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SOCIETÀ DEL RISCHIO O SOCIETÀ A RISCHIO?

LE INCERTE PROGNOSI DELLA SECOLARITÀ RIFLESSIVA


Prof. Duilio ALBARELLO

Il sociologo Ulrich Beck, nell’opera Risikoge- cidentale (e non solo) attorno a quell’operato si
sellschaft (Società del rischio, 1986), indaga il è prodotto via via un consenso sempre più vasto
tipo di società che si è prodotta a partire dagli e indiscusso, che ha aperto lo spazio ad una in-
anni Settanta del Novecento, quando fluenza dilagante del modello economico e tec-
«l’accrescimento del potere del “progresso” nico nell’ambito della cultura e della mentalità
tecnico-economico è messo sempre più in om- corrente.
bra dalla produzione dei rischi». A livello La fusione o la contaminazione tra il lecito, il
dell’ambiente, del lavoro, della finanza, della possibile e il conveniente nella logica del «capi-
ricerca e dell’applicazione scientifica, la strate- talismo tecno-nichilista» (Mauro Magatti) ha
gia del controllo e della prevenzione è proble- prodotto come ripercussione antropologica più
matizzata a partire dalle sue fondamenta, in rilevante l’ideale dell’affrancamento dal legame
quanto si genera un processo di «metamorfosi a favore della relazione. La legge del mercato
del pericolo che risulta difficile tracciare e mo- applicata ai rapporti con le persone li rende di
nitorare». Di conseguenza, la società globale del necessità relazioni a scadenza, che mirano ad
rischio non solo è di fatto una società a rischio, evitare le conseguenze a lungo termine, e in par-
ma anche si percepisce (riflessivamente) come ticolare cercano di sfuggire alle responsabilità
tale. Dunque, alla prospettiva della certezza ti- che tali conseguenze implicano. Inoltre, il me-
pica della fiducia illimitata nel progresso, si so- desimo criterio utilitaristico, proprio nella misu-
stituisce sempre più la consapevolezza di essere ra in cui sta alla base della creazione di relazioni
entrati dentro «un’Era globale di incertezze senza legami, è anche quello che orienta la con-
prodotte». figurazione il più possibile «leggera» delle isti-
tuzioni. Ciò comporta in concreto che le istitu-
1. Anamnesi. L’egemonia (inarrestabile?) del zioni non si presentino più nella forma di figure
principio utilitaristico stabili di valore, ma assumano tendenzialmente
la forma di un insieme di regole di convivenza
Il riferimento alla posizione di Beck consente di convenzionali, negoziabili e sempre fungibili.
riflettere sul fatto che l’attuale tanto deprecata
crisi economica è radicalmente una crisi antro- 2. Diagnosi. La crisi di identità del soggetto
pologica, ossia denota il fallimento della visione dentro il filo spezzato tra relazioni, legami e
di uomo che in particolare la concezione neo- istituzioni
liberista dell’economia ha coltivato e promosso.
In effetti l’epoca contemporanea appare con- La rottura del filo che collega le relazioni, i le-
trassegnata da un apprezzamento diffuso per il gami e le istituzioni è la radice di quella «crisi
principio dell’utilitarismo. A questo livello pos- di identità» del soggetto, che ormai non è solo
siamo scorgere la conseguenza più significativa tema di più o meno astratte speculazioni filoso-
dell’egemonia culturale, che nel nostro tempo è fiche, ma è ampiamente attestata nelle sue for-
riuscita ad ottenere l’alleanza interessata della me problematiche maggiormente evidenti
tecnica e dell’economia. In questa prospettiva, dall’attuale letteratura psicologica e sociologica.
la sostituzione del lecito con il possibile si com- L’unità infranta di relazioni, legami e istituzioni
bina all’identificazione del possibile con l’utile: non rappresenta una deviazione post-moderna
così, tanto la tecnica quanto l’economia si ritro- dalla modernità, bensì ne costituisce una meta-
vano garantita una sorta di neutralità rispetto al morfosi iper-moderna, segnata dall’orizzonte
bene e alla giustizia. Senza dubbio, da tale inse- dell’«individualismo espressivo» (Charles Tay-
diamento in un terreno equidistante dal buono e lor). L’ideale dell’individualismo espressivo fi-
dal giusto l’operato tecnico ed economico ha nisce di generare un effetto destabilizzante al-
ricavato un incremento esponenziale lorquando venga distaccato dallo scopo più am-
dell’efficienza delle procedure e dell’efficacia pio di costruire un’autentica collettività di egua-
dei risultati. Proprio per questo nel contesto oc- li. Proprio qui si può vedere con chiarezza che
nel programma moderno della emancipazione riante minoritaria tra i numerosi «umanesimi
dei legami già sono poste tutte le premesse per secolari», che preferiscono non richiamarsi ad
lo spostamento contemporaneo verso alcun fondamento trascendente. Occorrerebbe
