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Introduzione
L'analisi positiva
L’analisi positiva ha come obiettivo quello di individuare i nessi causali tra le variabili
economiche e, quindi, di rispondere a quesiti di questo tipo: qual è l’effetto di una riduzione
dell’imposta sul reddito da lavoro sull’offerta di lavoro? O meglio, se non esistono limiti dal
lato della domanda di lavoro e se si riduce la tassazione sul reddito, gli individui tendono a
lavorare di più o di meno? E si comportano tutti alla stessa maniera, indipendentemente
dal reddito, dal sesso ecc…?
L’analisi normativa
L’analisi normativa, invece, cerca di fornire indicazioni circa la relazione tra strumenti
specifici, per esempio la tassazione del reddito, e possibili obiettivi, per esempio una certa
distribuzione del reddito.
La concezione organicistica
Questa concezione considera la società alla stregua di un organismo naturale. Gli individui
costituiscono le parti di tale organismo e lo Stato è il cuore. L’individuo ha valore solo in
quanto parte della collettività e il bene dell’individuo viene definito solo a partire dal bene
della collettività: la collettività è dunque posta al di sopra dell’individuo.
La concezione meccanicistica
Secondo la concezione meccanicistica, lo Stato non è un organo della società, quanto
piuttosto un artificio creato dagli individui per meglio perseguire i propri fini particolari.
L’attenzione si sposta così dalla collettività all’individuo. (Posizioni articolate: pensiero
liberale – socialdemocrazia).
I principali documenti di finanza pubblica e il bilancio dello Stato
l’esercizio provvisorio del Bilancio non può essere concesso se non per legge
e per periodi non superiori a quattro mesi;
con la legge di approvazione del Bilancio non si possono stabilire nuovi tributi
e nuove spese;
ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi
per farvi fronte.“
1 Modificato con legge costituzionale del 20 aprile 2012 n.1, ora recita:
“Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e
delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa
autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi
eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori
complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e
le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con
legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con
legge costituzionale”
Il bilancio dello Stato è il documento contabile che registra tutte le entrate che lo Stato
prevede di incassare e le uscite che prevede di erogare nel corso dell’anno finanziario
successivo all’approvazione della Legge di Bilancio. Il Rendiconto, invece, è il documento
contabile che registra a consuntivo tutte le entrate incassate e le uscite pagate dallo Stato
nel corso dell’anno finanziario al quale il Bilancio si riferisce (contiene il Bilancio
consuntivo annuale e il conto generale del patrimonio dello Stato).
In sintesi
• Il Bilancio dello Stato è un documento politico, giuridico e contabile.
• Il Bilancio dello Stato è un Bilancio preventivo, annuale.
• Il Rendiconto è costituito da un Bilancio consuntivo annuale e da un conto del
patrimonio dello Stato.
• Essendo il Bilancio dello Stato una legge meramente formale, per poter attuare una
manovra finanziaria, il Governo e il Parlamento, prima di approvare la legge di Bilancio,
approvano una legge detta Finanziaria, che traduce in legge le scelte di politica
economica e finanziaria per il periodo successivo, anche modificando le leggi tributarie e
di spesa vigenti.
• In conseguenza di ciò il Progetto di Bilancio, presentato in un primo momento con
entrate e spese previste secondo la legislazione vigente, può essere variato recependo le
disposizioni della Finanziaria; in tal modo il disegno di legge di Bilancio sottoposto
all’approvazione del Parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno assume un contenuto
programmatico.
La formazione del Bilancio
La formazione del Bilancio di previsione comincia con la richiesta, inviata entro fine marzo
dal Ministro dell’Economia ai Ministeri con poteri di spesa, di formulare il proprio stato di
previsione della spesa a legislazione vigente; nell’occasione il Ministro indica le linee
guida da seguire per formulare le previsioni a alla luce dell’andamento delle principali
variabili macroeconomiche (tasso di crescita, occupazione, inflazione, ecc.).
Le previsioni di spesa così formulate, inviate al Ministero dell’Economia entro 50 giorni
dalla richiesta, costituiscono la base per la scrittura del Bilancio annuale di previsione a
legislazione vigente e del Bilancio pluriennale a legislazione vigente. Quest’ultimo è
un bilancio previsionale nel quale si evidenziano, solo in termini di competenza, la spesa e
le entrate in coerenza con le regole e gli obiettivi del Documento di Programmazione
Economica e Finanziaria (DPEF), e si riferisce a periodi non inferiori ai tre anni. Viene
approvato con un articolo specifico del Bilancio annuale e viene aggiornato ogni anno. Il
Bilancio annuale a legislazione vigente e il pluriennale a legislazione vigente devono
essere entrambi presentati entro il 30 settembre.
Il DPEF deve essere presentato dal Governo al Parlamento al entro il 30 giugno e deve
contenere gli obiettivi di politica economica e finanziaria che si intende realizzare. Contiene
altresì un’analisi della condizione economica nazionale (a livello europeo e extraeuropeo)
e definisce la manovra finanziaria (sul medio periodo) che si rende necessaria ai fini del
raggiungimento di quegli obiettivi. Tiene conto delle previsioni di spesa secondo il conto
consolidato delle Amministrazioni Pubbliche quantificando gli obiettivi per il disavanzo
corrente, per l’indebitamento netto e quindi l’ammontare del fabbisogno complessivo per
ciascuno degli anni nel Bilancio pluriennale (è approvato dal Parlamento con una
risoluzione – non ha valore di legge).
La sessione autunnale del Bilancio: la scadenza cruciale è il 30 settembre. Il governo deve
presentare al Parlamento il Disegno di Legge Finanziaria, ove è contenuta la manovra, e
il disegno di legge di Bilancio annuale e pluriennale a legislazione vigente. Questi
documenti sono accompagnati dalla Relazione previsionale e programmatica, con la
quale il Governo aggiorna le previsioni macroeconomiche esposte col DPEF, illustra le
scelte contenute nella manovra e gli effetti attesi.
La discussione e la votazione devono concludersi entro il 31 dicembre con questa sequenza:
– approvazione della legge Finanziaria;
– approvazione della nota di variazione al Bilancio annuale di previsione a
legislazione vigente e al Bilancio pluriennale;
– approvazione della legge del Bilancio annuale di previsione e del Bilancio
pluriennale.
terzo quella dell’entrata di parte capitale; il quarto evidenzia la previsione delle somme
derivanti dalla vendita dei titoli del debito pubblico.
Il primo titolo delle spese contiene le previsioni di spesa per il funzionamento della
Pubblica Amministrazione, per la produzione di servizi pubblici e per la ridistribuzione del
reddito; il secondo contiene le previsioni di spesa per investimenti diretti e indiretti; il terzo
le previsioni di spesa per il rimborso dei debiti.
Il quarto titolo delle entrate ed il terzo delle spese (accensione prestiti – rimborso prestiti)
costituiscono partite finanziarie che modificano la composizione ma non l’ammontare del
patrimonio pubblico.
La legge di Bilancio deve contenere alcuni quadri riassuntivi nei quali vengono esposti i
risultati differenziali, o saldi di Bilancio (riforma di Bilancio attuata con legge n. 468/1978
e modificata dalla legge 362/1988):
1. Risparmio pubblico: differenza tra il totale delle entrate correnti (tributarie ed
extratributarie) e il totale delle spese correnti. Determina il contributo dello Stato alla
formazione del risparmio nazionale.
2. Indebitamento (o accreditamento) netto: è il risultato differenziale tra le entrate e
le spese finali decurtate delle operazioni finanziarie. Mette in evidenza il saldo
positivo o negativo con cui si chiudono le operazioni di Bilancio di natura
economica.
3. Saldo netto da finanziare o Fabbisogno: è il risultato differenziale delle
operazioni finali escluse le operazioni di accensione e rimborso dei prestiti.
4. Ricorso al mercato: risultato differenziale tra il totale delle entrate finali e delle
spese complessive. Esprime l’entità dell’indebitamento a medio e lungo termine.
Correlazione e causalità
Per poter dedurre che l’azione X da parte del decisore pubblico produce l’effetto Y sulla
società:
1. X deve precedere Y
2. Causa ed effetto devono essere in correlazione, cioè devono muoversi insieme (+, –)
3. Devono essere scartate altre spiegazioni
Come verificare che non esiste un’altra causa (Z) che possa spiegare la relazione?
Supponiamo di voler sapere se la frequentazione di un corso di formazione promosso dal
Governo da parte di un individuo faccia aumentare il suo stipendio. Supponiamo di
raccogliere dati relativi ai salari di un gruppo di individui, alcuni dei quali si sono iscritti al
corso di formazione mentre altri no. Chiameremo i primi gruppo sperimentale (o gruppo
di trattamento) e i secondi gruppo di controllo. Supponiamo di scoprire che il gruppo
sperimentale di lavoratori ha ricevuto salari più elevati rispetto al gruppo di controllo:
questo suggerisce che il criterio della causalità è stato soddisfatto, ma per poter dedurre
che il corso di formazione è stato la causa dei salari più elevati, dobbiamo verificare se
esistano altre spiegazioni per la relazione osservata fra i due eventi.
Una spiegazione possibile potrebbe essere che i lavoratori del gruppo sperimentale sono
più motivati rispetto a quelli del gruppo di controllo: maggiore motivazione → iscrizione al
corso di formazione ma anche maggior impegno sul lavoro per cui avrebbero salari più
elevati anche in assenza del corso di formazione. Il fattore Z (la maggiore motivazione)
comporta sia l’iscrizione al corso sia i salari più elevati. Non si può giungere alla
conclusione che sia stato il corso di formazione a causare salari più elevati.
