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FACOLTA’ DI INGEGNERIA
Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del Terreno
COSTRUZIONI IDRAULICHE
Corsi di Laurea : Ingegneria Civile N.O.
Ingegneria per l’Ambiente e Territorio N.O.
Pertanto nelle Costruzioni Idrauliche possono essere ricomprese tutte quelle opere, dell’Ingegneria
Civile, in stretta connessione con l’acqua. Volendo sintetizzare e schematizzare per settori di inter-
vento è possibile suddividere tali opere in insiemi di impianti realizzati in funzione delle finalità per
cui sono stati progettati:
Premessa
Malgrado la varietà delle utilizzazioni e le conseguenti
differenti metodologie progettuali tra le suddette o-
pere esistono elementi comuni dette Opere Elemen-
tari :
di captazione:
Sorgenti
Opere di presa da fiumi e laghi
Traverse fluviali
Pozzi
Impianti di sollevamento
di trasporto:
Canali
Tubazioni
Spechi
di stoccaggio:
Serbatoi
Invasi
Premessa
L'Acqua
PROPRIETÀ FISICHE
Viscosità η [kg s/m2] Sforzo tangenziale tra due lastre piane parallele di area unitaria poste a di-
stanza unitaria equivalente alla velocità relativa della lastra più veloce rispet-
to alla più lenta
η
Viscosità cinematica ν= [m2/s]
ρ
T° γ ρ η ν
C° kg/m3 kg s2 /m4 kg s/m2 m2/s
0 999,87 101,96 0,000183 1,79*10-6
La sede naturale dell’acqua allo stato di vapore è l’atmosfera mentre per lo stato liquido è la super-
ficie ed il sottosuolo della Terra ; lo stato solido (neve e ghiaccio) è presente anch’esso sulla su-
perficie terrestre.
I passaggi di stato provocano scambi di acqua tra le varie condizioni secondo due fasi:
• Ascendente [ Terra ⇒ Atmosfera ] si sviluppa ininterrottamente nel cambiamento di stato
dell’acqua naturale nel passaggio dalla Terra all’Atmosfera per
Evaporazione : trasformazione dallo stato liquido in vapore .
Sublimazione : trasformazione dallo stato solido, neve e ghiaccio, in vapore .
• Discendente (Atmosfera ⇒ Terra) si svolge in maniera saltuaria sotto forma di
Condensazione
Precipitazione.
Si viene a realizzare un ciclo naturale e perenne di passaggio dell’acqua dall’atmosfera alla terra
ed un suo ritorno all’atmosfera secondo lo schema semplificato riprodotto nella Figura1.
Premessa
Figura 1. Ciclo terrestre dell’acqua.
Le percentuali danno un’indicazione significativa di come i processi di trasformazione siano fortemente localizza-
ti sulle grandi superfici oceaniche mentre, sulle terre emerse, del 21% rappresentato dalle precipitazioni (pari a
circa 119.000.000.000.000 m3 ⇒ 119.000 km3) solo il 7,8% , ruscellando sul terreno , chiude il ciclo sversan-
do a mare.
Lo schema di Figura 2 evidenzia gli scambi diretti caratterizzati da cambiamenti di stato reversibili
tra atmosfera e ghiacciai, nevai, laghi, corsi d’acqua, terreno e vegetazione; mostra infine la circo-
lazione dell’acqua sulla terra alimentata direttamente dalle precipitazioni, dalla fusione delle nevi
e dall’ablazione glaciale.
Premessa
Figura 2. Circolazione dell’acqua naturale
In Italia piove, mediamente, 300 miliardi di m3 corrispondente ad un valore normale1 delle altezze
di precipitazioni annue di circa 1000 mm
Milano 1010 mm
Genova 1300 mm
Roma 830 mm
L’Aquila 700 mm
Napoli 850 mm
Palermo 660 mm
1 Un valore normale è pari al valore medio di un numero di osservazioni abbastanza elevato da soddisfare alla
condizione che questo non vari sensibilmente includendo o escludendo dal conteggio un numero limitato di an-
ni.
Premessa
Capitolo 1
UTILIZZO IDROPOTABILE
TIPOLOGIA ANNI
Canali e gallerie 80 ÷ 100
Tubazioni metalliche 30 ÷ 50
Tubazioni lapidee 20 ÷ 30
Tubazioni plastiche 15 ÷ 25
Gruppi elettropompe 15 ÷ 25
1
Con riferimento alla Figura 1 è possibile
descrivere in maniera sintetica alcune si-
tuazioni particolari del sottosuolo (ubicazio-
ne della strato impermeabile di sostegno
della falda, sovrapposizioni di strati imper-
meabili a strati permeabili, affioramenti,
ecc.) dalle quali vengono generate scaturi-
gini e risalienze dell’acqua . Quando la fal-
da scorre attraverso uno strato poroso non
saturo sostenuto da uno strato impermea-
bile si ha una falda libera superficiale o
freatica ; quando lo strato permeabile è
contenuto tra due strati impermeabili pos-
sono verificarsi due casi : se la zona per-
meabile non è satura la falda è libera e pro-
fonda mentre, se la zona permeabile è sa-
tura e soggetta a pressione tale che i livelli
piezometrici siano al disopra della superfi-
cie di fondo della falda superiore, si ha
falda in pressione o falda artesiana.
Figura 1. Schemi di falde libere ed artesiane
Quando le acque di falda raggiungono la superficie del suolo danno luogo a scaturigini naturali
dette sorgenti che, rispetto a situazioni topografiche e geologiche possono essere classificate in :
sorgenti di fondo (Figura 2) : originate dall’affioramento dello strato impermeabile che costituisce
la superficie di fondo :
da detrito : la superfice di fondo, impermeabile, è ricoperta da un ammasso detritico (cono di
deiezione, morena, materiali di frana) che è sede della falda la quale affiora, a valle, al piede del
detrito;
monoclinale o fluviale : la superficie di fondo che presenta una direzione costante e pendenza
1
Ridisegnate dal Volume : Corso di Costruzioni Idrauliche 1° . Prof.Ing. Filippo Arredi .
1966 La Goliardica _Roma
2 Costruzioni Idrauliche
uniforme (monoclinale), affiora su un pendio ;
Sinclinale o lacuale : lo strato impermeabile presenta una concavità verso l’alto (sinclinale)
affiorante su un pendio;
sorgenti di sfioramento :
(Figura 5) sono generate
dall’affioramento di uno strato
impermeabile sub-verticale,
generalmente non di sostegno
della falda
Figura 7
4 Costruzioni Idrauliche
Inoltre devono essere predisposti provvedimenti intesi ad evitare che l'opera di captazione pos-
sa, nel tempo, essere aggirata con conseguente perdita parziale o totale dell'acqua da utilizza-
re ed eventualmente con rischio di compromettere la stabilità delle opere murarie della presa.
L’opera di presa per l'uso potabile viene preclusa, con pareti vetrate, al contatto del personale
addetto a sorveglianza e manovra, così da impedire l'inquinamento dell'acqua.
Le opere di captazione sono realizzate secondo schemi abbastanza semplici. La molteplicità
delle possibili condizioni, sia morfologiche che geologiche, danno luogo a tipologie costruttive
alquanto diverse. Tuttavia possono individuarsi alcune condizioni fondamentali nel rispetto del-
le quali le opere sono state tradizionalmente concepite e realizzate.
Queste condizioni vengono fissate da una soglia muraria, fondata nelle strato impermeabile e
spinta a profondità sufficiente per evitare sifonamento dell'opera; dinnanzi ad essa si svi-
luppa l'edificio contenente tutti i dispositivi occorrenti per la raccolta delle acque, sedimen-
tazione, sfioro dei superi, intercettazione, misura, ecc. (Figure 8 e 9).
Figura 10
6 Costruzioni Idrauliche
1.3. OPERE DI EMUNGIMENTO DA FALDE
Il prelievo diretto da falde, entro un campo di profondità dal piano di campagna molto va-
rio, avviene a mezzo di pozzi. Questi, generalmente, possono essere di due tipi :
praticabili : scavati
tubolari: trivellati.
I primi, generalmente di forma circolare, hanno diametro superiore al metro e possono essere sca-
vati a mano o con mezzi meccanici forniti di utensili di rottura del terreno e recupero del marino
(draghe o escavatrici elicoidali); salvo realizzazioni eccezionali, si spingono fino a profondità li-
mitate, cosicchè attingono prevalentemente alla prima falda freatica (Figura 11 a); gli altri posso-
no spingersi fino a profondità anche dell'ordine della centinaia di metri, fino a falde artesia-
ne profonde (Figura 11 b).
a b
Figura 11. Pozzi in falda freatica ed in falda artesiana
2
Pozzo di San Patrizio deriva dalla tradizione popolare che indica una caverna sita sull’isolotto del lago Derg
(Irlanda) che immetteva agli Inferi e che Gesù Cristo mostrò a San Patrizio. Chiunque vi avesse soggiornato
un’intera giornata, notte compresa, avrebbe ottenuto il perdono dei peccati.
8 Costruzioni Idrauliche
Un particolare dispositivo di emungimento al quale si
prestano i pozzi a scavo interamente rivestiti è stato
adottato negli impianti di prelievo dalla falda a Milano.
Vengono infissi un certo numero di tubazioni metalliche
orizzontali, a parete forata, disposti a raggiera e adden-
trantesi per qualche decina di metri nella formazione ac-
quifera. Le acque fluenti al pozzo centrale, che diviene
camera di raccolta, vengono sollevate con macchine
sommerse (Figura 16).
Ne risulta un'opera di presa che interessa una grande
estensione della falda, col vantaggio, a parità di portata
emunta, di piccole velocità ed abbassamenti più limitati
dei livelli.
La realizzazione dei pozzi comuni è oggigiorno limitata a
particolari situazioni (ad es. lo schema a raggiera) mentre
sono sempre più diffusioni i pozzi tubolari realizzati con
trivellazione. Comunemente, con diametri ∅300÷350 mm
per arrivare fino a diametri ∅ > 600 mm.
Anche nella perforazione a rotazione vengono utilizzate miscele lubrificanti acqua-bentonite pom-
pate, attraverso le aste di perforazione, fino alla testa rotante; i detriti prodotti dallo scalpello misti
Dopo lo scavo il foro viene rivestito con tubazioni di acciaio saldate o trafilate e forate3, nel tratto
più basso , per consentire il drenaggio dell'acqua ed il conseguente sollevamento.
Nei pozzi per acqua potabile, oltre la chiusura superiore del pozzo, dopo la posa in opera del rive-
stimento esterno, generalmente in acciaio, si cala nel pozzo una camicia costituita da tubi di PVC,
successivamente si satura l’intercapedine con malta cementizia. (Part.A – Figura 19).
Nei pozzi trivellati vengono, ormai, sistematicamente istallati gruppi elettropompe di costruzio-
ne particolarmente compatta aventi ingombro esterno di poco inferiore al diametro interno
della colonna di rivestimento .
Tali gruppi, nei quali spesso il motore elettrico, perfettamente stagno, è situato immedia-
tamente sotto la girante, o la successione di giranti in serie costituenti la pompa, restano so-
spesi alla tubazione premente e sono alimentati attraverso un cavo elettrico adatto a servizio
subacqueo, mentre i dispositivi di avviamento e controllo elettrico sono situati all'esterno
presso la bocca del pozzo.
3
Le aperture hanno forme ed accorgimenti diversi per evitare il trascinamento di particelle solide asportate
dal terreno per azione dell'acqua emunta, che potrebbero intasare il pozzo accumulandosi al suo interno e
determinare usura delle pompe se aspirate insieme all'acqua.
10 Costruzioni Idrauliche
Infine è da prevedere sia una bonifica dell’area circostante il pozzo e sia una recinzione di protezio-
ne dall’accesso di persone ed animali .
La portata di emungimento del pozzo viene determinate con successive prove a regime a diverse
portate dette Test Well (Figura 20). La correlazione tra valori di portata e abbassamenti della falda
consente di definire la Curva di rendimento del pozzo e determinare il livello dinamico al quale cor-
risponde il valore della portata normale di utilizzazione, valori indispensabili per il dimensionamento
dell’impianto di sollevamento.
Figura 20
L’innalzamento della superficie libera può essere conseguito sia con strutture fisse o mobili . Que-
ste ultime sono realizzata da una o più luci provviste di organi di chiusura , paratoie, che vengono
sollevate in concomitanza della piena.
A. Traverse Fisse
Sono strutture semplici e meno costose delle traverse mobili ma, per contro, non consentono una
regolazione del livello di monte. Inoltre tendono ad accumulare detriti a monte della soglia di sfio-
ro; per questo motivo si realizzano nei pressi dell’opera di presa uno o più sghiaiatori, o calloni,
muniti di paratoie al fine di pulire dai depositi l’area antistante le luci di presa. Planimetricamente le
traverse fisse vengono ubicate con asse rettilineo e perpendicolare al corso d’acqua in punti dove
questo consente uno sviluppo dell’opera più corto ed economico.
Anticamente (Figura 22) la struttura era realizzata con una paratia di pali (a) per la tenuta ed altri
pali (b), distanziati, con funzioni di ancoraggio della casseratura in legno (c) riempita di pietrame
e rivestita, superiormente con pietra squadrata. Il paramento di monte e la parte terminale di valle
era realizzata con pietrame di riempimento giustapposto.
12 Costruzioni Idrauliche
Figura 22
Simile, per forma, è la traversa di tipo Indiano (Figura 23), realizzata con misto di sabbia e ghiaia
contenuto tra muri di pietrame attestati profondamente nell’alveo , caratterizzato da materiale
molto fine. Sia il paramento di monte che di valle venivano realizzati con pietra da taglio squadra-
ta. L’ampiezza della struttura ed i materiali adottai consentivano una notevole deformabilità ed a-
dattabilità dell’opera, nonché un presidio per pericoli di sifonamento.
Quest’ultimo tipo di struttura, nel tempo, ha modificato la forma in modo da accompagnare e so-
stenere la vena tracimante o farla cadere in un bacino di smorzamento. (Figura 25)
Figura 25
Y = 0,5 ⋅ X1,85 .
Figura 26
a. profilo inferiore di una lama d’acqua defluente da uno stramazzo in parete sottile
b. profilo Creager di una traversa tracimante in funzione del carico fondamentale h0
A seguito di questa considerazione Creager propose, con successo, come profilo della cresta e del
paramento di valle una curva di equazione Y = 0,47 ⋅ X1,8 , coincidente per un primo tratto alla
curva della vena libera e gradualmente più esterna; pertanto sostituita a quest’ultima curva il profi-
lo superiore del paramento di valle risulta schiacciato dalla vena effluente che aderirà alla superficie
senza problemi di distacco della vena, causa di depressioni locali. (Figura 26b)
Assunto come unità il carico fondamentale h0 le coordinate X ed Y sono date dall’equazione:
1,8
y ⎛ x ⎞
= 0,47 ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟
h0 ⎝ h0 ⎠
La realizzazione di una traversa altera la condizione di moto ed il profilo della superficie libera cau-
sando, verso monte, un profilo di rigurgito tipico della condizione primitiva della corrente (lenta o
veloce). A valle della traversa la condizione idraulica di passaggio della corrente da veloce a lenta
creerà il presupposto per l’insorgere di un risalto idraulico con conseguente erosione dell’alveo. Per-
tanto è necessario determinare la lunghezza L della platea del dissipatore (con eventuali dispositivi
di dissipazione) per prevenire lo scalzamento dell’opera e ripristinare le condizioni energetiche del-
la corrente a valle (Figura27).
14 Costruzioni Idrauliche
Infine in funzione del carico h0 e dell’altezza A del petto della traversa viene dimensionato il rac-
cordo circolare tra il profilo del paramento di valle e la platea :
R = A ⋅ h0
B. TRAVERSE MOBILI
Derivano dalla doppia esigenza sia di contenere i livelli a monte in corrispondenza della portata di
massima piena, sia di evitare interrimenti . Come evidenziato nella Figura 29 le traverse mobili
hanno soglia e platea pressoché a livello del fondo dell’alveo, una o più luci separate da pile e rego-
late da paratoie di diverso tipo e, di seguito, illustrate brevemente.
Figura 29. Schema di traversa mobile, chiusa ed aperta, regolata con paratoia a segmento
16 Costruzioni Idrauliche
B2. Paratoie a segmento
Sono realizzate con manto conformato a tegolo cilindrico rinforzato e sostenuto da travature o
bracci di estremità generalmente reticolari. I bracci ruotano su perni bloccati sulle pile ed hanno
asse coincidente con il centro di curvatura del manto, in questo modo la risultante delle pressioni
passa per l’asse di rotazione e, pertanto, lo sforzo di sollevamento sarà somma di parte del peso
proprio, dell’attrito nei perni e dei dispositivi di tenuta. Il sollevamento è demandato a funi o catene
, trainate da motori elettrici posti sulla sommità delle pile; per diminuire gli sforzi di trazione e fa-
vorire il sollevamento, sul prolungamento dei bracci vengono collocati dei contrappesi (Figura 32).
18 Costruzioni Idrauliche
la ventola (Figura 35) .
Le prime consentono un automatismo di funzionamento legato al superamento di un prestabilito
livello idrico a monte .
La prima è caratterizzata da cavalletti metallici, paralleli alla corrente, ruotati di 90° rispetto alla
soglia, incernierati alla base di questa e resi solidali, in sommità, da una barra metallica.
L’elemento di tenuta è costituito da aste di legno affiancate, panconcelli, poggiate alla base in un
incavo della soglia e superiormente alla barra metallica. Con questo tipo sono realizzabili altezze di
ritenuta comprese tra 1,5 ÷3m
Il secondo tipo è costituito da una serie di pannelli metallici, opportunamente rinforzati, incernie-
rati sulla soglia muraria ed a un puntone metallico libero di scorrere lungo una guida munita di
denti di arresto . Ad ogni dente corrisponde una diversa inclinazione dello scudo e, conseguente-
mente, un differente valore dell’altezza di ritenuta , generalmente compreso tra 5 ÷ 7 m.
20 Costruzioni Idrauliche
D. TRAVERSE SENZA PILE A GRANDI ELEMENTI ABBATTIBILI SUL FONDO
Vengono realizzate in varie tipologie pur mantenendo la caratteristica comune del totale abbatti-
mento e scomparsa dell’elemento di ritenuta . Nei tipi a trappola d’orso (Figura 38) e a tetto (Figu-
ra 39) le cerniere dicollegamento alla soglia, la linea di contatto tra le due ventole e le estremità
lungo le spalle sono realizzate a tenuta. Collegando opportunamente il bacino a monte e la camera
sottostante le ventole si facilità sia l’innalzamento dei due elementi e sia il mantenimento in posi-
zione elevata per l’azione della spinta idrostatica . Vuotando tale spazio si ha l’abbattimento della
paratoia.
Fi-
gura 38 – Traversa a Trappola d’orso
Nelle paratoie a tetto la fase di sollevamento e mantenimento è, a volte, facilitata con un galleg-
giante cilindrico ; inoltre, per la particolare configurazione delle ventole, non hanno bisogno di te-
nuta lungo la linea di contatto tra i due elementi in quanto questa risulta sempre annegata.
Le traverse mobili realizzate con paratoie a settore sono caratterizzate dalla parte mobile configu-
rata con manto cilindrico a monte (contro acqua a paratoia aperta) e superficie piana a valle (a
paratoia chiusa) Figura 40.
Figura 41
Come evidenziato nella Figura 41 gli elementi mobili possono essere realizzati tanto in acciaio che
in calcestruzzo armato.
Figura 43
22 Costruzioni Idrauliche
Figura 44. Opere di derivazione da lago artificiale con torre di presa
Pn ⋅ dm
Q =
86400
+ ∑qi
i [l/s] [a]
con
- Pn : popolazione al termine del periodo di sufficienza
- dm : dotazione pro capite, espressa in [l/(ab giorno)]
- qi : la portata richiesta per lo svolgimento di attività specifiche
La determinazione della popolazione al termine del periodo di sufficienza viene effettuata tenuto
conto sia della dinamica demografica (incremento, stazionarietà, decremento della popolazione)
funzione del tasso di crescita e sia della dinamica sociale (immigrazione-emigrazione).
Ambedue sono di difficile modellizzazione, poiché condizionate da un’elevata molteplicità di fattori.
In via del tutto generale, si rileva che mentre il tasso demografico evolve, in assenza di eventi ec-
cezionali, con gradualità e regolarità, la dinamica sociale è irregolare e di difficile valutazione.
A.Sviluppo demografico
In Italia, per la valutazione delle tendenze evolutive della popolazione si fa, generalmente, riferi-
mento alle risultanze dei censimenti, condotti, salvo eccezioni, con cadenza decennale, a partire dal
1861. Riportati su un diagramma cartesiano i dati rilevati della popolazione nei vari censimenti, Fi-
gura 1, nell’ipotesi di crescita costante, è possibile tracciare una linea di tendenza che consente di
fare una previsione sulla popolazione al termine di un determinato periodo.
anno popolazione
45
1921 15.732
40 41.000
1931 16.607
35
3
1941 17.643
popolazione *10
30
1951 21.188
25
1961 24.184
20
1971 27.551
15
1981 28.287
10
1991 31.545
5
……… ………..
0
2030 41.000
1900 1920 1940 1960 1980 2000 2020
Censimenti
Quando i dati si discostano da un andamento lineare è possibile, con un’analogia alla matematica
finanziaria, fare riferimento alla legge dell’interesse composto, oppure ricorrere a metodi basati
sull’analisi regressiva.
Legge di crescita dell’interesse composto: si basa su un criterio analitico usualmente seguito
per le previsioni demografiche quando i dati della popolazione si dispongono secondo una curva con
concavità rivolta verso l’alto, indice di crescita accelerata.
Le variazioni riscontrate nei successivi censimenti consentono la stima degli incrementi della popo-
26 Costruzioni Idrauliche
1
lazione e del “tasso annuale di accrescimento”.
Considerato un intervallo di tempo della durata di n anni, indicando con τ il valore del tasso medio
annuale di accrescimento naturale (eccedenza dei nati sui morti) stimato per un periodo più ampio
possibile, è possibile scrivere una relazione tra Pn e Po , rispettivamente la popolazione alla fine ed
P n = P 0 (1 + τ ) n [b]
Per la determinazione di τ si fa generalmente riferimento alla serie dei valori di τi desunti dai dati
storici della popolazione, rilevati dai censimenti nei vari periodi di durata ni , secondo
1
⎛ Pi ⎞n
l’espressione: τ i = ⎜⎜ ⎟ − 1 [c]
⎟
⎝ Pi −1 ⎠
dove P i e Pi −1 rappresentano la popolazione ai valori estremi dell’intervallo ni (Tabella II)
Per τ viene generalmente assunto il valore medio degli τi .
Tabella II
anno popolazione τi
1921 15.732
1,055619 10 0,0054
1931 16.607
1,062383 20 0,0061
1941 17.643
1,20093 30 0,0185
1951 21.188
1,141401 40 0,0133
1961 24.184
1,139224 50 0,0131
1971 27.551
1,026714 60 0,0026
1981 28.287
1,115177 70 0,0110
1991 31.545
0,0100 τ = tasso medio
2030 46.504 Pn
Pn = P 0 (1 + τ )n = 31.545 ⋅ ( 1 + 0 , 01 ) 39 = 46.504
Analisi di regressione: sono basate sulla estrapolazione della curva interpolare dei dati di popo-
lazione ottenuti dai censimenti, dati riportati, in funzione della variabile tempo, su diagramma car-
tesiano ( x=n[anni] ; y=p [popolazione]). La presenza di singolarità e discontinuità nella curva in-
terpolare richiede approfondimenti di indagine mirati alla determinazione delle cause generatrici.
La funzione interpolatrice assume la forma esponenziale p = a ⋅ e b ⋅n
1
L'Istituto Centrale di Statistica elabora e pubblica, per le regioni italiane ed i capoluoghi di provincia, dati sulla
popolazione ed i valori dei tassi medi di incremento .
50
45
0,0107n
p = 15226 e
40
R = 0,988
35
3
popolazione p*10
30
25
20
15
10
0
0 20 40 60 80 100
anni n
2
La disponibilità idrica per usi potabili deriva direttamente dai volumi idrici derivanti dalle precipitazioni. In
Italia piove, mediamente, 300 miliardi di m3 di cui solo 100 miliardi di m3 sono utilizzabili ai fini idropotabili a
fronte di una domanda di circa 50 miliardi di m3
28 Costruzioni Idrauliche
• L’approvvigionamento idrico deve soddisfare tutte le esigenze della moderna vita civile per
una popolazione prevedibile in un cinquantennio;
• Realizzazione di acquedotti a servizio di un vasto territorio con criteri tecnico-economici
senza alcuna preclusione riguardante limiti di territorialità tra Regioni, Province e Comuni;
• Nasce il concetto di :
Tabella I
Le previsione del PRGA risultarono ben presto superate dall’evolversi delle situazioni locali deri-
vanti da incremento di presenze turistiche, maggiori consumi unitari, dinamiche sociali accanto
all’evoluzione demografica.
Nella Tabella II sono riportati i valori massimi e minimi dei fabbisogni medi annui per usi igienici e
civili stimati in occasione della Conferenza Nazionale delle Acque.
Per la determinazione del fabbisogno totale concorrono, attraverso specifiche indagini, varie tipolo-
gie di utenza:
• usi domestici : alimentazione, pulizia personale, lavaggi e pulizie, annaffiatura
• servizi pubblici :lavaggio strade, annaffiatura parchi e giardini, impianti sportivi, piscine pubbli-
che, fontane, servizi igienici, ecc.
• edifici pubblici, privati e per la collettività : ospedali e cliniche, caserme e prigioni, scuole ed u-
niversità, ecc.
• attività artigianali ed industriali .
• attività commerciali e turistiche : centri commerciali, alberghi e pensioni, ristoranti, trattorie,
self-service , campeggi, ecc.
3
secondo le indicazioni dei Provveditorati Regionali alle OO.PP.
Minimi Massimi
- domestici 111 160
- servizi pubblici 6 22
- commerciali e turistiche 5 70
Nel 1975 la Cassa per il Mezzogiorno modifica le modalità di intervento con l’istituzione dei Progetti
Speciali.
Il PS29 “ Sistemi idrici dell’Appennino centro meridionale” prevedeva :
Per i centri turistici la dotazione per i fluttuanti è pari a quella dei residenti con il 100% della dota-
zione per i servizi.
Per l’Abruzzo le previsioni del fabbisogno sono passate dagli 800 l/s (per gli anni <1950) ai 9572
l/s previsti dal PS29 (elaborato nel 1975 con previsione fino al 2016) a fronte dei 4841 l/s previ-
sti PRGA ( elaborato nel 1963 con previsione 2015).
Il fabbisogno medio annuo subisce sensibili oscillazioni, nello arco dell’anno, causate da molteplici
fattori quali:
1. la variabilità delle condizioni climatiche che determinano forti variazioni del fabbisogno nelle
stagioni (maggiori consumi in corrispondenza dei mesi estivi);
2. la fluttuazione della popolazione (incrementi stagionali di popolazione per flussi turistici estivi
ed invernali);
3. il ciclo settimanale dei giorni lavorativi e festivi (calo dei consumi nei giorni festivi, tranne nei
centri turistici);
4. il ciclo delle attività giornaliere ;in generale si riscontra un maggior consumo tra le 10 e le 12 e
consumi minimi durante le ore notturne. Nelle aree metropolitane i picchi tendono a smorzarsi
su valori medi abbastanza costanti.
Pertanto stimata la Portata media annua Q a , dedotta dalla [a] con dm dotazione totale desunta
dalla Tabella III, Q assume analoghe determinazioni per la dotazione media del mese dei maggiori
30 Costruzioni Idrauliche
consumi, o la dotazione media del giorno dei maggiori consumi, o la dotazione dell’ora dei maggiori
consumi:
Tabella IV
Popolazione km Kg kh
>1.000.000 1,1 1,2 1,3
200.000÷500.000 1,2 1,5 2,5
50.000÷200.000 1,3 2÷3 4÷6
λ V2
J = (1)
D 2g
V = velocità media
D = diametro della tubazione
VD
λ coefficiente di attrito o di resistenza, funzione del Numero di Reynolds Re = e della sca-
ν
brezza ε della parete.
Per valori di Re ≤ 2000 il moto è laminare; λ non dipende da ε ma è funzione solo della viscosità
cinematica ν e dal Numero Re secondo l'espressione di Poiseuille :
64
λ = (2)
Re
Per valori di Re > 2500 il moto è turbolento ; oltre alle forze viscose, dovute al movimento longi-
tudinale, agisce l'attrito causato dalla scabrezza ε delle pareti della condotta che, ostacolando il
flusso, è causa di perdita di energia. Quando la scabrezza assoluta ε delle pareti, pari allo spesso-
re medio delle asperità presenti sulla parete del tubo, è inferiore allo spessore dello strato laminare
il moto non è influenzato dalla scabrezza ed è in regime di parete liscia. Al contrario quando le
asperità, superando lo strato anzidetto, accentuano la turbolenza, con conseguente aumento delle
perdite per attrito lungo la condotta, si è in regime di parete scabra. Tra il regime laminare e
turbolento esiste una zona di transizione per la quale le caratteristiche della corrente dipendono
sia dalla viscosità che dalla scabrezza delle pareti (Figura 2).
32 Costruzioni Idrauliche
o dalle espressioni esplicite di Blasius λ = 0 , 3164 Re −0 , 25 (per Re ≤105 ) (4)
b. Regime di transizione :
il moto laminare è presente solo nello strato limite : λ dipende sia da ε che da Re ed il suo valore
può essere ricavato dalla formula implicita di Colebrook
1 ⎛ 2 , 51 ε ⎞
= −2 log ⎜ + ⎟ (6)
λ ⎜ 3 , 71D ⎟
⎝ Re λ ⎠
In pratica per la determinazione di λ è conveniente far uso del diagramma di Moody dove noto Re,
seguendo una curva ε/D , si risale al valore cercato.
Stabilita la portata in 30 l/min e limitata la velocità a circa 0,3 m/s resta determinato il diametro
commerciale di una condotta in PEAD DN 50 mm (di =diametro interno = 40,8 mm) per il convo-
gliamento di acqua potabile a circa 15 °C .
∆H
La cadente piezometrica J = , pari al rapporto tra la perdita di carico ∆H e la lunghezza L della
L
condotta, è correlata alle grandezze caratteristiche del moto, della condotta e del fluido dalla for-
λV 2
mula di Darcy-Weisbach : J =
2 gD
• V velocità media
• D diametro tubazione
• λ coefficiente di attrito o di resistenza, funzione del numero di Reynolds e della scabrezza ε
della parete del condotto.
1 ⎛ 2 , 51 ε ⎞
= −2 log ⎜ + ⎟
λ ⎜ 3 , 71D ⎟
⎝ Re λ ⎠
Nella seguente Tabella sono riportati i valori delle perdite di carico determinate sia con la formula
di Colebrook che con quella semplificata di Blasius : λ0 = 0,3164 Re−0,25
valida per numeri di Reynold Re ≅105 .
Per ε è stato assunto il valore di 0,007 mm, adottato della DVGW (Deutscher Verein von Gas un
Wasserfachmannern).
I valori di J e ∆H , nell’uno e nell’altro caso, risultano pressoché coincidenti.
Tabella
Colebrook Blasius
ν 1,14E-06
Re 13687 Re 13687
ε 0,007
λ 0,0288 λ0 0,0292
J 0,00526 J 0,00534
∆ H (m) 3,10 ∆ H (m) 3,15
34 Costruzioni Idrauliche
Oltre alle formule riportate, il moto uniforme in regime turbolento è altresì interpretato corretta-
mente con formule pratiche di origine empirico-sperimentale. La prima e più nota è quella dovuta
a Chézy (1776)
V = χ RJ (8)
la funzione χ , coefficiente di resistenza [m0,5/s], dipendente sia dalle caratteristiche fisiche e ge-
ometriche della parete a contatto del fluido, rese attraverso il parametro "coefficiente di scabrez-
za", sia dal raggio idraulico R.
Nelle applicazioni, per χ viene di regola fatto riferimento alle seguenti espressioni:
87
Bazin (1897): χ=
γ
1+
R
100
Kutter (1869) : χ =
m
1+
R
1 1/6
Manning (1890): χ = R Strickler (1923) χ = k R1 / 6
n
Nella Tabella V sono riportati i valori consigliati da vari Autori per i vari coefficienti di scabrezza per
tubazioni realizzate con differenti materiali.
