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PARTE PRIMA . ORIGINE E PRIMI SVILUPPI Carrroto I - IL TERRITORIO ione di Treviglio ~ Il territorio nelVantichiti: Forum Diuguntorum, Insula Fulkeria, Glarea Abdu - Le paludi ed il eulto a San Zeno - 11 lago Gerundo: In tradizione, memorie lodigiane, datt archeologiei, Il testamento del gasindo Taide ~ Boseht ¢ lima, Tievigtio @ in quel tratto della piannra lombarda, che, limitato ad occidente dal carso del Brembo e dell’Adda ¢ ad oriente dall'alveo del Serio, si stacca dalle ultime pendici delle Prealpi Orobiche lentamente digradando a mezzogiomo fino alla confluenza dei fiumi. (1) 11 terreno, di formazione alluvionale, ® in prevalenza ghiaioso con zone siliceo angillose; pitt magro a settentrione, dove Ia violenza delle acque ha consentito soprattutto il deposito dei materiali pid pesanti; a mezzogiorno pitt riceo, per avervi la stanea delle alluvioni abbandonato sedimenti di soffice « humus». Situato a meti del declivio, agro trevigliese presenta un terreno medio, per- meabile, facilmente esposto agli effetti della siccith; produttivo tuttavia di ogni coltura compatibile col lima, poiché Vopera assidua dell’uomo ne pone in atto da secoli la potenziale fertilit’. La dolce campagna, che oggi circonda Treviglio, & cid che i nostri padri hanno saputo trarre dal bosco, dalla brughiera, dallo scopeto con Iunga fatica; ma la solerzia tenace e Vintelligenza a poco sarebbero valse, se questa terra non avesse avuto la possibiliti di ricevere copiosa dai suoi fiumi Pacqua. La storia della Ghiara d’Adda @ in buona parte storia di fiumi, di ponti e di guadi, di rogge e di fontanili. Le acque vi determinarono gli stanziamenti, vi di- Un tratto della costa di Treviglio, come si presenta ogg. sposero le battaglie, definirono sovente i contadi ¢ delimitarono le pievi, diedero vita ai paesi o la negarono, ‘Treviglio, pit di molti altri centri, ebbe un problema dell'irrigazione, che influi sulla sna vita economica e sui suoi rapporti con le terre vicine, originato dal fatto che essa pud trarre le sue acque quasi unicamente dal Brembo, perch, giacendo al limite occidentale del citato tratto di pianura, troppo lontani sono i punti di eventuale allacciamento al Serio e perch? Adda scorre ad un livello pit basso della maggior parte della sua campagna. Si stacea infatti dalla sponda sinistra del Brembo, nei pressi di Brembate, uno scoscendimento, che, toceato l'esterno di Boltiere e rasentato Pontirolo, passa peco ad cccidente di Treviglio e quindi, attraversata Casirate, prosegue ad oriente di Arzago, finché scompare livellandosi alla pianura. Nel fondo di questo scoscen- dimento, come in una valle, che dal ristretto vertice di Brembate scende aprendosi di fronte a Treviglio in un’ampiezza di quattro chilometri, scorre Adda, da dieci a venti metri piti bassa di molti campi trevigliesi. (2) E nozicne comune che la pianura a sinistra del Po sia stata anticamente co- perta di paludi e di acquitrini frequenti, e, almeno per Ia regione lombarda, non puo essere che nozione esata, poichd la confluenza di tanti fiumi nella sua Bassa pitta e uniforme doveva molto favorire straripamenti e ristagni Si crede, o si serive, che tali paludi, esistenti da tempo immemorabile, ancora durassero molto estese nell'eth romana, ma in veriti Vopinione, per quanto ri- guarda la Lombardia, non poggia sn testimonianze precise, poich® gli scrittori an- tichi che accennano all’argomento, si riferiscono ad una situazione che si sarebbe verificata assai prima di loro o, del tardo Impero, attestano la presenza di paludi nella zona meridionale vicina al Po (Mantova ece.) come fenomeno nuovo. Cosi non @ testimonianza I'usuale racconto per cui, durante la campagna di conquista della regione nel 1 secolo a. C., gli eserciti romani sarebbero stati co- stretti, per evitare le paludi, a tenersi al piede dei monti, seguendo quella via da Brescia a Bergamo ed oltre, che rimase poi appunto « Via militaris », Né il rac- conto pare attendibile, se si considera che gli spostamenti di un esercito in guerra, obbediscono a necessitd