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Teologia

del pluralismo
religioso
José Maria Vigil

Teologia del
pluralismo religioso
Verso una rilettura pluralista
del cristianesimo

Boria
Titolo originale Prefazione
Teologia del pluralismo religioso. Curso sistemàtico de
Teologia Popular

© 2008, E d i z i o n i B o r i a s.r.l.
via delle F o r n a c i , 50 - 00165 R o m a

E d i z i o n e italiana e t r a d u z i o n e a c u r a La pluralità delle religioni, in u n mondo al centro di una


di F e r d i n a n d o S u d a t i e Cinzia T h o m a r e i z i s unificazione tanto accelerata come mai la storia ha cono-
C o l l a b o r a z i o n e di J o s é A n t o n i o P a d o v a sciuto, pone tutti noi, credenti e non credenti, davanti a uno
e Nicoletta R o t u n d o dei compiti più urgenti e decisivi. Non c'è più spazio né per
la reciproca ignoranza né per la neutrale distanza. Il con-
I S B N 978-88-263-1684-0 tatto risulta continuo e il contrasto inevitabile. Questo non
possiamo cambiarlo, come Karl Jaspers diceva delle situa-
zioni-limite: ciò che sta nelle nostre mani è la possibilità di
modificare e di configurare il proprio atteggiamento. Il fu-
turo dipenderà, in effetti, dal modo in cui riusciremo ad af-
frontare la sua sfida. E la sua opportunità.
In realtà, basta uno sguardo sul nostro mondo per rendersi
conto di ciò che è in gioco. Niente meno che la compren-
sione del religioso come tale, in primo luogo. Non solo pa-
re messa in discussione la verità specifica della propria reli-
gione, che ha cessato di essere l'«unica» ed è stata notevol-
mente corretta da ogni esclusivismo, etnocentrismo o pre-
tesa di privilegio; ma anche la verità della religione in se stes-
sa, minacciata dalla sua stessa pluralità, disparità e con-
traddizione. In gioco sta la stessa convivenza, perché sareb-
be disumano vivere solo a lato di persone che, per quanto
diverse siano le loro idee, speranze o pratiche religiose, si ri-
mettono in definitiva allo stesso Mistero che a tutti fa da fon-
damento e tutti avvolge. Si deve persino, alla fine, temere
per la stessa sopravvivenza, in un mondo dove il religioso,
chiamato a essere pace e concordia, diventa troppe volte pol-
vere e spada: lo mostra ogni giorno l'orrore dei conflitti ar-
mati e lo ricorda il motto di Hans Kung, che afferma non
esserci pace tra le nazioni, se non c'è tra le religioni.
Questa lunga e u n po' solenne considerazione tenta di es-
sere u n ingresso di sensibilizzazione per un libro che h a
preso con serietà la sfida. Lo fa con intelligenza e cuore:
con quell'amabile intelligenza che appartiene alla genuina
riflessione teologica.
L'amabilità salta all'occhio immediatamente, come gene-

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rosa apertura all'altro e a ciò che è dell'altro, rifuggendo stare alla radice - con l'ampia ristrutturazione di mentalità
da ogni indizio di privilegio e con chiara ripugnanza di- e di pratiche che questo implica - il problema della mis-
nanzi a qualunque segno d'imposizione. Di qui la decisa sione. La stessa figura di Cristo, tanto decisivamente cen-
simpatia e la chiara opzione per la prospettiva pluralista. trale per la specificità cristiana, chiede di essere inquadra-
Decisamente ispirato alle proposte di John Hick, ma sen- ta in u n fondamentale teocentrismo, che faccia giustizia
za sottomettersi più di tanto a esse, José Maria Vigil pro- della presenza salvifica di Dio nelle altre religioni. Un sem-
pone u n a visione religiosa che riallaccia immediatamente plice sguardo all'indice mostrerà subito al lettore o alla let-
a Dio ogni persona e ogni cultura, senza «elezioni» di fa- trice la ricchezza e l'ampiezza della trattazione.
vore o privilegi arbitrari. Con u n realismo storico che cer-
ca di vedere ogni religione mentre nasce per se stessa dal- Una cosa eccellente della stessa - forse il maggiore merito
la comune radice divina; benché, naturalmente, questo non del libro - è che, malgrado tanto ampia complessità, l'au-
neghi l'influsso e l'interinflusso, l'aiuto e la critica, la co- tore abbia raggiunto un'esposizione chiara, graduale e pie-
munione e la collaborazione tra le diverse tradizioni. na di sfumature, che escludono ogni genere di affrettata
semplificazione. A ogni passo della riflessione sa regolare
Il cristianesimo è così confessato con gioia e vissuto con l'informazione, cercando di dare parola intelligibile e ri-
dedizione, senza che per questo sia necessario appellarsi a sonanza cordiale a questioni talvolta molto sottili. Cosa
proclami di unicità né a pretese di esclusività. Tutto ciò che, del resto, poteva aspettarsi chiunque conosca qualche
che in esso - grazie soprattutto alla parola, alla vita, alla suo libro precedente. La qualità pedagogica di José Maria
morte e resurrezione di Gesù di Nazareth - è scoperto co- apre qui l'intero ventaglio delle sue possibilità.
me speranza e liberazione o vissuto come profondità, de-
finitività e grandezza, non viene considerato possesso esclu- Non si tratta, pertanto, di mera retorica quando il libro si
sivo, bensì dono da condividere, che non nega né mette in presenta come «corso sistematico di teologia popolare».
discussione le ricchezze degli altri; né, ovviamente, rifiuta Popolare, devo chiarire immediatamente, per questa chia-
di lasciarsi fecondare da esse. La generosa accoglienza del- rezza e per il suo senso pratico e realistico, non per ca-
la «inreligionazione» serve da categoria mediatrice, che fa- renza di profondità o di sufficiente informazione. La sua
cilita una comunione senza rinuncia al proprio e senza ne- conoscenza della bibliografia sul tema sorprenderà più di
gazione dell'altrui. una volta perfino gli specialisti (dalla Spagna, ma con l'ag-
giunta di chi presta un'attenzione maggiore di quanto sia
È chiaro che questo atteggiamento cordiale obbliga l'au- abituale tra noi alle pubblicazioni di lingua inglese, così
tore a essere profondamente consapevole della rivoluzio- ricca su questo problema). Se, infine, si tiene conto che al
ne teorica che presuppone l'assumere con tutte le sue con- passo con le lezioni offre un'autentica antologia di testi e
seguenze questo limpido atteggiamento del cuore. Vera- piste per il lavoro di gruppo, il risultato è quello di un ve-
mente la nuova situazione convoca la teologia affinché ri- ro strumento di formazione autentica, critica e riflessiva.
pensi molto a fondo tutti i suoi temi basilari, con l'avven- Vale a dire, u n libro che, senza venir meno al rigore, ri-
tura e il rischio che sempre comporta l'addentrarsi, come sulta accessibile n o n solo al «teologo», m a anche al letto-
il marinaio portoghese, «per mari mai prima navigati». re comune non specializzato, e perciò stesso può essere
utilizzato come m a n u a l e di studio per gruppi di forma-
Non basta, benché sia necessario e così lo fa l'autore, rive- zione nella pastorale ordinaria.
dere la storia del problema e la stessa storia del cristiane- Non è estranea a questo deciso atteggiamento pedagogico
simo, con le sue magnifiche luci e le sue terribili ombre. la parresìa evangelica, cioè quella libertà di parola che in
S'impone di ripensare, sul fondamento di una ermeneutica un'epoca di pesante «silenzio della teologia» risulta tanto
aggiornata e prestando attenzione alla plurale chiamata del- necessaria per rendere credibile la fede e alimentare u n a
le diverse religioni, concetti tanto gravi e decisivi come quel- speranza veramente incarnata. In tal senso, questo libro
lo di rivelazione e di verità religiosa. È necessario reimpo- ha una speciale freschezza, come tanti altri richiami che

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ci giungono dall'America Latina. Continua a spirare di là Presentazione
quell'aria liberatrice che arriva alla vecchia Europa carica
della libertà, dell'impegno e dell'energia che nascono dal
vivo contatto con le necessità elementari, con il grido del-
la povertà e dell'oppressione. La realtà in carne viva non
tollera parole vuote né paure ufficiali: esige il ricorso alla
libertà evangelica, nella sequela di colui che non nascose
la luce sotto il moggio né rivestì di ambiguità il suo mes-
saggio alla città degli uomini. Questo è u n libro di «teologia delle religioni», r a m o gio-
vane della teologia che oggi si è soliti definire «teologia del
Chiara, dunque, e coraggiosa l'esposizione, non ignara del- pluralismo religioso». Vuol essere però u n libro di «teolo-
la rivoluzione teologica che comporta l'addentrarsi per sen- gia popolare», pensata cioè anche per il lettore comune,
tieri così scarsamente o, a volte, addirittura per nulla per- non solo per gli specialisti o gli accademici. Oltre a questi
corsi. Ma, proprio per questo, aperta e in cammino. Non ultimi, potranno leggerlo con uguale profitto le comunità,
siamo davanti a un'opera che cerchi di presentarsi come i giovani (di età o di spirito), gli operatori di pastorale, gli
conclusa e finita. Appare, piuttosto, come ricerca aperta, educatori popolari... e tutti coloro che vorranno sceglierlo
disposta al dialogo e cosciente della provvisorietà delle sue come manuale di base per organizzare attorno ad esso u n
proposte. Basterà la lettura a dimostrarlo con sufficiente corso di teologia popolare, anche con l'aiuto di qualche
chiarezza. Inoltre, ho avuto personalmente il privilegio di animatore o animatrice.
assistere in dialogo fraterno alla sua lotta, decisa e onesta,
con alcune difficoltà che prendono d'assalto tutti noi quan- Logicamente, potrà essere utilizzato anche per la lettura
do ci affacciamo a quell'abisso insondabile che è il pro- individuale, sia dal cristiano comune che dall'accademico
cesso della salvezza di Dio nella storia umana; soprattut- o teologo. In questo caso, il lettore potrà saltare alcune par-
to, quando ci avviciniamo, stupiti e grati, alla sua decisiva ti minori chiaramente pensate per la pedagogia di gruppo,
manifestazione in Cristo, senza per questo ignorare la sua benché la lettura completa l'aiuterebbe probabilmente a
straripante presenza in altre figure che h a n n o elevato ed captarne e assimilarne meglio il contenuto. Per il resto, le
elevano la coscienza e la vita religiosa dell'umanità. In ma- lezioni o i capitoli cercano di essere completi in se stessi,
niera significativa, mi scriveva in una lettera: «Credo che anche a rischio di ripetere qualche dato.
siamo tutti profondamente coscienti del "movimento di
prospettive" in cui siamo immersi. È come quando uno Il fatto che si presenti come «corso sistematico» indica so-
viaggia e vede che il paesaggio si allunga, si curva, si re- lo la finalità pedagogica con cui è stato concepito, ma n o n
stringe... e continua a dispiegare davanti ai nostri occhi certo che si tratti di una materia che oggi possiamo d a r e
stupiti viste nuove e sconosciute... L'umiltà di sapere che per acquisita e conclusa, solida e definitiva... La teologia
non possiamo bloccarci su posizioni chiuse, già fatte, in- del pluralismo religioso, soprattutto quella che si inscrive
discutibili... è essenziale. Per me lo è, sinceramente». nel paradigma pluralistico, è ancora un'avventura che ini-
zia a compiere i suoi primi passi... Come ogni teologia, avrà
So bene che una prefazione si presta sempre alla retorica bisogno di tempo e dialogo per crescere e maturare anco-
e all'esaltazione amichevole. Ma credo di non esagerare ra di più. Siamo appena agli inizi del cammino, m a s o n o
quando affermo che non è facile trovare u n libro che, co- già molte le persone che con sana inquietudine intuiscono
me questo che dalla sua America di adozione ci consegna le sfide che appaiono all'orizzonte, e che desiderano af-
José Maria Vigil, apra tante prospettive teoriche e incida frontarle... Questo libro è per loro, per le persone inquie-
tanto profondamente sui compiti della vita reale. te e in ricerca. Non per coloro che preferiscono la sicu-
rezza al rischio, il possesso alla ricerca, ciò che è n o t o a
ANDRÉS TORRES QUEIRUGA ciò che è ancora da conoscere.