Nel caso di tubazioni circolari ha un largo impiego la formula di Manning-Strickler, dedotta dalla
formula di Chézy:
Q = ω k R 2 / 3 J1 / 2 (9)
D
con le dovute sostituzione, ricordando che nelle sezioni circolari il raggio idraulico R = la (9) si
4
riconduce alla nota espressione della cadente piezometrica per condotte circolari :
In un sistema semplice di adduttore unicursale, raffigurato nella Figura 1, risultano noti, general-
mente: la portata Q, la lunghezza L, le quote di sfioro dei serbatoi S ed A e, pertanto, il dislivello
piezometrico ∆H ed il valore del coefficiente di scabrezza K del materiale della condotta “in uso cor-
rente” o condizione di “tubo usato”; resta incognito il diametro D che , esplicitando la [9] in fun-
zione del diametro D si scrive:
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2L ⎞
D=⎜ ⎟ 5,33 (10)
⎜ ∆H ⎟
⎝ ⎠
il quale risulterà , di norma, teorico, ovvero non riscontrabile negli abachi o tabelle commerciali (ad
esempio la Tabella VI riporta le dimensioni standardizzate di tubazioni in acciaio ) .
Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi i valori di due diametri DX e DY, ri-
spettivamente immediatamente maggiore ed immediatamente minore del diametro teorico, di lun-
36 Costruzioni Idrauliche
Tabella II
ghezze LX e LY tali che LX+LY=L e perdite di carico ∆HX e ∆HY (Figura 3), tali da soddisfare le
relazioni :
L=LX+LY ∆ H = ∆ HX + ∆ HY
Determinare la serie di diametri commerciali di una condotta di acciaio che deve trasferire una
portata di 55 l/s da un serbatoio a quota 275 m s.m. ad un altro con quota sfioro 225 m s.m. di-
∆H 275 − 225
stanti tra loro 5,750 km . La cadente piezometrica teorica risulta J = = = 0,0087
L 5750
3 2
∆ H = 50,00 m L= 5750,00 m Q= 0,055 m /s ω [cm ] V [m/s]
k= 80
DN[250] 0,262 [X] 538 1,0223
J= 0,00870 Dt= 0,245
DN[200] 0,209 [Y] 343 1,6035
3 2
∆H = 50,00 m L= 5750,00 m Q= 0,055 m /s ω [cm ] V [m/s]
k= 95
DN[250] 0,262 538 1,0223
Pertanto dovrà essere utilizzata una valvola regolatrice di carichi per dissipare il carico di 14,54 m.
38 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO n.3
Determinare la distribuzione delle portate nel sistema di condotte, in servizio corrente (coefficiente
di scabrezza di Strickler k=80) riportato in figura
Dati :
∆H = 17 m L1 = 1140 m
D0= 312 mm L2 = 750 m
D1 =209 mm L3 = 680 m
D2 =160 mm L4 = 930 m
Q0 = Q1 + Q2
⎧10,2936Q
⎪
2 −5,33
⋅D
0 0
( )
⋅ k −2 ⋅ L1 + L 4 + 10,2936 Q12
⋅ D1−5,33 ⋅ k −2 ⋅ L2 = ∆H
⎨ [a]
⎪10,2936Q
⎩
2 − 5,33
⋅D
0 0
( )
⋅ k − 2 ⋅ L1 + L 4 + 10,2936 Q2
2
− 5,33
⋅ D2 ⋅ k − 2 ⋅ L3 = ∆H
⎧1.653,92 Q2 + 5.070,71 Q2 = 17
⎪ 0 1
⎨ Eguagliando 5.070,71 Q12 =19.095 Q22
⎪1.653,92 Q + 19.095,75 Q2 = 17
2
⎩ 0 2
0,5
⎡ 19.095,75 ⎤
Q1 = ⎢ ⎥ Q2 = 1,94 Q2 ⇒ Q0 = Q1 + Q2 = 2,94 Q2
⎣ 5.070,71 ⎦
10,2936 * 2,942 Q2
2
* 0,312−5,33 * 80−2 * 2070 + 10,2936 Q2
2
* 0,160−5,33 * 80−2 * 680 = 17
14.295,79 Q2
2
+ 19.095,75 Q2
2
= 17
inf ine
Q2 = 0,023 m3 / s Q1 = 0,045 m3 / s Q0 = 0,068 m3 / s
λ V2 Q2
Dall’espressione generale della cadente piezometrica i= =β essendo ovviamente:
D 2g D5
Q1 = Q 2 + Q 3 L2 = L3 D2=D3 risulta β2=β3 ⇒ Q2=Q3 .
La perdita di carico complessiva ∆H = 46,50-5,00 =41,50 m dovrà essere uguale sia al termine
della condotta 2 e sia della condotta 3 . Pertanto è possibile scrivere:
⎧ Q2 Q2
⎪β
⎪ 1 5
1 ⋅L + β
1
2
2 5 ⋅ L 2 = ∆h 4Q2
2
Q2
⎨ D D2 ⇒ β1 ⋅ L 1 + β 2 2 ⋅ L 2 = ∆h
5
⎪ 1 D1 D5
2
⎩⎪Q1 = 2Q2
∆h 10,2936
Q2 = ricordato che βi =
β1 β2 2 0,33
k1 Di
4 ⋅ L1 + ⋅ L2
5
D1 D5
2
2.5 IL PROGETTO
Il progetto, la costruzione ed il collaudo delle tubazioni per acquedotto sono regolamentati dal De-
creto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985, riportato integralmente in Appendice e di
cui nel seguito si evidenziano alcuni tratti.
0.1 Definizione
Ai fini della presente normativa è definito con il termine "tubazioni" il complesso dei tubi, dei giunti e dei pezzi
speciali costituenti l'opera di adduzione e/o di distribuzione di acqua ad uso potabile, agricolo, industriale e ad
usi multipli, ovvero I'opera di fognatura per la raccolta delle acque reflue ed il convogliamento all'impianto di
trattamento e al recapito finale.
40 Costruzioni Idrauliche
0.2 Oggetto della normativa
Con le presenti norme si stabiliscono i criteri da osservare nel progetto, nella costruzione e nel collaudo delle
tubazioni, come definito nel precedente punto 0.1. e degli elementi che le costituiscono (tubi, giunti, pezzi specia-
li). Sono esclusi dall'oggetto della presente normativa i procedimenti di progettazione, costruzione e controllo di
produzione dei tubi, dei giunti e dei pezzi speciali in quanto singoli manufatti, prodotti in serie, con processi in-
dustriali ovvero, su ordinazione, fuori o in cantiere, con sistemi di prefabbricazione.
1.1 Progetto
Il progetto deve comprendere i seguenti elementi essenziali:
a) la caratterizzazione fisica, chimica, sanitaria dei fluidi da trasportare, documentata mediante rilievi e
prove;
b) la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni interessati dal tracciato delle tubazioni, documentata
dai risultati di indagini da condursi nel rispetto della vigente normativa riguardante le indagini sui terreni e
sulle rocce ed i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione l'esecuzione ed il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione.
c) I'esame dei diversi possibili schemi idraulici di funzionamento delle opere e loro modificazioni prevedibili
nel tempo, documentati ai fini della scelta del proporzionamento idraulico e statico delle tubazioni.
d) I'analisi delle situazioni ambientali, in quanto elementi vincolanti nello studio del tracciato e del profilo
delle tubazioni.
Sulla base dei suindicati elementi deve essere espressa in forma circostanziata la scelta dei tipi di tubazioni e
delle corrispondenti caratteristiche concernenti diametri interni, spessori, classi di impiego, giunti pezzi speciali
ed appoggi.
Il progetto deve comprendere, inoltre, lo studio dei seguenti aspetti: funzionalità e razionalità di costruzione e
di esercizio delle nuove opere nel contesto esistenti e/o in quello previsto in tempi di prossimo futuro; compati-
bilità con la presenza attuale e/o prevista e/o prevedibile di altre infrastrutture di servizio, con particolare rife-
rimento alla esigenza di sicurezza e di esercizio; rispetto delle esigenze urbanistiche, ambientali e/o archeolo-
giche, in rapporto anche a fondata previsione di modificazioni future e, per le reti fognanti, rapporto agli obiet-
tivi di qualità da conseguire e da tutelare del corpo ricettore. Il progetto deve dimostrare l'affidabilità di com-
portamento delle tubazioni nelle diverse fasi della costruzione dell'opera e nel previsto periodo dell'esercizio.
L'affidabilità dell'opera progettata, che riguarda il grado di sicurezza statica, di resistenza alla corrosione, di
conservazione delle caratteristiche idrauliche, di integrità nella tenuta e di continuità nel servizio, deve risulta-
re nella forma documentata adeguata, in particolare esplicitando le debite considerazioni a riguardo dei con-
trolli sui materiali e sui tubi che vengono effettuati nello stabilimento e nel cantiere di prefabbricazione, secon-
do metodologie note e/o specifiche tecniche e dei controlli in sito lungo i tracciati prescelti……….
La Legge Quadro sui Lavori Pubblici vigente, la cosiddetta MERLONI Ter, regola l’attività di proget-
tazione all'Art.16:
Articolo 16 : Attività di progettazione
1. La progettazione si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti, preventivamente accertati, e dei limiti di spesa
prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in preliminare, definitiva ed esecutiva, in
modo da assicurare:
a) la qualità dell’opera e la rispondenza alle finalità relative;
b) la conformità alle norme ambientali e urbanistiche;
c) il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.
2. Le prescrizioni relative agli elaborati descrittivi e grafici contenute nei commi 3, 4 e 5 sono di norma neces-
sarie per ritenere i progetti adeguatamente sviluppati. Il responsabile del procedimento nella fase di progetta-
zione qualora, in rapporto alla specifica tipologia ed alla dimensione dei lavori da progettare, ritenga le pre-
scrizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 insufficienti o eccessive, provvede a integrarle ovvero a modificarle.
3. II progetto preliminare definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, il quadro delle esigenze
da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire e consiste in una relazione illustrativa delle ragioni della
42 Costruzioni Idrauliche
Figura 3. Planimetria su cartografia IGMI 1:25.000 (riduzione ≈ 50%)
Sulla base dei valori delle portate da addurre, noti i tracciati, si procederà ad un dimensionamento
speditivo dei diametri delle condotte ed al successivo tracciamento delle linee piezometriche, nella
doppia condizione di tubazioni nuove od usate 4. La collocazione di queste rispetto al profilo del ter-
reno consentirà di verificare che in nessun punto del tracciato la pressione in condotta scenda al di
sotto di 10 ÷ 15 m di colonna d'acqua.
4
Questo qualora il materiale o il rivestimento delle tubazioni si deteriori con il passare del tempo
1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.000
3. Disegni dei profili resi in scala 1:2500 per le ordinate ed 1:25000 per le ascisse.
4. Disegni delle opere d’arte
5. Preventivo sommario di costo delle opere comprensivo di :
5.1 Fornitura e posa in opera delle tubazioni, compreso scavo, riporto ed eventuali rifacimenti delle
pavimentazioni:
5.2. Costo delle opere d’arte
5.3 Costo di eventuali apparecchiature
5.4 Costo di eventuali impianti di sollevamento
5.5 Indennizzi per espropri ed eventuali servitù
5.6 Preventivo dei costi di gestione di eventuali impianti di sollevamento.
B. Progetto Esecutivo
Una volta approvato il progetto definitivo, su una cartografia a scala ampia (quali gli aereofoto-
grammetrici in scala 1:2000 ÷ 1:5000) viene verificato e precisato il tracciato con opportuni ri-
lievi topografici, estesi su un’ampia fascia a cavallo di questo (Figura 5), associati ad “annotazioni
fotografiche” (Figura 6). Rilevate ed apportate tutte le varianti del caso è consigliabile, prima della
stesura del profilo, verificare, sulla cartografia catastale (Figura 7), che il tracciato segua, quanto
più possibile, i confini delle particelle in modo da limitare la frammentazione della proprietà fondia-
ria con conseguenti incrementi di costo per le operazioni di esproprio.
44 Costruzioni Idrauliche
Figura 6. Annotazioni fotografiche su punti caratteristici del tracciato
Infine verrà eseguito il profilo longitudinale (con tutte le indicazioni contenute nella Figura 8) reso
in scala uguale alla planimetria per le ascisse mentre per le ordinate è, generalmente , dieci volte
maggiore.
Generalmente l’acquedotto non segue rigidamente il profilo del terreno ma, se ne discosta ogni
qual volta che, per particolari condizioni, risulti conveniente approfondire lo scavo in modo da man-
tenere una livelletta costante o per ridurre al minimo punti di minimo e massimo relativi, con con-
seguente risparmio per la realizzazione di scarichi e sfiati. Andranno definiti con precisione le posi-
zioni planimetriche ed altimetriche delle opere d’arte, attraversamenti (fiumi, strade, ferrovie, ecc.)
serbatoi e torrini piezometrici, l’ubicazione ed il dimensionamento di eventuali blocchi di ancorag-
gio.
Anche nella stesura del Progetto Esecutivo occorrerà redigere
1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.000÷10.000
3. Planimetria quotata in scala 1:2.000÷5.000
4. Disegni dei profili resi in scala 1:2000÷ 5000 per le ascisse e 10x per le ordinate
5. Disegni delle opere d’arte
6. Computo metrico estimativo e preventivo delle spese di gestione
7. Capitolato Speciale d’Appalto e relativo Elenco Prezzi Unitari
8. Disciplinari per la richiesta di offerte per eventuali macchinari ed apparecchiature
9. Piano Particellare di Esproprio
46 Costruzioni Idrauliche
2.6. LA POSA IN OPERA DELLE TUBAZIONI
Dal Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985 si rileva:
L’inclinazione delle pareti dipende, ovviamente, dalle caratteristiche geotecniche del terreno, dalla
profondità dello scavo ed il tempo in cui lo scavo resta aperto. Tutti questi fattori incidono sulla si-
curezza e pertanto quando è necessario assicurare la stabilità delle pareti si procederà o ampliando
lo scavo, inclinando le pareti, o sostenendo le pareti con armature provvisorie in legno o metallo
(sbadacchi- Figura 10).
48 Costruzioni Idrauliche
Figura 10. scavo sostenuto da sbadacchi metallici
Per quanto attiene l’altezza dello scavo , qualora non sussistano motivi particolari, non deve esse-
re, generalmente, inferiore ad un metro in modo da mantenere termicamente isolata, dall’ambiente
esterno, la condotta. La massima altezza è condizionata, oltre che da motivi di sostegno delle pa-
reti e di quanto circonda lo scavo, dal peso del materiale di rinterro che potrebbe determinare uno
stato tensionale tale da superare le tensioni ammissibili del materiale della tubazione. I calcoli
statici delle tubazioni dovranno essere effettuati seguendo le indicazioni contenute nelle “Norme
tecniche per le tubazioni” oggetto del Decreto del Ministero dei LL.PP. del 12/12/1985 .
Gli scarichi consentono, in caso di interruzione del flusso, la vuotatura delle condotte e, nel caso di
avvio o ripristino della funzionalità dell'adduttore, gli interventi di lavaggio. Quando per elevati di-
slivelli altimetrici si è in presenza di scarichi profondi (carico idraulico sullo scarico di notevole enti-
tà) si realizzano scarichi di alleggerimento o a mezza costa, da azionare prima dell'apertura dello
scarico di fondo, procedendo, in tal modo, alla vuotatura del sifone per fasi successive.
Gli scarichi sono realizzati con un pezzo speciale a T con derivazione tangenziale a flangia. Sull'e-
lemento derivato è installata la saracinesca di intercettazione. Caratteristica saliente degli scarichi
di fondo è la dimensione della saracinesca e del diametro della derivazione. Questo deve essere ta-
le da ingenerare, durante lo scarico, velocità dell'acqua nei due rami di condotta convergenti nel
punto di scarico sufficiente all'asportazione di eventuali depositi non incrostanti e tale da non inge-
nerare fenomeni di instabilità alle condotte.
Il dispositivo di scarico deve essere installato entro apposito pozzetto realizzato, generalmente, in
muratura con sovrastante soletta di copertura, in cls armato, forata in corrispondenza della botola
di ingresso protetta da chiusino di ghisa. A seconda della posizione del pozzetto il chiusino sarà a
filo strada ovvero sopraelevato dal piano di campagna; negli acquedotti di montagna il raccordo tra
chiusino e soletta può arrivare anche da elevate altezze per rilevare il pozzetto in presenza di man-
to nevoso. Un opportuno sistema di evacuazione della portata scaricata garantisce l’isolamento tra
l’interno del pozzetto e l’ambiente esterno. La tubazione viene sorretta da blocchi reggispinta loca-
lizzati in corrispondenza della saracinesca (Figura 11).
Sfiati
50 Costruzioni Idrauliche
dell’adduttore o a chiusure accidentali di saracinesche di linea 5; in tal caso si avrà uscita di acqua
dallo sfiato libero , recuperata dalla canna discendente collegata allo scarico. (Figura 13).
Quando , nei punti di valico o a massime quote relative, la quota piezometrica risulta superiore di
10 m rispetto alla quota del terreno, è necessario realizzare sfiati in pressione. L’evacuazione o
l’ingresso di aria è assicurata da apparecchi a funzionamento automatico collegati, tramite interpo-
sizione di saracinesca di intercettazione azionata nel caso di smontaggio o manutenzione dell'appa-
recchio, alla condotta con un pezzo speciale a T flangiato, con tronco di diramazione ortogonale
all’asse della condotta e diametro inferiore a quello dell’adduttore principale (Figura 14).
Questi sono costituiti da una cassa metallica al cui interno è alloggiato un galleggiante sferico rea-
lizzato in acciaio rivestito di elastomero o in acciaio Inox (Figura 15) .
5
generalmente da evitare.
La luce ampia, unitamente alla luce piccola, è attiva unicamente nelle fasi 1 e 3 rispettivamente di
riempimento e vuotatura delle condotte mentre, durante l’esercizio ordinario, allo smaltimento
dell’aria unitamente a quantità limitatissime di acqua provvede lo “spillo” collocato nella parte su-
periore della cassa (Figura 16).
52 Costruzioni Idrauliche
Figura 16 . Sfiato in pressione a doppio galleggiante.
Il valore massimo delle perdite di carico si ha in corrispondenza del vettoriamento della portata di
progetto o a tubi usati. Per stati di transizione, Q < Qprogetto o nella condizione di tubazioni nuo-
ve, la riduzione delle perdite genera tratti di moto "a canaletta" con risalto idraulico intubato, de-
pressioni in condotta, trascinamento di aria, insorgere di moti pulsanti
La tradizione acquedottistica indica le seguenti regole per la corretta localizzazione, lungo il profilo
di un acquedotto, delle valvole di regolazione dei carichi:
la linea piezometrica a tubi nuovi, o corrispondente alla portata minima, condizionata dalla
presenza delle valvole regolatrici, deve incontrare la linea piezometrica a tubi usati, o di regime
per la massima portata
a) nei punti estremi della condotta
b) sulle verticali passanti per i punti di sfiato libero
c) sulle verticali passanti per i nodi di diramazione
In tutte queste sezioni la quota piezometrica deve essere mantenuta invariata durante tutta la vita
tecnica dell'acquedotto;
verso monte dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare l'asse della condotta o, meglio, la linea paralle-
la all'asse e distante da questo almeno 5 m. In corrispondenza dell'intersezione va istallata la
valvola regolatrice dei carichi;
verso valle dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare la verticale passante per una valvola regolatri-
ce posizionata secondo il criterio indicato.
In presenza di tubazioni che denunciano progressivo incremento della scabrezza, quindi, è necessa-
rio provvedere, di tempo in tempo, attraverso osservazioni manometriche, all'aumento del grado
di apertura delle valvole regolatrici in modo da compensare l'aumento delle perdite di carico riparti-
te. In presenza di tubazioni non soggette ad invecchiamento, la manovra sulle valvole regolatrici
va effettuata solo a seguito di variazione della portata vettoriata.
Per la regolazione dei carichi non devono essere utilizzate saracinesche del tipo a ghigliottina fun-
zionanti parzialmente aperte. Tale tipo di funzionamento dà luogo ad inconvenienti quali cavitazio-
ne, perdita di tenuta dei giunti, che portano come conseguenza una rapida usura delle saracine-
sche stesse.
Nei nodi di diramazione si realizza la ripartizione della portata in più parti. Quando, in corrispon-
denza della diramazione, la quota piezometrica è prossima alla quota del piano campagna, sussi-
stono le condizioni per realizzare partitori del tipo a superficie libera (Figura 19).
La misura delle portate ripartite è effettuata con stramazzi a superficie libera. Le vasche di carico
poste a valle degli stramazzi sono dotate di dispositivi di scarico, di sfioro e di presa analoghi a
54 Costruzioni Idrauliche
quelli descritti per i manufatti di captazione da sorgenti. Il dispositivo assicura la regolarità della
ripartizione della portata ed è poco sensibile a manomissioni.
Nei nodi di diramazione in presenza di carico piezometrico più o meno elevato i valvolismi neces-
sari per la realizzazione della ripartizione delle portate vengono raccolti in un unico pozzetto inter-
rato; in luogo degli sfiati liberi vengono posti in opera sfiati in pressione, se i rami derivati proce-
dono con tracciato declive, o scarichi, se i rami derivati procedono con tracciato acclive.
Nella Figura 20 le tipologie riprodotte danno un’indicazione di come possa essere variabile la com-
posizione dei vari elementi a seconda sia della posizione delle diramazione rispetto all’adduttore
principale e sia se è necessario introdurre valvole regolatrici dei carichi.
56 Costruzioni Idrauliche
Saracinesche e valvolismi di intercettazione
Nei pozzetti di scarico e sfiato e nei nodi di diramazione sono presenti apparecchiature, dette sara-
cinesche, che consentono di intercettare le portate. I dispositivi di più frequente impiego in ac-
quedottistica sono ad apertura totale , l’otturatore viene richiamato nella parte superiore del corpo
della saracinesca liberando totalmente la luce corrispondente alla sezione della condotta corrente.
Una saracinesca è composta da un corpo cavo, realizzato con tre elementi amovibili, entro il quale
trova sede l'elemento di tenuta o otturatore, a forma di cuneo o ghigliottina , movimentato da ac-
coppiamento boccola-vite senza fine. L'ingombro delle saracinesche è sempre notevole. Risultano
alte, infatti, mediamente tre volte il diametro della tubazione sulla quale vanno inserite.
Tutti i valvolismi con giunzione a flangia vanno assemblati alle tubazioni con interposto giunto di
smontaggio che può correggere sia il non perfetto allineamento tra tubo e la saracinesca e sia la
tolleranza tra le flange di accoppiamento. La posa in opera deve essere realizzata entro appositi
pozzetti o camere di ispezione in quanto la posa interrata non garantisce efficienza nel tempo al
giunto realizzato con bulloni serrati.
Il corpo delle saracinesche viene realizzato in ghisa o acciaio con getto entro forme fisse. Le carat-
teristiche di forma del corpo (piatto, ovale, cilindrico), gli spessori ed il peso delle saracinesche di-
pendono dalle pressioni di esercizio caratteristiche della condotta nella quale è previsto l'inserimen-
to. Nella Figura 23 sono raffigurate le sezioni di saracinesche di intercettazione del tipo a lente o
ghigliottina.
La protezione alla corrosione del corpo della saracinesca, affidata ad emulsioni bituminose e verni-
ci al minio, spesso si rileva insufficiente per l’ambiente particolarmente aggressivo che viene ad
instaurarsi all’interno dei pozzetti causa le inevitabili perdite (Figura 24).
58 Costruzioni Idrauliche
to vario elastico. Il diaframma della valvola, nella posizione di completa apertura, viene ad ostruire
la sezione libera della tubazione, ingenerando perdite di carico concentrate, peraltro di intensità
molto contenuta, nel caso di profilatura idraulica (lente piatta).
2.8. ATTRAVERSAMENTI
Il tracciato di un acquedotto nel suo sviluppo interferisce con organismi idrologici naturali, costituiti
dai corsi d’acqua (canali artificiali, torrenti, fiumi), strade, metanodotti e linee ferroviarie. Per l'at-
traversamento di corsi d'acqua minori è sufficiente incassare la tubazione in briglie di muratura o
cls (Figura 29).
Per corsi d’acqua o luci maggiori si ricorre, quando possibile, all'uso dei ponti viari esistenti, modifi-
cando a tal fine il tracciato degli acquedotti. In tale economica soluzione i tubi vengono posti in o-
pera o sotto i marciapiedi o all'esterno della struttura viaria su appositi sostegni a sbalzo (Figura
30).
Figura 30
Figura 31. Attraversamento di un corso d’acqua con trave cava in c.a., con all’interno due condotte.
60 Costruzioni Idrauliche
Figura 34. Tubo ponte appoggiato su puntoni inclinati
Gli attraversamenti stradali assumono importanza in relazione alla tipologia della strada e conse-
guentemente del traffico che essa sostiene. Pertanto lo scavo in trincea è utilizzato quando è possi-
bile interrompere il traffico per tutto il tempo necessario per eseguire l’operazione di taglio della
pavimentazione stradale, che dovrà essere realizzato con adeguati macchinari in modo da garantire
l’uniformità del taglio ed evitare il danneggiamento della restante pavimentazione, scavare la trin-
cea, disporre il letto di posa, effettuare la posa in opera della condotta, effettuare le prove di tenu-
ta idraulica, rinterrare lo scavo e ripristinare la massicciata stradale (Figura 38) .
62 Costruzioni Idrauliche
Figura 36. Montaggio dei collari distanziatori
Prima del rinterro verrà sigillata la condotta al controtubo con una guaina termorestringente.
Nel caso di particolari pavimentazioni, ad esempio selciati in porfido o in pietra, queste verranno
ripristinate secondo la primitiva configurazione .
Figura 37. Tecnica del Directional Drilling: Le fasi operative dal foro pilota all’alesatura.
Queste ultime realizzano un foro pilota di diametro sensibilmente inferiore a quello finale.
L’avanzamento nel terreno secondo una traiettoria rettilinea è garantito dall’azione combinata della
spinta con la rotazione delle aste mentre per effettuare curve o deviazioni è sufficiente la sola spin-
ta, data l’asimmetria dell’utensile di perforazione (fondo foro).
Durante la trivellazione, viene iniettato nell’area di scavo un fluido di perforazione che ha, tra le
sue principali funzioni, quelle di ridurre l’attrito causato dall’adesione aste-terreno, di stabilizzare
quest’ultimo, nonchè di raffreddare la testa di perforazione. La perforazione pilota termina quando
la testa di perforazione giunge nella buca di uscita.
Infine la fase di ritorno (Back Reaming) sostituendo la testa di perforazione con un alesatore (Figu-
ra 41) si provvede all’allargamento del foro pilota con recupero delle aste di perforazione e conse-
guente posa della tubazione agganciata sul retro dell’alesatore
Per sensibili dimensioni della condotta o per l’importanza della sede viaria da attraversare possono
essere realizzati attraversamenti con spingitubo-guaina o con cunicoli praticabili. Il primo metodo
consiste nello spingere, sotto il piano stradale e perpendicolare all’asse, con martinetti idraulici
tronchi di tubo di acciaio svuotati, con una trivella, della terra di scavo (Figura 42).
64 Costruzioni Idrauliche
Figura 42. Attraversamento con spingitubo
Figura 43
Nel caso di attraversamenti ferroviari (Figura 42) sono previste norme di realizzazione contenute
nel Decreto Ministeriale 23 febbraio 1971 “Norme tecniche per gli attraversamenti e per i
parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto”
(G.U. 26-5-1971, n.132, supplemento).
Anche nel caso in cui la condotta interessi una linea di gasdotto (Figura 45) sono da osservare di-
sposizioni tecniche emanate dall’Ente Gestore che in maniera restrittiva obbliga anche lo scavo a
mano in prossimità della condotta del gas.
66 Costruzioni Idrauliche
CAPITOLO 3
DIMENSIONAMENTO IDRAULICO DELLE CONDOTTE
I sistemi di condotte di adduzione caratterizzati dalla presenza di una unica fonte di alimentazione
e da vari punti di arrivo sono del tipo ramificato aperto. Esistono, ma sono sempre più rari nelle
nuove realizzazioni, anche adduttori unicursali nei quali è presente un solo punto di presa ed un so-
lo punto di consegna. I sistemi ramificati sono costituiti dall’insieme di più tronchi ognuno dei quali
è caratterizzato dalla lunghezza, dalla portata di esercizio, dal diametro e dal tipo di materiale del-
le tubazioni, dalle pressioni di esercizio, dal costo per unità di sviluppo.
In un sistema ramificato costituito da un solo punto di immissione della portata complessiva addot-
ta, n tronchi ed m estremi di erogazione il numero dei nodi del sistema risulta pari a n-m .
La perdita di carico δi nel generico tronco i-esimo della rete è funzione di:
δi = ƒ (Qi2, Li ,Di ,ki )
Qi portata del tronco i-esimo
Li lunghezza del tronco i-esimo
ki coefficiente di scabrezza della tubazione del tronco i-esimo
Di diametro del tronco i-esimo
PROBLEMI DI VERIFICA :
Sono noti per ogni tronco Qi, Li, Di ed ki che consentono di determinare il correlato valore della
perdita di carico δi.
PROBLEMI DI PROGETTO:
Sono noti per ogni tronco Qi, Li ed ki ; inoltre sono prestabilite le quote piezometriche del punto S
e degli m estremi di erogazione rappresentate dalle quote di sfioro e, pertanto, risultano noti i di-
slivelli piezometrici ∆y tra il punto S e gli estremi del sistema di adduzione. Detti dislivelli sono il
carico motore disponibile per addurre l'acqua da S agli m punti estremi. Restano incogniti i diametri
Di .
con δi perdite di carico delle singole condotte realizzanti il percorso che porta da S ad un estremo
di erogazione. Le uniche equazioni idrauliche indipendenti che possono essere scritte sono
∆y = Σδi di numero pari al numero degli estremi m, cui l'insieme dei diametri Di, di numero pari a
Nella Figura 1 sono riportati il profilo e la planimetria di un sistema ramificato elementare, con u-
nico punto di presa, S, e due distinti punti di consegna, A e B.
La rete risulta costituita da soli tre tronchi, SC, CA,CB e da un unico nodo di diramazione C.
Indicando con δ la perdita di carico caratteristica di tronco, si possono scrivere per il sistema solo
due equazioni idrauliche indipendenti
∆SA = δSC + δCA
[a]
∆SB = δSC + δCB
L'equazione della continuità idraulica nodale, essendo la rete aperta, risulta a priori soddisfatta:
ΣQi = 0
Noti pertanto:
le portate transitanti nei tre tronchi
le lunghezze dei tre tronchi
i materiali delle tubazioni adottate
i dislivelli ∆SA , ∆SB
le due equazioni idrauliche indipendenti non risultano sufficienti per la determinazione univoca dei
diametri dei tre tronchi della rete di adduzione. Un primo metodo di risoluzione, detto euristico 1,
consente la determinazione dei tre diametri fissando, arbitrariamente, il valore dell’incognita so-
vrabbondante.
Questa può essere individuata :
assegnando , per uno dei tre tronchi, un diametro commerciale ;
assumendo, nel nodo di diramazione, un valore arbitrario Y della quota piezometrica, compreso
nell'intervallo tra la quota del serbatoio che alimenta e quello alimentato più alto ;
1
procedimento atto alla ricerca di nuovi risultati
68 Costruzioni Idrauliche
Nell’uno o nell’altro caso si perviene alla determinazione di un valore Y della quota piezometrica nel
nodo C in modo tale che risulti inferiore al valore della quota piezometrica in S e superiore al va-
lore della quota piezometrica sia in A che in B,
Definita la cadente J=Y/L, per ognuno dei tre tronchi, a mezzo della J = 10 , 2936 Q 2 k −2 D −5 , 33 si
perviene alla determinazione dei diametri teorici Di (D1 ⇒ SC, D2 ⇒ CA e D3 ⇒ CB), a ciascuno
dei quali verranno sostituiti, come detto precedentemente, due diametri commerciali DN1 e DN2
immediatamente inferiori e superiori a Di.
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 1 1 1 ⎟ 5,33
D1 = ⎜ ⎟⎟
⎜ δSC
⎝ ⎠
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 2 2 2 ⎟ 5,33
D2 = ⎜ ⎟ [b]
⎜ δCA ⎟
⎝ ⎠
1
⎛ 10,2936 k − 2 Q2 L ⎞
⎜ 3 3 3 ⎟ 5,33
D3 = ⎜ ⎟
⎜ δCB ⎟
⎝ ⎠
ESEMPIO n.5
Determinare, per il sistema riportato in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddisfi-
no la condizione di adduzione a gravità .
Le soluzioni idraulicamente possibili sono tutte quelle ricomprese tra il minimo e massimo valore
della perdita di carico δ SC che soddisfino la condizione di adduzione a gravità.
