
A 1⋅h1+ A 2 ⋅ h 2 + ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ + A 9 ⋅ h 9
h=
A

Figura 18 a. Applicazione del Metodo dei Topoieti sul bacino del F.i Vidourle (630 km2) a Sommiers
L’Hydrologie de l’Ingénieur – G. Réméniéras EYROLLES

Quando il territorio risulta orograficamente vario il Metodo dei Topoieti risulta impreciso in quanto
l'altezza di precipitazione ottenuta non tiene debitamente in conto l'esposizione e la quota delle
singole stazioni. In questo caso si ricorre ad una rappresentazione sul territorio di linee di uguale
altezza di precipitazione o Isoiete. Anche in questo caso si congiungono le varie stazioni con delle
rette sulle quali vengono riportati, per interpolazione pesata, i valori compresi tra gli estremi delle
altezze di precipitazione misurate sulle stazioni. Valori uguali verranno uniti con curve dette, ap-
punto, isoiete (Figura 19).

Figura 19. Tracciamento delle isoiete

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 175


Figura 20. Tracciamento delle Isoiete sul bacino del F.i Vidourle (630 km2) a Sommiers
L’Hydrologie de l’Ingénieur – G. Réméniéras EYROLLES

7.3 DETERMINAZIONE DELLA MASSIMA PORTATA PLUVIALE

A - IL METODO CINEMATICO

Il Metodo cinematico è basato su un modello concettuale lineare e stazionario secondo il quale il


bacino viene schematizzato come un insieme di canali lineari (elementi che producono soltanto un
ritardo dell’uscita rispetto all’ingresso). Tra le piogge rappresentate da una data curva di piovosità
h = a ⋅ t n , la pioggia più temibile per la rete posta a monte della sezione considerata , nei riguardi
della quale il tempo di corrivazione abbia valore tc , è la pioggia la cui durata è tp= tc .
h 10
Pertanto la massima portata è esprimibile con la formula: Qmax = ϕ A ⋅ [m3/s]
tc 3600

™ A superficie bacino [ha]


™ h altezza di precipitazione [mm]
™ ϕ valore del coefficiente di afflusso caratteristico dell’area A
™ tc tempo di corrivazione [ore]

Non tutto l'afflusso pluviometrico viene trasformato dall'operatore bacino in deflusso nella rete di
fognatura. Sono cause della perdita gli invasi nelle depressioni della superficie del suolo, il velo
idrico trattenuto dalla tensione superficiale, l'infiltrazione nel sottosuolo, l'evaporazione. Nelle aree
urbanizzate l’infiltrazione risulta la causa principale di perdita. Si tiene conto del fenomeno attra-
verso il coefficiente di afflusso definito quale rapporto tra il volume netto o efficace Vn della piog-
gia ed il volume totale Vtot della precipitazione.

Vn
ϕ=
Vtot

176 Costruzioni Idrauliche


Nello studio delle portate di piena di bacini urbani il valore di ϕ, funzione dei caratteri fisici, mor-
fometrici e clivometrici del bacino (tipo di pavimentazione, di copertura degli edifici, la presenza
di aree a verde, pendenze, ecc.), viene assunto costante, facendo riferimento a condizioni partico-
larmente gravose riguardo l’umidità del suolo, ipotizzato saturo, e l’intensità di infiltrazione, con-
siderata a regime.
Valori del coefficiente di afflusso ϕ secondo Kuichling.
Tetti impermeabili 0,70-0,95
Pavimentazione di asfalto in buono stato 0,85-0,90
Pavimenti di pietra o laterizio con connessure cementate 0,75-0,85
Pavimentazione a macadam 0,25-0,60
Strade e viali con ghiaietto 0,15-0,30
Superfici non pavimentate, piazzali ferroviari 0,10-0,30
Parchi, giardini, prati 0,05-0,25
Aree boscose e foreste 0,01-0,20

Valori di ϕ sono stati stimati in funzione delle tipologie edificatorie e della destinazione d’uso dei
suoli.
Valori del coefficiente ϕ in funzione del tipo di urbanizzazione

Costruzioni ad alta densità 0.80


Costruzioni rade 0,60
Costruzioni con ampie corti e giardini 0,50
Villini 0,30-0,40
Prati, giardini, aree non edificate 0,20
Parchi e boschi 0,05-0,10

Per aree scolanti caratterizzate dalla presenza di insediamenti o superfici alle quali vanno attribuiti
differenti valori del coefficiente di afflusso, il valore del coefficiente di afflusso dell’intera area viene
stimato con il metodo della media pesata
Σ ϕi Ai
ϕ=
ΣAi

con ϕi valore del coefficiente di afflusso caratteristico dell’area Ai.

Analiticamente la determinazione del tempo di corrivazione tcVI viene conseguita, nei tronchi

iniziali con la relazione:


tc = to + L/V

™ to tempo di ruscellamento o di raggiungimento delle gocce di pioggia dal punto di caduta

alla canalizzazione idraulicamente più vicina ; viene assunto pari a 5-10 minuti, in funzione del
grado di urbanizzazione del centro abitato e della pendenza delle superfici.

™ L/V tempo di vettoriamento o di percorrenza entro il tratto di canalizzazione lungo L per-


corso in condizioni di moto uniforme dalla portata Q con velocità media V.

Per i tratti successivi, il tempo di corrivazione si calcola con la relazione:

tc = τm + L/V

VI è di notevole importanza la buona determinazione del tempo di corrivazione perchè da questo dipende l'al-
tezza di precipitazione h della pioggia che, tra tutte quelle rappresentate dalla prescelta curva di possibilità plu-
viometrica, è la più temibile per la rete .

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 177


con τm valore massimo dei tempi di corrivazione dei percorsi canalizzati a monte.

Impostato , per ogni tronco, il tempo di corrivazione tc vengono di seguito determinati:

l'altezza di precipitazione h = a tcn ;


h
l'intensità di precipitazione i =
tc
h VII
la portata di pioggia Qmax = ϕ' A alla quale viene sommata la portata nera Qn (peraltro i-
tc
ninfluente) per la verifica della massima portata fluente Qt, nella sezione di calcolo.

Nota la Qt , attraverso le scale di deflusso note Q=Qƒ(h) e V=Vƒ(h) dello speco in esame calcolate

sotto l’ipotesi di flusso in moto uniforme, si risale, al valore del grado di riempimento ed alla veloci-
tà reale di scorrimento Vr . Si pone a confronto la Vr con la Vf , di primo tentativo, se :

Vr ><Vf occorrerà riverificare lo speco ;

Vr = Vf questo è il caso in cui ovviamente le dimensioni dello speco selezionato sono tali da

rispettare sia il grado di riempimento che la velocità media di scorrimento.

Nel caso in cui, fatto salvo il grado di riempimento, il valore massimo della velocità ecceda il limite
consentito per il tipo di materiale utilizzato per la costruzione dello speco si provvederà a ridurre la
pendenza della canalizzazione, con l'inserimento di salti di fondo. Solo dopo il dimensionamento
dello speco per la massima portata di pioggia occorrerà verificare il valore delle velocità minima, in
regime di tempo secco, che si verifica quando la fogna convoglia solo parte della portata nera di
punta.
Si potrebbe verificare anche il caso che le piccole portate fecali non abbiano una velocità sufficiente
per evitare fenomeni di sedimentazione. Nel caso di fogne unitarie, in cui non è possibile modifica-
re né la forma dello speco e né tanto meno variare la pendenza, sarà opportuno inserire dei pozzet-
ti di lavaggio.
Nel caso di sistema separato si procederà, ovviamente, alle verifiche sopradette separatamente per
i due spechi fognari .

B - IL METODO DEL VOLUME D’INVASO O DEL COEFFICIENTE UDOMETRICO

Il metodo tiene presente, nella trasformazione afflussi-deflussi, del principio della conservazione
della massa. Correntemente viene utilizzato il Metodo diretto o del Coefficiente Udometrico basato
sulla ricerca di una portata massima Q tra tutte quelle per le quali è possibile un'eguaglianza tra
durate ammissibili e durate possibili, in relazione alla curva di possibilità pluviometrica adottata.
1 ⎛1 ⎞
− ⎜⎜ −1⎟⎟
n
La formulazione classica è espressa dalla relazione: u = 2168 n (ϕ a) w ⎝n ⎠ [l/s ha]

• u = Q/A, coefficiente udometrico


• a espresso in [m/ora]VIII
• w = V/A, invaso specifico [m]

VII A superficie bacino [m2]


h altezza di precipitazione [m]
tc tempo di corrivazione [secondi]
VIII h=a tn h [mm] a [mm ora-1]
h=a/1000* tn h [m] a [m ora-1]

178 Costruzioni Idrauliche


V , in questa formula, rappresenta il volume idrico totale invasato dal bacino scolante di area A. E'
costituito, pertanto, dalla somma:

• del volume v1 invasato dalle canalizzazioni della rete di fognatura;

• del volume v2 invasato nelle grondaie, nelle caditoie, nelle cunette stradali, nei pozzetti, nei

fognoli di allacciamento privati, ecc.;

• del volume v3 costituente il velo idrico superficiale.

Il calcolo del primo dei volumi indicati procede contemporaneamente al dimensionamento idraulico
degli spechi della rete di fognatura. Per i tronchi estremi si ha:

v1 = Ω1 x L1
con L1, lunghezza del tronco ed Ω1 , massimo valore dell’area bagnata in funzione della forma e
del correlato grado di riempimento. Per gli altri tronchi della rete vi si calcola, nel rispetto

dell’ipotesi del funzionamento sincrono , con la relazione


vi= Σi (Ωi Li )

Per il calcolo di v2 necessita conoscere nel dettaglio il sistema elementare di raccolta e convo-

gliamento delle acque di pioggia, unitamente alla tipologia e numero delle grondaie, dei pozzetti,
delle caditoie, e di tutti gli altri elementi costituenti la rete non tenuti in conto nel calcolo di v1.
Per v2 può darsi un valore approssimativoIX di 5÷10 m3/ha

Per il calcolo di v3 è prassi fare riferimento, per aree urbanizzate pianeggianti, a veli idrici di

spessore compreso tra 5 mm e 6 mm, equivalenti a 50 m3/ha e 60 m3/ha, e per aree urbanizzate
caratterizzate da clivometria accentuata, a veli idrici di spessore compreso tra 3 mm e 4 mm, e-
quivalenti a 30 m3/ha e 40 m3/ha.

Procedimento analitico
1. Si inizia con il calcolo degli elementi secondari per passare agli ordini superiori (collettori prin-
cipali).
2. Nel calcolo si considera la sezione terminale dell'elemento per il quale concorre per la valuta-
zione del volume d'invaso

Termini noti :
L [m] lunghezza dell'elemento
A [ha] area zona scolante
h=a tpn equazione della curva caratteristica della pioggia di progetto

v1 + v2 + v3
Termine incognito : w [m] Invaso unitario w =
A
nella determinazione di w, i volumi v2 v3 , pur se di incerta valutazione, sono noti; restano invece
incognite tutte le sezioni Ωi che concorrono nella valutazione di vi= Σi (Ωi Li )
Pertanto occorrerà predimensionare la rete assumendo spechi con area bagnata Ωi , funzione della

forma e del grado di riempimento assegnato.

IX funzione della densità di pozzetti di ispezione nella rete

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 179


⎛1 ⎞
1 − ⎜⎜ −1⎟⎟
Applicando l’equazione ( )
u = 2168 n ϕ a n w ⎝ n ⎠ si determina un primo valore del coefficiente

udometrico u’ con il quale è possibile stimare la correlata portata Q’= u’A ; nota questa si porcede
alla verifica della sezione dello speco Ωi nei confronti sia della forma e sia del grado di riempimen-

to assunto nel predimensionamento iniziale.

Nell’ipotesi che la sezione Ωi non sia verificata, occorrerà definire una nuova sezione Ωi’ che va-
riando solo il valore di v1, ridefinirà un w’ ed infine un nuovo valore del coefficiente udometrico u”.

Il problema è risolto quando i valori dei coefficienti udometrici di due successive iterazioni risultano
pressoché coincidenti (scarto <2%) .

7.4. PROGETTO DI UNA NUOVA RETE

Le principali attività di progettazione in materia di Lavori Pubblici sono state illustrate al Capitolo 9;
la progettazione di qualsiasi opera pubblica, con particolare riferimento all'Art.16 della Legge Qua-
dro sui Lavori Pubblici, è articolata in tre livelli:
• Preliminare
• Definitivo
• Esecutivo
Dalla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 7 gennaio 1974 n.° 11633 vengono riportate le
“Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque reflue”
che forniscono istruzioni dettagliate circa il contenuto del progetto di massimaX e del progetto
esecutivo.

Progetto di Massima (Definitivo )

Il progetto di massima deve essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indi-
spensabili:
A. RELAZIONE E CALCOLI
I Considerazioni generali sulle caratteristiche del centro da servire (ad es. posizione geografica, condizioni geo-
logiche, situazione socio-economiche, se trattasi di centri turistici, alberghieri ecc.).
II Delimitazione orografica ed amministrativa del bacino gravitante sul centro da servire.
III Studio idrologico riferito a adeguati elementi desunti dai dati del Servizio Idrografico Italiano, atto a definire
le leggi di pluviometria dominanti nel bacino stesso.
IV Studio indicativo delle eventuali opere di difesa dalle acque meteoriche provenienti da monte del centro da
servire, al fine di determinare l'effettivo bacino interessato dalle opere di sistemazione di eventuali corsi d'acqua
che possano avere interesse sulle opere di fognatura.
V Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire all'epoca della redazione del progetto;
previsione della futura popolazione e sua distribuzione dedotta dagli studi sopra prescritti in merito alla redazio-
ne dello « studio preliminare » e che potranno anche essere effettuati direttamente a corredo del progetto di
massima. In modo particolare per i centri turistici e balneari si terrà conto della popolazione fluttuante e dei
suoi possibili futuri incrementi nella considerazione delle particolari esigenze cui devono soddisfare tali centri
residenziali.
VI Valutazione e localizzazione di eventuali scarichi liquidi provenienti da particolari complessi (attività indu-
striali, macelli, ospedali, ecc.).
VII Delimitazione delle aree costituenti i singoli bacini colanti serviti dalla rete di progetto, con la indicazione
dei relativi coefficienti di assorbimento da parte delle superfici interessate.
VIII Elementi desunti dal « Piano Regolatore generale degli acquedotti e del corretto smaltimento delle acque
di rifiuto »; sia in ordine alle portate distribuite o previste da parte della rete idrica, sia in ordine allo scarico
delle acque raccolte dalla rete fognante.

X Oggi detto Progetto Definitivo

180 Costruzioni Idrauliche


IX Verifica della capacità funzionale delle opere della fognatura esistente in relazione agli interventi da proget-
tare.
X Criteri di scelta del sistema di fognatura adottata (misto o separato). In particolare la scelta dovrà essere giu-
stificata da considerazioni, sia tecniche che economiche (ivi comprese le spese di esercizio), che tengano conto
delle condizioni igieniche, orografiche, urbanistiche e sociali del centro da servire con la rete in progetto, e del
livello di qualità che le acque dovranno avere al punto di scarico finale.
Nella giustificazione del sistema adottato dovrà risultare che è stato tenuto conto della posizione del recapito o
dei recapiti finali delle acque reflue, in considerazione delle eventuali possibilità di autodepurazione, di esistenza
e di persistenza di portate di diluizione, di eventuali utilizzazioni del recapito a valle degli scarichi. Nel caso di
piccoli agglomerati, è opportuno considerare le difficoltà di funzionamento che per reti miste si presentano in
pratica per gli scaricatori di piena, in relazione alle esigue portate di tempo asciutto rispetto a quelle di pioggia.
XI Notizie sul recipiente e dimostrazione della possibilità di scaricare dal punto di vista idraulico e dell'equilibrio
dell'ambiente, anche in relazione ai possibili interrimenti ed alle subsidenze ove queste siano da temersi.
XII Scelta dei tipi costruttivi delle sezioni fognarie da realizzarsi con indicazione dei materiali prescelti e delle
formule di resistenza idraulica adoperate.
Nella scelta dei materiali dovrà tenersi anche conto delle velocità di deflusso. Nello stabilire la giacitura delle
varie canalizzazioni dovrà tenersi conto della presenza di altri sottoservizi cittadini ed in particolare della giaci-
tura delle tubazioni della distribuzione idrica, quando esistente, ovvero da prevedersi.
XIII Calcolo, limitato ai collettori ed all'emissario, delle portate nere, medie e di punta, da presentare sotto
forma di tabelle con la indicazione delle pendenze, delle velocità e delle altezze d'acqua sia per le portate medie
che per quelle di punta.
La velocità relativa alle portate medie non dovrà di norma essere inferiore ai 50 cm/s. Quando ciò non si potes-
se realizzare dovranno essere interposti in rete adeguati sistemi di lavaggio. La velocità relativa alle portate di
punta non dovrà di norma essere superiore ai 4 m/s.
XIV Calcolo, limitato ai collettori ed all'emissario, delle portate pluviali e di scorrimento superficiale, esponendo
il metodo di calcolo adoperato, eseguito sulla base sulla base dello studio idrologico e dei coefficienti di assor-
bimento dei terreni; i risultati saranno presentati sotto forma tabellare, con l'indicazione dei coefficienti udome-
trici calcolati, delle pendenze, delle sezioni, delle portate, delle velocità, delle altezze dell'acqua. La velocità
massima non dovrà di norma superare i 5 m/s.
XV Per il calcolo delle fognature a sistema separato valgono le indicazioni sopra esposte; per quelle a sistema
misto il calcolo anzidetto dovrà essere eseguito sia per le condizioni di tempo asciutto (portate nere) che per
quelle di tempo di pioggia (portate nere + portate pluviali), rimanendo valevoli le indicazioni già date.
XVI Calcolo, per le eventuali stazioni di sollevamento, delle prevalenze manometriche da vincere e del diametro
delle tubazioni di mandata con indicazione del materiale che le costituisce. Dovranno essere inoltre indicati nu-
mero e tipo di dispositivi elevatori da adoperare, nonché le potenze da impegnare.
XVII Per ciascuno degli eventuali scaricatori di piena dovranno essere indicati tipo e dimensioni nonché le por-
tate in gioco, motivando la ubicazione anche in relazione alle caratteristiche del recipiente finale.
XVIII Dovrà infine indicarsi il presunto importo globale delle opere progettate, come risulterà dallo specifico
allegato « Preventivo sommario di costo delle opere », nonché il presumibile costo annuo delle spese di gestio-
ne (esercizio e manutenzione).

B. COROGRAFIA
Essa dovrà rappresentare, in scala almeno 1:25.000 su tavolette dell'Istituto Geografico Militare, la delimitazio-
ne del bacino imbrifero gravitante sul centro da servire, proponendo eventuali opere di difesa dalle acque ester-
ne al centro; le delimitazioni del bacino proprio della rete fognante; la posizione di eventuali scaricatori di piena;
la posizione del recapito e dei recapiti finali delle acque reflue; la posizione dell'eventuale impianto di trattamen-
to dei liquami ed il tracciato dell'emissario fino al punto di recapito finale. Ove lo scarico avvenga in un impluvio
o corso d'acqua occorrerà indicare per quest'ultimo il percorso e le zone attraversate per un adeguato tratto a
valle. Se lo scarico si effettua in mare o in lago la corografia dovrà comprendere le zone litoranee adiacente per
una adeguata estensione riportando gli eventuali centri balneari ed altri insediamenti di particolare interesse.
Dovranno inoltre essere forniti elementi relativi ai venti dominanti, alle correnti marine ed ai fondali antistanti
mediante carta batimetrica.

C. PLANIMETRIA QUOTATA DEL CENTRO DA SERVIRE CON INDICAZIONE DELLA NUOVA RETE DI FOGNATURA CON INCLUSE
LE PARTI DELLA RETE ESISTENTE EVENTUALMENTE UTILIZZATE; SULLA PLANIMETRIA SARÀ INDICATA ALTRESÌ L'INDICA-
ZIONE DELLE EVENTUALI STAZIONI DI SOLLEVAMENTO E DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE

Questa dovrà essere rappresentata in scala almeno 1:10.000 e dovrà riportare le quote del terreno, assolute o
relative, dei punti salienti del centro da servire con eventuale indicazione delle curve di livello; lo schema della
rete di distribuzione dell'acqua potabile; le zone con diversa densità di popolazione, quelle destinate a industrie
con le relative tipologie e le superfici con diverso coefficiente di assorbimento; il tracciato della rete di progetto
con distinta indicazione delle nuove fogne e di quelle esistenti eventualmente utilizzate, con indicato il verso di
movimento delle acque; la indicazione, con lettere ovvero con numeri, di ciascuno collettore, in maniera tale

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 181


che risulti facilitato il riferimento ai profili longitudinali e alle tabelle di calcolo; la posizione di eventuali opere
d'arte particolari (come attraversamenti ferroviari, opere di alleggerimento o scarico, stazione di sollevamento,
ecc.); la posizione dell'eventuale impianto di trattamento dei liquami. Dovranno inoltre essere indicate le even-
tuali aree da espropriare per la realizzazione di opere particolari. La planimetria dovrà anche riportare le quote
del prevedibile massimo livello di pelo d'acqua del/dei corpi idrici recipienti nel/nei punti di scarico. Per maggior
chiarezza, quanto detto potrà riportarsi in più tavole (ad es.: planimetria quotata con rete; planimetria delle zo-
ne urbanizzate e di quelle di espansione, con i relativi pesi insediativi sia demografici sia industriali e corrispon-
denti indici di consumo, con particolare riguardo alle risultanze degli accertamenti di cui al punto VI della rela-
zione; planimetria con suddivisione delle aree nei riguardi del coefficiente di assorbimento, ecc.).

D. DISEGNI DEI PROFILI DEI COLLETTORI E DELL'EMISSARIO


Dovranno essere allegati al progetto, in scala almeno 1:2000 per le lunghezze ed 1:200 per le altezze, i disegni
dei profili di tutti i collettori e dell'emissario; essi dovranno essere rappresentati nelle scale innanzi indicate ov-
vero, qualora se ne ravvisi l'opportunità ed al fine di rendere più evidenti i dislivelli, anche in altre scale di diffe-
rente rapporto, specie per quella delle altezze. Dovranno essere dati anche i profili delle eventuali condotte di
mandata. Gli elaborati dovranno indicare la linea del terreno e quelle del cielo e del fondo delle sezioni progetta-
te; dovranno inoltre essere indicate le quote di fondo e di cielo dei collettori confluenti, dei quali dovranno esse-
re specificati i numeri o le lettere di identificazione; sui profili sarà poi indicata la posizione e le eventuali opere
d'arte particolari. Gli elaborati dovranno essere completati da due fincature orizzontali, l'una superiore al profilo,
l'altra inferiore. Quella superiore dovrà indicare la sezione progettata, identificata in maniera che essa trovi ri-
scontro nei disegni delle sezioni tipo, le portate e le velocità previste, le pendenze delle livellette, i nomi delle
strade interessate. Quella inferiore dovrà indicare le quote del terreno, quelle di cielo e di fondo delle sezioni, la
misura delle distanze parziali e progressive; per i pozzetti di salto dovranno essere indicate le quote a monte ed
a valle del salto.

182 Costruzioni Idrauliche


E. DISEGNI DELLE SEZIONI DEI COLLETTORI E DELL'EMISSARIO
I disegni dovranno indicare in scala idonea per una chiara interpretazione, e comunque almeno 1:100, i tipi co-
struttivi delle sezioni fognarie adoperate. Dovranno essere specificati i materiali adottati e le sezioni stesse do-
vranno essere accompagnate dalle relative scale di velocità e portate in funzione delle altezze di riempimento.
Per fognature miste il minimo condotto da adoperare sarà quello circolare del diametro di 300 mm; per reti se-
parate il minimo condotto da adoperare sarà per la rete nera quello circolare del diametro di 200 mm e per
quella bianca del diametro di 300 mm.

F. DISEGNI DELLE OPERE D'ARTE TIPO E DI QUELLE PARTICOLARI PIÙ IMPORTANTI


I Disegni saranno redatti in scala idonea per una chiara interpretazione, in relazione alle dimensioni dei manu-
fatti e comunque non inferiore a 1:100 e dovranno essere specificati i materiali adottati.
Le opere d'arte ricorrenti, costituite essenzialmente da pozzetti di ispezione, confluenza e deviazione, pozzetti di
salto, pozzetti di alloggio dei sifoni di cacciata, caditoie, ecc., rappresentate almeno con una sezione trasversale
ed una pianta. I pozzetti dovranno avere dimensioni tali da consentire agevolmente al personale addetto l'ac-
cesso e le operazioni di manutenzione della rete, e la canna di discesa dovrà essere tangente ad uno dei
lati del pozzetto stesso. I disegni delle opere d'arte particolari come quelle di scaricatori di piena, stazioni di
sollevamento, attraversamenti ferroviari, ecc. dovranno essere redatti in scala idonea per una chiara interpreta-
zione in relazione alle dimensioni dei manufatti e comunque non inferiore ad 1:100.
Dovranno inoltre essere forniti nelle scale suddette i disegni delle opere terminali della rete indicando i livelli di
massimo pelo di acqua da considerare nei recipienti stessi, le eventuali protezioni delle opere finali della fogna-
tura (ad es. per gli scarichi a mare, scogliere, moli, pennelli, ecc.), i manufatti di scarico, ecc.

