Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
ARCHEOLOGIA IN PIEMONTE
VOLUME III
IL MEDIOEVO
A CURA DI
LILIANA MERCANDQ
ED EGLE MICHELETTO
N EL LA RI COST RUZ IONE D EGLI AMBIENT I NAT URA LI e di quelli antropizzati si richiede sempre più
spesso l'intervento del palinologo che, affiancando i propri dati sperimentali a quelli degli zoologi, degli
antropologi e dei biologi in genere, contribuisce a una più corretta interpretazione delle caratteristiche
ambientali proposte su basi fitogeografiche o archeologiche.
L'uso dei reperti palinologici per la ricostruzione dei diversi habitat è possibile grazie alle cararte . .
ristiche del polline e delle spore che. dotati di una parete sporopolleninica resistente alla maggior parte
degli agenti chimici e microbiologici presenti nei suoli, sono in grado di rimanere anche per millenni
come «tracce» che la flora lascia di sé, anno dopo anno, grazie alla sedimentazione.
[n zone particolari, dove climi estremi impediscono il regolare compimento del ciclo vegetativo delle
specie annuali o alterano i ritmi di fioritura in quelle pluriennali, i suoli restituiscono sequenze polliniche
disomogenee; analoga situazione può riscontrarsi in aree soggette a esondazioni eIa a fenomeni di erosione
e anche in zone archeologiche, dove l'intervento antropico durante la frequentazione del sito può
modificare, mediante rimaneggiamento, le normali sequenze di deposizione dei materiali.
L'archeopalinologia, pur nella consapevolezza dei molti limiti della disciplina, tende a individuare,
mediante lo studio dei palinomorfi estratti dai suoli, le caratteristiche qualitative e possibilmente anche
quantitative del ricoprimemo vegetale proprio delle località studiate, evidenziando le differenze fra le
situazioni vegetazionali naturali, caratteristiche dei periodi precedenti l'insediamento umano, quelle
del periodo di frequentazione e le modificazioni conseguenti l'abbandono del sito. Lo strettissimo
rapporto fra ambiente e comunità umane determina situazioni peculiari nel paesaggio antropizzato e
la loro individuazione fornisce spunti importanti per le ricostruzioni storico/archeologiche.
U n altro aspetto significativo di queste ricerche è collegato all'unicità del tipo di reperto botanico che
lo scavo archeologico può fornire: infatti un sito sigillato da centinaia e talvolta migliaia di anni offre
un ambiente incontaminato, poiché in esso l'uomo non ha avuto modo di apportare modificazioni dal
momento del suo abbandono. In tal modo è possibile ricostruire situazioni che non trovano più
riscontro nelle zone limitrofe, nelle quali nel corso del tempo le più diverse attività hanno modificato
e molto spesso cancellato tutto il preesistente. Con attenti metodi di estrazione dei palinomorfi dai suoli
e con tecniche di arricchimento, che sono molto spesso necessarie in caso di scarsità di reperti pollinici,
si ottengono elementi per l'elaborazione di spettri e diagrammi sufficientemente dettagliati da consentire
valutazioni relative all'introduzione di particolari colture, al loro avvicendarsi e, in generale, alle
tendenze prevalenti nell'uso del territorio. È su questa base che, ad esempio, si sono individuate le vie
e i tempi di introduzione in coltura dei più importanti cereali, di piante da fibra e di altre specie utili,
a partire dalle rispettive zone di origine verso il resto dell'Europa.
Per l'ottimizzazione degli studi archeopalinologici, oltre all'affinamento delle tecniche di campio/
namento e di estrazione dei materiali, è necessario che i prelievi siano condotti in modo sistematico su
tutta l'area di scavo, al fine di ridurre i rischi legati a interpretazioni basate su dati troppo frammentari.
La realizzazione di numerose indagini puntuali in zone nelle quali si trovano insediamenti coevi
consente valutazioni floristico/vegetazionali e di uso del suolo su scala regionale e via via più ampia,
contribuendo a una visione generale del divenire dell'ambiente in relazjone all'evolversi delle cjviltà.
È con questo intendimento che si stanno valutando e confrontando fra loro situazioni insediative in tutto
il Piemonte per giungere a una sintesi sulla situazione del bosco e delle colture in determinati periodi.
In questo contributo sono studiati tre siti nei quali gli strati oggetto di prelievo per le analisi
palinologiche sono datati dal IV/VI secolo sino al XIII d.C.