l’affranca-mento dai legami. La crisi di identità però chiedersi in quale misura molte visioni an-
che colpisce l’uomo e la donna del nostro tempo tropologiche prevalenti nella contemporaneità
sta in pieno dentro la storia degli effetti non siano in realtà versioni secolarizzate, ossia
dell’ideale dell’autonomia interpretata nel senso fissate dentro una cornice immanente, di conte-
della autorealizzazione. Dunque per superare nuti originariamente generati nel grembo del
quella crisi è richiesto niente di meno che ripen- cristianesimo, al modo di una «disseminazione»
sare in radice quel modo specifico di declinare (Michel de Certeau) dell’esperienza evangelica
l’ideale dell’autonomia. La relazione con l’altro in territori culturali extra-ecclesiali. D’altro can-
non può essere esaurientemente declinata se- to, la situazione nell’occidente europeo sta len-
condo il registro dell’utile e dello strumentale, tamente prendendo una piega diversa rispetto al
in quanto ha a che fare con l’origine di sé e con passato prossimo, sul piano del rapporto tra se-
la possibilità di attuare se stessi in corrispon- colarità e religione. In un tempo in cui l’unica
denza a tale origine. Per questo una cultura, che certezza rimasta sembra essere quella che non vi
lascia decidere la forma condivisa del senso siano più certezze, il problema diventa sempre
all’influsso esercitato dall’alleanza dell’eco- meno professare una credenza, bensì rintraccia-
nomia e della tecnica, è una cultura destinata a re le risorse disponibili per coltivarne una. Sotto
diventare radicalmente inospitale per una quali- questo profilo, esattamente la «fede» si propone
tà di vita che sia degna dell’uomo. oggi sulla scena come la questione antropologi-
ca per eccellenza: una fede che consenta di con-
3. Terapie. L’utopia necessaria della buona tinuare o ricominciare a dare credito alla vita,
politica e la chance epocale dell’umanesimo prima ancora che a Dio.
cristiano Ora, in un contesto di questo genere, il cristia-
nesimo è sfidato ad offrire il suo contributo,
L’azione politica dovrebbe finalmente rinuncia- tornando a condividere il suo centro sorgivo:
re a lasciarsi sedurre e strumentalizzare dalla l’umanità eccedente di Gesù Cristo, come forma
sirena dell’utilitarismo, come invece è accaduto e forza per una maniera buona di abitare il
con puntualità negli ultimi trent’anni della no- mondo. Il compito dell’evangelizzazione non
stra storia (non solo italiana). Piuttosto, la poli- può non implicare un incoraggiamento al con-
tica dovrebbe impegnarsi a spendere il potere trasto costruttivo rispetto alle contraddizioni e
che le è rimasto per promuovere la trasparenza alle minacce della iper-modernità. Le comunità
delle istituzioni rispetto alla rappresentazione ecclesiali sono chiamate a diventare luoghi, nei
del bene e della giustizia indispensabili al vivere quali il potenziale profetico delle fede può esse-
personale e sociale. A questo riguardo un buon re fatto valere non tanto tramite un giudizio del-
punto di partenza sarebbe la realizzazione di la società espresso in forma verbale, bensì piut-
una adeguata cura della famiglia e della scuola, tosto attraverso la messa in opera di uno stile di
per il ruolo strategico che tali istituzioni svolgo- esistenza alternativo rispetto a determinati valo-
no nella iniziazione di ciascuno alla attuazione ri e modelli di comportamento che sono divenu-
propriamente umana dell’esistenza. ti ovvi nell’orizzonte della Risikogesellschaft.
Ci chiediamo infine quale funzione potrebbe as- A questo livello la predicazione e soprattutto lo
sumere il cristianesimo nell’impresa di riallac- stile di papa Francesco sollecitano la Chiesa a
ciare il filo dell’unità fra relazioni, legami e isti- riscoprire e attivare una forma di presenza, già
tuzioni, accogliendo la sfida culturale più urgen- raccomandata dall’insegnamento del Concilio
te della nostra epoca. Si impone come ineludibi- Vaticano II: una presenza che non si propone di
le – dentro e fuori il perimetro dell’appar- esercitare un controllo totale sulla realtà indivi-
tenenza ecclesiale – l’esigenza di riflettere an- duale e collettiva, bensì mira ad attuare relazio-
cora e di più sull’essenziale del Cristianesimo ni comunicative, segnate dall’Evangelo, attra-
come chance per attuare un umanesimo nuovo, verso le quali chiunque lo desideri sia accompa-
ovvero sul riferimento all’Evangelo di Gesù in gnato e sostenuto a rispondere di fronte al dono
quanto capace di aprire la via per la realizzazio- di senso, che Cristo offre a tutti, senza condi-
ne della vita buona. Nel contesto attuale, zionamenti e senza discriminazioni.
l’umanesimo cristiano sembra soltanto una va-

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