G. DISEGNI INDICATIVI DELL'IMPIANTO DI DEPURAZIONE E DEI SERVIZI ACCESSORI, CON INDIVIDUAZIONE DELLE AREE
DA IMPEGNARE

La progettazione comprenderà un disegno che indichi il ciclo di trattamento previsto e lo schema planimetrico
delle opere con indicazione delle dimensioni e dell'andamento altimetrico dell'area da impegnare, nonché lo
schema altimetrico con il profilo idraulico dei percorsi che i liquami seguiranno nelle varie fasi del trattamento.

H. PREVENTIVO SOMMARIO DI COSTO DELLE OPERE E DELLE SPESE DI GESTIONE (ESERCIZIO E MANUTENZIONE)
Il preventivo dovrà indicare l'importo delle opere progettate, suddividendo l'importo stesso in cifre riassuntive
che comprendano globalmente:
• costo delle canalizzazioni, compresi i movimenti di terra e le pavimentazioni;
• costo delle opere di trasformazione ed allaccio delle fognature esistenti eventualmente utilizzate;
• costo delle opere d'arte ricorrenti;
• costo delle eventuali opere d'arte particolari;
• costo di eventuali apparecchiature;
• costo dell'eventuale impianto di trattamento;
• costi ed oneri per eventuali demolizioni e ricostruzioni di opere di pubblici servizi esistenti nel sottosuolo ed
interferenti con la fognatura progettata;
• indennizzi per espropri ed eventuali servitù;
• preventivo dei costi di gestione delle eventuali stazioni di sollevamento ed impianti di depurazione.
Il preventivo sommario dovrà anche evidenziare l'importo delle opere urgenti.

Il Progetto EsecutivoXI
Il progetto esecutivo dovrà essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indi-
spensabili, oltre ovviamente da tutti quegli altri elaborati che i progettisti dovessero reputare utili
alla migliore illustrazione delle opere:
a - relazione e calcoli
I……Possibilità di utilizzazione di opere di fognatura già preesistenti o di inserimento delle opere proposte nel
complesso di quelle realizzate con precedenti lotti.
II Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire o della parte interessata all'epoca della
redazione del progetto esecutivo; previsione della futura popolazione e sua distribuzione, dedotta dalle risultan-
ze degli accertamenti di carattere urbanistico effettuati in sede di redazione del progetto di massima, risultanze
opportunamente aggiornate in relazione alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici locali e territoriali al
momento della redazione del progetto esecutivo.

XI Come si vedrà dagli elaborati, molti di questi rappresentano l’aggiornamento ed l’estensione del progetto
definitivo.

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 183


III Valutazione e localizzazione di eventuali scarichi liquidi provenienti da particolari complessi (attività indu-
striali, macelli, ospedali ecc.).
IV Delimitazione delle aree costituenti i singoli bacini colanti serviti dalla rete di progetto, con la indicazione dei
relativi coefficienti di assorbimento da parte delle superfici interessate.
V Eventuale aggiornamento degli elementi desunti dal « Piano Regolatore generale degli acquedotti e del corret-
to smaltimento delle acque di rifiuto », sia in ordine alle portate distribuite o previste da parte della rete idrica,
sia in ordine allo scarico delle acque raccolte dalla rete fognante.
VI Scelta particolareggiata dei tipi costruttivi e delle modalità di costruzione delle sezioni fognature da realizza-
re con indicazione dei materiali prescelti e delle formule di resistenza idraulica adoperate. Nella scelta di mate-
riali dovrà tenersi conto anche delle velocità di deflusso. Nello stabilire la giacitura delle varie canalizzazioni do-
vrà tenersi conto delle possibilità di intralcio e di incrocio con altri sottoservizi cittadini.
Dovrà inoltre indicarsi la giacitura delle tubazioni della distribuzione idrica, quando esistente ovvero da preve-
dersi, e collocare le canalizzazioni fognarie sempre al di sotto garantendo che tra l'estradosso della loro coper-
tura e le generatrice inferiore delle tubazioni per l'approvvigionamento idrico vi sia un opportuno dislivello e
comunque non inferiore ai 30 cm. In casi particolari, fermo restando la norma di porre le canalizzazioni di fo-
gnatura al di sotto di quelle di approvvigionamento idrico, qualora non potesse essere osservata la distanza mi-
nima di 30 cm anzidetta, dovranno disporsi adeguate opere di protezione della condotta idrica.
VII Calcolo delle portate nere, medie e di punta delle canalizzazioni della rete facente parte del progetto esecu-
tivo, da presentare sotto forma di tabelle con l'indicazione per i singoli tratti delle pendenze, delle velocità e del-
le relative altezze d'acqua sia per le portate medie che per quelle di punta.
La velocità relativa alle portate medie non dovrà di norma essere inferiore ai 50 cm/s. Quando ciò non si potes-
se realizzare dovranno essere interposti in rete adeguati sistemi di lavaggio. La velocità relativa alle portate di
punta non dovrà di norma essere superiore ai 4 m/s.
VIII Calcolo delle portate pluviali di tutte le canalizzazioni della rete facente parte del progetto esecutivo, espo-
nendo il metodo di calcolo adoperato, eseguito sulla base dello studio idrologico delle durate degli eventi meteo-
rici, dell'estensione, delle aree dei bacini colanti e dei coefficienti di assorbimento dei terreni; dovrà tenersi con-
to anche della frequenza con cui potranno verificarsi gli eventi più gravosi; i risultati saranno presentati sotto
forma tabellare, con l'indicazione dei coefficienti udometrici calcolati, delle pendenze, delle sezioni, delle porta-
te, delle velocità, delle altezze d'acqua. La velocità massima eccezionale non dovrà superare di norma i 5 m/s.
La velocità di esercizio, a prescindere dai detti limiti che hanno valore indicativo dovranno comunque essere
correlate alla resistenza all'usura dei materiali di cui le fogne sono rivestite.
IX Per il calcolo delle fognature a sistema separato valgono le indicazioni sopra esposte; per quelle a sistema
misto il calcolo anzidetto dovrà essere eseguito sia per le condizioni di tempo asciutto (portate nere) che per
quelle di tempo di pioggia (portate nere + portate pluviali), rimanendo valevoli le indicazioni già date.
X Calcolo delle eventuali stazioni di sollevamento, con l'indicazione delle prevalenze geodetiche e manometriche
da vincere, del diametro e del materiale delle tubazioni di mandata, del tipo e del numero di pompe o altro di-
spositivo elevatorio (coclee ad es.) da adoperare, dei relativi rendimenti, della riserva predisposta, della poten-
za impegnata, dei tempi di funzionamento tra attacco e stacco delle macchine; dovranno essere illustrati i prov-
vedimenti predisposti per l'idonea protezione delle macchine e delle condotte di mandata con particolare riguar-
do sia ai fenomeni di colpo d'ariete, che a quelli di corrosione o di isolamento. Dovranno inoltre essere illustrate
le modalità adottate per assicurare lo scarico di emergenza in caso di interruzione di funzionamento delle mac-
chine, in maniera da non rigurgitare la fogna d'arrivo o almeno contenere il rigurgito entro i limiti accettabili;
qualora, per ragioni di quota ciò non fosse possibile, dovrà provvedersi all'installazione di gruppi elettrogeni di
riserva, tali quindi da assicurare il funzionamento delle macchine in caso di emergenza. Laddove per notevoli
variazioni nelle portate da elevare (come in genere avviene quando si tratta di fognature miste) e al fine di rea-
lizzare velocità accettabili, possono richiedersi più condotte di mandata, occorre evidenziare che con le minori
portate il liquame non ristagni nelle condotte temporaneamente escluse dal funzionamento.
XI Calcolo idraulico degli eventuali scaricatori di piena, ammissibili solo quando le caratteristiche delle acque da
scaricare lo consentano, per ciascuno dei quali dovrà essere indicato il tipo e le portate in gioco, così come do-
vranno riportarsi i criteri di dimensionamento sia di essi che dei relativi canali fugatori.
XII Dovrà essere indicato secondo quale criterio vengono disposte le caditoie atte a raccogliere le portate plu-
viali, dovrà altresì indicarsi il criterio secondo il quale sono intervallati i pozzetti di ispezione. Questi ultimi, co-
munque, non potranno distare tra loro più di 20-25 metri quando le sezioni non siano praticabili (altezza inferio-
re a 1,05 m); potranno disporsi a maggiore distanza, e comunque non superiore a m 50 per le fogne praticabili.
Qualora l'altezza dei collettori o dell'emissario sia superiore a 2,00 m potrà accettarsi che i pozzetti siano dispo-
sti tra loro sino alla distanza massima di 150 m; per tratti in galleria la distanza sarà stabilita caso per caso.
XIII Dovrà indicarsi l'importo delle opere progettate sulla base del computo metrico estimativo e dell'elenco dei
prezzi allegato al Capitolato Speciale di Appalto.
XIV Per le eventuali stazioni di sollevamento ed impianti di depurazione indicarsi dettagliati preventivi dei costi
di gestione per anno, suddivisi secondo le voci principali (personale, energia elettrica, ecc.).

184 Costruzioni Idrauliche


b - corografia
La corografia sarà conforme a quella del progetto di massima. Dovrà però indicare quali parti delle opere siano
state eventualmente già eseguite, quali parti si intendono realizzare successivamente, dando evidenza alle nuo-
ve situazioni ed ai nuovi elementi che comportino adattamenti del progetto di massima, ma tali però da non co-
stituirne modifica sostanziale per cui si ponga la necessità di una variante del progetto di massima.
Per accertare la rispondenza dei tracciati della rete progettata alle previsioni dei piani urbanistici, la corografia
sarà redatta e riprodotta su copia dei piani regolatori vigenti e adottati per le zone da servire con la fognatura.
Qualora il Comune non sia dotato di piani urbanistici, la planimetria di cui al successivo punto D dovrà essere
redatta su un accurato rilievo delle strade da servire nonché degli edifici circostanti, in modo che risultino i rap-
porti tra la rete ed il centro abitato.
c - planimetria quotata dell'intero centro da servire con indicazione della rete di fognatura e degli
eventuali impianti di sollevamento e depurazione
Dovrà essere conforme a quella del progetto di massima ma aggiornata e completa di tutti gli elementi già indi-
cati per la corografia di cui al punto precedente.
d - planimetria quotata del lotto delle opere progettate con indicazione della rete di fognatura e
degli eventuali impianti di sollevamento e depurazione
Con indicazione della rete di fognatura e degli eventuali impianti di sollevamento e di depurazione.
Questa dovrà essere rappresentata in scala almeno 1:2000 e dovrà riportare:
• le quote del terreno, assolute o relative, dei punti salienti e almeno di tutti i capofogna e di tutti gli incroci
stradali; dovranno altresì riportarsi le monografie dei caposaldi di riferimento;
• le zone con diversa densità di popolazione e le superfici con diverso coefficiente di assorbimento;
• il tracciato della rete con indicato chiaramente sia il verso del movimento delle acque, sia l'identificazione con
lettere ovvero con numeri, di ciascuna fogna e di ciascun collettore, in maniera tale che risulti facile il riferi-
mento ai profili longitudinali ed alle tabelle di calcolo;
• la posizione dei pozzetti d'ispezione, di confluenza, di deviazione, di salto, di alloggio dei sifoni di cacciata e
comunque di tutte le opere d'arte ricorrenti; dovrà altresì riportarsi in un'apposita leggenda la simbologia a-
doperata per ciascuna delle opere anzidette;
• la posizione di eventuali opere d'arte particolari (come attraversamenti ferroviari, opere di alleggerimento e
scarico, stazioni di sollevamento, ecc.) e dovrà riportarsi in una apposita leggenda la simbologia adoperata
per ciascuna delle opere anzidette;
• la posizione dell'eventuale impianto di trattamento dei liquami.
Dovranno inoltre essere indicate le eventuali aree da espropriare o da asservire per il passaggio di fogne, di col-
lettori o dell'emissario, per la realizzazione delle opere d'arte particolari e dell'intero impianto di trattamento. La
planimetria dovrà anche riportare le quote del prevedibile massimo livello di pelo d'acqua del/dei corpi idrici re-
cipienti nel/nei punti di scarico. Qualora il/i recipienti siano costituiti da impluvi, torrenti o comunque corsi d'ac-
qua, dovrà riportarsi inoltre la/le sezioni degli alvei. Nel caso di scaricatori a mare o in lago dovranno essere
forniti gli elementi già richiesti per il progetto ma a livello esecutivo. Per maggiore chiarezza, quanto potrà ri-
portarsi in più tavole (ad esempio planimetria quotata con rete; planimetria con suddivisione delle aree nei ri-
guardi del coefficiente di assorbimento ecc.).
e - disegni dei profili delle fogne, dei collettori dell'emissario
Dovranno essere allegati al progetto, in scala almeno 1:2000 per le lunghezze e 1:200 per le altezze, i disegni
dei profili di tutte le fogne, dei collettori e dell'emissario inclusi nel lotto esecutivo, attenendosi a quanto pre-
scritto al punto D relativo al progetto di massima per i corrispondenti documenti.
Sui profili esecutivi dovranno essere indicati anche il tipo di pavimentazione delle strade interessate e la natura
dei terreni da scavare e di sedime. Al termine di ogni profilo dovrà essere indicato in quale fogna, o collettore o
emissario, o opera d'arte particolare o impianto di trattamento o recapito la canalizzazione riportata nel profilo
stesso confluisce.
f - disegni delle sezioni delle fogne, dei collettori, dell'emissario, delle opere d'arte tipo e di quelle
particolari
I disegni delle sezioni delle fogne, dei collettori e dell'emissario dovranno indicare, in scala idonea per una chia-
ra interpretazione, e comunque non inferiore a 1:50, i tipi costruttivi di tutte le canalizzazioni progettate.
Dovranno contenere tutti gli elementi già prescritti ai punti E ed F del progetto di massima con dettagli ed e-
stensioni a livello esecutivo. Gli stessi criteri saranno seguiti per i disegni delle opere d'arte tipo, quali pozzetti
di ispezione, confluenza e deviazione, pozzetti di salto, pozzetti di alloggio dei sifoni di cacciata, caditoie, ecc.
che saranno redatti in scala idonea e comunque non inferiore ad 1:50 e dovranno specificare i materiali adottati
specie per i rivestimenti. Sempre gi stessi criteri saranno seguiti per i disegni delle opere d'arte particolari, co-
me quelle di alleggerimento e scarico, stazioni di sollevamento, attraversamenti ferroviari, ecc. che dovranno
essere redatti in scala idonea e comunque non inferiore ad 1:100 e comprenderanno sezioni e piante quotate di
ogni singola opera in un numero adeguato ad una chiara identificazione delle spese stesse. I disegni specifiche-
ranno altresì i materiali adottati. I disegni delle opere terminali della rete indicheranno in particolare, nel caso di

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 185


scarico in alvei o comunque in corpi idrici fluviali, lacuali o marini, i livelli di massimo pelo d'acqua da considera-
re nei recipienti stessi, le eventuali protezioni delle opere finali della fognatura (ad es. per gli scarichi a mare,
scogliere, moli, pennelli, ecc.), i manufatti di scarico ecc. Al fine di assicurare il buon funzionamento della rete,
il progettista dovrà indicare il tipo di allacciamento da parte dei privati, facendo sì che gli allacciamenti stessi
non richiedano la manomissione gli spechi fognari.
g - disegni delle eventuali stazioni di sollevamento e profili delle condotte di mandata relative
I disegni dei profili delle eventuali condotte di mandata dovranno essere rappresentati in scala almeno 1:2000
per le lunghezze ed 1:200 per le altezze. Qualora se ne ravvisi la necessità, e al fine di rendere più evidenti i
dislivelli, i disegni potranno essere rappresentati anche in scale differenti da quelle indicate, specie per quanto
riguarda le altezze. Gli elaborati dovranno rappresentare la linea del terreno, quella di posa delle condotte e la
linea piezometrica e saranno muniti di due fincature, l'una superiore al profilo l'altra inferiore. Quella superiore
indicherà il diametro ed il materiale costituente le condotte specificando il tipo di giunto adottato, la portata sol-
levata, il valore della perdita di carico unitaria e di quella totale, la velocità del moto dei liquami nella condotta,
il nome e il tipo di pavimentazione delle strade lungo cui corrono le condotte e la presumibile natura dei terreni
da scavare e di sedime. Quella inferiore indicherà le quote del terreno, quelle di posa delle condotte, la misura
delle distanze parziali e di quelle progressive. Al termine dei profili dovrà indicarsi il recapito delle condotte rap-
presentate. I disegni delle sezioni delle condotte saranno in scala almeno 1:50 ed indicheranno i materiali costi-
tuenti le condotte, il tipo di giunto adottato, e le particolarità di posa in opera (selle, corsetti, ecc.).
h - documenti relativi all'eventuale impianto di depurazione e servizi accessori
L'impianto di depurazione può venire realizzato sia con progetto dell'Amministrazione che mediante Appalto
Concorso da indire da parte dell'Amministrazione tra ditte specializzate. Nel primo caso il numero ed il tipo di
elaborati che dovranno essere forniti saranno precisati nelle norme che riguardano specificamente gli impianti di
trattamento.
Nel secondo caso dovrà essere invece fornito un particolareggiato Disciplinare di Bando di Appalto Concorso,
corredato da disegni schematici, come specificato al successivo punto n.
i - computo metrico estimativo e preventivo delle spese di gestione (esercizio e manutenzione)
Il metrico estimativo dovrà indicare per ogni fogna, collettore o per l'emissario, per le opere d'arte tipo e per
quelle particolari il dettaglio del costo, con riferimento all'elenco dei prezzi unitari allegato al Capitolato Speciale
d'Appalto. In particolare, per quanto riguarda i movimenti di terra e la scomposizione e il rifacimento delle pa-
vimentazioni stradali, dovrà farsi riferimento a quanto risultante dai profili di progetto.
Oltre le opere in Appalto ed i compensi a corpo il computo metrico estimativo comprenderà anche le somme a
disposizione dell'Amministrazione Appaltante per espropriazioni e servitù, per forniture dirette, per l'eventuale
Appalta Concorso dell'impianto di depurazione, nonché le somme per imprevisti e revisione prezzi nonché quelle
per le spese di progettazione, direzione dei lavori, collaudi e simili.
l - capitolato speciale di appalto con allegato elenco prezzi
Il Capitolato Speciale d'appalto dovrà essere redatto secondo le norme vigenti e conterrà tutte le norme che
andranno a regolare i rapporti tra l'Amministrazione Appaltante e l'Impresa assuntrice dei lavori.
Al Capitolato dovrà accompagnarsi l'elenco dei prezzi unitari dei materiali, delle mercedi orarie, dei noli e dei
lavori a misura. Il progettista potrà adottare i prezzi fissati dall'Amministrazione Appaltante ove da quest'ultima
sia stata redatta apposita tariffa. Negli altri casi, o per alcuni tipi di lavori i cui prezzi non fossero fissati dalle
tariffe, il progettista dovrà formulare i prezzi stessi; in tal evenienza, egli dovrà giustificarli, fornendo le analisi
dei prezzi, dalle quali dovranno risultare tutti gli elementi che concorrono a formare i valori finali.
m - disciplinare per la richiesta di offerte per eventuali macchinari ed apparecchiature
Qualora per la compiutezza dell'opera si richiedano macchinari e particolari apparecchiature (macchine elevato-
rie, apparecchiature meccaniche ed elettriche, attrezzature per gli impianti di depurazione ecc.) che non posso-
no rientrare nei lavori d'appalto, ma siano da acquistarsi direttamente dall'Amministrazione Appaltante, si dovrà
redigere un apposito Disciplinare per la richiesta di offerte dei macchinari e delle apparecchiature suddette. Det-
to Disciplinare dovrà specificare l'oggetto dell'offerta e dare precise indicazioni sulle caratteristiche che dovrà
presentare il materiale richiesto e le condizioni di inserimento nelle opere progettate.
Saranno quindi indicate le modalità dell'offerta, quella di fornitura e quelle di pagamento e di collaudo.
n - disciplinare di bando di appalto concorso per eventuale impianto di depurazione
Il disciplinare dovrà contenere le condizioni per la partecipazione all'Appalto Concorso ed i seguenti elementi
articolati come appresso:
1. Oggetto dell'Appalto
Dovranno essere forniti i dati relativi alle portate ed al tipo di liquami da trattare ed al numero di abitanti da
servire; grafici illustranti la zona destinata all'impianto con le quote del terreno; i dati caratteristici (sezioni,
quote, ecc.) dell'emissario in arrivo e del corpo idrico che dovrà ricevere l'affluente. Dovrà essere specificato il
grado di efficienza depurativa che si richiede all'impianto, in termini di riduzione dei principali elementi inqui-
nanti. Saranno indicate le fasi secondo cui dovrà svolgersi il trattamento nell'ambito del ciclo già previsto dal

186 Costruzioni Idrauliche


progetto di massima. Le Ditte concorrenti dovranno presentare offerta per la soluzione indicata dal disciplinare,
da considerarsi offerta base indispensabile, rimanendo però libere di presentare soluzioni di varianti che esse
giudichino più convenienti, sempre che sia stata garantita l'efficienza depurativa richiesta. Sarà precisato se il
progetto deve riguardare l'intero impianto, ovvero la realizzazione delle opere debba limitarsi ad un primo lotto.
In tal caso occorrerà anche indicare i dati relativi alle portate ed al tipo di liquame da trattare e gli abitanti da
servire con il primo lotto e dovrà essere richiesta la presentazione del progetto almeno di massima dell'intero
impianto. L'appalto dovrà comprendere opere murarie, macchinario e apparecchiature e quant'altro occorre per
consegnare funzionante l'impianto all'Amministrazione Appaltante.

2. Modalità di presentazione del Progetto - Offerta da parte delle Ditte concorrenti.


Il progetto-offerta dovrà comprendere almeno un grafico indicante il ciclo di trattamento che la Ditta concorren-
te intende realizzare; uno schema dello stesso ciclo dal quale risultino il numero di unità operative a mezzo del-
le quali il ciclo sarà svolto nonché tutti i collegamenti sia idraulici, che elettrici, termici o chimici che si intendo-
no eseguire; una planimetria generale dell'impianto in scala almeno 1:500 dalla quale risultino le quote alle
quali si trovano le singole opere; un profilo altimetrico del percorso che liquami avranno durante le singole fasi
del trattamento ed uno del percorso dei fanghi in scale adeguate per una chiara interpretazione del funziona-
mento dell'impianto; disegni costruttivi quotati di ciascuna delle opere previste, o almeno di ciascuno dei tipi di
opera se queste fossero più di una, in scala almeno 1:100 comprendendo piante sezioni quotate tali da indicare
chiaramente sia le apparecchiature offerte che le opere murarie. Il progetto dovrà inoltre essere corredato da
una relazione illustrante i criteri generali ispiratori delle opere previste e dalla quale risultino sia i calcoli di pro-
porzionamento che i rendimenti depurativi che in ciascuna delle fasi di trattamento saranno raggiunti. Dovranno
altresì indicarsi, nell'offerta per le macchine e le apparecchiature, i tipi proposti nonché i pesi, i consumi elettrici
previsti, le potenze da impegnare per ciascuno di essi ed i nominativi delle Ditte costruttrici. Il progetto dovrà
poi essere corredato da un computo metrico estimativo che consideri separatamente le opere murarie dalle ap-
parecchiature, dando per queste ultime anche i prezzi unitari, in maniera da permettere all'Amministrazione
Appaltante un agevole confronto tra le offerte presentate. Infine le Ditte Concorrenti dovranno presentare uno
schema di Capitolato Speciale di Appalto, in armonia con le norme del disciplinare dal quale risultino tutti i rap-
porti che la Ditta intende istituire con l'Amministrazione. Il costo delle opere dovrà risultare in un'offerta che
distinguerà le opere murarie dalle apparecchiature; all'offerta dovrà anche essere accompagnato un preventivo
per la gestione e manutenzione dell'impianto specificando le voci principali (personale, materiali, energia elettri-
ca). La Ditta dovrà provvedere all'avviamento dell'impianto stesso e consegnarlo funzionante, nonché provvede-
re alla sua conduzione con proprio personale specializzato per un periodo di effettivo funzionamento a regime
da precisare nel disciplinare e di norma non inferiore ad 1 anno. La Ditta dovrà altresì provvedere all'istruzione
del personale della Amministrazione Appaltante destinato alla conduzione dell'impianto. Le Ditte concorrenti ri-
lasceranno esplicita dichiarazione di sollevare l'Amministrazione Appaltante da qualsiasi onere per diritti di bre-
vetti o privative. Il progetto dovrà essere firmato da un ingegnere abilitato allo esercizio della professione.

3. Modalità di aggiudicazione dell'opera.


Il disciplinare dovrà comprendere le modalità secondo cui saranno aggiudicate le opere e dovrà altresì indicare
le qualifiche dei membri della commissione cui tale compito sarà devoluto.

4. Modalità di esecuzione, pagamenti e collaudo delle opere.


Nel disciplinare saranno indicati i termini di esecuzione e consegna delle opere ed i termini e le modalità di pa-
gamento e di collaudo.

o - piano parcellare dei terreni da asservire ovvero da espropriare


Qualora si renda necessario asservire o espropriare dei terreni al progetto dovrà essere allegato il piano parcel-
lare, che indicherà il foglio di mappa catastale ed il numero delle particelle interessate alla procedura; esso pia-
no dovrà ovviamente essere concordante con quanto indicato nella planimetria della rete e dovrà fissare inoltre
il prezzo delle indennità da corrispondere ai proprietari. A tale proposito appare opportuno chiedere il parere
dell'Ufficio Tecnico Erariale sulla congruità dei prezzi fissati, allegando il detto parere al suddetto piano parcella-
re. Di norma il primo lotto esecutivo dovrà comprendere l'espropriazione di tutte le aree comunque occorrenti
per la realizzazione delle opere ed in particolare per l'impianto di depurazione.