Poiché il costo dell'intervento dipendente in massima parte dalla fornitura delle tubazioni si rileva-
no, da listini aggiornati, i prezzi a metro lineare dei tubi di acciaio saldati :
2
Tabella II
DN €/m DN €/m DN €/m
125 26,80 300 92,60 500 155,80
150 32,40 350 108,60 600 187,60
200 52,80 400 124,40
250 73,80 450 140,00
Nelle seguenti tabelle III - IV e V sono riportati i risultati di tre elaborazioni relative a tre esempi,
nei quali, pur variando le condizioni iniziali, è stata controllata la condizione che sul nodo di dira-
mazione deve sussistere : qS > qC > qA .
Il coefficiente di scabrezza assunto k=70 è riferito alla condizione di tubazione usata .
c.1. Viene fissata la quota piezometrica in C, pari a 915,00 m s.m. .Resta definito sia il va-
lore della perdita di carico δSC=15 m (tra il serbatoio S ed il nodo C) e sia δCA=20 m (dal nodo C
al serbatoio A), sia δCB= 46 m (dal nodo C al nodo B)
2
I prezzi riportati nella Tabella II sono di esempio per lo svolgimento dell'esercizio, pertanto, nella realtà pro-
gettuale dovranno essere acquisiti prima di ogni elaborazione.
70 Costruzioni Idrauliche
Tabella III
δ SC= 15,00 m LSC= 5.607,00 m QT=
3
0,150 m /s Costo unitario Costo Totale
k= 75
DN[500] 0,495 [X] 155,80
J= 0,00268 Di= 0,457
DN[450] 0,444 [Y] 140,00
L= 5607,00 m 15,00 m
L= 4168,00 m 20,00 m
Quota nodo C 915,00
δ CB= 46,00 m LCB= 6.590,00 m QB=
3
0,100 m /s
L= 6590,00 m 46,00 m
€ 1.814.943,39
c.2. Viene assegnato il diametro DN 250 , unico per la tratta CA. Calcolata la perdita di cari-
co δCA , restano definite sia la quota piezometrica sul Nodo C , la perdita δCB e la perdita δSC . In-
fine si determinano i diametri commerciali e le rispettive lunghezze tali da realizzare le perdite di
carico precedentemente ricavate.
L= 5607,00 m 10,97 m
L= 6590,00 m 50,03 m
€ 1.821.768,88
c.3. Si dimensiona la tratta CB con una condotta ad unico diametro DN 350. In modo analogo a
quanto descritto al precedente punto c.2. si risale alla distribuzione di diametri commerciali ed agli
sviluppi delle condotte che realizzano le perdita di carico conseguenti.
72 Costruzioni Idrauliche
Tabella V
LCB= 6590,00 m QB= 0,100 m3/s Costo Unitario Costo Totale
DN[350] 0,343 108,60
L= 4168,00 m 10,16 m
L= 5607,00 m 24,84 m
€ 1.841.636,75
Dalla comparazione dei costi delle tre soluzioni proposte, tutte idraulicamente soddisfatte, si evince
che la soluzione di minore costo tra quelle esaminate è la prima ma non lo è in assoluto .
In presenza di sistemi ramificati, l’applicazione a tutti i nodi del criterio indicato nel paragrafo pre-
cedente, ben difficilmente, anche in presenza di progettisti esperti, può portare a soluzioni che ri-
vestono carattere di economicità massima.
Il dimensionamento idraulico di una rete ad incognite sovrabbondanti può essere conseguito consi-
derando, unitamente alle equazioni di carattere idraulico ∆y = Σδi , equazioni di carattere economi-
co, idonee al conseguimento della soluzione di minimo costo.
Va comunque tenuto presente che nel caso di sistemi ramificati limitatamente complessi le soluzio-
ne alle quali si perviene adottando i criteri di massima economia comportano risparmi che rara-
mente superano il 5%÷10% rispetto a soluzioni conseguite con metodi meramente euristici. Con
riferimento alla Figura 2 si fissi l’attenzione sul nodo di diramazione C inteso come punto di ingres-
so e di uscita non più di portate ma di flussi economici dipendenti dai costi di costruzione Ci di cia-
scun tronco . L’ulteriore equazione da associare alle due equazioni idrauliche indipendenti
∆ SA = δ SC + δ CA
[a]
∆ SB = δ SC + δ CB
deriverà da un bilanciamento dei costi minimi C’, entrante ed uscenti dai nodi di diramazione, in
modo tale che sia soddisfatta la relazione :
Nel costo unitario di ciascun tronco concorrono vari elementi quali la fornitura delle tubazioni, gli
scavi per la realizzazione della posa, il montaggio e la posa in opera delle condotte, il costo di ope-
re complementari (ancoraggi, attraversamenti, pozzetti, ecc.) Alcuni di questi elementi sono indi-
pendenti dalle dimensioni della tubazione altri, invece, dipendono in modo proporzionale al peso,
funzione dello spessore e del diametro della condotta . Pertanto la funzione costo totale C della rete
è esprimibile dalla somma dei costi di ciascun tronco Ci realizzato con una condotta di diametro DNi
C = ΣCi (DNi ) [c]
Ricordato che per un’assegnata portata Q ad un diametro DNi corrisponde, a parità di coefficiente
di scabrezza k e lunghezza della condotta Li, un unico valore della perdita di carico δi
con sostituzione della variabile DNi (diametro della generica condotta i-esima) con la variabile δi
(corrispondente perdita di carico ).
Qualora si procedesse alla ricerca della massima economia al sistema costituita dalle tre relazioni:
∂C1 (δ1 )
=0
∂δ1
∂C2 (δ2 )
=0 conseguirebbero la soluzione δ1=δ2=δ3=0 , ossia, D1=D2=D3=0
∂δ2
∂C3 (δ3 )
=0
∂δ3
La soluzione viene conseguita ricorrendo alla procedura detta del “minimo condizionato” o di La-
grange, che fa riferimento all’equazione di costo ψ in cui compaiono moltiplicatori indetermina-
ti λ A e λ B di somme tutte pari a zero.
ψ = C SC (δ SC ) + C CA (δ CA ) + C CB (δ CB ) + λ A ( δ SC + δ CA − ∆ SA ) + λ B ( δ SC + δ CB − ∆ SB ) [f]
Il costo assumerà il minimo valore in corrispondenza dell’annullamento della derivata prima della
funzione ψ rispetto alle 3 variabili δi
74 Costruzioni Idrauliche
∂ψ
= C 'SC ( δ SC ) + λ A + λ B = 0
∂δ SC
∂ψ
= C 'IA ( δ CA ) + λ A = 0 [g]
∂δ CA
∂ψ
= C 'CB ( δ CB ) + λ B = 0
∂δ CB
Per la determinazione della funzione Ci (δi) dovranno essere svolte, tronco per tronco, analisi di
costo relative ad un gruppo di diametri distribuiti nel presumibile campo di utilizzazione .
Un criterio da seguire è quello di definire, per un’assegnata portata Qi, i valori minimi e massimi di
velocità; restano pertanto definiti gli estremi del campo di variazione delle probabili tubazioni
commerciali da utilizzare. A queste corrisponderanno, oltre il costo per metro, perdite di carico δi
per assegnati valori della portata, della scabrezza ki e lunghezza Li di ogni tronco.
A titolo di esempio nella seguente Tabella I per la portata di 250 l/s, ammessa una velocità in
condotta compresa tra 1÷3,5 m/s, sono riportati, rispettivamente, i diametri commerciali DN , i
diametri interni, le sezioni bagnate, i valori delle velocità, le perdite di carico di un tronco unitario
di condotta( in uso corrente - scabrezza k=90) ed infine il costo per metro
Tabella I
DN Di ω V Perdite δι Costo
2
mm m m/s m €/m
300 312 0,0764 3,3 0,158 92,60
350 343 0,0924 2,7 0,095 108,60
400 394 0,1219 2,1 0,046 124,40
450 444 0,1548 1,6 0,024 140,00
500 495 0,1923 1,3 0,013 155,80
600 597 0,2798 0,9 0,005 187,60
Riportando in un sistema di assi coordinati costi – perdite i valori determinati e riassunti nella
precedente Tabella I, risultano interpolabili con un’equazione polinomiale intera del secondo ordi-
ne : ci = ri δi2 + si δi + t i [i]
2
Classe DN300- DN600 Ci = 5072,8δ - 1331,7δ + 179,4
2
R = 0,9146
200
Costo tubazioni [€]
150
100
Ci
50
0,00 0,05 0,10 0,15 0,20
δ Perdite di carico [m H2O]
questa sostituita nella precedente [i] fornisce una nuova forma della equazione economica:
Pertanto associando alle due equazioni idrauliche [a] l’equazione economica [m] si realizza un si-
stema di tre equazioni nelle tre incognite δi .
∆ SA = δ SC + δ CA
[n]
∆ SB = δ SC + δ CB
2rSC δSC +sSC = 2rCA δCA +sCA + 2r CB δ CB + s CB
Non resta che ricercare il modo per esplicitare la funzione 2ri δi+ si .
con ai e νi, parametri facilmente determinabili una volta note le caratteristiche di peso delle tuba-
zioni, desumibili dai bollettini commerciali dei produttori. (Figura 4)
Riportati i valori del peso wi (kg/m) in funzione dei correlati diametri commerciali D(m), ricono-
sciuta per l’espressione [o] la funzione interpolatrice di potenza, per la determinazione dei coeffi-
cienti ai e νi, è possibile o seguire il procedimento analitico o grafico riconducendo la [o] su un
piano bilogaritmico. Per ogni retta interpolatrice di una serie di valori è possibile definire una rela-
zione del tipo:
log wi = log ai + νi log Di
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.
Il coefficiente ν, pari alla pendenza della retta, è ricavabile o graficamente dalla figura o scri-
vendo per gli estremi di questa
log w 1 = log a + ν log D 1
log w 2 = log a + ν log D 2
⎛ w1 ⎞ ⎛D ⎞
ed eseguendone la differenza: log ⎜⎜ ⎟ = ν log ⎜ 1 ⎟
⎟ ⎜D ⎟
⎝ w2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
Fissato il costo per unità di peso del materiale Γi [€/kg] , il costo per unità di lunghezza del tronco
i-esimo risulta :
ν
ci = Γi wi = Γi aiDi i [p]
76 Costruzioni Idrauliche
1
⎛ β Q2 L ⎞ µ
dalla quale si esplicita il diametro Di ⇒ Di = ⎜ i i⎟
⎜ δ ⎟
⎝ i ⎠
con β = 10,2936 k-2
k , coefficiente di scabrezza di Strickler
µ =5,33
δi=Ji Li
Pertanto il costo della tubazione del tronco i-esimo risulta
νi
νi ⎛ L ⎞ 5,33 νi
⎛ β Q2 L ⎞ 5,33 ⎜ β Qi2 i ⎟ ⎛ β Q2 ⎞ 5,33
⎜ i i⎟ Li ⎜ i ⎟
Ci = Γi ai Li ⎜ ⎟⎟ = Γi ai Li ⎜⎜ ⎟ = Γi ai Li ⎜ [s]
⎜ δi δi ⎟ ⎜ Ji ⎟⎟
⎝ ⎠ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ⎠
⎝ Li ⎠
Γi ν i ai ν + 5,33
con le dovute sostituzioni e vista la [l]: C i' = − Di i = 2ri δ i + si [t]
5,33 β Qi2
Operativamente, fissata una serie di diametri Di possibili per il tronco i-esimo, con la relazione [t]
Γi ν i ai ν + 5,33
C i' = − Di i si calcolano i corrispondenti valori della funzione derivata C i' e con la
5,33 β Qi2
relazione [r] δi = Ji ⋅ Li = βi Di−µ Qi2 Li si calcolano le correlate perdite di carico δi.
Associando valori, in tal modo determinati, vengono interpolati con legge lineare pervenendo alla
definizione della costante si e del coefficiente angolare 2ri caratteristici di ciascun tronco. A questo
punto è risolvibile il sistema [n] nelle tre incognite Di
Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi le distribuzioni dei diametri com-
merciali tali da soddisfare, per ogni tronco, le relazioni : L=L1+L2 ∆Y= δ1+ δ2
ESEMPIO n.6
Determinare, per il sistema riprodotto in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddi-
sfino la condizione di minimo costo .
78 Costruzioni Idrauliche
Per la serie dei diametri precedentemente individuati (Esempio 4) e con l’ausilio della Tabella ripro-
dotta nella Figura A è possibile determinare graficamente i coefficienti ai e νi della funzione :
ν
w i = ai D i .
i
Riportati su un cartogramma bilogaritmico, Figura A, i valori del peso wi (kg/m) in funzione dei
correlati diametri commerciali D(m) si evidenziano tre rette interpolatrici per classi di diametri va-
riabili tra DN 125 ÷ 250 DN 300 ÷ 600 DN 700 ÷ 900 .
Per ogni retta interpolatrice è possibile definire una relazione del tipo: log w i = log a i + ν i log D i
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.
Il coefficiente ν pari alla pendenza della retta è ricavabile o graficamente dalla figura o scriven-
do per gli estremi di questa
log w 1 = log a + ν log D 1 ⎛ w1 ⎞ ⎛D ⎞
ed eseguendone la differenza log ⎜⎜ ⎟ = ν log ⎜ 1 ⎟
log w 2 = log a + ν log D 2 ⎟ ⎜D ⎟
⎝ w2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
1000
Log
W
500
400
300
200
196
141
123
93,8 100
77,9
70
62,2
54,3
50
46,3
40
36,9
30
26,4
20
16,2
13,4
10
0,1 0,4 1,0
0,2 0,3 0,5 Log
DN
Figura A. wƒ(DN) . Peso w [kg] per unità di lunghezza delle condotte di acciaio
in funzione del diametro nominale DN [m]
1000
1000
500 500
400 400
300 300
200 200
1,5243 1,0531
y = 282,23 x y = 163,34 x
2 2
R = 0,9941 R = 0,992
100 100
50 50
40 40
30 30
20
20
10
10
0,1 1,0 0,1 1,0
0,2 0,3 0,4 0,5
0,2 0,3 0,4 0,5
1000
DN ai νi
125-250 282,23 1,5243
300-600 163,34 1,0168
500
700-900 229,45 1,8238
400
300
200
1,8238
y = 229,45 x
2
R = 0,9218
100
50
40
30
20
80 Costruzioni Idrauliche
Determinazione delle leggi Ci'=2ri δi + si
Ricordato che
¾ le perdite di carico δi sono espresse dalla : δi = βi Di−µ Qi2 Li
determinati si interpolano i punti con una retta di equazione del tipo X= A + BY ovvero
Ci'=2ri δi+si essendo A = si il valore dell'intercetta sull'asse delle Ci' [Y] e B=2ri valore della pen-
denza della retta ottenuto dal rapporto ∆Ci/∆δi .
δi C'i
3,61 -58.244
0 5 10 15 δi 20
9,8 -17.614 C'
17,49 -8.799
-5.000
-15.000
-25.000
-35.000
-45.000
C'i= 3466 δi - 63911
-55.000
-65.000
δi Ci'
5,72 -15247,9 δi
9,47 -8329,37 C' 0 10 20 30
24,03 -3634,53 0
-2000
-4000
-6000
-8000
-10000
-12000
-14000 Ci = 546 δi -16219
-16000
-18000
-2
Tronco C-B b= 10,2936*K = 0,00183
Portata Q=100 l/s Lunghezza L= 6950 m
Γ= 2,00 €/kg
DN Di ai υi δi C'i sCB 2*rCB
[500] 0,495 163,34 1,0531 5,40 -39632,21
[400] 0,394 163,34 1,0531 18,22 -9234,76 -38.615,08 1.022,98
[350] 0,343 163,34 1,0531 38,13 -3811,97
82 Costruzioni Idrauliche
δi C'i
5,4 -39632,2 C' 0 10 20 30 40 δ i 50
18,22 -9234,76
0
38,13 -3811,97
-5000
-10000
-15000
-20000
-25000
-30000
Ci = 1023 δi -38615
-35000
-40000
Quindi, noti tutti gli elementi, è possibile risolvere il sistema costituito dalle due equazioni idrauli-
che e dall’equazione di minimo costo:
δSC + δCA = ∆SA
δSC + δCB = ∆SB
δSC + δCA = 35
δSC + δCB = 61
3.465,49 ⋅ δSC − 63911,29 = 546,83 ⋅ δCA - 16219,77 + 1022,98 ⋅ δCB − 38615,08
δSC + δCA = 35
δSC + δCB = 61
3.465,49 ⋅ δSC - 546,83 ⋅ δCA - 1022,98 ⋅ δCB = 9076,44
Operando per sostituzione si ottengono i valori finali delle perdite di carico per ciascun tronco
δSC = 18 m
δCA = 17 m
δCB = 43 m
δ SC= 18,00 m LSC= 5.607,00 m QSC= 0,150 m3 /s Costo tubo €/m Costo Tratta
In sintesi:
Soluzione A €. 1.814.943,39
Soluzione B €. 1.821.129,88
Soluzione C €. 1.841.636,75
Soluzione Max.Economia €. 1.812.866,66
84 Costruzioni Idrauliche
C. ADDUTTORE RAMIFICATO CON PIU' PUNTI DI CONSEGNA
Anche nel caso di reti complesse, costituite da un numero elevato di tronchi, con l’estensione a tutti
i nodi del criterio indicato al punto precedente si perviene alla soluzione della determinazione dei
diametri Di considerando, unitamente alle equazioni a carattere idraulico, equazioni economiche i-
donee alla individuazione della soluzione ottima. Nella Figura 5 è riportato lo schema di un addutto-
re con un unico punto di presa S e tre distinti punti di consegna : A, B e C.
La rete è caratterizzata da due nodi di diramazione (I e II) , tre punti di consegna (SA, SB ed SC) e
cinque tratte (S I, I II, I A, II B e II C). Risultano noti: la differenze di carico tra i serbatoi estremi,
le portata, le lunghezze e le scabrezze delle condotte , restano da determinare i diametri ed i cari-
chi piezometrici corrispondenti ai nodi I e II. Per ciascun percorso che collega S ai serbatoi è pos-
sibile scrivere l’equazioni delle perdite di carico δi come differenza tra i carichi estremi (quote note
dei serbatoi) :
∆ SA = δ S I + δ I A
∆ SB = δ S I + δ I − II + δ II B [a]
∆ SC = δ S I + δ I− II + δ IIC
Le tre precedenti equazioni idrauliche non sono sufficienti per la determinazione univoca dei diame-
tri dei cinque tratti costituenti la rete di adduzione .
Per conseguire la determinazione del sistema è possibile seguire
¾ Metodi euristici fissando i valori delle incognite sovrabbondanti (le quote piezometriche sui nodi
di diramazione o i diametri o le velocità in un numero di tratti pari al numero delle incognite
3
sovrabbondanti)
¾ Soluzioni di tipo economico che conducano ad un bilanciamento dei costi minimi C’ entranti ed
uscenti dai nodi di diramazione
3
Al crescere del numero dei nodi le soluzioni conseguenti tendono a discostarsi sempre più dalla soluzione di
minimo costo.
2rSI δSI +sSI= 2rIA δIA+sIA +2r I-II δ I-II +s I-II [C]
2r I-II δ I-II +s I-II =-2r II B δ II B +s II B +2r II C δII C +s II C
L'introduzione lungo una condotta di pezzi speciali, dispositivi di controllo e misura, apparecchiatu-
re di regolazione ecc. producono delle perturbazioni locali della corrente con diminuzione o aumen-
to della velocità (correlata all'aumento o diminuzione di pressione ).
V2
L'espressione generale delle perdite di carico dovute a punti singolari si scrive: ∆H = k con V
2g
velocità media e k un coefficiente tabellato, funzione del tipo di discontinuità inserito nella condotta
(Figura 6).
86 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO N.6
Due serbatoi sono collegati da una condotta di acciaio, costituita da due tronchi DN 100 e DN 200
lunghi rispettivamente 110 m e 35 m.
Causa l’intersezione con un grosso collettore fognario la condotta subisce un approfondimento rea-
lizzato con quattro gomiti con deviazione angolare di 45° ; il passaggio dal DN 100 al DN 200 è
realizzato con un divergente con angolo di apertura ϑ=20°.
Determinare la quota del serbatoio di monte tenuto conto che il livello del serbatoio di valle è
mantenuto a quota fissa +10 m sul fondo e la portata transitante è pari a 24 l/s.
Oltre le perdite di carico δ ripartita lungo la condotta, sono presenti apparecchiature e valvolismi
V2
causa di perdite concentrate ∆Hi per le quali è valida l’espressione ∆H = k con i seguenti valori
2g
di k:
1. Valvola di fondo (Sugheruola) k=1,5
2. Saracinesca k=0,25
3. 4.6.7. Gomito a 45° k=0,35
5. Giunzione a T di uguale DN k=0,50
8. Divergente per ϑ=20° k=0,40
9. Valvola unidirezionale k=0,30
10. Sbocco nel serbatoio k=1,00
Q 0 , 024 Q 0 , 024
V 2 −8 = = = 2 , 67 m / s V 8−9 = = = 0 , 70 m / s
ω π 0 , 107 2 ω π 0 , 209 2
4 4
2. Saracinesca k=0,25
2
V2 2 , 67
∆H 2 = k 2 = 0 , 25 ⋅ = 0 , 09 m
2g 19 , 62
( V1 − V 2 ) 2 ( 2 , 67 − 0 , 7 ) 2
∆H 8 = k 8 = 0 , 40 ⋅ = 0 ,08 m
2g 19 , 62
V2 0,72
∆H 9 = k 9 = 0 , 30 ⋅ = 0 , 007 m
2g 19 , 62
V2 0,7 2
∆H 10 = k 10 = 1⋅ = 0 , 025 m
2g 19 , 62
Pertanto la quota del serbatoio di monte dovrà essere +16,75 m rispetto la quota di superficie libe-
ra del serbatoio di valle.
88 Costruzioni Idrauliche
CAPITOLO 4
ACQUEDOTTO CON SOLLEVAMENTO MECCANICO
Dispositivi per sollevare le acque assumono particolare rilievo nel quattrocento su ispirazione di
modelli classici (Archimede 287 a.c. - Vitruvio 500 d.c.). Furono realizzate macchine necessarie per
creare artificialmente “salti d’acqua” indispensabili per alimentare le ruote idrauliche (Figura 1).
Figura 1 . Le ruote:
a. a cassetti
b. a secchielli
c. timpani
d. a schiaffo
L’evoluzione della ruota a tazze, descritta da Vitruvio nel de Achitectura è stata la noria (Figura 2)
: i recipienti sono fissati ad una catena sostenuta da due pulegge di cui la superiore è la motrice.
Nel caso in cui gli assi delle pulegge sono contenuti nello stesso piano verticale si ha la noria verti-
cale. La formula che fornisce il valore della portata è identica al caso precedente, salvo il valore
del rendimento volumetrico che è sensibilmente maggiore η = 75-85 %. Dal punto di vista costrut-
tivo la limitazione alle dimensioni delle norie è dipendente dallo sviluppo della catena , pertanto
possono arrivare fino a circa 12 metri . Oggi le norie sono ancora usate soprattutto nelle draghe
scavatrici o nel trasporto di materiali sciolti all'interno di porti, officine, silos , ecc.
Figura 2 . Norie
ηπd2
La portata è espressa da Q = v [m3/s]
4
con
η = rendimento pari al 60-70%
d = diametro del disco [m]
v = velocità di traslazione dei dischi [m/s] .
Questo tipo di pompa trova applicazione per l'estrazione di liquidi
molto torbidi o viscosi e possono spingersi fino a profondità di
circa 120-150 m.
Figura 3. Pompa a catena
90 Costruzioni Idrauliche
La Coclea o vite d'Archimede (Figura 4) rappresenta un tipo di macchina essenzialmente costi-
tuita da un cilindro rotante ad asse inclinato nel cui interno, solidale ad esso, è un'elica cilindrica
coassiale detta verme. Secondo la descrizione di Vitruvio l'asse della coclea aveva un'inclinazio-
ne di circa 37° mentre quella del verme di 45° rispetto all'asse di rotazione .
qzn
La portata può essere espressa dalla formula: Q= [l/s]
60
con
q volume di liquido compreso all'interno dell'involucro tra due filetti in litri
z numero di filetti
n numero di giri al minuto
Anche questa macchina viene attualmente utilizzata per l'estrazione e trasporto di liquidi molto
torbidi quali acque reflue e fanghi residuali da impianti di depurazione trattamento (Figura 5).
Figura 5
Il vapore prima e l’energia elettrica dopo hanno reso possibile la realizzazione di macchine idrauli-
che operatrici ; queste ricevono energia meccanica che trasferiscono in parte (rendimento η) al
liquido che le attraversa.
Nella Figura 6 sono illustrate tre tipologie classiche di impianto:
A. Impianto di sollevamento diretto tra due serbatoi ;
B. Impianto inserito lungo un tratto unicursale dove la quota piezometrica relativa tende ad an-
nullarsi;
C. Impianto costituito da una pompa sommersa inserita in un pozzo; la pompa solleva la portata
Q dalla quota del livello dinamico ( pari all’abbassamento del livello statico di falda a seguito
dell’emungimento del pozzo) al serbatoio in quota.
In ognuno dei casi gli elementi caratteristici di un impianto e della condotta soggetta a sollevamen-
to meccanico sono:
• La portata Q , espressa in [l/s] o [m3/ora], generalmente nota;
Hm = Hg+∆h(Q,DN,k,L)+ Σhi
92 Costruzioni Idrauliche
Per ciascun tipo di pompa, la funzione Hm = Hm (Q) può essere rappresentata graficamente dando
luogo ad una curva detta curva caratteristica della pompa.
• La potenza teorica Pt per sollevare la portata Q alla quota Hm sarà pari a
Nel campo acquedottistico, nei casi A e B, trovano largo impiego le elettropompe centrifughe ad
asse orizzontale (Figura 7) mentre in situazioni analoghe al caso C si ricorre all’uso di elettropompe
sommergibili (Figura 8).
la potenza da installare P =
(
9,81 Q Hg + ∆h + Σhi ) è funzione delle perdite di carico;
η
Il problema dell’ottimo economico si risolve nel ricercare il valore del diametro commerciale DN che
renda minima la somma del costo Ci di impianto rappresentato, generalmente, dal solo costo delle
tubazioni in quanto sia i lavori per la posa in opera della condotta (scavi, letto di posa e rinterro)
sono poco variabili con il diametro, così come le opere civili connesse con la realizzazione della
stazione di sollevamento,e del costo capitalizzato dell’energia CeC spesa per il funzionamento
dell’impianto per tutto il periodo di efficienza (≅25 anni). Nella seguente Figura 9 sono raffigurati
rispettivamente l’andamento qualitativo della funzione costo Ci(DN) e Ce(DN).
Una volta capitalizzati i costi di esercizio con la formula dell’interesse composto bancario
(1 + r ) n − 1
CeC = Ce con r =tasso di interesse ed n = durata economica dell’impianto
r (1 + r ) n
sarà possibile sovrapporre le due funzioni e ricavare dalla loro somma il valore minimo al quale cor-
risponde il DN di massima economia
Figura 9. Andamento qualitativo della funzione costo di impianto Ci costo di esercizio capitalizzato CeC
L’esempio seguente oltre a chiarire il concetto espresso dimostrerà, inoltre, che il calcolo economi-
co è indipendente dalla prevalenza geodetica e può essere riferito ad un metro di condotta.
94 Costruzioni Idrauliche
ESEMPIO N.7
Un impianto di sollevamento deve approvvigionare un serbatoio con una portata costante di 35 l/s
per una durata di 8 ore al giorno (pari a 8*365=2.920 ore /anno).
La condotta , in acciaio con coefficiente di scabrezza Strickler 90, ha uno sviluppo di 14.500 m ed
un salto geodetico di Hg=375 m.
Determinare il diametro commerciale che ottimizza l’impianto.
Definiti:
9 , 81 Q H m
• P= [kW] la potenza da installare
η
• E = t ore P [kWh] energia spesa nel periodo di funzionamento
• ck= 0,125 €/kWh prezzo dell’energia
• v = 0,5 [m/s] velocità minima in condotta
• V = 3,0 [m/s] velocità massima in condotta
• r=5% tasso di interesse
• n = 25 durata economica dell’impianto
• η = 0,75 rendimento
Nel campo compreso tra le suddette velocità risultano compatibili diametri commerciali dal DN 100
al DN 300 .
Q V ω Di DN
0,035 0,5 0,070 0,299 300-250
0,035 1,0 0,035 0,211 200
0,035 1,5 0,023 0,172 200-150
0,035 2,0 0,018 0,149 150-125
0,035 2,5 0,014 0,134 125
0,035 3,0 0,012 0,122 125-100
Si rilevano sul mercato i costi Γ, per m, delle tubazioni , comprensivi di trasporto ed IVA, riportati
nella seguente tabella
DN Di Costo DN Di Costo
mm €/m mm €/m
100 114 19,66 200 219 52,80
125 140 26,80 250 273 73,80
150 168 32,40 300 324 92,60
• Hm = Hg + ∆h altezza manometrica
• Ci = Γ* L costo dell’impianto
• P potenza installata
• E energia spesa
• Ce = ck * E
• CeC = Ce
(1 + r ) n− 1 = 14,0954 Ce
r (1 + r ) n
valore capitalizzato del costo di esercizio al tasso di interesse r= 5% per n=25 anni
Tabella I
DN Di Ks L Q ∆h Hg Hm
3
mm m m /s m m m
100 114 90 14500 0,035 2400,40 375,00 2775,40
125 140 90 14500 0,035 803,02 375,00 1178,02
150 168 90 14500 0,035 303,87 375,00 678,87
200 219 90 14500 0,035 73,96 375,00 448,96
250 273 90 14500 0,035 22,85 375,00 397,85
300 324 90 14500 0,035 9,17 375,00 384,17
DN Γ Ci P E ck CE CeC
€/m € kW kW/h €/kw € €
100 19,66 285.070,00 1270,6 4E+06 0,125 463.761 6.536.895
125 26,80 388.600,00 539,3 2E+06 0,125 196.843 2.774.579
150 32,40 469.800,00 310,8 907497 0,125 113.437 1.598.942
200 52,80 765.600,00 205,5 600164 0,125 75.021 1.057.444
250 73,80 1.070.100,00 182,1 531833 0,125 66.479 937.050
300 92,60 1.342.700,00 175,9 513550 0,125 64.194 904.836
7
)
6
6
Costi capitalizzati (€*10
Ci
5
CEc
4 Ci+CeC
0
100 150 200 250 300 350
Diametri commerciali DN
Il grafico mostra come all’aumentare del diametro DN aumentino i costi d’impianto Ci mentre il Co-
sto capitalizzato dell’energia CEC ha andamento opposto.
La somma delle due curve consente di tracciarne una terza, Ci + CEc , che presenta un minimo in
corrispondenza del quale si individua il diametro commerciale DN 200 che ottimizza l’impianto.
Ad analogo risultato si perviene svolgendo i calcoli senza tener conto della prevalenza geodetica e
riferendo i costi di impianto e di esercizio ad un metro di condotta, come riportato nella Tabella II e
relativo grafico.
96 Costruzioni Idrauliche
Tabella II
DN Di Ks Q ∆h
3
mm m /s m
100 114 90 0,035 0,1655
125 140 90 0,035 0,0554
150 168 90 0,035 0,0210
200 219 90 0,035 0,0051
250 273 90 0,035 0,0016
300 324 90 0,035 0,0006
DN G Ci P E ck CE CeC
€/m £ kW kW/h €/kw € €
100 19,66 19,66 0,0758 221,296 0,125 27,66 389,91
125 26,80 26,80 0,0254 74,0312 0,125 9,25 130,44
150 32,40 32,40 0,0096 28,0142 0,125 3,50 49,36
200 52,80 52,80 0,0023 6,81883 0,125 0,85 12,01
250 73,80 73,80 0,0007 2,10635 0,125 0,26 3,71
300 92,60 92,60 0,0003 0,84542 0,125 0,11 1,49
350
300
250
€
Ci
Costi capitalizzati
200 CEc
Ci+CeC
150
100
50
0
100 150 200 250 300 350
Diametri commerciali DN
Per il diametro DN 200 e per la portata assegnata di 0,035 m3/s corrisponde una velocità in con-
dotta di ≅ 1 m/s; questo rappresenta il valore assunto comunemente per la determinazione, spedi-
tiva, del diametro da assegnare alla condotta elevatoria, prescindendo dal calcolo economico.
1
Questi diagrammi a mosaico sono forniti dalle case costruttrici
Le altre grandezze caratteristiche della pompa così scelta vengono evidenziate dalle curve caratte-
ristiche tipiche del modello 100-251 (Figura 11).
In primo luogo si verifica che al punto di funzionamento corrisponda un rendimento soddisfacente ;
in questo caso risulta circa il 75% valore accettabile per questo tipo di macchine. Nel caso in cui il
rendimento si discosti da valori accettabili si dovrà scegliere un’altra pompa.