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L'autore è il primo a essere consapevole della provvisorietà Impostazione del corso
di queste impostazioni, della necessità di u n a ricerca per-
manente... ed è più che disposto a rivedere, correggere, mi-
gliorare... In ogni caso, ritiene che la cosa più sicura sia...
continuare a cercare.
JOSÉ MARIA VIGIL

Questo capitolo costituisce una traccia per impostare e ini-


ziare il corso; è rivolto a un gruppo di studio condotto da un
animatore o un «facilitatore».
Chi voglia compiere questo percorso attraverso la lettura per-
sonale individuale può passare direttamente alla prima le-
zione, capitolo primo.

I. Motivazione e obiettivi

«Teologia del pluralismo religioso» (TPR) è il nuovo nome


che sta adottando ai nostri giorni la «Teologia delle reli-
gioni» (TR), che, a sua volta, è u n nuovo ramo teologico,
il cui sviluppo ebbe inizio a partire dagli anni '60 del se-
colo scorso. È così recente che la maggior parte degli ope-
ratori di pastorale e dei teologi non l'hanno studiata nella
loro formazione nei seminari o nelle università.
La TPR o TR è «teologia», è riflessione, alla luce della fe-
de, sul tema del «pluralismo religioso», cioè sulla pluralità
delle religioni, sul fatto che la religione non è «una» m a
molte: cosa significa ciò nel piano di Dio? Dio lo ha effet-
tivamente voluto? O è piuttosto qualcosa di «naturale»? È
forse u n errore umano? O magari è «una», la religione vo-
luta da Dio? La nostra è quella vera e le altre sono false?
O tutte le religioni sono uguali?
C'è di più. Questa teologia, negli ultimi 20 anni, non solo
si è sviluppata, m a ha fatto nuovi passi che suppongono
u n salto qualitativo rispetto a posizioni teologiche che era-
no state conservate per secoli e persino millenni. Alcuni
aspetti che la TPR sta affermando sono nuovi a tal p u n t o
che mai i nostri predecessori avrebbero potuto immagi-
narli, e nemmeno molte persone intorno a noi. Infatti que-
sta teologia oggi sta suscitando u n vivace dibattito, e n o n
mancano critici o detrattori scandalizzati.

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Studiare la TPR significa allora aprirsi ad u n tema real- logare con persone di altre religioni. Tutte le persone che
mente nuovo, che ancora si sta formando e di cui molte compiono u n cammino religioso h a n n o bisogno di affron-
persone ignorano l'importanza del significato. La TPR ha tare il tema del significato della pluralità delle religioni,
così l'incanto della novità, dell'apertura verso orizzonti sco- perché si trovano a vivere in u n unico mondo che è di-
nosciuti, dove siamo provocati da valutazioni che a volte ventato «piccolo come un fazzoletto», grazie ai mezzi di
turbano le nostre convinzioni più profonde, convinzioni comunicazione. In ogni caso, lo studio della TPR serve per-
possedute pacificamente da sempre... ché possiamo dialogare tra di noi sulla nostra stessa reli-
gione, per realizzare cioè un «intra-dialogo», come diremo
Per noi credenti, lo studio della TPR non è lo studio di più avanti.
qualcosa di esterno, di separato da noi, di u n a teoria che
non ci riguarda... È piuttosto qualcosa che ci tocca inti-
mamente, che può mettere in crisi la nostra fede, il senso
stesso della nostra vita... E ci può portare, senza dubbio, II. Metodologia «latino-americana»
a reintrepretare, a ricomprendere, a esprimere in un altro
modo molte di quelle formule che abbiamo ripetuto dalla Il corso segue la metodologia «latino-americana», quella
più tenera infanzia, che abbiamo sempre pensato fossero che si muove secondo il noto schema «vedere, giudicare
così... «perché sì», e che mai avremmo immaginato che sa- e agire».
rebbe arrivato il giorno in cui avremmo osato esaminarle Parte dalla realtà, non da principi teorici e astratti. Si pro-
criticamente e persino modificarle... pone di «vedere» la realtà, non tanto quella storica, quan-
to quella attuale, dal punto di vista , ovviamente, del plu-
Ciò che lo studio della TPR può offrire non è quindi l'ac- ralismo religioso.
quisizione di nuove conoscenze, su un piano puramente In seguito cerca di «giudicare» questa realtà e, per farlo,
teorico, m a una discussione e una rifondazione delle no- deve illuminarla. È qui che ricorre alla teoria: si dota di
stre conoscenze religiose già acquisite, un rinnovamento strumenti logici, mette m a n o ai principi e li rivede criti-
delle convinzioni religiose di base che ci porterà ad una camente.
nuova forma di vivere la religione, ad una pratica nuova. Tutto ciò riconduce infine alla realtà, avendo acquisito u n
nuovo modo di vederla; ciò si traduce in u n «agire» diver-
Si dice che ciò che alcune scuole di TPR propongono sia un so, in una nuova pratica.
«nuovo paradigma», cioè una nuova forma globale di arti-
colare e combinare gli elementi della fede, a partire da al- Ci sono persone che vivono in maniera conflittuale il rap-
cune nuove basi e da alcuni presupposti globalmente diffe- porto tra teoria e pratica: alcune hanno in avversione la
renti. Il nostro corso vuole aprirsi a questa mutazione di pa- teoria (anti-intellettualismo), altri si rifugiano in una teo-
radigma che è in avvicinamento e che permarrà. Per questo ria che non fa riferimento alla pratica (idealismo, specu-
non si rivolge a persone che per principio sono chiuse a tut- lazione pura)... Il rapporto corretto è di unione e m u t u o
te le possibilità di cambiamento, né a chi, anche con la mi- servizio tra teoria e pratica. La pratica ha bisogno della
gliore buona volontà, non si sente capace di cambiare... teoria per essere lucida e la teoria ha ragione d'essere in
rapporto alla pratica (cos'altro, se no?). Noi affermiamo
Quasi sempre la TPR è posta in relazione con il «dialogo che «non c'è niente di più pratico che una buona teoria e
interreligioso», perché, effettivamente, non si può preten- che la migliore pratica è quella che comprende la cono-
dere di dialogare con persone di un' altra religione senza scenza della propria teoria». Il nostro corso vuole inserir-
prima aver posto le basi di questo dialogo, cosa che è evi- si in questa linea di unione tra teoria e orizzonte pratico,
dentemente il significato della religione e del pluralismo tipica della prassi latino-americana.
delle religioni. Tuttavia non è sufficiente avere esperienza
di dialogo tra le religioni per studiare la TPR, né la TPR
sarà utile solo per chi ha la missione o la possibilità di dia-