Infine, per una valida progettazione della rete di fognatura occorrono :


™ Cartografia :
• Corografia 1:25.000 1:10.000
- delimitazione dei confini amministrativi,
- delimitazione del bacino idrografico gravante sul
centro da servire
- idrografia superficiale
• Planimetria quotata 1:2000 o, meglio, 1:1000
- piano quotato con curve di livello ad intervallo di 0,50 m
- spartiacque ed impluvi naturali

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 187


™ Piani Urbanistici e Previsioni di sviluppo
™ Dati demografici
• Popolazione residente (serie storica)
• Popolazione stabile non residente (collegi,caserme,ospedali)
• Popolazione fluttuante con pernottamento (alberghi, 2 case, ecc.)
• Popolazione fluttuante senza pernottamento (addetti unità lavorative)
™ Dati relativi alle unità produttive
• Tipologia dell’attività
• Numero addetti
™ Dati sull’idrografia superficiale
™ Dati freatimetrici
™ Dati pluviometrici

In una prima fase, per un corretto tracciamento della rete, supponendo inesistenti i fabbricati, le
canalizzazioni dovranno posizionarsi in corrispondenza dei compluvi, replicando quella che sarebbe
la rete idrografica naturale del bacino in studio. I vincoli creati dalle costruzioni e dalla viabilità e-
sistenti portano a scostamenti dalla soluzione ottimale. Risulta opportuno che le canalizzazioni prin-
cipali seguano la viabilità maggiore e che i canali a servizio di sottobacini vengono portati verso un
unico emissario. E' necessario inoltre conoscere le quote del piano di posa della rete idrica e degli
altri servizi. La rete di fognatura, per ovvie ragioni igieniche, verrà posizionata sempre al di sotto
della rete idrica, sottostandovi di almeno 0,50 m. Per rispettare tale vincolo si debbono realizzare,
specie per le canalizzazioni principali, per i collettori e per i canali emissari, scavi molto profondi.

7.4.1. Verifica di una rete esistente

La continua espansione dei centri abitati determina la costruzione di nuovi tratti fognari che si van-
no ad attestare a collettori esistenti. L’urbanizzazione di aree precedentemente “verdi” comporta un
notevole aumento di superfici impermeabili che drenano maggiori volumi di pioggia con conse-
guenti maggiori portate di afflusso nelle rete di fognatura esistente. Pertanto è indispensabile veri-
ficare i tronchi più critici ed adottare, in conseguenza, il necessari rimedi.

7.4.2. Riabilitazione

Riscontrato un decadimento delle caratteristiche idrauliche e strutturali delle condotte, prossime al-
lo scadere della durata tecnico-economica, è possibile intervenire ripristinando le condizioni di pro-
getto delle stesse tramite operazioni riabilitative che vanno dalla semplice pulizia interna ad altre
più complesse che possono prevedere la totale sostituzione del pezzo. Pertanto per riabilitazione,
si intende, in termini generali, diversi tipi di intervento quali:
• manutenzione (es. pulitura interna)
• riparazione (es. sigillatura dei giunti)
• rinnovo (es. rivestimento interno)
• sostituzione

7.4.3. Controllo in tempo reale di una rete con obiettivi:


• riduzione delle portate al colmo
• riduzione della quantità di inquinante con gli scaricatori di piena

7.5. CARATTERI DI QUALITA’ DELLE ACQUE DI FOGNA

7.5.1 - Acque reflue domestiche

I caratteri di qualità delle acque reflue domestiche sono connessi fondamentalmente con la diffe-
rente tipologia degli insediamenti, con le dotazioni idriche, con la natura ed il livello di dotazione
dei servizi. Sussistono inoltre numerosi altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di rifiuto

188 Costruzioni Idrauliche


domestiche, quali la successione delle stagioni, la presenza di acque di falda infiltrate, l'accidentale
immissione di sostanze inusitate, ecc.. I caratteri di qualità delle acque reflue, pertanto, in quanto
dipendenti da un limitato numero di fattori determinatori sono, in linea di massima determinabili a
priori. Le indagini di campo, anche se di tipo speditivo, sono peraltro sempre auspicabili e necessa-
rie per avere valida conferma degli assunti progettuali.
I principali indicatori ai quali viene fatto riferimento per quantizzare il livello di inquinamento delle
acque reflue sono costituiti da parametri chimico fisici, dal contenuto di materiale organico, di ma-
terie solide, di nutrienti e di metalli pesanti. Le misure che vengono normalmente eseguite riguar-
dano:
• il BOD ( Biochemical Oxygen Demand ), quantità di ossigeno richiesta dai microrganismi pre-
senti in un liquame abilitati alla stabilizzazione aerobica delle sostanze organiche biodegradabi-
li. La determinazione si effettua con riferimento a 5 giorni risultando il consumo di ossigeno in
detto intervallo di tempo (BOD5) pari al 68% dell'ossigeno richiesto per la stabilizzazione totale.
• il COD ( Chemical Oxygen Demand ), quantità di ossigeno richiesta da un liquame per conse-
guire la ossidazione chimica della quasi totalità delle sostanze organiche, sia biodegradabili che
non biodegradabili. Il valore del COD di un liquame è sempre superiore al valore del BOD e
non risente della presenza di inibitori tossici.
• il TOC ( Total Organic Carbon ) è una determinazione che attraverso la titolazione dl carbonio
presente nel liquame individua la totalità di sostanze organiche presenti nel liquame.
• i solidi sospesi
• l'azoto ammoniacale e nitroso
• il fosforo, totale e come ortofosfati
• i tensioattivi
• gli olii ed i grassi
• i metalli pesanti, specie il piombo e lo zinco.

Facendo riferimento alla situazione italiana, un liquame bruto domestico è caratterizzato da un


BOD5 pari a 200-300 ppm, con valori di picco, rilevabili nelle prime ore della giornata, pari a 400-
500 ppm. Nei collettori nei quali forte è la presenza di acque di falda infiltrate, il BOD5 può scen-
dere fino a valori di 100 ppm.

7.5.2 - Acque di drenaggio di origine meteorica

I caratteri di qualità delle acque di drenaggio urbano sono connessi fondamentalmente con le con-
dizioni meteorologiche di tempo di pioggia, con la intensità della precipitazione, con la differente
tipologia degli insediamenti, con l'inquinamento atmosferico, con il materiale sedimentato nelle fo-
gne con la natura e la quantità dei sedimenti sulla superficie dilavata. Sussistono inoltre numerosi
altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di pioggia, quali la successione delle stagioni, il
numero di giorni non piovosi che precedono l'evento pluviometrico, la presenza di acque di falda
infiltrate, la natura ed il livello di dotazione dei servizi, le dotazioni idriche, l'accidentale immissione
di sostanze non usuali, ecc..
I caratteri di qualità delle acque di drenaggio, pertanto, in quanto dipendenti da un elevato numero
di fattori determinatori e da un elevatissimo numero di fattori accessori, non sono determinabili a
priori, ma richiedono lunghe ed onerose indagini di campo volte alla loro acquisizione in termini
statisticamente significativi. I principali indicatori ai quali viene fatto riferimento per quantizzare il
livello di inquinamento delle acque di drenaggio sono costituiti da parametri chimico fisici, dal con-
tenuto di materiale organico, di materie solide, di nutrienti e di metalli pesanti. Le misure che ven-
gono normalmente eseguite riguardano:

• per i parametri chimico fisici pH, Temperatura, Conducibilità, Torbidità


• per il materiale organico BOD, COD e TOC
• per le materie solide Solidi sospesi
• per i nutrienti Fosforo (totale e come ortofosfato)
• per i metalli pesanti Piombo, Zinco, Mercurio, Cadmio, Rame

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 189


Durante le precipitazioni i caratteri di qualità delle acque di pioggia risultano molto variabili in fun-
zione sia del tasso e della natura dell'inquinamento atmosferico al momento presente, sia del ru-
scellamento e della contaminazione superficiale (presenza di vegetazione, erosione delle pavimen-
tazioni e del suolo, materia organica presente sulla superficie, traffico veicolare, rifiuti dell'attività
umana, ecc.), sia della capacità di mobilitazione di materiale sedimentato nelle canalizzazioni della
rete di fognatura.

ESEMPIO 12

Progettare la rete di fognatura, del tipo unitario, per la località riportata nello schema di Figura1.
Sono date le espressioni della curva di possibilità pluviometrica, per precipitazioni rilevate in un pe-
riodo di osservazione di 50 anni, con tempo di ritorno T=10 anni (cfr. Esempio n.1):
h = 31 t 0,46 per durate t < 1 e h = 31 t 0,22 per 1 < t < 24 ore .
La dotazione idropotabile del giorno dei massimi consumi è di 250 l/ab*giorno

Figura. 1 – Planimetria

Tabella I
Parametri urbanistici

Zona St Destinazione Sf Uf Su IVC

TN 38550 Tecnologica 27000 70 ab/ha


CM 42480 Commerciale 30000 50 ab/ha
PEEP 68610 PEEP 42000 0,7 m2/m2 29400 1ab/ 80 m3
VPA 29400 Verde attrezzato
A 45115 Residenziale 22500 0,4 m2/m2 9000 1ab/100 m3
B 93760 Completamento 58000 0,7 m2/m2 40600 1ab/ 80 m3

190 Costruzioni Idrauliche


1. LE PORTATE NERE O FECALI

Nota la dotazione idrica del giorno dei maggiori consumi d [l/ab * giorno] e determinato il nu-
mero N di abitanti da servire con la rete di fognatura, il valore massimo della portata fecale ri-
sulta

⎛ 0,8 Cp N d ⎞
Qn = ⎜ ⎟ [l/s] 1,3 < Cp ≤ 1,5 .
⎜ 86400 ⎟
⎝ ⎠

Utilizzando i dati di Tabella I vengono definiti gli abitanti afferenti ad ogni zona e le relative portate
nere
Tabella II

Zona Sf Uf Su volumi IVC abitanti Cp portata

m2 m2 m3 N° l/s
TN 27000 70 ab/ha 189 1,4 0,6
CM 30000 50 ab/ha 150 1,4 0,5
PEEP 42000 0,7 29400 88200 1ab/ 80 m3 1103 1,4 3,6
VPA
A 22500 0,4 9000 27000 1ab/100 m3 270 1,4 0,9
B 58000 0,7 40600 121800 1ab/ 80 m3 1523 1,4 4,9

2. PORTATE BIANCHE O DI PIOGGIA

A - Metodo cinematico

La valutazione della portata massima, o di picco, viene effettuata con riferimento alla formula

h 10
Qmax = ϕ A⋅ ( m3/s) [1]
tc 3600
h
con , intensità della pioggia di durata (mm/ora) pari al tempo di corrivazione tc (ore) del bacino
tc

e ϕ coefficiente di afflusso ( Tabella III) , A superficie del bacino in ha


Tabella III
Valori del coefficiente ϕ in funzione del tipo di urbanizzazione

Strade , piazze, lastricati 0,90


Costruzioni ad alta densità 0.80
Costruzioni rade 0,60
Villini 0,30 ÷ 0,40
Prati, giardini, aree non edificate 0,20

I valori della precedente tabella vengono applicati alle singole superfici scolanti omogenee ; nel ca-
so in cui nell'ambito di uno stesso bacino siano presenti due o più zone si determina il valore medio
ϕ' , ragguagliato all'area At dell'intero bacino, come media ponderata dei singoli valori di ϕi delle
rispettive superfici Ai
Σ ϕi Ai
ϕ' =
At

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 191


Nella Figura 2 è riprodotto lo schema della rete di fognatura ; nella Tabella IV sono riportati i dati
relativi dei singoli collettori e dei sottobacini afferenti.

Figura 2 - Sottobacini

Tabella IV

Collettore Lunghezza Sottobacini Superfici ϕ S totale ϕ'


⎧TN 38550 0,6
1 365 ⎨ 43120 0,63
⎩Strade e Piazzali 4570 0,9
⎧CM 42480 0,6
2 185 ⎨ 51102 0,65
⎩Piazza 8622 0,9
⎧PEEP 68610 0,8
3 400 ⎨ 77361 0,81
⎩Strada e Piazza 8751 0,9
4 315 VPA 29400 0,2 29400 0,20
⎧B- Completamento 93760 0,8
5 345 ⎨ 100793 0,81
⎩Strada e Piazza 7033 0,9
⎧A - Residenziale 45115 0,4
6 270 ⎨VPA 2460 0,2 49805 0,41
⎩Strada e Piazza 2230 0,9

Ricordato che Il tempo di corrivazione tc


per i tronchi iniziali tc = to + L/V

• to, tempo di ruscellamento, assunto 5 minuti

• tempo di vettoriamento entro il tratto di canalizzazione lungo L percorso in condizioni di


moto uniforme dalla portata Q con velocità media V.
per i tronchi seguenti tc = τm + L/V

192 Costruzioni Idrauliche


• τm valore massimo dei tempi di corrivazione dei tronchi a monte.

Dimensionamento degli spechi

Nella seguente Tabella V sono riportati i dati relativi alla determinazione della portata di pioggia Qp,

di primo tentativo, afferente ad ogni collettore nella sezione di chiusura del sottobacino tributario.

Tabella V
Determinazione delle portate di pioggia di primo tentativo
C oll. Superficie ϕ L i Vf t a n h i Qp u
m2 m m/s ore mm mm/ora m 3/s l/s ha
1 43120 0,63 365,0 0,02 1,40 0,156 31 0,46 13,19 84,54 0,638 147,9
2 51102 0,65 185,0 0,01 1,00 0,135 31 0,46 12,34 91,41 0,843 165,0
3 77361 0,81 400,0 0,04 3,00 0,120 31 0,46 11,69 97,41 1,696 219,2
4 29400 0,20 315,0 0,05 1,30 0,151 31 0,46 12,99 86,04 0,141 47,8
5 100763 0,81 345,0 0,04 3,00 0,115 31 0,46 11,46 99,67 2,260 224,3
6 49805 0,41 270,0 0,05 2,00 0,121 31 0,46 11,73 96,97 0,550 110,4
3-4-5 200983 0,64 120,0 0,01 2,80 0,168 31 0,46 13,64 81,25 2,903 144,4
5-6-7 351551 0,68 130,0 0,01 3,00 0,180 31 0,46 14,09 78,25 5,196 147,8

Nella Tabella VI sono riassunti i dati caratteristici di ogni collettore e le dimensioni geometriche
delle tubazioni usate

Figura 3 – Schema della rete

Tabella VI

Caratteristiche dei collettori e portate di verifica

Coll. Materiale Pendenza Speco Qp Qn Qt

m3/s m3/s m3/s


1 PVC 0,020 circolare 0,638 0,0006 0,6386
2 PVC 0,008 circolare 0,843 0,0005 0,8435
3 Cls 0,035 ovoidale 1,696 0,0036 1,6996
4 PVC 0,040 circolare 0,141 0,1410
5 Cls 0,035 ovoidale 2,260 0,0049 2,2649
6 Gres 0,045 circolare 0,550 0,0009 0,5509
3-4-5 Cls 0,008 ovoidale 2,903 0,0047 2,9077
5-6-7 Cls 0,010 ovoidale 5,393 0,0105 5,4035

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 193


Di seguito sono riportate le dimensioni commerciali degli spechi utilizzati

Tubi in PVC UNI 7447-75 Tipo "303/1"

DN mm 200 250 315 400 500 630 710 800


Di mm 191 237,8 299,6 380,4 475,6 599,2 675,2 760,8

Tubi in Gres - UNI 9180

DN mm 200 250 300 350 400 500 600 700 800


Di mm 200 250 300 350 400 500 600 700 800

Tubi Ovoidali - DIN 403

b h r
cm cm cm r
60 90 30
70 105 35 h
80 120 40
90 135 45
100 150 50
fondello
120 180 60 in gres
b
140 210 70
160 240 80

Escludendo il funzionamento in pressione i condotti di fognatura si calcolano come canali a superfi-


cie libera in regime di moto uniforme. La determinazione dei parametri idraulici viene effettuata
utilizzando la formula di Chezy, assumendo per χ la formula di Manning-Strickler, introducendo va-
lori del coefficiente di scabrezza tipici per il materiale usato :

Q = ω k R 2 / 3 i1 / 2
• ω Sezione bagnata [m2]
• k Coefficiente di scabrezza [m1/3 s-1]
k = 90 per tubazioni di PVC
k = 85 per tubazioni di Gres
k = 75 per tubazioni in Calcestruzzo
• R Raggio idraulico [m]
• i Pendenza del collettore

Di seguito sono riportati, in modo tabellare, i dati elaborati per la verifica idraulica degli spechi, con
l’ausilio delle tabelle dei parametri geometrici delle sezioni circolare e ovoidale inglese, tratte dal
manuale Colombo. Il grado di riempimento massimo è stato fissato in : GR ≤ 60 % per spechi cir-
colari e GR ≤ 70 % per spechi ovoidali. In considerazione dei materiali utilizzati per le tubazioni
possono essere accettati valori massimi di velocità ≤ 5 m/s per tubazioni in Gres e PVC e ≤ 4 m/s
per tubi ovoidali.
Nelle seguenti Figure 4 e 5 sono raffigurate le scale di deflusso di spechi circolari e semiovoidali
con evidenziato in rosso la condizione di grado riempimento massimo .

194 Costruzioni Idrauliche


Figura 4 – Parametri geometri della sezione circolare

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 195


Figura 5 – Parametri geometri della sezione ovoidale inglese

196 Costruzioni Idrauliche


COLLETTORE 1

COLLETTORE 1 lunghezza 365 m i= 0,02 Vf= 1,4 m/s


Bacino 43120 m^2 ϕ= 0,63 a= 31 n= 0,46
tc= 0,155 ore hmax= 13,17 mm imax= 84,71 mm/ora
Qp= 0,639 m^3/s Qn= 0,0006 m^3/s Qt= 0,6398 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 630 r= 0,3 m k= 90

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,270 0,123 0,140 0,423 3,43 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,300 0,141 0,150 0,508 3,59 50
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,330 0,159 0,159 0,595 3,73 55
1,20 1,9681 0,5553 1,3296 0,360 0,177 0,167 0,683 3,85 60

Il collettore in esame smaltisce una portata di 0,6398 m3/s con un grado di riempimento prossimo
al 60% con una velocità di 3,85 m/s, valore molto diverso dalla velocità fittizia di scorrimento
Vf = 1,4 m/s di primo tentativo . Posto pertanto Vf = 4,0 m/s, valore accettabile per il tipo di mate-
riale adottato, si determinano i nuovi valori di tc , hmax, imax, Qp ed infine Qt

COLLETTORE 1 lunghezza 365 m i= 0,02 Vf= 4 m/s


Bacino 43120 m^2 ϕ= 0,63 a= 31 n= 0,46
tc= 0,108 ore hmax= 11,15 mm imax= 102,93 mm/ora
Qp= 0,777 m^3/s Qn= 0,0006 m^3/s Qt= 0,7773 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 710 r= 0,34 m k= 90

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,306 0,158 0,159 0,591 3,73 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,340 0,182 0,170 0,709 3,91 50
1,05 1,6707 0,5149 1,0744 0,357 0,193 0,175 0,770 3,99 53
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,374 0,205 0,180 0,831 4,06 55

Il Collettore 1 risulta verificato da uno speco circolare DN 710 mm, con grado di riempimento GR ≅
53% e velocità V ≅ 4,0 m/s

COLLETTORE 2

COLLETTORE 2 lunghezza 185 m i= 0,008 Vf= 1,00 m/s


Bacino 51102 m^2 ϕ= 0,65 a= 31 n= 0,46
tc= 0,134 ore hmax= 12,31 mm imax= 91,63164 mm/ora
Qp= 0,845 m^3/s Qn= 0,0005 m^3/s Qt= 0,8445 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 800 r= 0,36 m k= 90

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,360 0,204 0,180 0,522 2,57 50
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,396 0,229 0,191 0,612 2,67 55
1,20 1,9681 0,5553 1,3296 0,432 0,255 0,200 0,702 2,75 60
1,30 2,1617 0,5763 1,4970 0,468 0,280 0,207 0,790 2,82 65
1,40 2,3489 0,5925 1,6570 0,504 0,304 0,213 0,875 2,87 70

In questo caso lo speco considerato è in grado di smaltire la portata di progetto ma, sia con un
grado di riempimento maggiore del 60% e sia con un valore di velocità maggiore di quella ipotizza-

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 197


ta . Pertanto nelle seconda iterazione, oltre a correggere il valore della Vf iniziale, si dovrà preve-

dere una sezione maggiore, ad esempio una sezione ovoidale 70*105 cm.
Collettore 2 lunghezza 185 m i= 0,008 Vf= 2,5 m/s
Bacino 51102 m^2 ϕ= 0,65 a= 31 n= 0,46
tc= 0,104 ore hmax= 10,92 mm imax= 105,48 mm/ora
Qp= 0,973 m^3/s Qn= 0,0005 m^3/s Qt= 0,9737 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 70*105 r= 0,35 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,00 1,1364 0,4133 0,6306 0,350 0,139 0,145 0,257 1,85 33
1,20 1,4808 0,4673 0,8918 0,420 0,181 0,164 0,364 2,01 40
1,40 1,8475 0,5160 1,1886 0,490 0,226 0,181 0,485 2,14 47
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,560 0,273 0,196 0,618 2,26 53
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 0,630 0,321 0,209 0,760 2,36 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 0,700 0,370 0,221 0,908 2,45 67
2,10 3,2220 0,6452 2,4077 0,735 0,395 0,226 0,983 2,49 70
2,20 3,4207 0,6590 2,5903 0,770 0,419 0,231 1,057 2,52 73

Il Collettore 2 risulta verificato da uno speco ovoidale delle dimensioni 70*105 cm, con grado di
riempimento GR ≅ 70% e velocità V ≅ 2,5 m/s

COLLETTORE 3

Collettore 3 lunghezza 400 m i= 0,035 Vf= 3 m/s


Bacino 77361 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,120 ore hmax= 11,69 mm imax= 97,39 mm/ora
Qp= 1,695 m^3/s Qn= 0,0036 m^3/s Qt= 1,6989 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 60*90 r= 0,3 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/kr^8/3i^1/2 h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 0,600 0,272 0,189 1,259 4,63 67
2,20 3,4207 0,6590 2,5903 0,660 0,308 0,198 1,466 4,76 73
2,30 3,6142 0,6696 2,7662 0,690 0,325 0,201 1,565 4,81 77
2,40 3,8015 0,6775 2,9323 0,720 0,342 0,203 1,659 4,85 80
2,50 3,9800 0,6820 3,0837 0,750 0,358 0,205 1,745 4,87 83

La sezione ipotizzata è piccola; per la portata di progetto il GR > 70% ed il valore della velocità ri-
sulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo
0,01 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo, mentre il valore della Vf di secondo tentati-

vo è elevato a 3,2 m/s .

Collettore 3 lunghezza 400 m i= 0,01 Vf= 3,2 m/s


Bacino 77361 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,118 ore hmax= 11,59 mm imax= 98,42 mm/ora
Qp= 1,713 m^3/s Qn= 0,0036 m^3/s Qt= 1,7168 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 90*135 r= 0,45 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/kr^8/3i^1/2 h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,00 1,1364 0,4133 0,6306 0,450 0,230 0,186 0,562 2,44 33
1,20 1,4808 0,4673 0,8918 0,540 0,300 0,210 0,795 2,65 40
1,40 1,8475 0,5160 1,1886 0,630 0,374 0,232 1,060 2,83 47
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,720 0,452 0,252 1,351 2,99 53
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 0,810 0,531 0,269 1,661 3,13 60
1,90 2,8238 0,6147 2,0440 0,855 0,572 0,277 1,823 3,19 63
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 0,900 0,612 0,284 1,984 3,24 67
2,10 3,222 0,6452 2,4077 0,945 0,652 0,290 2,147 3,29 70

198 Costruzioni Idrauliche


COLLETTORE 4

COLLETTORE 4 lunghezza 315 m i= 0,045 Vf= 1,3 m/s


Bacino 29400 m^2 ϕ= 0,2 a= 31 n= 0,46
tc= 0,150 ore hmax= 12,97 mm imax= 86,26 mm/ora
Qp= 0,141 m^3/s Qn= 0 m^3/s Qt= 0,141 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 250 r= 0,12 m k= 90

h/r A/r^2 R/r Q/kr^8/3i^1/2 h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,108 0,020 0,056 0,055 2,79 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,120 0,023 0,060 0,066 2,93 50
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,132 0,025 0,064 0,078 3,04 55
1,20 1,9681 0,5553 1,3296 0,144 0,028 0,067 0,089 3,14 60

Occorre aumentare la dimensione dello speco e correggere il valore della Vf

COLLETTORE 4 lunghezza 315 m i= 0,045 Vf= 3,5 m/s


Bacino 29400 m^2 ϕ= 0,2 a= 31 n= 0,46
tc= 0,108 ore hmax= 11,14 mm imax= 103,11 mm/ora
Qp= 0,168 m^3/s Qn= 0 m^3/s Qt= 0,168 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 400 r= 0,19 m k= 90

h/r A/r^2 R/r Q/kr^8/3i^1/2 h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,80 1,1735 0,4285 0,6669 0,152 0,042 0,081 0,152 3,59 40
0,85 1,2723 0,4474 0,7456 0,162 0,046 0,085 0,170 3,70 43
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,171 0,049 0,089 0,188 3,79 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,190 0,057 0,095 0,225 3,97 50

COLLETTORE 5
Collettore 5 lunghezza 345 m i= 0,035 Vf= 3 m/s
Bacino 100763 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,115 ore hmax= 11,46 mm imax= 99,70 mm/ora
Qp= 2,260 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,2653 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 80*120 r= 0,4 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,640 0,357 0,224 1,846 5,17 53
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 0,720 0,420 0,239 2,270 5,41 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 0,800 0,484 0,253 2,712 5,61 67

Come per il Collettore 3, pur risultando verificato il GR < 70%, il valore della velocità risulta troppo
elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo 0,012 , da
recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,6
m/s .
Collettore 5 lunghezza 345 m i= 0,012 Vf= 3,6 m/s
Bacino 100763 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,110 ore hmax= 11,21 mm imax= 102,29 mm/ora
Qp= 2,319 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,3239 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 90*135 r= 0,45 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,720 0,452 0,252 1,480 3,28 53
1,65 2,3289 0,5692 1,6017 0,743 0,472 0,256 1,565 3,32 55
1,70 2,4274 0,5788 1,6887 0,765 0,492 0,260 1,650 3,36 57
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 0,810 0,531 0,269 1,820 3,42 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 0,900 0,612 0,284 2,174 3,55 67
2,1 3,222 0,6452 2,4077 0,945 0,652 0,290 2,352 3,61 70

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 199


COLLETTORE 6
COLLETTORE 6 lunghezza 270 m i= 0,045 Vf= 2 m/s
Bacino 49805 m^2 ϕ= 0,41 a= 31 n= 0,46
tc= 0,121 ore hmax= 11,71 mm imax= 97,19 mm/ora
Qp= 0,551 m^3/s Qn= 0,0009 m^3/s Qt= 0,5522 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 500 r= 0,25 m k= 85

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,225 0,086 0,117 0,369 4,30 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,250 0,098 0,125 0,443 4,51 50
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,275 0,111 0,132 0,518 4,68 55
1,05 1,8693 0,5425 1,2444 0,263 0,117 0,136 0,557 4,76 53
1,20 1,9681 0,5553 1,3296 0,300 0,123 0,139 0,595 4,83 60

Il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza
di fondo dallo 0,045 allo 0,012 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf
di secondo tentativo è fissato a 3,6 m/s .