2
Per verificare la soglia oltre la quale inizia il fenomeno della cavitazione si utilizza la curva NPSH
Net Positive Suction Head (carico assoluto netto all’aspirazione). Per il corretto funzionamento
dell’impianto dovrà essere che :
NPSHdisponibile ≥ NPSHrichiesto
Sollevando acqua fredda in condizioni di pressione atmosferica normali
NPSHdisponibile=10 +Z+Y [m]
Z= dislivello tra superficie libera nella vasca di aspirazione ed il baricentro della girante ; per Z>0 il
dislivello è positivo e si chiama battente; per Z<0 il dislivello è negativo ed il suo valore assoluto si
chiama altezza di aspirazione (Figura 12).
2
aspirazione d’aria e creazione di vuoto nel tubo di aspirazione e nel collettore con conseguente caduta del
rendimento, rumore e portata irregolare
98 Costruzioni Idrauliche
Figura 11. curve caratteristiche tipiche della pompa KSB modello 100-251/k
Infine, sempre dalla Figura 11, può essere stabilita, con sufficiente precisione, la potenza assorbita
P [kW] mentre, nella Figura 12 sono illustrate le dimensioni di ingombro del gruppo pompa-motore,
il posizionamento della valvola di regolazione Vrg e della valvola di ritegno Vrt .
Qualora una singola pompa non sia in grado di erogare tutta la portata necessaria , oppure si de-
sidera per esigenze di servizio frazionare la portata complessiva, si ricorre all’installazione di due o
più pompe in parallelo, in questo caso le singole portate si sommano e la curva caratteristica si co-
3
struisce sommando le curve delle singole pompe in corrispondenza di punti alla stessa prevalen-
za (Figura 13).
Qualora una singola pompa non sia in grado di fornire tutta la prevalenza necessaria, oppure si de-
sideri per esigenze di servizio frazionare tale prevalenza, si può ricorrere a vari sistemi.
Il primo consiste nel realizzare stazioni intermedie di sollevamento provviste di serbatoi di discon-
nessione e di prelievo per il rilancio successivo (Figura 14).
3
se le pompe sono uguali la portata totale è data dalla moltiplicazione delle portate della singola pompa per il
numero delle macchine in parallelo.
La scelta di questo particolare tipo di macchina, note la portata Q e la prevalenza Hm del punto di
funzionamento desiderato, viene effettuata preliminarmente esaminando diagrammi del campo ca-
ratteristico di impiego di elettropompe multi-stadio . Ad esempio per una coppia di valori Q=45 l/s
( 2.700 l/min – 162 m3/h) ed Hm = 260 m di colonna d’acqua dal Campo caratteristico di impie-
go di elettropompe centrifughe multi stadio ad asse orizzontale tratto dal catalogo della Ercole Ma-
relli si individua il tipo PGM 150/8 giranti (Figura 17).
Figura 17. Campo caratteristico di elettropompe centrifughe multistadio ad asse orizzontale MARELLI
Figura 18. curve caratteristiche tipiche della pompa MARELLI modello PGM 150
Scelta la pompa resta definita, come detto, la curva caratterista rappresentativa della condizione
espressa dalla Q=Q(Hm) determinando condizioni di funzionamento variabili: aumentando progres-
sivamente la portata diminuisce l’altezza monometrica o viceversa.
Per contro la prevalenza Hm è altresì funzione delle perdite ∆h caratteristiche di un solo tipo di im-
pianto elevatorio; questa condizione è rappresenta da una parabola con vertice in H sulla retta
delle ordinate e viene definita Curva caratteristica dell’impianto. Questa deriva dalla somma della
componente statica rappresentata dalla altezza geodetica Hg, indipendente dalla portata, e dalla
Figura 20. spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica dell’impianto
Nel caso in cui si abbia a disposizione una pompa di assegnata caratteristica Q=Q(Hm) si potrà de-
terminare il diametro della condotta costituente l’impianto in modo da avvicinarsi al Punto di Fun-
Figura 21. Spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica della pompa
ESEMPIO N.8
Determinare il diametro di una condotta di acciaio necessaria per riempire, in circa 12 ore, una va-
sca di 3500 m3 posta a quota 160 m s.m. Il serbatoio di alimentazione, ubicato a quota di 35 m
s.m., è distante 2.850 m. Determinare il Punto di Funzionamento ottimale dovendo utilizzare una
elettropompa, della quale è nota la curva - Figura A.
2
H = -0,0176Q + 0,4352Q + 314,11
Q ∆H150 ∆H200 ∆ H250 ∆ Hg ∆ Hm150 ∆ Hm200 ∆ Hm250
R = 0,988 20 25,04 6,07 1,83 125 150,04 131,07 126,83
400 30 56,35 13,67 4,12 125 181,35 138,67 129,12
H m [m]
100
350
DN150
0 300
0 40 80 Q [l/s] 120 DN200
250
Figura A
Poiché la curva caratteristica dell’im- DN250
200
Hm [m]
Figura B
Sul diagramma (Figura B) le coppie di valori Qi e ∆Hi definiscono tre curve caratteristiche
d’impianto; il punto di funzionamento ottimale è dato dalla condotta con DN 200 con una portata
di circa 80 l/s pari a 3.456 m3 in 12 ore di funzionamento della pompa.
Per quanto riguarda il volume da assegnare alla vasca di accumulo questo è funzione del-
le ore di funzionamento dell’impianto (generalmente le 8-10 ore notturne); infatti, nelle
ore di fermo dell’impianto, la portata del giorno dei massimi consumi Qgm [l/s] dovrà esse-
re invasata per poter essere sollevata nel periodo di funzionamento.
Con riferimento alla Figura 23 fissato un tempo di pompaggio Tp=8 ore resta definito un
tempo di fermo dell’impianto Tf =24 – Tp =16 ore . Pertanto il volume Vs della vasca di alimen-
3600
tazione S sarà pari Vs = Qgm ⋅ Tf ⋅ = Qgm ⋅ 16 ⋅ [m3] mentre la portata di dimensionamento
1000
24
della condotta elevatoria Qs , essendo Qgm ⋅ 24⋅ = Qs ⋅ 8 sarà Qs = Qgm ⋅ = 3 ⋅ Qgm
8
Figura 23
Infine circa il numero di pompe da installare si può considerare che, a parità di portata sollevata ,
tra due impianti possibili quello con più pompe sarà sicuramente più costoso ma con il vantaggio di
avere una maggiore flessibilità di esercizio. Poiché in qualsiasi impianto si dovrà provvedere anche
ad unità di riserva, partendo dal caso più semplice di installare una sola pompa capace di sollevare
4
Venturimetro : rientra nella famiglia delle apparecchiature di misura a pressione differenziale : diaframmi,
boccagli , tubi Venturi. Sono particolarmente adatti per la misura delle portate di correnti in pressione; le ca-
ratteristiche dei singoli dispositivi e le modalità di installazione e misura sono riportate nelle Norme UNI 1559 e
1597 ( diaframmi e boccagli) e dalla UNI 2323 e 2330 (venturimetri). Il principio di funzionamento si basa sulla
caduta di pressione statica ∆h tra monte e valle dell'apparecchio inserito nella condotta (Figura 26), la quale
permette di dedurre la portata Q = k ∆p , una volta noto il coefficiente strumentale k funzione, principalmente,
della geometria dello strumento. La misura di pressione differenziale viene eseguita sia con apparecchi a lettura
diretta quali manometri differenziali, sia con apparecchi a lettura indiretta tramite un segnale meccanico,
pneumatico , elettrico ed elettronico. A seconda del tipo di apparecchio è possibile la trasformazione del ∆h letto
in valori di portata Q.
5
generalmente su cavetto bipolare posto in opera all’interno di una guaina di protezione affiancata alla condotta
elevatoria.
In un impianto con sollevamento meccanico nel caso in cui si abbia un arresto brusco del funzio-
namento del motore della pompa, causato ad esempio per interruzione di energia elettrica, la co-
lonna d‘acqua, in moto ascendente, si arresta provocando all’inizio della condotta, nei pressi della
pompa, un’onda elastica di depressione (1^ Fase) che può scendere al disotto di quella atmosferica
con conseguenti sforzi di compressione sulla tubazione. Successivamente inizia a staccasi dal ser-
batoio verso la pompa un’onda elastica di pressione che produce sull’otturatore della valvola di ri-
tegno un colpo diretto o d’ariete (2^ Fase) che genera sovra-pressione estremamente pericolose
per la resistenza del materiale. Per contraccolpo si genera una seconda onda che si propaga dalla
pompa verso il serbatoio. Quando questa arriva al serbatoio un’altra onda si propaga verso la
pompa generando un secondo colpo d’ariete, smorzato rispetto alla fase precedente e fino
all’esaurimento del fenomeno dovuto alle perdite di carico per attrito lungo la condotta.
Figura 28. Schema di impianto di sollevamento con cassa d’aria per attenuazione del colpo d’ariete
1 ⎡1 D ⎤
= ρ⎢ +
c2
⎣ ε s ⋅ E ⎥⎦
ε
Nell’ipotesi di condotta estremamente rigida (E= ∞) la celerità c = =1.425 m/s.
ρ
In realtà, per effetto della deformabilità della tubazione, la celerità assume valori variabili anche in
funzione del modulo di elasticità E del materiale. (Tabella I)
Tabella I
Il fenomeno, sommariamente descritto, è estremamente complesso ed esula dai contenuti del cor-
6
so e pertanto si forniscono nozioni di carattere pratico sufficienti per valutare le massime sovrap-
pressione e depressioni e per verificare la necessità o meno di dispositivi di attenuazione.
Si consideri una pompa che sollevi una portata Q0 con una velocità media in condotta V0 supposto
che la velocità diminuisca bruscamente ad un valore V< V0 si genera una depressione
c
∆h = − ⋅ (V0 − V) [m]
g
c
Per arresto brusco del motore si avrà V=0 per cui la massima depressione sarà : ∆h = − ⋅ V0 [m]
g
Nel caso di tubazione metallica c = 1000 m/s g = 9,81 m/s2 ∆h ≅ - 100 V0
Nel caso di tubazione di PEAD c = 200 m/s g = 9,81 m/s2 ∆h ≅ - 20 V0
La massima depressione, in metri di colonna d’acqua, risulta nel primo caso circa 100 volte la velo-
cità media mentre nel secondo caso scende a circa 20 volte. La massima sovrappresione generata
nella seconda fase, è circa uguale, in valore assoluto, alla massima depressione.
Nel caso di impianti elevatori la determinazione della legge di chiusura V = V(t) è estremamente
complessa tenuto conto sia del numero di giri della macchina e sia dalla curva caratteristica porta-
ta-prevalenza Q= Q(H).
6
Le situazioni particolari che possono verificarsi e la complessità del problema fanno si che tali dispositivi ven-
gono, di regola, dimensionati da specialisti del settore.
Tabella II
k dipende dalla lunghezza della condotta L : K=1 per L > 2000 m ; K= 2- 0,0005 L per L ≤ 2000 m
Per la determinazione della massima oscillazione di carico si utilizza la formula di Micheaud
2 ⋅ L ⋅ V0
∆Ymax =
g ⋅ Tc
Le Norme Tecniche sulle tubazioni di cui al DM del 12 dicembre 1985 pongono limiti alla massima
sovrappressione da colpo d’ariete ammissibile in funzione della pressione idrostatica (Tabella III).
In caso di sovrappresioni maggiori occorrerà prevedere dispositivi di attenuazione .
Tabella III
Q0 0,035
• Velocità a regime V0 = = = 0,92 m/s
ω 0,2192 ⋅ π
4
Hm 448,96
Per = = 0,031 Ö C=0.5 mentre per L> 2000 m Ö K=1
L 14500
V0 ⋅ L 0,92 ⋅ 14500
pertanto il tempo di chiusura Tc = C + k ⋅ = 0,5 + 1 ⋅ ≅ 3,52 secondi
g ⋅ Hm 9,81 ⋅ 448,96
2 ⋅ L ⋅ V0 2 ⋅ 14500 ⋅ 0,92
mentre la massima sovrappressione ∆Ymax = = = 772,63 (*) m
g ⋅ Tc 9,81 ⋅ 3,52
(*) valore superiore a quanto riportato nella Tabella III delle Norme Tecniche sulle tubazioni di cui
al DM del 12 dicembre 1985 e pertanto è da prevedere una cassa d’aria per l’attenuazione del colpo
d’ariete. All’interno della cassa l’acqua raggiunge un livello al disopra del quale c’è aria in pressione
che, in condizione di regime, ha un valore pari alla piezometrica nella sezione iniziale della condot-
ta. Nell’eventualità di stacco dell’energia e conseguente blocco della pompa diminuisce la portata
e conseguentemente la pressione in condotta ; l’aria contenuta nel serbatoio si espande inviando
acqua nella tubazione prolungando, di fatto, il tempo di chiusura Tc.Questo tempo è ovviamente
funzione del volume d’acqua immesso nella condotta, ovvero della dimensione e del numero della
casse.
Per il dimensionamento possono essere seguite teorie elastiche le quali tengono conto delle carat-
teristiche del liquido e della tubazione o teorie semplificate , o anelastiche, che considerano il
fluido incomprimibile e la condotta indeformabile (teoria di Evangelisti).
I serbatoi, indipendentemente dal tipo di impiego della risorsa idrica, debbono essere:
protetti dall'ambiente circostante impedendo infiltrazioni di acque esterne e possibilità di con-
tatto con persone, animali e vegetali;
costruiti con materiali non aggredibili dall’acqua invasata e tali da non modificarne i caratteri
propri.
progettati garantendo la protezione igienica e termica
strutturati assicurando una adeguata circolazione alla acqua invasata; pertanto vengono realiz-
zati con strutture chiuse ed il collegamento con l’esterno viene realizzato con un unico accesso
controllato con porta metallica idonea ad ambienti umidi.
5.1. TIPOLOGIE
E’ usuale classificare i serbatoi in funzione della loro posizione rispetto alla quota del terreno natu-
rale nell’area di realizzazione (Figura 1).
Figura 1
I serbatoi sono costituiti da una o più vasche d’accumulo e dalla camera di manovra.
Due o più vasche permettono la continuità dell'esercizio anche durante le fasi di pulizia e di ma-
nutenzione ordinaria, potendosi eseguire le operazioni tenendo in esercizio almeno una unità.
L’acqua viene prelevata dalle vasche con una condotta dotata di una valvola di fondo o succheruola
realizzata con lamiera metallica (Figura 4).
DN 100 26 kg
DN 200 90 kg
DN 300 180 kg
DN 350 250 kg
Nel caso di piccoli centri, caratterizzati da capacità d’accumulo di qualche centinaio di m3, si realiz-
za un’unica vasca; in questo caso la distribuzione d’acqua, in caso di necessità, può essere mante-
nuta by-passando il serbatoio e collegando direttamente l’acquedotto con la rete di distribuzione
tramite un circuito idraulico appositamente predisposto nella camera di manovra.
In questo ambiente sono allocati i circuiti idraulici di alimentazione, derivazione, by-pass, sfioro e
scarico, tutti i valvolismi ed i dispositivi necessari per la sicurezza ed il controllo, le apparecchiature
per la misura delle portata (tubo venturi) e dei volumi in uscita (misuratore Woltmann) Figura 5 .
A tal fine sul frontale della camera di manovra, in quota, viene realizzata una luce di piccole dimen-
sioni protetta da inferriate e reti metalliche con interposta lana di vetro con funzione di filtro. Di-
spositivo analogo si realizza nel vano-porta di comunicazione tra camera di manovra e vasche. Per
ostacolare lo sviluppo di larve d’insetti e di alghe, le vasche non debbono avere illuminazione per-
manente. Per tutti i tipi di serbatoi sono previsti dispositivi di scarico e di sfioro delle vasche (Fi-
gura 6).
Gli scarichi, regolati da saracinesche, ri-
versano le acque in una canaletta realiz-
zata nel pavimento della camera di ma-
novra e da questa convogliate alla fogna-
tura urbana, o ad un ricettore se presen-
te, per il tramite di un pozzetto idraulico o
sifone. Gli organi di sfioro, presenti su
ciascuna vasca, debbono avere deflusso
libero e, se collegati agli scarichi, allaccia-
ti a valle delle saracinesche dello scarico.
Nel serbatoio di testata l’adduttrice esterna entra nella camera di manovra ed alimenta attraverso
un collettore, con saracinesche di sezionamento, le vasche. L’alimentazione dall’alto disconnette
idraulicamente l’acquedotto esterno. L’alimentazione della rete parte dal fondo delle vasche; an-
che in questo caso un collettore con saracinesche di sezionamento invia in rete l’acqua prelevata
dalla singole vasche; in caso di manutenzione di una vasca è possibile alimentare la rete con l’altra
(Figura 10).
Nel caso di reti a serbatoio terminale l’alimentatrice si disconnette in una torre piezometrica con
uno schema analogo al precedente. La condotta distributrice che collega la torre al serbatoio termi-
1
Misuratori di volume tipo Woltmann: questi apparecchi hanno montato sul loro asse un'elica orizzontale la
quale aziona un meccanismo formato da una vite senza fine collegata ad un demoltiplicatore e ad un totalizza-
tore ; generalmente per la misura di grandi portate vi è un dispositivo di regolarizzazione dei filetti di corrente
costituito da pale orientabili montate avanti l'elica del contatore. I diametri variano dai 100 agli 800 mm con
condizioni di funzionamento fino a 16.000 m3/h ; provocano basse perdite di carico. Poichè il loro funzionamen-
to è condizionato fortemente dalle perturbazioni indotte sulla corrente si dovrà inserire una condotta rettilinea
di lunghezza pari a circa 12-20 volte il DN dell'elemento perturbatore (saracinesca, curva, T, ecc); tale lunghez-
za può essere ridotta con l'introduzione di uno stabilizzatore di corrente , ma si avranno, per contro, maggiori
perdite di carico; a valle del contatore , solo in caso di saracinesche di regolazione o restringimenti di sezione, è
da prevedere una condotta rettilinea di almeno 5 DN. Infine per evitare passaggi di aria che falserebbero la mi-
sura l’apparecchio va tenuto più basso della condotta.
La capacità del serbatoio associata ad interruzioni dell’adduzione dell’acquedotto per fatti acci-
dentali è detto Volume o Capacità di Riserva Cr . Valutazioni circa i tempi necessari per le
riparazioni (accessibilità dei luoghi, disponibilità di persone, mezzi e materiali) portano a consi-
derare, generalmente, sufficiente un giorno. Pertanto, è consuetudine assumere la capacità di
riserva Cr pari al flusso in 24 ore della portata media del giorno dei maggiori consumi Qg :
86400
Cr = Qg ⋅ m3
1000
Per una popolazione Pndi 3.000 abitanti con dm , dotazione idrica l/ab*giorno (Capitolo 2.2 Ta-
Pn ⋅ dm 3000 * 275
bella III), 275 [l/(ab giorno)] Æ Q = = = 9,5 l/s
86400 86400
86400
Capacità di Riserva: Cr = 19 ⋅ ≅ 1642 m3
1000
Per una popolazione Pndi 200.000 abitanti la dotazione idrica pro capite dm (Capitolo 2.2 Tabel-
P ⋅d 200000 * 600
la III) è di 600 [l/(ab giorno)] Æ Q= n m = = 1388,8 l/s
86400 86400
86400
Capacità di Riserva: Cr = 2083,2 ⋅ ≅ 180000 m3
1000
il rifornimento idrico necessario per periodi di emergenza conseguenti ad incendi .
Per una corretta valutazione della Capacità di riserva per incendi Ci occorre tener presente la
dimensione e la natura del carico di incendio2 l’estensione delle zone da proteggere con conse-
guente variazione della richiesta d’acqua. La Normativa prevede tre distinte aree di rischio:
1. Area di livello 1 o classe A : comprende edifici di civile abitazione, luoghi di culto, alberghi
(con esclusione delle centrali termiche), impianti sportivi. L’impianto deve garantire il funzio-
namento di due idranti con lancia DN45 con portata per ciascun idrante di 2 l/s ed una pressione
residua di 2 bar (20 m di colonna d’acqua) per almeno 30 minuti.
3. Area di livello 3 o classe C : in queste aeree rientrano particolari opifici per la lavorazione,
confezionamento e deposito di materiali infiammabili. Per questo tipo di aree deve essere pre-
visto oltre un impianto interno anche una rete esterna che deve garantire il funzionamento di
non meno di sei idranti con lancia DN70 con portata per ciascun idrante di 5 l/s ed una pressio-
ne residua di 4 bar (40 m di colonna d’acqua) per almeno 120 minuti.
Gli idranti devono essere posizionati affinché il Fronte specifico di protezione inteso come estensio-
ne in metri del fronte di facciata di un edificio da proteggere con un idrante non superi:
120 m per le aree di classe B
80 m per le aree di classe C
con idranti di soprassuolo del tipo a colonna con due attacchi DN70 (Figura 14);
nel tipo sottosuolo (Figura 15) provvisto di un solo attacco DN70 il Fronte specifico di protezio-
ne scende a
2
Cfr. Circolare del Ministero Affari Interni n.91 del 14 settembre 1961.
Nelle aree di classe A gli idranti sono ubicati agli incroci stradali e lungo le stesse a distanza non
superiore a 200 m per zone a debole intensità abitativa e 100 m per i centri urbani.
Per fissare, in modo preliminare, la capacità da assegnare al serbatoio per il servizio antincendio
si ricorre all’utilizzo di numerose formule desunte in funzione della popolazione :
3600
per piccoli centri abitati (fino a 3000 abitanti) : Ci= nqi*th* [m3]
1000
n =numero di idranti
qi = portata di un singolo idrante [l/s]
th = durata di utilizzo dell’impianto [ore]
Ipotizzando l’utilizzo contemporaneo di due idranti DN45 con portata complessiva di 4 l/s per
una durata di 3 ore : Ci=0,004*3*3600 ≅ 43 m3
3600
Per popolazione maggiore (fino a 200.000 abitanti) Ci= 6 ⋅ N th [m3]
1000
N =popolazione espressa in migliaia
th = durata di utilizzo dell’impianto [ore]
accumulare volumi d'acqua necessari a compensare, nel tempo, fluttuazioni dei con-
sumi rispetto alla costanza della portata dell’acquedotto.
La determinazione del Volume o Capacità di compenso Cc da assegnare al serbatoio affinché
la domanda d'acqua risulti soddisfatta, è governata dalla equazione di continuità idraulica:
dCc
qa − qu = [a]
dt
Risultano noti o facilmente determinabili:
qa = qa(t)
qu = qu(t)
Considerato i sotto-periodi di durata ti durante i quali qu(t) >qa, si determina la capacità ne-
cessaria alla compensazione con la semplice relazione
ti
Cc =
∫0
qu(t )dt − qati [b]
Nel caso in cui non si conosce con precisione la funzione qu(t) , legata alle abitudini degli utenti
ed alla variabilità nel tempo delle stesse, per la determinazione della Cc viene fatto spesso rife-
rimento a dati assunti da rilevamenti che hanno portato alla seguente valutazione statistica di
correlazione tra Cc e qa: ricordato che la portata addotta nel serbatoio è, generalmente, la por-
tata media del giorno dei massimi consumi :
9
qa = k g ⋅ Q a = Q g [l/s] 86,4 ⋅ Qg = 0,375 ⋅ 86,4 ⋅ Qg [m3]
⇒ Cc =
24
Seguendo gli esempi precedenti. per una popolazione Pn = 3.000 ed una portata del giorno dei
massimi consumi di Q g = k g ⋅ Q a = 2 ⋅ 9,5 = 19,0 l/s discende una Capacità di Compenso :
mentre per una popolazione Pn = 200.000 abitanti ed una portata del giorno dei massimi consumi
di Qg = k g ⋅ Qa = 1,5 ⋅ 1388,8 = 2083,2 l/s la Capacità di Compenso risulta :
Dal confronto dei dati rilevabili dagli esempi precedenti, Tabella IV, si evince che il volume o capa-
cità di riserva antincendio Ci è , generalmente, inferiore 4al volume o capacità di riserva Cr ; ravvi-
sato che la capacità di compenso Cc non deve essere intaccata, il volume totale Vt da assegnare al
serbatoio sarà dato dal volume Cc a cui andrà sommato la maggiore tra la Capacità di riserva Cr
e la Ci antincendio, potendo escludere la contemporaneità delle cause generatrici.
Tabella IV
Pn Cr Ci Cc Vt
3 3 3 3
abitanti m m m m
3.000 1.642 43 616 2.301
200.000 180.000 1.527 67.500 249.027
Quando, invece, avendo a disposizione i diagrammi settimanali dei fabbisogni idrici orari (Figura 16
l’area evidenziata rappresenta il volume richiesto dalla rete) è possibile costruire il diagramma
cronologico delle portate richieste dagli utenti, nel giorno dei massimi consumi (Figura 17).
3
generalmente la portata del giorno dei massimi consumi.
4
Per centri abitati con esclusione della area A e B suscettibili di valutazioni più approfondite
dCc
Dall’analisi dei dati rilevabili l’integrazione della equazione differenziale [a] qa − qu = si esegue
dt
o con il metodo delle differenze finite o tramite metodo grafico basato sulla funzione integrale delle
portate.
Figura 17. Diagramma cronologico delle portate richieste dagli utenti, nel giorno dei massimi consumi
Metodo delle differenze finite: nella Figura 18 è stata riportata sul diagramma cronologico dei
fabbisogni orari qu(t) , la qa(t) , portata dell'acquedotto (costante nel tempo).
t1
Nell’intervallo di tempo t0 ÷ t1 l’integrale V1 =
∫t0 q dt = qa(t1 − t0 ) rappresenta il volume affluito
t1
nel serbatoio (essendo q = qa) nell’intervallo t0 ÷ t1 la V'1 =
∫t0 q dt rappresenta il volume ero-
gato dal serbatoio (q = qu). La differenza V1 − V'1 è il volume invasato nel serbatoio nell’intervallo
t0-t1 quindi l'area compresa tra la qu(t) e la qa(t) nei differenti intervalli di tempo t0 ÷ t1, t1 ÷ t2,
t2 ÷ T, rappresenta il volume di supero (qu < qa) o il volume deficitario (qu > qa) rispetto alla ri-
chiesta. Negli intervalli di tempo t0 ÷ t1, t2 ÷ T la qa risulta superiore alla qu. I volumi V1 e V3
non utilizzati dalla rete vengono pertanto accumulati nel serbatoio, mentre il volume V2 dovrà es-
sere erogato dal serbatoio ad integrazione della contemporanea portata di afflusso. Alla fine del
periodo T affinché sia possibile la compensazione della variabilità dei consumi rispetto alla costanza
della portata dell’acquedotto dovrà sussistere l’eguaglianza tra volume affluito e volume erogato :
V1 + V3 = V2. Perchè la prefissata successione delle portate qu risulti realizzabile il serbatoio do-
vrà avere un volume di invaso iniziale V0 ed una capacità non inferiore a Cc. La determinazione
delle due grandezze discende dalla integrazione a passi finiti della equazione differenziale
dCc
qa − qu = . V0 è incognito; i Vi sono noti. Riportata, in forma tabellare, la successione cronolo-
dt
gica dei volumi invasati
tempo intervallo Volumi invasati
t = t0 = 0 V = V0
t = t1 t0 – t1 V = V0 + V1
t = t2 t1 – t2 V = V0 + V1 - V2
t=T t2 - T V = V0 + V1 - V2 + V3
Riga per riga si effettuano le cumulate dei valori noti. La somma negativa massima in modulo è V0.
Noto V0, riga per riga, si effettua la somma. La somma massima è la Capacità di Compenso del
serbatoio (vedi Esempio n.10).
t
Metodo grafico : trova fondamento nella funzione integrale : V =
∫0 q ⋅ dt
Nella Figura 19 a sono riportati:
t
• la funzione Vu(t)= ∫0 qu ⋅ dt - curva dei volumi richiesti dalla rete, in funzione del tempo t
variabile qu richiesta.
Si trasla verticalmente la retta di regolazione fino a far toccare superiormente ed inferiormente la
cumulata delle portate richieste Vu(t). Eseguite queste operazioni, l'intervallo tra le due rette rap-
presenta il volume necessario da assegnare al serbatoio per consentire la prestabilita regolazione
dei deflussi. L’area punteggiata rappresenta la condizione di disponibilità di acqua nel serbatoio.
Anche nel caso di afflussi variabili causati da un esercizio periodico e discontinuo come, ad esem-
pio, nel caso di impianti di sollevamento, la capacità di compenso Cc necessaria per la regolazione
è ricavabile ancora graficamente. Noti nel periodo T le portate richieste e l’orario di esercizio del
sollevamento (Figura 20 a) risulta agevole tracciare le curve :
Va (t) = volumi di afflusso al serbatoio nei periodi 0 ÷ t1 e t2 ÷T
Vu (t) = volumi richiesti dalla rete nell’intero periodo T
ESEMPIO N.10
Determinare la Capacità di Compenso Cc di un serbatoio posto a servizio di una rete urbana.
La portata di alimentazione qa=40 l/s, costante nel tempo ed addotta dall’acquedotto esterno, è
quella del giorno dei massimi consumi.
Caso A: non si ha conoscenza della variabilità dei consumi della rete e pertanto si ricorre a valuta-
zioni di tipo statistico per le quali si assume:
Caso B : nota la variabilità dei consumi qu(t) nel periodo T di 24 ore, così come riassunti nella
seguente tabella, è possibile determinare la Cc seguendo sia un procedimento analitico e sia grafi-
co.
ora 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
portata 5 2 2 2 6 23 107 135 82 75 74 75
ora 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
portata 84 95 75 44 33 33 38 23 12 10 8 6
6
• Nell’intervallo compreso tra le ore 0÷6 l’integrale V1 = ∫ q dt
0
rappresenta il volume accumu-
(q = qu - qa) .
• Infine nel terzo ed ultimo periodo, tra le ore 16÷24 , il volume V3 torna ad essere un volume ac-
cumulato nel serbatoio .
Alla fine del periodo T affinchè sia possibile la compensazione della variabilità dei consumi rispetto
alla costanza della portata dell’acquedotto dovrà sussistere l’eguaglianza tra volume affluito e vo-
lume erogato : V1 + V3 = V2 .
Perchè la prefissata successione delle portate qu risulti realizzabile il serbatoio dovrà avere un vo-
lume di invaso iniziale Vo ed una capacita non inferiore a Cc.
La determinazione delle due grandezze discende dalla integrazione a passi finiti della equazione dif-
ferenziale
∫t
V = qdt .
Ricordato che “ riga per riga si effettuano le cumulate dei valori noti, la somma negativa massima
in modulo (colonna 8) è V0.
Noto V0, riga per riga, si effettua la somma,la somma massima (colonna 9) è la Capacità di Com-
penso del serbatoio.
Figura B Figura C
Graficamente , sulla funzione Vu(t) (cumulata dei valori delle portate qu ) si trasla verticalmente il
diagramma della Va(t) fino a far toccare superiormente ed inferiormente il diagramma della Vu(t)
La capacità Cc è rappresentata dalla distanza tra le curve qap traslate superiormente ed inferior-
mente alla qu .
GENERALITA’
Le reti di distribuzione urbana rappresentano l’insieme dei manufatti, delle apparecchiature e delle
tubazioni che si sviluppano nei centri abitati al fine di portare la risorsa idrica alle singole utenze
private ed ai servizi pubblici con condotte che percorrono il sottosuolo. Sulle tubazioni sono inseriti
differenti tipi di prese, per utenze private, per utenze pubbliche, per idranti d'incendio, per
fontanelle stradali. Sono, inoltre, presenti i dispositivi per lavaggio delle fogne e le derivazioni
per idranti da innaffiamento. Completano la rete i dispositivi di intercettazione, di sfiato e di scari-
co e, in casi non molto rari, i valvolismi per la riduzione della pressione.
Nei grandi centri abitati coesistono reti di distribuzione che erogano acque di differenti caratteri-
stiche destinate al soddisfacimento di richieste di differente natura.
Nella città di Roma, ad esempio, alcuni quartieri sono serviti oltre che dalla rete potabile anche
dalla rete per servizi dalla quale si deriva per l'innaffiamento ed il lavaggio delle strade e per
l'irrigazione dei giardini pubblici. Nella città di Genova l'acqua della rete antincendio e per il lavag-
gio delle strade viene attinta dal mare e portata agli idranti con apposita rete di distribuzione.
Nella città di Pescara la rete dei servizi del mercato ittico deriva e distribuisce acqua di mare. Nel-
la Zona Tecnica Alitalia dell'Aeroporto Intercontinentale Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma)
sono presenti tre reti di distribuzione, la rete potabile, la rete industriale e la rete antincendio.
La prima rete deriva dagli acquedotti a servizio della città di Roma, la seconda e la terza rete utiliz-
zano le acque prelevate con sollevamento dal fiume Tevere.
• reti con serbatoio in testata: l’adduttrice alimenta direttamente il serbatoio dal quale si
dipartono le condotte della rete. L’alimentazione del serbatoio, pertanto, è caratterizzata da porta-
ta costante mentre l’erogazione dal serbatoio è caratterizzata da portata variabile.