sovente estrance alla natura del terreno, quali la facilita. dei rifornimenti, la sicurezza dei collegamenti, la dislocazione del nemico ecc Se dunque la suddetta nozione & genericamente vera, cosa di cui molti dati geofisici non permettono di dubitare, inesatta pare la sua estensione a tutte le terre lombarde ed a periodi eccessivamente Iunghi, poich’, ad esempio, sembra strano che Mantova etrusca, le galliche 'Ticenum (Pavia) © Acerra, presso Pizzi- ghettone, nonché la romana Cremona, fondata nel 218 a. C., siano sorte proprio in quello che sarebhe doyuto essere il cuore delle paludi Inoltre, per la necessiti di nutrire la popolazione gallica della regione, proba- bilmente piii numerosa di quella che vi abitd nell’alto Medioevo, gran parte delle terre lombarde dovette essere coltivata, o comunque interessata all’agricoltura prima dell'arrivo dei Romani, tanto che Polibio, Cicerone e Livio ne celebrano i campi fiorenti, mentre Tacito ricorda che Roma veramente ebbe impulso solo dopo Ja conquista della Padania («Tune floruimus cum ‘Transpadanos in societatem recepimus», Tacito, Hist., 2) Per quanto poi concerne il territorio di Treviglio, ed @ quanto ci interessa, nonché i Iuoghi ad esso pitt vicini, la distribuzione dei toponimi galliei e forse 18, etruschi, com’é generalmente individuata, prova una diffusione di popolazione ab- bastanza uniforme su aree piuttosto estese, che male si sarebbe conciliata con Vesistenza di vaste, frequenti paludi Infine la natura stessa del terreno, cosi ghiaioso ¢ permeabile, & poco propizia al ristagno di grandi estensioni d’acqua, se queste non siano spesso alimentate, ed in proposito da notare che il nostro territorio, bench® assai vicino alla linea dei fontanili, mai ne possedette, né mai ebbe una sorgente. In ogni caso, durante i Iunghi secoli di vita romana, stagni e paludi seompar- vero dalla pianura o furono ridotti al minimo, ed ancora lo prova il grandissimo numero di sepolture, in genere del 1v secolo d.C., ma anche anteriori, che conti- nuamente si rinvengono non solo intorno alle sedi tradizionalmente riconosciute, ma, si pud dir Ma durante il processo di disfacimento dell'Impero romano e segnatamente , in ogni campo presso ogni cascins nel v secolo, quando le campagne si spopolarono ¢ si susseguirono le invasioni barbatiche, le opere teeniche di arginatura, di canalizzazione, di dr caddero in rovina, sicché tornarono il hosco, lo stagno e la brughiera, It dove per secoli era maturato il grano. Questo ritorno medievale di acquitrini sarebbe ri- naggio ece, cordato, secondo il Carminati, (3) da nomi di luoghi campestri e di caseinali, come Vallone, Basso, Peschiera, Bassana, Maldosso, Isola ecc Ad esso ed al ripetersi di allagamenti e di piene sarebbe andato connesso il culto a San Zeno, o Zenone, diffnso ad Arcene, Brignano, Martinengo, Osio, Ca- ravaggio; a ‘Treviglio, dove ebbe una chiesa e dove oggi ancora @ una via San Zeno: a Cassano, di cui il Santo ® patrono; essendo noto che San Zeno tenuto dalla Chiesa per protettore contro i pericoli delle inondazioni. Quanto agli acquitrini, & da osservare che i nomi citati dal Carminati, in go nere indicativi di quei dislivelli di terreno che nel secolo scorso erano ancora fre- Casivate: la mezza colonna 8 ancora alangolo della chiesa, ora cascina, di San Gregorio, dove ta vile nel sec. x11 il monaen Sabbio, 19 quenti nelle nostre campagne, hanno scarso valore probante ¢ che a noi non & mai avvenuto di trovare nelle pergamene antiche aleun accenno a paludi o simili in queste terre, mentre ne abbiamo riscontrato per il Cremonese ed il Lodigiano. Abbiamo invece letto nomi di boschi, di vigneti, di « prati secchi», ei che pare escludere o ridurre al minimo Tesistenza di acque stagnanti Quanto agli allagamenti, a Treviglio, Arcene, Brignano, non possono mai essere avvenuti, data la loro posizione rispetto ai fiumi, ¢ percid il culto di San Zeno, almeno qui, avr avuto una diversa origine, che tuttavia non conosciamo. (4) * Liargomento delle paludi porta inevitabile il discorso sul Lago Gerundo. ‘Vuole la tradizione che un tempo esistesse, nella