COLLETTORE 6 lunghezza 270 m i= 0,02 Vf= 3,6 m/s


Bacino 49805 m^2 ϕ= 0,41 a= 31 n= 0,46
tc= 0,104 ore hmax= 10,94 mm imax= 105,33 mm/ora
Qp= 0,597 m^3/s Qn= 0,0009 m^3/s Qt= 0,5983 m^3/s

SEZ.CIRCOLARE DN= 600 r= 0,3 m k= 85

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
0,90 1,3711 0,4662 0,8243 0,270 0,123 0,140 0,400 3,24 45
1,00 1,5708 0,5000 0,9895 0,300 0,141 0,150 0,480 3,39 50
1,10 1,7705 0,5298 1,1592 0,330 0,159 0,159 0,562 3,53 55
1,05 1,8693 0,5425 1,2444 0,315 0,168 0,163 0,603 3,59 53
1,20 1,9681 0,5553 1,3296 0,360 0,177 0,167 0,645 3,64 60

COLLETTORE 3.4.5
Collettore 345 lunghezza 120 m i= 0,008 Vf= 2,8 m/s
Bacino 200983 m^2 ϕ= 0,64 a= 31 n= 0,46
tc= 0,168 ore hmax= 13,64 mm imax= 81,25 mm/ora
Qp= 2,903 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,9080 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 100*150 r= 0,5 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,800 0,558 0,280 1,600 2,87 53
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 0,900 0,656 0,299 1,968 3,00 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 1,000 0,756 0,316 2,351 3,11 67
2,10 3,2220 0,6452 2,4077 1,050 0,806 0,323 2,544 3,16 70

Occorre aumentare la dimensione dello speco e correggere il valore della Vf

Collettore 345 lunghezza 120 m i= 0,008 Vf= 3,3 m/s


Bacino 200983 m^2 ϕ= 0,64 a= 31 n= 0,46
tc= 0,166 ore hmax= 13,57 mm imax= 81,73 mm/ora
Qp= 2,920 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,9250 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 120*180 r= 0,6 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 0,960 0,803 0,336 2,602 3,24 53
1,65 2,3289 0,5692 1,6017 0,990 0,838 0,342 2,752 3,28 55
1,70 2,4274 0,5788 1,6887 1,020 0,874 0,347 2,901 3,32 57
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 1,080 0,945 0,359 3,200 3,39 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 1,200 1,088 0,379 3,823 3,51 67
2,10 3,222 0,6452 2,4077 1,260 1,160 0,387 4,136 3,57 70

200 Costruzioni Idrauliche


COLLETTORE 5.6.7

Collettore 567 lunghezza 130 m i= 0,01 Vf= 3 m/s


Bacino 351551 m^2 ϕ= 0,68 a= 31 n= 0,46
tc= 0,180 ore hmax= 14,09 mm imax= 78,25 mm/ora
Qp= 5,196 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 5,2008 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 140*210 r= 0,7 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 1,120 1,093 0,392 4,388 4,01 53
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 1,260 1,286 0,419 5,397 4,20 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 1,400 1,481 0,442 6,447 4,35 67
2,10 3,2220 0,6452 2,4077 1,470 1,579 0,452 6,976 4,42 70

Pur risultando verificato il GR < 70% il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si pre-
vede un abbassamento delle pendenza di fondo dallo 0,01 allo 0,008 , da recuperare con l'introdu-
zione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,5 m/s .

Collettore 567 lunghezza 130 m i= 0,006 Vf= 3,5 m/s


Bacino 351551 m^2 ϕ= 0,68 a= 31 n= 0,46
tc= 0,178 ore hmax= 14,03 mm imax= 78,65 mm/ora
Qp= 5,223 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 5,2278 m^3/s

SEZ.OVOIDALE Ω= 140*210 r= 0,7 m k= 75

h/r A/r^2 R/r Q/(*) h A R Q V GR


m m^2 m m^3/s m/s %
1,60 2,2305 0,5596 1,5146 1,120 1,093 0,392 3,399 3,11 53
1,65 2,3289 0,5692 1,6017 1,155 1,141 0,398 3,594 3,15 55
1,70 2,4274 0,5788 1,6887 1,190 1,189 0,405 3,790 3,19 57
1,80 2,6242 0,5980 1,8628 1,260 1,286 0,419 4,180 3,25 60
2,00 3,0233 0,6314 2,2251 1,400 1,481 0,442 4,994 3,37 67
2,10 3,222 0,6452 2,4077 1,470 1,579 0,452 5,403 3,42 70

Terminato il dimensionamento si riassumono nella seguente tabella VII le tipologie e le dimensioni


degli spechi
Tabella VII
Caratteristiche dei collettori

Coll. Materiale Pendenza Pendenza Speco Qt Vr

strada collettore sezione dimensione m3/s m/s

1 PVC 0,020 0,020 circolare DN 710 0,7773 4,0

2 PVC 0,008 0,008 ovoidale Ω 70*105 0,9737 2,5

3 Cls 0,035 0,010 ovoidale Ω 90*135 1,7168 3,2

4 PVC 0,045 0,045 circolare DN 400 0,1680 3,5

5 Cls 0,035 0,012 ovoidale Ω 90*135 2,3239 3,6

6 Gres 0,045 0,020 circolare DN 600 0,5983 3,6

3-4-5 Cls 0,008 0,008 ovoidale Ω 120*180 2,9250 3,3

5-6-7 Cls 0,010 0,006 ovoidale Ω 140*210 5,2278 3,5

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 201


A - Metodo del Volume d’invaso

Preliminarmente si adottano per il calcolo del volume invasato gli spechi determinati con il Metodo
Cinematico
1 ⎛ n −1 ⎞ ⎛ n −1 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟
n
Riscritta la relazione: u = 2168 n (ϕ ⋅ a) w ⎝ n ⎠ = Z ⋅w ⎝ n ⎠ riuniti i termini costanti con
1 ⎛ n −1 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟
n
Z = 2168 n (ϕ ⋅ a) , dove a è espresso in [m/ora], u = Z ⋅w ⎝ n ⎠ [l/s ha] [a]

Nella seguente tabella sono riportati tutti gli elementi necessari per la determinazione del coeffi-
v + v2 + v3
ciente udometrico u' , secondo l'espressione [a] con w = 1 [m]
10000 A
assumendo per v2 = 5 m3/ha e per v3 = 30 m3/ha per le aree pavimentate e v3 = 150 m3/ha

per le aree a verde.

Noti i valori di u', dei singoli sottobacini tributari, si determinano i valori delle portate Q con le quali
verificare le dimensioni degli spechi, che nel primo tentativo assumeremo uguali a quelle dimensio-
nate con il precedente metodo, mentre le pendenze dei collettori saranno quelle iniziali

C oll. Superficie ϕ a n Z
m2 m/ora
1 43120 0,63 0,031 0,46 0,1918
2 51102 0,65 0,031 0,46 0,2053
3 77361 0,81 0,031 0,46 0,3313
4 29400 0,20 0,031 0,46 0,0158
5 100763 0,81 0,031 0,46 0,3313
6 49805 0,41 0,031 0,46 0,0754

2
C oll. L i Sezione r k GR A/r A Q/(*) Qmax
m m m2 m3/s
1 365 0,020 DN 710 0,34 90 60 1,9681 0,2275 1,3296 0,953
2 185 0,008 70*105 0,35 75 70 3,2220 0,3947 2,4077 0,983
3 400 0,035 90*135 0,45 75 70 3,2220 0,6525 2,4077 4,017
4 315 0,045 DN400 0,19 90 60 1,9681 0,0710 1,3296 0,303
5 345 0,035 90*135 0,45 75 70 3,2220 0,6525 2,4077 4,017
6 270 0,045 DN600 0,30 85 60 1,9681 0,1771 1,3296 0,967

C oll. v1 Bacini Superficie v2 v3 v2+v3 v1+v2+v3 w


m3 m2 m 3/ha m3 m 3/ha m3 m3 m3 m
1 83,04 1 43120 5 21,56 30 129,36 150,92 233,96 0,0054
2 73,02 2 51102 5 25,55 30 153,31 178,86 251,88 0,0049
3 260,98 3 77361 5 38,68 30 232,08 270,76 531,75 0,0069
4 22,38 4 29400 0 0,00 150 441,00 441,00 463,38 0,0158
5 225,10 5 100793 5 50,40 30 302,38 352,78 577,87 0,0057
6 47,82 6 49805 5 24,90 30 149,42 174,32 222,14 0,0045

t=n-1/n -1,174

t
C oll. Z w w u' Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0054 456,60 87,60 4,3120 0,378
2 0,2053 0,0049 511,11 104,95 5,1102 0,536
3 0,3313 0,0069 345,91 114,60 7,7361 0,887
4 0,0158 0,0158 130,58 2,07 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0057 428,00 141,80 10,0793 1,429
6 0,0754 0,0045 574,71 43,34 4,9805 0,216

202 Costruzioni Idrauliche


Collettore 1
C1 i= 0,02 k= 90
DN710 r= 0,34 Q= 0,378
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,5708 0,9895 0,34 0,1816 0,709 3,90 50
1,10 1,7705 1,1592 0,37 0,2047 0,831 4,06 55

Il collettore 1 è sovradimensionato e pertanto va ridotto


C1 i= 0,02 k= 90
DN500 r= 0,24 Q= 0,378
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,5708 0,9895 0,24 0,0905 0,280 3,09 50
1,10 1,7705 1,1592 0,26 0,1020 0,328 3,22 55
1,20 1,9681 1,3296 0,29 0,1134 0,376 3,32 60
1,30 2,1617 1,4970 0,31 0,1245 0,424 3,40 65
1,40 2,3489 1,6570 0,34 0,1353 0,469 3,47 70

Collettore 2
C2 i= 0,008 k= 75
70*105 r= 0,35 Q= 0,536

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,1364 0,6306 0,35 0,1392 0,257 1,85 33
1,20 1,4808 0,8918 0,42 0,1814 0,364 2,01 40
1,40 1,8475 1,1886 0,49 0,2263 0,485 2,14 47
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,618 2,26 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 0,760 2,36 60

per la portata di progetto si ha un grado di riempimento < 70% e pertanto, anche in questo caso ,
il collettore va ridimensionato
C2 i= 0,008 k= 75
60*90 r= 0,3 Q= 0,536

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,410 2,04 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 0,504 2,13 60
1,90 2,8238 2,0440 0,57 0,2541 0,553 2,18 63
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 0,602 2,21 67

Collettore 3
C3 i= 0,035 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 0,887

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,20 1,4808 0,8918 0,54 0,2999 1,488 4,96 40
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,983 5,30 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 2,526 5,59 53
1,70 2,4274 1,6887 0,77 0,4915 2,817 5,73 57
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 3,107 5,85 60

per la portata di progetto si ha un grado di riempimento < 70% e pertanto, anche in questo caso ,
il collettore va ridimensionato

C3 i= 0,035 k= 90
DN710 r= 0,34 Q= 0,887
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,5708 0,9895 0,34 0,1816 0,938 5,16 50
1,10 1,7705 1,1592 0,37 0,2047 1,099 5,37 55

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 203


Collettore 4
C4 i= 0,045 k= 90
DN250 r= 0,12 Q= 0,006
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,50 0,6142 0,2711 0,06 0,0088 0,018 2,05 25
0,60 0,7927 0,3876 0,07 0,0114 0,026 2,27 30
0,90 1,3711 0,8243 0,11 0,0197 0,055 2,79 45

Lo speco è sovradimensionato ma, non è conveniente scendere al disotto del DN 250

Collettore 5
C5 i= 0,035 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 1,429

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,983 5,30 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 2,526 5,59 53
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 3,107 5,85 60
2,00 3,0233 2,2251 0,90 0,6122 3,712 6,06 67

Il valore della velocità è troppo elevato pertanto si riduce la pendenza


C5 i= 0,012 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 1,429

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,161 3,10 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 1,479 3,28 53
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 1,819 3,42 60
2,00 3,0233 2,2251 0,90 0,6122 2,173 3,55 67

Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN600 r= 0,30 Q= 0,216
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,80 1,1735 0,6669 0,24 0,1056 0,485 4,59 40
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,719 5,09 50

Collettore sovradimensionato
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,2 Q= 0,216
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,80 1,1735 0,6669 0,16 0,0469 0,164 3,50 40
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50

Definita la nuova geometria degli elementi componenti la parte iniziale della rete si rideterminano
tutti i fattori che contribuiscono alla definizione del nuovo valore del coefficiente udometrico u".

204 Costruzioni Idrauliche


2
C oll. L i Sezione r k GR A/r A Q/(*) Qmax
m m m2 m3/s
1 365 0,020 DN 500 0,24 90 60 1,9681 0,1134 1,3296 0,376
2 185 0,008 60*90 0,30 75 70 3,2220 0,2900 2,4077 0,651
3 400 0,035 DN710 0,34 90 60 1,9681 0,2275 1,3296 1,261
4 315 0,045 DN250 0,12 90 60 1,9681 0,0283 1,3296 0,089
5 345 0,012 90*135 0,45 75 70 3,2220 0,6525 2,4077 2,352
6 270 0,045 DN400 0,20 85 60 1,9681 0,0787 1,3296 0,328

C oll. v1 Bacini Superficie v2 v3 v2+v3 v1+v2+v3 w


m3 m2 m 3/ha m3 m 3/ha m3 m3 m3 m
1 41,38 1 43120 5 21,56 30 129,36 150,92 192,30 0,0045
2 53,65 2 51102 5 25,55 30 153,31 178,86 232,50 0,0045
3 91,00 3 77361 5 38,68 30 232,08 270,76 361,77 0,0047
4 8,93 4 29400 0 0,00 150 441,00 441,00 449,93 0,0153
5 225,10 5 100793 5 50,40 30 302,38 352,78 577,87 0,0057
6 21,26 6 49805 5 24,90 30 149,42 174,32 195,57 0,0039

t=n-1/n -1,174

t
C oll. Z w w u" u' Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0045 574,81 110,27 87,6 4,3120 0,476
2 0,2053 0,0045 561,45 115,29 104,95 5,1102 0,589
3 0,3313 0,0047 543,66 180,11 114,6 7,7361 1,393
4 0,0158 0,0153 135,17 2,14 2,07 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0057 428,00 141,80 141,8 10,0793 1,429
6 0,0754 0,0039 667,41 50,33 43,34 4,9805 0,251

Si verificano di nuovo le sezioni dei collettori con i valori delle portate Q piena relative ai valori di
u'' .
Collettore 1
C1 i= 0,02 k= 90
DN630 r= 0,3 Q= 0,476
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,27 0,1234 0,423 3,43 45
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,508 3,59 50
1,10 1,7705 1,1592 0,33 0,1593 0,595 3,73 55

Collettore 2
C2 i= 0,008 k= 75
60*90 r= 0,3 Q= 0,589

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,42 0,1663 0,321 1,93 47
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,410 2,04 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 0,504 2,13 60
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 0,602 2,21 67

Collettore 3
C3 i= 0,035 k= 90
DN710 r= 0,34 Q= 1,393
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,31 0,1585 0,781 4,93 45
1,00 1,5708 0,9895 0,34 0,1816 0,938 5,16 50
1,10 1,7705 1,1592 0,37 0,2047 1,099 5,37 55
1,20 1,9681 1,3296 0,41 0,2275 1,260 5,54 60

collettore insufficiente

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 205


C3 i= 0,035 k= 75
60*90 r= 0,3 Q= 1,393

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,42 0,1663 0,672 4,04 47
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,857 4,27 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 1,054 4,46 60
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 1,259 4,63 67

velocità elevata occorre ridurre la pendenza


C3 i= 0,016 k= 75
70*105 r= 0,35 Q= 1,393

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,49 0,2263 0,686 3,03 47
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,874 3,20 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 1,075 3,34 60
2,00 3,0233 2,2251 0,70 0,3704 1,284 3,47 67
2,10 3,2220 2,4077 0,735 0,3947 1,389 3,52 70

Collettore 4
C4 i= 0,045 k= 90
DN250 r= 0,12 Q= 0,006
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,50 0,6142 0,2711 0,06 0,0088 0,018 2,05 25
0,60 0,7927 0,3876 0,07 0,0114 0,026 2,27 30
0,90 1,3711 0,8243 0,11 0,0197 0,055 2,79 45

Collettore 5
C5 i= 0,012 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 1,429

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
2,10 3,2220 2,4077 0,95 0,6525 2,352 3,60 70

collettore sovradimensionato
C5 i= 0,012 k= 75
80*120 r= 0,40 Q= 1,429

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,80 2,6242 1,8628 0,72 0,4199 1,329 3,17 60
1,90 2,8238 2,0440 0,76 0,4518 1,458 3,23 63
2,00 3,0233 2,2251 0,80 0,4837 1,587 3,28 67

Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,20 Q= 0,251
h/r A/r^2 Q/(*) h A Q V GR
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50
1,10 1,7705 1,1592 0,22 0,0708 0,286 4,04 55

Con i dati acquisiti si aggiorna la tabella per la valutazione di u'''

206 Costruzioni Idrauliche


2
C oll. L i Sezione r k GR A/r A Q/(*) Qmax
m m m2 m3/s
1 365 0,020 DN 630 0,30 90 60 1,9681 0,1771 1,3296 0,683
2 185 0,008 60*90 0,30 75 70 3,2220 0,2900 2,4077 0,651
3 400 0,016 70*105 0,35 75 70 3,2220 0,3947 2,4077 1,390
4 315 0,045 DN250 0,12 90 60 1,9681 0,0283 1,3296 0,089
5 345 0,012 80*120 0,40 75 70 3,2220 0,5155 2,4077 1,718
6 270 0,045 DN400 0,20 85 60 1,9681 0,0787 1,3296 0,328

C oll. v1 Bacini Superficie v2 v3 v2+v3 v1+v2+v3 w


m3 m2 m 3/ha m3 m 3/ha m3 m3 m3 m
1 64,65 1 43120 5 21,56 30 129,36 150,92 215,57 0,0050
2 53,65 2 51102 5 25,55 30 153,31 178,86 232,50 0,0045
3 157,88 3 77361 5 38,68 30 232,08 270,76 428,64 0,0055
4 8,93 4 29400 0 0,00 150 441,00 441,00 449,93 0,0153
5 177,85 5 100793 5 50,40 30 302,38 352,78 530,63 0,0053
6 21,26 6 49805 5 24,90 30 149,42 174,32 195,57 0,0039

t=n-1/n -1,174

t
C oll. Z w w u"' u" Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0050 502,66 96,43 110,27 4,3120 0,416
2 0,2053 0,0045 561,45 115,29 115,29 5,1102 0,589
3 0,3313 0,0055 445,50 147,60 180,11 7,7361 1,142
4 0,0158 0,0153 135,17 2,14 2,14 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0053 473,07 156,73 141,80 10,0793 1,580
6 0,0754 0,0039 667,41 50,33 43,34 4,9805 0,251

Dal confronto tra u''' ed u'' restano da verificare gli spechi C1 , C3, C5 e C6
Collettore 1
C1 i= 0,02 k= 90
DN630 r= 0,3 Q= 0,416
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,27 0,1234 0,423 3,43 45
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,508 3,59 50
1,10 1,7705 1,1592 0,33 0,1593 0,595 3,73 55

il diametro inferiore non garantisce il grado di riempimento


C1 i= 0,02 k= 90
DN500 r= 0,24 Q= 0,416
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,22 0,0790 0,233 2,95 45
1,00 1,5708 0,9895 0,24 0,0905 0,280 3,09 50
1,10 1,7705 1,1592 0,26 0,1020 0,328 3,22 55
1,20 1,96810 1,32960 0,29 0,1134 0,376 3,32 60

pertanto resta, per questo tronco, definito il DN 630


Collettore 3
C3 i= 0,016 k= 75
70*105 r= 0,35 Q= 1,142

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,874 3,20 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 1,075 3,34 60
2,00 3,0233 2,2251 0,70 0,3704 1,284 3,47 67

Costruzioni Idrauliche Le reti fognanti 207


Collettore 5
C5 i= 0,012 k= 75
80*120 r= 0,40 Q= 1,58

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,80 2,6242 1,8628 0,72 0,4199 1,329 3,17 60
1,90 2,8238 2,0440 0,76 0,4518 1,458 3,23 63
2,00 3,0233 2,2251 0,80 0,4837 1,587 3,28 67

Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,20 Q= 0,251
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50
1,10 1,7705 1,1592 0,22 0,0708 0,286 4,04 55

Non essendo variate le sezioni degli spechi risulta in definitiva:

Tabella VIII

Coll. Materiale Pendenza Pendenza Speco Portata

strada collettore sezione dimensione


1 PVC 0,020 0,020 circolare DN 630 0,416
2 PVC 0,008 0,008 ovoidale Ω 60*90 0,589
3 Cls 0,035 0,016 ovoidale Ω 70*105 1,142
4 PVC 0,045 0,045 circolare DN 250 0,006
5 Cls 0,035 0,012 ovoidale Ω 80*120 1,580
6 Gres 0,045 0,002 circolare DN 400 0,251

Pertanto restano da verificare la sezione 5 e la sezione 7 dell’allacciante.

Sezione 6
S6 i= 0,008 k= 75
100*150 r= 0,5 Q1+Q2+Q3+Q4= 2,153

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,70 0,4619 1,255 2,72 47
1,60 2,2305 1,5146 0,80 0,5576 1,600 2,87 53
1,80 2,6242 1,8628 0,90 0,6561 1,968 3,00 60
2,00 3,0233 2,2251 1,00 0,7558 2,350 3,11 67

Sezione 7
S7 i= 0,01 k= 75
120*180 r= 0,6 QT= 3,984

2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,84 0,6651 2,283 3,43 47
1,60 2,2305 1,5146 0,96 0,8030 2,909 3,62 53
1,80 2,6242 1,8628 1,08 0,9447 3,577 3,79 60
2,00 3,0233 2,2251 1,20 1,0884 4,273 3,93 67

208 Costruzioni Idrauliche


Capitolo 8
CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO
8.1. AFFLUSSO IN RETE

Le acque di pioggia sono generalmente raccolte con grondaie, che corrono lungo i bordi dei tetti,
raccordate a tubazioni verticali, pluviali, che sversano nella rete di drenaggio.
Le acque di uso domestico vengono raccolte dai collettori di piano ed inviate alle colonne di scari-
co a servizio dell'intero edificio.
Nella Figura 1 è riprodotto lo schema completo di fognatura domestica.

Figura 1. Schema completo


di fognatura domestica

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 209


Tutti gli apparecchi domestici scaricano attraverso sifoni per evitare il ritorno, nelle abitazioni,
delle esalazioni delle fogne. Nell'impianto è anche presente la rete interna di ventilazione con-
nessa alla colonna di areazione; tale sistema evita il disinnesco dei sifoni. Le colonne di scarico
sono realizzate con tubi di ghisa o di gres del diametro pari a 100-150 mm. Per le condotte di sca-
rico della rete interna si usano sempre più frequente materiali plastici. I fognoli privati (corsetti)
provvedono a recapitare le acque raccolte nella rete di fognatura pubblica. Nella Figura 2 sono ri-
prodotti esempi di allacciamento di scarichi privati alla rete pubblica di fognatura.