• reti con serbatoio terminale: le condotte della rete si sviluppano tra adduzione e serbatoio.
La condotta di adduzione termina, con sbocco libero, in corrispondenza di una torre piezometrica
che assolve la funzione di disconnessione delle pressioni. Dalla torre piezometrica deriva il siste-
ma di condotte della distribuzione. All’estremo opposto della rete è ubicato il serbatoio.
Nel considerare il funzionamento idraulico delle reti a serbatoio terminale vanno distinti i periodi
della giornata durante i quali le portate erogate Qu(t) risultano superiori alla portata costante
Qa dell'acquedotto, dai periodi della giornata durante i quali le portate erogate Qu(t) risultano infe-
riori alla portata dell’acquedotto.
Nelle prime condizioni di esercizio (Qu > Qa) la rete viene alimentata parte con la portata dell'ac-
quedotto e parte con la portata erogata dal serbatoio terminale.
Nelle seconde condizioni di esercizio (Qu < Qa) tutta la rete viene alimentata da quota parte
della portata addotta dall’acquedotto. Il supero rispetto alle richieste viene accumulato nel serba-
toio terminale.
Una rete di distribuzione è costituita da un sistema di condotte le quali collegano un certo numero
di punti, detti nodi, solo nei quali possono avvenire immissioni o erogazioni di portata. Con riferi-
mento alla Figura 3, le reti possono essere :
1. ramificate aperte o a connessione semplice; in questo caso il percorso possibile dal ser-
batoio a qualsiasi nodo è unico;
2. chiuse o a connessione multipla; il percorso possibile da un nodo a qualsiasi altro non è
unico;
3. miste; costituite da un insieme chiuso e da rami aperti
Le condotte costituenti una rete di distribuzione di un centro abitato vengono classificate in cinque
distinte categorie
1) Condotta Alimentatrice Principale: collega la torre piezometrica al serbatoio terminale e con percorso
baricentrico attraversa il centro da servire. Nel caso di serbatoio di testata la condotta alimentatrice principa-
le, con tracciato ad anello, percorre il centro da servire con inizio e termine nel serbatoio di testata. Le
condotte di questa categoria, nel caso di centri abitati ed aree industriali di media e piccola dimensione, di
regola sono monodiametro. Non hanno derivazioni per utenze se la tubazione è di grande diametro.
2) Condotte Alimentatrici Secondarie : servono aree estese circa 1 km2 dipartendosi direttamente dalla
Condotta Alimentatrice Principale. Sono anch'esse di regola realizzate con tubazioni monodiametro e vi si am-
mettono diramazioni d'utenza solo in presenza di piccoli diametri.
3) Condotte Distributrici Con Servizio Antincendio : vengono a formare maglie chiuse di lato non superiore
a 200 m con ubicati ai nodi gli idranti da incendio. Hanno diametro fisso pari a 125-150 mm. Sulle stesse sono
presenti derivazioni per utenze private.
4) Condotte Distributrici Senza Servizio Antincendio : hanno diametro non inferiore ad 80 mm e percorro-
no tutte le strade del centro da servire eccettuate quelle interessate dalle Distributrici con Servizio di Antincen-
dio.
5) Condotte Equilibratrici : realizzano i collegamenti tra le estremità delle Condotte Alimentatrici Secondarie
al fine di equilibrare il funzionamento idraulico della rete e consentire un accettabile esercizio anche in condi-
zioni di emergenza dovute ad incendi in atto o rotture di condotte della rete.
Le reti di distribuzione urbana funzionano in condizioni di moto vario. La variabilità del sistema, pe-
raltro, risulta estremamente graduata e, nella pratica, viene fatto riferimento a due condizioni e-
streme corrispondenti al moto permanente dell’ora dei maggiori consumi ed al moto permanente
dell’ora dei minori consumi. La prima condizione viene ipotizzata contestuale alla configurazione di
serbatoio vuoto, la seconda condizione viene considerata sotto l'ipotesi di serbatoio contempora-
neamente pieno. Nelle Figure 4 e 5 sono riportate le piezometriche dell’ora dei maggiori consumi
e dell’ora dei minori consumi rispettivamente per la rete con serbatoio di testata e per rete con
serbatoio terminale.
Figura 4. Piezometriche dell’ora dei maggiori consumi e dell’ora dei minori consumi
per la rete con serbatoio di testata.
Figura 5 – Piezometriche dell’ora dei maggiori consumi e dell’ora dei minori consumi
per la rete con serbatoio terminale
Figura 6. Suddivisione in reti indipendenti ognuna delle quali “domina” un’area urbana
Caso tipico della Città di L’Aquila (Figura 7) che è servita da tre distinte reti di distribuzione ognuna
delle quali è rifornita da una coppia di serbatoi:
Figura 8
NORMATIVA STATALE:
• Circolare Ministeriale LLPP n.° 11633/74 "Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di
trattamento delle acque di rifiuto"
• Legge 10/5/1976 n.°319 "Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento"
• Delibera C.I. 4.2.1977 - Allegato 4 " Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e
dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione"
• Decreto Ministeriale LL.PP. 12/12/1985 "Norme tecniche relative alle tubazioni"
COMPETENZE REGIONALI
Piano Regionale di risanamento delle acque (art.8 Legge 319/76)
L’Allegato 4 alla Delibera del Comitato Interministeriale relativo alle “ Norme tecniche generali per
la regolamentazione dell’installazione e dell’esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” ri-
porta le definizioni di un’usuale e ricorrente terminologia che verrà spesso richiamata nei paragrafi
seguenti.
Per impianto di fognatura si intende il complesso di canalizzazioni, generalmente sotterranee, atte a racco-
gliere ed allontanare da insediamenti civili e/o produttivi le acque superficiali (meteoriche, di lavaggio, ecc.) e
quelle reflue provenienti dalle attività umane in generale. Le canalizzazioni funzionano a pelo libero; in tratti
particolari il loro funzionamento può essere in pressione (condotte di mandata da stazioni di sollevamento, at-
traversamenti in sifoni, ecc.).
Una rete di fognatura può essere a sistema misto quando raccoglie nella stessa canalizzazione sia le acque di
tempo asciutto, che quelle di pioggia, ed a sistema separato se le acque reflue vengono raccolte in una appo-
sita rete distinta da quella che raccoglie le acque superficiali.
Le canalizzazioni, in funzione del ruolo che svolgono nella rete fognaria, sono distinte secondo la seguente ter-
minologia:
fogne: canalizzazioni elementari che raccolgono le acque provenienti da fognoli di allacciamento e/o da
caditoie, convogliandole ai collettori;
collettori: canalizzazioni costituenti l'ossatura principale delle rete che raccolgono le acque provenienti
dalle fogne e, allorché conveniente, quelle ad essi direttamente addotte da fognoli e/o caditoie. I collet-
tori a loro volta confluiscono in un emissario;
emissario: canale che, partendo dal termine della rete, adduce le acque raccolte al recapito finale.
1) Le canalizzazioni fognarie e le opere d'arte connesse devono essere impermeabili alla penetrazione di acque
dall'esterno e alla fuoriuscita di liquami dal loro interno nelle previste condizioni di esercizio. Le sezioni prefab-
bricate devono assicurare l'impermeabilità dei giunti di collegamento e la linearità del piano di scorrimento. La
impermeabilità del sistema fognario deve essere attestata da appositi certificati di collaudo.
2) Le canalizzazioni e le opere d'arte connesse devono resistere alle azioni di tipo fisico, chimico e biologico e-
ventualmente provocate dalle acque reflue e/o superficiali correnti in esse. Tale resistenza potrà essere assicu-
rata sia dal materiale costituente le canalizzazioni, che da idonei rivestimenti. L'impiego del materiale di rive-
stimento e delle sezioni prefabbricate è ammesso solo su presentazione di apposita dichiarazione di garanzia,
debitamente documentata, della ditta di fabbricazione. Le canalizzazioni costituite da materiali metallici devono,
inoltre, risultare idoneamente protette da eventuali azioni aggressive provenienti sia dall'esterno, che dall'inter-
no delle canalizzazioni stesse. Il regime delle velocità delle acque nelle canalizzazioni deve essere tale da evita-
re sia la formazione di depositi di materiali, che l'abrasione delle superfici interne. I tempi di permanenza delle
acque nelle canalizzazioni non devono dare luogo a fenomeni di settizzazioniI delle acque stesse.
3) Manufatti di ispezione devono di norma essere previsti ad ogni confluenza di canalizzazione in un’ altra, ad
ogni variazione planimetrica tra due tronchi rettilinei, ad ogni variazione di livelletta ed in corrispondenza di o-
gni opera d'arte particolare. II piano di scorrimento nei manufatti deve rispettare la linearità della livelletta della
canalizzazione in uscita dai manufatti stessi. I manufatti di cui sopra devono avere dimensioni tali da consentire
l'agevole accesso al personale addetto alle operazioni di manutenzione e controllo. Lungo le canalizzazioni, al
fine di assicurare la possibilità di ispezione e manutenzione, devono disporsi manufatti a distanza mutua tale da
permettere l'agevole intervento del personale addetto.
4) Le caditoie devono essere munite di dispositivi idonei ad impedire l'uscita dalle canalizzazioni di animali vet-
tori e/o di esalazioni moleste. Esse devono essere disposte a distanza mutua, tale da consentire la veloce eva-
cuazione nella rete di fognatura delle acque di pioggia e comunque in maniera da evitare ristagni di acque sulle
sedi stradali o sul piano di campagna.
6) Gli scaricatori di piena da reti di tipo misto devono essere dimensionati in modo tale da assicurare che le ac-
que scaricate presentino una diluizione compatibile con le caratteristiche e con l'uso del ricettore. I rapporti di
diluizione e le modalità di scarico verranno stabiliti dagli Enti competenti alla autorizzazione allo scarico.
7) Le stazioni di sollevamento devono essere sempre munite di un numero di macchine tale da assicurare una
adeguata riserva. I tempi di attacco e stacco delle macchine devono consentire la loro utilizzazione al meglio
delle curve di rendimento ed al minimo di usura, tenendo conto che i periodi di permanenza delle acque nelle
vasche di adescamento non determinino fenomeni di setticizzazione delle acque stesse. Le stazioni di solleva-
mento devono essere munite o collegate ad idonei scaricatori di emergenza, tali da entrare autonomamente in
funzione in caso di interruzione di fomitura di energia. Qualora per ragioni planoaltimetriche non risulti possibile
la installazione di scaricatori di emergenza, le stazioni di sollevamento devono, in aggiunta alla normale alimen-
tazione di energia, essere munite di autonomi gruppi energetici, il cui stato di manutenzione deve essere atte-
stato dalle annotazioni riportate su apposito registro. Autonomi gruppi energetici devono, inoltre, essere previsti
in tutti quei casi in cui il ricettore - dove potrebbe sversare lo scarico di emergenza - è sottoposto a particolari
vincoli.
8) La giacitura nel sottosuolo delle reti fognarie deve essere realizzata in modo tale da evitare interferenze con
quella di altri sottoservizi. In particolare le canalizzazioni fognarie devono sempre essere tenute debitamente
distanti ed al di sotto delle condotte di acqua potabile. Quando per ragioni planoaltimetriche ciò non fosse pos-
sibile, devono essere adottati particolari accorgimenti al fine di evitare la possibilità di interferenze reciproche.
9) Lo studio di una rete di fognatura deve sempre riferirsi per gli elementi di base (previsioni demografiche ed
urbanistiche, dotazioni idriche, dati pluviometrici, tipologia portata e qualità dei liquami, etc.) a dati ufficiali o
comunque resi tali da apposita dichiarazione delle competenti Autorità.
10) La scelta del tipo di materiale delle canalizzazioni deve essere effettuata sulla base delle caratteristiche i-
drauliche, della resistenza statica delle sezioni, nonché in relazione alla tipologia ed alla qualità dei liquami da
convogliare. Le canalizzazioni devono essere sempre staticamente verificate ai carichi esterni permanenti ed
accidentali, tenendo conto anche della profondità di posa e delle principali caratteristiche geotecniche dei terreni
di posa e di ricoprimento.
11) L'ente gestore della fognatura deve predisporre un idoneo programma di interventi di manutenzione ordina-
ria e straordinaria della rete di fognatura gestita. Tale programma deve, in particolare, definire gli intervalli di
tempo entro i quali effettuare le normali operazioni di spurgo della rete nonché le verifiche concernenti sia le
condizioni statiche dei manufatti e lo stato di usura dei rivestimenti. L'attuazione di detto programma deve ri-
sultare da specifiche annotazioni da riportarsi su apposito registro. L'ente gestore deve, inoltre, disporre di una
planimetria quotata sviluppata in una scala adeguata per permettere la chiara individuazione della rete fognante
gestita. La stessa planimetria deve riportare lo schema della rete di distribuzione dell'acqua potabile. La plani-
metria di cui sopra deve risultare costantemente aggiornata.
Gerarchicamente, procedendo dagli allacci dei privati e dalle caditoie stradali fino a giungere, dopo
opportuni trattamenti, al recapito finale di restituzione delle acque reflue in un recettore naturale,
si distinguono:
Le reti di fognatura sono, in genere, del tipo ramificato aperto. Il funzionamento idraulico è a su-
perficie libera, pur non mancando esempi di reti progettate anche per il funzionamento in pressio-
ne. Con specifico riferimento all'origine delle acque raccolte e trasportate, le reti di fognatura ven-
gono classificate in:
raccolgono e convogliano le acque pluviali e le acque reflue con un unico sistema di canalizzazioni.
In questi sistemi i collettori sono dimensionati in funzione delle portate meteoriche conseguenti al-
l’evento di pioggia in progetto. Questa portata è nettamente maggiore (centinaia di volte) della por-
tata delle acque reflue e poiché l’impianto di depurazione è dimensionato con valore di poco supe-
riore alla portata nera (portata nera diluita con rapporto di diluizione 1-4) , il supero dovrà essere
scaricato direttamente nel mezzo recettore , con opportuni manufatti detti scaricatori di piena.
L’ubicazione di questi dispositivi è consigliabile ogni qual volta sia possibile lo scarico diretto nel
recettore (scarichi di alleggerimento) e comunque all’ingresso del depuratore . In questi sistemi il
lavaggio della fognatura è legato al regime pluviometrico, pertanto, nei periodi di secca , l’esigua
portata nera defluisce con velocità molto bassa con conseguente sedimentazione dei solidi e
l’innesco di fenomeni putrefattivi . In seguito si chiarirà meglio questo aspetto e si descriveranno le
soluzioni possibili per la risoluzione del problema.
le acque reflue vengono raccolte e convogliate con un sistema di canalizzazioni distinto dal sistema
di raccolta e convogliamento delle acque pluviali. La dimensione dei collettori delle acque pluviali è
praticamente identico a quello della corrispondente rete unitaria mentre la rete nera è caratteriz-
zata da spechi di modeste dimensioni. Generalmente la rete pluviale scarica direttamente nel mezze
recettore ; oggi, dal punto di vista ambientale, si tende a separare le portata di prima pioggia che,
soprattutto dopo un lungo periodo di siccità, presenta elevati contenuti inquinanti a seguito del
lavaggio delle superfici stradali . Il sistema separato garantisce una portata nera pressoché costan-
te all’impianto di depurazione però, data la limitata quantità, può creare problemi di smaltimento
della parte solida, soprattutto nei tratti pianeggianti, per mancanza del lavaggio operato della por-
tata pluviale.
Non esistono ragioni di validità di un sistema rispetto all’altro. Dalla scelta del sistema può dipen-
dere:
1. dal costo
2. dal funzionamento efficiente
3. dalla realizzabilità
Dal punto di vista igienico sanitario entrambi i sistemi presentano il limite di non consentire il com-
pleto conferimento del carico inquinante, raccolto dalla fognatura, all’impianto di trattamento
finale. Nel sistema separato, privo di separatori di prima pioggia, le acque di lavaggio delle strade
sono scaricate dai collettori pluviali, senza trattamento, nei recettori. Nel sistema misto , durante
eventi tenui di pioggia, che attivano gli scaricatori di piena con gradi di diluizione poco superiori alla
norma, una parte del carico inquinante connesso alle portate nere è sversato direttamente nel re-
cettore senza trattamento.
Infine costatato che l’inquinamento delle acque di prima pioggia è causato principalmente dal dila-
vamento delle superficie pavimentate (strade e piazze), nella realizzazione di nuove reti di fogna-
tura, in entrambi i sistemi, si tende a isolare, a monte dell’immissione nella rete, le acque di piog-
gia intercettate e raccolte dai tetti e convogliarle verso il recettore più vicino, su terreni permeabili
o, attraverso pozzi perdenti, direttamente nella falda.
Le esigenza della raccolta ed allontanamento delle acque nere e delle bianche sono diverse e pos-
sono portare a situazioni fra loro inconciliabili che rendono obbligata la scelta del sistema separato:
Le acque nere :
impongono : profondità di posa al disotto della rete idrica;
pendenza sufficiente per un continuo deflusso
ammettono : sollevamento meccanico caratterizzato da portate esigue e basse prevalenze.
Le acque bianche :
impongono : funzionamento a gravità (fatta l’unica eccezione del recettore a quota maggiore della
sezione terminale dell’emissario)
ammettono : posa superficiale (al limite pendenze naturali del reticolo idrografico)
basse pendenze
Le reti di fognatura, come già detto, sono costituite da canali chiusi funzionanti a superficie libera.
L'andamento plano-altimetrico delle reti, pertanto, risulta strettamente connesso alla morfometria
dei luoghi ed alla natura ed ubicazione del mezzo ricettore finale; in funzione delle differenti realtà,
originano due schemi elementari o di base, perpendicolare ed a ventaglio, che potendo coesistere
tra loro realizzano schemi multipli: longitudinale, a terrazze e radiale .
a - Schema perpendicolare: i collettori principali, disposti sulle linee di massima pendenza, conflui-
scono nell’emissario che scorre parallelamente al mezzo recettore fino all’impianto di depurazione.
Figura 3
b - Schema a ventaglio : i collettori principali, che raccolgono le reti dei bacini secondari, conflui-
scono in un unico punto dal quale inizia l’emissario verso l’impianto di trattamento. Se il sistema è
misto in questo punto verrà posizionato lo scaricatore di piena (Figura 4).
Figura 4.
Figura 5
d - Schema radiale :Il centro da servire risulta suddiviso in più settori ognuno con rete di fognatura
propria e con distinto recapito finale. Lo schema è tipico di città collinari con impluvi che convoglia-
no verso bacini distinti (Figura 6).
Figura 6
Gli spechi di fognatura, tutti, per ragioni igieniche, realizzati a sezione chiusa, hanno forme geo-
metriche caratteristiche e differenziate in funzione del tipo di rete.
Nel caso di reti separate:
le acque bianche vengono incanalate in spechi a sezione circolare. In caso di collettori o emissari
a servizio di vasti bacini e per i quali è previsto il vettoriamento di portate elevate, si ricorre al-
l'adozione di più spechi a sezione circolare funzionanti in parallelo. Non sono infrequenti casi di
adozione di sezioni rettangolari di grandi dimensioni. In queste per contenere lo spaiamento del-
le acque in concomitanza di piccole portate si ricorre all’accortezza di sagomare il fondo con
doppia falda convergente verso il centro;
Nel caso di reti unitarie le acque, sia reflue che di pioggia, vengono trasportate, come già detto, in
unica canalizzazione realizzata, per le piccole e medie portate, con spechi a sezione circolare. Per
dimensioni maggiori a diametri commerciali, si adottano spechi ovoidali senza banchina. I grandi
collettori ed i canali emissari vengono realizzati con spechi con sezioni banchinate di notevoli di-
mensioni (fino a 3200x3200 ed oltre)
Il ricorso all'adozione di sezioni policentriche ovoidali sia per la rete nera di sistemi separati sia per
le reti miste è dettato da necessità idrauliche. Le portate nere, di limitata entità se raffrontate alle
portate bianche prodotte dalla stessa area servita (rapporti nero/bianco compresi tra 1/100 e
1/600), debbono essere vettoriate con velocità sostenuta sia per ridurre i tempi di permanenza del
liquame in fognatura, sia per ostacolare fenomeni di sedimentazione delle sostanze organiche ed
La valutazione della portata fecale riveste ampio margine di incertezza data la impossibilità intrin-
seca di conoscere attendibilmente:
Per acquisire il valore della portata di picco fecale necessita definire il valore del coefficiente di
punta Cp, rapporto tra la portata fecale massima e la portata fecale media giornaliera. Non è cor-
retto fare riferimento all'analogo coefficiente di punta adottato nel dimensionamento della rete in
pressione idropotabile, dato il potere regolatore delle reti di fognatura correlato al funzionamento
di queste in condizioni di moto vario a superficie libera. La letteratura tecnica in argomento
indica valori sperimentali di Cp compresi tra 1,3 ed 1,5 (valori sperimentalmente rilevati nelle reti
fognarie di Foggia Cp ≤ 1,5 e di Napoli Cp = 1,26).
Per la determinazione di Cp III in fase di progettazione la Water Pollution Control Federation consi-
glia il ricorso alla relazione : Cp = 20 N-0,2 [N in migliaia].
Per la determinazione della popolazione, nel caso di nuovo progetto, si fa riferimento alle indicazio-
ni delle Norme di Attuazione del Piano Regolatore Generale vigente per le zone oggetto delle opere
di urbanizzazione ed in particolare ai seguenti parametri urbanistici:
St - Superficie territoriale [m2]: area complessiva dei lotti ricompresi un una determinata Zona con specifica
destinazione urbanistica ; è somma della Superficie fondiaria Sf e delle superfici da destinare ad opere di urba-
Sf – Superficie fondiaria [m2]: area netta edificatoria pari alla St depurata delle superfici da destinare ad o-
pere di urbanizzazione
Uf – Indice di utilizzazione fondiaria [m2/m2] esprime in m2 la massima Superficie utile Su costruibile per
ogni m2 di Superficie fondiaria Sf
V – Volume residenziale costruibile [m3] :prodotto della Su*h con h = altezza del piano da pavimento a
soffitto;
Con gli elementi acquisiti risulta estremamente agevole determinare il valore della portata mas-
sima fecale necessario per il dimensionamento idraulico degli spechi di fognatura. Infatti, deter-
minato il numero N degli abitanti che gravitano sul tratto di fognatura in esame, il valore della
portata nera di progetto è dato alla relazione:
0,8 Cp ⋅ N d
qmax = [l/s]
86400
Nel caso di reti separate la qmax sarà la portata di dimensionamento dello speco per un assegnato
valore del Grado di Riempimento, 50%÷60 % della sezione totale dello speco, generalmente di
forma circolare. Nel caso di reti unitarie, ricordato che la portata bianca è centinaia di volte la por-
tata nera, non è necessario, per il dimensionamento dello speco, tener conto della nera qmax . Oc-
correrà comunque verificare, per lo speco dimensionato per la massima portata pluviale Qmax , il
valore della velocità corrispondente ad una portata nera 0,5 qmax
B. PORTATA PLUVIALE
Il valore della portata massima di pioggia può essere determinato adottando differenti procedure.
Con formule empiriche, valide in ambiti territoriali limitati, si correla l'intensità di pioggia alla por-
tata di picco attraverso espressioni matematiche ottenute da analisi di tipo regressivo. Il metodo,
molto diffuso fino agli anni cinquanta, risulta superato.
Attualmente, a volte, si fa ancora ricorso, nelle fasi di progettazione di larga massima, a metodi
semiempirici, basati su formulazioni caratterizzate dalla presenza di coefficienti dedotti da elabora-
zioni condotte con i metodi correntemente adottati. Tra questi i più diffusi sono:
• il metodo cinematico, fondato sul concetto della corrivazione;
• il metodo del volume d’invaso, basato sul concetto della laminazione.
In tutti i metodi si ricerca la pioggia di progetto assumendo, per un assegnato tempo di ritorno
T, il legame funzionale tra altezza di pioggia h e durata t della stessa (curva di possibilità pluvio-
metrica o curva di caso critico).
B.1. PRECIPITAZIONI
L’entità delle precipitazioni di contatto è di difficile valutazione ed è misurabile con difficoltà mentre
ciò è agevole per le precipitazioni atmosferiche sotto forma di pioggia o neve.
La misura delle precipitazioni viene effettuata con i pluviometri in stazioni diffuse sul territorio
nazionale (una stazione circa ogni 80 km2).
A seconda delle grandezze rilevabili si hanno pluviometri:
Nel tipo a bilanciare (Figura 11) l’acqua raccolta dalla bocca riempie alternativamente due vaschet-
te triangolari B che costituiscono il bilanciere il cui funzionamento è legato al peso dell’acqua ed alla
quantità di precipitazione raccolta.
Al moto del bilanciere è associata un'ancora che, agendo su una ruota dentata, mette in rotazione
l'eccentrico E, al quale è solidarizzata una punta scrivente su tamburo rotante, anche in questo ca-
Totalizzatori : vengono usati in stazioni dove, per particolari condizioni ambientali, non è possibile
effettuare rilevazioni a breve periodo. La bocca di intercettazione è più piccola del tipo Ordinario,
1/40 di m2, ma il recipiente di raccolta, privo dell’imbuto, ha capacità maggiore e nel suo interno
vengono poste quantità misurate di cloruro di calce per sciogliere la neve e di olio di vaselina per
contenere l’evaporazione. Nella Figura 12 sono raffigurati pluviometri totalizzatori dotati dello
schermo di Nipher, utilizzato per ridurre gli errori di misura causati, generalmente dal vento. Poiché
le gocce di pioggia crescono nell’attraversare strati di atmosfera, vicini al suolo e prossimi alla satu-
razione, l’altezza minima della bocca dal suolo è fissata in 1,5 m per i pluviometri ordinari e 3,00 m
per i pluviometri totalizzatori ( secondo il Servizio Idrografico Italiano).
Figura 13
Dalle osservazione raccolte negli annali si rileva che per una data durata temporale un’altezza di
precipitazione, misurata in una certa stazione, è sensibilmente variabile da anno ad anno .
Poichè il fenomeno è ipotizzato non evolutivo, si ritiene di poter individuare, per ogni stazione, il
valore medio da una serie elevata di anni di osservazione N che soddisfi alla condizione che tale va-
lore non vari sensibilmente includendo o escludendo dal conteggio un numero limitato di anni.
Questa media, detta Valore Normale, è stimata per un periodo di circa 40 ÷ 50 anni. Anche se
gli eventi di pioggia non si riproducono identici in tale periodo, si ha effettivamente a grandi linee
la percezione del fenomeno. Nella progettazione idraulica ricorre, sovente, la necessità di conosce-
re la correlazione, per un’assegnata stazione, tra altezza di precipitazione e durata dell’evento .
Generalmente per ricercare una relazione matematica, tra due variabili x ed y, del tipo yi = ƒ(xi)
in modo tale che sia possibile prevedere un valore della y in funzione di un assegnato valore della
x, si fa ricorso all’interpolazione dei dati con idonee funzioni .
I dati relativi alle altezze di pioggia correlate a durate prescelte possono essere rappresentati grafi-
camente su un piano cartesiano con le durate, asse delle ascisse, e le correlate altezze di precipita-
zione in ordinate (Figura 16).
La spezzata che unisce i singoli punti può essere interpretata analiticamente ed in modo soddisfa-
cente, mediante l’equazione di potenza: h = a ⋅t
n
[a]
con h (mm) altezza di precipitazione, t la sua durata (ore o frazioni decimali di ora) a ed n due
parametri dipendenti dalle caratteristiche pluviometriche della zona:
• n < 1, poichè l'intensità di pioggia i = h/t diminuisce con l'aumentare della durata; assume ge-
neralmente valori compresi tra 0,3 e 0,7;
• a rappresenta l'altezza di pioggia caduta nell'unità di tempo (a seconda dei casi un'ora o un
giorno) V.
La relazione [a] può essere esplicitata determinando i valori di a ed n in modo analitico utilizzan-
do il Metodo dei minimi quadrati con :
1
a ⋅ Σy + bΣx ⋅Y − ⋅ (Σy)2
r= N
1
Σ(y)2 − (Σy)2
N
r = coefficiente di correlazione, indica la qualità che è stata ottenuta con la regressione; valori
prossimi ad 1 indicano un’ottima interpolazione, essendo ridotti al minimo gli scarti dei punti.
V
h=a tn h [mm] a [mm ora-1]
h=a*24n tn h [mm] a [mm giorno-1]
h=a/1000*24n tn h [m] a [m giorno-1]
Figura 17.
Raccolti, per un numero sufficiente di anni, i dati relativi alle altezze di pioggia correlate alle durate
prescelte, si ordinano, per ogni durata, in senso decrescente. Vengono così determinati i valori del
Primo caso critico (altezze di precipitazione raggiunte una volta e superate mai, nel periodo di
osservazione); i valori che seguono in ordine di grandezza i massimi individuati in precedenza de-
terminando il Secondo caso critico (altezze di precipitazione raggiunte una volta e superata una,
nel periodo di osservazione) e cosi via fino all'ordine N. I dati dei vari ordini (I, II, III, ecc.) pos-
sono essere interpolati ottenendo le curve di I, II,III, ecc. caso critico. L'ordine di una curva di caso
critico indica dunque le volte in cui i valori che essa regolarizza sono stati raggiunti negli N anni di
osservazione e superati n-1 volte.
Avendo a disposizione numerosi anni di osservazione, considerati tutti i valori massimi riscontrati
alle varie durate, si perverrebbe ad una legge che, a meno di eventi eccezionali, garantirebbe la
non superabilità dei dati osservati; il conseguente dimensionamento della rete sarebbe in grado di
contenere la portata derivante da qualsiasi pioggia. Questo però non è sempre necessario nè fatti-
bile dal punto di vista economico.
Le curve di caso critico non permettono di conoscere il ritorno periodico di un evento pluviometrico
caratterizzato da una particolare intensità né, tanto meno, consentono di estendere il campo delle
previsioni oltre il periodo reale di osservazione, se non ricorrendo a metodi statistici che consenta-
no di definire un intervallo medio di tempo Tr(anni), detto Tempo di Ritorno, per eventi pluvio-
metrici di intensità nota o mai registrata. Benché ovvio, è bene sottolineare che il tempo di ritorno
non rappresenta una scadenza fissa ma un valore medio temporale nel quale probabilmente
l’evento preso in considerazione ricorrerà e l’attendibilità del risultato si riduce all’aumentare della
proiezione temporale soprattutto in rapporto al numero degli anni N di osservazioni disponibili.
Tra i vari metodi statistico-probabilistici per l’analisi di campioni di altezze di pioggia massime an-
nuali il più noto è quello di Gumbel (1958). Per le precipitazioni massime di assegnata durata, si fa
essendo Yi una serie di variabili ridotte dipendenti solo dal numero N dei dati di osservazione, or-
dinati in senso decrescente.
Tabella I
YN S(h) ⎡ 1⎤
In definitiva si ha h(Tr ) = h − ⋅ S(h) − ln⎢1 − ⎥ [c]
SN SN ⎣ Tr ⎦
La [c] consente di determinare il massimo valore di altezza di precipitazione per una prefissata du-
rata e per un assegnato tempo di ritorno.
Pertanto fissato un tempo di ritorno Tr sarà possibile trarre, per ogni durata, i corrispondenti valori
di altezze di precipitazione h e definire la pioggia di progetto h = a ⋅ t n che ricorre, mediamente,
ogni Tr anni. Più è elevato il tempo di ritorno e maggiore è la portata derivante dall’evento sti-
mato e maggiore è l’impegno economico per la realizzazione delle opere preposte al controllo ed
alla regolarizzazione delle portate esitate.
Ovviamente la scelta del tempo di ritorno è condizionata del grado di rischio che il progettista deve
assumere in funzione dell’importanza dell’opera, pertanto, si suole far riferimento a piogge carat-
terizzate da tempi di ritorno funzione della tipologia dell’opera da realizzare o verificare (Tabella II)
1
Definito il limite di superamento ( o probabilità di non superamento) dell’evento: P = 1 − resta
Tr
stabilita la durata tecnico economica dell’opera, in cui la probabilità di non superamento dell’evento
m
⎛ 1 ⎞
di progetto in m anni è dato dalla relazione P* = 1 − ⎜⎜1 − ⎟
⎟ .
⎝ Tr⎠
Tabella II
Tipologie Tempi di
Ritorno
anni
Smaltimento acqua di pioggia da corpi stradali secondari 2÷5
Smaltimento acqua di pioggia da corpi stradali principali 10 ÷ 15
Fognature 10÷15
Bonifiche 15÷25
Tombini e ponticelli per piccoli corsi d’acqua 30÷50
Corsi d’acqua di bacini minori a 10 km2 75
Corsi d’acqua di bacini maggiori a 10 km2 100
Ponti e difese fluviali 200
Opere ad alto rischio (argini, dighe, ecc.) 1000÷2000
Tracciare, per Tempi di ritorno assegnati di 5,10 e 20 anni, le curve di caso critico delle piogge
della stazione di L'Aquila e confrontarle con la curva di primo caso critico
STAZIONE PLUVIOGRAFICA DI L’AQUILA : 735 m s.m.