depressione in cui scorre I’ Adda € nelle terre presso il basso corso del fiume, un lago chiamato Gerundo da « géra », voce volgare derivata dal latino «glarea » (ghiaia-greto); lago del quale certo, se tuttora esistesse, non si sarebbe scritto tanto, quanto si é fatto solo perch® & scomparso, Non staremo noi a discutere le infinite, discordi opinioni, per cui esso di volta in volta non sarebbe esistito, o sarebbe stato un mare preistorico, una palude melmosa, un Iago pari al Verbano o una piecola pozzanghera; ma cerche- remo una precisazione servendoci dei dati che possediamo, Prescindiamo anzitutto da qualsiasi formazione lacustre preistorica, perch ¢ ovvio che non pnd essere stata essa ad informare la tradizione, cosl come non. pud interessare la nostra storia; ma limitiamo il discorso ai tempi di cui si possono avere notizie ed ai quali le memorie di Treviglio possono essere legate: quelli ro- mani e medievali. E indubbio che la tradizione non manea di fondamenti. Il canonico Emannele Lodi, storico trevigliese del Seicento, nella sua Breve storia della origine ¢ degli avvenimenti dell antico ¢ nobile Castello di Trevi, (5) ri- porta quanto sull'argomento scriveva il monaco Sabbio nelle sue memorie mano- scritte della cittd di Lodi, e cio’ che il lago esisteva ancora nel 1110 d.C. e che sulla penisoletta di Monte Hghezzone si ergevano torri con anelli per ormeggiare Je «navi», torri ed anelli che egli stesso avrebbe visto. Monte Eghezzone era nel 1110 localitd campestre, ma quando Federico Barba- rossa edifico la nuova Lodi, venne compreso nell’area urbana, ed infatti & citato come porto di Lodi in un atto del 29 gennaio 1192 (Codex Diplomatious Laudensis, parte 1, n. 163, p. 185) ed evidentemente non era porto fluviale della sola Adda, perché in altro atto del 28 settembre 1204, si parla di un terreno con ease « iacente in civitate nova Laude» cui «coheret a mane costa et ripa Maris Gerundi » («con cui confinano ad oriente la costa ¢ la riva del mare Gerundo »). (6) Pud ben essere, ed @ anzi assai probabile, che nel 1204 non vi fosse pil un vero Jago Gerundo, ma il fatto che ancora si denominasse dallo stesso un tratto di «costa », dimostra che esso non era stato una realti molto lontana. Precisava ancora il Sabbio, che noi sempre leggiamo nel riporto del Lodi, che altre torri ed ormeggi esistevano presso Pandino, in Rivolta «a Porta d’Adda », a Truccazzano, e che a Casirate vera «una mezza colonna con grosso ancllo di ferro » vicina alla chiesa di San. Gregorio. Aggiunge infine il Lodi che anche a Treviglio vera « fuori di Porta Torre, lon- tano cirea un miglio, una picciola torre, che ai miei giorni fini di diroceare, con anelloni ove verosimilmente si attaccavano le barehe ». Oggi la posizione suddetta corrisponde a quel tratto di «costa » in cui si trova la cascina Searotto, e della torre non v’é pitt traccia, com’® logico, se essa fink di 20 sulla sponda el Gerundo scomparso ta torre anticn @ givnta all'ul- tima rovina, diroceare nel see, xvi; ma la mezza colonna di Casirate @ ancora al suo posto sul bordo dello scoscendimento, murata allo spigolo della ex chiesa di San Gre- gorio, ora cascina omonima, ¢ lanello che vi era fissato, a gindicare dall'ineastro, poteva avere uno spessore di cirea 5/6 centimetri. (7) Anche la torre di Truccazzano esiste ancora, quasi completamente diroceata, a destra della strada che da Rivolta conduce a Truccazzano ¢ Milano. Qui veramente esisteva fino a pochi anni fa un altro complesso al quale dob- biamo accennare. Non molto tempo fa, nello sradicare alberi situati ai piedi della torre, vennero in luce tombe romane in huon numero, mentre poco lontano furono rinvenuti un pozzo, foderato all'interno di laterizi ricurvi, ed una vasea di circa m. 1,50 per 3, rivestita esternamente di tre strisee colorate, formate di calce- struzzo e pietre schegginte di varia tinta. Si trattava probabilmente di un villaggetto romano, forse con una casa padro- nale; ma la torre in argomento @ invece chiaramente medievale e lo ® anche il muro che da essa si diparte verso valle, ora completamente