Figura 2 .Allacciamento di scarichi privati alla rete pubblica di fognatura.

8.2. VELOCITÀ LIMITE

Il dimensionamento idraulico di una rete di fognatura si completa con le verifiche delle velocità li-
mite ammesse. Queste infatti, per fognature unitarie e per fognature nere, non debbono scendere
al di sotto di valori minimi, per evitare l'instaurarsi di condizioni favorevoli alla sedimentazione
delle sostanze trasportate.
Fenomeni di aggressione possono manifestarsi anche in presenza degli ordinari liquami domestici.
Ne è causa l'idrogeno solforato sviluppato nei processi metabolici di microrganismi anaerobici il cui
habitat negli spechi è localizzato in prossimità della superficie libera per flusso di acque reflue, mi-
crorganismi che attaccano i solfati e le sostanze organiche contenenti zolfo presenti nei liquami.
Nelle canalizzazioni di fognatura il gas, idrogeno solforato, raggiunge le zone superiori aerate ove,
attraverso processi metabolici sviluppati da specifici microrganismi aerobi, il thiobacillus concre-
tivorus, viene trasformato in acido solforico, particolarmente aggressivo nei confronti dei calce-
struzzi. Il rischio potenziale di sviluppo dell'idrogeno solforato è legato al valore del BOD del li-
quame. Nella Tabella I sono riportati i risultati conseguiti, a seguito di rilievi sperimentali, da Pome-
roy e Bowlus. In funzione del valore del BOD efficace, espresso con la relazione:

BOD = B 0 ⋅1,07(T −20)

210 Costruzioni Idrauliche


con T, temperatura del liquame, espressa in oC e Bo valore del BOD5 del liquame valutato con rife-

rimento alla temperatura di 20oC, nella tabella sono riportati i valori della velocità minima del flus-
so del liquame che inibisce lo sviluppo di idrogeno solforato.
Tabella I
Valori delle velocità di flusso critiche per lo sviluppo in fogna di acido solforico
BOD efficace Velocità minima
(mg/l) (m/s)
55 0,30
125 0,45
225 0,60
350 0,75
500 0,90
690 1,05
900 1,20

Per indagare il rischio di sviluppo dell'idrogeno solforato nei canali di fognatura che convogliano li-
quami domestici viene fatto riferimento alla formula "Z"

⎛ 3B o ⎞P
Z=⎜ ⎟
⎜ i0,5 q0,333 ⎟L
⎝ ⎠

nella quale:
Bo è il valore del BOD5 a 20 oC, espresso in [g/m3]

i è la pendenza della canalizzazione


q è la portata della canalizzazione, espressa in [l/s]
P è il perimetro bagnato
L è la larghezza della superficie libera

Per valori di:


"Z" ≤ 5000 non si sviluppa idrogeno solforato.
"Z" ≅ 7000 sono da attendersi attacchi di acido solforico sulle pareti delle canalizzazioni.
"Z" ≅ 10000 si è in presenza di attacco marcato.
"Z" > 25000 si ha la completa distruzione degli spechi entro pochi anni dall'entrata in funzione.

Nella Tabella II sono riportati i valori di "Z", con riferimento a pendenze degli spechi pari a
i = 0,5% , pari al valore minimo da assegnare alle livellette dei canali di fognatura, e con riferimen-
to ad un grado di riempimento degli spechi circolari pari al 50%,
Tabella II
Diametro "Z" "Z"
(mm) per BOD = 250 g/m3 per BOD = 350 g/m3
250 6349 8888
300 5360 7503
400 4113 5758
1000 1782 2495
2000 958 1341

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 211


Velocità minime di autolavaggio:

• Germania: vmin = 0,5 ÷ 0,6 m/s

• Metcalf ed Eddy :

vmin = 0,60 m/s per sistemi di fognatura separata


vmin = 0,75 m/s per sistemi di fognatura unitaria.

• La citata Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 11633 indica la velocità minima, riferita
alla portata nera media giornaliera: vmin = 0,50 m/s

Per fognature sia separate che unitarie, inoltre, le velocità non debbono superare prefissati valori
massimi per evitare l'innesco e lo sviluppo di fenomeni erosivi dei materiali costituenti le canaliz-
zazioni e gli spechi.

Velocità massima ammissibile:

• per spechi privi di rivestimento della cunetta con materiali lapidei o cotti : vmax = 2,40 m/s

• per portate massime fecali: vmax = 4,0 m/s


• per portate pluviali: vmax = 5,0 m/s

8.3. IL LAVAGGIO DELLE FOGNE

Nei casi in cui le velocità minime non possono essere garantite, o per la bassa pendenza delle ca-
nalizzazioni o a seguito della necessità di contenere la velocità massima entro i limiti consentiti,
è necessario prevedere, nel sistema di drenaggio, apparecchi per le cacciate d'acqua al fine di
spurgare la fogna dai depositi e dai sedimenti di sostanze solide organiche ed inorganiche.
Le cacciate d'acqua sono richieste in tutti i rami estremi terminali della rete nei quali le portate
sono minime e vengono smaltite con basse velocità anche in presenza di livellette con pendenza
notevole.
Dato il potere di laminazione, correlato al funzionamento in moto vario a superficie libera delle
canalizzazioni di fognatura, l'efficacia delle cacciate risulta limitata a tratti di breve sviluppo. In
presenza di canali caratterizzati da limitata pendenza è necessario provvedere, oltre che alle cac-
ciate di testata, anche a cacciate di linea.
Per fogne di diametro D = 200 mm, con volumi di cacciata pari a 1200 litri e portate di cacciata
pari a 25 ÷ 30 l/s, l'efficacia del sistema di pulizia si esaurisce in 180 ÷ 240 m. Nel caso di pen-
denze delle canalizzazioni superiori all' 1% il volume di cacciata può scendere a 500 litri.

Per la determinazione del volume di cacciata Ω [m3] necessario per lo spurgo di un tratto di fo-
gna lungo L può farsi riferimento alla relazione

Q0 L g hm 3
Ω=
(
V0 V0 + ghm ) [m ]
nella quale:
• Q0, è il valore della portata di cacciata [m3/s]
• V0, è il valore della velocità in moto uniforme, correlata alla portata Q0 , velocità tale da
consentire lo spurgo della fogna
• hm, è l'altezza media [m] del flusso per portata Q0 .

212 Costruzioni Idrauliche


Per garantire un efficiente spurgo della fognatura si devono assicurare dalle due alle tre cacciate
giornaliere. Il lavaggio automatico è ottenuto con l'innesco di dispositivi a sifone (tipo Contarino,
tipo Milano, ecc.). Nelle Figure
3 ÷ 5 sono riprodotti un
pozzetto di cacciata di testa-
ta e di linea con istallato il di-
spositivo Contarino.

Figura 3 . Pozzetto di lavaggio o di


cacciata di testata

Figura 4 . Pozzetto di lavaggio o di cacciata


di linea prefabbricato

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 213


Figura 5 . Pozzetto di lavaggio o
di cacciata di linea

Nel caso di fogne di grande dimensione le cacciate con i dispositivi indicati non sono realizzabili,
data la connessa necessità di elevati volumi d'acqua per assicurare l'efficacia dell'intervento. Il
lavaggio in questi casi si effettua arrestando il flusso in fogna, sezionandola temporaneamente con
l'ausilio di paratoie a funzionamento manuale ubicate in corrispondenza di pozzetti di ispezione.
L'interruzione del flusso causa l'invaso a monte della paratoia di volumi d'acqua che, nei tempi e
nei modi opportuni, vengono istantaneamente liberati causando il lavaggio della fogna. Se la se-
zione degli spechi è circolare lo spurgo può essere effettuato inserendo una sfera, pig, di diametro
di poco inferiore al diametro della sezione della fogna. Il dislivello causato dal rigurgito del
flusso, all'interno del collettore, fa avanzare il pig assicurando lo spurgo.

8.4. LA VENTILAZIONE DELLE FOGNE

All'interno dei canali di fognatura, anche in assenza di fenomeni putrefattivi, si sviluppano gas con-
tenenti elevate concentrazioni di anidride carbonica. Nei casi di processi putrefattivi in atto, i gas
sviluppati hanno anche cattivo odore e possono contenere metano, gas infiammabile ed in grado di
formare, in presenza di aria ed in assenza di ventilazione, miscele detonanti.
La ventilazione delle fognature non viene realizzata con bocchette stradali, dati i fastidi che le
esalazioni dei gas arrecherebbero alla popolazione. Alla ventilazione si provvede di regola attraver-
so le canne private, sia pluviali che fecali (Figura 6), prolungate fino alla copertura degli edifici, le
quali disperdono nell'atmosfera i gas prodotti, mentre il rientro d'aria negli spechi è assicurato dalle
bocchette stradali, escludendosi in tal modo la fuoriuscita da queste di cattivi odori.

214 Costruzioni Idrauliche


Figura 5. Schemi di ventilazione per fogne miste e separate.

8.5. LE OPERE D' ARTE


Per un corretto funzionamento di una rete di fognatura ai manufatti sopra esposti si associano altre
opere d' arte costituite da:

caditoie stradali
pozzetti di ispezione
pozzetti a salto o di caduta
pozzetti di confluenza
scaricatori di piena
separatori di prima pioggia

Di seguito sono brevemente descritte le caratteristiche essenziali delle differenti opere:

Caditoie stradali

Attraverso le caditoie stradali, le acque di pioggia e, nella stagione estiva, le acque di lavaggio
delle strade vengono raccolte e collettate nella rete di fognatura. La Figura 6 illustra caditoie posi-
zionate in linea con la fognatura.
Figura 6 – Caditoie in linea

Mentre, nella Figura 7, sono riprodotte sia tipi di caditoie a griglia, da istallarsi nella sede stradale
in corrispondenza della cunetta formata dal gradino del marciapiede, sia tipi di caditoie a bocca di
lupo, da ubicarsi sotto il marciapiede con la bocca di presa realizzata in corrispondenza del gradi-
no. Per tutti i tipi è presente il pozzetto di sedimentazione delle materie solide. Il collegamento con
i fognoli di raccordo alla rete fognaria è bene che sia del tipo a sifone.

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 215


Figura 6. Caditoie stradali in opera e prefrabbricate

Le caditoie si dispongono ad interasse di 20-25 m, con aree servite pari a 250-300 m2.

216 Costruzioni Idrauliche


Pozzetti di ispezione

La natura delle acque trasportate, ricche di sostanze solide, il funzionamento idraulico a superficie
libera, le forte variabilità delle portate, sono tutti elementi che richiedono operazioni di spurgo e
manutenzione. In presenza di spechi non praticabili (altezza inferiore a 1,20 m) al fine di consenti-
re agevoli operazioni di controllo risulta indispensabile l'inserimento di pozzetti di ispezione, posti
ad interasse di 20÷25 m. Per spechi praticabili l'interasse dei pozzetti può essere esteso a distan-
za non superiore a 50 m.
Oggi è possibile ispezionare tratti di fogna, tra pozzetto e pozzetto, inserendo un piccolo veicolo ra-
dio comandato, Figura 7, con a bordo una mini telecamera che consente di rilevare la presenza di
rotture , Figura 8, o di mal funzionamenti del tratto in esame , Figura 9, o, più in generale, di ac-
quisire immagini sullo stato di conservazione dello speco

Figura 7

Figura 8 Figura 9

La dimensione minima della camera interna del pozzetto di ispezione è 1,20 m x 1,20 m. L'altez-
za della camera è pari a 1,80-2,00 m. L'accesso al pozzetto si realizza attraverso la bocca protetta
da chiusino di ghisa. La discesa si effettua tramite scala del tipo alla marinara.

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 217


Figura 10 – Pozzetti di ispezione in linea su spechi circolari ed ovoidali

218 Costruzioni Idrauliche


Figura 11- Pozzetto di ispezione in linea prefabbricato

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 219


Pozzetti di ispezione debbono inoltre essere previsti in corrispondenza sia delle deviazioni plani-
metriche

Figura 12 – Pozzetti di ispezione in curva


che in corrispondenza delle confluenze tra rami della rete di fognatura

Figura 13 – Pozzetti di ispezione e di confluenza

220 Costruzioni Idrauliche


Nei casi in cui le pendenze naturali danno luogo a velocità eccessive del flusso nelle canalizza-
zioni, si realizzano profili con pendenza ridotta, interrotti dalla presenza di salti di fondo. Per evi-
tare eccessivi approfondimenti degli scavi, l'altezza dei salti è limitata a 2,0-2,50 m. (Figura 14-
15). Nel caso di fognatura mista è previsto il dispositivo per trasporto delle acque luride realizza-
to a protezione degli operatori.

Figura 14. Stralcio profilo longitudinale

Figura 15 – Pozzetti di ispezione e di salto per spechi circolari e semi-ovoidali

Costruzioni Idrauliche Condizioni di funzionamento 221


Figura 16 - Pozzetti di salto pre-fabbricati

222 Costruzioni Idrauliche


Capitolo 9
MANUFATTI SPECIALI DI SCARICO E DI INVASO
9.1. SCARICATORI DI PIENA

In concomitanza di eventi di pioggia, nelle reti di fognatura mista, raggiunto un prestabilito gra-
do di diluizione delle acque fecali (rapporto acque nere/acque bianche pari a 1/3-1/5), si provvede
all'evacuazione immediata delle acque di supero tramite scaricatori di piena ed al recapito delle
stesse direttamente nel mezzo ricettore naturale.

Le acque nere, opportunamente diluite, vengono recapitate all'impianto di trattamento a servizio


del sistema di fognatura. I vantaggi della soluzione sono evidenti, riducendosi sensibilmente la lun-
ghezza delle canalizzazioni di grande dimensione costituite dai collettori principali e dai collettori
emissari. Nelle Figure 1 e 2 sono riportati esempi di scaricatori di piena sia del tipo a funzionamen-
to controllato da sfioratore laterale e sia del tipo a luce di fondo.

Figura 1 – Scaricatore di piena con sfioratore laterale

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 223


Figura 2 . Scaricatore di piena con luce di fondo

224 Costruzioni Idrauliche


9.2. SEPARATORI DI PRIMA PIOGGIA

Nelle reti separate nasce la necessità di convogliare nella fogna nera le portate fluenti nella fogna
bianca nella fase iniziale di un evento meteorico in quanto la prima pioggia, eseguendo un lavaggio
delle strade , accumula un notevole carico inquinante derivante da tutto ciò che può depositarsi
sulla sede stradale ( rifiuti , polveri di gas di scarico e di ferodi , residui derivanti dall’usura dei
pneumatici, oli e grassi ecc.). Tale inconveniente cresce in rapporto all’intervallo tra due eventi me-
teorici consecutivi. Pertanto è possibile trasferire alla fogna nere queste acque realizzando una pic-
cola luce, sul fondo del canale bianco, opportunamente dimensionata. Trascorso un po’ di tempo
dall’inizio della pioggia, se questa persiste ed aumenta di intensità, la portata meteorica aumenta
tanto da superare la luce di fondo e raggiungere, priva dei contenuti inquinanti, il collettore e da
questo al mezzo recettore. (Figura 3)

Figura 3 – Separatore di acque di prima pioggia

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 225


9.3. IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO DI ACQUE NERE

Le reti di fognatura sono progettate per funzionare a gravità con flusso a superficie libera. Situazio-
ni topografiche locali impongono, a volte, la realizzazione di impianti di sollevamento.
La natura delle acque trasportate e la forte variabilità delle portate pongono particolari problemi
alla progettazione di un impianto di sollevamento sia nei riguardi del macchinario (tipo e numero
di pompe), sia relativamente al volume ed alla geometria ottimale della vasca di aspirazione.
L' impianto va dimensionato in funzione della portata massima da sollevare, ma, data la forte va-
riabilità delle portate, la portata totale va ripartita su più pompe funzionanti in parallelo. (Figura
4). Le pompe debbono essere istallate con la girante sommersa, sempre sotto battente, condizione
che garantisce l'immediato avvio del sollevamento.

La condotta di mandata, in corrispondenza del funzionamento di una sola pompa deve essere
percorsa dal flusso con velocità non inferiore ad 1 m/s per evitare la sedimentazione e l'accu-
mulo delle sostanze solide presenti nei liquami.

Figura 4. Impianto di sollevamento realizzato con pompe centrifughe di tipo sommerso.

226 Costruzioni Idrauliche


Le pompe centrifughe per acque nere sono speciali, caratterizzate dalla particolare geometria del-
la girante che è di tipo aperto e che consente il passaggio di corpi di notevoli dimensioni. Inoltre
possono essere provviste di valvola a forte getto per la pulizia del pozzo. All’avvio della pompa la
valvola è aperta ; la contropressione nella tubazione provoca un getto che genera un moto rotato-
rio che porta in sospensione fanghi e materiali sedimentati . Dopo qualche secondo la valvola si
chiude (Figura 5).

Figura 5 – Sistema di autolavaggio del pozzo


L’installazione della macchina è generalmente fissa all’interno del pozzo (Figura 6 a); possono an-
che realizzarsi installazioni portatili (b) o fisse, ma in camera a secco (c).

a b c

Figura 6 – Metodi di installazione

La dimensione del pozzo dovrebbe essere la minore possibile sia per ridurre i costi e sia per mante-
nere meno possibile il liquame stagnate; è ovvio che il volume minimo è funzione del numero di
avviamenti/ora consentiti dalla macchina. Il livello nel pozzo è regolato da un interruttore a bulbo
di mercurio rinchiuso in un involucro impermeabile galleggiante , sospeso all’altezza voluta tramite
il cavo elettrico che lo collega al quadro di avviamento dell’elettropompa. La variazione di livello
del liquido varia la posizione del regolatore e di conseguenza l’interruttore a mercurio apre o chiu-
de il circuito di controllo (Figura 7).

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 227


Figura 7 – Regolatori di livello

I principi da adottare nella progettazione di un pozzo sono illustrati in manualiI contenenti regole
pratiche frutto di una estesa serie di dati acquisiti con test su modelli in scala. Nel seguito si farà
riferimento al pozzo standard Flygt riprodotto nella Figura 8.

Figura 8

I American Hydraulic Institute e British Hydromechanics Research Association

228 Costruzioni Idrauliche


Le dimensioni del pozzo dipendono dalla portata della pompa e sono illustrate nella Figura 9

Quando vengono realizzati progetti fuori dello standard è necessario eseguire prove di funzionalità
su modello idraulico in scala ridotta, al fine di ottimizzare il flusso verso le pompe , l’eliminazione di
vortici e di aria in prossimità dell’aspirazione.

Figura 10 - Pozzo toroidale con 14 elettropompe

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 229


Il volume utile delle vasca, compreso tra il livello massimo di avviamento ed il livello minimo di ar-
resto, è funzione del massimo numero di avviamenti orari delle elettropompe.
Il volume utile richiesto per un’elettropompa, dipende dalla sua portata nominale Qp1 e dal numero

massimo z di avviamenti orari.


Nel caso di una sola macchina per Qi (portata in ingresso) si avrà:

V
un tempo di riempimento Tr = e
Qi
∆V
= Qp1 − Qi per ∆t = Tv, tempo di vuota-
∆t
∆V V
tura Tv = Tv =
Qp1 − Qi Qp1 − Qi

La durata di un ciclo è Tk= Tr+ Tv


Posto Qi = α Qp1 ( con 0<α≤1 ) Tk è mini-
mo quando α =0,5 ed il volume richiesto e
pari a
Qp1 * 3600
V=
4⋅z

Nel caso di impianto dotato di due elettropompe , essendo Qp1 ≤ Qi ≤ Qp1+Qp2 ,


per Qp1=Qp2

V2 V2
Tr = Tv =
Qi − QP1 (QP1 +Qp2 ) − Qi

Tk è minimo quando Qi = Qp1+ 0,5 Qp1


da cui Qp1=Qp2=2/3 Qi

Nel caso di stazione equipaggiata con n


elettropompe uguali che si avviano in
sequenza all’aumentare del livello e,
sempre in sequenza, si staccano al dimi-
nuire del livello, il volume totale richiesto
è dato dall’espressione:

Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S

essendo :

V1 = volume utile richiesto da una elettropompa

S = superficie della vasca


∆h = differenza tra i livelli di avvio ed arresto

230 Costruzioni Idrauliche


ESEMPIO 13

Dimensionare una stazione di pompaggio per una portata in ingresso Qi=58 l/s e prevalenza 5 me-

tri.

Volendo utilizzare due elettropompe identiche , la portata nominale di ciascuna macchina sarà:
Qp1=Qp2=2/3 Qi ⇒ Qp1=Qp2=2/3* 58 = 38,6 l/s

Elettropompa CP 3127

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 231


Scelto il tipo di elettropompa, dai dati di targa, si rileva che il numero di avviamenti /ora è z=15
mentre, con il diagramma di figura 9 è possibile dimensionare il pozzo

Le dimensioni minime vengono lette in corrispondenza di pompe con portata di 100 l/s

232 Costruzioni Idrauliche


La superficie in pianta risulta : S=2,60*1,35=3,50 m2 ; il volume totale è espresso dalla relazione

Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S
in cui

Qp1 * 3600 0,039 * 3600


V1 = = = 2,34 m3 e pertanto
4⋅z 4 ⋅ 15

Vtot = 2,34 + (2 − 1) ⋅ 0,30 * 3,50 = 3,4 m3

Vtot
h = = 0,97 m
S
Essendo il livello minimo di aspirazione pari a 0,43 m l’avviamento della prima elettropompa sarà
posto a quota + 1,40 m dal fondo del pozzo ; la quota di avvio della seconda pompa sarà 1,40 +∆h
=1,40+0,30 =1,70 m.
Infine la quota di arresto della prima macchina sarà pari all’altezza minima di aspirazione 0,43 m e
la seconda sarà 0,43+ ∆h=0,73 m.

9.4. IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO DI ACQUE BIANCHE

Nei casi in cui il collettore emissario sia posto a quota inferiore del mezzo recettore è indispensabile
il ricorso ad impianti di sollevamento caratterizzati da elevata portata e bassa prevalenza. Questi
tipi di impianti vengono comunemente chiamati idrovori dal nome delle elettropompe, idrovore,
utilizzate per lo smaltimento di grandi volumi di acqua e basse prevalenze, generalmente H < 10
m).
Nella Figura 11 è raffigurato un impianto idrovoro caratterizzato da una idrovora ad asse verticale
con tubazione di scarico realizzata con un sifone “ a cavaliere dell’argine “ . A monte delle macchine
sono presenti una griglia di protezione ed una paratoia di sezionamento mentre, a valle, la condot-
ta sfocia in una vasca di dissipazione che, nei periodi di magra del recettore, ha il compito di dissi-
pare il contenuto energetico della portata in uscita dalla condotta ed evitare il disinnesco del sifone.

Figura 11 – Schema di impianto idrovoro

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 233


A seconda dell’ubicazione del recettore e del tipo di macchine sono possibili tre schemi più semplici
sia dal punto di vista costruttivo che gestionale (Figura 12)

Figura 12 – Schemi di installazioni munite di elettropompe sommergibili Flygt serie P

Nota la portata da esitare la scelta delle macchine è legata ai criteri già esposti per gli impianti di
sollevamento al Capitolo 4.

234 Costruzioni Idrauliche


Figura 13 – Diagrammi a mosaico per elettropompe sommergibili Flygt serie P

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 235


Per quanto attiene il dimensionamento della stazione di sollevamento, nel caso di utilizzo di elettro-
pompe sommergibili ad elica seri P della Flygt, possono essere utilizzate soluzioni standard legate
al numero delle macchine. Il dimensionamento è molto simile a quanto già visto precedentemente
per le stazioni di sollevamento delle acque nere. La particolarità costruttiva di queste idrovore fa sì
che possano essere calettate all’interno di un tubo contenitore in acciaio (Figura 14) a stazione di
sollevamento ultimata. L’elettropompa poggia semplicemente su un anello alla base del tubo con-
tenitore senza fissaggi pertanto la macchina può essere rimossa agevolmente per la manutenzione.

Figura 14 – Tipo di idrovora e correlato diametro del tubo contenitore

L’afflusso dell’acqua verso la pompa deve essere uniforme in modo da evitare trascinamento di a-
ria con conseguente innesco di vortici. Tra i criteri da adottare per la progettazione di un impianto
è importante la verifica del rapporto tra la sommergenza S ed il diametro D della condotta di aspi-
razione D. (Figura 15)

236 Costruzioni Idrauliche


a= 1,5 b= 2,5
D

S 4⋅Q VD
= a + b ⋅ Fr con : a =1,5 e b=2,5 VD = Fr =
2 g⋅D
D π⋅D

Figura 15. Verifica del rapporto di sommergenza

9.5. LA REGOLAZIONE DELLE PORTATE DI PIENA


Gli apporti di piena di una zona scolante restano definiti dal processo di trasformazione degli afflus-
si meteorici, rappresentati dal diagramma cronologico delle precipitazioni (Ietogramma) , in de-
flussi superficiali, rappresentati dal diagramma cronologico delle portate fluenti nella sezione di
progetto (Idrogramma). L’andamento delle portate durante una piena è caratterizzato da un trat-
to rapidamente ascendente, fase crescente o curva di concentrazione, le portate aumentano
per effetto degli apporti dei flussi superficiali conseguenti alla pioggia.
Segue l’istante di colmo nel quale la portata raggiunge il massimo valore istantaneo, nella sezio-
ne del corso d’acqua sottesa dal bacino a cui si riferisce l’idrogramma.
Nel caso in cui la portata massima resta costante per un periodo di tempo l’idrogramma ha un trat-
to circa orizzontale detto fase di stanca (Figura 16) .