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III. Il corso come studio personale individuale i unità più complesse, o potrà introdurre altro materiale ori-
ginale che risponda alle caratteristiche del gruppo.
Benché il corso presenti u n a metodologia pensata per il la- La durata abituale di ogni sessione di lavoro o di studio
voro di gruppo, è stato anche concepito per essere affron- dipenderà dalla disponibilità di tempo di ogni gruppo. Ge-
tato come studio personale individuale. Il percorso di idee neralmente è sufficiente un'ora e mezzo. Eventuali letture
di un corso collettivo è lo stesso che deve essere compiu- di preparazione o successive all'incontro e attività com-
to anche nella lettura personale. Il singolo lettore seguirà plementari possono aiutare ad approfondire il tema.
l'itinerario accompagnato dalle spiegazioni dell'autore co-
me fosse una riflessione collettiva. Le unità didattiche che presentiamo per ogni sessione of-
frono di norma i seguenti elementi:
Anche se ì capitoli sono autonomi e possono essere letti • sviluppo del tema
singolarmente, l'ordine in cui sono posti non è casuale, per- • testi antologici di commento
ciò si raccomanda una lettura che segua la sequenza dell'iti- • domande per la discussione e l'approfondimento
nerario logico del corso sistematico. L'insieme dei temi se- di gruppo
gue un pensiero ed una costruzione organici. Vengono in • suggerimenti di attività complementari
primo luogo avvicinati i temi fondamentali, che sono ba- • bibliografia.
se e filtro per i successivi; senza la loro revisione e ap-
profondimento critico non sarebbe possibile avanzare en- L'animatore del corso preparerà in anticipo la sessione, con
tro gli altri temi da essi, in qualche maniera, dipendenti. la libertà di selezionare ciò che valuterà più adeguato, di
arricchire il materiale con altri elementi che crederà op-
Il singolo lettore potrà saltare alcune delle parti riferite al- portuni e di adattare la sessione al livello e al tipo di vita
la metodologia di gruppo (preparativi del corso, indica- dei membri del gruppo.
zioni per l'animatore...), però gli sarà utile leggere le do- Probabilmente in ogni sessione dovrà fare una selezione
mande suggerite per le riunioni di gruppo; per esempio, entro l'ampio numero di suggerimenti, di testi antologici
dovrà riflettere e cercare di rispondere, con la certezza che e domande che le unità didattiche offrono.
ciò gli permetterà di calarsi più approfonditamente nella
comprensione del tema. Le riunioni dovranno svolgersi in un clima di fiducia, di
totale libertà di opinione, di «democrazia religiosa», dove
ognuno possa esprimere ciò che sente e crede, quello che
IV. Metodologia specifica per il lavoro di gruppo non gli è chiaro, ciò in cui non crede, l'evoluzione di ciò
che sente e crede durante lo svolgimento del corso. Perché
Il corso è pensato per essere realizzato da gruppi di gio- il corso, con molta probabilità, porrà delle sfide, colpirà,
vani o adulti di medio livello culturale. Non è u n corso per obbligherà ad assumere posizioni anche nuove, inaspetta-
esperti o per teologi - e nemmeno per censori! te, persino sconcertanti...
Raccomandiamo la metodologia utilizzata dalla cosiddet-
ta Teologia popolare: sessioni di lavoro o riunioni di stu- Da u n a parte il gruppo realizzerà collettivamente u n per-
dio con frequenza settimanale, possibilmente con l'ac- corso di conoscenza, con un metodologia partecipativa.
compagnamento di u n animatore o un'animatrice. Dall'altra, si costituirà come una «comunità» di persone
che condividono la ricerca nella fede, ricerca che include
Con 24 sessioni a frequenza settimanale il corso viene svol- la revisione di sicurezze antiche, la condivisione di crisi,
to in 8 o 9 mesi, tenendo conto delle settimane di festa, sfide, perplessità, dubbi, timori, decisioni... Per questo è
delle vacanze e di difficoltà impreviste. Se 24 incontri so- così importante e imprescindibile creare un clima di fidu-
no troppi per il gruppo, si può decidere di sopprimere qual- cia e di rispetto.
che sessione o di unirne alcune. Se, al contrario, si valuta
che gli incontri siano pochi, il gruppo potrà sdoppiare le
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V. Domande per dialogare/riflettere Invitiamo a commentare questo testo di Raimon Panikkar:
«Perché sia reale, il dialogo interreligioso deve essere ac-
A) Se non è stato ancora fatto, si può iniziare con una pri- compagnato da un dialogo intra-religioso, cioè deve co-
ma presentazione personale da parte di ciascuno: nome, minciare col mettere in questione m e stesso e col traccia-
provenienza, lavoro o studio, situazione personale e qua- re la relatività delle mie credenze (che non è la stessa co-
lunque altro aspetto di se stessi che pensiamo possa inte- sa del relativismo), accettando il rischio di u n cambia-
ressare gli altri (Fare un giro, uno dopo l'altro, parlando mento, di u n a conversione, di u n rivolgimento dei miei mo-
fino a un massimo di tre minuti ciascuno, o più, secondo delli tradizionali». Quaestio mihi factus sum, «io stesso so-
l'opinione dell'animatore). no diventato domanda, diceva il grande africano Agostino.
Non si può entrare nel campo del dialogo interreligioso
B) Per approfondire la presentazione, si può fare u n se- senza questo atteggiamento autocritico» (Il dialogo intra-
condo giro rispondendo a queste domande: religioso, Assisi 2001, p. 115).
• Come ho saputo di questo corso? D) Terminare la sessione prendendo decisioni concrete
• Perché mi sono deciso a farlo? Perché mi interessa?
sui seguenti punti:
• Che cosa mi aspetto?
• Ho qualche timore? Qualche speranza? • Quanto t e m p o possono durare le nostre sessioni?
• Che cosa h o sentito dire finora della teologia delle reli- • Possiamo preparare prima i temi attraverso alcune let-
gioni e del pluralismo religioso? ture?
• Possiamo completarli successivamente con qualche atti-
C) Se tra i membri del gruppo c'è una certa confidenza, sa- vità complementare raccomandata?
r à bene condividere il significato religioso che h a per lo- • Che calendario di sessioni di lavoro possiamo stabilire?
ro frequentare questo corso. L'animatore vedrà come far- • Dove e quando terremo le nostre riunioni?
lo. La seguente può essere una traccia per condividere: • Chi sarà l'animatore del gruppo (sia pure supponendo
una metodologia partecipativa?)
• Che significa per me, dal punto di vista religioso, la de- • Chi parteciperà?
cisione di fare questo corso? • Ci sono altre persone che possono partecipare e che pos-
• Sento il tema del pluralismo religioso come qualcosa di siamo invitare?
teorico, o come qualcosa che pone una sfida alla mia fe- • Ci sono altre domande da porre?
de? E in che senso?
• Ho dei dubbi (che forse non riesco a formulare con chia-
rezza, ma ci sono) che vorrei affrontare e risolvere?
• Ci sono temi del pluralismo religioso che ho paura di af-
frontare perché mi sembra che potrebbero farmi dubitare
di alcuni «principi fondamentali della fede» ? Per esempio...
• Sono disposto a rifondare la mia fede, se ce ne fosse bi-
sogno? In che senso?
• Posso considerare questo corso come un cammino di di-
scernimento per la mia fede? Sono disposto a modificare
i miei atteggiamenti di fede se qualcosa si dimostra sba-
gliato o se scopro qualche nuova prospettiva?
• Posso rimanere chiuso a tutti i cambiamenti, o devo es-
sere aperto alla possibilità di «conversione»?

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Capitolo primo
A partire dalla nostra esperienza

Obiettivo
Nella presentazione abbiamo detto che questo libro si ispi-
ra alla metodologia latino-americana del «vedere, giudica-
re, agire». Inizia dunque partendo dalla realtà.
L'obiettivo di questa prima sessione di lavoro è proprio
«partire dalla realtà» della nostra esperienza riguardo al
tema. Inizieremo col mettere in comune questa esperien-
za perché ognuno si arricchisca conoscendo quella degli
altri, ed anche per arricchire gli altri esprimendo loro le
reazioni che queste esperienze suscitano in noi.
Non si tratta dunque, in questa sessione, di «risolvere pro-
blemi», quanto di impostarli nella maniera più ampia e
dettagliata.
Nello stesso tempo ci conosceremo e stringeremo legami,
che faranno del nostro gruppo di studio qualcosa che as-
somiglia ad una comunità di amici.
Il seguente schema ci può aiutare a condividere questa no-
stra esperienza per gradi o livelli progressivi, in modo ordi-
nato. Se avremo tempo, potremo dialogare in maniera infor-
male a partire dalle domande e dalle frasi del punto 4, sen-
za pretendere di svilupparle tutte né di giungere a tutti i co-
sti ad u n accordo comune.

Schema di domande per condividere


la nostra esperienza1
1. Cosa ci hanno insegnato
- Cosa mi hanno insegnato durante la mia infanzia (scuo-

1
L'animatore può adattare questo schema di domande secondo il
proprio criterio.
19
la, collegio, catechismo, congregazione, famiglia...) riguar- Esercizio raccomandato: «Vero o falso?»
do alle altre religioni?
In primo luogo si scelga una delle affermazioni della lista se-
guente e, a turno nel gruppo, ognuno la definisca «vera-» o
2. La nostra esperienza riguardo al pluralismo religioso «falsa», senza commentare.
Poi, in un secondo giro, ognuno dica le motivazioni del pro-
- In che ambiente religioso si è sviluppata prima d'ora la prio giudizio, ascoltando quelle degli altri, senza discuterne.
mia vita? Descrivere com'era, che problemi (o vantaggi) Infine apriamo il dialogo tra le differenti opinioni dei parte-
aveva, cosa si pensava al riguardo, nel mio ambiente fa- cipanti, senza necessariamente cercare di giungere ad una
miliare, sociale o ecclesiale... conclusione, ma semplicemente condividendo i diversi pun-
- Com'è oggi l'ambiente in cui mi trovo dal punto di vista ti di vista.
della pluralità delle religioni? Se c'è tempo si scelga un'altra frase e si ripeta il procedi-
- I miei familiari appartengono a u n a o a varie religioni? mento.
Spiegare. - «Solo Cristo salva».
- Qualcuno di noi ha letto libri riguardanti altre religioni? - «San Francesco Saverio che, quando andò in India e Giap-
Qualcuno ha letto i libri sacri di altre religioni (indigene, pone come missionario, credeva che tutti gli asiatici che
afro, islam, induismo, buddhismo...)? non conoscevano Cristo fossero destinati alla condanna, si
- Posso presentare al gruppo qualche esperienza signifi- sbagliava».
cativa riguardo al nostro tema, che ritengo interessante da - «Dio voleva u n a sola religione e in questa creò Adamo ed
condividere? Eva, m a il peccato originale e la dispersione del genere
umano, dopo l'episodio della torre di Babele, furono ciò
che consentì l'apparire delle false religioni».
3. Cosa pensiamo adesso
- «La pluralità delle religioni procede dal male, non da
- Quali opinioni abbiamo sentito quando eravamo bambi- Dio».
ni rispetto alle altre religioni (primo punto), che non ci ser- - «Se non ci fosse stato il peccato originale, non avrebbe
vono adesso? In quali cose, in cui allora credevamo, oggi dovuto aver luogo la Redenzione; la storia avrebbe segui-
non crediamo più? to il Progetto originale di Dio e il Piano di Salvezza ini-
- In conclusione, come spiegare in poche parole ciò che ziato nella Creazione».
penso riguardo alle altre religioni? - «Nel cristianesimo è Dio che cerca l'uomo; nelle altre re-
ligioni sono gli uomini che cercano Dio».
- «Fede è solo quella dei cristiani; nelle altre religioni n o n
4. Se c'è tempo parliamo di... c'è fede, ma "credenze"».
- «Solo la Chiesa cattolica ha diritto di chiamarsi "Chie-
- C'è salvezza al di fuori della nostra religione? sa"».
- È necessario convertire al cristianesimo le persone di al- La famosa barzelletta di Mingote (umorista spagnolo):
tre religioni, per far piacere a Dio? «Una pia vecchietta commenta con un'amica: in cielo ci ri-
- Come può essere che dopo 2000 anni i 2/3 del mondo troveremo... sempre noi».
non siano ancora cristiani? Chi ha sbagliato: - Dio, la Chie- - «La fede cristiana è vera? È verità? È la verità? È u n a ve-
sa, i missionari, i cosiddetti «infedeli»? rità tra molte? È "verità per qualcuno"? È "la verità per tut-
- Cosa si potrebbe fare per accelerare la «conversione del ti"»?
mondo» alla religione cristiana? O basta che si converta a
Gesù Cristo? O non è necessario nemmeno questo?