interrato, ma che noi potemmo bene osservare quando i lavori per la costruzione della strada, aleuni anni fa, ne misero in chiara luce vari tratti E questo un’opera in caleestruzzo pietroso durissimo, e per questo e per la sua disposizione parallela all’andamento della costa, ma di alcuni metri sotto il bordo di essa, cio’ Iungo Ia possibile sponda di un eventuale lago, suggerisce idea di un argine 0 di costruzione analoga Il fatto che anche la torre non si trovi sul punto pit alto della costa passato dovette inoltre essere pitt elevata di ora, come sarebbe stato logico per un posto di guardia o di difesa, sembra anch’esso indicativo nel senso sopraddetto. ‘Tanto basta comunque per concludere che le informazioni del monaco Sabbio sono esatte e per accettare in conseguenza cid che il Lodi serive della torre di Tre~ viglio, tanto pit che egli attesta di averla vista personalmente «con anelloni . Ma quelle torri ¢ quegli anelli servivano veramente come ormegsi ? Sostiene il Casati (Treviglio di Ghiara d’ Adda e il suo territorio) (8) che « Vesi- stenza di questi anelloni, il cui uso @ molto equivoco, non offre in veritA che una semplice e assai debole presunzione », ¢ Vosservazione sarebbe giusta se gli anelli fossero un elemento isolato; ma, se si considera che essi erano infissi a torri o a colonne tutte erette sul bordo della costa, che le loro dimensioni erano tali da fare che in «Qui al porto di Cassano d’ Adda... ». Il traghetto del fume in un dipinto secentesco dei Fiammenghini (Cason a - Chie dt Sen Dio) escludere un eventuale impiego per usi noti, allora la semplice presunzione diviene la spiegazione pitt plausibile In fondo, Tosservazione pitt seria contro l’esistenza dell’antico Iago Gerundo @ ancora quella formulata a suo tempo dallingegnere Elia Lombardini, ¢ ciob che il profilo altimetrico della zona e la generica pendenza del terreno vicina al tre per mille escludono la possibiliti di formazioni lacustri. (9) Bisogna perd notare che, in un migliaio di anni, il terreno ha subito variazioni, sia naturali che ad opera dell’uomo, di cui non possediamo alcuna misura; mentre constatiamo che ancora oggi il «fondo valle» presenta molte irregolarita, siech® vi esistono tratti piti depressi di altri: vere e proprie conche talora sotto il livello dell’Adda, che, a sua volta, & sensibilmente pit basso di quello medievale. Un esempio, che certo a Treviglio molti ricordano, & quello della Valle del Lupo, localith sotto la costa non lontana dalla cascina « Pélisa », la quale accoglieva uno stagno di m. 500 per 1.200 e venne bonificata nel 1910 mediante apertura di un ca~ nale, che ne convoglié le acqne in un punto dell’ Adda pitt a valle (canale Bonobrio). Se il fenomeno era possibile in tali proporzioni ancora nel 1910, ben pit rile- vante doveva essere nell’alto Medioevo, quando, rovinati gli argini © trascurato il drenaggio del terreno, turgidi il Brembo e I'Adda di tutte le loro acque non fre- nate da dighe, nd sottratte da navigli o da rogge, Ia portata dell’Adda doveva essere imponente e le sue piene erano dilaganti. Se dunque é da accettarsi la tesi del Lombardini, nel senso che un unico lago da Brembate o da Fara sino al Lodigiano ¢ al Cremaseo non pare essere stato pos- sibile, nulla vieta di eredere alVesistenza di una formazione diversa. E probabile che uno specchio d’acqua assai vasto abbia coperto la pianura Dassa fra Crema e Lodi, poiché @ quella che riceve il maggiore carico dei fiumi © perché presenta una configurazione abbastanza uniforme (e a ricordare il Ge- rundo sono soprattutto scrittori lodigiani e cremaschi), mentre dalle campagne di Agnadello 0 di Rivolta verso nord dovettero esistere formazioni minori. (10) Di livello incostante, non sempre in diretta comunicazione fra loro, esse erano perd in permanenza congiunte al letto dell’Adda, da cui dilagavano, e attraverso tale congiunzione formavano un unico lago, profondo o non, limpido o torbido, come si vuole, ma tale da essere normalmente solcato da «navi», cio’ da barche © da chiatte per il trasporto di merei e di persone. ‘Tale infatti é la tradizione