In altri termini, il fatto che esista una correlazione non dimostra che vi sia causalità
(frequenza e voti alti?).
La scatola di Edgeworth
Strumento di analisi utilizzato per illustrare la distribuzione dei beni in un contesto formato da due
beni e due individui.
Curve di indifferenza in una scatola di Edgeworth
Curva di indifferenz: l'insieme dei punti che individuano le quantità di due beni che soddisfano
egualmente il soggetto.
Miglioramento paretiano
È la riallocazione delle risorse che migliora la condizione di un individuo senza peggiorare
quella dell’altro.
Come migliorare il benessere di Adamo senza peggiorare quello di Eva
A E
U =xa xC , U =2xa xC
A E
d A,0=(7,12) , d E ,0=(9,5) =>U =84 , U =90
A E
NO d A,1=(10,10) , d E ,1=(6,7) => U =100 , U =84
A E
SI d A ,2=(8,11) , d E ,2=(8,6) => U =88 , U =96
y−w=Δ qa
z− x=Δ qc
pendenza = − qa
qc
Il saggio marginale di
trasformazione (MRT)
Il saggio marginale di trasformazione è il saggio al quale il sistema economico può trasformare un
bene in un altro bene; come illustrato nella diapositiva precedente corrisponde alla pendenza della
frontiera delle possibilità produttive, ma può anche essere espresso come rapporto tra i costi
marginali.
Infatti: CMGa = CT a , CMGc= CT c => CMGc = CT c qa
qa qc CMGa qc CT a
ma a prezzo dei fattori invariati, lungo la FPP deve valere: CT c=− CT a
per cui: CMGc = CT c qa =− CT a qa =− qa =MRT ca
CMG qc CT a qc CT a qc
a
Esempio
MRScaAdamo = 1/3 (Adamo valuta una unità di vestiario come 3 unità di cibo)
MRTca = 2/3 Riducendo la produzione di cibo di 3 unità i possono ottenere 2 vestiti
Quindi: se si riducesse la produzione di 3 unità di cibo per ottenere 2 unità di vestiario si avrebbe
miglioramento paretiano (la condizione di Adamo migliorerebbe poiché otterrebbe un vestito in più
rispetto a quello necessario per mantenere il suo livello di soddisfazione originario).
Questi scambi sono possibili finché: MRTca≠MRScaAdamo
Il primo teorema dell’economia del benessere
Se ipotizziamo (1) concorrenza perfetta (nessun agente ha potere di mercato), e (2) completezza dei
mercati per tutti i beni, il primo teorema dell’economia del benessere stabilisce che in un economia
di mercato le risorse vengono allocate in maniera Pareto efficiente.
I beni pubblici
Definizione
Si definiscono beni (o servizi) pubblici puri, i beni il cui consumo è non rivale e non escludibile.
Detto altrimenti, un bene pubblico puro ha le seguenti caratteristiche:
• una volta che il bene è fornito, il costo marginale del consumo da parte di un individuo
aggiuntivo è nullo, ovvero il consumo è non rivale;
• escludere qualcuno dal consumo di un bene è o molto costoso o impossibile, ovvero il
consumo è non escludibile.
Esempio: difesa nazionale vs Pizza
Però
Anche se tutti consumano la stessa quantità di un bene pubblico, ciò non significa che tale consumo
debba essere valutato da tutti allo stesso modo (per esempio non tutti sono convinti che una
migliore difesa nazionale possa essere assicurata da un’alta spesa militare). Inoltre, la natura di bene
pubblico non è assoluta, ma dipende dalle condizioni del mercato e dai livelli tecnologici raggiunti
(in un futuro non troppo lontano il faro potrebbe diventare un servizio escludibile). Poiché i beni
possono avere diversi gradi di non rivalità e non escludibilità si parla anche di beni pubblici
impuri. Esempio: Televisione satellitare, digitale terrestre ecc. (escludibilità possibile)
Congestione (in biblioteca, ecc.) (condizione di non rivalità a un certo punto fallisce)
Infine, non è detto che la non escludibilità e l’assenza di rivalità nel consumo siano sempre
associate: possono esistere beni rivali ma non escludibili (le strade di un centro cittadino nelle ore
di punta) e beni escludibili ma non rivali (una grande spiaggia).
COST0 MARGINALE = ?
NB le quantità devono essere consumate nella stessa misura cioè 20 nell’esempio .
Per ottenere la disponibilità a pagare sommiamo i prezzi.
La disponibilità a pagare di Adamo e Eva =
CMr MRSca, Adamo + MRSca, Eva = MRTca
Teorema di Samuelson
Mostra le condizioni di ottimo paretiano in presenza di beni
pubblici e privati.
NB. : La curva d'indifferenza di Eva (DD) è ottenuta dalla
differenza tra la curva delle frontiere delle utilità possibili
(CC) e la curva d'indifferenza di Adamo (IA1). per
costruzione ha la pendenza pari alla differenza delle
pendenze di queste curve cioè
= MRTra – MRSra,Adamo
Ci da per ogni possibile dotazione di Adamo (a parità della
sua utilità) la dotazione corrispondete di Eva
Nel punto di tangenza tra la DD e la IE1 otteniamo la
dotazione di Eva (e quindi la produzione di bene pubblico
che massimizza l’utilità di questo agente)
Nel punto di tangenza abbiamo che:
MRTra – MRSra,Adamo = MRSra, Eva
Da cui: MRTra = MRSra, Adamo + MRSra, Eva
Costi amministrativi
Nel caso di fornitura pubblica di un bene, i costi amministrativi possono essere suddivisi tra un
vasto gruppo di persone. Per esempio, invece di far perdere tempo a ogni individuo per contrattare e
organizzare la nettezza urbana, la trattativa può essere svolta da un ufficio che provvede per tutti.
Più vasta è la collettività, maggiore è il vantaggio derivante dalla suddivisione dei costi.
Diversità di gusti
Le donne che lavorano fuori di casa e hanno figli sviluppano opinioni diverse circa l’istruzione
rispetto alle casalinghe e alle donne che non hanno figli. Coloro che tengono i gioielli in casa
attribuiscono alla sicurezza un valore più alto rispetto a chi non ha gioielli o li conserva in banca.
Più i gusti sono differenziati, più è considerato efficiente il servizio fornito dal settore privato.
Chiaramente, il vantaggio della diversità deve essere confrontato con i possibili maggiori costi
amministrativi.
Problemi distributivi
Un’interpretazione possibile del concetto di equità, sostenuta dal premio Nobel James Tobin (1970),
richiede che alcuni beni economici siano disponibili per tutti. In base a questo principio si spiega la
richiesta diffusa di istruzione e assistenza sanitaria minime fornite pubblicamente a tutti.
Produzione pubblica vs. produzione privata
Anche qualora si trovi l’accordo sul fatto che certi beni devono essere forniti dal settore pubblico,
rimane da capire se debbano essere prodotti dal settore pubblico o da quello privato. C’è chi
sostiene che i dirigenti del settore pubblico, diversamente da quelli privati, non avendo come
obiettivo la massimizzazione del profitto né temendo il fallimento, non abbiano alcun incentivo a
tenere sotto controllo l’attività della loro impresa. Chi, al contrario, sostiene l’opportunità della
produzione pubblica e si oppone alle privatizzazioni ritiene che non vi siano prove sistematiche a
sostegno dell’idea che la produzione pubblica sia meno efficiente e più costosa. Un aspetto che
rende difficile il confronto è che la qualità dei servizi forniti nei due modi può essere diversa e
infatti una delle argomentazioni degli oppositori della produzione privata è proprio che gli
appaltatori privati forniscono prodotti inferiori.
Il caso dell’istruzione
Possiamo quindi chiederci: perché lo Stato interviene in maniera così massiccia nella fornitura
dell’istruzione invece di lasciarla al mercato? Se è vero che i mercati non forniscono i beni pubblici
in modo efficiente, l’istruzione è però un bene privato che migliora il benessere degli studenti
aumentando la loro capacità di guadagnarsi da vivere in futuro.
Argomentazioni di efficienza
L’istruzione è un fattore rilevante di creazione di capitale umano, che è un input fondamentale dei
sistemi economici contemporanei e il fatto che le imprese dispongano di mano d’opera istruita è
sicuramente un bene dalle caratteristiche pubbliche. O meglio, se la formazione dei lavoratori
dovesse essere lasciata alle sole imprese, si tratterebbe di un servizio con un certo grado di non
escludibilità (in un sistema politico che assicura la libertà individuale non si può impedire a un
lavoratore di cambiare posto di lavoro, dopo essere stato istruito e formato) per cui ne verrebbe
fornito un livello inferiore a quello efficiente.
Argomentazioni di equità
All’inizio di questo capitolo abbiamo accennato all’approccio secondo il quale l’equità è connessa
all’uguaglianza nella distribuzione di alcuni beni; in questo contesto, alcuni sostengono che,
essendo l’accesso all’istruzione uno dei fattori fondamentali di mobilità sociale, esso dovrebbe
essere reso disponibile a tutti i cittadini. Se l’istruzione può essere considerata un bene pubblico,
anche se non puro, è logico che lo Stato la sovvenzioni, ma se la scuola elementare e secondaria è
gratuita (ossia finanziata dai contribuenti) e obbligatoria si è andati oltre alla sovvenzione. Che cosa
rende così speciale l’istruzione da indurre lo Stato non solo a fornirla ma anche a produrla?