20 21
Capitolo secondo ne (che distinguiamo da «globalizzazione», termine che è
divenuto proprio dell'aspetto finanziario e neoliberale).
La nuova situazione Mondializzazione significa che il m o n d o sta diventando
del pluralismo religioso uno, che tutti gli elementi e le dimensioni delle società del
nostro pianeta si stanno inter-relazionando e diventando
reciprocamente dipendenti. Ogni società non è più «un
mondo a parte», m a diventa m e m b r o di u n insieme socia-
le più grande, integrata in «un unico mondo» che le ab-
braccia tutte come sub-società.
Una volta condivisa la nostra esperienza personale sul tema,
apriremo gli occhi sulla realtà estema più ampia. Come si I viaggi, le migrazioni (principalmente per ragioni econo-
colloca il pluralismo religioso nel mondo di oggi? miche), il turismo, i legami familiari fanno sì che non esi-
Secondo il nostro metodo teologico, siamo ancora nella fa- stano quasi più luoghi «vergini» del pianeta, in cui vivono
se del VEDERE: partiamo dai diversi livelli di osservazione solo gli aborigeni, senza relazione con le altre società. Allo
della realtà. stesso modo, ci sono sempre meno zone isolate dal contat-
to e dalle influenze mondiali. Noi tutti siamo sempre più
coinvolti reciprocamente, con maggiore intensità e maggio-
I. Sviluppo del tema re immediatezza in reti sempre più ampie e numerose 1 .
Questo fenomeno, cresciuto esponenzialmente nel XX se-
Il tema del PR non è un tema teorico, che sorge come ri- colo grazie allo sviluppo dei mezzi di comunicazione do-
flessione speculativa o come pensiero di qualche intellet- vuto alle nuove tecnologie, sta trasformando il m o n d o in
tuale che lo vuole trasmettere alla società. Il PR, la sua sfi- una unica grande società (mondializzazione), in u n «vil-
da, la sua istanza, i suoi interrogativi, provengono dalla laggio globale» in cui le culture e le religioni di ogni so-
realtà del mondo di oggi, dalla realtà dell'attuale società. cietà, che finora h a n n o vissuto isolate e senza conoscersi
E in questo corso noi vogliamo «partire dalla realtà» at- tra loro, si sono fatte vicine e si vedono obbligate a convi-
tuale. vere. Oggi, «praticamente tutte le religioni sono entrate in
Nel bene e nel male, il mondo è cambiato sia nell'ambito contatto» 2 e tutte sono presenti l'una all'altra, inevitabil-
religioso che in quello culturale. Siamo u n mondo in cui mente.
attualmente «le carte si sono mescolate», completamente Anticamente, da che mondo è mondo, la vita abituale del-
mescolate. le società trascorreva incentrata unicamente nella propria
Dagli albori dell'umanità, da tempi immemorabili, le so- cultura e nella propria religione. Certo si sapeva che esi-
cietà umane sono esistite come in «compartimenti stagni»: stevano società con altre culture e altre religioni, però la
ogni società nel suo piccolo mondo, nel suo habitat, chiu- distanza faceva sì che la loro esistenza non fosse u n dato
sa in se stessa e isolata dalle altre, senza conoscere quasi di cui far conto e non era n e m m e n o pensabile dialogare
nessun'altra cosa tranne la propria esistenza. È certo che con le loro religioni; rimanevano confinate piuttosto nella
le migrazioni u m a n e e gli scambi commerciali sono anti-
chi. Ma tutto ciò è niente a confronto con ciò che succede
oggi. Grazie al progresso e al miglioramento dei mezzi di 1
«Le trasformazioni tecnologiche attuali s'intrecciano con altre tra-
comunicazione (trasporti, viaggi, comunicazioni, teleco- sformazioni, la mondializzazione, e insieme stanno creando un nuo-
municazioni...) le società si sono miscelate in u n a intera- vo paradigma: l'era delle reti» (PNUD, Informe sobre desarrollo hu-
zione e conoscenza reciproca, in un processo che sta ac- mano 2001, Mundi-Prensa, Mexico 2001, p. 12).
2
celerando esponenzialmente, tanto che negli ultimi decen- Torres Queiruga, Andrés, El dialogo de las religiones, Sai Terrae 1992,
p. 38. ID., La revelación de Dios en la realización del hombre, Cri-
ni il maggiore fenomeno sociologico è la mondializzazio- stiandad, Madrid 1987, pp. 390-391.

22 23
sfera dell'immaginazione o della classica letteratura fanta- Oltre a questa convivenza fisica - pacifica o conflittuale -
stica di viaggio verso luoghi esotici. tra persone di diverse religioni, c'è anche u n a convivenza
nella conoscenza. Oggi conosciamo già o possiamo cono-
Nel m o n d o attuale è u n dato di fatto che le religioni e le scere le religioni con un livello di profondità che non era
culture si vedano obbligate a convivere. Molte società so- possibile ai nostri antenati.
no pluriculturali, vi si integrano gruppi che provengono da
altri paesi, ci sono quartieri abitati prevalentemente da di- In qualunque società sviluppata oggi si trovano buoni li-
verse etnie o specifiche culture. Le diverse religioni non so- bri, seri, documentati, profondi e accessibili, che offrono
no più lontane, ma si trovano nella stessa società e persi- alla portata di tutti una conoscenza valida e sufficiente di
no nella stessa città. Con una semplice passeggiata in una molte religioni del mondo. I migliori antropologi cultura-
grande città possiamo avvicinarci a templi e cappelle di li vendono tanto quanto i teologi, e i libri sacri orientali
differenti confessioni cristiane, alla sinagoga, alla pagoda, sono venduti quanto la Bibbia. In Occidente almeno, è ter-
alla moschea, al tempio indù o al tempio Bahai... I cre- minato quel tempo in cui in ogni società c'erano solo a di-
denti delle altre religioni non sono più separati da oceani, sposizione libri che difendevano apologeticamente la reli-
m a vivono vicino, nella stessa strada o persino nello stes- gione ufficiale «contro» le altre.
so palazzo. Non è più necessario viaggiare o uscire dal pro-
prio ambiente per incontrare altri credenti, perché ormai Basta scorrere i numerosi canali televisivi disponibili in
molte famiglie - soprattutto tra i più giovani - h a n n o mem- molti paesi 4 per dimostrare che in qualunque momento del
bri, consanguinei o acquisiti, di un'altra religione rispetto giorno e della notte qualche canale sta trasmettendo u n re-
a quella «tradizionale» della famiglia. Il PR non è u n a teo- portage su una religione indigena americana o sui mona-
ria, è un fatto che si avvicina sempre di più a noi in tutti ci di una religione orientale del sud est asiatico, o un'in-
gli ambiti: nella società, nella città, nel lavoro, nella co- tervista seria e coscienziosa con un filosofo che difende po-
municazione, anche nella famiglia... e nessuno p u ò sot- sizioni agnostiche o atee...
trarsi a questo nuovo paesaggio umano. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione
(TICs) di ambito mondiale, che hanno creato la possibilità
La pluralità delle culture nel mondo è considerata in ma- di u n incontro u m a n o ininterrotto che sta per giungere ad
niera crescente come un fattore di conflittualità. Dopo la u n a dimensione universale, hanno anche creato la possi-
caduta del m u r o di Berlino, gli analisti politici del primo bilità di un incontro interreligioso mondiale. «Lo stru-
mondo, i quali pensano che siamo ormai alla «fine della mento unificante dei sistemi elettronici di comunicazione
storia» e che il problema ideologico è risolto, h a n n o lan- di ambito mondiale crea u n forum per l'incontro mondia-
ciato la tesi che il conflitto principale del mondo attuale le delle diversità religiose. Non possiamo più evitare l'in-
non è più ascrivibile al piano economico, m a a quello cul- contro interreligioso. Le altre religioni si sono fatte pros-
turale: sono le grandi civiltà che creano i blocchi in con- sime nell'incontro con i nostri vicini. Non possono più es-
flitto. Il libro di Samuel P. Huntington, Lo scontro delle ci- sere trattate come sistemi di credenza astratti rappresen-
viltà3, sarebbe il più qualificato sostenitore di questa tesi. tati da culture straniere, o pratiche religiose attuate a di-
Gli atti di terrorismo dell'I 1 settembre 2001 h a n n o ancor stanza di sicurezza in terre lontane. Hanno u n volto u m a -
più accentuato la visione del «primo mondo», secondo cui no: i volti dei nostri vicini» 5 .
il conflitto sarebbe di natura culturale, tra civiltà. Ovvia- Oggi potremmo quasi dire che, se non dialoghiamo inter-
mente, là dove si fronteggiano blocchi culturali, il plurali-
smo religioso è in prima linea, poiché in buona parte i bloc-
chi culturali si mascherano da blocchi religiosi. 4
Le previsioni dicono che ci stiamo avvicinando al momento in cui
da qualunque parte del globo ci potremo sintonizzare con circa cin-
quecento canali della televisione.
5
3
Schwòbel, Christoph, Encontro inter-religioso e experiéncia frag-
Garzanti, Milano 2001. mentàrìa de Deus, in Concilium 289 (2001/1), p. 114.

24 25
religiosamente con qualunque grande religione, è perché In alcuni ambienti questo è già u n a realtà: per esempio nel
non abbiamo preso l'iniziativa, m a i nostri possibili inter- mondo dei giovani universitari. Figli, liberi e inquieti, di
locutori sono qui, a nostra portata. una generazione abituata a risposte pronte ricevute in ere-
dità, e allo stesso tempo figli dei mezzi di comunicazione
(davanti ai quali hanno passato più ore che coi loro pro-
Novità storica fessori), non accettano più spontaneamente impostazioni
monoreligiose «perché è così»; di fronte a qualunque in-
Siamo la prima generazione in tutta la storia dell'umanità che terrogativo ultimo etico o filosofico chiedono qual è la ri-
si trova in questa situazione. È la prima volta che una gran sposta delle altre religioni; vogliono metterle a confronto,
parte dell'Umanità vive in un ambiente religioso veramente forse scegliere la migliore. Non si sentono più vincolati
plurale. È la prima volta che la parte di umanità, che ha pas- spontaneamente a una religione che dovrebbe essere per
sato la vita senza alcuna relazione con persone e istituzioni loro «la» religione. Si considerano persone libere, senza
di altre religioni, ha tra le mani questa possibilità: se non vincoli ufficiali verso una certa religione, cittadini di u n
pratichiamo il dialogo interreligioso è per mancanza di abi- mondo plurireligioso, dove potranno discernere e sceglie-
tudine e di immaginazione, non di possibilità. re la propria religione. La prospettiva del pluralismo reli-
La coscienza delle nuove generazioni, dal canto suo, deve gioso è entrata, senza dubbio, nella coscienza della gene-
misurarsi con una offerta di senso, culturale e religioso, razione più giovane 8 .
enormemente plurale e, naturalmente, né convergente né
armonico, con un pluralismo semplicemente giustapposto,
senza un ordinamento né u n dialogo interno, almeno fi- Cause
nora. È una trasformazione che suppone una «vera rivo-
luzione nella coscienza religiosa dell'Umanità; stiamo vi- Sono quattro i grandi fattori che, secondo Jean Claude Bas-
vendo in un momento della storia in cui 1' accesso alle di- set, originano l'attuale situazione del pluralismo religioso:
verse religioni ha un'ampiezza e u n a profondità senza pre- «L'interreligiosità è, allo stesso tempo, u n fenomeno so-
cedenti» 6 . ciale e culturale. In senso sociale si tratta dell'interazione
di minoranze religiose importanti e attive ( u n a situazione
«L'evoluzione del mondo e della sua cultura, così come il che caratterizza il subcontinente indiano da molto tempo,
contatto vivo tra le diverse religioni ci hanno reso coscienti ed anche l'attuale Europa occidentale, con la presenza di
che l'esperienza vitale religiosa si trova in una situazione milioni di musulmani e di comunità buddhiste, indù o sik,
nuova e, riguardo ad alcuni aspetti importanti, radical- insieme a cristiani ed ebrei), lavoratori emigrati, rifugiati
mente nuova-»1. politici, studenti, dirigenti che per il loro lavoro conduco-
Le religioni, però, non sono teorie; sono i credenti, sono no una vita cosmopolita che li rende cittadini internazio-
persone in carne ed ossa. Noi possiamo vedere la trasfor- nali, cittadini del mondo; si moltiplicano anche i matri-
mazione e l'influsso che la religione compie sulla loro vi- moni misti in senso religioso e la conseguente formazione
ta, persino sulla loro santità. Questo ci dà u n a «conoscen- religiosa dei bambini; assistiamo anche alla diffusione di
za viva» delle religioni, molto più rilevante della conoscenza informazioni e opinioni religiose diverse attraverso i mez-
teorica che troviamo nei libri di dottrina e teologia. zi di comunicazione»9.