10 9
66. S. Stefano Belbo, castello. 67. S. Stefano Belbo, castello.
Serie di carotaggi in profilo aperto. Zone di prelievo in livelli basali c in piccoli profili esposti.
MATERIALI E METODI
I rilevamenti palinologici sono stati effettuati mediante carotaggi orizzontali nei diversi livelli indi vi . .
duabili in profili esposti. e verticali nei piani basali delle strutture (figg. 66 ... 67).
I palinomorfi sono stati estratti da IO o 20 g di terreno, trattando i campioni con HCI 10% e HF
50% a freddo, NaOH 10% a caldo; lavaggi con sodio esametafosfato a pH 7 e trattamento con KOH
10% a caldo. I campioni sono stati trattati successivamente con la soluzione di Thoulet (d:::::2 .I ) per
operare l'arricchimento. Il residuo, da osservare al microscopio ottico, è stato colorato con fucsina
basica. Per ciascun campione è stata calcolata la FPA secondo Stockmarr (1971) (fig. 68) . I risultati
delle letture sono stati riportati in istogrammi costruiti indicando in ascissa i valori percentuali relativi
ai diversi taxa e in ordinata le unità stratigrafiche dalle quali sono state prelevate le carote. Viene sempre
riportato il rapporto tra specie arboreo . . arbustive e specie erbacee ( AP/NAP) . I dati sono inoltre stati
elaborati per evidenziare i valori quantitativi degli indicatori di antropizzazione (lA) e l'andamento
dell'indice di frequentazione antropica (I FA) rappresentato dal rapporto fra polline delle specie
antropogene (lA) e polline delle specie arboree (Al' JI.
RISULTATI E CONSIDERAZIONI
Alcune aree piemontesi sono state indagate dal punto di vista palinologico in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologica e fra gli studi più recenti si possono ricordare quello di Arobba 2 su
Montaldo di Mondovì, di Caramiell0 3 su Alba. e di Arobba e Caramiell0 4 su vari insediamenti
preistorici e protostorici.
I tre siti studiati nel presente contributo ampliano il panorama fornito dalle indagini palinologiche
condone da altri autori in varie zone piemontesi. insediate e no. di cui si è pubblicata una sintesi negli
atti del Convegno «Passato e presente della vegetazione nella Padania}~5 .
110
Cherasco, castello di Manzano (Cnneo)
LOCALITÀ FPA
Il sito è stato studiato dal punto di vista archeolo..-
gicd' e conserva parte delle fortificazioni dell' an . . Castello di Ma/Izano (Cherasco)
tico castello e di zone abitative a esso connesse. Per
S VI US 306 3719
il presente studio sono stati prelevati 16 campioni
di terreno in 4 differenti struttu re. S VI US 308 999
S VI, nel guale sono state individuate diverse SVI US3tO 254.7
US : US 306, appartenente a un settore esterno al S VI US 312 153 8 .7
castello medievale, lungo le pendici dell' altura. S VI US 304 61 5 0
S VI US 3[3 24°0
considerato come livello di scarico medievale. La
datazione colloca i campioni fra l'XI e il xnr A 4 US 73 Cl 340 ,6
secolo; us 308, 3 IO. 3 I 2, costituite da strati bruni A 4 US 73 B2 368.3
con laterizi, databili fra l'XI e il XII I secolo; us 3°4, A 4 US 73 D3 673
3I 3. formate da livelli sabbiosi contenenti solo A 4 US 73 E3 430,3
111
:[l twowwillIim :::.p di formazioni con vario signj{ìcato, come
radure naturali e aree disboscate, coltivate o
no. Fra le entità arboree che possono essere
state favorite dall' uomo si notano Corylus e
I
~t c. ~~€~~
Castanea; solo sporadica la presenza di Vitis.
'- ERICAC EA E L'ampio contingente di specie idrofile e
-------.n U LM U S
igrofile [Polamoge/on, Nllphar, Nymphaea ,
_
~~~~
SALlX Typha (fig. 72), Myriophyllum) indichereb,
o ----"'- -IL..:. A L NUS
JPOPULUS
UGLANS be la presenza di acqu e a lento scorrimento
C. ~~T ILIA
2' c... VIT IS che, in genere, sono legate a meandri fluviali
_
~, S-c.