antichissima, diffusa nelle decine di paesi_ri- vieraschi del Gerundo, tradizione, si noti, che non pud essere sorta dalle affer- mazioni di uno o pitt serittori di storie come queste, generalmente poco lette, ma che deve avere trovato inizio in una situazione di fatto cosi palese da divenire nozione ,popolare Che al traffico di natanti il complesso del Gerundo servisse appare naturale, poich? nel Medioevo I’Adda era una frequentata via di navigazione, anche nel tratto a noi vicino, come provano il nome di Porto d’Adda e Vaccertata esistenza di scali a Capriate, a Cassano ece. (11) Infine, che Ie acque del finme formassero lago, bagnando paesi lontani dal letto attuale, @ ricordato, ad esempio, da « Aquadellum», nome medievale di Agna- dello, e, come dalla denominazione delle varie Ripalta Arpina, Ripalta Guerina, Ripalta Vecchia nell’Isola Fulcheria, cost da quella della Rivolta a noi pitt Lapprossimativa topografia delle nostre terre nella Tabula Peutingeriana, (Berna Bites Civit) 23 Prossima, che, forse per essere rimasta lontana dalle acque prima delle altre nella fase di scomparsa del lago Gerundo, fu chiamata « Ripalta Sicca ». E ancora, il nome di uno dei pit antichi abitati trevigliesi, « Portuli », richiama anch’esso le stesse considerazioni, perch’, mentre non si saprebbe trovame altra radice etimologica se non nel latino « portus », e880 indicava proprio quella. zona che era al limite della costa, dove oggi sono i terreni, che il popolo, di buona me. moria, ancora chiama «il Gerundio » 11 fatto che nessuno scrittore romano, nemmeno gli antori dell'Itinerarium An- tonini, dell Ttinerarium Burdigalense ¢ della Tabula Peutingeriana, ricordi il lago, dimostra che questo in et’ romana non esisteva o era contenuto entro limiti molto modesti e che, come dicemmo, gli allagamenti ebbero inizio con labbandono delle opere tecniche sul finire dellImpero. (12) Lo confermano i reperti romani rinvenuti nella Valle del Lupo sotto il fondo dello stagno; presso la cascina Pezzoli al di sotto di un vicino bosco; le numero. sissime tombe del rv secolo, che tuttora si ritrovano nei campi di Arzago e quelle venute in luce ai piedi della torre di Truceazzano. Quando perd il Gerundo si sia formato e quando sia scomparso, non si pud affermare con esattezza. Inizid certamente nel v-v1 secolo e, poiché la sta fine fu segnata da snécessivi lavori di bonifica, dovette cessure di esistere in diversi tempi, secondo i Inoghi. Nei dintorni di Treviglio dovette lasciare larghe zone scoperte gid nel see. vitt, poich® il testamento di Taido, gasindo del re Desiderio, redatto nel 774, cita fondi e ease coloniche in Bergias (cascine 8. Pietro) e Blancanuca (localita fra il territorio di Casirate © quello di Fara, con centro probabile presso Tattuale cascina Cornella) «inter silva Virgaria et fluvio Terriola » («fra il boseo Vergario ¢ il fiume Terriola », forse una «seriola » d'irrigazione). Si pnd dunque pensare che il Gerundo sia durato pitt a lungo, forse oltre il Mille, nella sua parte meridionale, pit bassa; mentre nelle zone alte a noi vicine si sarh presto idotto in superfici sempre pitt ristrette che, una ad una, col tempo disparvero, * Con lo spopolamento delle campagne e per Vincuria dei secoli barbarici, torna- ono sulle nostre terre numerosi e vasti i boschi, in un ritorno della terra allo stato selvaggio, della cui grandiosa entiti. non possiamo oggi farci una rappresentazione adeguata. Il fenomeno fu indubbiamente facilitato dal fatto che, gid nei tempi ro- mani, la campagna doveva annoverare parecchi boschi, essendo essi indispensabili alleconomia antica ed avendo sovente un carattere sacro, sicché & certo che era stata conservata buona parte delle foreste millenarie, che gid Liguri, Etruschi ¢ Galli avevano rispettato. Recente sari stata ai tempi di Taido Ia «silva Virgaria » (virgaria da « vinga » bastone, piccolo palo, e percid probabilmente bosco di piante giovani), perch sotto In sua presumibile sede vennero in Iuce tombe del 1v secolo, e, per lo stesso motivo, non era allora antico il bosco Monestirone sradieato nel secolo scorso