6
Arthur, Chris, Religious Pluralism. A Metaphorical Approach, The 8
Davies Group, Aurora, Colorado 2000, p.l. Davis, Charles, Christ and the World Religion, Herder & Herder, New
7
Torres Queiruga, A., El dialogo de las religiones en el mundo actual, York 1971, p. 25.
9
in El Vaticano IH, Herder-El Ciervo, Barcelona 2001, p. 69. I corsivi Basset Jean Claude, El diàlogo interreligioso, Desclée, Bilbao 1999,
sono nostri. p. 7.

26 27
ralismo che è già parte della realtà? Che trasformazioni im-
Sfide plica o esige nelle religioni stesse? Le religioni, che hanno
Questa situazione presenta profonde sfide, soprattutto per vissuto ognuna nel proprio mondo senza la presenza delle
la generazione nata in società che conoscevano una sola re- altre, possono continuare a dire e a ripetere in questo con-
ligione: «la visione di un mondo coerente e certo viene tur- testo totalmente diverso, le stesse cose che hanno sempre
bata dal contatto con altre prospettive, la scala di valori sta- affermato? È possibile prevedere una trasformazione
biliti entra in concorrenza con altri valori e altre norme. Non profonda delle religioni? Questi cambiamenti fanno paura?
solo si è ingrandito il campo delle conoscenze, viene anche Con uno sguardo di fede, si può dire che questa situazione
sottoposta a giudizio la nozione stessa di verità. La filosofia costituisca, allo stesso tempo, una sfida di Dio alle religioni
occidentale diventa una corrente di pensiero tra le altre, co- e u n grande opportunità, un «kairòs»? E in che senso?
me la musulmana, l'indiana, la cinese, ecc.»10.
Questa interpenetrazione delle società con le loro culture II. Testi antologici da leggere e commentare
e religioni, che si fanno presenti l'una all'altra, penetran-
do l'una nell'altra, riempiendosi di PR, è u n fenomeno nuo- Quasi 450 imam in questo momento presiedono le orazioni
vo (la novità è nella sua dimensione mondiale), e in que- in 500 moschee distribuite in tutta l'Olanda.
sto senso è appena iniziato. Non sappiamo come si svi-
lupperà. Non sappiamo che uomini e che donne divente- Secondo dati dei centri ufficiali di statistica, nell'anno 2015
ranno i bambini che oggi crescono entro questo plurali- quasi il 50% degli abitanti di 4 grandi città - Amsterdam,
smo religioso, che è in atto e permarrà. Non possiamo og- Rotterdam, L'Aia e Utrecht - proverrà da minoranze etni-
gi esprimere le riflessioni che ascolteremo fra trent'anni, che. Di questi, l'80% sarà musulmano (El Pais, Madrid, 5
quando questa nuova generazione, nata e cresciuta in u n ottobre 2002).
ambiente pluralista, prenderà la parola e ci dirà come per-
cepisce il mondo secondo la propria esperienza che noi, In Spagna, l'Islam non è u n credo estraneo agli spagnoli.
nati e formati in u n ambiente di singolarità culturale e re- Le statistiche lo situano come il più numeroso dopo la chie-
ligiosa, non possiamo immaginare. sa cattolica, data la sua crescita negli ultimi anni, soste-
nuta dall'ondata migratoria. Più di mezzo milione di resi-
L'Umanità, le 800 o più generazioni che si dice abbiano
denti sono seguaci dell'Islam e la cifra è in crescita (El Pais,
percorso il nostro pianeta, h a n n o sempre vissuto con la
Madrid, 19 settembre 2001).
convinzione che la realtà avesse UNA forma determinata,
la forma descritta e presentata dalla propria cultura e dal- Secondo il Sunday Times dell'I 1 maggio del 1997, il nu-
la propria religione. L'Umanità, nel corso dell'attuale ge- mero di musulmani praticanti in Gran Bretagna supera
nerazione, ha cominciato a vivere con la presenza vicina e quello degli anglicani praticanti nell'anno 2002. Dati del
permanente di tutte le religioni e culture chiamate «uni- 1995 indicavano 536 mila musulmani praticanti contro
versali», che devono convivere in competizione tra loro 854 anglicani praticanti; in pochi anni si prevede che la
nell'indicare u n orizzonte di senso. cifra sarà: 760 mila fedeli per l'islam e solo 756 mila per
la chiesa anglicana (Adista, n. 39, maggio 1997, pp. 10-11).
Un cambiamento sostanziale sta avvenendo nella storia
dell'Umanità. Noi ne siamo testimoni. Questo è il piano di Già ci sono più di mille milioni di musulmani nel m o n d o .
realtà da cui vogliamo partire, il contesto in cui vogliamo L'islamismo ha sorpassato il cattolicesimo nel n u m e r o di
innestare le nostre domande sul pluralismo religioso. Che fedeli nel 1986 ed ha continuato a crescere. A questo rit-
ripercussioni ci saranno o sono già in atto di questo plu- mo, ci saranno 1100 milioni di credenti nell'anno 2000. Il
numero di adepti aumenta anche in aree tradizionalmen-
10
te cristiane, come l'Europa, l'Africa occidentale e gli Sta-
Ibid.

28 29
ti Uniti. E persino in Brasile: rivista Super interessante - Quante persone ciascuno di noi conosce che non appar-
(maggio 1997) p . 59*. tengono alla nostra religione? Facciamo il conto: nella no-
stra famiglia, nelle nostre amicizie, nel lavoro, negli studi,
Si possono consultare i dati principali aggiornati riguar- nel nostro palazzo, nella nostra via...
danti le religioni del mondo in «Panorama delle religioni
- Quali libri, video o altre documentazioni conosciamo ri-
del m o n d o e in America Latina» di Franz Damen in Agen-
guardo al tema delle religioni del mondo?
da Latinoamericana 2003, pp. 36-37.
Anche: <www.latinoamericana.org/2003/textos/Damen.htm> - Quali mezzi, motivi, possibilità ha una persona del no-
stro ambiente di conoscere altre religioni e di porsi in re-
Siamo sorpresi di scoprire che negli Stati Uniti ci sono più lazione con loro?
musulmani che episcopaliani, più musulmani che membri - È vero che i problemi che affliggono il mondo non sono
della chiesa presbiteriana e più musulmani che ebrei, circa di natura economica, ma culturale e religiosa come sembra
6 milioni. Restiamo attoniti nel sapere che Los Angeles è la affermare Samuel Huntington? Questa tesi sarà fondata o
maggiore città buddhista del mondo, con una popolazione sarà una forma per occultare il conflitto economico?
buddhista che copre tutte le categorie dei buddhismi asiati-
ci, dallo Sri Lanka alla Corea, insieme a u n gran numero di
statunitensi buddhisti. In tutto il paese, il numero di perso- IV. Esercizi raccomandati
ne di religione buddhista raggiunge circa i 4 milioni.
Gli Stati Uniti sono diventati il paese più differenziato del - Entrare in vari motori di ricerca di Internet e trovare pa-
mondo, dal punto di vista delle religioni. gine relative alle diverse religioni
La nuova era di emigrazione è diversa dalle precedenti, non - Fare un elenco delle religioni che sono presenti nel no-
solo nella sua ampiezza e complessità, ma anche per la sua stro quartiere o città.
stessa dinamica. Molti degli emigranti che arrivano oggi - Cercare in Internet il tema «pluralismo religioso» , «teo-
negli Stati Uniti, mantengono forti legami con i paesi d'ori- logia delle religioni» e altri termini relazionati (in inglese:
gine, mediante viaggi e reti di comunicazione transnazio- «religious pluralism», «theology of religions»).
nali, posta elettronica o fax, linee telefoniche satellitari e - Cercare di stabilire contatti con qualcuno di un'altra re-
notiziari televisivi via cavo. Riescono a vivere qua e là, in ligione per mezzo di Internet (posta o chat). In seguito va-
tutte le forme che le moderne comunicazioni e telecomu- lutare l'esperienza.
nicazioni hanno reso possibile (ECK, Diana L., A New Re-
ligious America, pp. 3-5).

Bibliografia
III. Domande per riflettere e per dialogare
ARTUR CHRIS, Religious Pluralism. A Metaphorical Approach, The
- È davvero plurale la società in cui viviamo, il nostro pae- Davies Group Publishers, Aurora, Colorado, USA, 2000.
se, l'ambiente in cui personalmente ci muoviamo? BEVERSLUIS JOEL, Sourcebook ofthe World's Religions, New World
Library, Novato, California 2000.
ECK DIANA L., A New Religious America. How a «Christian Coun-
* Secondo il World Christian Database, solo recentemente (maggio try» has become the World's Most Religiously Diverse Nation,
2007) i musulmani, con 1.322 milioni di aderenti, avrebbero supera- Harper & Collins, New York 2001.
to i cattolici, calcolati in 1.115 milioni. Bisogna però tener presente HUNTINGTON SAMUEL, El choque de civilizaciones y la reconfìgura-
che mentre il calcolo dei cattolici è preciso, a motivo dei registri par- ción del orden mundial, Paidós, Buenos Aires-México-Barce-
rocchiali, quello degli islamici è approssimativo, dal momento che lona 1997.
per convertirsi all'islam è sufficiente recitare dinanzi a testimoni la
«shaada», vale a dire dichiarare che non c'è che Dio all'infuori di Al- KNITTER PAUL, NO Other Name, Orbis Books, NY 1985, pp. 1-6. V.
lah e che Maometto è il suo profeta [N.d.T.]. a p. 69 l'ediz. ital.

30 31
KUNG HANS, En busca de nuestras huellas. La dimensión espiritual Capitolo terzo
de las religiones del mundo, Debate, Barcelona 2004. A partire dalla storia.
SAMUEL ALBERT, AS religiòes hoje, Paulus, Sào Paulo 1997.
SCHWOBEL CHRISTOPH, Encontro inter-religioso e experiència frag- Dalla prospettiva del pluralismo
mentària de Deus, in Concilium 289 (2001).

