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MEMORIE DEL

SOTTOSUOLO

A Bohr piaceva la
soia
Memorie del Sottosuolo
Cos’hanno in comune un banchiere centrale, un fisico e uno scrittore? Apparentemente
nulla. Ma la realtà sottostante è molto più complessa della superficie. Questo è un
settimanale di strategie per l’investitore, ma anche una piacevole rivista dove passare
qualche minuto del weekend.
A Bohr piaceva la soia
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A Bohr piaceva la
soia
Memorie del Sottosuolo

Niels Bohr era figlio di un’agiata famiglia danese: il padre di

Bohr era un illustre professore dell’Università di Copenaghen,

mentre il nonno era stato deputato e membro del parlamento

danese. Per il giovane Niels, vivere con quattro o cinque

governanti al seguito era cosa abbastanza frequente.

Bohr e Einstein

Il giovane Niels studiò e si formò assieme al fratello più piccolo,

con cui condivideva la passione per la fisica e per le nuove teorie

atomistiche.

Proprio al fratello scrisse per la prima volta quando pensò di aver

appena scoperto qualcosa di “particolarmente interessante” sulla

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A Bohr piaceva la soia
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struttura atomica della materia. Il modello atomico proposto da

Niels Bohr nel 1913, ampliato da Arnold Sommerfeld nel 1916, è la

più famosa applicazione della quantizzazione dell'energia, che,

insieme all'equazione di Schrödinger e alle spiegazioni teoriche

sulla radiazione di corpo nero, sull'effetto fotoelettrico e sullo

scattering Compton sono la base della meccanica quantistica.

Il modello atomico di Bohr prevedeva che, attorno ad un centro

carico positivamente, formato da elementi particellari chiamati

protoni e neutroni, si muovessero e cedessero “pacchetti” di

energia carica negativamente delle particelle chiamate “elettroni”.

Modello atomico di Bohr

Nel modello semplice di Bohr si assume che la massa del nucleo

sia infinitamente grande rispetto alla massa dell'elettrone (cosicché

il nucleo rimane fisso nello spazio): questa è un'approssimazione

ragionevole in quanto la massa del protone è circa 2000 volte

quella dell'elettrone.

La centralità è quindi affidata ad un nucleo di massa positiva entro

il quale troviamo le più note particelle atomiche.

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A Bohr piaceva la soia
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La centralità, invece, delle notizie degli ultimi giorni non è stata

data ad un qualcosa di così fine impercettibile come le particelle

subatomiche, ma ad un alimento che poche volte (ma secondo i

più esperti lo sarà sempre più) ci ha accompagnato nelle nostre

cene.

La soia.

La Cina è il più grande produttore al mondo di soia, per un

consumo che però non è minimamente coperto dalla produzione

interna.

Per questo motivo, oltre essere un grande produttore, la Cina è

anche un enorme importatore di soia, specialmente dagli Stati

Uniti.

Nel paese a stelle e strisce, la soia è prodotta in grande quantità in

quel Mid West che è stato decisivo (e lo sarà nelle elezioni di mid-

term) nell’elezione di Trump alle scorse amministrative. Non è un

caso, allora, che la Cina abbia imposto pesanti dazi sulla soia

importata dagli states, come contro misura ai dazi trumpiani

sull’high-tech cinese.

Una farm statunitense produttrice di soia

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La mossa chirurgica di Pechino rischia non solo di mettere in

ginocchio i produttori del Mid West, ma soprattutto di colpire

alla base il consenso elettorale di Trump, che si vedrebbe

ritorcere contro le misure protezionistiche tanto acclamate.

Senonché, nell’ultimo meeting tra Europa e USA, Juncker ha

giocato la carta dell’astuzia e ha promesso a Trump di

“acquistare più gas e (soprattutto) soia dagli Stati Uniti”. In

questo modo, tralasciando i pericoli sulla produzione di OGM

negli USA e sulle regole molto meno restrittive sull’uso di

concimi chimici, l’Europa spererebbe di soccorrere Trump e

richiedere, in cambio, l’annullamento dei dazi su acciaio, ma

soprattutto auto. E quando si legge auto, in Europa, si legge

Germania. Merkel.

L’Europa acquista attualmente soia in particolar modo dal Sud

America: domani, la Cina potrebbe spostare gli acquisti dagli

USA al Sud America e l’Europa fare l’inverso.

Alla fine, i dazi potrebbero non avere alcun effetto sul

commercio globale (come detto), ma soltanto sui prezzi dei beni

importati nei paesi che impongono dazi.

Ergo, i produttori di soia americani, forse, potrebbero non aver

problemi, se gli europei acquisteranno il loro seme; d’altra parte,

il consumatore che comunque la soia la deve comprare, si

troverà a comprarla ad un prezzo ben più alto.

In questo contesto, la Cina è riuscita neutralizzare

completamente l’effetto delle msure protezionistiche svalutando

lo yuan dell’8%: i dazi USA ammontano a circa 32 miliardi di

euro; le esportazioni cinesi ttali sono pari circa a 400 miliardi di

dollari.

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Una svalutazione dell’8%, quindi, neutralizza completamente

l’effetto dei dazi.

La svalutazione dello yuan

Da tutto questo, si può facilmente desumere come l’effetto dei

dazi sull’auto tedesca, e sull’economia UE, sarà pressochè

limitato. Allo stesso modo, la Cina è un’economia talmente forte

da poter neutralizzare gli attacchi USA contro la sua ricerca di

egemonia. Fermo restando che le economie del sud America

potranno addirittura trarre beneficio da questa riallocazione del

commercio globale.

Ergo, gli unici rischi stanno ancora in una fiammata

dell’inflazione (da importazione) e in un perdurare eccessivo di

politiche monetarie espansive non benefiche. Al fine, solo, di

manipolare il cambio.

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