Figura 16. Modello di trasformazione afflussi-deflussi

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 237


Infine la fase decrescente o curva di esaurimento, descrive il periodo in cui, terminate le pre-
cipitazioni, cessando progressivamente il ruscellamento dalle zone più lontane, il bacino tende a
vuotarsi e la portata tende a zero. L'onda di piena si manifesta con durata complessiva detta
tempo di base.

Dell’idrogramma tipico , rappresentato precedente, se ne può dedurre uno schematico nell’ipotesi


che l’effettiva modalità dell’evoluzione della pioggia nel tempo, rappresentata dal legame
h = a ⋅ tn , sia ad intensità costante, si considerano cioè variazioni lineari della pioggia con il tem-
po. Nella sezione della rete, che costituisce l’uscita, resta altresì definito il bacino sotteso; ad ogni
sollecitazione in ingresso (ietogramma) il sistema risponde in uscita con un idrogramma di portata .

Dell’idrogramma tipico, rappresentato nella Figura 16, se ne può dedurre uno schematico
nell’ipotesi che l’effettiva modalità dell’evoluzione della pioggia nel tempo sia ad intensità costante,
considerando variazioni lineari della pioggia e delle portate esitate con il tempo (Figura 17).

Figura 17 – idrogramma semplificato

L’espansione dei centri abitati comporta una trasformazione di parte del territorio che con costru-
zioni ed opere di urbanizzazione si trasforma da terreno permeabile in terreno scarsamente perme-
abile alterando, dunque, il coefficiente di afflusso che è un elemento determinante per la stima del-
la portata di piena. La conseguenza di ciò si risente nei tronchi terminali della rete dove le dimen-
sioni degli spechi non sono più sufficienti per lo smaltimento delle variate portate di piena.
Un criterio utilizzabile per risolvere il problema è quello di inserire, a monte dei tronchi critici, delle
vasche di laminazione
dell’onda di piena.
Il principio di funzionamento si
basa sul concetto della conti-
nuità, pertanto limitando la
portata in uscita occorrerà un
volume V da invasare per tut-
to il tempo che la portata in
ingresso supera il valore della
portata ammissibile a valle.

Figura 18

238 Costruzioni Idrauliche


Dopo il tempo t1 il volume precedentemente invasato sarà restituito a valle.

Quando non sia possibile realizzare tutto il volume di laminazione, per mancanza di aree da assog-
gettare a tale servizio, la parte eccedente può essere sfiorata verso un “elemento” di accumulo
provvisorio (Depressione naturale, campagna, ecc,)

Figura 19

Una soluzione ottimale è rappresentato dalla Figura 20, dove è possibile utilizzare un laghetto per il
contenimento dei volumi di supero delle vasche di laminazione .

Figura 20. Sistema di alleggerimento delle portate di piena

Per quanto attiene la tipologia delle vasche di laminazione queste possono essere in serie ed in pa-
rallelo secondo gli schemi di Figura 21.

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 239


In ambedue i casi gli ingressi e le uscite dalle vasche sono regolati in automatico dai livelli nella
camera di alimentazione a valle dell’emissario .

20a. vasche in serie 20b . vasche in parallelo

240 Costruzioni Idrauliche


9.6. MANUFATTI DI RESTITUZIONE NEL RECETTORE

Nelle seguenti figureII sono riportati esempi di manufatti di restituzione nel mezzo recettore.
A seconda dei valori delle velocità in uscita sono da prevedere elementi di dissipazione del contenu-
to energetico della corrente.

II Tratte da FOGNATURE di L.Da Deppo e C. Datei – Edizioni Libreria Cortine Padova

Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 241


242 Costruzioni Idrauliche
Costruzioni Idrauliche Manufatti speciali 243
Capitolo 10
TUBAZIONI

Il trasporto dell’acqua è distribuito tra tubazioni realizzate con materiali con proprietà fisiche,
chimiche e meccaniche proprie che, a seconda dei casi , lo rendono più o meno idoneo alle reali
condizioni di utilizzazione.
Consequenzialmente le tubazioni realizzate con differenti materiali hanno un proprio caratteristico
campo di applicazione in funzione:
• delle pressioni di esercizio
• delle sollecitazioni dinamiche (traffico) o accidentali (sovrappressioni di moto vario)
• della tendenza alla corrosione
• della resistenza all’aggressività

A tutt’oggi non esiste ancora in Italia una legislazione o dei regolamenti che trattano della conser-
vazione delle reti di fognatura nei riguardi delle interazioni fisico-chimiche tra materiali ed ambiente
di posa. L’argomento è della massima importanza in quanto strettamente correlato alla durata nel
tempo dell’efficienza delle opere. I materiali di fognatura possono raggruppassi in quattro classi:

Nell’analisi comparativa tra tubazioni e canalizzazioni realizzate con differenti materiali, vengono
prese in esame le caratteristiche più salienti con specifico riferimento all'impiego nel trasporto di
liquami.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 243


Queste sono:
™ la resistenza alla corrosione
™ la resistenza all'abrasione
™ la resistenza al flusso
™ il comportamento meccanico
™ il tipo di giunto
™ la posa in opera
™ i pezzi speciali

Il mercato risponde in maniera esaustiva offrendo un’ampia gamma di prodotti che, a seconda del
materiale, possono essere classificati in tubazioni :

• Metalliche: acciaio, ghisa sferoidale; l’acqua, sempre presente nel terreno, ne determina il
comportamento elettrolitico. Le tubazioni metalliche, di acciaio e di ghisa, queste ultime in mi-
nore misura, vanno incontro a fenomeni di corrosione elettrochimica. Il fenomeno può essere
ingenerato sia dalla naturale formazione di pile galvaniche dovute all'eterogeneità del contatto
suolo metallo, sia dalla presenza nel suolo di correnti vaganti disperse da sistemi funzionanti a
corrente continua.

• Lapidee: calcestruzzo armato, sia ordinario che precompresso, cemento amianto, Ecored, ce-
ramico ; il calcestruzzo ed il cemento amianto, se ben lavorati, normalmente non destano pre-
occupazioni per l'interazione con l'ambiente di posa. Solo in particolari condizioni, quali quelle
connesse con eccesso di anidride carbonica, presenza di sali di magnesio e di solfati, è da at-
tendersi l'attacco chimico dei conglomerati e la consequenziale loro disgregazione.

• Plastiche: PVC (policloruro di vinile), PRFV (poliestere rinforzato con fibre di vetro) e PEAD
(polietilene ad alta densità). I polimeri, matrice delle tubazioni di materiale plastico, per loro
natura sono resistenti agli attacchi chimici da parte dei suoli, mentre la presenza di sostanze
addittivate può modificare tale comportamento.Il decadimento delle caratteristiche meccaniche
delle tubazioni di materiale plastico è dovuto all'assorbimento di acqua e dei suoi soluti, specie
i cloruri.

• materiali cotti o ceramici : essenzialmente tubazioni realizzate in grès ceramico; sono carat-
terizzati da spiccata resistenza all’azione chimica dell’ambiente. Ottima è la resistenza anche
nei riguardi delle sostanze considerate critiche per i materiali legati.

Per ciascun tipo di tubo verranno illustrati sinteticamente i processi di realizzazione ed i principali
campi d utilizzazione .

244 Costruzioni Idrauliche


10.1 TUBI DI ACCIAIO

La realizzazione dei tubi di acciaio si articola secondo due grandi linee di produzione:
• Tubi senza saldatura :

il processo prevede due fasi distinte di lavorazione “a caldo”:


1.fase: foratura di un massello di acciaio per ottenere un cilindro cavo di grosso spessore e limitata
lunghezza;
2.fase: lavorazione del “forato” per laminazione per trasformarlo in tubo di limitato spessore e
sensibile lunghezza.
• Tubi saldati:

con campo di fabbricazione estremamente vasto da coprire l’intera gamma dei diametri commer-
ciali fino a dimensioni massime di circa 3000 mm. Anche in questo caso si distinguono due distinti
processi di fabbricazione:
1:fase: formatura del tubo che può essere realizzata con laminazione a freddo o a caldo, sia in mo-
do continuo che discontinuo;
2. fase: saldatura secondo diversi procedimenti;
La produzione dei tubi di acciaio si articola secondo vari procedimenti, illustrati sommariamente in
seguito, i quali si differenziano per le caratteristiche del materiale, semilavorato o finito, dal quale
di realizzano i tubi (Figura 1)

Figura 1. Schema di fabbricazione dei tubi di acciaio

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 245


10.1.a - Tubi senza saldatura

• Procedimento EHRHARDT o della Pressa a forare : un massello a sezione quadrata, preventi-


vamente portato alla temperatura di 1300°C, viene passato alla pressa, Figura 2, dove un pun-
zone lo trasforma in una matrice, cilindro cavo, con fondello di adeguato spessore.

Figura 2. Pressa a forare


Questo corpo cavo ottenuto dalla pressa viene spinto, sul fondello con un mandrino, attraverso un
banco di laminazione, Figura 3, realizzato con una serie forme anulari di diametri via via decre-
scenti fino a raggiungere il diametro esterno del tubo mentre, quello interno, è uguale a diametro
esterno del mandrino. Infine il tubo viene “staccato” dal mandrino mediante il passaggio tra due
cilindri ad assi obliqui che, provocando un lieve aumento del diametro interno, consentono
l’estrazione del tubo dal mandrino.

Figura 3. Banco di laminazione a spinta

246 Costruzioni Idrauliche


• Procedimento MANNESMANN o del Laminatoio a Passo di Pellegrino.

Nel 1885 Reinhard e Max Mannesmann brevettarono un laminatoio a cilindri abbliqui. Risultato
di una serie di studi fondati dall’osservazione che durante la lavorazione di barre di acciaio passate
tra due cilindri disposti con gli assi sghembi e ruotanti nel medesimo verso, si veniva a creare,
all’interno e lungo l’asse longitudinale, una serie di incrinature che nel complesso venivano a cre-
are una cavità lungo tutta la barra. Il laminatoio è costituito da due cilindri rotanti, nelle stesso
senso e disposti con assi sghembi ( angolo 2α =10 °) giacenti su piani paralleli ed orizzontali. (Fi-
gura 4)

Figura 4

In un primo momento i fratelli Mannesmann credettero fosse possibile realizzare tubi di spessore
sufficientemente limitato con siffatta macchina ma esperienze successive convinsero che l’utilizzo
del laminatoio a cilindri obliqui dovesse essere limitato alla produzione del forato ed affidare ad al-
tra macchina il compito di trasformare i forati in veri e propri tubi. Il problema fu risolto mediante

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 247


il laminatoio a Passo di Pellegrino così detto per il particolare movimento del forato durante la
lavorazione. Pertanto la lavorazione di un tubo Mannesmann viene eseguita in due fasi:
1 fase: un massello di acciaio a sezione circolare, di opportune dimensione, alla temperatura di
circa 1300 °C, viene spinto tra i cilindri del laminatoio perforatore obliquo che gli imprimono un
moto di rotazione.( zona a) e ne riducono il diametro al valore minimo in corrispondenza della zona
b. Il materiale comincia ad aprirsi all’interno del massello (Figura 5)

Figura 5

A questo punto l’azione combinata della zona c dei cilindri e del mandrino C allargano e dimensio-
nano il diametro interno mentre l’esterno risulta determinato dalla distanza dei cilindri. Infine la
zona d, di calibrazione, regolarizza lo spessore e rende uniforme la superficie esterna del forato
che lascia il laminatoio perforatore obliquo sotto la forma di un cilindro cavo di grosso spessore e
limitata lunghezza. (Figura 6).

Figura 6

2. fase: la temperatura ancora elevata consente l’ulteriore lavorazione, nel laminatoio a passo di
pellegrino, di trasformazione del forato in tubo stendendolo su un mandrino calibrato con conse-
guente riduzione dello spessore. Il forato è sottoposto all’azione di due cilindri a sagoma eccentri-
ca, ruotanti , in questo caso, in senso opposto e sagomati in modo tale da determinare periodica-
mente, durante un intero giro, una fase a vuoto (BP) una fase di imbocco (PA) ed una fase
di calibratura (AB). .

248 Costruzioni Idrauliche


Nella fase a vuoto, mandrino e fo-
rato vengono fatti avanzare fra i
due cilindri in modo che la zona
PA incida il forato impegnando una
parte di materiale che rifluisce
verso l’esterno. Poiché il raggio OP
è minore di OA la sezione di inizio,
più grande, diventa progressiva-
mente più piccola fino al minimo
su A.

Figure 7a -7b

Successivamente lungo l’arco AB avviene la fase di calibratura del tubo. Terminata la calibratura, il
complesso mandrino-forato-tubo, è nella posizione esterna estrema; la coppia di cilindri inizia di
nuovo la fase BP. Durante l’avanzamento libero, forato e mandrino ruotano di 90° per ripartire il
processo di laminazione su tutta la circonferenza del forato.

Figure 7c -7d

Con questo metodo si laminano tubi da 50 ÷ 650 mm; ulteriori lavorazioni a caldo (trafila ad e-
spansione) consentono di raggiungere spessori fino a 900 mm. Le lunghezze del tubo variano da 8
m a 13,5 m (Figura 8).

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 249


Figura 8.Laminatoio a “Passo di Pellegrino”

• Procedimento ASSEL
Essendo un procedimento di laminazione occorre realizzare in precedenza il forato che viene spinto
in un laminatoio realizzato con tre cilindri obliqui posti, tra loro, a 120°, su un mandrino calibrato
che ne determina il diametro interno dl tubo.(Figura 9)

F
Figura 9

250 Costruzioni Idrauliche


La prerogativa di questo procedimento è quello di contenere le tolleranze sullo spessore che risulta
medio–grande e lunghezza del tubo piuttosto limitata.

• Laminatoio Continuo:

come evidenziato in Figura 10 , il laminatoio continuo è costituito da una successione di gabbie mo-
trici con coppie di cilindri scanalati posti su piani sfalsati di 90°. I diametri delle gole sono progres-
sivamente decrescenti e pertanto la laminazione del forato avviene su un mandrino interno su cui
viene steso l’acciaio. Il tubo viene sfilato come descritto nel procedimento Ehhardt.

Figura 10 . Laminatoio continuo

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 251


10.1.b. LSAW - Tubi da lamiera saldati longitudinalmente formati a freddo

I tubi a saldatura longitudinale vengono prodotti, con un processo schematizzato nella Figure 11 e
12, con macchine continue e sono ottenuti da lamiere di larghezza pari allo sviluppo del perimetro
della sezione del tubo. I diametri in produzione sono compresi tra 400 mm e 1400 mm. Con spes-
sori massimi fino a 18 mm, utilizzando presse ad U e presse ad O capaci, rispettivamente, di sforzi
di 5.000 e 20.000 tonnellate .

Figura 11

252 Costruzioni Idrauliche


Figura 12

La saldatura interna ed esterna avviene ad arco elettrico sommerso ; l’arco scocca fra i bordi del
tubo da saldare e l’elettrodo formato da uno o più fili nudi che costituisce il materiale d’apporto. La
protezione dall’ossidazione è ottenuta mediante un’apposita polvere che sotto l’azione dell’arco
fonde favorendo anche il riscaldamento dei bordi da saldare. L’alta frequenza della corrente di sal-
datura consente il riscaldamento di una zona molto limitata dei lembi da saldare.
Subito dopo la saldatura viene effettuata la scordonatura ed un trattamento termico (normalizza-
zione) ad induzione della zona termicamente alterata per ricondurla ad una struttura metallografica
omogenea.

10.1.c. SSAW - Tubi da nastro saldati a resistenza e formati a freddo

a. Saldatura elicoidale
I tubi a saldatura elicoidale sono ottenuti da nastro di acciaio (coils). Anche questi tubi vengono re-
alizzati con macchine continue (Figure 13÷15) che offrono una maggiore elasticità di produzione
per un più semplice e rapido adattamento alle variazioni del diametro dei tubi da produrre, con la
sola variazione del passo dell’elica (Figura 14).
I diametri in produzione sono compresi tra 300 mm e 2500 mm. La lunghezza dei tubi varia tra 8
m e 13,5 m.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 253


Figura 13

Figura 14

254 Costruzioni Idrauliche


Figura 15

10.1.d. FM - Tubi da nastri saldati Fretz-Moon

Nel processo di fabbricazione dei tubi Fretz-Moon il materiale di partenza è il nastro che viene svol-
to, spianato e, tramite gabbia trascinatrice, viene mandato in forno di riscaldo a passaggio, dove i
bordi vengono riscaldati con fiamma di-
retta fino a 1300°C. Tramite cilindri
formatori (Figura 16) il nastro viene
portato ad assumere la forma cilindrica.
Sui bordi avvicinati viene insufflato os-
sigeno che eleva la temperatura fino al
color bianco.
I bordi vengono premuti l’uno contro
l’altro da appositi rulli di pressione, ot-
tenendo un’ottima saldatura priva di
cordone. Lo sbozzato così ottenuto vie-
ne fatto passare al riduttore a stiramen-
to (Figura17) che ne determina il dia-
metro e lo spessore finiti. Al termine Figura 16

vengono tagliati da una sega volante al-

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 255


la lunghezza desiderata ed avviati al raffreddamento (in aria ed acqua). Questo procedimento viene
utilizzato per “tubi gas” fino al diametro di 3”

Figura 17. Riduttore a stiramento

10.1.e. ERW - Tubi da nastri saldati a resistenza elettrica

Lo schema di Figura 18 mostra le principali fasi di fabbricazione. Il nastro viene introdotto nei rulli,
o cilindri formatori, che gli conferiscono gradualmente una forma a sagoma circolare. Nel processo
di saldatura longitudinale la corrente ad alta frequenza riscalda, per induzione, i bordi fino alla
temperatura di saldatura; opportuni dispositivi di compressione li accostano fino ad ottenere la sal-
datura . Al termine vengono tagliati da una sega volante alla lunghezza desiderata ed avviati al raf-
freddamento (in aria ed acqua). Questo procedimento viene utilizzato per la produzione di tubazio-
ni dal diametro di 40 mm al diametro di 500 mm.

Figura 18

256 Costruzioni Idrauliche


10.1.f. Controlli , preparazione e rivestimenti delle tubazioni in acciaio

Infine il tubo, controllato a vista e con sistemi elettromagnetici e provato idraulicamente, è avviato
alla finitura. (Figura 19)

Figura 19. Lavorazioni e controlli finali

Per la protezione delle condotte interrate dalla corrosione viene attuata con rivestimenti di sostanze
bituminose; lo strato di bitume, continuo ed aderente all’acciaio costituisce l’effettiva protezione del
tubo dalla corrosione ed è a sua volta difeso da azioni meccaniche accidentali esterne (urti durante
il trasporto, lo scarico e la posa in opera) con un’armatura di rinforzo costituita da fasciatura con
nastri di tessuto di fibra vetrosa. Questa nel caso in cui la tubazione è impiegata per condizioni
normali di esercizio è realizzata con doppio strato di feltro di vetro impregnato con la stessa mi-
scela bituminosa e da un successivo strato di finitura di idrato di calcio.

10.1.g. Giunzioni e Montaggio tubazioni

Una condotta è realizzata da un sistema di tubazioni la cui continuità idraulica è garantita dalla pre-
senza dei giunti.
Quando questi vengono realizzati con saldatura e con incollaggio, la condotta diviene struttural-
mente coerente ed in grado di resistere a sforzi longitudinali; quando vengono realizzati con bic-
chiere e con manicotto, entrambi con anello di tenuta di materiale elastomerico, la condotta risulta
strutturalmente incoerente e , pertanto, la stabilità longitudinale viene assicurata da sistemi di an-
coraggio.

Giunzioni saldate: il perfezionamento della saldatura elettrica ha diffuso l’impiego,


nell’acquedottistica, dei giunti saldati: di testa, a bicchiere cilindrico per DN ≤ 125 mm e bicchiere
sferico per DN ≥ 150 mm (Figura 19). Questo tipo di giunzione elimina i problemi di tenuta e con-
seguentemente delle perdite ed inoltre realizza la monoliticità del sistema come precedentemente

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 257


accennato.
L’impiego del giunto sferico consente, durante la fase di montaggio, deviazioni plano-altimetriche
fino a 5°.

a. saldato di testa b. bicchiere cilindrico c. bicchiere sferico

Figura 20. Giunti per saldatura

Giunzioni flangiate: le estremità del tubo possono essere munite di anello di appoggio saldato
per sovrapposizione o con flange, saldate di testa, all’estremità del tubo (Figura 21). La giunzione,
con interposizione di una guarnizione e serraggio dei bulloni, risulta rigida e comporta la coassialità
dei pezzi. Pertanto questo tipo di giunzione male si presta nel caso di condotte interrate nelle quali,
peraltro, i bulloni sarebbero esposti alla corrosione. Pertanto, le giunzioni a flangia sono utilizzate
all’interno dei manufatti dove, per la presenza di particolari valvolismi, è necessario l’assemblaggio
di questi sulla condotta.

a. flange libere con anelli di appoggio saldati b. flange saldate di testa

Figura 21. Giunto a flangia

Giunzioni speciali (Figura 22).


a. Giunto Victaulic: di facile installazione è particolarmente indicato per condotte provvisorie a
motivo della rapidità di montaggio e smontaggio .
b. Giunto Gibault : con guarnizioni di tenuta in gomma, che come i similari Dresser e Viking-
Johnson , non richiedendo saldature viene utilizzato come giunto di smontaggio.
c. Giunto di dilatazione a cannocchiale

258 Costruzioni Idrauliche


d. Giunto sferico tipo irrigazione, studiato per consentire facilità di montaggio e smontaggio e
forti deviazioni plano-altimetriche trova impiego per condotte mobili.

Figura 22. Giunto speciali

e. Giunzioni a bicchiere
Alle routinarie giunzioni per saldatura la Società Alessio Tubi ha realizzato , limitatamente ai diame-
tri compresi tra DN 150 ÷ 500 mm, un tipo di tubo caratterizzato da un bicchiere doppiamente sca-
nalato in cui trova sede una guarnizione di tenuta in elastomero. (Figura 23).

Figura 23. Tubi di acciaio saldati con giunto rapido a

bicchiere ed elastomero di tenuta

L'impiego delle tubazioni di acciaio nel campo delle fognature è molto limitato dati i no-
tevoli problemi legati ai fenomeni di corrosione del materiale. Le rare applicazioni sono
limitate a brevi condotte di mandata di impianti elevatori.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 259


10. 2 TUBI DI GHISA

La ghisa è un materiale ferroso con elevato contenuto di carbonio. Nella fase di raffreddamento
dallo stato fuso si ha la separazione di grafite sotto forma lamellare distribuita nella massa metalli-
ca. La presenza di grafite consente la lavorabilità della ghisa ma la rende, nel contempo, fragile e
poco resistente. Nel 1950, ricercatori americani, aggiungendo alla ghisa fusa alla temperatura di
circa 1350 °C, piccole quantità di magnesio, ottennero la ghisa sferoidale, caratterizzata dalla pre-
senza di grafite libera in forma di noduli. Le caratteristiche meccaniche del nuovo materiale risulta-
no confrontabili con quelle dell'acciaio per tubazioni, con perdita della fragilità e resistenza a trazio-
ne pari a 40-50 kg/mm2.
Ghisa grigia: la grafite si
presenta sotto forma di lamelle
che si comportano come micro-
cricche interne. Ai bordi delle
lamelle agiscono punti di
tensione in seguito alla
concentrazione di linee di forza
causando rotture di tipo fragile
senza deformazione plastica.
A
Ghisa sferoidale o duttile:
assenza di concentrazione di
linee di forza poiché la grafite si
presenta sotto forma di miscro-
sfere. Pertanto si avrà
deformazione plastica senza
rotture di tipo fragile.

B
Figura 24. Micrografia di una ghisa grigia A ed una ghisa sferoidale B

I tubi di ghisa venivano realizzati con ghisa grigia di seconda fusione colata entro forme verticali
realizzate con terra di fonderia secondo la più antica tradizione adottata per costruire i cannoni. Le
prime utilizzazioni di questi tubi risale al 1445 per la realizzazione di un acquedotto per il castello di
Dillimgurb (Germania) , rimasto in esercizio fino al 1760, anno di distruzione del castello.
Nel 1639 : condotte Medicee in Firenze – ancora
in esercizio per alcuni tronchi ; nel 1644 realizza-
zione delle condotte di Versailles, in parte ancora
in esercizio .

La ghisa sferoidale è ottenuta per fusione, al cu-


bilotto (1), di ghisa in pani, rottami di ghisa, ac-
ciaio e ferro leghe. Dal cubilotto la ghisa passa
ad un forno elettrico (2) il quale assicura uni-
Figura 25

260 Costruzioni Idrauliche


formità di composizione e di temperatura. Il successivo trattamento di sferoidizzazione (3) si rag-
giunge aggiungendo piccole quantità di magnesio (≈ 0,06%). (Figura 24)
I tubi di ghisa sferoidale vengono prodotti per centrifugazione entro conchiglia metallica (metodo
De Lavaud-Arens ) o entro cassaforma rivestita con terra da fonderia (metodo Moore).

10.2.1 METODO De Lavaud-Arens

La ghisa liquida viene versata, con apposi-


to canale ed in quantità, in peso, occor-
rente per realizzare il tubo dello spesso-
re assegnato (funzione della pressione di
esercizio alla quale viene assegnato) nella
conchiglia , raffreddata ad acqua, posta in
veloce rotazione e traslazione, per tutta la
sua lunghezza Il metallo liquido, tenuto a
contatto con la superficie interna della
Figura 26 conchiglia dalla forza centrifuga, solidifica
e forma il tubo, mentre la estremità opposta della conchiglia è chiusa da un’anima riproducente la
sagoma interna del bicchiere (Figura 26).