Il consumo di istruzione
Qualunque sia il motivo per fornire scuole
pubbliche gratuite, la cosa da notare, dal punto di
vista della teoria economica, è che questo sistema
non induce necessariamente gli individui a
consumare più scolarizzazione di quanto
farebbero in un mercato privato.
Un’esternalità negativa
Soluzioni private
• L’attribuzione dei diritti di proprietà e il teorema di Coase
• Le fusioni
Soluzioni pubbliche
• l'imposta piguviana
• Il sussidio piguviano
Imposta pigouviana:
Imposta che grava su chi provoca
un'esternalità negativa; il suo
ammontare è pari al danno marginale
che l'impresa provoca in
corrispondenza del volume efficiente
di output.
• L’ammontare è pari al danno
marginale in corrispondenza della
quantità ottima di output.
• L’area colorata corrisponde alle
entrate derivanti dall’imposta:
• Problema: è necessario conoscere chi
provoca l’esternalità e in che misura
cd = danno marginale in
corrispondenza del volume efficiente
di output
Sussido piguviano:
È un incentivo a non produrre
esternalità negative
• Stessa soluzione efficiente ma in
corrispondenza di una distribuzione
differente
• Problema: è necessario conoscere
chi provoca l’esternalità e in che
misura
• Incentivo per altre imprese ad
entrare per godere dei sussidi
• Le imposte per finanziare i sussidi
sono distorsive
per ogni unità prodotta, il sussidio
sposta verso l'alto la curva MPC per
un'entità pari al sussidio (cd)
inducendo così a produrre il livello efficiente di output.
Il mercato dei diritti di inquinamento
Il sistema cap-and-trade
Politica di assegnazione di autorizzazioni a inquinare; il numero di autorizzazioni viene stabiliti in
base al livello desiderato di inquinamento e ai soggetti inquinanti viene consentito di scambiarle
dietro compenso.
Il sistema cup and trade è preferibile all'imposta sulle emissioni quando i benefici marginali
sociali sono anaelastici.
L'imposta sulle emissioni è preferibile al sistema cup and trade quando i benefici sociali marginali
sono elastici e i costi incerti
Un’esternalità positiva
Un'esternalità negativa può
essere corretta da un'imposta
pigouviana, mentre
un'esternalità positiva da un
sussidio pigouviano: se
l'impresa che fa ricerca ottiene
un sussidio uguale al beneficio
marginale esterno al volume di
output ottimo (ab) sarà indotta a
produrre in modo efficiente.
La teoria delle scelte collettive
In questa lezione utilizzeremo gli strumenti dell’analisi economica per cercare di capire come si
svolge il processo decisionale politico, studiando la branca dell’economia chiamata teoria delle
scelte collettive. Prima esamineremo le democrazie dirette e il modo in cui in questi sistemi le
preferenze di ciascun cittadino vengono tradotte in azione collettiva. Analizzeremo poi le
complicazioni che sorgono quando le decisioni non vengono prese dagli individui stessi, ma dai loro
rappresentanti eletti.
Il modello di Lindhal
Il modello di Lindahl mostra le
combinazioni di imposta e livello di
fornitura di bene pubblico decise
all’unanimità.
La domanda fondamentale è: come
raggiungere l’equilibrio?
Immaginiamo che l’autorità decida di
imporre una certa imposta. In base
alle loro rispettive curve di domanda,
Adamo ed Eva votano per il numero
di razzi che desiderano. Se l’accordo
non è unanime, l’autorità stabilisce
un’altra imposta e il processo
continua sino a che Adamo ed Eva
scelgono la stessa quantità di razzi
(nella Figura, r*).
In questo modo la determinazione della quantità di bene pubblico avviene in modo abbastanza
simile a quello del mercato. Come per il mercato, anche in questo caso
Confronto a coppie
La crescita della spesa pubblica è stata spiegata in più modi, non necessariamente alternativi.
La prima è che la spesa pubblica è espressione delle preferenze dei cittadini. Supponiamo che la
domanda di beni e servizi pubblici (G) del votante mediano sia funzione del prezzo relativo dei beni
e dei servizi pubblici (P) e del reddito = (I):G=f(P, I). I modi in cui una simile funzione di domanda
porta a un incremento delle percentuali di reddito devolute al settore pubblico sono molti.
1. L’elasticità della domanda rispetto al reddito è maggiore di 1, ovvero che, all’aumentare del
reddito di una certa percentuale, la quantità di beni e servizi pubblici domandati aumenta di
una percentuale maggiore.
2. L'incremento della percentuale di risorse gestite dal settore pubblico può verificarsi se
l’elasticità della domanda rispetto al prezzo di G è minore di 1 e P aumenta nel tempo.
Nell’approccio marxista l’aumento della spesa pubblica è intrinseco al sistema politico: il settore
privato tende alla sovrapproduzione e lo Stato, controllato dai capitalisti, aumenta la spesa per
assorbire questa produzione. Questo avviene in genere aumentando sia le spese militari sia la spesa
per i servizi sociali. Quest’ultima componente servirebbe anche per controllare il malcontento della
classe operaia. Si sostiene, inoltre, che l’aumento della spesa non sia sostenibile finanziariamente e
che lo Stato capitalista sia destinato a crollare. Connessione tra sistema economico e sistema
politico
In antitesi alle teorie che spiegano l’incremento dell’intervento statale come fatto inevitabile, vi
sono quelle che considerano il fenomeno una conseguenza di eventi fortuiti. In periodi “normali” la
spesa pubblica cresce solo moderatamente, ma possono verificarsi eventi esterni, come per esempio
la guerra, che richiedono livelli di spesa pubblica maggiori e nuovi metodi di finanziamento. Al
termine della crisi, però, la spesa pubblica si mantiene al nuovo livello per inerzia. Peacock e
Wiseman hanno spiegato così l’evoluzione della spesa pubblica e hanno definito questo fenomeno
effetto dislocazione.
Infine, si sostiene che la spesa pubblica aumenti perché gli individui a basso reddito ricorrono al
sistema politico affinché il reddito venga ridistribuito a loro favore: i politici ottengono i voti di chi
ha un reddito pari o inferiore a quello mediano offrendo benefici che impongono un costo netto a
coloro i cui redditi sono superiori a quello mediano. Finché il reddito medio supera quello mediano,
i politici sono incentivati ad aumentare il grado di ridistribuzione del reddito operato dallo Stato.
Questa teoria ha un limite, in quanto non considera i metodi utilizzati dallo Stato per ridistribuire il
reddito. Se fosse corretta, la maggior parte dei trasferimenti di reddito dovrebbe essere diretta ai
meno abbienti e dovrebbe assumere una forma che massimizzi il loro benessere, cioè, dovrebbe
trattarsi di trasferimenti diretti in contanti. Invece, l’impatto dell’intervento pubblico sulla
distribuzione del reddito non è chiaro e può accadere che la spesa pubblica favorisca le classi di
reddito medio-alto. Esiste infatti un’altra teoria sul ruolo dello Stato nella ridistribuzione del
reddito: Stigler (1970) sostiene che «La spesa pubblica ha come principale beneficiario la classe
media ed è finanziata dalle imposte in massima parte a carico di poveri e ricchi» (nota come legge
di Director).
Questi punti di vista necessariamente non si escludono a vicenda, perché i programmi di
trasferimento a favore di classi di reddito diverse possono senz’altro coesistere, e il
nocciolo della questione è ciò che li accomuna: le coalizioni politiche, i gruppi di interesse
e i burocrati si votano i programmi a vicenda, aumentandone sempre più le dimensioni.
La ridistribuzione del reddito: aspetti teorici
più in generale:
Esempio
12 euro se pescate picche
- 4 euro se pescate un altro colore
VA = 1⁄4 * 12 + 3⁄4 * – 4 = 0
Perché si acquistano
assicurazioni?
A si ammala
B non si ammala
C non è assicurata
D è assicurata
Risk smoothing: è la pratica di versare
una somma di denaro per garantirsi un
risarcimento qualora dovesse verificarsi un evento sfavorevole.
Il reddito atteso di Emilia è lo stesso sia che acquisti un'assicurazione al premio equo (D) sia che
non acquisti l'assicurazione (C) Tuttavia dato che il suo reddito ha un'utilità marginale decrescente,
l'utilità associata alla somma certa è superiore.
Ma torniamo alla nostra domanda iniziale: che cosa ha di speciale questo mercato? Dopotutto, dato
che esiste un incentivo a fornire assicurazioni sanitarie (in un mercato concorrenziale, le quote di
ricarico consentono agli assicuratori di ottenere un profitto normale), perché c’è bisogno di un
intervento da parte del settore pubblico?
La selezione avversa
La selezione avversa si verifica quando un assicuratore stabilisce un premio sulla base del rischio
medio di una popolazione, ma gli individui con rischio basso non acquistano la polizza assicurativa,
con la conseguenza che l’assicuratore perde denaro. Ma non è tutto: se persone in buona salute
decidono di non acquistare l’assicurazione, il premio medio praticato dall’assicurazione non è più
sufficiente per recuperare gli indennizzi attesi per le restanti persone; dovrà quindi per forza
innalzare il premio.