Secondo il nostro proposito di «partire dalla realtà», esten-


deremo il nostro sguardo anche alla dimensione temporale:
come è stato il pluralismo - o la mancanza di pluralismo -
nella storia? Noi, forse senza saperlo, ci portiamo dentro la
storia che ci ha preceduto. Per questo è necessario tenerla
presente, perché non ci condizioni e non ci induca a ripe-
terla. Nessuno parte da zero, benché lo crediamo...

I. Per presentare il tema

Per studiare il tema del pluralismo è importante guardare


indietro, al tempo dal quale proveniamo, alla storia dell'Uma-
nità. Oggi abbiamo già, più o meno tutti, acquisito u n sen-
so di pluralismo e di tolleranza, almeno superficialmente,
però la storia che abbiamo alle spalle è fatta di secoli e per-
sino di millenni di atteggiamenti contrari al pluralismo.
Ne parleremo a partire dall'esperienza dei cristiani, in par-
ticolare a partire dalla tradizione cattolica (crediamo an-
che che, probabilmente, potremmo parlarne allo stesso mo-
do rispetto ad altre tradizioni cristiane, o persino rispetto
ad altre religioni).
Ci riferiremo a vari momenti simbolicamente importanti
entro questa nostra storia, attraverso i seguenti testi anto-
logici.

II. Testi antologici

Nell'Antico Testamento

Tutti i testi che nell'AT si riferiscono alle divinità degli al-


tri popoli, i popoli vicini, qualificano dispregiativamente
tali divinità come «idoli» e le descrivono negativamente:
sono «opere di mani umane», «cose morte» (Sap 13,10),
33
32
sono «niente» (Is 44,9), «ciò che è vano» (Ger 2,5; 16,19), stante) non potranno entrare nella vita eterna, m a finiranno
«menzogna» (Ger 10,14; 2,4; Bar 4,7). Solo Yahvè è «il ve- nel fuoco eterno. L'affermazione p u ò sembrare forte, ma
ro Dio» (Ger 10,10). non è propria solo del Concilio di Firenze, bensì è un'af-
fermazione cristiana comune in tutto il Medio Evo.
D'altra parte il popolo giudeo dell'AT ha la convinzione di
essere u n popolo diverso, «il popolo di Dio», «l'eletto» che
deve vivere separatamente dai «gentili», non mescolarsi Nel secolo XIX
con loro. «Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel
paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate Gregorio XVI, nell'enciclica Miravi Vos del 15 agosto 1832,
davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amor- afferma:
rei, i Periziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni
più grandi e più potenti di te, quando il Signore tuo Dio le «Veniamo ora a un'altra sorgente trabocchevole dei mali
avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le vote- da cui compiangiamo afflitta al presente la chiesa. L'"in-
rai allo sterminio» (Dt 7,1-2). Israele dovrà senza compas- differentismo" vogliamo dire, ossia quella perversa opi-
sione distruggere gli altari e le immagini di questi popoli nione che per fraudolenta opera degli increduli si dilatò
sconfitti e scacciati, e non fare alleanza né imparentarsi in ogni parte, che cioè in qualunque professione di fede si
con loro. L'Israele del Deuteronomio ha la convinzione di possa conseguire l'eterna salvezza dell'anima, se i costu-
essere il popolo eletto, il santo, di fronte agli altri popoli mi si conformano alla norma del retto e dell'onesto. [...]
che adorano idoli vani (Dt 7,3-6). Di questa inquinatissima sorgente dell'"indifferentismo"
scaturisce quell'assurda ed erronea sentenza, o piuttosto
Questa posizione così aggressiva espressa nel Deuterono- delirio, che si debba ammettere e garantire per ciascuno
mio non può essere considerata come qualcosa che attra- la libertà di coscienza: errore velenosissimo a cui appia-
versa tutta la Bibbia, ma solo come un punto culminante, na il sentiero quella piena e smodata libertà d'opinare che
simbolico, che richiama l'attenzione. va sempre alimentandosi a danno della chiesa e dello sta-
to, non m a n c a n d o chi osa vantare con impudenza sfron-
tata provenire da siffatta licenza alcun vantaggio alla re-
Nel secolo XV ligione. [...] mentre l'esperienza di tutti i secoli fin dalla
più remota antichità luminosamente dimostra che città
Nel secolo XV in Europa emerge un altro punto culmi- per opulenza, per dominazione, per gloria le più fiorenti,
nante, simbolicamente molto importante. Il Concilio di Fi- per questo solo disordine, cioè per una eccessiva libertà
renze nell'anno 1452 dichiarò «di credere fermamente, di di opinioni, per la licenza delle conventicole, per la sma-
professare e insegnare che nessuno di coloro che si trova- nia di novità, andavano infelicemente in rovina» (nn. 36-
no fuori dalla chiesa cattolica, non solo i pagani, ma an- 37, Enchiridion delle Encicliche, voi. 2, EDB, Bologna
che i giudei, gli eretici e gli scismatici potranno parteci- 2002).
pare alla vita eterna. Andranno al fuoco eterno che è sta-
to preparato dal diavolo e dai suoi angeli (Mt 25,4), a me- Questo è solo uno dei rifiuti che i Papi di quel t e m p o lan-
no che prima di morire si incorporino alla Chiesa... nes- ciano solennemente contro «gli errori dell'epoca»: il pen-
suno, per quanto generose siano le sue elemosine o persi- siero moderno, le libertà sociali, la democrazia, ciò che noi
no sparga il suo sangue a causa di Cristo, potrà salvarsi se oggi riconosciamo come diritti umani... Nel testo in que-
non rimane nel seno e nell'unità della Chiesa cattolica» (DS stione, che risale a non più di due secoli fa, si negano fron-
1351). talmente e con eccesso di disprezzo, la libertà di coscien-
za, la libertà religiosa e il pluralismo religioso, con tutta la
«Extra Ecclesiam nulla salus» (fuori della Chiesa non c'è solennità del magistero pontificio.
salvezza), si diceva. Tutti coloro che muoiono fuori della
Chiesa (in quel m o m e n t o n o n esisteva la Chiesa prote-
34 35
Nel Concilio Vaticano II (1965) Se non sono escluse mediazioni partecipate di vario tipo e
ordine, esse tuttavia attingono significato e valore unica-
«Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona u m a n a mente da quella di Cristo e non possono essere intese co-
ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di u n a tale me parallele e complementari. Risulterebbero, tuttavia,
libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla contrarie alla fede cristiana e cattolica quelle proposte di
coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi socia- soluzione, che prospettassero un agire salvifico di Dio al
li e di qualsivoglia potere umano, così che in materia reli- di fuori dell'unica mediazione di Cristo (14).
giosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza È chiaro che sarebbe contrario alla fede cattolica conside-
né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità rare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle
ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma indivi- costituite dalle altre religioni (21).
duale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono rice-
religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della per- vere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si tro-
sona u m a n a quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio vano in u n a situazione gravemente deficitaria se parago-
rivelata e la stessa ragione» (Dignitatis Humanae, n. 2). nata a quella di coloro che, nella Chiesa, h a n n o la pienez-
za dei mezzi salvifici» (22).
«La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo
in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei
modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che,
III. Per sviluppare il tema
quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stes-
sa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono u n
raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (No- Abbiamo messo in evidenza alcuni momenti importanti di
una storia segnata da gesti e azioni contrari all'accettazio-
stra Aetate, n. 2).
ne del pluralismo religioso. Anche se non possiamo qui di-
mostrarlo, il bilancio globale di questa storia potrebbe es-
sere sintetizzato così:
La «Dominus Iesus» del Cardinale Ratzinger (2000)
• Ci sono stati praticamente 20 secoli di esclusivismo: qua-
«È contraria alla fede della Chiesa la tesi circa il carattere si 2000 anni nei quali il cristianesimo ha pensato global-
limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù mente, ufficialmente e in maggioranza che è l'unica vera
Cristo, che sarebbe complementare a quella presente nelle religione, che tutte le altre religioni sono false, o sono in-
altre religioni (6). venzioni u m a n e o una semplice «preparazione per il van-
Deve essere, quindi, fermamente ritenuta la distinzione tra gelo», o, in ogni caso, una «partecipazione» alla religione
la fede teologale e la credenza nelle altre religioni [...], che cristiana.
è esperienza religiosa ancora alla ricerca della verità asso-
luta e priva ancora dell'assenso a Dio che si rivela. Questo • Nel m o n d o cattolico l'esclusivismo è stato a b b a n d o n a t o
è uno dei motivi per cui si tende a ridurre, fino talvolta ad da meno di 50 anni, con il cambiamento suscitato dal Con-
annullarle, le differenze tra il cristianesimo e le altre reli- cilio Vaticano II. Questo significa che tale m u t a m e n t o è
gioni (7). iniziato solo nell'attuale generazione, cosa che spiega co-
me nell'immaginario popolare non abbia ancora avuto tem-
I libri sacri di altre religioni, che di fatto alimentano e gui-
po né per diffondersi né per radicarsi; al contrario, la men-
dano l'esistenza dei loro seguaci, ricevono dal mistero di Cri-
talità popolare comune mantiene ancora nel proprio sub-
sto quegli elementi di bontà e di grazia in essi presenti (8).
cosciente la «certezza ancestrale» che il cristianesimo è
Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella sto-
l'«unica vera religione».
ria dei popoli, nelle culture e religioni, assume u n ruolo di
preparazione evangelica e non può non avere riferimento • La posizione pluralista - secondo la quale Dio si rivela
a Cristo (12). in tutte le religioni, senza discriminazioni da parte di Dio
36 37
- è u n a posizione teologica che suscita ancora sorpresa e - Cosa pensiamo riguardo alle affermazioni del Concilio di
incomprensione. Firenze del 1452?
- Per Gregorio XVI, ormai nel sec. XIX, la libertà d'espres-
• È il pensiero civile, filosofico, scientifico, profano... quel- sione e la libertà di coscienza sono negative. C'è oggi qual-
lo che ha portato alle Chiese queste trasformazioni del cuno che lo pensa ancora? Sappiamo se questo atteggia-
pensiero. Sono stati la scienza, la filosofia, i movimenti mento negativo di fronte alle libertà moderne fu solo di
sociali e politici in generale ciò che ha spinto le Chiese Gregorio XVI o del Magistero della Chiesa Cattolica nel
cristiane ad abbandonare posizioni di monopolio, di esclu- suo insieme?
sivismo, di «cristianità», forzando la trasformazione del- - Ci sono religioni che oggigiorno pensano che la libertà
l'immaginario della società.Deplorevolmente molte Chie- religiosa, diversa dalla propria, sia negativa. Per esempio?
se cristiane h a n n o assunto nella storia posizioni contra- - Cosa dice il Concilio Vaticano II sulla libertà di coscien-
rie a tutte le «moderne libertà», e sono anche ufficial- za e la libertà religiosa? Siamo d'accordo con ciò che af-
mente contrarie al «pluralismo religioso». H a n n o soltan- ferma?
to preso l'iniziativa di praticare il dialogo religioso là do- - Un esercizio interessante può essere studiare il caso del-
ve ne hanno bisogno per il fatto di trovarsi in minoran- la storia del proprio paese: che ruolo vi ha giocato la reli-
za... Le istituzioni religiose sono normalmente molto in- gione, le religioni? C'è stata qualche religione che ha cer-
fluenzate dai loro interessi istituzionali, com'è facilmen- cato di escludere le altre nell'identità nazionale? È u n a con-
te dimostrabile. vivenza basata su una coscienza convinta di pluralismo o
semplicemente rassegnata?
• In ogni caso bisogna segnalare che u n altro volto del cri-
stianesimo è sempre esistito: pensatori, filosofi, teologi che,
in modo eccezionale, intuirono che l'atteggiamento di chiu-
so esclusivismo non rispondeva alla verità, e si aprirono
ad atteggiamenti più tolleranti e pluralisti (Erasmo da Rot- Bibliografia
terdam, Nicola Cusano, Raimondo Lullo, Marsilio Fici-
no...), furono però l'eccezione che conferma la regola. AEBISCHER-CRETTOL MONIQUE, Vers un oecuménisme interreligeux;
jalons pour une théologìe chrétienne du pluralisme religieux,
• Il Concilio Vaticano II costituì per la Chiesa Cattolica Cerf, Paris 2001.
l'accettazione di buona parte delle critiche che la cultura CANOBBIO GIACOMO, Chiesa perché: salvezza dell'umanità e media-
moderna aveva fatto agli atteggiamenti integralisti della zione ecclesiale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1994, pp. 72-100.
LUCCHETTI BINGEMER MARIA CLARA (org.), Violència e religiào. Cri-
Chiesa negli ultimi secoli. Si è trattato di u n aggiornamento
stianismo, islamismo, judaismo, Loyola, Sào Paulo 2002.
e di una riconciliazione col mondo moderno. Però fu su-
LEON MARIO A. RODRIGUEZ, «A invasào e a evangelizacào na Ame-
bito evidente che quel rinnovamento non bastava, che si rica Latina (sec. XVI)», in DUSSEL, Enrique (ed.), Historia
doveva elaborare u n a nuova lettura del pluralismo religio- Liberationis; 500 anos de historia de Igreja na America Latina,
so. Nonostante ciò si produsse in seguito u n a involuzione Paulinas/CEHILAS, Sào Paulo 1992.
della Chiesa cattolica e la dottrina ufficiale rimase indie- SULLIVAN FRANCIS A., Hay salvación fuera de la Iglesia?, Desclèe,
tro rispetto all'evoluzione della teologia. Bilbao 1999, collezione Teoria, n. 2. L'autore ripassa tutta la
storia della Chiesa Cristiana cercando di ripercorrere l'evolu-
zione lungo i secoli del principio: «fuori della Chiesa non c'è
IV. Domande per condividere e approfondire salvezza».
TEIXEIRA FAUSTINO, Teologia de las religiones. Una vision panora-
- Le religioni dei popoli che circondavano il popolo d'Israe- mica, collana «Tempo Axial», Abya Yala, Quito 2005. L'unico
le, di cui ci parla l'Antico Testamento, erano religioni buo- manuale di teologia delle religioni scritto fin'ora in America
ne, valide? Cosa pensa l'Antico Testamento di queste reli- Latina. Nella sua prima parte compie un excursus storico del-
gioni e dei suoi dei? le diverse valutazioni sulle religioni nel cristianesimo.