presso la Pezzoli Recenti in genere erano tutti i boschi della zona sotto la costa, da Casirate Canonica, perché sorti dopo il lago Gerundo, e la stessa zona dovette esserne fitta, tanto che l'antica via, che da Treviglio si dirigeva a Cassano, si chiamava « via del buscho ». Non era invece in tali Iuoghi la «Selva Greca » di cui parla Ottone Morena (Historia Laudensis, sec. xu, eft. Rerum Halicorum Soriptores, vt, 1081- 1033) e che @ ricordata dal Carminati, ma alle porte di Lodi 24 «Taio, gasindo del si Mestamento di Tai eascine San Pietro, e di Bla Ancora nel 1488, in una pergamena che elenca molti terreni della chiesa di Fara, sparsi fra il Cerreto e I’Adda, numerose sono elencate le «petie de terra ‘huschive ». (13) Treviglio, come tante altre localitd, fra cui, ad esempio, Milano, fino al ter- mine del sec. x11, 0 Crema, era certamente circondata da boschi, e di essi rima- nevano ancora poco tempo fa notevoli avanzi verso Casirate ed intorno al Cer~ reto. (14) Vere e proprie foreste quelle della Pélisa e della Berlona, estese in unica fascia dalla costa a Verdello ed oltre, scomparse in tempi recentissimi, ed alle quali dovette anticamente collegarsi un complesso di fantasie e di realtA paurose, se loro nome @ giunto fino a noi accompagnato da un vago alone di timore. ‘La cosa si pud spiegare ricordando che, se quei boschi erano fornitori di le- gname, di cibo per i suini e di selvaggina copiosa, divennero anche covo di nume- rosi branchi di lupi, che, come appare da documenti e da cronache, furono qui assai comuni nel Medioevo e spesso rappresentarono un serio pericolo per le po- polazioni. Né solo di lupi furono covo, ma anche di altri, pit avidi predatori, come fu il caso della «silva Barbadisca », presso Barbata, divenuta tale rifugio di ban- diti, che nel 1396 si dovette abbandonare Vantiea strada Barbata-Romanengo, che Tattraversava, ed aprirne una nuova (Galantino, Storia di Soncino, 11, 140-148). * Questi_brevi cenni bastino a fissare i contorni di un paesaggio tanto diverso dal’attuale ed a stabilire la nozione di un ambiente naturale non ostile, ma certo difficile; nozione che va tenuta presente per 'esatta comprensione di molte situa- rioni del primo Medioevo, quali Peconomia primitiva, la difficolt delle comu- nicazioni ece. Notiamo infine, per un tocco di colore, che la diffusione delle aree boschive dovette dare un pitt fresco respiro alle estati del tempo antico e, congiunta allo scarso sviluppo dell'irrigazione, fare si che il clima fosse pitt asciutto, certo pitt dolce. Virgilio, che della campagna lombarda canta i minimi aspetti, non nomina mai la nebbia, earatteristica cost frequente del nostro paesaggio invernale; ancora nel see. x1v, il Petrarca esaltava la salubrita dellaria e la doleezza del cielo di Lom- bardia. (15) Qualche cosa ® dunque cambiata nel nostro clima, che nessuno oggi esalterebbe pit, Quanto al cielo, esso @ ancora bello, ma, come nota il Manzoni, solamente «quando @ bello ». 26 NOTE (1) Il territorio non ha una sua denominazione generale, né forse Yebbe mai ma fu in passato designato con vari appellativi: parziali Forum Dinguntoram = Foro dei Diugunti ® denominazione che si legge solo in Tolomeo (Geo- graphia, lib. 11, 1-31) e, pure indicando una ripartizione amministrativa romana, si richiama eerta- mente ad un preesistente ¢ territorio dei Dingunti B percid il pit: antico fra i nomi di questa terra @ noi noti Si ignora tuttavia quali fossero gli esatti confini dell'area che comprendeva, eosi come si di- seute se il suo centro fosse a Fornovo o intomo a Crema. Insula Fulkeria ~ Si ritiene da taluni che sia denominazione longobarda, poi hb per i Longo- Dardi era ¢isola » ogni terra in tutto o in parte attorniata da fiumi; ma tale uso della parola & molto pitt antico, poich® gid Polibio (11, 40) serive che Annihale « giunse alla cosidetta Isola, contrada. Ja quale chbe tale nome, scorrendole da. un Tato il Rodano e dall'altro M'Tsur. Abitata da tempi remotissimi, P'Isola potrebbe avere avuto il nome dalla sua posizione rispetto al Jago Gerundo; ma, per quanto conoerne Vaggettivo