~ ====
~~- -~- - - A. OLEACEAE
__
-----",-..a-il....o BETULA
FRAX INU S o a fossati interni a cinte murarie o anche a
: ;n : =~: = ====
=~ ~: = --o-~ gr~J~yt;s
strutture adibite a riserve per acqua.
11 ===:::.::.
~
~ -D- _
_ __ CAST
QU ANEA
ERCUS
Le colture erbacee sembrano prevalen . .
temente cerealicole, con poco orzo nel pe ...
riodo più antico e una presenza più costan ...
te di Avma-' Triticum; solo sporadicamente
compaiono gra nuli pollinici riferibili a
c... D nO
E. ~~~n~.nlLn. CUP RESSACEAE
L A RIX
Secale. Fra le entità alimentari spiccano le
C. ---..n....~ """""----,,,-...D- ABIES Leguminosae (anche foraggere), le Lilia,
c... o _____ PIC EA
c.. O O nn ..-.....-o.. . . . c o - P IN US ceae (aglio, cipolla e porro) e le U mbelli,
E. ferae (tipo DauClls) , e compaiono anche
c. °n n f'lLlCA L ES MO N. specie da fibra guaIi Cannabis e, molto più
c. POTA MOCETON
c. N UPHA I{ abbondante, Linuffl. Valori costantemente
c. NYMPAI:;A
c. TYl'HA elevati di polline di Gramineae spontanee,
c. CA NNA BI S
c. H UMULUS insieme a Leguminosae e Plal/tago possono
c. MYR1 0l'HYLLUM
indicare la presenza di aree mantenute a
c. CIRCAEA
c. VALER1ANA
prato'pascolo.
c. EUI'HO IU31A
c. HYPEn l CUM
Interessanti sono le tracce di Ma/va, Va,..
c. DROS!::RA
c. n LlN U M
MALVA leriana, Labiatae e Solanaceae (per esempio,
c.
c. VIOLACEAE Atropa belladollna) che possono suggerire la
c. L1L1ACEAE
c. SCROPHU L A K I ACEAE presenza spontanea e forse anche la coltura
c. R IB ES
.,; c. ROSACEAE di specie utilizzate a scopo medicinale.
c. CA MPANULA
..: c.
c. ---=-
RANUNCU L ACEAE
LAB IATAE
Infine il contingente di entità ruderali è
~ c. PR IM ULA più che considerevole, a testimoniare il
c. SAG ITTA RI A
l•
x
c.
c.
c.
n SO LANA C EAE
GEN Tt ANELLA
LEGUM I NOSA E
corteggio floristico tipico delle zone antro . .
pIzzate.
•
f-<
C. - - - UMBELLIFERAE
PLANTACO
Nella figura 70 sono riportati gli isto . .
C. rJ
grammi riferiti ai valori percentuali dei
t~n ~n
E. UR TI C A
: ........ll. RU M EX
PO L YGONU M
diversi indicatori di antropizzazione (lA).
In particolare nella struttura A4. indivi ...
~c. D ~ OO n "0::=0,=,0::
_
--.IL-.
_
-.ll....n....o C HENOPODIACEAE
_ _ CARVOPHYLLA CEAE
duata come abitati va , ad dossata alla cinta
primitiva del castello e riferita alla III fase
112
. C H ERASCO ,,, C H ERASCO
00
. Struuura A 4
"
"
,
70. Cherasco, lIS J l O m
.
US lOO US )08 1 12 US )04 lI S) ll US 7l C l jjS 7 J 11 2 US ?! D) lJ S 71 Ej
castel lo di Manza no.
Differenti tipi CHE RA SCO CHE RA SCO
di indicatori Struttura A 5 Snuuura A 6
di antropizzazione,
espressi '"
come percentuale
sul totale
dei granuli pollinici.
"
O cercali;
O altre erb. colt.;
• ruderali;
r.i.I ind. pascolo; ,
IJS 284 A' IJS l;86 Al; US 236 III US l86 (;l
• alberi colt .