Al termine della centrifugazione il tubo e-


stratto viene avviato al forno di ricottura,
nel quale subisce un trattamento termico
per trasformare la struttura della matrice
perlitica, causata dal rapido raffreddamen-
to della conchiglia, in una struttura ferriti-
ca. (Figura 27)
Figura 27

I tubi sono mantenuti nel forno a riverbero per circa 25 minuti alla temperatura di circa 900 °C;
infine raffreddati lentamente vengono estratti dal forno alla temperatura di circa 300 °C .

10.2.2 METODO MOORE

Questo processo di fabbricazione, adottando conchiglie rivestite con terra di fonderia (materiale re-
frattario) con conseguente lento raffreddamento del tubo, evita il trattamento di ricottura. A fronte
di un risparmio energetico è più laboriosa la fase di preparazione delle conchiglie che devono esse-
re rivestite prima di ogni colata ed un conseguente rallentamento della catena di produzione.

10.2.3. Rivestimenti protettivi e tinteggiature


Terminato il processo di fabbricazione i tubi sono avviati alla zincatura e collaudati idraulicamen-
te. A questo punto viene applicato, internamente e per centrifugazione, un rivestimento realizzato
con malta di cemento alluminoso che conferisce al tubo un miglior coefficiente di scabrezza. Al
termine della stagionatura del rivestimento interno le tubazioni vengono verniciate, esternamente,
con vernici bituminose applicate a spruzzo (Figura 28).

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 261


Figura 28
I tubi di ghisa sferoidale sono prodotti in barre lunghe 6 m con diametri variabili da 40 mm a 2600
mm (Figura 29) . Il giunto è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizione di gomma .

Figura 29

262 Costruzioni Idrauliche


L’evoluzione tecnologica dei tubi di ghisa ha affiancato alla gamma di base nuove tubazioni :

Integral (per fognature) - con rivestimento


esterno in zinco metallico ricoperto da una
vernice epossidica di colore rosso per dare la
possibilità di identificazione delle reti di fogna-
tura una volta posate;

Natural (per acquedotti) – con rivestimento esterno multistrato zinco + alluminio dove l’alluminio
ha la funzione di prolungare, nel tempo, l’azione protettiva dello zinco e quindi la durata del tubo.
Un’ulteriore protezione è data da un ulteriore rivestimento di finitura con vernice epossidica di az-
zurro che sostituisce la tradizionale vernice bituminosa.

Alpinal : (per innevamento artificiale) – rappresentano


un sistema di tubi e raccordi antisfilamento, resistente
fino ad una pressione interna di 100 bar

10.2.4. Giunzioni e Montaggio tubazioni

La giunzione dei tubi di ghisa avviene essenzialmente introducendo l’estremità liscia del tubo nel
corrispondente bicchiere. Anticamente l’intercapedine anulare risultante veniva riempita di piombo
fuso ribattuto a freddo, realizzando un giunto di tipo plastico soggetto, anche per piccoli cedimenti,
a perdite. Con l’avvento della ghisa sferoidale, caratterizzata dalle elevate capacità elastiche, sono
state ricercate tipologie di giunti che assicurassero anche una perfetta tenuta idraulica del giunto.
Questo si è reso possibile anche per la creazione di mescole di gomma naturale e sintetica partico-
larmente pure, chimicamente stabili, esenti da forme di invecchiamento e rilassamento, sicure dal
punto di vista igienico e conformate in modo da assicurare, con la sola compressione, la tenuta i-
draulica. Questi giunti sono essenzialmente di due tipi :

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 263


• Automatico o Rapido ( push on joint) Figura 30 la
giunzione è ottenuta per compressione di una
guarnizione in elastomero EPDM (etilene-
propilene), inserita nell’apposito alloggiamento
all’interno del bicchiere, sulla canna del tubo im-
boccato. La particolare forma tronco-conica ed il
profilo divergente, a coda di rondine, assicurano la
compressione necessaria alla tenuta trasmettendo
la pressione dell’acqua alla superficie cilindrica di
contatto con la tubazione generando forze antisfi-
lamento proporzionali alla pressione interna. Figura 30 . Giunto Rapido

La Figura 31 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Rapido .
™ Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo
da imboccare;
™ tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bic-
chiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica
e meccanica della condotta;
™ introduzione della guarnizione con la coda di rondine rivolta verso il fondo del bicchiere;
™ verificata la coassialità delle tubazioni , avviene la messa in tiro fino a quando la linea di fede
raggiunge il lembo del bicchiere.

Figura 31. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con il Giunto Rapido

264 Costruzioni Idrauliche


• Meccanico o Express (mechanical joint) Figura 32. Que-
sti tipi di giunto conferiscono una notevole elasticità al-
la condotta consentendo deviazioni angolari tra tubi
contigui , senza alcuna riduzione della tenuta idraulica,
anche per eventuali depressioni in condotta ( ad esem-
pio in fase di vuotatura dell’acquedotto).
Figura 32. Giunto Express

La Figura 33 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Express .

™ Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo
da imboccare;
™ Inserimento della controflangia sull’estremità liscia del tubo, con la concavità rivolta verso il
bicchiere e successiva introduzione della guarnizione;
™ tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bic-
chiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica
e meccanica della condotta;
™ introdurre l’estremità liscia del tubo fino a far coincidere la linea di fede con il piano frontale
del bicchiere;
™ far scorrere la controflangia fino a farla aderire alla guarnizione e serrare, progressivamente,
con chiave dinamometrica i dadi con passate successive e seguendo lo schema di serraggio

Figura 33. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con Giunto Express
Nelle tubazioni unite con giunti a bicchiere la pressione interna P agisce perpendicolarmente a
qualsiasi piano generando una forza f=P*ω (ω area della sezione) .
Tutte le componenti radiali sono contenute dallo spessore della parete del tubo; le componenti
assiali agiscono su di un piano perpendicolare all’asse del tubo. Nel caso di un cambio di direzione
le forze P*ω si compongono in una forza risultante F (Figura 34).

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 265


Figura 34
Generalmente queste forze risultanti sono bilanciate da blocchi di ancoraggio, opportunamente di-
mensionati, o solidarizzando le tubazioni in tratte sufficientemente lunghe per equilibrare queste
forze con l’attrito che si genera tra condotta e terreno. Nelle tubazioni di acciaio la solidarizzazione
delle tubazioni è conseguente alla giunzione per saldatura mentre nella tubazioni di ghisa possono
essere utilizzati giunti antisfilamento.
™ Rapido Vi : nella guarnizione, simile per forma e nelle
modalità di messa in opera del giunto rapido gia descritto,
sono annegati inserti metallici, che aderendo all’estremità
liscia del tubo, si ancorano per attrito quando la condotta
viene messa in pressione.

™ Universal Tyton Novo-Sit ed Universal Tyton Tis-K

Nel primo tipo viene posizionato un anello di fissaggio all’interno del bicchiere, nella camera antifi-
lamento di forma concava; la guarnizione , di superficie convessa a sezione trapezoidale, è realiz-
zata con inserti metallici e la tenuta del giunto è garantita, inoltre, dall’appoggio dell’anello su un
cordone di saldatura effettuato sull’estremità liscia del tubo.

Nel tipo Tis-K l’anello di fissaggio


ha un taglio, che nella fase di mon-
taggio dovrà essere posizionato in
alto, al cui interno viene inserito un
cuneo il quale viene ruotato di 90°
verso il fronte del bicchiere .
Successivamente viene agganciato alla parte superiore del bicchiere.

266 Costruzioni Idrauliche


Ai tubi per condotta si unisce una vasta gamma di pezzi speciali (Figura 35), realizzati per colata
entro forme fisse della ghisa fusa, con le estremità generalmente a bicchiere o a flangia, all’interno
dei manufatti, o quando è necessario introdurre riduzioni, giunti di smontaggio e valvolismi (Figura
36)

Figura 35 Figura 36. Giunto di smontaggio e Gibault per tubi di ghisa .

Raccordi tra elementi flangiati ed a bicchiere

Data la limitata resistenza della ghisa alla corrosione, in ambienti di posa particolarmen-
te aggressivi le tubazioni vengono interrate avvolte con guaine di polietilene. La resi-
stenza all'urto ed all'abrasione è condizionata dalla resistenza del rivestimento interno
dei tubi di ghisa sferoidale realizzato con malta cementizia. Le caratteristiche idrauliche
delle tubazioni di ghisa sferoidale, legate al rivestimento cementizio interno, sono buone.
Il giunto è a bicchiere con tenuta garantita da guarnizione di gomma. La posa in opera è
condizionata dal peso elevato delle tubazioni. Il tubo, rigido, non richiede particolari pre-
scrizioni per il letto di posa e per il rinfianco.

10.3 TUBI IN MATERIALI LAPIDEI

Il conglomerato cementizio è un materiale con bassa resistenza a sollecitazioni di trazione e ca-


ratteristiche di materiale fragile. Pertanto è necessario introdurre nel materiale armature metalli-
che, che elevando la resistenza a trazione, riescono a contenere le deformazioni al disotto del limite
di fessurazione.
Nel tempo, miglioramenti dei sistemi di controllo dei materiali adottati, la scelta di inerti opportu-
namente dosati, la riduzione degli spessori con l’affermarsi della tecnica della pre-compressione,
procedimenti di fabbricazione tecnologicamente avanzati ed infine un maggiore controllo sulla qua-
lità hanno consentito l’utilizzo di questi tipi di tubazioni. La scelta degli inerti, delle armature e le
modalità di costruzione variano a seconda del campo di utilizzazione della tubazione.

10.3.1 Tubi di cemento armato ordinario CAO

I tubi in cemento armato ordinario (c.a.o.) hanno armatura costituita da una o due gabbie realizza-
te con ferri longitudinali e ferri trasversali sagomati ad elica.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 267


I tubi di cemento armato ordinario vengono normalmente costruiti secondo due procedimenti:
a) calcestruzzo gettato entro forme cilindriche poste in opera verticali contenenti le armature lon-
gitudinali e trasversali, vibrato per dare compattezza al prodotto finale;
b) calcestruzzo centrifugato entro cassaforma orizzontale rotante contenente le armature.
La forza centrifuga assicura compattezza al prodotto che per i calcestruzzi per tubazioni è una ca-
ratteristica essenziale per assicurare al prodotto finito la impermeabilità e la protezione delle arma-
ture dalla corrosione.

Figura 37. Costruzione dei tubi di Cemento Armato Ordinario

Un particolare tipo di tubo in CAO è rappresentato dai Bonna (Figura 38), realizzati da un cilindro
di lamierino di acciaio, dello spessore minimo di 2 mm, con estremità rinforzate da anelli di lamiera
conformati , in un’estremità , a bicchiere. Esternamente il tubo è armato come al punto a) e rivesti-
to con cls per uno spessore non inferiore a 2,5 cm; il rivestimento interno, per piccoli spessori, è di
cls. semplice applicato per centrifugazione; per grandi diametri viene posta anche un’armatura in-
terna.

Figura 38. Tubi Bonna – Particolare giunto

268 Costruzioni Idrauliche


10.3.2 Tubi di cemento armato precompresso CAP

I tubi in cemento armato precompresso sono dotati di armature di precompressione longitudinale e


radiale. La prima ha la funzione di conferire resistenza alla flessione al tubo sia nel trasporto, nella
posa in opera e per eventuali cedimenti del piano di posa; la seconda assolve al compito di elimi-
nare sforzi di trazione del calcestruzzo per effetto della pressione interna e dei carichi esterni.
A seconda del procedimento di precompressione si possono avere due soluzioni:

a) viene realizzata la precompressione radiale con eliche di filo d’acciaio armonico avvolte sotto
tensione su un tubo-nucleo , precedentemente fabbricato con armature longitudinali pretese.
L’elica di precompressione, bloccata sul tubo, viene ricoperta con intonaco di protezione a sua
volta ricoperto con uno strato di mastice bituminoso armato con tessuto di fibre di vetro. La
precompressione longitudinale è importante anche in fase di realizzazione della precompressio-
ne radiale per evitare fessurazioni tra la zona cerchiata e quella ancora libera, effetto salcic-
cia. (Figura 39)

Figura 39. Fabbricazione dei tubi di CAP con tubo nucleo

b) una gabbia realizzata da un’elica di filo di acciaio sostenuta, non in tensione, su ferri piatti sca-
nalati, integrata da un’armatura di precompressione longitudinale viene predisposta all’interno
di due forme cilindriche verticali e coassiali, distanziate dello spessore previsto del tubo. La sa-
goma esterna, realizzata in metallo, è suddivisa in settori metallici trattenuti da un sistema di
molle tarate; la forma interna, realizzata in gomma, è libera di espandere. Le due forme ripro-
ducono, in basso, la sagoma del bicchiere.
Posta in tensione l’armatura longitudinale, viene realizzato il getto, opportunamente costipato
con vibratori.
Durante la maturazione con vapore viene dilatata la cassaforma interna la quale trascinando il
getto di cls e l’armatura elicoidale la mette in tensione. La deformazione è controllata dai set-
tori cilindri esterni. Raggiunta la maturazione, viene tolta pressione alla cassaforma interna e
liberata l’armatura longitudinale. (Figura 40)

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 269


Figura 40. Fabbricazione dei tubi di CAP con precompressione totale

Secondo la vigente Normativa italiana, il passaggio da c.a.o. a c.a.p. è condizionato da valori


maggiori di 600 kg/cm del prodotto p∗D, con p in kg/cm2, pressione massima di esercizio e D in
cm, diametro della tubazione.
I diametri dei tubi di calcestruzzo variano da 500 mm a 3500 mm. Dato il notevole peso, la lun-
ghezza è limitata e, per i diametri maggiori, non supera i 3 m .
Il tipo di giunto caratteristico delle tubazioni di calcestruzzo è il giunto a bicchiere, ottenuto durante
la fase di costruzione del tubo, con guarnizione di gomma sintetica. (Figura 41) L’estremo interes-
sato dal bicchiere viene opportunamente rinforzata sia con aumento dello spessore e sia con rinfor-
zo dell’armatura

Figura 41. Giunti per tubazioni in CAO e CAP

270 Costruzioni Idrauliche


I pezzi speciali delle tubazioni c.a.o e c.a.p., di norma in acciaio, sono realizzati per saldatura di e-
lementi ottenuti da canne dritte o da fogli di lamiera opportunamente tagliati, sagomati e saldati.

I tubi di calcestruzzo prefabbricati a sezione policentrica ovoidale e mistilinea vengono realizzati


con getto di calcestruzzo entro forme verticali vibranti. Per i tubi realizzati con getto in opera, si
utilizzano casseforme metalliche sagomate secondo le sezioni tipiche adottate nelle reti di fognatu-
ra. I cementi impiegati sono di vario tipo, portland, ferrici, pozzolanici, d'alto forno, con resistenza
caratteristica a 28 giorni pari a 325 kg/cm2. Per ambienti di posa molto aggressivi è necessario
prescrivere cementi idonei. La resistenza dei calcestruzzi all'aggressione da parte di sostanze acide
ed alcaline è modesta così come la resistenza all'urto ed all'abrasione. Per tale ragione le canalizza-
zioni di calcestruzzo di regola sono realizzate con tubi rivestiti nella zona inferiore a contatto con i
liquami con fondello e mattonelle di gres. L’utilizzo diffuso dei tubi di calcestruzzo nel campo delle
fognatura è dovuto, oltre al basso costo, al fatto che gli effetti dell'aggressività da parte dell'am-
biente di posa si manifestano a tempi lunghi, dato il notevole spessore delle tubazioni, malgrado
l'elevato peso che , associato alla limitata lunghezza dei tubi, 1,0-2,0 m, ne rendono lente le ope-
razioni di posa.

10.3.3 - Tubi CPC Composito Polimeri e Cemento (ex Cemento amianto)

La Legge n.°257 del 27.3.1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” sancisce
il divieto dell’estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto
e dei prodotti contenenti amianto. Per le tubazioni ed i serbatoio, utilizzati per il trasporto e lo stoc-
caggio dell’acqua per usi civili ed industriali, venne concessa una deroga di due anni.
Il problema, in breve, riguarda la possibile cessione di fibre di amianto in presenza di acque parti-
colarmente aggressive che potrebbero sciogliere il cemento dalla superficie interna della tubazione.
Ciò priverebbe di protezione le fibre di amianto le quali non sarebbero più incapsulate nella matrice
di cemento e quindi potrebbero essere rilasciate nell’acqua, con effetto inquinante. Appunto per
questo le tubazioni di cemento amianto, utilizzate nel campo acquedottistico, non risultano perico-
lose alla salute in quanto è stato dimostrato che le fibre di amianto sono nocive se inalate; di
conseguenza il problema insorge sia nella fase iniziale di fabbricazione del tubo, quando l’amianto
veniva macinato per suddividerne le fibre, e sia nella necessità di rimuovere o sostituire una con-
dotta in fibrocemento tuttora in esercizio.
Per tutto quanto esposto oggi le tubazioni di fibro-cemento vengono prodotte ovviamente senza
amianto impiegando fibre sintetiche di materie plastiche e cellulosa (le quali conferiscono al mate-
riale una sufficiente resistenza a trazione) con cemento ed acqua di impasto realizzando tubazioni
in CPC, Composito Polimeri e Cemento, utilizzati nel campo delle smaltimento delle acque reflue i
quali vengono realizzati con tecnologia analoga a quella utilizzata, per anni, per la produzione dei
tubi di cemento-amianto.
La Figura 41 riproduce lo schema del ciclo di produzione dei tubi in CPC. Nel miscelatore viene pre-
parata una malta di cemento e polimeri molto liquida che viene avviata nella macchina di produ-
zione, detta Vasca olandese (Figura 42). Qui viene prelevata da un cilindro pescatore e stesa su un
nastro continuo, di tessuto permeabile di larghezza uguale alla lunghezza del tubo da realizzare,
trasportata ed avvolta, in strati sottili, sopra un mandrino rotante fino a raggiungere lo spessore
programmato.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 271


Figura 42. Schema del ciclo di produzione dei tubi in cemento amianto

Contemporaneamente l’impasto, compresso da rulli, perde l’acqua in eccesso ed acquista compat-


tezza. Dopo l’avvolgimento, il tubo, supportato dal mandrino, passa alla calandratura e dopo sfilato
passa alla fase prestagionatura al forno e stagionatura in ambiente umido.
Al termine di questa fase le due estremità del tubo vengono tagliate e tornite per la predisposizio-
ne del giunto che , generalmente, è a manicotto con anelli di tenuta in gomma o con giunti Gibault
con manicotto e flange di ghisa e guarnizioni di tenuta in polimero o gomme sintetiche. I diametri
delle tubazioni CPC variano da 200 mm a 1200 mm mentre la lunghezza delle barre è di 5 m.

Figura 43 . Macchina tubi o Vasca Olandese

272 Costruzioni Idrauliche


Il giunto per questo tipo di tubazioni viene realizzato con un manicotto di uguale materiale con te-
nuta idraulica garantita da guarnizione elastomerica. (Figura 44)

Figura 44. Giunto a manicotto per tubi


di fibrocemento CPC

Entro i manufatti di ispezione, in corrispondenza di apparecchiature, si adotta il giunto Gibault (Fi-


gura 45), utilizzato anche per riparazioni e sostituzioni di tubi deteriorati. (Figura 46)

Figura 45. Schema di mon-


taggio di Giunto Gibault per
tubazioni in CPC

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 273


Figura 46. Riparazione e sostituzione di una tubazione in CPC

Infine le curve ed i pezzi speciali sono in ghisa o in acciaio con le estremità predisposte alla giun-

zione con i giunti della tubazione.

I tubi CPC, caratterizzati da elevata compattezza, presentano una buona resistenza nei confronti degli
ordinari agenti aggressivi, acidi ed alcalini, del terreno di posa e delle acque di fogna. Analogamente
ai tubi di calcestruzzo sussiste il rischio di aggressione da parte dell'acido solforico. La resistenza del-
le tubazioni agli urti, data la intrinseca fragilità del prodotto, è molto bassa. La resistenza all'abrasione,
di contro, è notevole data la già richiamata elevata compattezza. La tecnologia di produzione delle tu-
bazioni di CPC assicura una superficie interna liscia e poco porosa.

274 Costruzioni Idrauliche


10.3.4. Tubazioni di gres

Argilla, acqua e fuoco sono i componenti principali dei tubi di gres ceramico prodotti in barre lunghe
2,0 m. I diametri variano da 200 mm a 800 mm. Il giunto è a bicchiere con tenuta idraulica garan-
tita da guarnizione prefabbricata e solidale al tubo realizzata con resina poliuretanica.
Il ciclo di produzione è riprodotto nello schema di Figura 47.
Le argille, prelevate nelle cave, dosate in quantità proporzionali e sottoposte ad un controllo di

Figura 47

qualità (1), vengono introdotte nei mescolatori ad elica per essere frantumate e raffinate per otte-
nere un impasto omogeneo (2) al quale si aggiunge la chamotte (3), scarti di lavorazione o quelli
derivati dalla presenza di tubi difettosi o dalla rottura degli stessi, che viene reintrodotta nel ciclo
produttivo. L'impasto, opportunamente umidificato (4), passa all’insilatore, per la plastificazione,
ad ai reparti di estrusione (5) dove i tubi ed i vari manufatti in gres vengono formati. I tubi vengo-
no posti in carrelli metallici ed introdotti in capaci essiccatori a tunnel (6). Dopo essiccati, vengono
immersi in un bagno di engobbio (7- Figura 48) e sottoposti a successivo trattamento termico di
cottura e vetrificazione dove, superato un tunnel di preriscalamento, sono immessi nel forno per
circa 70 ore alla temperatura di circa 1100° (8).

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 275


La cottura ad alte temperature aumenta la coesione
del materiale, che acquista in durezza e resistenza
meccanica, chiude le porosità e vetrifica le superfici
rendendo il tubo impermeabile e con elevata resi-
stenza nei confronti di tutte le sostanze aggressive,
acidi ed alcali, del terreno di posa e delle acque di
fogna. Fà eccezione il solo acido fluoridrico.
I pezzi scelti e classificati (9) vengono dotati di giun-
zioni flessibili in poliuretano (Figura 48) .

Figura 48. Bagno di engobbio

Figura 49. Guarnizione in poliuretano

Il particolare profilo del giunto, le caratteristiche di elasticità del materiale nonché l’interferenza
tra punta e bicchiere consentono di ottenere giunzioni di tenuta idraulica fino a o,5 bar e minimi di-
sassamenti ( Figura 50 - 80 mm per metro per tubi < 20 cm , 30 mm per metro per tubi dal 250
al 500 mm ed infine 20 mm per metro per tubi dal 600 al 800 mm).

Figura 50. Giunto a bicchiere con doppia guarnizione elastomerica

Seguono alcune controlli specifici (10) ed in particolare, tra questi collaudi, c'è un test che avviene
per campionatura: il tubo è sottoposto ad una pressione elevatissima per provarne la resistenza
meccanica, resistenza che spesso supera abbondantemente il margine di sicurezza. Infine i tubi,
pallettizzati, sono spediti alle rispettive destinazioni (11).

Il gres è un materiale vetroso e, quindi, fragile. Pertanto notevole attenzione è richiesta nelle fasi
di trasporto e movimentazione in quanto i tubi danneggiati non possono essere riparati o recuperati
realizzando scorcioni. La resistenza all'abrasione, di contro, è notevole data la presenza dello strato
vetroso superficiale caratteristico del prodotto. La limitata lunghezza delle barre, correlata alla tec-
nologia di produzione, comporta un elevato numero di giunti.

276 Costruzioni Idrauliche


Questa circostanza, in genere ostativa per la celerità di posa, associata ai numerosi pezzi speciali,
ottenuti per stampaggio, torna a tutto vantaggio in presenza di tracciati tortuosi quali quelli che si
sviluppano all’interno di centri storici.

Nella Figura 51 sono riportate le caratteristiche geometriche delle tubazioni e dei pezzi speciali in
gres.

Figura 51 . Caratteristiche geometriche dei tubi di Grès e pezzi speciali

Infine la Figura 52 sintetizza le fasi di posa in opera e di assemblaggio delle tubazioni.


A tubo sollevato vengono pulite le giunzioni poliuretaniche poste sulla punta e dentro il bicchiere
poi viene calato dentro lo scavo su un letto di posa, in sabbia, di almeno 10 cm. Infine vengono
giuntati o spingendo a mano con una leva o , molto più frequentemente, utilizzando il cucchiaio
dell’escavatore.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 277


Figura 52

Le prestazioni idrauliche, data la superficie interna del tubo liscia, sarebbero elevate se non risul-
tassero condizionate dall'elevata frequenza di giunti che, in genere ostativo per la celerità di posa,
torna a tutto vantaggio in presenza di tracciati tortuosi che si sviluppano entro strade strette. La
posa in opera delle tubazioni di gres ceramico è condizionata dalla fragilità del materiale e dalla de-
licatezza del giunto di poliuretano. E' sempre necessaria la realizzazione del letto di posa delle tu-
bazioni ottenuto con sabbia o con aridi granulari.