Fulcheria, ogni ipotesi & completa- mente gratuita e percid farlo-desivare da un Fulker, signore I dda chi inventato, ® ancora meno attendibile ehe il farlo nascere da un « volk» (popolo) o da un ‘«pulcher» (bello), nel senso di isola popolata o bella. Qui infatti gia nell'eti romana forse prima ‘rano piitfiorenti i eampi e pit fitte Ie abitazioni,e forse con V'ipotesi della derivazione da « puleher » wgobardo del Iuogo non sappiamo hha qualche nesso il fatto che Caravaggio conserva ad una sua via Vantico nome di Pulcheria, di ignota origine La der ‘mations Cremonensis, 1, 60, 0, 83) ed indiea un imprecisato territorio del Cremasco, forse con pro- aggini fino all'Adda ¢ sicut tenuit Bonifacius » (acome 'ebbe Bonifacio », il marchese di Toscana, prima sposo di Richilde, figlia del conte bergomense Gisalberto 11, che gli portd in dote la Fuleheria; poi di Beatrice di Lorena, da cui ebbe la famosa #comitissa » Matilde di Canosa). jominazione appare per la prima volta in un diploma di Enrico mi del 1055 (Codex Diplo- ‘Ma, in altro diploma del 30 dicembre 1159, Federico Barbarossa fa dono all'architetto eremo- nese Tinto dei Tinti, detto Muso de gatta, «de comitatu Tnsulw Fulkerie infra Abduam et Serium 4 Piziguitone usque ad Ponterolum » («della contea dell'Isola Fuleheria fra l’Adda ¢ il Serio, da Piz- righettone fino a Pontirolo », ciot fino a Pontirolo Vecchio, l'attuale Canonica) (Cod. Dipl. Orem., 1, 125-192). Tnfine, in un doéumento del 1188 (Muratori, Ann. Ital., 1, 79; 1v, 231), da completarsi con altro del 1192 (ibidem, rv, 231-283) sono annoverati nella Fulcheria: Azzano, Bagnolo, Casaletto, Cre- mosano, Palazzo Pignano, Pieranica, Rivolta Guerina, Torlino, Trescorre, Vaiano ece. L'Isola Fulcheria ebbe quindi il suo centro geografico nel Cremasco, mentre il suo territorio civile, di Bonifacio, di Tinto ecc., ebbe varia estensione comprendendo anche terre limitrofe Ghiara d’ Adda ed anche Ghiera, Giarra 0 Gera @’Adda ~ Tl nome, ancora attuale, appare per Ja prima volta nella Chroniea Danielis del see. x11, al capo xxtir (0 missa de Gleria de Ada, item plebs de Breniano de Giera de Ada») ed & consacrato, come in suo primo documento, nel privi- legio del 29 gennaio 1311 da Enrico vir diretto ai Trevigliesi (« terre de Trivillio Grasso Glare Ab- uw ») (Treviglio, Archivi Comunale). Né in questo, né in aleuno dei moltissimi documenti che poi ripetono la denominazione, & mai posta una definizione esatta del territorio da essa compres. Antichissima espressione popolare divenuta poi termine geografico-politico, si riferl in genere alle terre delimitate dalla riva sinistra dell’Adda, dall'Tsola Fulcheria e dal Fosso bergamaseo (che dalla seconda meth del Duecento segnd il confine del dominio di Bergamo, correndo da Brembate a7 4 nord ovest di Canonica; proseguendo poi per Castelrozzone e Liteggio per scendere quindi a sud presso Bariano, che ne resta ad oriente, e sboccare nel Seri ma sovente indied con queste anche terre del Cremasco, da cui rinasee sulla sponda opposta) (2) L’unico canale derivato dall’Adda, che solchi il territorio di Treviglio, ® la. Vailata, detta qui Roggia a Vailate. (8) M. Carminati, 11 citeondario dé Treviglio ed i suoi Comuni, Treviglio, Messaggi, 1892. Cf. ‘uova, che passa sotto il bordo dello scoscendimento da Canonica a Casirate, diretta parte v, cap. unico, nota 41 (4) Mons. A. Zavaglio, nel suo Terve nostre (postumo, in Crema, 1946) afferma, sia pure con una certa riserva, che il culto di San Zeno si surebbe diffuso fra noi per V'infusso qui esercitato dalla sede patriareale di Aquileia, metropolitana, egli asserisce, delle diocesi di Bergamo, Brescia © Cremona dal see. vii al see, x11 Leffettiva realti di tale giurisdizione non & dimostrabile © percid si dovrebbe tutt’al pitt cor siderare Vinfluenza che il noto scisina di Aquileia pud avere avuto in queste terre; ma anch’essa hha scarse ¢ dubbie basi documentali, siech® lipotesi espressa dallo Zavaglio cirea il eulto di San Zeno, m (5) Cf, parte 111, eap. 1, nota 52, (6) Atto del «notaio del Sacro Palazzo » Roberto De Fellatis da Lodi, riportato