8" ,,,
! ,00
,,,
,,,
,
IJS)06 11 5 )08 IJ ~ )10 U ' pl I IS lO<! l)s )1) IJS 7l CI US 7l li .. IJS 7l I) ) 1J57) ., )
7 t . Cherasco, ""
caslello d i Manzano. ,,,
Polline di specie
arboree (A P),
,,,
indicalori ,,,
d i antropizzazione
( lA ) c indi ce ,,,
di frequ entazione
antropica (IFA). '"
O lA o
~A US 2% Al lI S 28(, 112 us 28to Cl
--- I FA
Per Cherasco, quindi, si può ipotizzare, per il periodo considerato, un paesaggio antropico che
lascia ancora spazi indisturbati al bosco di collina e al querceto misto, con aree a pascolo di proporzioni
relativamente modeste, mentre le tracce di colture agrarie sono piunosto abbon danti e articolate,
interessando sia i cereali, sia le piante orùcole, sia le tessili, sia infine specie medicinali . La presenza di
entità igro ... idrofile è attribuibile a strutture di contenimento di acq ue per usi domestici e agr icoli. Il
panorama è quindi complesso e in esso si può forse individuare la tendenza a un'economia di sussistenza
con autarchia di produzioni. indice di scambi non molto aperti.
"3
72. Typha latifolia L. (tifa maggiore), Typhaccac 73. Corylus avel/aua L. (nocciolo), Corybccac
(da l coflographia T ailrinensis, voI. 19 , tav. 4t ) . (da lco Hograplria Ta urille/1sis, voI. 20, tav. 74).
I campionamenti di terreno per le analisi palinologiche si riferiscono ad alcuni saggi in zone per le
quali si riporta la cronologia e l'ipotesi di origine e uso.
Saggio 1 (ampliamento est): US 1006, strato di vita collegato all'uso di un forno e di una fossarsilos
(lo strato ha restituito abbondanti resti carpologici e carboni, insieme a un certo numero di mele
carbonizzate) . La cronologia è riferibile al IV periodo della seconda metà del V"VI secolo. Gli
archeologi ipotizzano che l'ambiente fosse destinato allo stoccaggio di derrate alimentari; u s 633
Campo 6 (settore lE) interpretato come un livello di accumulo di resti di carbone, forse di un forno
legato a funzioni alimentari, risalente alla seconda metà del V" V I secolo.
Saggio 6: u s 1002, Campo 2, piano di calpestio della seconda metà del V " VI secolo; US 1002, Campo
3, piano di calpestio della seconda metà del V" VI secolo; us 1048: piano di calpestio interno di una
capanna lignea risalente alla fine del IV"V secolo; us 1045: strato naturale, probabilmente derivato dal
degrado del su bstrato roccioso sottostante, databile al I v secolo.
Saggio 7: u s 1036, strato di colluvio successivo alla tombatura del fossato databile dal VI secolo all'età
moderna; us 1036, strato di colluvio esterno alla cinta dell'abitato del IV" V secolo.
Nella figura 74 è riportato l'istogramma relativo alle analisi su tutci gli strati con le rispettive
cronologie. Dal rapporto AP/N A P si rileva una considerevole percentuale di specie arboree, pur con la
prevalenza di erbacee: la situazione è tipica delle zone antropizzate.
Nel saggio 7 è particolarmente rilevante la presenza di polline di Cory/us, sicuramente parte della
flora spontanea locale ma resa dominante dalla coltura. Altre arboree coltivate per alimentazione
umana di cui restano tracce evidenti sono rappresentate da Castanea mentre è meno abbondante la
presenza di JHg/ans. Sempre rilevanti sono le tracce polliniche delle principali entità del querceto misto
con presenze significative di specie boschive proprie di ambiente di quota più elevata, fra cui spiccano
essenze guaii Picea, Abies, Larix e PiflUS. Ericaceae e Cupressaceae (tipo JUlliperus) possono indicare
zone degradate tipo brughiera.
r-L _~ _ _ _LL-
n o= _ t'l UC A U::STlI.!