In breve, se una compagnia assicurativa è in possesso di una quantità minore di informazioni circa i
rischi di malattia dei suoi clienti rispetto ai clienti stessi, qualsiasi premio stabilito per coprire il
livello di rischio medio potrebbe indurre le persone con rischio più basso ad abbandonarla. Gli
individui che avrebbero potuto beneficiare dell’assicurazione a un premio equo scelgono di non
sottoscrivere l’assicurazione e l’intero mercato potrebbe smettere di funzionare. Questo fenomeno
viene talvolta descritto con l’espressione piuttosto colorita di spirale della morte. Tuttavia
l’avversione al rischio può indurre all’acquisto di polizze non eque.
Nel contesto delle assicurazioni sanitarie, le assicurazioni possono selezionare i loro clienti e far
pagare loro premi diversi sulla base dei profili di rischio, una pratica nota con il termine experience
2
rating [aumenta l’efficienza]. Il miglioramento dell’efficienza che si ottiene se si ricercano
informazioni migliori può avere serie implicazioni dal punto di vista equitativo. Infatti, coloro che
sono geneticamente predisposti per certe malattie dovrebbero pagare molto di più per ottenere
un’assicurazione, mentre probabilmente chi soffre di patologie croniche non verrebbe coperto da
nessuna assicurazione. In questo caso l’intervento dell’operatore pubblico è l’unica possibile
modalità di correzione di questo fallimento del mercato, perché può risolvere il problema o
fornendo una copertura assicurativa sanitaria per l’intera popolazione (o per una parte di essa) o
3
rendendo la sottoscrizione obbligatoria e stabilendo dei premi uniformi. Community rating : tutti
pagano la stessa quota (chi è più a rischio viene finanziato da chi lo è meno) [aumenta l’equità]
2 Pratica che consiste nel far pagare diversi premi assicurativi sulla base di indicatori del rischio
individuale dell'acquirente.
3 Pratica che consiste nel fare pagare lo stesso premio assicurativo a individui che rientrano in diverse categorie di
rischio, al fine di finanziare le persone con rischio elevato con i premi delle persone a basso rischio
Assicurazione obbligatoria e azzardo morale
L'azzardo morale è un fallimento dello Stato dovuto al fatto che la parte meno informata non è
in grado di controllare i comportamenti della parte più informata.
L’assicurazione può avere effetti distorsivi sul comportamento individuale. Se gli individui sanno di
poter contare su una copertura assicurativa, possono non prendere le precauzioni necessarie a
evitare i rischi o chiedere più servizi sanitari di quanti non ne chiederebbero se non fossero
assicurati. Anche in questo caso si tratta di una asimmetria informativa che si verifica dopo che il
contratto è stato stipulato e che esiste in quanto il controllo sul comportamento dell’assicurato ha
sempre un costo per l’assicurazione.
Il paternalismo
Gli individui potrebbero non comprendere l’utilità della copertura assicurativa, o non essere
abbastanza lungimiranti da premunirsi in tempo. Gli argomenti paternalisti suggeriscono che gli
individui dovrebbero essere costretti, per il loro bene, ad acquistare un’assicurazione sanitaria. Più
in generale, chi sostiene l’intervento pubblico nella produzione e/o fornitura di beni sanitari con
argomentazioni di tipo equitativo ritiene che il diritto alla cura rientri tra i diritti di cittadinanza e
che vada quindi garantito a tutti. Quando si dice garantito a tutti, si intende indipendentemente dal
livello di reddito, dalle condizioni di salute o dal luogo di residenza. Che il diritto alla cura debba
essere garantito indipendentemente dal livello di reddito è un’argomentazione che può essere
compresa tornando alle teorie dell’egualitarismo dei beni. In questo approccio, l’uguaglianza non è
garantita dalla distribuzione del reddito, bensì dall’assicurare a tutti alcuni beni primari, tra cui
rientrano senza dubbio l’alimentazione e le cure mediche. Il sistema sanitario pubblico garantisce
una maggiore capillarità
Le modalità di finanziamento
Poiché circa l’80% dei bilanci delle Regioni italiane è rappresentato dalla spesa sanitaria, la sua
modifica altro non è che una riforma del finanziamento delle Regioni. Tale riforma è più
comunemente nota come federalismo fiscale. Le modifiche intervenute in questi anni sono state
fatte sia con legge ordinaria sia intervenendo sul testo costituzionale (in particolare sul Titolo V).
Il finanziamento del SSN adottato negli anni ’80 e primi anni ’90 in Italia è un tipico esempio di
sistema che non incentiva comportamenti responsabili da parte degli amministratori e che rende
difficile una corretta percezione dei costi dei servizi da parte dei cittadini. Le risorse erano gestite
localmente dalle USL, mentre la responsabilità di reperirle era degli amministratori centrali. Da un
lato, quindi, i funzionari delle USL non erano incentivati a un controllo rigoroso della spesa, perché
l’onere politico di reperire il finanziamento non era a carico loro. D’altra parte, gli stanziamenti del
Fondo Sanitario Nazionale decisi dagli amministratori centrali non sempre erano adeguati. Così si
formavano debiti presso i fornitori e le banche che lo Stato ripianava solo a posteriori. Gli
stanziamenti del FSN non sono mai stati adeguati perché la loro sottovalutazione permetteva ai
Governi di presentare in Parlamento, e presso l’opinione pubblica, un fabbisogno delle pubbliche
amministrazioni ridotto.
Nel biennio 1999-2000 è stato abolito il FSN ed è stato stabilito che le Regioni siano finanziate con:
4
• i tributi propri , ovvero l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) e l’addizionale
all’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche);
5
• una compartecipazione al gettito dell’IVA , peraltro non vincolata alla spesa sanitaria
(fondo perequativo basato sulla spesa storica).
4 Tributi il cui gettito è destinato a un dato livello di governo il quale ha l'autonomia di stabilire le aliquote se
non anche la base imponibile
5 Forma di finanziamento di un livello inferiore tramite la destinazione di una quota del gettito di un tributo destinato
ad un livello superiore.
sono accreditate o in convenzione. Le prestazioni fornite dalle strutture ospedaliere e da quelle
6
private vengono pagate dalle ASL in base ai DRG. Con i DRG (Diagnostic Related Group) , il
pagamento avviene in base alla diagnosi che viene formulata all’inizio della cura; ogni diagnosi
colloca le cure in un certo gruppo al quale corrisponde l’importo che la struttura ha diritto a
percepire. Questo metodo cerca di contenere la spesa limitando la discrezionalità del medico ed è
efficace se i DRG sono calcolati in maniera sufficientemente articolata e se esiste una forma di
controllo per verificare che le diagnosi non siano formulate ad hoc.
R = wT – wtl
R = reddito mensile
w = salario orario
T = dotazione di tempo
tl = tempo libero
Il vincolo di bilancio in presenza di un sussidio di disoccupazione
più in generale:
R′ = R + B = R + G − tR = (1 − t ) R + G
= (1 − t )( wT − wtl ) + G
= (1 − t ) wT + G − (1 − t ) wtl
Inoltre:
B = 0 ⇒ G − tR = 0
⇒ G − t ( wT − wtl ) = 0
⇒ tl = T − G /tw
⇒R=G/t
Sussidi e imposte: il funzionamento congiunto
I0
Un’imposta specifica
Un’imposta specifica è denominata in
questo modo perché è un ammontare
fisso su ogni unità di bene venduto.
Supponiamo che venga introdotta
un’imposta sullo champagne di un euro
al litro. Ipotizziamo, inoltre, che il
prezzo e la quantità di champagne siano
determinati in condizioni di
concorrenza perfetta dall’incontro tra
domanda (Dc) e offerta (Oc), come
illustrato nella Figura. Prima
dell’introduzione del tributo, la quantità
domandata e il prezzo sono Q0 e P0
ripsettivmenr
Un’imposta specifica legalmente a carico dei consumatori
U = imposta
Dc = domanda consumatore
D'c = domanda apparente
Pg = prezzo lordo
Pn = prezzo netto
dopo l'imposta
Valore attuale
Immaginiamo una somma pari ad un euro investita nell’acquisto di titoli annuali che paghino un
interesse pari ad r (es. 0.01 corrispondente all’1%). Dopo un anno la somma viene rimborsata con
l’aggiunta dell’interesse. Dopo un anno il suo valore è diventato 1 + r.
Se questo ammontare venisse reinvestito ad un pari rendimento di r dopo due anni la somma
2
iniziale renderebbe r (1 + r) corrispondendo dopo due anni a 1+ r + r(1+r) = (1+r)(1+r) = (1+r)
3 4
Ripetendo lo stesso ragionamento al terzo anno si otterrebbe (1+r) al quarto (1+r) dopo n anni si
n
avrebbe (1+r)
Si può rovesciare il ragionamento: quanto vale oggi una somma che otterrò fra un anno?
Se questa somma è 1+r tra un anno, oggi il suo valore sarà 1, o alternativamente (1+r)/(1+r).
Altro esempio, per ottenere 150 tra un anno quanto dovrò versare oggi per ottenere quella somma
con un tasso di interesse pari ad r?
Facile: 150/(1+r) . Difatti se investo questa somma tra un anno otterrò 150 (1+r )=150
1+r
Continuando, quanto dovrò investire oggi per ottenere 150 tra 2, 3, ..., n anni?
150 + 150 +...+ 150
2 3 n
L Esistono quindi 9 imposte ad valorem: tKA, tKM, tLA, tLM, tA, tM, tK, tL, t
Alcune combinazioni sono equivalenti (Charles e McLure Jr.):
L’opera pionieristica nell’applicazione dei modelli di equilibrio generale all’incidenza delle imposte
è di Harberger (1974).