Nella Tabella I sono raccolti i dati rilevati dagli annali idrologici dall’anno 1933 all’anno 1997. I dati
mancanti denotano il mancato funzionamento dello strumento.
Nella Tabella II sono riportati i dati di altezza di precipitazione, per ogni durata, ordinati in senso
decrescente e tutti i dati necessari per la determinazione di tutti i parametri necessari per la de-
S(h) S(h)
terminazione delle h (Tr) = h − YN + Y(Tr ) , riportate nella Tabella III
SN SN
TABELLA I
anno 1 3 6 12 24 anno 1 3 6 12 24
1933 14,6 21,0 23,2 27,8 40,6 1966 42,6 52,8 57,8 65,2 70,2
1934 14,2 18,2 23,0 24,0 27,8 1967 13,6 14,0 15,2 23,8 28,6
1935 23,8 38,0 45,4 60,6 61,0 1968 22,0 33,0 33,0 35,2 41,0
1936 17,6 27,8 30,2 44,4 65,4 1969 25,4 27,0 34,8 43,0 57,0
1937 15,2 17,4 29,0 40,2 49,8 1970 13,0 20,6 23,8 30,0 37,4
1938 1971 23,4 44,6 45,0 45,2 67,6
1939 23,0 26,4 26,8 43,8 50,2 1972 10,0 22,4 29,4 44,4 48,8
1940 1973 32,6 39,0 40,0 40,0 47,2
1941 1974
1942 1975 18,4 19,2 27,8 34,8 42,2
1943 1976
1944 1977 15,4 21,4 27,4 40,2 41,4
1945 1978
1946 8,8 23,6 29,2 38,8 45,2 1979 14,0 17,2 28,0 34,8 48,4
1948 20,0 24,0 25,4 27,0 27,0 1980 11,0 25,0 38,0 47,6 48,6
1949 26,0 37,8 44,6 44,6 47,0 1981 10,4 13,8 25,0 26,0 35,0
1950 31,2 41,2 41,2 41,2 41,4 1982 11,0 18,0 26,4 50,8 69,6
1951 6,0 10,8 17,0 30,2 40,6 1983 9,2 13,0 15,8 24,2 29,8
1952 43,2 45,2 45,2 49,4 49,6 1984
1953 27,2 27,2 27,2 27,2 27,4 1985 25,6 25,6 34,2 53,2 69,2
1954 1986 17,0 21,8 23,0 39,6 61,6
1955 26,2 32,2 32,4 32,4 40,8 1987 14,2 17,8 21,8 29,0 42,0
1956 10,0 20,0 21,0 24,0 41,0 1988 14,2 27,4 37,0 43,4 45,0
1957 11,8 19,8 21,6 24,0 33,2 1989 34,2 35,4 35,6 39,2 48,2
1958 10,0 13,0 21,0 32,4 34,6 1990 15,8 16,6 27,2 41,6 57,8
1959 29,0 37,2 47,4 37,4 37,4 1991 48,4 49,0 50,8 63,4 68,0
1960 12,6 21,2 29,8 39,0 47,0 1992 26,8 28,4 28,6 29,6 36,8
1961 10,6 19,6 25,4 42,0 56,8 1993 9,0 16,4 28,8 36,8 38,0
1962 17,6 19,6 23,4 29,6 44,8 1994 19,6 21,2 25,4 39,6 39,8
1963 9,8 14,0 18,4 25,4 39,4 1995 27,0 27,6 27,6 30,0 40,0
1964 13,0 12,6 21,8 31,4 37,2 1996 22,0 23,8 23,8 28,0 29,2
1965 23,4 23,4 23,4 34,2 37,6 1997 25,8 28,6 29,0 31,8 39,8
tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤
⎥
Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 25,9
3 24,804 8,920 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 32,0
6 29,165 7,850 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 35,5
12 36,458 8,605 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 43,4
24 44,200 10,742 1,17516 0,5493 5 -0,22314 1,49994 52,9
tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤
⎥
Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 36,7
3 24,804 8,920 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 43,2
6 29,165 7,850 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 45,3
12 36,458 8,605 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 54,2
24 44,200 10,742 1,17516 0,5493 20 -0,05129 2,970195 66,3
70,0
60,0
50,0
h [mm]
40,0 Tr5
Tr10
30,0 Tr20
20,0
10,0
0,0
0 3 6 9 12 15 18 21 24
dura te [ore ]
Infine per ogni tempo di ritorno vengono determinate le espressioni caratteristiche delle correlate
piogge di progetto:
Tabella IV
tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤
⎥
Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 48,7
3 24,804 8,920 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 55,6
6 29,165 7,850 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 56,2
12 36,458 8,605 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 66,1
24 44,200 10,742 1,17516 0,5683 100 -0,01005 4,600149 81,2
tp hm edia S (h) SN YN Tr ⎡
ln ⎢1 −
1 ⎤
⎥
Y(TR ) h
⎣ Tr ⎦
ore mm anni mm
1 18,877 8,649 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 53,8
3 24,804 8,920 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 60,8
6 29,165 7,850 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 60,9
12 36,458 8,605 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 71,2
24 44,200 10,742 1,17516 0,5683 200 -0,00501 5,295812 87,6
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
h [mm]
Tr100
50,0
Tr200
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
0 3 6 9 12 15 18 21 24
durate [ore]
La valutazione degli afflussi pluviometrici, nel caso di una porzione di territorio di estensione limita-
ta, può essere condotta utilizzando valori osservati in un'unica stazione. Per la determinazione
dell’altezza media di precipitazione interessante una superficie di territorio rilevante, al cui inter-
no sono ricomprese più stazioni, si può assumere semplicemente come altezza di precipitazione su
tutto il bacino la media delle altezze rilevate ai pluviometri; il risultato sarà tanto più attendibile
quanto maggiore è l’omogeneità del territorio e l’uniformità della distribuzione delle stazioni.
In caso contrario la media sarebbe falsata dalle aree dove maggiore è il numero delle stazioni. In
questo caso, potendo ritenere lineare la variazione delle precipitazioni tra due stazioni adiacenti, è
possibile definire l'area Ai d'influenza di ogni pluviometro con il metodo dei Topoieti o dei poli-
goni di Thiessen.
Con riferimento alla Figura 18 rilevato che all’interno del bacino sono presenti due stazioni pluvio-
metrografiche, si collegano i pluviometro 1 e 2 con le stazioni adiacenti 3 ÷9; dalla mezzeria dei
segmenti di unione si tracciano le perpendicolari le cui intersezioni racchiudono dei poligoni (to-
poieti) di superficie pari all'area A1 di influenza del pluviometro 1 , A2 di influenza del pluviometro
2 e le aree di pertinenza delle restanti stazioni.
Le serie dei valori delle precipitazioni medie h sul comprensorio di superficie totale
A= A1+A2+A3+A4+A5+A6+A7+A8+A9 , a partire dalle altezze contemporanee di precipitazione
Figura 18 a. Applicazione del Metodo dei Topoieti sul bacino del F.i Vidourle (630 km2) a Sommiers
L’Hydrologie de l’Ingénieur – G. Réméniéras EYROLLES
Quando il territorio risulta orograficamente vario il Metodo dei Topoieti risulta impreciso in quanto
l'altezza di precipitazione ottenuta non tiene debitamente in conto l'esposizione e la quota delle
singole stazioni. In questo caso si ricorre ad una rappresentazione sul territorio di linee di uguale
altezza di precipitazione o Isoiete. Anche in questo caso si congiungono le varie stazioni con delle
rette sulle quali vengono riportati, per interpolazione pesata, i valori compresi tra gli estremi delle
altezze di precipitazione misurate sulle stazioni. Valori uguali verranno uniti con curve dette, ap-
punto, isoiete (Figura 19).
A - IL METODO CINEMATICO
Non tutto l'afflusso pluviometrico viene trasformato dall'operatore bacino in deflusso nella rete di
fognatura. Sono cause della perdita gli invasi nelle depressioni della superficie del suolo, il velo
idrico trattenuto dalla tensione superficiale, l'infiltrazione nel sottosuolo, l'evaporazione. Nelle aree
urbanizzate l’infiltrazione risulta la causa principale di perdita. Si tiene conto del fenomeno attra-
verso il coefficiente di afflusso definito quale rapporto tra il volume netto o efficace Vn della piog-
gia ed il volume totale Vtot della precipitazione.
Vn
ϕ=
Vtot
Valori di ϕ sono stati stimati in funzione delle tipologie edificatorie e della destinazione d’uso dei
suoli.
Valori del coefficiente ϕ in funzione del tipo di urbanizzazione
Per aree scolanti caratterizzate dalla presenza di insediamenti o superfici alle quali vanno attribuiti
differenti valori del coefficiente di afflusso, il valore del coefficiente di afflusso dell’intera area viene
stimato con il metodo della media pesata
Σ ϕi Ai
ϕ=
ΣAi
Analiticamente la determinazione del tempo di corrivazione tcVI viene conseguita, nei tronchi
alla canalizzazione idraulicamente più vicina ; viene assunto pari a 5-10 minuti, in funzione del
grado di urbanizzazione del centro abitato e della pendenza delle superfici.
tc = τm + L/V
VI è di notevole importanza la buona determinazione del tempo di corrivazione perchè da questo dipende l'al-
tezza di precipitazione h della pioggia che, tra tutte quelle rappresentate dalla prescelta curva di possibilità plu-
viometrica, è la più temibile per la rete .
Nota la Qt , attraverso le scale di deflusso note Q=Qƒ(h) e V=Vƒ(h) dello speco in esame calcolate
sotto l’ipotesi di flusso in moto uniforme, si risale, al valore del grado di riempimento ed alla veloci-
tà reale di scorrimento Vr . Si pone a confronto la Vr con la Vf , di primo tentativo, se :
Vr = Vf questo è il caso in cui ovviamente le dimensioni dello speco selezionato sono tali da
Nel caso in cui, fatto salvo il grado di riempimento, il valore massimo della velocità ecceda il limite
consentito per il tipo di materiale utilizzato per la costruzione dello speco si provvederà a ridurre la
pendenza della canalizzazione, con l'inserimento di salti di fondo. Solo dopo il dimensionamento
dello speco per la massima portata di pioggia occorrerà verificare il valore delle velocità minima, in
regime di tempo secco, che si verifica quando la fogna convoglia solo parte della portata nera di
punta.
Si potrebbe verificare anche il caso che le piccole portate fecali non abbiano una velocità sufficiente
per evitare fenomeni di sedimentazione. Nel caso di fogne unitarie, in cui non è possibile modifica-
re né la forma dello speco e né tanto meno variare la pendenza, sarà opportuno inserire dei pozzet-
ti di lavaggio.
Nel caso di sistema separato si procederà, ovviamente, alle verifiche sopradette separatamente per
i due spechi fognari .
Il metodo tiene presente, nella trasformazione afflussi-deflussi, del principio della conservazione
della massa. Correntemente viene utilizzato il Metodo diretto o del Coefficiente Udometrico basato
sulla ricerca di una portata massima Q tra tutte quelle per le quali è possibile un'eguaglianza tra
durate ammissibili e durate possibili, in relazione alla curva di possibilità pluviometrica adottata.
1 ⎛1 ⎞
− ⎜⎜ −1⎟⎟
n
La formulazione classica è espressa dalla relazione: u = 2168 n (ϕ a) w ⎝n ⎠ [l/s ha]
• del volume v2 invasato nelle grondaie, nelle caditoie, nelle cunette stradali, nei pozzetti, nei
Il calcolo del primo dei volumi indicati procede contemporaneamente al dimensionamento idraulico
degli spechi della rete di fognatura. Per i tronchi estremi si ha:
v1 = Ω1 x L1
con L1, lunghezza del tronco ed Ω1 , massimo valore dell’area bagnata in funzione della forma e
del correlato grado di riempimento. Per gli altri tronchi della rete vi si calcola, nel rispetto
Per il calcolo di v2 necessita conoscere nel dettaglio il sistema elementare di raccolta e convo-
gliamento delle acque di pioggia, unitamente alla tipologia e numero delle grondaie, dei pozzetti,
delle caditoie, e di tutti gli altri elementi costituenti la rete non tenuti in conto nel calcolo di v1.
Per v2 può darsi un valore approssimativoIX di 5÷10 m3/ha
Per il calcolo di v3 è prassi fare riferimento, per aree urbanizzate pianeggianti, a veli idrici di
spessore compreso tra 5 mm e 6 mm, equivalenti a 50 m3/ha e 60 m3/ha, e per aree urbanizzate
caratterizzate da clivometria accentuata, a veli idrici di spessore compreso tra 3 mm e 4 mm, e-
quivalenti a 30 m3/ha e 40 m3/ha.
Procedimento analitico
1. Si inizia con il calcolo degli elementi secondari per passare agli ordini superiori (collettori prin-
cipali).
2. Nel calcolo si considera la sezione terminale dell'elemento per il quale concorre per la valuta-
zione del volume d'invaso
Termini noti :
L [m] lunghezza dell'elemento
A [ha] area zona scolante
h=a tpn equazione della curva caratteristica della pioggia di progetto
v1 + v2 + v3
Termine incognito : w [m] Invaso unitario w =
A
nella determinazione di w, i volumi v2 v3 , pur se di incerta valutazione, sono noti; restano invece
incognite tutte le sezioni Ωi che concorrono nella valutazione di vi= Σi (Ωi Li )
Pertanto occorrerà predimensionare la rete assumendo spechi con area bagnata Ωi , funzione della
udometrico u’ con il quale è possibile stimare la correlata portata Q’= u’A ; nota questa si porcede
alla verifica della sezione dello speco Ωi nei confronti sia della forma e sia del grado di riempimen-
Nell’ipotesi che la sezione Ωi non sia verificata, occorrerà definire una nuova sezione Ωi’ che va-
riando solo il valore di v1, ridefinirà un w’ ed infine un nuovo valore del coefficiente udometrico u”.
Il problema è risolto quando i valori dei coefficienti udometrici di due successive iterazioni risultano
pressoché coincidenti (scarto <2%) .
Le principali attività di progettazione in materia di Lavori Pubblici sono state illustrate al Capitolo 9;
la progettazione di qualsiasi opera pubblica, con particolare riferimento all'Art.16 della Legge Qua-
dro sui Lavori Pubblici, è articolata in tre livelli:
• Preliminare
• Definitivo
• Esecutivo
Dalla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 7 gennaio 1974 n.° 11633 vengono riportate le
“Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque reflue”
che forniscono istruzioni dettagliate circa il contenuto del progetto di massimaX e del progetto
esecutivo.
Il progetto di massima deve essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indi-
spensabili:
A. RELAZIONE E CALCOLI
I Considerazioni generali sulle caratteristiche del centro da servire (ad es. posizione geografica, condizioni geo-
logiche, situazione socio-economiche, se trattasi di centri turistici, alberghieri ecc.).
II Delimitazione orografica ed amministrativa del bacino gravitante sul centro da servire.
III Studio idrologico riferito a adeguati elementi desunti dai dati del Servizio Idrografico Italiano, atto a definire
le leggi di pluviometria dominanti nel bacino stesso.
IV Studio indicativo delle eventuali opere di difesa dalle acque meteoriche provenienti da monte del centro da
servire, al fine di determinare l'effettivo bacino interessato dalle opere di sistemazione di eventuali corsi d'acqua
che possano avere interesse sulle opere di fognatura.
V Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire all'epoca della redazione del progetto;
previsione della futura popolazione e sua distribuzione dedotta dagli studi sopra prescritti in merito alla redazio-
ne dello « studio preliminare » e che potranno anche essere effettuati direttamente a corredo del progetto di
massima. In modo particolare per i centri turistici e balneari si terrà conto della popolazione fluttuante e dei
suoi possibili futuri incrementi nella considerazione delle particolari esigenze cui devono soddisfare tali centri
residenziali.
VI Valutazione e localizzazione di eventuali scarichi liquidi provenienti da particolari complessi (attività indu-
striali, macelli, ospedali, ecc.).
VII Delimitazione delle aree costituenti i singoli bacini colanti serviti dalla rete di progetto, con la indicazione
dei relativi coefficienti di assorbimento da parte delle superfici interessate.
VIII Elementi desunti dal « Piano Regolatore generale degli acquedotti e del corretto smaltimento delle acque
di rifiuto »; sia in ordine alle portate distribuite o previste da parte della rete idrica, sia in ordine allo scarico
delle acque raccolte dalla rete fognante.
B. COROGRAFIA
Essa dovrà rappresentare, in scala almeno 1:25.000 su tavolette dell'Istituto Geografico Militare, la delimitazio-
ne del bacino imbrifero gravitante sul centro da servire, proponendo eventuali opere di difesa dalle acque ester-
ne al centro; le delimitazioni del bacino proprio della rete fognante; la posizione di eventuali scaricatori di piena;
la posizione del recapito e dei recapiti finali delle acque reflue; la posizione dell'eventuale impianto di trattamen-
to dei liquami ed il tracciato dell'emissario fino al punto di recapito finale. Ove lo scarico avvenga in un impluvio
o corso d'acqua occorrerà indicare per quest'ultimo il percorso e le zone attraversate per un adeguato tratto a
valle. Se lo scarico si effettua in mare o in lago la corografia dovrà comprendere le zone litoranee adiacente per
una adeguata estensione riportando gli eventuali centri balneari ed altri insediamenti di particolare interesse.
Dovranno inoltre essere forniti elementi relativi ai venti dominanti, alle correnti marine ed ai fondali antistanti
mediante carta batimetrica.
C. PLANIMETRIA QUOTATA DEL CENTRO DA SERVIRE CON INDICAZIONE DELLA NUOVA RETE DI FOGNATURA CON INCLUSE
LE PARTI DELLA RETE ESISTENTE EVENTUALMENTE UTILIZZATE; SULLA PLANIMETRIA SARÀ INDICATA ALTRESÌ L'INDICA-
ZIONE DELLE EVENTUALI STAZIONI DI SOLLEVAMENTO E DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Questa dovrà essere rappresentata in scala almeno 1:10.000 e dovrà riportare le quote del terreno, assolute o
relative, dei punti salienti del centro da servire con eventuale indicazione delle curve di livello; lo schema della
rete di distribuzione dell'acqua potabile; le zone con diversa densità di popolazione, quelle destinate a industrie
con le relative tipologie e le superfici con diverso coefficiente di assorbimento; il tracciato della rete di progetto
con distinta indicazione delle nuove fogne e di quelle esistenti eventualmente utilizzate, con indicato il verso di
movimento delle acque; la indicazione, con lettere ovvero con numeri, di ciascuno collettore, in maniera tale
G. DISEGNI INDICATIVI DELL'IMPIANTO DI DEPURAZIONE E DEI SERVIZI ACCESSORI, CON INDIVIDUAZIONE DELLE AREE
DA IMPEGNARE
La progettazione comprenderà un disegno che indichi il ciclo di trattamento previsto e lo schema planimetrico
delle opere con indicazione delle dimensioni e dell'andamento altimetrico dell'area da impegnare, nonché lo
schema altimetrico con il profilo idraulico dei percorsi che i liquami seguiranno nelle varie fasi del trattamento.
H. PREVENTIVO SOMMARIO DI COSTO DELLE OPERE E DELLE SPESE DI GESTIONE (ESERCIZIO E MANUTENZIONE)
Il preventivo dovrà indicare l'importo delle opere progettate, suddividendo l'importo stesso in cifre riassuntive
che comprendano globalmente:
• costo delle canalizzazioni, compresi i movimenti di terra e le pavimentazioni;
• costo delle opere di trasformazione ed allaccio delle fognature esistenti eventualmente utilizzate;
• costo delle opere d'arte ricorrenti;
• costo delle eventuali opere d'arte particolari;
• costo di eventuali apparecchiature;
• costo dell'eventuale impianto di trattamento;
• costi ed oneri per eventuali demolizioni e ricostruzioni di opere di pubblici servizi esistenti nel sottosuolo ed
interferenti con la fognatura progettata;
• indennizzi per espropri ed eventuali servitù;
• preventivo dei costi di gestione delle eventuali stazioni di sollevamento ed impianti di depurazione.
Il preventivo sommario dovrà anche evidenziare l'importo delle opere urgenti.
Il Progetto EsecutivoXI
Il progetto esecutivo dovrà essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indi-
spensabili, oltre ovviamente da tutti quegli altri elaborati che i progettisti dovessero reputare utili
alla migliore illustrazione delle opere:
a - relazione e calcoli
I……Possibilità di utilizzazione di opere di fognatura già preesistenti o di inserimento delle opere proposte nel
complesso di quelle realizzate con precedenti lotti.
II Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire o della parte interessata all'epoca della
redazione del progetto esecutivo; previsione della futura popolazione e sua distribuzione, dedotta dalle risultan-
ze degli accertamenti di carattere urbanistico effettuati in sede di redazione del progetto di massima, risultanze
opportunamente aggiornate in relazione alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici locali e territoriali al
momento della redazione del progetto esecutivo.
XI Come si vedrà dagli elaborati, molti di questi rappresentano l’aggiornamento ed l’estensione del progetto
definitivo.
In una prima fase, per un corretto tracciamento della rete, supponendo inesistenti i fabbricati, le
canalizzazioni dovranno posizionarsi in corrispondenza dei compluvi, replicando quella che sarebbe
la rete idrografica naturale del bacino in studio. I vincoli creati dalle costruzioni e dalla viabilità e-
sistenti portano a scostamenti dalla soluzione ottimale. Risulta opportuno che le canalizzazioni prin-
cipali seguano la viabilità maggiore e che i canali a servizio di sottobacini vengono portati verso un
unico emissario. E' necessario inoltre conoscere le quote del piano di posa della rete idrica e degli
altri servizi. La rete di fognatura, per ovvie ragioni igieniche, verrà posizionata sempre al di sotto
della rete idrica, sottostandovi di almeno 0,50 m. Per rispettare tale vincolo si debbono realizzare,
specie per le canalizzazioni principali, per i collettori e per i canali emissari, scavi molto profondi.
La continua espansione dei centri abitati determina la costruzione di nuovi tratti fognari che si van-
no ad attestare a collettori esistenti. L’urbanizzazione di aree precedentemente “verdi” comporta un
notevole aumento di superfici impermeabili che drenano maggiori volumi di pioggia con conse-
guenti maggiori portate di afflusso nelle rete di fognatura esistente. Pertanto è indispensabile veri-
ficare i tronchi più critici ed adottare, in conseguenza, il necessari rimedi.
7.4.2. Riabilitazione
Riscontrato un decadimento delle caratteristiche idrauliche e strutturali delle condotte, prossime al-
lo scadere della durata tecnico-economica, è possibile intervenire ripristinando le condizioni di pro-
getto delle stesse tramite operazioni riabilitative che vanno dalla semplice pulizia interna ad altre
più complesse che possono prevedere la totale sostituzione del pezzo. Pertanto per riabilitazione,
si intende, in termini generali, diversi tipi di intervento quali:
• manutenzione (es. pulitura interna)
• riparazione (es. sigillatura dei giunti)
• rinnovo (es. rivestimento interno)
• sostituzione
I caratteri di qualità delle acque reflue domestiche sono connessi fondamentalmente con la diffe-
rente tipologia degli insediamenti, con le dotazioni idriche, con la natura ed il livello di dotazione
dei servizi. Sussistono inoltre numerosi altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di rifiuto
I caratteri di qualità delle acque di drenaggio urbano sono connessi fondamentalmente con le con-
dizioni meteorologiche di tempo di pioggia, con la intensità della precipitazione, con la differente
tipologia degli insediamenti, con l'inquinamento atmosferico, con il materiale sedimentato nelle fo-
gne con la natura e la quantità dei sedimenti sulla superficie dilavata. Sussistono inoltre numerosi
altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di pioggia, quali la successione delle stagioni, il
numero di giorni non piovosi che precedono l'evento pluviometrico, la presenza di acque di falda
infiltrate, la natura ed il livello di dotazione dei servizi, le dotazioni idriche, l'accidentale immissione
di sostanze non usuali, ecc..
I caratteri di qualità delle acque di drenaggio, pertanto, in quanto dipendenti da un elevato numero
di fattori determinatori e da un elevatissimo numero di fattori accessori, non sono determinabili a
priori, ma richiedono lunghe ed onerose indagini di campo volte alla loro acquisizione in termini
statisticamente significativi. I principali indicatori ai quali viene fatto riferimento per quantizzare il
livello di inquinamento delle acque di drenaggio sono costituiti da parametri chimico fisici, dal con-
tenuto di materiale organico, di materie solide, di nutrienti e di metalli pesanti. Le misure che ven-
gono normalmente eseguite riguardano:
ESEMPIO 12
Progettare la rete di fognatura, del tipo unitario, per la località riportata nello schema di Figura1.
Sono date le espressioni della curva di possibilità pluviometrica, per precipitazioni rilevate in un pe-
riodo di osservazione di 50 anni, con tempo di ritorno T=10 anni (cfr. Esempio n.1):
h = 31 t 0,46 per durate t < 1 e h = 31 t 0,22 per 1 < t < 24 ore .
La dotazione idropotabile del giorno dei massimi consumi è di 250 l/ab*giorno
Figura. 1 – Planimetria
Tabella I
Parametri urbanistici
Nota la dotazione idrica del giorno dei maggiori consumi d [l/ab * giorno] e determinato il nu-
mero N di abitanti da servire con la rete di fognatura, il valore massimo della portata fecale ri-
sulta
⎛ 0,8 Cp N d ⎞
Qn = ⎜ ⎟ [l/s] 1,3 < Cp ≤ 1,5 .
⎜ 86400 ⎟
⎝ ⎠
Utilizzando i dati di Tabella I vengono definiti gli abitanti afferenti ad ogni zona e le relative portate
nere
Tabella II
m2 m2 m3 N° l/s
TN 27000 70 ab/ha 189 1,4 0,6
CM 30000 50 ab/ha 150 1,4 0,5
PEEP 42000 0,7 29400 88200 1ab/ 80 m3 1103 1,4 3,6
VPA
A 22500 0,4 9000 27000 1ab/100 m3 270 1,4 0,9
B 58000 0,7 40600 121800 1ab/ 80 m3 1523 1,4 4,9
A - Metodo cinematico
La valutazione della portata massima, o di picco, viene effettuata con riferimento alla formula
h 10
Qmax = ϕ A⋅ ( m3/s) [1]
tc 3600
h
con , intensità della pioggia di durata (mm/ora) pari al tempo di corrivazione tc (ore) del bacino
tc
I valori della precedente tabella vengono applicati alle singole superfici scolanti omogenee ; nel ca-
so in cui nell'ambito di uno stesso bacino siano presenti due o più zone si determina il valore medio
ϕ' , ragguagliato all'area At dell'intero bacino, come media ponderata dei singoli valori di ϕi delle
rispettive superfici Ai
Σ ϕi Ai
ϕ' =
At
Figura 2 - Sottobacini
Tabella IV
Nella seguente Tabella V sono riportati i dati relativi alla determinazione della portata di pioggia Qp,
di primo tentativo, afferente ad ogni collettore nella sezione di chiusura del sottobacino tributario.
Tabella V
Determinazione delle portate di pioggia di primo tentativo
C oll. Superficie ϕ L i Vf t a n h i Qp u
m2 m m/s ore mm mm/ora m 3/s l/s ha
1 43120 0,63 365,0 0,02 1,40 0,156 31 0,46 13,19 84,54 0,638 147,9
2 51102 0,65 185,0 0,01 1,00 0,135 31 0,46 12,34 91,41 0,843 165,0
3 77361 0,81 400,0 0,04 3,00 0,120 31 0,46 11,69 97,41 1,696 219,2
4 29400 0,20 315,0 0,05 1,30 0,151 31 0,46 12,99 86,04 0,141 47,8
5 100763 0,81 345,0 0,04 3,00 0,115 31 0,46 11,46 99,67 2,260 224,3
6 49805 0,41 270,0 0,05 2,00 0,121 31 0,46 11,73 96,97 0,550 110,4
3-4-5 200983 0,64 120,0 0,01 2,80 0,168 31 0,46 13,64 81,25 2,903 144,4
5-6-7 351551 0,68 130,0 0,01 3,00 0,180 31 0,46 14,09 78,25 5,196 147,8
Nella Tabella VI sono riassunti i dati caratteristici di ogni collettore e le dimensioni geometriche
delle tubazioni usate
Tabella VI
b h r
cm cm cm r
60 90 30
70 105 35 h
80 120 40
90 135 45
100 150 50
fondello
120 180 60 in gres
b
140 210 70
160 240 80
Q = ω k R 2 / 3 i1 / 2
• ω Sezione bagnata [m2]
• k Coefficiente di scabrezza [m1/3 s-1]
k = 90 per tubazioni di PVC
k = 85 per tubazioni di Gres
k = 75 per tubazioni in Calcestruzzo
• R Raggio idraulico [m]
• i Pendenza del collettore
Di seguito sono riportati, in modo tabellare, i dati elaborati per la verifica idraulica degli spechi, con
l’ausilio delle tabelle dei parametri geometrici delle sezioni circolare e ovoidale inglese, tratte dal
manuale Colombo. Il grado di riempimento massimo è stato fissato in : GR ≤ 60 % per spechi cir-
colari e GR ≤ 70 % per spechi ovoidali. In considerazione dei materiali utilizzati per le tubazioni
possono essere accettati valori massimi di velocità ≤ 5 m/s per tubazioni in Gres e PVC e ≤ 4 m/s
per tubi ovoidali.
Nelle seguenti Figure 4 e 5 sono raffigurate le scale di deflusso di spechi circolari e semiovoidali
con evidenziato in rosso la condizione di grado riempimento massimo .
Il collettore in esame smaltisce una portata di 0,6398 m3/s con un grado di riempimento prossimo
al 60% con una velocità di 3,85 m/s, valore molto diverso dalla velocità fittizia di scorrimento
Vf = 1,4 m/s di primo tentativo . Posto pertanto Vf = 4,0 m/s, valore accettabile per il tipo di mate-
riale adottato, si determinano i nuovi valori di tc , hmax, imax, Qp ed infine Qt
Il Collettore 1 risulta verificato da uno speco circolare DN 710 mm, con grado di riempimento GR ≅
53% e velocità V ≅ 4,0 m/s
COLLETTORE 2
In questo caso lo speco considerato è in grado di smaltire la portata di progetto ma, sia con un
grado di riempimento maggiore del 60% e sia con un valore di velocità maggiore di quella ipotizza-
dere una sezione maggiore, ad esempio una sezione ovoidale 70*105 cm.
Collettore 2 lunghezza 185 m i= 0,008 Vf= 2,5 m/s
Bacino 51102 m^2 ϕ= 0,65 a= 31 n= 0,46
tc= 0,104 ore hmax= 10,92 mm imax= 105,48 mm/ora
Qp= 0,973 m^3/s Qn= 0,0005 m^3/s Qt= 0,9737 m^3/s
Il Collettore 2 risulta verificato da uno speco ovoidale delle dimensioni 70*105 cm, con grado di
riempimento GR ≅ 70% e velocità V ≅ 2,5 m/s
COLLETTORE 3
La sezione ipotizzata è piccola; per la portata di progetto il GR > 70% ed il valore della velocità ri-
sulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo
0,01 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo, mentre il valore della Vf di secondo tentati-
COLLETTORE 5
Collettore 5 lunghezza 345 m i= 0,035 Vf= 3 m/s
Bacino 100763 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,115 ore hmax= 11,46 mm imax= 99,70 mm/ora
Qp= 2,260 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,2653 m^3/s
Come per il Collettore 3, pur risultando verificato il GR < 70%, il valore della velocità risulta troppo
elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo 0,012 , da
recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,6
m/s .
Collettore 5 lunghezza 345 m i= 0,012 Vf= 3,6 m/s
Bacino 100763 m^2 ϕ= 0,81 a= 31 n= 0,46
tc= 0,110 ore hmax= 11,21 mm imax= 102,29 mm/ora
Qp= 2,319 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,3239 m^3/s
Il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza
di fondo dallo 0,045 allo 0,012 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf
di secondo tentativo è fissato a 3,6 m/s .
COLLETTORE 3.4.5
Collettore 345 lunghezza 120 m i= 0,008 Vf= 2,8 m/s
Bacino 200983 m^2 ϕ= 0,64 a= 31 n= 0,46
tc= 0,168 ore hmax= 13,64 mm imax= 81,25 mm/ora
Qp= 2,903 m^3/s Qn= 0,0049 m^3/s Qt= 2,9080 m^3/s
Pur risultando verificato il GR < 70% il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si pre-
vede un abbassamento delle pendenza di fondo dallo 0,01 allo 0,008 , da recuperare con l'introdu-
zione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,5 m/s .