VI
~ DD
L
n o
:~~~~~~~:
L
I
l\ U X US L
ERICA CE A E
0 _
ULMUS
VIBURN U M lo oD n
I
rOPULUS L
S A Ll X L
o ALNUS L
~ ~
jUCLA NS L n
n
D TIU A
L
L
o
o: CC
L
V ITI S
A.O L EACEAE
L
L
S CC
CC o
FJ,AX INUS L
.~ BETULA L
lO
L
n n CASTANEA
Q U ERC U S o: lCC
L
L
o
n
D KA N U NCULACEAE
CC
L
C U I' RESSACEAE ~ L
A . LAI3 I ATAE
STACHY S
LAR1X
CC
n
A m ES ~ L TEUC!,IUM
L CC SYM I'HY TUM
L o n
l'ICEA
l'IN U S
"E L ECHI UM
I I il" L
L
LYSI M AC HI A
PR IMULA
"
,:;
L
CC
CC
c... O D
SAG ITTAI<!A
SO L ANACEAE
VERONICA
A . LEC UM INOSAE
74. Peveragno, Castelvecch io. CC MEDI CAGO
CC O N O N IS
Iscogramma dei rilievi palinologici. CC VIC!A
L AST I,AGALUS
CC LOTUS
L PE UCED A N UM
L l'ETROS ELIN UM
CC ERYNC I UM
Piuttosto strana appare la presenza nel L C I CU TA
L UM13EL Ll I'ERAE
saggio 6 ( IV ..-V secolo) di BUXIIS, elemento CC l'LAN ' ['ACO
rermofilo e xerofilo su pramediterraneo: si può L FUMARIA
L URTI C A
solo ipotizzare un tentativo di utilizzo a sco..- CC OXYR1A
L EI'HED I{A
po ornamentale (con risultati non particolar..- CC POL YC ONUM
L S INA I' IS
mente felici per le caratteristiche amoecologi..- L
CC C AIl. YOPH YL LACEAE
che della specie) successivamente abbando..- L CrCH OH10l DEAE
L o A. AS TE I{ O IDEAE
nato. Sempre presenti le entità di ripa e, fra le CC CEN TAUREA
L ARTEMISIA
erbacee, un buon contingente di igro..-idrofi..- CC C Y PERACEAE
CC A . GI{AMIN EAE
te, per le quali valgono le considerazioni fatte L SECALE T.
L ,\ V ENAITR!TICUM T.
precedentemente. _L HORDE U M T.
P er quanto riguarda i taxa erbacei di inte..- I I I I ,
ih D
O
D
D
L LOLc~--<D'-"~
e..
o
o
D
O
O
D .FILICALES M ON .
JZANUNCULACEAE
LEGUMINOSAE
UMHELLI FE RAE
URTI CA
J{UMEX
e.. POLYGONUM
L LOL---"OL_---LlO
o
C o ,- ,- o
o o L -'O~~~_
CHENOPOD IACEA E
CARYOPHYLLA C EA E
o ~ ~
, $
~ le.. O nn~ n n
o o
o
o o
" C ICHORIO ID EAE
l
AST EROIOEA E
75· Peveragno, Castelvecchio. Differenti tipi di indicatori
di antropizzazione, espressi come percC!1tuale sul totale dei ~~ : =n~ =n D ~ AR TEMI SIA
granuli pollinici. D cereali; D altre erb. colt.; • ruderali; L,--, _ _ _ '-' A. GRAMINACEAE
rLl ind. pascolo; • alberi colt. A VENAIT IHTlCUM T.
HORDEU M T .
o
PE VERAG N O
N.A.P.
'"
A.P.
VI
i
~ o D 'd ~~~UU~US
§ ::; ~ ,- ~
~ ~ ~~~l~s
~ ~ •
$ $ o
e.. D D JUGLANS
o o e.. = o o o o FR AX I NU $
" • ~ C. n o o 13ET ULA
0
l D~
c.
76. Peveragno, Castelvecchio. Polline di specie arboree
(A P), indicatori di antropizzazione (lA ) e indice di
~ D D CORYLUS
L'
,• L o FAGUS
CASTA N EA
• L O D D D
116
S. STEFANO, T O RI {E
S. STEFANO, SC AVO
78. S. Stcfano Belbo, castello. DifTerellli ti pi di indicatori di antropizzazione, espressi come perccllIual c su l totale
dei gran uli pollinici. a) abil:lIo; b) torre. D cereali; D altre erb. coli .; • ruderali; r:a ind. pascolo; • alberi cole
rilievi riferibili alul . . l v e IY ... Y secolo e ciò concorda, almeno pcr l'epoca più antica, con la prese nza
contemporanea di Abies. Il contingente di polline di Picea e PÙWS può essere ascritta a trasporro a
distanza, da boschi collinari circostanti.