Le principali ipotesi del modello di Harberger sono le seguenti.
• Tecnologia. In ogni settore le imprese utilizzano il capitale e il lavoro per produrre l’output
e le tecnologie impiegate sono a rendimenti di scala costanti. Tuttavia, le tecnologie di
produzione possono variare da settore a settore. In generale, i settori differiscono per la
facilità con cui si può sostituire il capitale con il lavoro (l’elasticità di sostituzione). Il settore
in cui il rapporto capitale/lavoro è relativamente elevato si dice ad alta intensità di capitale;
l’altro è definito ad alta intensità di lavoro [cioè i due settori A ed M hanno isoquanti di
forma diversa]
• Comportamento dei fornitori di fattori. I fornitori di capitale e lavoro massimizzano i
rendimenti totali, capitale e lavoro sono perfettamente mobili, ossia possono essere trasferiti
liberamente da un settore all’altro. Di conseguenza, il rendimento marginale netto del
capitale, come il rendimento marginale netto del lavoro, deve essere uguale in ciascun
settore. Se così non fosse, sarebbe possibile riallocare il capitale e il lavoro in modo da
aumentare i rendimenti totali netti. [Cioè gli isoquanti dei due settori sono tangenti tra loro]
• Struttura del mercato. Le imprese sono concorrenziali e massimizzano i profitti; tutti i
prezzi (compreso il salario) sono perfettamente flessibili. I fattori sono quindi pienamente
impiegati e il rendimento per ciascun fattore di produzione è il valore del suo prodotto
marginale. [Cioè gli isoquanti dei due settori sono tangenti alla retta di isocosto]
• Offerte totali dei fattori. Le quantità totali di capitale e lavoro dell’economia sono fisse
[siamo in una scatola di Edgeworth della produzione]
• Preferenze dei consumatori. Tutti i consumatori hanno le stesse preferenze. Un’imposta
non può quindi produrre alcun effetto distributivo influendo sugli impieghi del reddito degli
individui. Questa ipotesi consente di concentrarsi sull’effetto delle imposte sulle fonti di
reddito.
• Sistema di incidenza dell’imposta. Il quadro di riferimento per l’analisi è l’incidenza
differenziale delle imposte: in altri termini, consideriamo gli effetti della sostituzione di
un’imposta con l’altra.
Precisazioni
• Le preferenze non sono identiche
Es. si tassa il lavoro ma se i lavoratori acquistano beni ad alta intensità di capitale l’imposta
viene subita dai percettori di profitto
• I fattori possono essere immobili o più in generale ‘vischiosi’ il fattore immobile tassato
subisce l’intero onere
• L’offerta di K e/o di L può variare
• Una imposta sul capitale può ridurre il saggio di accumulazione e ridurre nel lungo periodo
il rendimento del lavoro (e quindi il salario). Tassazione e distribuzione del reddito.
Tassazione ed efficienza
In corrispondenza di Oa
Fb – Fa → onere tributario in termini di frumento
(Fb – Fa) x Pf onere tributario in termini monetari
I due coincidono se Pf = 1
Reddito senza imposta: I =P f F2 +Po O2 Reddito
al netto dell'imposta: I n=P f F1 +Po O2
gettito di imposta: I −I n=P f F 2+ Po O2−P f F1 +Po O2=P f F 2−P f F1= P f (F 2−F 1)
L’eccesso di pressione tributaria
Variazione equivalente: variazione del reddito che ha lo stesso effetto sull’utilità dell’imposta pari
ad ME3 // Gettito d’imposta GE2
NB: GE2 < GN = ME3 // ME3 – GE2 = E2N ( eccesso di pressione tributaria: la perdita di
benessere, data dalla variazione equivalente, supera il gettito fiscale)
Tutti i tributi comportano un eccesso di pressione?
L’imposta in somma fissa è una forma di tassazione che prevede il pagamento di un importo
stabilito indipendentemente dal comportamento del contribuente. Se lo Stato impone a Rebecca
un’imposta in somma fissa pari a 100 euro, a Rebecca non resta altro da fare che pagarla, a meno di
non lasciare il Paese. Il tributo sull’orzo che abbiamo considerato prima, invece, non era in somma
fissa, perché l’entrata tributaria dipendeva dalle scelte di consumo di Rebecca. Proviamo a
considerare un’imposta in somma fissa che lasci Rebecca nelle stesse condizioni in cui era dopo
l’introduzione del tributo sull’orzo. Innanzitutto, tracciamo il vincolo di bilancio con le seguenti
due caratteristiche:
• deve essere parallelo ad AD (la tassazione forfettaria sottrae denaro a Rebecca, ma non
cambia il prezzo relativo di orzo e frumento e due vincoli di bilancio che rappresentano lo
stesso rapporto di prezzo devono essere paralleli);
• deve essere tangente alla curva di indifferenza ii per rispettare il presupposto che Rebecca
mantenga la stessa utilità raggiunta dopo l’introduzione del tributo sull’orzo.
L’imposta in somma fissa non genera eccesso di pressione tributaria 1 (a
parità di riduzione di utilità genera più gettito)
Il vincolo di bilancio HI, tangente alla curva di indifferenza ii nel punto E3, soddisfa entrambi i
criteri. Con tale vincolo di bilancio, Rebecca consuma O 3 chilogrammi di orzo e F3 chilogrammi di
frumento. Il gettito derivante dalla tassazione in somma fissa è rappresentato dalla distanza verticale
tra E3 e il vincolo di bilancio lordo, ossia la distanza ME 3. ME3 è anche la variazione equivalente
che misura lo spostamento dalla curva di indifferenza i alla curva ii. Poiché le entrate derivanti dalle
imposte in somma fissa sono uguali alla variazione equivalente, abbiamo dimostrato che la
tassazione in somma fissa non causa un eccesso di pressione.
Un tributo che modifica i prezzi relativi è inefficiente, nel senso che riduce l’utilità dell’individuo
più di quanto sia necessario per ottenere una certa entrata
Se la tassazione in somma fissa è tanto efficiente, perché viene utilizzata
così di rado?
L’imposta in somma fissa è uno strumento poco attraente per varie ragioni, in particolare si tratta di
una tassazione iniqua perché tutti devono pagare le stessa somma indipendentemente dalla loro
condizione economica. Nel 1990 Margaret Thatcher, primo ministro britannico, sostituì l’imposta
patrimoniale che fino ad allora aveva finanziato i governi locali con un’imposta capitaria e in ogni
giurisdizione l’importo dipendeva dalle esigenze contributive locali. L’imposta era ad aliquota fissa,
nel senso che non variava al variare del reddito o del patrimonio del soggetto, ma solo in base al
luogo di residenza. L’iniquità di questa imposta fu uno dei motivi della caduta del governo Thatcher
e infatti il suo successore John Major l’abolì immediatamente.
Pf
Inoltre la condizione di minimizzazione dei costi (necessaria per max profitto) è soddisfatta quando:
MRT of = Po
Pf
Dopo l’introduzione dell’imposta Rebecca massimizza la sua utilità quando: MRS of = (1+to )Po
Pf
Mentre la condizione relativa alla produzione rimane immutata: MRT of = Po
Pf
Per cui la condizione di efficienza paretiana non è soddisfatta:
MRS of = (1+to )Po > MRT of = Po
Pf Pf
Intuitivamente: l’utilità marginale della sostituzione tra consumo di orzo e consumo di frumento è
maggiore della variazione dei costi di produzione necessari a questa sostituzione (si crea uno scarto
tra ciò che paga il consumatore e ciò che riceve il produttore).
Un’imposta a somma fissa non incide sul rapporto tra i prezzi.
Imposta sul reddito
3 beni: orzo, frumento e tempo
libero Senza imposta
MRS =MRT = s
lo lo Po
MRS =MRT = s
lf lf Pf
Po
MRS of =MRT of =
Pf
Introducendo l’imposta sul reddito
(1−t )s s
MRS lo= > MRT lo=
Po Po
( 1− t )s s
MRS lf = > MRT lf =
Pf Pf
MRS of =MRT of = Po
Pf
Solo la terza eguaglianza invariata; con un’imposta in somma fissa tutte invariate
Pre imposta
Post imposta
Tassazione: il trade off tra equità ed efficienza
Supponiamo che dobbiate suggerire al Ministro delle Finanze del vostro Paese una riforma del
sistema fiscale e, in particolare, che vi venga chiesto quale aliquota adottare per la tassazione di un
insieme di beni di consumo. La teoria della tassazione ottimale dei beni fornisce un quadro di
riferimento per rispondere a questa domanda.
Assumiamo che l’obiettivo del Ministro sia finanziare la spesa pubblica con un minimo di eccesso
di pressione e che non voglia utilizzare imposte lump sum. Prendiamo in esame il caso di Alberto,
un cittadino che consuma solo due beni, X e Y, oltre al tempo libero, l.
Il prezzo di X è Px, quello di Y è Py, mentre il salario orario (che è il prezzo del tempo libero) è pari
a s, la sua assegnazione di tempo è fissata in T e le ore di lavoro sono pari a (T −l) . Il reddito
2 2
X1 = Y1
si giunge alla seguente relazione:
X= Y
X1 Y1
che ci dice che, per minimizzare l’eccesso di pressione, le aliquote dovrebbero essere fissate in
modo che la riduzione percentuale della quantità domandata di ciascun bene sia la stessa.