38 39
THION PAUL, Retour aux missions? Une lecture de l'Encyclique Re- Capitolo quarto
demptorìs Missio, in Nuovelle Revue Theologique 114/1 (1992)
p. 81. Il pluralismo religioso nella storia
dell'America Latina

Con lo sguardo rivolto ancora alla storia, dedichiamo speci-


ficamente un capitolo all'America Latina.

I. Per sviluppare il tema

Il continente latino-americano ha una storia con caratte-


ristiche proprie che lo rendono particolarmente rilevante
per la prospettiva del pluralismo religioso.
In effetti, è l'unico continente in cui la maggioranza della
popolazione attuale è erede di u n a invasione proveniente
da u n altro continente (altro gruppo u m a n o , altra cultura,
altra religione). La popolazione originaria fu in gran par-
te decimata, mentre i suoi attuali superstiti sopravvivono
relegati in angoli lontani o dislocati in settori marginali
della società. E questo è il risultato di u n processo che fu
compiuto con la presenza di u n a religione che, di fatto, con
la sua «evangelizzazione» legittimò una «conquista». Il con-
tinente oggi, come noto, è in maggioranza cristiano (e la
metà dei cattolici del mondo vive nelle Americhe) 1 .
Succede, però, che «in America attualmente non esiste un
solo m o n u m e n t o religioso rituale che abbia origini pre-
ispaniche. Tutti furono distrutti e in molti casi i loro ma-
teriali furono utilizzati per la costruzione di nuovi templi
o palazzi coloniali. Questo n o n è accaduto, per esempio in
molti luoghi dell'Estremo Oriente (Giappone, Cina, Tai-
landia, Giava), dell'India o del Vicino Oriente e dell'Africa,
dove, nonostante l'arrivo di missionari dall'Europa, at-

1
Secondo i dati dell'Annuario Pontifìcio 2004, «Il 50% dei cattolici vi-
ve nel continente americano, il 26% in Europa, il 12,8% in Africa, il
10,3% in Asia e lo 0,8% in Oceania».
41
40
tualmente si pratica il culto in molti luoghi che sono mil- le loro credenze religiose e la loro forma di vita davanti ai
lenari» 2 . missionari giunti in Messico. Questi predicavano loro che
ciò che gli antenati aztechi avevano insegnato e lasciato co-
La domanda è: com'è possibile che popoli cristiani abbia- me eredità «è tutto menzogna, vanità, finzione; non con-
no compiuto una «invasione» e una «conquista» in u n Con- tiene nessuna verità» 4 . «Sappiate e siatene certi che nessu-
tinente già abitato? Com'è possibile che l'invasione porta- no degli dei che adorate è Dio né datore di vita; tutti sono
ta a termine dai cristiani abbia distrutto popoli e religio- diavoli infernali» 5 .
ni? Che «atteggiamento verso le altre religioni» ebbe la re-
ligione dei conquistatori? Nel domandare che «atteggia- • I saggi rispondono: «Avete detto che non conosciamo il
mento verso le altre religioni» avevano i conquistatori, stia- Signore... che non erano veri i nostri dei. È una nuova pa-
mo domandando - con parole moderne - che «teologia del- rola questa che voi dite. Da essa siamo sconvolti, da essa
le religioni» (che idea del valore o del significato delle al- siamo offesi. Poiché i nostri progenitori... ci diedero le lo-
tre religioni) avevano i conquistatori, consciamente o in- ro norme di vita, onoravano gli dei, ci insegnarono tutte le
consciamente, a parole o realmente. loro forme di culto, tutti i modi di onorare gli dei. Era dot-
trina dei nostri avi che è per gli dei che si vive. Noi sap-
Elaboreremo i lineamenti di questo atteggiamento - la «teo- piamo a chi dobbiamo la vita... come si deve invocare, co-
logia delle religioni» dei conquistatori - prendendo in con- me si deve pregare. Ed ora dovremo distruggere l'antica
siderazione le seguenti testimonianze storiche. regola di vita? E già molto che siamo stati sconfitti, che ci
sia stato impedito u n nostro governo. Lasciateci dunque
morire, lasciateci ormai perire, visto che i nostri dei sono
II. Testi antologici
morti!» 6 .
• Il primo catechismo che venne scritto in America (pro- • Fra Vincente Valverde, cappellano ufficiale che accom-
babilmente tra il 1510 e il 1521), quello di Pedro di Cor- pagnava Francisco Pizarro in quella che di fatto fu l'« inva-
doba, comincia con la rivelazione di «un gran segreto che sione» dell'impero inca, intimò ad Atahualpa di adorare Dio,
voi mai conosceste né udiste»: Dio ha fatto il cielo e l'in- la croce e il Vangelo, «perché tutto il resto è una burla».
ferno. In cielo stanno tutti quelli che si sono convertiti al- Atahualpa rispose che egli «non adorava che il Sole che non
la fede cristiana ed hanno vissuto bene; all'inferno stanno muore mai e gli dei che aveva anche nella sua legge» 7 .
«tutti quelli che tra di voi sono morti, tutti i vostri ante- • Il famoso missionario Antonio Vieira, a Bahia, in Brasi-
nati: padri, madri, nonni, parenti e quanti sono esistiti e le, poteva dire agli schiavi negri: «La vostra schiavitù non
sono passati per questa vita: e là andrete anche voi se non è una disgrazia, m a u n grande miracolo, perché i vostri pa-
sarete amici di Dio e non vi battezzerete e diventerete cri- dri sono all'inferno per tutta l'eternità. Voi, al contrario, vi
stiani, perché tutti quelli che non sono cristiani, sono ne- siete salvati, grazie alla schiavitù» 8 .
mici di Dio»3.
• Riscoperto nel 1924, abbiamo oggi u n libro prezioso, do- 4
Cf. Los coloquios de los doce apóstoles, in Monumenta..., cit., p. 215
vuto all'ammirevole lavoro di ricerca di Fra Bernardino di 5
Ibid. 187.
6
Sahagùn, intitolato «I colloqui dei dodici apostoli». In esso Leon Portilla, Miguel, El reverso de la conquista, Mortiz, Mexico,
si raccoglie nella lingua nàhuatl l'ultimo atto pubblico di 1990, pp. 23-28. Il testo completo è contenuto in Agenda Latino-ame-
alcuni saggi e sacerdoti aztechi sopravvissuti, che difesero ricana 1992, p. 51. Consultabile anche in <http://agenda.latino-a-
mericana.org/archivo>.
7
Leon Portilla, Miguel, El reverso de la conquista, cit., pp. 113-121,
2
dove si trova il racconto completo. Un riassunto sufficiente si può
Siller, Clodomiro, El monoteismo indigena, in Teologia India, tomo trovare in Agenda Latinoamericana 1992, pp. 74-75. Consultabile an-
II, Abya Yala, Quito 1994, p. 94. che in <http://agenda.latinoamericana.org/archivo>.
3 8
Cf. Duran, J. Guillermo, Monumenta catechètica ispanoamericana, Vieira, A., Sermone quattordicesimo (1633). Cf. Sermòes, voi. 4, to
voi. I, Buenos Aires, 1984. mo 11, n. 6, Lello & Irmao, Porto 1959, p. 301.