Preliminarmente si adottano per il calcolo del volume invasato gli spechi determinati con il Metodo
Cinematico
1 ⎛ n −1 ⎞ ⎛ n −1 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟
n
Riscritta la relazione: u = 2168 n (ϕ ⋅ a) w ⎝ n ⎠ = Z ⋅w ⎝ n ⎠ riuniti i termini costanti con
1 ⎛ n −1 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟
n
Z = 2168 n (ϕ ⋅ a) , dove a è espresso in [m/ora], u = Z ⋅w ⎝ n ⎠ [l/s ha] [a]
Nella seguente tabella sono riportati tutti gli elementi necessari per la determinazione del coeffi-
v + v2 + v3
ciente udometrico u' , secondo l'espressione [a] con w = 1 [m]
10000 A
assumendo per v2 = 5 m3/ha e per v3 = 30 m3/ha per le aree pavimentate e v3 = 150 m3/ha
Noti i valori di u', dei singoli sottobacini tributari, si determinano i valori delle portate Q con le quali
verificare le dimensioni degli spechi, che nel primo tentativo assumeremo uguali a quelle dimensio-
nate con il precedente metodo, mentre le pendenze dei collettori saranno quelle iniziali
C oll. Superficie ϕ a n Z
m2 m/ora
1 43120 0,63 0,031 0,46 0,1918
2 51102 0,65 0,031 0,46 0,2053
3 77361 0,81 0,031 0,46 0,3313
4 29400 0,20 0,031 0,46 0,0158
5 100763 0,81 0,031 0,46 0,3313
6 49805 0,41 0,031 0,46 0,0754
2
C oll. L i Sezione r k GR A/r A Q/(*) Qmax
m m m2 m3/s
1 365 0,020 DN 710 0,34 90 60 1,9681 0,2275 1,3296 0,953
2 185 0,008 70*105 0,35 75 70 3,2220 0,3947 2,4077 0,983
3 400 0,035 90*135 0,45 75 70 3,2220 0,6525 2,4077 4,017
4 315 0,045 DN400 0,19 90 60 1,9681 0,0710 1,3296 0,303
5 345 0,035 90*135 0,45 75 70 3,2220 0,6525 2,4077 4,017
6 270 0,045 DN600 0,30 85 60 1,9681 0,1771 1,3296 0,967
t=n-1/n -1,174
t
C oll. Z w w u' Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0054 456,60 87,60 4,3120 0,378
2 0,2053 0,0049 511,11 104,95 5,1102 0,536
3 0,3313 0,0069 345,91 114,60 7,7361 0,887
4 0,0158 0,0158 130,58 2,07 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0057 428,00 141,80 10,0793 1,429
6 0,0754 0,0045 574,71 43,34 4,9805 0,216
Collettore 2
C2 i= 0,008 k= 75
70*105 r= 0,35 Q= 0,536
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,1364 0,6306 0,35 0,1392 0,257 1,85 33
1,20 1,4808 0,8918 0,42 0,1814 0,364 2,01 40
1,40 1,8475 1,1886 0,49 0,2263 0,485 2,14 47
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,618 2,26 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 0,760 2,36 60
per la portata di progetto si ha un grado di riempimento < 70% e pertanto, anche in questo caso ,
il collettore va ridimensionato
C2 i= 0,008 k= 75
60*90 r= 0,3 Q= 0,536
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,410 2,04 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 0,504 2,13 60
1,90 2,8238 2,0440 0,57 0,2541 0,553 2,18 63
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 0,602 2,21 67
Collettore 3
C3 i= 0,035 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 0,887
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,20 1,4808 0,8918 0,54 0,2999 1,488 4,96 40
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,983 5,30 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 2,526 5,59 53
1,70 2,4274 1,6887 0,77 0,4915 2,817 5,73 57
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 3,107 5,85 60
per la portata di progetto si ha un grado di riempimento < 70% e pertanto, anche in questo caso ,
il collettore va ridimensionato
C3 i= 0,035 k= 90
DN710 r= 0,34 Q= 0,887
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,00 1,5708 0,9895 0,34 0,1816 0,938 5,16 50
1,10 1,7705 1,1592 0,37 0,2047 1,099 5,37 55
Collettore 5
C5 i= 0,035 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 1,429
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,983 5,30 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 2,526 5,59 53
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 3,107 5,85 60
2,00 3,0233 2,2251 0,90 0,6122 3,712 6,06 67
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,63 0,3741 1,161 3,10 47
1,60 2,2305 1,5146 0,72 0,4517 1,479 3,28 53
1,80 2,6242 1,8628 0,81 0,5314 1,819 3,42 60
2,00 3,0233 2,2251 0,90 0,6122 2,173 3,55 67
Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN600 r= 0,30 Q= 0,216
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,80 1,1735 0,6669 0,24 0,1056 0,485 4,59 40
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,719 5,09 50
Collettore sovradimensionato
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,2 Q= 0,216
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,80 1,1735 0,6669 0,16 0,0469 0,164 3,50 40
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50
Definita la nuova geometria degli elementi componenti la parte iniziale della rete si rideterminano
tutti i fattori che contribuiscono alla definizione del nuovo valore del coefficiente udometrico u".
t=n-1/n -1,174
t
C oll. Z w w u" u' Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0045 574,81 110,27 87,6 4,3120 0,476
2 0,2053 0,0045 561,45 115,29 104,95 5,1102 0,589
3 0,3313 0,0047 543,66 180,11 114,6 7,7361 1,393
4 0,0158 0,0153 135,17 2,14 2,07 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0057 428,00 141,80 141,8 10,0793 1,429
6 0,0754 0,0039 667,41 50,33 43,34 4,9805 0,251
Si verificano di nuovo le sezioni dei collettori con i valori delle portate Q piena relative ai valori di
u'' .
Collettore 1
C1 i= 0,02 k= 90
DN630 r= 0,3 Q= 0,476
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,27 0,1234 0,423 3,43 45
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,508 3,59 50
1,10 1,7705 1,1592 0,33 0,1593 0,595 3,73 55
Collettore 2
C2 i= 0,008 k= 75
60*90 r= 0,3 Q= 0,589
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,42 0,1663 0,321 1,93 47
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,410 2,04 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 0,504 2,13 60
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 0,602 2,21 67
Collettore 3
C3 i= 0,035 k= 90
DN710 r= 0,34 Q= 1,393
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,31 0,1585 0,781 4,93 45
1,00 1,5708 0,9895 0,34 0,1816 0,938 5,16 50
1,10 1,7705 1,1592 0,37 0,2047 1,099 5,37 55
1,20 1,9681 1,3296 0,41 0,2275 1,260 5,54 60
collettore insufficiente
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,42 0,1663 0,672 4,04 47
1,60 2,2305 1,5146 0,48 0,2007 0,857 4,27 53
1,80 2,6242 1,8628 0,54 0,2362 1,054 4,46 60
2,00 3,0233 2,2251 0,60 0,2721 1,259 4,63 67
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,49 0,2263 0,686 3,03 47
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,874 3,20 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 1,075 3,34 60
2,00 3,0233 2,2251 0,70 0,3704 1,284 3,47 67
2,10 3,2220 2,4077 0,735 0,3947 1,389 3,52 70
Collettore 4
C4 i= 0,045 k= 90
DN250 r= 0,12 Q= 0,006
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,50 0,6142 0,2711 0,06 0,0088 0,018 2,05 25
0,60 0,7927 0,3876 0,07 0,0114 0,026 2,27 30
0,90 1,3711 0,8243 0,11 0,0197 0,055 2,79 45
Collettore 5
C5 i= 0,012 k= 75
90*135 r= 0,45 Q= 1,429
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
2,10 3,2220 2,4077 0,95 0,6525 2,352 3,60 70
collettore sovradimensionato
C5 i= 0,012 k= 75
80*120 r= 0,40 Q= 1,429
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,80 2,6242 1,8628 0,72 0,4199 1,329 3,17 60
1,90 2,8238 2,0440 0,76 0,4518 1,458 3,23 63
2,00 3,0233 2,2251 0,80 0,4837 1,587 3,28 67
Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,20 Q= 0,251
h/r A/r^2 Q/(*) h A Q V GR
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50
1,10 1,7705 1,1592 0,22 0,0708 0,286 4,04 55
t=n-1/n -1,174
t
C oll. Z w w u"' u" Superficie Qpiena
ha m3/s
1 0,1918 0,0050 502,66 96,43 110,27 4,3120 0,416
2 0,2053 0,0045 561,45 115,29 115,29 5,1102 0,589
3 0,3313 0,0055 445,50 147,60 180,11 7,7361 1,142
4 0,0158 0,0153 135,17 2,14 2,14 2,9400 0,006
5 0,3313 0,0053 473,07 156,73 141,80 10,0793 1,580
6 0,0754 0,0039 667,41 50,33 43,34 4,9805 0,251
Dal confronto tra u''' ed u'' restano da verificare gli spechi C1 , C3, C5 e C6
Collettore 1
C1 i= 0,02 k= 90
DN630 r= 0,3 Q= 0,416
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,9 1,3711 0,8243 0,27 0,1234 0,423 3,43 45
1,00 1,5708 0,9895 0,30 0,1414 0,508 3,59 50
1,10 1,7705 1,1592 0,33 0,1593 0,595 3,73 55
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,874 3,20 53
1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 1,075 3,34 60
2,00 3,0233 2,2251 0,70 0,3704 1,284 3,47 67
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,80 2,6242 1,8628 0,72 0,4199 1,329 3,17 60
1,90 2,8238 2,0440 0,76 0,4518 1,458 3,23 63
2,00 3,0233 2,2251 0,80 0,4837 1,587 3,28 67
Collettore 6
C6 i= 0,045 k= 85
DN400 r= 0,20 Q= 0,251
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
0,90 1,3711 0,8243 0,18 0,0548 0,203 3,71 45
1,00 1,5708 0,9895 0,20 0,0628 0,244 3,88 50
1,10 1,7705 1,1592 0,22 0,0708 0,286 4,04 55
Tabella VIII
Sezione 6
S6 i= 0,008 k= 75
100*150 r= 0,5 Q1+Q2+Q3+Q4= 2,153
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,70 0,4619 1,255 2,72 47
1,60 2,2305 1,5146 0,80 0,5576 1,600 2,87 53
1,80 2,6242 1,8628 0,90 0,6561 1,968 3,00 60
2,00 3,0233 2,2251 1,00 0,7558 2,350 3,11 67
Sezione 7
S7 i= 0,01 k= 75
120*180 r= 0,6 QT= 3,984
2
h/r A/r Q/(*) h A Q V GR
1,40 1,8475 1,1886 0,84 0,6651 2,283 3,43 47
1,60 2,2305 1,5146 0,96 0,8030 2,909 3,62 53
1,80 2,6242 1,8628 1,08 0,9447 3,577 3,79 60
2,00 3,0233 2,2251 1,20 1,0884 4,273 3,93 67
Le acque di pioggia sono generalmente raccolte con grondaie, che corrono lungo i bordi dei tetti,
raccordate a tubazioni verticali, pluviali, che sversano nella rete di drenaggio.
Le acque di uso domestico vengono raccolte dai collettori di piano ed inviate alle colonne di scari-
co a servizio dell'intero edificio.
Nella Figura 1 è riprodotto lo schema completo di fognatura domestica.
Il dimensionamento idraulico di una rete di fognatura si completa con le verifiche delle velocità li-
mite ammesse. Queste infatti, per fognature unitarie e per fognature nere, non debbono scendere
al di sotto di valori minimi, per evitare l'instaurarsi di condizioni favorevoli alla sedimentazione
delle sostanze trasportate.
Fenomeni di aggressione possono manifestarsi anche in presenza degli ordinari liquami domestici.
Ne è causa l'idrogeno solforato sviluppato nei processi metabolici di microrganismi anaerobici il cui
habitat negli spechi è localizzato in prossimità della superficie libera per flusso di acque reflue, mi-
crorganismi che attaccano i solfati e le sostanze organiche contenenti zolfo presenti nei liquami.
Nelle canalizzazioni di fognatura il gas, idrogeno solforato, raggiunge le zone superiori aerate ove,
attraverso processi metabolici sviluppati da specifici microrganismi aerobi, il thiobacillus concre-
tivorus, viene trasformato in acido solforico, particolarmente aggressivo nei confronti dei calce-
struzzi. Il rischio potenziale di sviluppo dell'idrogeno solforato è legato al valore del BOD del li-
quame. Nella Tabella I sono riportati i risultati conseguiti, a seguito di rilievi sperimentali, da Pome-
roy e Bowlus. In funzione del valore del BOD efficace, espresso con la relazione:
rimento alla temperatura di 20oC, nella tabella sono riportati i valori della velocità minima del flus-
so del liquame che inibisce lo sviluppo di idrogeno solforato.
Tabella I
Valori delle velocità di flusso critiche per lo sviluppo in fogna di acido solforico
BOD efficace Velocità minima
(mg/l) (m/s)
55 0,30
125 0,45
225 0,60
350 0,75
500 0,90
690 1,05
900 1,20
Per indagare il rischio di sviluppo dell'idrogeno solforato nei canali di fognatura che convogliano li-
quami domestici viene fatto riferimento alla formula "Z"
⎛ 3B o ⎞P
Z=⎜ ⎟
⎜ i0,5 q0,333 ⎟L
⎝ ⎠
nella quale:
Bo è il valore del BOD5 a 20 oC, espresso in [g/m3]
Nella Tabella II sono riportati i valori di "Z", con riferimento a pendenze degli spechi pari a
i = 0,5% , pari al valore minimo da assegnare alle livellette dei canali di fognatura, e con riferimen-
to ad un grado di riempimento degli spechi circolari pari al 50%,
Tabella II
Diametro "Z" "Z"
(mm) per BOD = 250 g/m3 per BOD = 350 g/m3
250 6349 8888
300 5360 7503
400 4113 5758
1000 1782 2495
2000 958 1341
• Metcalf ed Eddy :
• La citata Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 11633 indica la velocità minima, riferita
alla portata nera media giornaliera: vmin = 0,50 m/s
Per fognature sia separate che unitarie, inoltre, le velocità non debbono superare prefissati valori
massimi per evitare l'innesco e lo sviluppo di fenomeni erosivi dei materiali costituenti le canaliz-
zazioni e gli spechi.
• per spechi privi di rivestimento della cunetta con materiali lapidei o cotti : vmax = 2,40 m/s
Nei casi in cui le velocità minime non possono essere garantite, o per la bassa pendenza delle ca-
nalizzazioni o a seguito della necessità di contenere la velocità massima entro i limiti consentiti,
è necessario prevedere, nel sistema di drenaggio, apparecchi per le cacciate d'acqua al fine di
spurgare la fogna dai depositi e dai sedimenti di sostanze solide organiche ed inorganiche.
Le cacciate d'acqua sono richieste in tutti i rami estremi terminali della rete nei quali le portate
sono minime e vengono smaltite con basse velocità anche in presenza di livellette con pendenza
notevole.
Dato il potere di laminazione, correlato al funzionamento in moto vario a superficie libera delle
canalizzazioni di fognatura, l'efficacia delle cacciate risulta limitata a tratti di breve sviluppo. In
presenza di canali caratterizzati da limitata pendenza è necessario provvedere, oltre che alle cac-
ciate di testata, anche a cacciate di linea.
Per fogne di diametro D = 200 mm, con volumi di cacciata pari a 1200 litri e portate di cacciata
pari a 25 ÷ 30 l/s, l'efficacia del sistema di pulizia si esaurisce in 180 ÷ 240 m. Nel caso di pen-
denze delle canalizzazioni superiori all' 1% il volume di cacciata può scendere a 500 litri.
Per la determinazione del volume di cacciata Ω [m3] necessario per lo spurgo di un tratto di fo-
gna lungo L può farsi riferimento alla relazione
Q0 L g hm 3
Ω=
(
V0 V0 + ghm ) [m ]
nella quale:
• Q0, è il valore della portata di cacciata [m3/s]
• V0, è il valore della velocità in moto uniforme, correlata alla portata Q0 , velocità tale da
consentire lo spurgo della fogna
• hm, è l'altezza media [m] del flusso per portata Q0 .
Nel caso di fogne di grande dimensione le cacciate con i dispositivi indicati non sono realizzabili,
data la connessa necessità di elevati volumi d'acqua per assicurare l'efficacia dell'intervento. Il
lavaggio in questi casi si effettua arrestando il flusso in fogna, sezionandola temporaneamente con
l'ausilio di paratoie a funzionamento manuale ubicate in corrispondenza di pozzetti di ispezione.
L'interruzione del flusso causa l'invaso a monte della paratoia di volumi d'acqua che, nei tempi e
nei modi opportuni, vengono istantaneamente liberati causando il lavaggio della fogna. Se la se-
zione degli spechi è circolare lo spurgo può essere effettuato inserendo una sfera, pig, di diametro
di poco inferiore al diametro della sezione della fogna. Il dislivello causato dal rigurgito del
flusso, all'interno del collettore, fa avanzare il pig assicurando lo spurgo.
All'interno dei canali di fognatura, anche in assenza di fenomeni putrefattivi, si sviluppano gas con-
tenenti elevate concentrazioni di anidride carbonica. Nei casi di processi putrefattivi in atto, i gas
sviluppati hanno anche cattivo odore e possono contenere metano, gas infiammabile ed in grado di
formare, in presenza di aria ed in assenza di ventilazione, miscele detonanti.
La ventilazione delle fognature non viene realizzata con bocchette stradali, dati i fastidi che le
esalazioni dei gas arrecherebbero alla popolazione. Alla ventilazione si provvede di regola attraver-
so le canne private, sia pluviali che fecali (Figura 6), prolungate fino alla copertura degli edifici, le
quali disperdono nell'atmosfera i gas prodotti, mentre il rientro d'aria negli spechi è assicurato dalle
bocchette stradali, escludendosi in tal modo la fuoriuscita da queste di cattivi odori.
caditoie stradali
pozzetti di ispezione
pozzetti a salto o di caduta
pozzetti di confluenza
scaricatori di piena
separatori di prima pioggia
Caditoie stradali
Attraverso le caditoie stradali, le acque di pioggia e, nella stagione estiva, le acque di lavaggio
delle strade vengono raccolte e collettate nella rete di fognatura. La Figura 6 illustra caditoie posi-
zionate in linea con la fognatura.
Figura 6 – Caditoie in linea
Mentre, nella Figura 7, sono riprodotte sia tipi di caditoie a griglia, da istallarsi nella sede stradale
in corrispondenza della cunetta formata dal gradino del marciapiede, sia tipi di caditoie a bocca di
lupo, da ubicarsi sotto il marciapiede con la bocca di presa realizzata in corrispondenza del gradi-
no. Per tutti i tipi è presente il pozzetto di sedimentazione delle materie solide. Il collegamento con
i fognoli di raccordo alla rete fognaria è bene che sia del tipo a sifone.
Le caditoie si dispongono ad interasse di 20-25 m, con aree servite pari a 250-300 m2.
La natura delle acque trasportate, ricche di sostanze solide, il funzionamento idraulico a superficie
libera, le forte variabilità delle portate, sono tutti elementi che richiedono operazioni di spurgo e
manutenzione. In presenza di spechi non praticabili (altezza inferiore a 1,20 m) al fine di consenti-
re agevoli operazioni di controllo risulta indispensabile l'inserimento di pozzetti di ispezione, posti
ad interasse di 20÷25 m. Per spechi praticabili l'interasse dei pozzetti può essere esteso a distan-
za non superiore a 50 m.
Oggi è possibile ispezionare tratti di fogna, tra pozzetto e pozzetto, inserendo un piccolo veicolo ra-
dio comandato, Figura 7, con a bordo una mini telecamera che consente di rilevare la presenza di
rotture , Figura 8, o di mal funzionamenti del tratto in esame , Figura 9, o, più in generale, di ac-
quisire immagini sullo stato di conservazione dello speco
Figura 7
Figura 8 Figura 9
La dimensione minima della camera interna del pozzetto di ispezione è 1,20 m x 1,20 m. L'altez-
za della camera è pari a 1,80-2,00 m. L'accesso al pozzetto si realizza attraverso la bocca protetta
da chiusino di ghisa. La discesa si effettua tramite scala del tipo alla marinara.
In concomitanza di eventi di pioggia, nelle reti di fognatura mista, raggiunto un prestabilito gra-
do di diluizione delle acque fecali (rapporto acque nere/acque bianche pari a 1/3-1/5), si provvede
all'evacuazione immediata delle acque di supero tramite scaricatori di piena ed al recapito delle
stesse direttamente nel mezzo ricettore naturale.
Nelle reti separate nasce la necessità di convogliare nella fogna nera le portate fluenti nella fogna
bianca nella fase iniziale di un evento meteorico in quanto la prima pioggia, eseguendo un lavaggio
delle strade , accumula un notevole carico inquinante derivante da tutto ciò che può depositarsi
sulla sede stradale ( rifiuti , polveri di gas di scarico e di ferodi , residui derivanti dall’usura dei
pneumatici, oli e grassi ecc.). Tale inconveniente cresce in rapporto all’intervallo tra due eventi me-
teorici consecutivi. Pertanto è possibile trasferire alla fogna nere queste acque realizzando una pic-
cola luce, sul fondo del canale bianco, opportunamente dimensionata. Trascorso un po’ di tempo
dall’inizio della pioggia, se questa persiste ed aumenta di intensità, la portata meteorica aumenta
tanto da superare la luce di fondo e raggiungere, priva dei contenuti inquinanti, il collettore e da
questo al mezzo recettore. (Figura 3)
Le reti di fognatura sono progettate per funzionare a gravità con flusso a superficie libera. Situazio-
ni topografiche locali impongono, a volte, la realizzazione di impianti di sollevamento.
La natura delle acque trasportate e la forte variabilità delle portate pongono particolari problemi
alla progettazione di un impianto di sollevamento sia nei riguardi del macchinario (tipo e numero
di pompe), sia relativamente al volume ed alla geometria ottimale della vasca di aspirazione.
L' impianto va dimensionato in funzione della portata massima da sollevare, ma, data la forte va-
riabilità delle portate, la portata totale va ripartita su più pompe funzionanti in parallelo. (Figura
4). Le pompe debbono essere istallate con la girante sommersa, sempre sotto battente, condizione
che garantisce l'immediato avvio del sollevamento.
La condotta di mandata, in corrispondenza del funzionamento di una sola pompa deve essere
percorsa dal flusso con velocità non inferiore ad 1 m/s per evitare la sedimentazione e l'accu-
mulo delle sostanze solide presenti nei liquami.
a b c
La dimensione del pozzo dovrebbe essere la minore possibile sia per ridurre i costi e sia per mante-
nere meno possibile il liquame stagnate; è ovvio che il volume minimo è funzione del numero di
avviamenti/ora consentiti dalla macchina. Il livello nel pozzo è regolato da un interruttore a bulbo
di mercurio rinchiuso in un involucro impermeabile galleggiante , sospeso all’altezza voluta tramite
il cavo elettrico che lo collega al quadro di avviamento dell’elettropompa. La variazione di livello
del liquido varia la posizione del regolatore e di conseguenza l’interruttore a mercurio apre o chiu-
de il circuito di controllo (Figura 7).
I principi da adottare nella progettazione di un pozzo sono illustrati in manualiI contenenti regole
pratiche frutto di una estesa serie di dati acquisiti con test su modelli in scala. Nel seguito si farà
riferimento al pozzo standard Flygt riprodotto nella Figura 8.
Figura 8
Quando vengono realizzati progetti fuori dello standard è necessario eseguire prove di funzionalità
su modello idraulico in scala ridotta, al fine di ottimizzare il flusso verso le pompe , l’eliminazione di
vortici e di aria in prossimità dell’aspirazione.
V
un tempo di riempimento Tr = e
Qi
∆V
= Qp1 − Qi per ∆t = Tv, tempo di vuota-
∆t
∆V V
tura Tv = Tv =
Qp1 − Qi Qp1 − Qi
V2 V2
Tr = Tv =
Qi − QP1 (QP1 +Qp2 ) − Qi
Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S
essendo :
Dimensionare una stazione di pompaggio per una portata in ingresso Qi=58 l/s e prevalenza 5 me-
tri.
Volendo utilizzare due elettropompe identiche , la portata nominale di ciascuna macchina sarà:
Qp1=Qp2=2/3 Qi ⇒ Qp1=Qp2=2/3* 58 = 38,6 l/s
Elettropompa CP 3127
Le dimensioni minime vengono lette in corrispondenza di pompe con portata di 100 l/s
Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S
in cui
Vtot
h = = 0,97 m
S
Essendo il livello minimo di aspirazione pari a 0,43 m l’avviamento della prima elettropompa sarà
posto a quota + 1,40 m dal fondo del pozzo ; la quota di avvio della seconda pompa sarà 1,40 +∆h
=1,40+0,30 =1,70 m.
Infine la quota di arresto della prima macchina sarà pari all’altezza minima di aspirazione 0,43 m e
la seconda sarà 0,43+ ∆h=0,73 m.
Nei casi in cui il collettore emissario sia posto a quota inferiore del mezzo recettore è indispensabile
il ricorso ad impianti di sollevamento caratterizzati da elevata portata e bassa prevalenza. Questi
tipi di impianti vengono comunemente chiamati idrovori dal nome delle elettropompe, idrovore,
utilizzate per lo smaltimento di grandi volumi di acqua e basse prevalenze, generalmente H < 10
m).
Nella Figura 11 è raffigurato un impianto idrovoro caratterizzato da una idrovora ad asse verticale
con tubazione di scarico realizzata con un sifone “ a cavaliere dell’argine “ . A monte delle macchine
sono presenti una griglia di protezione ed una paratoia di sezionamento mentre, a valle, la condot-
ta sfocia in una vasca di dissipazione che, nei periodi di magra del recettore, ha il compito di dissi-
pare il contenuto energetico della portata in uscita dalla condotta ed evitare il disinnesco del sifone.
Nota la portata da esitare la scelta delle macchine è legata ai criteri già esposti per gli impianti di
sollevamento al Capitolo 4.
L’afflusso dell’acqua verso la pompa deve essere uniforme in modo da evitare trascinamento di a-
ria con conseguente innesco di vortici. Tra i criteri da adottare per la progettazione di un impianto
è importante la verifica del rapporto tra la sommergenza S ed il diametro D della condotta di aspi-
razione D. (Figura 15)
S 4⋅Q VD
= a + b ⋅ Fr con : a =1,5 e b=2,5 VD = Fr =
2 g⋅D
D π⋅D
Dell’idrogramma tipico, rappresentato nella Figura 16, se ne può dedurre uno schematico
nell’ipotesi che l’effettiva modalità dell’evoluzione della pioggia nel tempo sia ad intensità costante,
considerando variazioni lineari della pioggia e delle portate esitate con il tempo (Figura 17).
L’espansione dei centri abitati comporta una trasformazione di parte del territorio che con costru-
zioni ed opere di urbanizzazione si trasforma da terreno permeabile in terreno scarsamente perme-
abile alterando, dunque, il coefficiente di afflusso che è un elemento determinante per la stima del-
la portata di piena. La conseguenza di ciò si risente nei tronchi terminali della rete dove le dimen-
sioni degli spechi non sono più sufficienti per lo smaltimento delle variate portate di piena.
Un criterio utilizzabile per risolvere il problema è quello di inserire, a monte dei tronchi critici, delle
vasche di laminazione
dell’onda di piena.
Il principio di funzionamento si
basa sul concetto della conti-
nuità, pertanto limitando la
portata in uscita occorrerà un
volume V da invasare per tut-
to il tempo che la portata in
ingresso supera il valore della
portata ammissibile a valle.
Figura 18
Quando non sia possibile realizzare tutto il volume di laminazione, per mancanza di aree da assog-
gettare a tale servizio, la parte eccedente può essere sfiorata verso un “elemento” di accumulo
provvisorio (Depressione naturale, campagna, ecc,)
Figura 19
Una soluzione ottimale è rappresentato dalla Figura 20, dove è possibile utilizzare un laghetto per il
contenimento dei volumi di supero delle vasche di laminazione .
Per quanto attiene la tipologia delle vasche di laminazione queste possono essere in serie ed in pa-
rallelo secondo gli schemi di Figura 21.
Nelle seguenti figureII sono riportati esempi di manufatti di restituzione nel mezzo recettore.
A seconda dei valori delle velocità in uscita sono da prevedere elementi di dissipazione del contenu-
to energetico della corrente.
Il trasporto dell’acqua è distribuito tra tubazioni realizzate con materiali con proprietà fisiche,
chimiche e meccaniche proprie che, a seconda dei casi , lo rendono più o meno idoneo alle reali
condizioni di utilizzazione.
Consequenzialmente le tubazioni realizzate con differenti materiali hanno un proprio caratteristico
campo di applicazione in funzione:
• delle pressioni di esercizio
• delle sollecitazioni dinamiche (traffico) o accidentali (sovrappressioni di moto vario)
• della tendenza alla corrosione
• della resistenza all’aggressività
A tutt’oggi non esiste ancora in Italia una legislazione o dei regolamenti che trattano della conser-
vazione delle reti di fognatura nei riguardi delle interazioni fisico-chimiche tra materiali ed ambiente
di posa. L’argomento è della massima importanza in quanto strettamente correlato alla durata nel
tempo dell’efficienza delle opere. I materiali di fognatura possono raggruppassi in quattro classi:
Nell’analisi comparativa tra tubazioni e canalizzazioni realizzate con differenti materiali, vengono
prese in esame le caratteristiche più salienti con specifico riferimento all'impiego nel trasporto di
liquami.
Il mercato risponde in maniera esaustiva offrendo un’ampia gamma di prodotti che, a seconda del
materiale, possono essere classificati in tubazioni :
• Metalliche: acciaio, ghisa sferoidale; l’acqua, sempre presente nel terreno, ne determina il
comportamento elettrolitico. Le tubazioni metalliche, di acciaio e di ghisa, queste ultime in mi-
nore misura, vanno incontro a fenomeni di corrosione elettrochimica. Il fenomeno può essere
ingenerato sia dalla naturale formazione di pile galvaniche dovute all'eterogeneità del contatto
suolo metallo, sia dalla presenza nel suolo di correnti vaganti disperse da sistemi funzionanti a
corrente continua.
• Lapidee: calcestruzzo armato, sia ordinario che precompresso, cemento amianto, Ecored, ce-
ramico ; il calcestruzzo ed il cemento amianto, se ben lavorati, normalmente non destano pre-
occupazioni per l'interazione con l'ambiente di posa. Solo in particolari condizioni, quali quelle
connesse con eccesso di anidride carbonica, presenza di sali di magnesio e di solfati, è da at-
tendersi l'attacco chimico dei conglomerati e la consequenziale loro disgregazione.
• Plastiche: PVC (policloruro di vinile), PRFV (poliestere rinforzato con fibre di vetro) e PEAD
(polietilene ad alta densità). I polimeri, matrice delle tubazioni di materiale plastico, per loro
natura sono resistenti agli attacchi chimici da parte dei suoli, mentre la presenza di sostanze
addittivate può modificare tale comportamento.Il decadimento delle caratteristiche meccaniche
delle tubazioni di materiale plastico è dovuto all'assorbimento di acqua e dei suoi soluti, specie
i cloruri.
• materiali cotti o ceramici : essenzialmente tubazioni realizzate in grès ceramico; sono carat-
terizzati da spiccata resistenza all’azione chimica dell’ambiente. Ottima è la resistenza anche
nei riguardi delle sostanze considerate critiche per i materiali legati.
Per ciascun tipo di tubo verranno illustrati sinteticamente i processi di realizzazione ed i principali
campi d utilizzazione .