Questo risultato, detto regola di Ramsey, è valido anche per i casi in cui X, Y e l siano beni sostituti
o complementari.
La regola delle elasticità inverse
Esprimendo la relazione precedente utilizzando le formule dell’elasticità, la regola di Ramsey può
essere formulata come regola delle elasticità inverse: se i beni non sono sostituti o complementari
nel consumo, le aliquote d’imposta dovrebbero essere inversamente proporzionali alle elasticità. In
termini di elasticità, secondo la regola di Ramsey, nel caso di imposte ad valorem, deve valere la
condizione (si veda la dimostrazione più avanti): tx ηx=t y ηy per cui tx =ηy
ty ηx
Alla base della regola dell’elasticità inversa c’è una semplice intuizione: un insieme di imposte
efficiente dovrebbe distorcere il meno possibile le decisioni. Il potenziale di distorsione aumenta
proporzionalmente all’elasticità della domanda di un bene, quindi una tassazione efficiente esige
che siano introdotte aliquote relativamente elevate su beni relativamente anelastici.
Partendo dalla definizione di elasticità: η = X P ⇒ X =η P
x
x X P X P
dato che per le imposte ad valorem P=(1+tx )P− P=tx P
sostituendo: X =η tX P =ηt
x
X P x x
La regola di Corlett-Hague
Corlett e Hague (1953) hanno dimostrato un’interessante implicazione della regola di Ramsey:
quando sono presenti due beni, la tassazione efficiente esige che l’imposta su un bene
complementare al tempo libero abbia un’aliquota relativamente elevata. Ricordate che, se fosse
possibile tassare il tempo libero, si potrebbe ottenere una soluzione di “first best”, aumentando il
gettito senza eccesso di pressione. Benché le autorità non possano tassare il tempo libero, possono
tassare i beni che tendono a essere consumati insieme al tempo libero, riducendo indirettamente la
domanda di tempo libero.
Considerazioni di equità
Ma quali sono le implicazioni in termini di equità della teoria della tassazione efficiente? In effetti,
secondo la regola delle elasticità inverse i beni con domanda anelastica dovrebbero essere tassati ad
aliquote relativamente elevate. Ma è giusto? Vogliamo davvero un sistema tributario che raccolga il
grosso del gettito dalle imposte sull’insulina, un bene la cui domanda è sicuramente rigida?
Certamente no: l’efficienza è solo uno dei criteri di valutazione di un sistema tributario e l’equità è
altrettanto importante. La regola di Ramsey si può modificare per tenere conto delle conseguenze
della tassazione in termini distributivi.
Se i poveri spendono una porzione maggiore del loro reddito per il bene X rispetto ai ricchi, e
viceversa per il bene Y, e se la funzione di benessere sociale attribuisce maggior peso alle utilità dei
poveri rispetto a quelle dei ricchi, anche se X ha una domanda più rigida (o anelastica) di Y, la
tassazione ottimale potrebbe richiedere l’imposizione di un’aliquota fiscale più elevata su Y che su
X (Stern 1987). Un’aliquota d’imposta elevata su Y crea un eccesso di pressione consistente, ma
ridistribuisce reddito a favore dei meno abbienti. La società può essere disposta a pagare un prezzo
in termini di eccesso di pressione in cambio di una distribuzione più equa del reddito.
Le tariffe ottimali
Dalle lezioni precedenti sappiamo che a volte lo Stato produce e/o fornisce beni o servizi e deve
stabilire il prezzo da far pagare agli utilizzatori: deve decidere l’importo delle tariffe. Come al
solito, vorremmo stabilire la “migliore” tariffa.
Cominciamo con il ricordare in quali circostanze lo Stato dovrebbe produrre un bene invece di
acquistarlo dal settore privato. In particolare consideriamo il caso della produzione di un bene
soggetta a costi medi costantemente decrescenti: maggiore è il livello di output, minore è il costo
unitario. Questo mercato non è concorrenziale: una singola impresa può sfruttare le economie di
scala e fornire l’intero output del settore, dando luogo al fenomeno definito monopolio naturale.
Esempi di monopoli naturali sono le autostrade, i ponti e la produzione di energia elettrica.
In alcuni casi questi beni vengono prodotti dal settore privato e regolamentati dallo Stato, mentre in
altri sono prodotti dal settore pubblico. Noi studieremo la soluzione della produzione pubblica, ma
molte delle conclusioni si possono estendere alla regolamentazione dei monopoli privati.
Il monopolio naturale
Situazione in cui alcuni fattori inerenti al processo produttivo fanno sì che un'unica impresa possa
fornire l'intero output dell'industria.
Determinazione del prezzo in base ai costi medi con imposte a somma fissa
Supponiamo di far pagare P = MC e di coprire il disavanzo introducendo imposte a somma fissa. Il
finanziamento del disavanzo con imposte a somma fissa sul resto della società garantisce che non
siano introdotte nuove inefficienze. Tuttavia, questa soluzione ha due problemi:
1. le imposte a somma fissa in genere sono difficilmente applicabili e quindi il disavanzo deve
essere finanziato, necessariamente, con imposte che hanno effetti distorsivi, o sul consumo o
sulle scelte di lavoro; (imposta a somma fissa è uguale per tutti, indipendentemente dal
reddito)
2. l’equità richiede che i consumatori di un bene fornito pubblicamente lo paghino: si tratta
dell’applicazione del cosiddetto principio del beneficio. Se questo principio viene applicato
alla lettera non è giusto ripianare il disavanzo mediante una tassazione generale.
La soluzione di Ramsey
Supponiamo che lo Stato possieda molte imprese e che queste non possano essere in perdita come
gruppo, ma che una di esse possa trovarsi in tali condizioni. Ipotizziamo, inoltre, che lo Stato voglia
che il finanziamento della produzione pubblica sia coperto dal prezzo pagato dagli utenti dei servizi
prodotti dalle imprese. Di quanto dovrebbe superare il costo marginale la tariffa per l’utente di
ciascun servizio? La differenza tra il costo marginale e la tariffa è l’imposta che lo Stato impone sul
8
bene. Come per il problema della tassazione ottimale , lo Stato deve ricavare un gettito, in questo
caso quanto basta perché il gruppo di imprese sia in pareggio. La regola di Ramsey fornisce la
risposta: le tariffe vanno fissate in modo tale che la domanda di ogni bene si riduca della stessa
proporzione.
Il modello di Edgeworth
Alla fine dell’Ottocento Edgeworth (1897-1959) propose un modello fondato sulle seguenti
assunzioni:
• dato il gettito necessario, l’obiettivo consiste nel mantenere la somma delle utilità
individuali la più alta possibile. Se Ui è l’utilità dell’i-esimo individuo e W il benessere
sociale, il sistema fiscale dovrebbe massimizzare
W = U1 + U2 + ... + Un
dove n è il numero di persone presenti nella società;
• gli individui hanno funzioni di utilità identiche, che dipendono unicamente dal loro reddito,
e presentano un’utilità marginale decrescente del reddito;
• la quantità totale di reddito disponibile è fissa.
Nel Capitolo 8 abbiamo visto che per massimizzare il benessere sociale con queste assunzioni è
necessario che l’utilità marginale del reddito di ciascun individuo sia la stessa. Ma se le funzioni di
utilità sono identiche, le utilità marginali sono uguali solo se lo sono anche i redditi. Ne deriva che
le imposte dovrebbero essere fissate in modo che la distribuzione del reddito dopo le imposte sia
ugualitaria. Il modello di Edgeworth implica un sistema fiscale strettamente progressivo: i
redditi più elevati vengono ridotti fino a raggiungere la completa uguaglianza. Ne deriva che le
aliquote marginali dei redditi più alti potrebbero raggiungere il 100%. Questo modello è stato
seriamente messo in discussione a partire dagli anni ‘70.
Equità orizzontale
Uno dei criteri di valutazione di un sistema fiscale è quello dell’ equità orizzontale , secondo il
quale le persone che si trovano nella stessa posizione dovrebbero ricevere lo stesso trattamento.
Perché l’idea di equità orizzontale possa trovare applicazione concreta si deve stabilire che cosa
s’intende per stessa posizione, ma il dibattito su quale indice della capacità contributiva sia più
opportuno utilizzare è molto ampio. Il reddito, la spesa e la ricchezza sono quelli più largamente
utilizzati.
L’evasione fiscale
Innanzitutto dobbiamo distinguere tra l’elusione fiscale e l’evasione fiscale. La prima, una volta
definita da John Maynard Keynes l’unica attività intellettuale che paghi, consiste nel modificare il
proprio comportamento in modo da ridurre il proprio onere tributario. L’elusione fiscale non è
illegale. Al contrario, l’evasione fiscale consiste nel mancato pagamento di imposte legalmente
dovute.
L’offerta di lavoro
Assumiamo che Ercole possa decidere
quanto tempo dedicare ogni settimana al
lavoro e quanto al tempo libero. Nella
figura le combinazioni di tempo libero e
di reddito disponibili per un individuo,
dato il salario, sono rappresentate
graficamente dalla retta TD, che è il
vincolo di bilancio. Il punto scelto sul
vincolo di bilancio dipende dalle
preferenze individuali che rappresentiamo
con curve di indifferenza convesse,
indicate con i, ii e iii. Ercole massimizza
la sua utilità quando si trova nel punto E1
in cui dedica OF ore al tempo libero e FT
ore al lavoro, ottenendo un reddito OG.
Quali sono quindi gli effetti della
tassazione?