Per quamo concerne i cereali, nei periodi più amichi sembra non vi siano tracce di cohura di Hordell//l
né di Allena. . TritiCIIIn , che compaiono nel IY ... Y secolo c sono presenti nel XIII ; U mbelliferae (tipo
Dal/CIIs) e Leguminosae sono un debole indice di colture orticole. Molto abbondante è il corteggio di
entità ruderali (Polygonaceae, Chenopodiaceae, Cichorioideae, A steroideae, Artemisia), memre sono
molto scarse o assenti le entid nitrofìle. Su questi dati sono stati valutati l' lA (fig. 78a) e il valore deIrIFA
(fig. 79')'
L'intcro contesto sembra suggerire b. presenza di un piccolo agglomerato abitativo non produttivo,
forse legato a una struttura di presidio e avvistamento. Lo scavo SOtto la torre è sicuramente meno
significativo soprattutto per le incertezze di datazione dei livelli evidenziati.
Nell'istogramma della figura 81 sono comunque presenti le esse nze arboree fondamentali del
qu erceto mislO, con differenze qu amitative piuttoslO rilevanti nei vari strati. L' lA e l'I FA so no
visualizzati rispetti vamente nelle figure 78b e 79b.
Ostrya, Fraxillus (fig. 82) e PopulHs so no ben rappresentati; i valori relativi a Piflus e Cupressaceae
(tipo JlIlliperHs) risultano piUftOSlO elevati. Rimane traccia di Lmlrlu, entità spesso associata come
ornamentale e aromatica ai complessi abitativi. In qu esta zo na è più abbondante il contingente di
nitfofile e di ruderali.
Polline tipo Avetlo . . TrilieHm è stato evidenziato in percentuale modesta, simile a quello della zo na
insedi ativa ma presente in modo più uniforme nei diversi livelli. r valori piuttosro elevati di Psclldosehi. .
z aea, non riporrati nel diagramma, indicherebbero una persistente umidità del suolo, in accordo con
la costante presenza di polline di All/flSe Salix. oltre a spore di Filicales monolete e crilcte appartenenti
a generi igrofili.
"7
L
~L n~~n:;o~D~D~o
I.... o C
A.ICHORIOID EAE
ASTEROIDEAE
D ARTEMISIA
Lo
C.
o !]
o
D no
D
A. GRAM IN ACEAE
A VENAfTRITICU M T .
:1.. .,>.•.
0:
L _
L __
1m,._ _ __
_ _
LAU RUS
~
ULM US
LoDn POPU L US
L~~~_= SALlX
L _-"''--_= AL N US
80. Ma/va sytl/m ril L. ( malva selvatica), Malvaceae L.=o JUGLA N S
LUn~_LL_ _ FRAXINU S
(da !collograpllia Ta,,,iuflllil, val. 29, lav. 47).
L==_l..L~~ llET ULA
CONCLUSION I
L=DnO CO RYLU S
,,8
7. :!7
8z. Frox;/lusrxu!sior L. (fra ssino), O lcaccac (da [collographio TOllrillrllsis, voI. H, cav. 27).
quantitativa mente eventuali interventi di disboscamento ma evidenziando so prattutto l'interesse per
l'estensione eIa il mantenimento di entità di uso alimentare, quali C orY/lIs.}lIg/ans. C as/anea. Ben poco
presenti sono tracce di coltura della vite.
Qyeste considerazio ni sono in accordo con quanto già osservato in precedenti studi: le analisi
palinologiche in siti archeologici consentono di ricavare informazioni ab bastanza dettagliate sulle
attività deWuomo e sulle sue scelte coltu rali e culturali (come ad esempio la scelta di certe specie
medicinali), mentre risultano sempre piutwsto generi che le valutazioni che SI pOSSçl10 trarre per
l'i nterpretazione floristico;vegetazionale dell'area circostame l'insediamento.
* R icerca cst-gu ila co n il cOlllriblllo CNR, Com ilalO f 5. .. Ueni Co llu , ~CAnAMII,L Lor allri 1996 .
rali c A mbicm nli ». progcHO m;ucgico. IC A Tl.AM 1ELLO c ~ /l ri 1996 .
IAcCORSI (allri 1989. (·E . M lcHI,uTro, in CERRATO r altri [990; M I C H ELE'nO 1994c,
~A IlO BBA 199 1. ' M rC:HI ,I.f.TTO r allr; 1995.
JCAIlAMIl:LLO e ZI,Mlo 1995.
120
<l 1998 SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE, TO RI NO
E SOCI ETÀ EDITR I CE UMBERTO ALLEMAND I & C., TORINO