nel manoseritto Lo chiese di Defendente Lodi, esistente presso la Biblioteca Comunale di Lodi, ed in Coder Diplo- maticus Laudensie, parte 11, n, 219, p. 239. (7) La mezza colonna di Casirate, in granito, di cirea em. 80 di diametro, per la posizione in. cui % collocata al limite della costa, non pud essere servita che all'uso indicato, In particolare non va confusa con una di quelle colonne che, in taluni paesi, secondo un uso mncando di attendibili premesse, non pud essere tenuta per valida. antico, il podesti doveva abbracciare nel’atto di pronunciare il giuramento ¢ di eui v'® un esom- plare ad Arzago, (8) Ofr. parte v, eap. unico, nota 44. (9) Brembate & a 173 metri sul livello del mare, Treviglio a 126, Casirate a 115, Pandino a 85; nel fondo valle’ Fara @ 131, Cascine San Pietro a 115, Arzago a 106, Rivolta a 102 ‘Un unico Jago, che fosse cominciato a Fara, avrebbe sommerso i paesi da Treviglio verso valle; iniziando nel Lodigiano, sarebhe gimto forse nei dintorni di Rivolta. Cid va naturalmente inteso con una certa elasticita, perch i dati suddetti sono stati rilevati 10g0 delle varie case comunali ed ¢ noto che le variazi sensibili che altrove. (10) 1 Robolotti, nella lettera all'Odorici sui documenti storici e letterari di Cremona, riferisce che, in atti del sec. x, si accenna a terreni fra I’Adda ¢ P’Oglio ¢ cum lacu et alveo ed a terre presso Sesto Cremonese col lago detto di Sesto, Ricorda infine Vesistenza di feudi del Capitolo eremonese «in insula Fulkeria de mare Gerondo » i del terreno nelle aree abitate sono nel pi Notiamo ora che, a valle di Fara, nessun paese esiste in riva all'attuale corso dell’Adda, ma tutti nie distano pareechi chilometri sembra assai strano se si considera che gli antichi abitati sorgevano di preferenza lungo i corsi d'aequa e troverebbe sufficiete spiegazione solo se si riconoscesse che gli stessi paesi erano ‘un tempo situati ai bordi del Jago Gerundo. (11) Tl porto di Cassano # ricordato anche dal Lov, et Dionigi Nella stessa chiesa vi sono due dipinti di Fiammenghini (sec. xv11) che rappresentano episodi miracolosi di quel Santo, ed in uno di essi, che ha per sfondo la riviera di Cassano col castello, si legge: «Qui al porto de C. d’Adda, (12) Sia 'Ztinerarium Antonini, che quello Birdigalense o Hierosolymitanum, possono conside: lo dice situato sotto Ia chiesa di San in termini moderni, guide di viaggio. 28 IL primo, del tempo di Caracalla, fa pitt volte rimaneggiato; il secondo, del 883, ® quale lo com- pild un cristiano recatosi in pellegrinaggio da Bordeaux (Burdigala) a Gerusalemme. Prezioso specialmente il secondo per le copiose citazioni di distanze, alberghi, stazioni di cambio dei caval, eee. La Tabula Peutingeriana ¥ invece una carta geografica, che, pur nellovvia congerie di inesat tezze, ® utilissima per quanto riporta, mentre non ® da considera ‘troppo che omette (13) Questa pergamena di em, 30 per 60 ® posseduta da una famiglia trevigliese, ma ne esiste almeno una copia in Archivio di Stato di Milano, Fondo Culto Riguardando contratti di enfiteusi perpetua che la chiesa di Fara accorda, nel 1487-1488, alla famiglia Rozzone di Treviglio, vi sono elencate numerose proprieti di detta chiesa sotto la costa f sopra di essa nella zona del Cerreto, eon la citazione del nome della localiti, dell’'area, del tipo di coltura e delle coerenze, come prova negativa, per ill Nelle successive citazioni, indichiamo Vatto come « Pergamena privata Fara ». (14) ,Letimologia di Castel Cerreto da un antico boseo di cerri, come indicata dal Carminati,, pare esatta, ‘In Cerio» si legge in un atto del 1361 del notaio Azinus Pavera (Archivio Parrocchiale di Tre- viglio) e ¢ubi dicitur in Credo » nella ricordata Pergamena privata Fara, « Ceridum » e «ceredum » significano appunto, nel latino medievale, boseo di e (15) « Mediolanum... et cceli salubritate et clementia... gloriantem » (« Milano... che si gloria per Jn salubriti e Ia mitezza del climay), F. Petrarea, De rebus senilibus Kpistular, ut, epist. 1, ad Jo- annem Bocatium. 29

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