Prima dell’imposta
R = sT − sl
Intercetta verticale sT
Pendenza in valore assoluto s
Dopo l’imposta
R = (1 − t ) sT − (1 − t ) sl
Intercetta verticale (1 − t ) sT
Pendenza in valore assoluto (1 – t)s
L’imposta ha avuto l’effetto di ridurre la
sua offerta di lavoro da FT a IT ore.
Dobbiamo concludere che un individuo “razionale” riduce sempre l’offerta di lavoro se viene
introdotta un’imposta proporzionale?
Questa apparente ambiguità deriva dal conflitto tra due effetti provocati dall’imposta: l’effetto
sostituzione e l’effetto reddito. Quando l’imposta riduce il salario netto, il costo opportunità del
tempo libero diminuisce e quindi si tende a sostituire il lavoro con il tempo libero (cosiddetto
effetto sostituzione) riducendo l’offerta di lavoro. Contemporaneamente, l’imposta riduce il reddito
individuale e, se il tempo libero è un bene normale, questa perdita di reddito porta a una riduzione
del consumo di tempo libero, ceteris paribus. Ma una riduzione delle ore dedicate al tempo libero
equivale ad un aumento di quelle dedicate al lavoro (effetto reddito). I due effetti agiscono in
direzione opposta e la teoria, da sola, non è in grado di prevedere quale dei due prevarrà. E l’analisi
non cambia molto se si considera un’imposta progressiva.
Alcuni avvertimenti
• Considerazioni sul settore della domanda
• Reazioni individuali e reazioni di gruppo
• Altre dimensioni dell’offerta di lavoro
Costi e benefici di un corso di formazione
B – C, se > 0 il corso viene frequentato
Con tassazione (1 - t1)B – (1 - t2)C ? 0. dipendendo da t1 e da t2
• Forme alternative di remunerazione del lavoro
• La spesa pubblica
La curva di Laffer
Grafio che rappresenta la relazione tra
aliquota d'imposta ed entrate tributaria
A proposito del dibattito che tutt’oggi
suscita la curva di Laffer, può essere utile
ricordare che:
• la relazione tra ore di lavoro offerte e
salario netto ha la forma della curva prevista
da Laffer solo se prevale l’effetto
sostituzione;
• per ogni variazione dell’aliquota, l’aumento o la diminuzione del gettito dipendono dalla
misura in cui la variazione di ore lavorate compensa la variazione dell’aliquota stessa, ossia
dall’elasticità dell’offerta di lavoro al salario netto. Quindi la forma della curva di Laffer dipende
dall’elasticità del lavoro rispetto al salario netto;
• anche se la curva di Laffer, almeno in linea di principio, è giustificabile, stabilire se
l’economia stia operando realmente a destra del punto tA è una questione empirica di difficile
soluzione;
• è opinione generalmente accettata che le elasticità complessive siano alquanto modeste ed è
quindi plausibile che l’economia non stia operando a destra del punto tA. In altre parole, è
difficile che una riduzione generale delle aliquote d’imposta non si traduca in riduzione di
gettito. Perché ci sia un incremento di gettito è necessario che la riduzione delle aliquote
d’imposta faccia aumentare l’offerta di lavoro in maniera così consistente che la più ampia base
imponibile così creata generi un maggior gettito, nonostante le ridotte aliquote;
• le persone possono sostituire il salario con forme di reddito non soggetto a imposte, perciò,
anche se l’offerta di lavoro resta fissa, il gettito può ugualmente diminuire. In particolare, le
persone che appartengono alle fasce di reddito più alte, possono sostituire il reddito da lavoro
con reddito da capitale, decidendo di investire su attività i cui rendimenti siano tassati meno del
lavoro. Quest’ultima considerazione propone un argomento indubbiamente corretto e importante
ai fini delle politiche tributarie: l’aliquota d’imposta che massimizza gli introiti non è la
medesima per tutte le fasce di reddito o per tutti i tipi di reddito.
Le decisioni di risparmio
Un altro tipo di comportamento che può essere influenzato dal sistema tributario è la
propensione al risparmio. Lo studio delle decisioni relative al risparmio si basa sul modello del
ciclo vitale, secondo il quale gli individui pianificano anno dopo anno le loro decisioni sul
consumo e sul risparmio considerando tutta la loro vita (Modigliani 1986). Ciò che si risparmia
ogni anno non dipende soltanto dal reddito di quell’anno, ma anche dal reddito che si prevede di
avere nel futuro e da quello ottenuto nel passato.
Giulio prevede di vivere 2 periodi t = 0 e t = 1.
Reddito nel periodo 0: I0 (reddito da lavoro) ; Reddito nel periodo 1: I1 (pensione; nessuna
eredità o
debito agli eredi) ; Consumo corrente: c0 ; Consumo futuro: c1
Paniere delle dotazioni: A ≡ (I0, I1) (I0 viene consumato interamente durante il periodo 0 e I1
interamente durante il periodo 1)
Se Giulio risparmia R al tempo 0, al tempo 1 aumenterà il suo consumo di R(1+i) dove i è il
tasso di interesse e R = I0 – c0, da cui c0 = I0 – R e c1 = I1 + (1+i) R
Se Giulio anticipa il suo consumo futuro di B al tempo 0, il consumo al tempo 0 sarà pari a c 0 =
I0 + B, mentre il consumo al tempo 1 dovrà essere ridotto per restituire il prestito egli interessi c 1
= I1 – (1+i) B
In generale:
c1 = (I0 – c0) (1+i) + I1 => c1 = I0 (1+i) + I1 – (1+i)
c0 se I0 – co > 0 Giulio risparmia al tempo 0
se Io – c0 < 0 Giulio si indebita al tempo 0
I0 (1+i) + I1 intercetta; 1 +i pendenza in valore assoluto
la retta di bilancio esprime la relazione valore attuale del consumo = valore attuale del flusso di
c 1 I 1
reddito: c0 +1 + i =I 0 + 1 + i
Le decisioni di risparmio: vincolo di bilancio intertemporale
È idea diffusa che mantenere un livello di imposte basse (soprattutto sui guadagni in conto capitale)
favorisca gli investimenti in attività rischiose. Infatti, perché correre il rischio di un investimento
incerto se gli eventuali guadagni saranno decurtati dal fisco?
In realtà il problema è decisamente più complicato. Gli studi più recenti sulla relazione tra imposte
e composizione del portafoglio si basano sull’analisi di Tobin: le decisioni su come investire sono
prese in base a due variabili, il rendimento atteso dell’attività e la rischiosità di tale rendimento. A
parità di altre condizioni, gli investitori preferiscono investire in attività ad alto rendimento, ma
poiché sono avversi al rischio, preferiscono le attività più sicure.
Supponiamo ora di avere due attività: la prima è assolutamente sicura ma con tasso di rendimento
pari a zero; la seconda è un’obbligazione che in media ha un tasso di rendimento positivo, ma è
rischiosa, ovvero c’è la probabilità che il prezzo scenda e che l’investitore subisca una perdita.
L’investitore può regolare il rendimento e il rischio sull’intero portafoglio, detenendo combinazioni
diverse delle due attività, e i due casi estremi sono quelli di detenere solo l’attività sicura (niente
rendimenti, ma nessun rischio) o di detenere solo l’attività rischiosa (alti rendimenti, ma alto
rischio). L’investitore normale detiene una combinazione di entrambe le attività stabilita in base alle
proprie preferenze.
Supponiamo che venga adottata un’imposta sul rendimento di entrambe le attività e che sia prevista
una totale compensazione della perdita, ossia che le perdite possano essere dedotte dal reddito
imponibile. Poiché l’attività sicura ha un rendimento pari a zero, l’imposta non ha alcuna
conseguenza e il rendimento rimarrà sempre zero. Invece se l’attività rischiosa ha un tasso di
rendimento positivo, l’imposta lo diminuirà rendendo l’attività rischiosa meno attraente rispetto a
quella sicura. L’imposta però riduce anche la rischiosità perché riduce le perdite qualora queste si
verifichino. Ne consegue che questo tipo di tassazione ha come effetto che più attività rischiose
siano detenute dagli investitori.
Es. tassa sul rendimento del 30%. Perdo 100. Quindi dedurrò 100 dal mio reddito imponibile. Il
mio debito d’imposta si riduce di 30. La mia perdita effettiva sarà 100 – 30 = 70
Decentramento fiscale e finanziamento in disavanzo
Il rapporto di accentramento
In generale si può dire che un sistema è più accentrato rispetto a un altro quando una quota
maggiore dei suoi poteri decisionali è nelle mani dei livelli di governo sovraordinati. Il criterio più
diffuso per misurare il livello di accentramento di un Paese è il rapporto di accentramento, ossia
la proporzione delle spese dirette complessive effettuate dal Governo centrale. I rapporti di
accentramento variano notevolmente a seconda degli Stati e non necessariamente sono maggiori per
quelli che hanno una forma di Stato federale.
Spesa pubblica dei livelli inferiori di governo (1995 – 2005, in % sul totale)
L’intersezione tra D e M ci sarà per il dato N un punto che dovrà giacere sulla retta Qopt
Cambiando N si ottiene una nuova curva M (più bassa) – il costo di ogni acro si distribuisce tra più
membri – mentre D rimarrà invariata (qui assumiamo che l’utilità marginale individuale derivate
dal consumo di un’unità aggiuntiva del bene sia indipendente dal numero dei soci del club)
Ripetendo il processo si ottengono quindi tutti gli altri punti di Qopt
L’intersezione di Nopt e Qopt determina le caratteristiche del club ottimale (numero ottimo dei
membri e dimensione ottima del parco – o più la fornitura ottimale di beni e/o servizi)
Tuttavia esistono delle differenze tra un club ed una comunità locale:
• Quota di associazione / imposta per un insieme di beni pubblici
• free rider - club No / comunità?