10. 4 TUBI DI MATERIALI PLASTICI

I principali vantaggi offerti da queste tubazioni sono il peso contenuto, che riduce i costi di traspor-
to e posa in opera, l’elevata resistenza alla corrosione ed alla aggressività dell’acqua e la bassissi-
ma scabrezza idraulica. Per contro sono soggetti a decadimento delle caratteristiche meccaniche. I
materiali più comunemente impiegati sono il PVC (cloruro di polivinile), il PEAD (polietilene ad alta
densità) ed il PRFV (poliestere rinforzato con fibre di vetro).

10.4.1 - Tubi di PVC


Il cloruro di polivinile è una resina termoplastica prodotta dalla polimerizzazione del cloruro di vinile
con aggiunta di ingredienti richiesti dalla fabbricazione delle tubazioni. Queste vengono prodotte
per estrusione a caldo. Le barre possono essere lisce o con estremità sagomata a bicchiere, ottenu-
to con successiva formatura a caldo.
Lo schema di produzione (Figura 53) inizia con l'arrivo delle materie prime e degli additivi quali ca-
riche, stabilizzanti/lubrificanti e coloranti che vengono opportunamente insilati in silos verticali di
stoccaggio. Questi elementi servono per preparare le mescole, definite in base ai programmi setti-
manali di produzione, mediante l'ausilio dell'unità di miscelazione automatizzata nella quale si tiene
conto del riutilizzo della materia rimacinata e polverizzata.
A seconda della tipologia del prodotto finito da fabbricare, cioè tubazioni per uso acquedotto, fo-
gnatura, edilizia, queste mescole vengono caricate nelle quantità desiderate nello stoccaggio com-
pounds dal quale escono pesate e con la qualità desiderata, già pronte per la lavorazione sulle linee
di estrusione. Dopo aver montato le teste e filiere idonee per il tipo di prodotto da trasformare, si
provvede alla calibratura, centratura e raffreddamento della tubazione, marcature di identificazione
del prodotto e di conformità alle norme in vigore. Segue generalmente, a questo punto della lavo-
razione, la bicchieratura che può essere in linea con ciclo continuo o fuori linea (per i diametri no-
minali più grandi) seguono attente rilevazioni in accordo con le diverse normative. Eventuali scarti

278 Costruzioni Idrauliche


vengono, a seguito di polverizzazione, reinseriti nel ciclo di produzione. Il prodotto finito, confezio-
nato, caricato a magazzino è pronto per la spedizione.

Figura 53. Produzione dei tubi in PVC per estrusione

Il ciclo tecnologico per la produzione di raccordi è sostanzialmente identico differenziandosi nella


fase di stampaggio che avviene mediante l'utilizzo di presse di iniezione, sempre secondo un pro-
gramma settimanale di produzione. Il materiale denuncia un marcato comportamento visco-
elastico. Le deformazioni, sotto carico costante, aumentano nel tempo. Le caratteristiche meccani-
che sono fortemente condizionate dalla temperatura e decadono rapidamente per t > 20 °C.
Elevata è la resistenza del materiale alla corrosione ed all’attacco di agenti chimici, mentre risulta-
no modeste le caratteristiche meccaniche che ne limitano l’impiego nel campo delle basse e medie
pressioni (PN = 4 ÷ 16 bar). I diametri in produzione sono compresi tra 30 mm e 630 mm. Il pro-
dotto è fornito in barre lunghe 6-12 m. Il giunto, di norma, è a bicchiere con guarnizione di gom-
ma. Sono anche prodotti tubi con giunto a bicchiere cilindrico da incollare (Figura 54).

Figura 54
Infine la Figura 55 sintetizza le fasi di posa in opera e di assemblaggio delle tubazioni.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 279


Figura 55. Pulitura della punta e del bicchiere e giunzione delle tubazioni in PVC.

Queste tubazioni trovano ampia applicazione nella realizzazione di fognature, sia miste che separa-
te. Nel campo delle fognature il giunto usuale è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizioni
elastomeriche. Data la flessibilità delle tubazioni , queste non sono in grado di sostenere da sole i
carichi verticali del rinterro e veicolari. Per evitare deflessioni elevate, l'Istituto Italiano Plastici
(IIP) raccomanda la posa su letto e con rinfianco realizzati con materiale arido compattato. E' pra-
tica corrente avvolgere completamente le condotte di PVC con getto di calcestruzzo sia in presenza
di carichi esterni notevoli, sia quando si è in presenza di falda.

10.4.2 - Tubi di polietilene ad alta densità PEAD

Il polietilene ad alta densità è una resina termoplastica prodotta dalla polimerizzazione dell’etilene
a bassa pressione. La protezione richiesta contro le alterazioni del prodotto causate dalla luce e dal
calore è ottenuta aggiungendo sostanze stabilizzatrici e nerofumo. I tubi vengono prodotti per e-
strusione a caldo e possono essere giuntati con tre sistemi:
™ per saldatura testa-testa Figura 55 (Norma UNI 10520)
™ per elettrofusione (Norma UNI 10521)
™ per giunzione meccanica

spianatura delle testate controllo disassamento e complanarità

280 Costruzioni Idrauliche


Termo-piastra preriscaldamento delle testate

Figura 56 - Saldatura testa a testa o a piatto caldo

Le superfici da saldare vengono opportunamente regolarizzate e pulite e dovendo presentare le


facce parallele ed un disassamento contenuto entro il 10 % dello spessore del tubo, gli estremi del-
le condotte vengono allineati e bloccati con appositi posizionatori.
Tra le testate viene inserita la termo-piastra; trascorso il tempo di riscaldamento delle testate, fun-
zione dello spessore del tubo, le superfici da saldare, estratto rapidamente il piatto caldo, vengono
accostate e compresse tra loro per un tempo anch’esso funzione dello spessore del tubo.
Il tempo di saldatura è lento, variabile dai 10 min per DN 110 mm ai 28 min per DN 160. Per evi-
tare discontinuità nel cordone di saldatura (Figura 57)
anche la fase di raffreddamento è lenta, di durata simi-
le al tempo di saldatura; trascorso tale tempo è possibi-
le liberare il tubo dalle ganasce del posizionatore.
Figura 57. Saldatura a Piatto caldo
Saldatura per termofusione:

questo tipo di saldatura consente collegamenti mediante un


elemento a manicotto (Figura 59) con resistenza incorporata
(1). Nella parte superiore del manicotto sono ubicati due spi-
notti (3) da collegare ad una saldatrice che, previa lettura di
un codice a barre stampato sul manicotto, imposta automati-
camente i tempi di saldatura, funzione del diametro e dello
spessore del tubo. Anche in questo caso occorrerà preliminar-
mente preparare le giunzioni da collegare controllandone la
testate che dovranno essere piane e ed ortogonali al proprio
asse.

Figura 59. Manicotto elettrosaldato

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 281


Le zone da saldare, sia dei tubi che dei raccordi, immediatamente prima della saldatura, dovranno
essere privati di eventuali strati di ossidazione superficiali. Durante la saldatura le resistenze (1)
vengono portate ad una temperatura di circa 235°C; il tubo riscaldato tende ad espandere contro il
raccordo mentre le zone fredde (2) tendono a solidificare il polietilene fuso che tende ad uscire.
Raggiunto il tempo necessario per la fusione letto automaticamente sul codice a barre incollato sul
raccordo, funzione del diametro e dello spessore del tubo, la saldatrice si spegne.

Dopo circa 20 minuti, a raffreddamento avvenuto, avrà termine il procedimento.


I diametri in produzione sono compresi tra 20 mm e 1200 mm; per diametri minori di 60 mm il
prodotto viene commercializzato in rotoli. Per diametri superiori il prodotto è fornito in barre lunghe
da 6 m a 18 m.

Giunzioni meccaniche o a freddo:


Giunzione rapida a freddo realizzata con anelli
di graffaggio e collari filettati in metallo o resi-
na. Tale sistema trova utilizzo nel campo dei
diametri di accoppiamento da 10 a 110 mm
(Figura 60).

Figura 60

Giunzione per frangitura con cartelle di appog-


gio saldate di testa all’estremità del tubo e
flange scorrevoli in acciaio con interposta guar-
nizione toroidale e bulloni di serraggio (Figura
61).

Figura 61

Benché simili alle tubazioni di PVC sono raramente utilizzate nelle fognature. Il materiale ha un
marcato comportamento viscoelastico e le deformazioni, sotto carico costante, aumentano con il
tempo. La resistenza chimica del PEAD, notevole a temperatura ambiente, dipende dallo stato di
sollecitazione e diminuisce in presenza di elevati allungamenti (stress corrosion). L'effetto combina-
to dell'invecchiamento e della stress corrosion è la causa della comparsa di fessurazioni sulla calot-
ta e sul fondo delle tubazioni. Il PEAD, a volte, viene mangiato dai ratti.

10.4.3 Tubi di poliestere rinforzato con fibre di vetro PRFV

Le tubazioni di PRFV sono costituite da una matrice di resine termoindurenti del tipo poliestere in-
saturo (isoftalica, bisfenolica, ortoftalica) inglobante fibra di vetro.
Le tubazioni di PRFV sono prodotte o per avvolgimento delle fibre di vetro su mandrino rotante e
contemporaneo colaggio di resina, o per centrifugazione entro cassaforma rotante di resina e sca-
glie di fibre di vetro (Figura 62).

282 Costruzioni Idrauliche


Figura 62
Le tubazioni sono costituite da non meno di tre strati dalle differenti distinte funzioni. L’interno, a
contatto con il fluido, garantisce elevate prestazioni idrauliche, elevata resistenza chimica ed im-
permeabilità. Lo strato intermedio ha funzione meccanico resistente. Lo strato esterno protegge le
fibre dall’attacco ambientale.
Analogamente ai materiali termoplastici esaminati, anche il PRFV denuncia comportamento visco
elastico, ma molto meno accentuato. Infatti le caratteristiche meccaniche decadono significativa-
mente solo in presenza di temperature molto elevate (t > 80 °C). La durata tecnica del materiale
risulta, pertanto, molto lunga.
La resistenza del materiale alla corrosione ed all’attacco di agenti chimici è elevata come sono ot-
time le caratteristiche idrauliche. Le notevoli caratteristiche meccaniche ne consentono l'impiego
anche nel campo delle pressioni medio alte, con limitazioni poste dall'elevato valore del coefficiente
di Poisson. I diametri in produzione sono compresi tra 50 mm e 4000 mm. Il prodotto è fornito in
barre lunghe 6-12 m.
I tubi vengono forniti con estremità a bicchiere sia per giunzione mediante saldatura chimica sia
per giunzione con uno o due anelli di tenuta di gomma elastomerica.
I pezzi speciali sono ottenuti per avvolgimento delle fibre di vetro e colata di resina su anime me-
talliche poste in lenta rotazione. Si ricorre peraltro spesso all’adozione di pezzi speciali ottenuti da
lamiere di acciaio saldate.

La resistenza chimica del PRFV è notevole anche ad elevate temperature. La resistenza all'urto ed
all'abrasione è molto elevata. Le caratteristiche idrauliche del tubo di PRFV sono quelle di tubo li-
scio. Nel campo delle fognature il giunto usuale è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizioni
elastomeriche. Anche per queste tubazioni, vista la flessibilità, si raccomanda la posa su letto e con
rinfianco realizzati con materiale arido compattato. Dato il contenuto peso, la movimentazione e
posa delle tubazioni risulta agevole.

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 283


10.5 POSA IN OPERA DELLE TUBAZIONI

Generalmente la posa in opera delle condotte realizzate con tubazioni di piccole e medio diametro
viene realizzata entro trincee appositamente scavate e successivamente rinterrate. Per diametri D
> 1000÷1500 mm, a fronte della tradizionale posa in trincea si preferisce mantenere la condotta
all'aperto, opportunamente protetta ed appoggiata su selle discontinue. Situazioni singolari, corre-
late a vincoli di natura topografica (valico) o ad insufficienza di carico piezometrico sul suolo (pres-
sione sul piano campagna inferiore a 2÷3 m), richiedono la posa delle tubazione entro gallerie o in
cunicolo.

La posa è sempre preceduta da accurati rilievi topografici per la materializzazione del tracciato sul
terreno, appoggiati a capisaldi, quotati con precisione, di riferimento durante tutte le operazioni di
posa e le successive operazioni di collaudo.
Le condotte interrate sono poste in opera entro
scavi continui di larghezza L al fondo scavo e pa-
reti verticali o sub-verticali, a seconda della pro-
fondità e della consistenza del terreno. (Figura
63)
DN < 0,80 m ⇒ L = DN + 0,50 m
DN > 0,80 m ⇒ L = DN + 0,80÷1,00 m

DN il diametro nominale della condotta in [m].


Il valore minimo di L, in ogni caso, sarà :
Lmin = 0,60÷0,70 m

Figura 63. Sezione tipo per posa in opera in trincea

La larghezza dello scavo dipende oltre che dalle dimensioni del tubo anche da spazi minimi per le
operazioni di assemblaggio delle tubazioni cercando di evitare che gli operai camminino sulla gene-
ratrice superiore delle tubazioni.
Il fondo della trincea deve essere realizzato secondo le quote e le livellette previste dal progetto
esecutivo per l'asse della tubazione. Le operazioni di scavo, ad oggi realizzate esclusivamente con
mezzi meccanici, richiedono la regolarizzazione del fondo differenziata in dipendenza della natura
dei suoli e della tipologia delle tubazioni da porre in opera.
Lo scavo di trincee in roccia, da eseguirsi
con martello demolitore o, al limite, con
esplosivo, richiede sempre, indipenden-
temente dal materiale delle tubazioni, la
regolarizzazione del fondo tramite la
formazione del letto di posa realizzato o
con il materiale di scavo, opportunamen-
te vagliato, ovvero con sabbia di cava o
di fiume
Figura 64. Letto di posa

La presenza dell’elemento di transizione (il letto) tra tubazione e fondo scavo di roccia, assicura la
continuità dell’appoggio e, nel caso di condotte metalliche, impedisce la scalfittura dei rivestimenti,

284 Costruzioni Idrauliche


bituminosi o plastico, protettivi. Il letto di posa è necessario anche per trincee scavate in materiali
alluvionali o detritici grossolani. Lo scavo di trincee in terreni sciolti, a grana fine ed ad elevato con-
tenuto sabbioso, richiede, per assicurare la continuità dell’appoggio delle tubazioni, solo la regola-
rizzazione del fondo.
La generatrice superiore delle tubazioni deve risultare, in opera, a profondità dal piano campagna
tale da
• non risentire dell’azione dei carichi mobili delle lavorazioni agrarie tipiche della zona.
• limitare il riscaldamento dell’acqua ;
• impedire il congelamento nel periodo invernale.
Ricoprimenti minimi sulla generatrice superiore pari a 1,20÷1,50 m soddisfano la prima condizione
e limitano le variazioni termiche annuali dell’acqua nell’ordine di 2÷3 °C, anche in presenza di lun-
ghi acquedotti. Realizzata la condotta per uno sviluppo di qualche centinaio di metri, si esegue il
rinterro della trincea prima rincalzando i
tubi, lateralmente e superiormente, fino
ad uno spessore di 20 cm sulla genera-
trice superiore, con materiale sciolto se-
lezionato e ben compattato, infine com-
pletando il rinterro della restante parte,
fino al piano campagna, utilizzando o il
materiale proveniente dagli scavi, se ido-
neo, o approvvigionato da cave di presti-
to, posto in opera per strati successivi
con forte compattazione. (Figura 65)
Figura 65 . Rinterro e costipamento
Il rinterro dovrà risultare leggermente emergente sul piano
campagna a compensazione di eventuali successivi assesta-
menti. Nel caso in cui lo scavo interessa attraversamenti stra-
dali occorrerà ripristinare l’originaria pavimentazione (sotto-
fondo, bynder e tappetino di usura – Figura 66).
Per diametri superiori al DN 600 sia il sottofondo che il riem-
pimento viene realizzato con magrone di calcestruzzo, oppor-
tunamente calato nella trincea di scavo e vibrato mentre Figura 66
all’interno della tubazione vengono posti in opera opportuni puntellamenti (Figura 67).

Figura 67

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 285


Contestualmente, in corrispondenza delle deviazioni planimetriche ed altimetriche e dei pezzi spe-
ciali, ove si manifestano spinte che vanno contrastate per evitare lo sfilamento dei giunti contigui o
la presenza di sforzi anomali sugli stessi, si eseguono blocchi di ancoraggio e murature di contrasto
(Figura 68). Nei tratti a forte pendenza è necessaria la realizzazione di murature per l’ancoraggio
delle tubazioni al fine di evitare lo scorrimento di queste verso il basso.

Figura 67. Schemi di blocchi di ancoraggio e sforzi alla pressione di collaudo

10.6. LA PROVA DI TENUTA IDRAULICA

La prova di tenuta idraulica viene eseguita per tratti di condotta, di lunghezza compresa tra 200 m
e 500 m, tamponati con speciali dispositivi (piatti di chiusura) Figura 69.

Estremità alta Estremità bassa


Figura 69 . Piatti di chiusura

Le relative spinte sono trasmesse al terreno tramite interposizione di murature di contrasto sba-
tacchiature in legno o all’interno di pozzetti contrastando i piatti di chiusura con un martinetto (D)

Figura 70.

286 Costruzioni Idrauliche


Riempito di acqua il tratto da sottoporre a prova (Figura 71), eliminando sacche d’aria tramite il
rubinetto (4), con l’ausilio di una pompa (1) e di un manometro (2), immettendo acqua si eleva la
pressione fino al valore prestabilito (normalmente 1,5÷2,0 volte la pressione di esercizio per tuba-
zioni metalliche; per tubazioni cementizie la pressione di prova è pari alla pressione di esercizio
aumentata di 1÷2 bar). Raggiunta la pressione di prova, si procede all’ispezione della condotta e
dei giunti (5) (6). Eventuali perdite d’acqua, denunciate dal calo della pressione e da perdita in uno
o più giunti, vanno individuate ed eliminate. La prova viene considerata con esito positivo solo se la
pressione indotta, controllata con manometro registratore tarato, viene mantenuta per una durata
12 o 24 ore. Ad esito positivo della prova, si riduce la pressione in condotta, si esegue il ricoprime-
no dei giunti con rinterro sulla generatrice superiore per almeno 0,50 m e si procede, con identiche
modalità, ad una ulteriore prova idraulica, caratterizzata da durata molto ridotta (2 ore), finalizzata
all’accertamento che il ricoprimento dei giunti non abbia causato la perdita di tenuta della condotta.
Solo a seguito di esito positivo della seconda prova si procede al completo rinterro dello scavo pro-
cedendo per strati singolarmente compattati.

Tubazioni metalliche

tubazioni di grès

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 287


Figura 71. Prova idraulica

10.7. IL PROBLEMA DELLA CORROSIONE (cenni)

Per corrosione di un metallo si intende la dissoluzione sotto forma di ioni causata dall’ambiente
circostante detto elettrolita.
Il processo corrosivo delle tubazioni metalliche interrate o, in generale, in un mezzo permeabile
all’umidità, ha origine da una forza elettromotrice la quale genera una corrente elettrica che, in
una zona detta anodo, passa dal metallo all’elettrolita e viceversa, in un’altra zona detta catodo.

Figura 72

Nelle tubazioni di acciaio il ferro passa in soluzione nell’elettrolita abbandonando il tubo con conse-
guenti cavità imbutiformi sulla superficie esterna dello stesso .
Nei tubi di acciaio privi di rivestimento protettivo la corrosione si manifesta in tempi relativamente
più lunghi ma su aree più vaste tanto da portare ad una progressiva riduzione dello spessore fino
alla perdita totale del tubo.
Nelle tubazioni di ghisa invece i risultati della corrosione della ferrite non abbandonano il tubo re-
stando frammisti nella grafite. Tale fenomeno è noto come grafitizzazione della ghisa.

288 Costruzioni Idrauliche


I tubi grafitizzati mantengono, dunque, l’aspetto esteriore identico a quelli integri mentre, rispetto
a questi, si scalfiscono con una punta metallica e se percossi producono un suono sordo.
Pertanto la corrosione produce un indebolimento diffuso che non produce perdite localizzate ma
può provocare rotture impreviste in tubazioni sollecitate dall’alternanza dei carichi e dalle vibra-
zioni derivanti dal traffico o sensibili variazioni di pressione nella rete.
Le condotte di cemento armato ordinario o precompresso data la permeabilità del conglomerato
cementizio possono essere soggette a corrosione delle armature metalliche. Queste tendono ad
aumentare di volume con conseguente sgretolamento del cls e conseguente ampliamento delle zo-
ne di corrosione.
Nella seguente Figura 73 sono raffigurate diverse tipologie di corrosione.

Figura 73 . Tipologie di corrosione


Le cause più frequenti della corrosione delle tubazioni metalliche, o comunque fornite di armatura
metallica, dipendono dall’aggressività dell’elettrolita (terreno di posa) e da correnti vaganti di-
sperse da impianti elettrici a corrente continua.
L’aggressività dei terreni dipende dalle caratteristiche chimiche (pH, acidità ed alcalintà) fisiche (
porosità, permeabilità all’aria, capacità idrica) e biologiche (presenza di batteri).
In prima approssimazione un indice della corrosività di un terreno può essere la resistività elettrica
(Ohm x cm) secondo i dati riportati nella seguente

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 289


Tabella I

Corrosività Resistività elettrica


trascurabile > 12.000
debole 12.000 ÷ 5.000
media 5.000 ÷ 2000
elevata < 2.000

I terreni argillosi hanno un’elevata corrosività specifica come quelli saturi di acqua marina.
Quando la lunghezza della condotta interessa terreni di diversa natura si comporta come una pila
geologica (Figura 74) per cui si instaura una circolazione di corrente dalla zona anodica verso la
zona catodica.

Le correnti vaganti sono disperse nel terreno da impianti di trazione a corrente continua (ferrovie,
tramvie, ecc.) dalle linee di terra (come conduttori di ritorno) ed impianti di protezione catodica di
gasdotti.
Nel caso di una tubazione metallica posta in opera nei pressi di una ferrovia elettrificata la corrente
erogata dalla sottostazione percorre la linea aerea, alimenta i motori del locomotore e torna alla
sottostazione parte lungo le rotaie, parte attraverso il terreno e parte attraverso la condotta, in
funzione delle rispettive resistenze elettriche.(Figura 75)
Ovviamente il senso di circolazione della corrente può variare nel tempo.

Figura 75. Dispersione nel terreno delle correnti vaganti

L’intensità delle correnti vaganti, dell’ordine di decine di Ampere, è molto maggiore di quelle pro-
dotte dalle pile galvaniche. A titolo di esempio una corrente di 1 Ampere che passa da un anodo di
ferro ad un elettrolita, terreno, consuma teoricamente circa 9 kg di metallo l’anno.

290 Costruzioni Idrauliche


Le correnti vaganti disperse da impianti elettrici a corrente alternata costituiscono un pericolo mol-
to minore in quanto la perdita di peso dell’elettrodo metallico è la centesima parte della preceden-
te.
DIFESA DALLA CORROSIONE
La protezione passiva delle condotte fa ricorso a rivestimenti isolanti che hanno lo scopo di ridurre
gli scambi di corrente tra tubo e terreno. I rivestimenti aderenti sono realizzati con tessuto di vetro
e bitume, poliestere, resine epossidiche. La catramatura non inspessorata da tessuto di vetro ha
un’efficacia protettiva nulla.
La protezione passiva può essere integrata con protezione attiva o catodica solo quando ricorrono
elevati pericoli di corrosione o ragioni di sicurezza (tubazioni per il trasporto di gas o liquidi infiam-
mabili) .
La protezione catodica consiste nell’elevare artificialmente il potenziale naturale della tubazione in
modo da portare il metallo in condizioni di immunità rispetto al terreno in modo tale che la tubazio-
ne risulti catodo di un grande elemento elettrochimico artificiale il cui anodo è realizzato con una o
più dispersori anodici. Questo può essere realizzato in due modi utilizzando anodi sacrificali o
con correnti impresse.
La scelta del sistema è condizionata da fattori ambientali ; la protezione attiva con anodi sacrificali
in magnesio si addice per condotte di limitata lunghezza ed in presenza di terreni a bassa resistività
(argille) ed in assenza di correnti vaganti, inoltre, non utilizzando corrente elettrica non si incorre in
disservizi causati da interruzioni nella rete di alimentazione.
Anodi sacrificali: sono generalmente costituiti da leghe a base di magnesio disposti secondo lo
schema riprodotto in Figura 76.

Figura 76. Protezione catodica con anodi sacrificali

Il collegamento tubo-anodo, effettuato con cavo di rame isolato, genera una pila galvanica la cui
forza elettromotrice genera una corrente che circola in senso anodo-terreno-tubazione-cavo di col-
legamento-anodo. Gli anodi sono generalmente immersi in una miscela elettrolita (bacfkill) che ne
rende uniforme il consumo e diminuisce la loro resistenza verso terra.
Il numero ed il peso degli anodi varia in funzione della caratteristiche delle condotte e dalla natura
dei terreni e dimensionati per durare al massimo 15 anni.

Corrente impressa : comprende uno o più gruppi di alimentazione realizzati con un alimentato-
re (gruppo trasformatore-raddrizzatore) allacciato alla rete di distribuzione di energia elettrica a
bassa tensione (220 V o 380 V) con polo negativo collegato alla tubazione e polo positivo al disper-

Costruzioni Idrauliche Tubazioni 291


sore anodico. Questo, costituito da anodi di grafite, è posto a circa 100 m dalla condotta e ad una
profondità di 1,5 m circa. (Figura 77)
Completano il dispositivo due posti di misura: uno sull’alimentatore e l’altro sul dispersore.

Figura 77. Protezione catodica con corrente impressa

292 Costruzioni Idrauliche

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