La realizzazione dei tubi di acciaio si articola secondo due grandi linee di produzione:
• Tubi senza saldatura :
con campo di fabbricazione estremamente vasto da coprire l’intera gamma dei diametri commer-
ciali fino a dimensioni massime di circa 3000 mm. Anche in questo caso si distinguono due distinti
processi di fabbricazione:
1:fase: formatura del tubo che può essere realizzata con laminazione a freddo o a caldo, sia in mo-
do continuo che discontinuo;
2. fase: saldatura secondo diversi procedimenti;
La produzione dei tubi di acciaio si articola secondo vari procedimenti, illustrati sommariamente in
seguito, i quali si differenziano per le caratteristiche del materiale, semilavorato o finito, dal quale
di realizzano i tubi (Figura 1)
Nel 1885 Reinhard e Max Mannesmann brevettarono un laminatoio a cilindri abbliqui. Risultato
di una serie di studi fondati dall’osservazione che durante la lavorazione di barre di acciaio passate
tra due cilindri disposti con gli assi sghembi e ruotanti nel medesimo verso, si veniva a creare,
all’interno e lungo l’asse longitudinale, una serie di incrinature che nel complesso venivano a cre-
are una cavità lungo tutta la barra. Il laminatoio è costituito da due cilindri rotanti, nelle stesso
senso e disposti con assi sghembi ( angolo 2α =10 °) giacenti su piani paralleli ed orizzontali. (Fi-
gura 4)
Figura 4
In un primo momento i fratelli Mannesmann credettero fosse possibile realizzare tubi di spessore
sufficientemente limitato con siffatta macchina ma esperienze successive convinsero che l’utilizzo
del laminatoio a cilindri obliqui dovesse essere limitato alla produzione del forato ed affidare ad al-
tra macchina il compito di trasformare i forati in veri e propri tubi. Il problema fu risolto mediante
Figura 5
A questo punto l’azione combinata della zona c dei cilindri e del mandrino C allargano e dimensio-
nano il diametro interno mentre l’esterno risulta determinato dalla distanza dei cilindri. Infine la
zona d, di calibrazione, regolarizza lo spessore e rende uniforme la superficie esterna del forato
che lascia il laminatoio perforatore obliquo sotto la forma di un cilindro cavo di grosso spessore e
limitata lunghezza. (Figura 6).
Figura 6
2. fase: la temperatura ancora elevata consente l’ulteriore lavorazione, nel laminatoio a passo di
pellegrino, di trasformazione del forato in tubo stendendolo su un mandrino calibrato con conse-
guente riduzione dello spessore. Il forato è sottoposto all’azione di due cilindri a sagoma eccentri-
ca, ruotanti , in questo caso, in senso opposto e sagomati in modo tale da determinare periodica-
mente, durante un intero giro, una fase a vuoto (BP) una fase di imbocco (PA) ed una fase
di calibratura (AB). .
Figure 7a -7b
Successivamente lungo l’arco AB avviene la fase di calibratura del tubo. Terminata la calibratura, il
complesso mandrino-forato-tubo, è nella posizione esterna estrema; la coppia di cilindri inizia di
nuovo la fase BP. Durante l’avanzamento libero, forato e mandrino ruotano di 90° per ripartire il
processo di laminazione su tutta la circonferenza del forato.
Figure 7c -7d
Con questo metodo si laminano tubi da 50 ÷ 650 mm; ulteriori lavorazioni a caldo (trafila ad e-
spansione) consentono di raggiungere spessori fino a 900 mm. Le lunghezze del tubo variano da 8
m a 13,5 m (Figura 8).
• Procedimento ASSEL
Essendo un procedimento di laminazione occorre realizzare in precedenza il forato che viene spinto
in un laminatoio realizzato con tre cilindri obliqui posti, tra loro, a 120°, su un mandrino calibrato
che ne determina il diametro interno dl tubo.(Figura 9)
F
Figura 9
• Laminatoio Continuo:
come evidenziato in Figura 10 , il laminatoio continuo è costituito da una successione di gabbie mo-
trici con coppie di cilindri scanalati posti su piani sfalsati di 90°. I diametri delle gole sono progres-
sivamente decrescenti e pertanto la laminazione del forato avviene su un mandrino interno su cui
viene steso l’acciaio. Il tubo viene sfilato come descritto nel procedimento Ehhardt.
I tubi a saldatura longitudinale vengono prodotti, con un processo schematizzato nella Figure 11 e
12, con macchine continue e sono ottenuti da lamiere di larghezza pari allo sviluppo del perimetro
della sezione del tubo. I diametri in produzione sono compresi tra 400 mm e 1400 mm. Con spes-
sori massimi fino a 18 mm, utilizzando presse ad U e presse ad O capaci, rispettivamente, di sforzi
di 5.000 e 20.000 tonnellate .
Figura 11
La saldatura interna ed esterna avviene ad arco elettrico sommerso ; l’arco scocca fra i bordi del
tubo da saldare e l’elettrodo formato da uno o più fili nudi che costituisce il materiale d’apporto. La
protezione dall’ossidazione è ottenuta mediante un’apposita polvere che sotto l’azione dell’arco
fonde favorendo anche il riscaldamento dei bordi da saldare. L’alta frequenza della corrente di sal-
datura consente il riscaldamento di una zona molto limitata dei lembi da saldare.
Subito dopo la saldatura viene effettuata la scordonatura ed un trattamento termico (normalizza-
zione) ad induzione della zona termicamente alterata per ricondurla ad una struttura metallografica
omogenea.
a. Saldatura elicoidale
I tubi a saldatura elicoidale sono ottenuti da nastro di acciaio (coils). Anche questi tubi vengono re-
alizzati con macchine continue (Figure 13÷15) che offrono una maggiore elasticità di produzione
per un più semplice e rapido adattamento alle variazioni del diametro dei tubi da produrre, con la
sola variazione del passo dell’elica (Figura 14).
I diametri in produzione sono compresi tra 300 mm e 2500 mm. La lunghezza dei tubi varia tra 8
m e 13,5 m.
Figura 14
Nel processo di fabbricazione dei tubi Fretz-Moon il materiale di partenza è il nastro che viene svol-
to, spianato e, tramite gabbia trascinatrice, viene mandato in forno di riscaldo a passaggio, dove i
bordi vengono riscaldati con fiamma di-
retta fino a 1300°C. Tramite cilindri
formatori (Figura 16) il nastro viene
portato ad assumere la forma cilindrica.
Sui bordi avvicinati viene insufflato os-
sigeno che eleva la temperatura fino al
color bianco.
I bordi vengono premuti l’uno contro
l’altro da appositi rulli di pressione, ot-
tenendo un’ottima saldatura priva di
cordone. Lo sbozzato così ottenuto vie-
ne fatto passare al riduttore a stiramen-
to (Figura17) che ne determina il dia-
metro e lo spessore finiti. Al termine Figura 16
Lo schema di Figura 18 mostra le principali fasi di fabbricazione. Il nastro viene introdotto nei rulli,
o cilindri formatori, che gli conferiscono gradualmente una forma a sagoma circolare. Nel processo
di saldatura longitudinale la corrente ad alta frequenza riscalda, per induzione, i bordi fino alla
temperatura di saldatura; opportuni dispositivi di compressione li accostano fino ad ottenere la sal-
datura . Al termine vengono tagliati da una sega volante alla lunghezza desiderata ed avviati al raf-
freddamento (in aria ed acqua). Questo procedimento viene utilizzato per la produzione di tubazio-
ni dal diametro di 40 mm al diametro di 500 mm.
Figura 18
Infine il tubo, controllato a vista e con sistemi elettromagnetici e provato idraulicamente, è avviato
alla finitura. (Figura 19)
Per la protezione delle condotte interrate dalla corrosione viene attuata con rivestimenti di sostanze
bituminose; lo strato di bitume, continuo ed aderente all’acciaio costituisce l’effettiva protezione del
tubo dalla corrosione ed è a sua volta difeso da azioni meccaniche accidentali esterne (urti durante
il trasporto, lo scarico e la posa in opera) con un’armatura di rinforzo costituita da fasciatura con
nastri di tessuto di fibra vetrosa. Questa nel caso in cui la tubazione è impiegata per condizioni
normali di esercizio è realizzata con doppio strato di feltro di vetro impregnato con la stessa mi-
scela bituminosa e da un successivo strato di finitura di idrato di calcio.
Una condotta è realizzata da un sistema di tubazioni la cui continuità idraulica è garantita dalla pre-
senza dei giunti.
Quando questi vengono realizzati con saldatura e con incollaggio, la condotta diviene struttural-
mente coerente ed in grado di resistere a sforzi longitudinali; quando vengono realizzati con bic-
chiere e con manicotto, entrambi con anello di tenuta di materiale elastomerico, la condotta risulta
strutturalmente incoerente e , pertanto, la stabilità longitudinale viene assicurata da sistemi di an-
coraggio.
Giunzioni flangiate: le estremità del tubo possono essere munite di anello di appoggio saldato
per sovrapposizione o con flange, saldate di testa, all’estremità del tubo (Figura 21). La giunzione,
con interposizione di una guarnizione e serraggio dei bulloni, risulta rigida e comporta la coassialità
dei pezzi. Pertanto questo tipo di giunzione male si presta nel caso di condotte interrate nelle quali,
peraltro, i bulloni sarebbero esposti alla corrosione. Pertanto, le giunzioni a flangia sono utilizzate
all’interno dei manufatti dove, per la presenza di particolari valvolismi, è necessario l’assemblaggio
di questi sulla condotta.
e. Giunzioni a bicchiere
Alle routinarie giunzioni per saldatura la Società Alessio Tubi ha realizzato , limitatamente ai diame-
tri compresi tra DN 150 ÷ 500 mm, un tipo di tubo caratterizzato da un bicchiere doppiamente sca-
nalato in cui trova sede una guarnizione di tenuta in elastomero. (Figura 23).
L'impiego delle tubazioni di acciaio nel campo delle fognature è molto limitato dati i no-
tevoli problemi legati ai fenomeni di corrosione del materiale. Le rare applicazioni sono
limitate a brevi condotte di mandata di impianti elevatori.
La ghisa è un materiale ferroso con elevato contenuto di carbonio. Nella fase di raffreddamento
dallo stato fuso si ha la separazione di grafite sotto forma lamellare distribuita nella massa metalli-
ca. La presenza di grafite consente la lavorabilità della ghisa ma la rende, nel contempo, fragile e
poco resistente. Nel 1950, ricercatori americani, aggiungendo alla ghisa fusa alla temperatura di
circa 1350 °C, piccole quantità di magnesio, ottennero la ghisa sferoidale, caratterizzata dalla pre-
senza di grafite libera in forma di noduli. Le caratteristiche meccaniche del nuovo materiale risulta-
no confrontabili con quelle dell'acciaio per tubazioni, con perdita della fragilità e resistenza a trazio-
ne pari a 40-50 kg/mm2.
Ghisa grigia: la grafite si
presenta sotto forma di lamelle
che si comportano come micro-
cricche interne. Ai bordi delle
lamelle agiscono punti di
tensione in seguito alla
concentrazione di linee di forza
causando rotture di tipo fragile
senza deformazione plastica.
A
Ghisa sferoidale o duttile:
assenza di concentrazione di
linee di forza poiché la grafite si
presenta sotto forma di miscro-
sfere. Pertanto si avrà
deformazione plastica senza
rotture di tipo fragile.
B
Figura 24. Micrografia di una ghisa grigia A ed una ghisa sferoidale B
I tubi di ghisa venivano realizzati con ghisa grigia di seconda fusione colata entro forme verticali
realizzate con terra di fonderia secondo la più antica tradizione adottata per costruire i cannoni. Le
prime utilizzazioni di questi tubi risale al 1445 per la realizzazione di un acquedotto per il castello di
Dillimgurb (Germania) , rimasto in esercizio fino al 1760, anno di distruzione del castello.
Nel 1639 : condotte Medicee in Firenze – ancora
in esercizio per alcuni tronchi ; nel 1644 realizza-
zione delle condotte di Versailles, in parte ancora
in esercizio .
I tubi sono mantenuti nel forno a riverbero per circa 25 minuti alla temperatura di circa 900 °C;
infine raffreddati lentamente vengono estratti dal forno alla temperatura di circa 300 °C .
Questo processo di fabbricazione, adottando conchiglie rivestite con terra di fonderia (materiale re-
frattario) con conseguente lento raffreddamento del tubo, evita il trattamento di ricottura. A fronte
di un risparmio energetico è più laboriosa la fase di preparazione delle conchiglie che devono esse-
re rivestite prima di ogni colata ed un conseguente rallentamento della catena di produzione.
Figura 29
Natural (per acquedotti) – con rivestimento esterno multistrato zinco + alluminio dove l’alluminio
ha la funzione di prolungare, nel tempo, l’azione protettiva dello zinco e quindi la durata del tubo.
Un’ulteriore protezione è data da un ulteriore rivestimento di finitura con vernice epossidica di az-
zurro che sostituisce la tradizionale vernice bituminosa.
La giunzione dei tubi di ghisa avviene essenzialmente introducendo l’estremità liscia del tubo nel
corrispondente bicchiere. Anticamente l’intercapedine anulare risultante veniva riempita di piombo
fuso ribattuto a freddo, realizzando un giunto di tipo plastico soggetto, anche per piccoli cedimenti,
a perdite. Con l’avvento della ghisa sferoidale, caratterizzata dalle elevate capacità elastiche, sono
state ricercate tipologie di giunti che assicurassero anche una perfetta tenuta idraulica del giunto.
Questo si è reso possibile anche per la creazione di mescole di gomma naturale e sintetica partico-
larmente pure, chimicamente stabili, esenti da forme di invecchiamento e rilassamento, sicure dal
punto di vista igienico e conformate in modo da assicurare, con la sola compressione, la tenuta i-
draulica. Questi giunti sono essenzialmente di due tipi :
La Figura 31 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Rapido .
Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo
da imboccare;
tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bic-
chiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica
e meccanica della condotta;
introduzione della guarnizione con la coda di rondine rivolta verso il fondo del bicchiere;
verificata la coassialità delle tubazioni , avviene la messa in tiro fino a quando la linea di fede
raggiunge il lembo del bicchiere.
Figura 31. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con il Giunto Rapido
La Figura 33 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Express .
Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo
da imboccare;
Inserimento della controflangia sull’estremità liscia del tubo, con la concavità rivolta verso il
bicchiere e successiva introduzione della guarnizione;
tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bic-
chiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica
e meccanica della condotta;
introdurre l’estremità liscia del tubo fino a far coincidere la linea di fede con il piano frontale
del bicchiere;
far scorrere la controflangia fino a farla aderire alla guarnizione e serrare, progressivamente,
con chiave dinamometrica i dadi con passate successive e seguendo lo schema di serraggio
Figura 33. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con Giunto Express
Nelle tubazioni unite con giunti a bicchiere la pressione interna P agisce perpendicolarmente a
qualsiasi piano generando una forza f=P*ω (ω area della sezione) .
Tutte le componenti radiali sono contenute dallo spessore della parete del tubo; le componenti
assiali agiscono su di un piano perpendicolare all’asse del tubo. Nel caso di un cambio di direzione
le forze P*ω si compongono in una forza risultante F (Figura 34).
Nel primo tipo viene posizionato un anello di fissaggio all’interno del bicchiere, nella camera antifi-
lamento di forma concava; la guarnizione , di superficie convessa a sezione trapezoidale, è realiz-
zata con inserti metallici e la tenuta del giunto è garantita, inoltre, dall’appoggio dell’anello su un
cordone di saldatura effettuato sull’estremità liscia del tubo.
Data la limitata resistenza della ghisa alla corrosione, in ambienti di posa particolarmen-
te aggressivi le tubazioni vengono interrate avvolte con guaine di polietilene. La resi-
stenza all'urto ed all'abrasione è condizionata dalla resistenza del rivestimento interno
dei tubi di ghisa sferoidale realizzato con malta cementizia. Le caratteristiche idrauliche
delle tubazioni di ghisa sferoidale, legate al rivestimento cementizio interno, sono buone.
Il giunto è a bicchiere con tenuta garantita da guarnizione di gomma. La posa in opera è
condizionata dal peso elevato delle tubazioni. Il tubo, rigido, non richiede particolari pre-
scrizioni per il letto di posa e per il rinfianco.
I tubi in cemento armato ordinario (c.a.o.) hanno armatura costituita da una o due gabbie realizza-
te con ferri longitudinali e ferri trasversali sagomati ad elica.
Un particolare tipo di tubo in CAO è rappresentato dai Bonna (Figura 38), realizzati da un cilindro
di lamierino di acciaio, dello spessore minimo di 2 mm, con estremità rinforzate da anelli di lamiera
conformati , in un’estremità , a bicchiere. Esternamente il tubo è armato come al punto a) e rivesti-
to con cls per uno spessore non inferiore a 2,5 cm; il rivestimento interno, per piccoli spessori, è di
cls. semplice applicato per centrifugazione; per grandi diametri viene posta anche un’armatura in-
terna.
a) viene realizzata la precompressione radiale con eliche di filo d’acciaio armonico avvolte sotto
tensione su un tubo-nucleo , precedentemente fabbricato con armature longitudinali pretese.
L’elica di precompressione, bloccata sul tubo, viene ricoperta con intonaco di protezione a sua
volta ricoperto con uno strato di mastice bituminoso armato con tessuto di fibre di vetro. La
precompressione longitudinale è importante anche in fase di realizzazione della precompressio-
ne radiale per evitare fessurazioni tra la zona cerchiata e quella ancora libera, effetto salcic-
cia. (Figura 39)
b) una gabbia realizzata da un’elica di filo di acciaio sostenuta, non in tensione, su ferri piatti sca-
nalati, integrata da un’armatura di precompressione longitudinale viene predisposta all’interno
di due forme cilindriche verticali e coassiali, distanziate dello spessore previsto del tubo. La sa-
goma esterna, realizzata in metallo, è suddivisa in settori metallici trattenuti da un sistema di
molle tarate; la forma interna, realizzata in gomma, è libera di espandere. Le due forme ripro-
ducono, in basso, la sagoma del bicchiere.
Posta in tensione l’armatura longitudinale, viene realizzato il getto, opportunamente costipato
con vibratori.
Durante la maturazione con vapore viene dilatata la cassaforma interna la quale trascinando il
getto di cls e l’armatura elicoidale la mette in tensione. La deformazione è controllata dai set-
tori cilindri esterni. Raggiunta la maturazione, viene tolta pressione alla cassaforma interna e
liberata l’armatura longitudinale. (Figura 40)
La Legge n.°257 del 27.3.1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” sancisce
il divieto dell’estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto
e dei prodotti contenenti amianto. Per le tubazioni ed i serbatoio, utilizzati per il trasporto e lo stoc-
caggio dell’acqua per usi civili ed industriali, venne concessa una deroga di due anni.
Il problema, in breve, riguarda la possibile cessione di fibre di amianto in presenza di acque parti-
colarmente aggressive che potrebbero sciogliere il cemento dalla superficie interna della tubazione.
Ciò priverebbe di protezione le fibre di amianto le quali non sarebbero più incapsulate nella matrice
di cemento e quindi potrebbero essere rilasciate nell’acqua, con effetto inquinante. Appunto per
questo le tubazioni di cemento amianto, utilizzate nel campo acquedottistico, non risultano perico-
lose alla salute in quanto è stato dimostrato che le fibre di amianto sono nocive se inalate; di
conseguenza il problema insorge sia nella fase iniziale di fabbricazione del tubo, quando l’amianto
veniva macinato per suddividerne le fibre, e sia nella necessità di rimuovere o sostituire una con-
dotta in fibrocemento tuttora in esercizio.
Per tutto quanto esposto oggi le tubazioni di fibro-cemento vengono prodotte ovviamente senza
amianto impiegando fibre sintetiche di materie plastiche e cellulosa (le quali conferiscono al mate-
riale una sufficiente resistenza a trazione) con cemento ed acqua di impasto realizzando tubazioni
in CPC, Composito Polimeri e Cemento, utilizzati nel campo delle smaltimento delle acque reflue i
quali vengono realizzati con tecnologia analoga a quella utilizzata, per anni, per la produzione dei
tubi di cemento-amianto.
La Figura 41 riproduce lo schema del ciclo di produzione dei tubi in CPC. Nel miscelatore viene pre-
parata una malta di cemento e polimeri molto liquida che viene avviata nella macchina di produ-
zione, detta Vasca olandese (Figura 42). Qui viene prelevata da un cilindro pescatore e stesa su un
nastro continuo, di tessuto permeabile di larghezza uguale alla lunghezza del tubo da realizzare,
trasportata ed avvolta, in strati sottili, sopra un mandrino rotante fino a raggiungere lo spessore
programmato.
Infine le curve ed i pezzi speciali sono in ghisa o in acciaio con le estremità predisposte alla giun-
I tubi CPC, caratterizzati da elevata compattezza, presentano una buona resistenza nei confronti degli
ordinari agenti aggressivi, acidi ed alcalini, del terreno di posa e delle acque di fogna. Analogamente
ai tubi di calcestruzzo sussiste il rischio di aggressione da parte dell'acido solforico. La resistenza del-
le tubazioni agli urti, data la intrinseca fragilità del prodotto, è molto bassa. La resistenza all'abrasione,
di contro, è notevole data la già richiamata elevata compattezza. La tecnologia di produzione delle tu-
bazioni di CPC assicura una superficie interna liscia e poco porosa.
Argilla, acqua e fuoco sono i componenti principali dei tubi di gres ceramico prodotti in barre lunghe
2,0 m. I diametri variano da 200 mm a 800 mm. Il giunto è a bicchiere con tenuta idraulica garan-
tita da guarnizione prefabbricata e solidale al tubo realizzata con resina poliuretanica.
Il ciclo di produzione è riprodotto nello schema di Figura 47.
Le argille, prelevate nelle cave, dosate in quantità proporzionali e sottoposte ad un controllo di
Figura 47
qualità (1), vengono introdotte nei mescolatori ad elica per essere frantumate e raffinate per otte-
nere un impasto omogeneo (2) al quale si aggiunge la chamotte (3), scarti di lavorazione o quelli
derivati dalla presenza di tubi difettosi o dalla rottura degli stessi, che viene reintrodotta nel ciclo
produttivo. L'impasto, opportunamente umidificato (4), passa all’insilatore, per la plastificazione,
ad ai reparti di estrusione (5) dove i tubi ed i vari manufatti in gres vengono formati. I tubi vengo-
no posti in carrelli metallici ed introdotti in capaci essiccatori a tunnel (6). Dopo essiccati, vengono
immersi in un bagno di engobbio (7- Figura 48) e sottoposti a successivo trattamento termico di
cottura e vetrificazione dove, superato un tunnel di preriscalamento, sono immessi nel forno per
circa 70 ore alla temperatura di circa 1100° (8).
Il particolare profilo del giunto, le caratteristiche di elasticità del materiale nonché l’interferenza
tra punta e bicchiere consentono di ottenere giunzioni di tenuta idraulica fino a o,5 bar e minimi di-
sassamenti ( Figura 50 - 80 mm per metro per tubi < 20 cm , 30 mm per metro per tubi dal 250
al 500 mm ed infine 20 mm per metro per tubi dal 600 al 800 mm).
Seguono alcune controlli specifici (10) ed in particolare, tra questi collaudi, c'è un test che avviene
per campionatura: il tubo è sottoposto ad una pressione elevatissima per provarne la resistenza
meccanica, resistenza che spesso supera abbondantemente il margine di sicurezza. Infine i tubi,
pallettizzati, sono spediti alle rispettive destinazioni (11).
Il gres è un materiale vetroso e, quindi, fragile. Pertanto notevole attenzione è richiesta nelle fasi
di trasporto e movimentazione in quanto i tubi danneggiati non possono essere riparati o recuperati
realizzando scorcioni. La resistenza all'abrasione, di contro, è notevole data la presenza dello strato
vetroso superficiale caratteristico del prodotto. La limitata lunghezza delle barre, correlata alla tec-
nologia di produzione, comporta un elevato numero di giunti.
Nella Figura 51 sono riportate le caratteristiche geometriche delle tubazioni e dei pezzi speciali in
gres.
Le prestazioni idrauliche, data la superficie interna del tubo liscia, sarebbero elevate se non risul-
tassero condizionate dall'elevata frequenza di giunti che, in genere ostativo per la celerità di posa,
torna a tutto vantaggio in presenza di tracciati tortuosi che si sviluppano entro strade strette. La
posa in opera delle tubazioni di gres ceramico è condizionata dalla fragilità del materiale e dalla de-
licatezza del giunto di poliuretano. E' sempre necessaria la realizzazione del letto di posa delle tu-
bazioni ottenuto con sabbia o con aridi granulari.
I principali vantaggi offerti da queste tubazioni sono il peso contenuto, che riduce i costi di traspor-
to e posa in opera, l’elevata resistenza alla corrosione ed alla aggressività dell’acqua e la bassissi-
ma scabrezza idraulica. Per contro sono soggetti a decadimento delle caratteristiche meccaniche. I
materiali più comunemente impiegati sono il PVC (cloruro di polivinile), il PEAD (polietilene ad alta
densità) ed il PRFV (poliestere rinforzato con fibre di vetro).
Figura 54
Infine la Figura 55 sintetizza le fasi di posa in opera e di assemblaggio delle tubazioni.
Queste tubazioni trovano ampia applicazione nella realizzazione di fognature, sia miste che separa-
te. Nel campo delle fognature il giunto usuale è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizioni
elastomeriche. Data la flessibilità delle tubazioni , queste non sono in grado di sostenere da sole i
carichi verticali del rinterro e veicolari. Per evitare deflessioni elevate, l'Istituto Italiano Plastici
(IIP) raccomanda la posa su letto e con rinfianco realizzati con materiale arido compattato. E' pra-
tica corrente avvolgere completamente le condotte di PVC con getto di calcestruzzo sia in presenza
di carichi esterni notevoli, sia quando si è in presenza di falda.
Il polietilene ad alta densità è una resina termoplastica prodotta dalla polimerizzazione dell’etilene
a bassa pressione. La protezione richiesta contro le alterazioni del prodotto causate dalla luce e dal
calore è ottenuta aggiungendo sostanze stabilizzatrici e nerofumo. I tubi vengono prodotti per e-
strusione a caldo e possono essere giuntati con tre sistemi:
per saldatura testa-testa Figura 55 (Norma UNI 10520)
per elettrofusione (Norma UNI 10521)
per giunzione meccanica
Figura 60
Figura 61
Benché simili alle tubazioni di PVC sono raramente utilizzate nelle fognature. Il materiale ha un
marcato comportamento viscoelastico e le deformazioni, sotto carico costante, aumentano con il
tempo. La resistenza chimica del PEAD, notevole a temperatura ambiente, dipende dallo stato di
sollecitazione e diminuisce in presenza di elevati allungamenti (stress corrosion). L'effetto combina-
to dell'invecchiamento e della stress corrosion è la causa della comparsa di fessurazioni sulla calot-
ta e sul fondo delle tubazioni. Il PEAD, a volte, viene mangiato dai ratti.
Le tubazioni di PRFV sono costituite da una matrice di resine termoindurenti del tipo poliestere in-
saturo (isoftalica, bisfenolica, ortoftalica) inglobante fibra di vetro.
Le tubazioni di PRFV sono prodotte o per avvolgimento delle fibre di vetro su mandrino rotante e
contemporaneo colaggio di resina, o per centrifugazione entro cassaforma rotante di resina e sca-
glie di fibre di vetro (Figura 62).
La resistenza chimica del PRFV è notevole anche ad elevate temperature. La resistenza all'urto ed
all'abrasione è molto elevata. Le caratteristiche idrauliche del tubo di PRFV sono quelle di tubo li-
scio. Nel campo delle fognature il giunto usuale è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizioni
elastomeriche. Anche per queste tubazioni, vista la flessibilità, si raccomanda la posa su letto e con
rinfianco realizzati con materiale arido compattato. Dato il contenuto peso, la movimentazione e
posa delle tubazioni risulta agevole.
Generalmente la posa in opera delle condotte realizzate con tubazioni di piccole e medio diametro
viene realizzata entro trincee appositamente scavate e successivamente rinterrate. Per diametri D
> 1000÷1500 mm, a fronte della tradizionale posa in trincea si preferisce mantenere la condotta
all'aperto, opportunamente protetta ed appoggiata su selle discontinue. Situazioni singolari, corre-
late a vincoli di natura topografica (valico) o ad insufficienza di carico piezometrico sul suolo (pres-
sione sul piano campagna inferiore a 2÷3 m), richiedono la posa delle tubazione entro gallerie o in
cunicolo.
La posa è sempre preceduta da accurati rilievi topografici per la materializzazione del tracciato sul
terreno, appoggiati a capisaldi, quotati con precisione, di riferimento durante tutte le operazioni di
posa e le successive operazioni di collaudo.
Le condotte interrate sono poste in opera entro
scavi continui di larghezza L al fondo scavo e pa-
reti verticali o sub-verticali, a seconda della pro-
fondità e della consistenza del terreno. (Figura
63)
DN < 0,80 m ⇒ L = DN + 0,50 m
DN > 0,80 m ⇒ L = DN + 0,80÷1,00 m
La larghezza dello scavo dipende oltre che dalle dimensioni del tubo anche da spazi minimi per le
operazioni di assemblaggio delle tubazioni cercando di evitare che gli operai camminino sulla gene-
ratrice superiore delle tubazioni.
Il fondo della trincea deve essere realizzato secondo le quote e le livellette previste dal progetto
esecutivo per l'asse della tubazione. Le operazioni di scavo, ad oggi realizzate esclusivamente con
mezzi meccanici, richiedono la regolarizzazione del fondo differenziata in dipendenza della natura
dei suoli e della tipologia delle tubazioni da porre in opera.
Lo scavo di trincee in roccia, da eseguirsi
con martello demolitore o, al limite, con
esplosivo, richiede sempre, indipenden-
temente dal materiale delle tubazioni, la
regolarizzazione del fondo tramite la
formazione del letto di posa realizzato o
con il materiale di scavo, opportunamen-
te vagliato, ovvero con sabbia di cava o
di fiume
Figura 64. Letto di posa
La presenza dell’elemento di transizione (il letto) tra tubazione e fondo scavo di roccia, assicura la
continuità dell’appoggio e, nel caso di condotte metalliche, impedisce la scalfittura dei rivestimenti,
Figura 67
La prova di tenuta idraulica viene eseguita per tratti di condotta, di lunghezza compresa tra 200 m
e 500 m, tamponati con speciali dispositivi (piatti di chiusura) Figura 69.
Le relative spinte sono trasmesse al terreno tramite interposizione di murature di contrasto sba-
tacchiature in legno o all’interno di pozzetti contrastando i piatti di chiusura con un martinetto (D)
Figura 70.
Tubazioni metalliche
tubazioni di grès
Per corrosione di un metallo si intende la dissoluzione sotto forma di ioni causata dall’ambiente
circostante detto elettrolita.
Il processo corrosivo delle tubazioni metalliche interrate o, in generale, in un mezzo permeabile
all’umidità, ha origine da una forza elettromotrice la quale genera una corrente elettrica che, in
una zona detta anodo, passa dal metallo all’elettrolita e viceversa, in un’altra zona detta catodo.
Figura 72
Nelle tubazioni di acciaio il ferro passa in soluzione nell’elettrolita abbandonando il tubo con conse-
guenti cavità imbutiformi sulla superficie esterna dello stesso .
Nei tubi di acciaio privi di rivestimento protettivo la corrosione si manifesta in tempi relativamente
più lunghi ma su aree più vaste tanto da portare ad una progressiva riduzione dello spessore fino
alla perdita totale del tubo.
Nelle tubazioni di ghisa invece i risultati della corrosione della ferrite non abbandonano il tubo re-
stando frammisti nella grafite. Tale fenomeno è noto come grafitizzazione della ghisa.
I terreni argillosi hanno un’elevata corrosività specifica come quelli saturi di acqua marina.
Quando la lunghezza della condotta interessa terreni di diversa natura si comporta come una pila
geologica (Figura 74) per cui si instaura una circolazione di corrente dalla zona anodica verso la
zona catodica.
Le correnti vaganti sono disperse nel terreno da impianti di trazione a corrente continua (ferrovie,
tramvie, ecc.) dalle linee di terra (come conduttori di ritorno) ed impianti di protezione catodica di
gasdotti.
Nel caso di una tubazione metallica posta in opera nei pressi di una ferrovia elettrificata la corrente
erogata dalla sottostazione percorre la linea aerea, alimenta i motori del locomotore e torna alla
sottostazione parte lungo le rotaie, parte attraverso il terreno e parte attraverso la condotta, in
funzione delle rispettive resistenze elettriche.(Figura 75)
Ovviamente il senso di circolazione della corrente può variare nel tempo.
L’intensità delle correnti vaganti, dell’ordine di decine di Ampere, è molto maggiore di quelle pro-
dotte dalle pile galvaniche. A titolo di esempio una corrente di 1 Ampere che passa da un anodo di
ferro ad un elettrolita, terreno, consuma teoricamente circa 9 kg di metallo l’anno.
Il collegamento tubo-anodo, effettuato con cavo di rame isolato, genera una pila galvanica la cui
forza elettromotrice genera una corrente che circola in senso anodo-terreno-tubazione-cavo di col-
legamento-anodo. Gli anodi sono generalmente immersi in una miscela elettrolita (bacfkill) che ne
rende uniforme il consumo e diminuisce la loro resistenza verso terra.
Il numero ed il peso degli anodi varia in funzione della caratteristiche delle condotte e dalla natura
dei terreni e dimensionati per durare al massimo 15 anni.
Corrente impressa : comprende uno o più gruppi di alimentazione realizzati con un alimentato-
re (gruppo trasformatore-raddrizzatore) allacciato alla rete di distribuzione di energia elettrica a
bassa tensione (220 V o 380 V) con polo negativo collegato alla tubazione e polo positivo al disper-