• E così via
Il modello di Tiebout
All’inizio del corso abbiamo visto che in determinate circostanze i mercati “falliscono”, non
riuscendo a offrire i cosiddetti beni pubblici in modo efficiente perché il mercato non incentiva gli
individui a rivelare le loro vere preferenze, incoraggiando tutti a comportarsi da free rider. In un
importante articolo, Tiebout (1956) sostenne che la possibilità di spostamento degli individui tra
diverse collettività locali può essere una soluzione simile a quella di mercato anche per i beni
pubblici locali. Sotto determinate condizioni, individui perfettamente razionali dovrebbero stabilirsi
nella collettività locale che offre la combinazione di servizi e imposte pubbliche che essi gradiscono
di più.
Un trasferimento compartecipato
Un trasferimento compartecipato a stanziamento determinato
...e i fabbisogni
Talvolta il Governo centrale può voler tener conto dei differenti bisogni a cui ciascuna collettività
deve rispondere: gli Enti locali possono differire anche per la popolazione di riferimento (per
esempio perché particolarmente anziana) o per i costi di determinati input (per esempio a causa
della conformazione geografica del territorio). Se l’obiettivo di chi eroga il trasferimento è colmare
le differenze di finanziamento riconducibili a questi elementi, l’erogazione dovrebbe essere
determinata: TGi = ti (Y – aYi)
dove a rappresenta una funzione dei costi e dei fabbisogni della popolazione della collettività
Esempi
Spesa pro capite: F = 200, Ni = 2, N = 100 ⇒ Ti = 4
Capacità fiscale: Y = 40, Yi = 10, t = 1/4 ⇒ Ti = 10– 2,5 = 7,5
Sforzo fiscale: Y = 40, Yi = 10, t = 1/4, ti = 1/2 ⇒ Ti = 20– 5 = 15
Fabbisogni: Y = 40, Yi = 10, t = 1/4, ti = 1/2, a = 1/2 ⇒ Ti = 20 – 2,5 = 17,5
L’IRAP
È stata introdotta in Italia nel 1998 con l’obiettivo esplicito di fornire al livello di governo regionale
un suo tributo proprio e oggi rappresenta la fonte principale di finanziamento delle Regioni (il suo
gettito nel 2007 è stato pari a poco meno di 37 miliardi di euro e rappresentava il 35,5%, per le
Regioni a Statuto Ordinario e il 21%, per quelle a Statuto Speciale del totale delle entrate regionali
imputabili a tributi propri e compartecipazioni). Il presupposto dell’imposta è l’esercizio abituale di
un’attività diretta alla produzione o allo scambio di beni o servizi. I soggetti passivi sono gli
imprenditori individuali, le società, gli enti commerciali e non commerciali, gli esercenti arti e
professioni, le Amministrazioni Pubbliche, enti e società non residenti per il valore aggiunto
prodotto sul territorio nazionale. La base imponibile è data dalla differenza tra ricavi e acquisti
intermedi al netto degli ammortamenti, ossia il valore aggiunto netto prodotto nel territorio
regionale. L’imposta è dovuta alla Regione nel cui territorio viene realizzata la produzione del
valore aggiunto; se il soggetto IRAP opera in più Regioni il valore aggiunto è ripartito tra queste in
proporzione all’ammontare delle retribuzioni del personale che opera nelle diverse Regioni.
L’aliquota è pari al 3,9% e le Regioni possono variarla fino a un massimo di 0,92 punti percentuale,
differenziandola tra settori e soggetti passivi.
Disavanzo e debito
Il disavanzo (o deficit o indebitamento netto) è l’eccesso di spese rispetto alle entrate che si
registra in un determinato periodo di tempo, normalmente l’anno. Il debito rappresenta la somma
dei disavanzi accumulati negli anni passati. Il debito è una variabile di stock (misurata in un dato
momento) mentre il disavanzo è una variabile di flusso (misurata in un dato arco di tempo). In Italia
nel 1990 il debito era pari al 103,7% del PIL, nel 2005 era pari al 105,8% del PIL e per il 2010 è
previsto pari al 118,6% del PIL. In media i Paesi OECD nel 2010 avranno un debito pari al 100%
del PIL. Il disavanzo italiano nel 2005 era 55 806 milioni di euro, pari al 4,33% del PIL, mentre per
il 2010 è previsto pari al 5%.
Le questioni di misurazione
Esistono vari motivi per cui le cifre ufficiali del disavanzo e del debito possono non essere
significative dal punto di vista economico, quelle che seguono sono alcune.
1. Debito delle Amministrazioni locali: i disavanzi che danno luogo alla formazione del
debito possono essere creati da livelli di governo diversi, non solo dallo Stato.
2. Effetti dell’inflazione: l’entità del debito muta a seconda dell’andamento dei prezzi.
3. Capitale e contabilità pubblica: come considerare un debito formato per finanziare
investimenti rispetto a quello formato per spese in conto corrente?
4. Immobilizzazioni materiali: come contabilizzarle?
5. Obblighi impliciti: come considerare che lo Stato ha degli obblighi impliciti nei confronti
dei residenti (per esempio, legati alla spesa pensionistica) che vanno oltre quelli dei titoli di
stato?
Il modello neoclassico
Finora abbiamo ipotizzato che l’introduzione di imposte per la restituzione del debito non alteri le
decisioni di lavoro né quelle di risparmio, mentre le imposte determinano una distorsione nelle
decisioni e comportano comunque dei costi per l’economia. Abbiamo anche ignorato l’effetto che il
finanziamento del debito può avere sulla formazione del capitale. Il modello neoclassico del
debito sottolinea il fatto che, quando lo Stato avvia un progetto, a prescindere dal fatto che sia
finanziato da imposte o da prestiti, vengono sottratte risorse al settore privato. Quando lo Stato
contrae un prestito entra in competizione per i fondi con individui e imprese che vogliono il
denaro per finanziare i propri progetti di investimento. Se le risorse prese a prestito sono
utilizzate per finanziare la spesa corrente, si lascia alla generazione futura uno stock di capitale
meno consistente, mentre se lo Stato realizza investimenti produttivi lo stock di capitale totale
aumenta. Nell’analisi neoclassica, l’idea che il prestito allo Stato riduca l’investimento privato, il
cosiddetto effetto spiazzamento, vale anche se le risorse pubbliche sono impegnate per
investimenti: l’effetto di spiazzamento è dovuto a variazioni dei tassi di interesse. Quando lo
Stato aumenta la domanda di credito il tasso di interesse aumenta; se cresce il tasso di interesse,
gli investimenti privati diventano più cari e vengono effettuati in misura più limitata
Il teorema di Barro-Ricardo
Barro (1974) ha sostenuto che, quando lo Stato contrae un prestito, gli appartenenti alla
“vecchia” generazione si rendono conto che i loro eredi si troveranno in condizioni peggiori e
possono decidere di aumentare i lasciti di un importo sufficiente a coprire le imposte aggiuntive
che saranno dovute in futuro. In questo modo i livelli di consumo di entrambe le generazioni non
subirebbero cambiamenti, e il finanziamento con imposte o con debito avrebbe un effetto
essenzialmente equivalente. Questa visione, secondo cui i comportamenti degli individui
rendono irrilevante l’alternativa tra finanziamento con debito o con imposte, viene spesso
denominata teorema di Ricardo perché fu anticipata nell’opera di David Ricardo (1772, 1823),
economista britannico. È bene ricordare che Ricardo, nella sua analisi sul debito, presentava
questa come una delle situazioni possibili ed esprimeva lui stesso alcuni dubbi sul fatto che si
potesse verificare effettivamente.
Se i valori attuali del prelievo fiscale sono identici a prescindere dal metodo
adottato, esistono motivi per prediligere il finanziamento con
imposte o in disavanzo in base a considerazioni di efficienza?
Supponiamo per semplicità che tutte le
entrate per il finanziamento del debito
siano realizzate mediante imposte sul
reddito da lavoro; ricordando che
l’eccesso di pressione è funzione
1 2
dell’aliquota al quadrato: EP= 2 ε sL1 t
Si può concludere che due imposte con
aliquota ridotta non sono equivalenti a
un’imposta consistente e si
preferiscono le prime alla seconda. [ma
con l’indebitamento può perdere efficienza l’allocazione del capitale]
Il 2005
Il 2005 segna una nuova svolta: il saldo primario è azzerato, l’indebitamento netto sfiora il limite del
3% e dall’anno successivo il rapporto debito/PIL ricomincia a crescere. Nell’ultimo biennio la crisi
economica internazionale ha definitivamente allontanato la finanza pubblica italiana dai parametri
europei. Questo è avvenuto anche negli altri Paesi dell’Unione Monetaria, per l’effetto combinato
della contrazione del PIL e dell’adozione di politiche anticicliche per attenuare gli effetti della crisi.
In Italia non sono state adottate politiche per alleggerire gli effetti della crisi e la contrazione del PIL
è l’unica spiegazione dell’allontanamento dell’indebitamento netto
dall’obiettivo europeo e del ritorno del rapporto debito/PIL a valori comparabili a quelli registrati
nella prima metà degli anni ’90.