42 43
• Si può anche ricordare che non solo i missionari venuti - Le religioni indigene precolombiane (e le religioni non
nelle «Indie Occidentali», ma tutti i missionari cristiani, cristiane in generale) hanno u n valore salvifico?
per molti secoli, la pensarono come il famoso Francisco - Si può dire che gli indigeni erano idolatri se non cono-
Javier, che andò nelle «Indie Orientali» convinto che chi scevano il Dio di Gesù Cristo e adoravano i loro Dei?
non ascoltava e accettava il vangelo era privato della sal- - È accolta da Dio la preghiera che gli indigeni rivolgono
vezza. ai loro Dei?
- Le religioni indigene contengono qualche parte di verità
• In occasione della visita di Giovanni Paolo II in Perù nel o tutta la verità?
1985, Maximo Flores, del Movimento Indio di Kollasuyo - Se Cristo ci portò la salvezza ed essi non conobbero Cri-
(aymara), E m m o Valeriano, del Partito Indio (aymara) e sto, può giungere a loro la salvezza dello stesso Cristo?
Ramiro Reynaga, del Movimento Indio TupacKatari (ke-
- Perché essi non conobbero Cristo? Perché Dio si mani-
shwa) consegnarono al Papa una lettera nella quale scri-
festò nel Continente eurasiatico e non in quel luogo che
vevano: «Noi, indios delle Ande e dell'America, decidiamo
chiamiamo «americano»? È un'ingiustizia da parte di Dio
di approfittare della visita di Giovanni Paolo II per resti-
privarli di qualcosa di essenziale per la salvezza? Forse che
tuirgli la sua Bibbia, perché in cinque secoli essa non ci ha
Dio per secoli limitò il suo rapporto con gli essere umani
dato né amore, né pace, né giustizia. Per favore, riprenda
ai confini del mondo giudeo, di cui ci narra l'AT?
la sua Bibbia e la restituisca ai nostri oppressori, poiché
loro hanno bisogno dei suoi precetti morali più di noi. Per- - Bisogna essere cristiani per salvarsi?
ché dalla venuta di Cristoforo Colombo sono stati imposti - E se non bisogna esserlo, a cosa serve il cristianesimo?
all'America con la forza, una cultura, una lingua, u n a reli- - Hanno senso le missioni, i missionari, l'evangelizzazio-
gione e valori propri dell'Europa. La Bibbia arrivò a noi co- ne missionaria? Che senso hanno?
me parte del progetto coloniale imposto. È stata l'arma ideo- (Non si deve pretendere di rispondere a tutte le domande
logica di questo assalto colonialista. La spada spagnola che né di giungere a u n accordo fra tutto il gruppo in questo
di giorno attaccava e assassinava il corpo degli indios, di dialogo, che servirà solo ad attivare questa tematica nel
notte diventava una croce che legava l'anima india» 9 . gruppo; m a più avanti torneremo su questi temi).

III. Domande per riflettere e per dialogare IV. Esercizi raccomandati


Una volta lette queste testimonianze storiche, impostiamo - Studiare le origini della presenza della religione attual-
le questioni teorico-pratiche che da esse emergono: mente maggioritaria nel nostro paese, che sia o non sia il
- Quali tratti consideriamo caratterizzanti l'atteggiamento cristianesimo, in qualunque continente il gruppo si trovi.
che il cristianesimo ebbe verso le religioni indigene che in- Come giunse quella religione in questa terra? C'era u n a po-
contrò al suo arrivo in America? polazione autoctona di un'altra religione? Qual è stato l'at-
- Pensavano i cristiani che le religioni indigene avessero teggiamento (la «teologia delle religioni») della religione
qualche valore? Oppure avevano persino u n valore negati- che giunse? Come avvenne l'«incontro»? Fare u n o sforzo
vo, ai loro occhi? Come si spiega che non ebbero alcuna per conoscere la storia dei rapporti tra le religioni che so-
riserva nello sradicarle e nel distruggerle? no state presenti sulla nostra terra.
- Vari tra i libri indicati nella bibliografia seguente con-
Anticipando la tematica del nostro corso, possiamo ora in- tengono elementi molto importanti sul comportamento del
terrogarci e conversare: cristianesimo al suo arrivo nel Continente americano e il
suo rapporto con le religioni indigene. Dove sia possibile,
si può distribuire una selezione di letture tra i componen-
9
Agenda Latino-americana 1992, p. 57. ti del gruppo; prima della sessione di lavoro e, durante es-

44 45
VIGIL JOSÉ MARIA, Valor salvifico de las religiones no crìstianas,
sa, ciascuno espone n o n solo il contenuto della lettura m a <http://servicioskoinonia.org/relat/027.htm>; Diakonia 61 (mar-
anche il giudizio che l'atteggiamento del cristianesimo di zo 1992) pp. 23-40, Managua. Estudios Ecuménicos 33 (enero
fronte alla religione indigena si è meritato; tutto ciò se- 1993) pp. 23-29, Mexico.
guito da un dibattito generale.

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47
46
Capitolo quinto d'Europa nell'invasione dell'America e nella persecuzione
e distruzione delle religioni indigene; più tardi avrebbe ap-
L'ermeneutica del sospetto profittato dell'espansione neocoloniale dell'Occidente la-
sciandosi condurre verso gli altri continenti;
- la teologia e la spiritualità cristiane, in ognuno dei loro
testi e dei loro gesti, lasciano trasparire la convinzione di
essere l'unica religione vera e assoluta, il destino religioso
Per completare il nostro «partire dalla realtà» o «vedere», ci finale per tutta l'umanità.
confronteremo con un atteggiamento o criterio interpretati-
vo che consideriamo necessario sia perché la nostra visione In queste convinzioni hanno vissuto i cristiani durante qua-
della realtà sia matura e critica, sia per suscitare in noi un si 20 secoli (fino ad appena 40 anni fa), continuando tran-
atteggiamento di vigilanza, perché le nostre elaborazioni teo- quillamente e senza discussione a essere convinti che la lo-
logiche non siano inconsapevolmente influenzate da interessi ro fosse l'unica religione vera, l'eletta, la predestinata, quel-
propri o altrui. la chiamata a evangelizzare tutto il mondo con le sue mis-
sioni e i suoi missionari, quella a cui presto o tardi tutta
l'umanità si sarebbe convertita. Senza dubbio, l'evoluzio-
I. Per sviluppare il tema ne del mondo, lo sviluppo delle comunicazioni e dei mo-
vimenti migratori, la crescita demografica dei paesi del Ter-
Ciascuno di noi deve fare il bilancio di questo sguardo che zo Mondo, l'espansionismo dell'islam, la nuova situazione
abbiamo dato alla storia nelle lezioni precedenti, con l'at- di convivenza plurireligiosa sorta come conseguenza di tut-
tenzione posta al tema del pluralismo religioso. Il bilancio to ciò, e lo sviluppo di u n a mentalità più cosciente e criti-
critico che noi proponiamo è piuttosto preoccupante: ca, h a n n o favorito il sorgere di un atteggiamento di sospet-
to, che spinge molti cristiani e teologi a interrogarsi su que-
- la Scrittura e le tradizioni fondanti del cristianesimo di- ste convinzioni fino ad ora intoccabili.
sconoscono di principio il pluralismo religioso;
Sta apparendo sempre più chiaramente ai cristiani, spe-
- il cristianesimo, che era una religione marginale e per- cialmente agli storici e ai teologi, la possibilità che tali con-
seguitata alla sua origine, più tardi, quando fu accettata vinzioni che pretendevano di apparire come nettamente
dall'impero romano, andò a sostituire la religione di quel- teologiche e puramente religiose, potrebbero essere anche
lo stesso impero, imponendosi come unica, perseguitando frutto di motivazioni occulte e interessi nascosti, cosicché
le altre e legittimando in ultima istanza l'impero...; potrebbero in realtà fungere da «ideologie», vale a dire, da
- la religione cristiana visse molti secoli unita al potere, «costruzioni teoriche razionali destinate a giustificare i pro-
come religione di Stato (regime di cristianità), imposta ob- pri interessi corporativi» 1 .
bligatoriamente, intollerante, ritenendosi l'unica e assolu- Tornando a guardare la storia del cristianesimo con u n
ta religione; cuore sensibile verso i poveri e le vittime, vediamo che è
- la religione cristiana h a intrapreso guerre religiose con- u n a storia di molta sofferenza, di grande mancanza di li-
tro altre religioni (le crociate innanzitutto) e ha convissu- bertà, di numerose religioni assoggettate, perseguitate, di-
to tranquillamente con alcune delle maggiori violenze del- strutte... è u n a storia di conquiste e colonizzazioni di ter-
la storia, legittimandole nella pratica (la schiavitù, la «con- ritori, di sfruttamento economico internazionale dei pove-
quista» del Continente americano, la globalizzazione del
capitalismo, l'usura dell'attuale debito estero...);
1
- il cristianesimo si lasciò condurre per m a n o dai poteri Vi è un altro significato positivo della parola «ideologia»; qui la con-
sideriamo in questo significato critico negativo.
48 49
ri da parte di u n Nord ricco... e «cristiano». È evidente che gioni, deve essere sottoposta a critica in base a questa er-
tutto questo non è positivo né può pretendere di giustifi- meneutica del sospetto e deve, almeno, essere riconsidera-
carsi come volontà di Dio... ta, perché di principio è sospettata di essere un'ideologia.
Questo principio apre la strada alla seconda parte del no-
La domanda è: in tutta questa storia di violenza, di espan- stro corso, il «giudicare». Andremo a riesaminare e rico-
sione, di conquista, di dominazione... e con questo bilan- struire la nostra teologia da questa prospettiva della plu-
cio, avrà giocato qualche ruolo la dottrina dell'unicità e il ralità delle religioni, molto attenti a che la nostra teologia
carattere assoluto del cristianesimo? La dottrina, la teolo- non sia un'ideologia, cercando di renderci consapevoli - e
gia, la spiritualità... saranno state autonome, indipenden- liberi - degli interessi di ogni genere che s'intrecciano al
ti, neutre, puramente religiose, sorte direttamente dalla di sotto delle nostre affermazioni teologiche.
fonte divina stessa... o saranno state anche, in qualche mo-
do, frutto degli interessi umani dei loro protagonisti? Cioè, «L'ermeneutica del sospetto» non è l'invenzione di nessun
avranno avuto una componente «ideologica»? genio filosofico e nemmeno un semplice frutto della criti-
ca moderna; in realtà ha u n fondamento anche evangelico,
Un buon metodo per adottare u n atteggiamento coscien- poiché può riferirsi direttamente alle parole di Gesù: «Non
temente critico consiste nel farsi la vecchia domanda del può un albero buono dare frutti cattivi» (Mt 7,15-20; Le
diritto romano: «Cui bono?», ossia, per il bene di chi? A be- 6,43). Una dottrina che produce frutti dannosi o peccami-
neficio di chi, una determinata teologia o dottrina? È pos- nosi non può essere considerata corretta o veritiera. Non
sibile che certe dottrine si siano sviluppate teologicamen- può essere «ortodossia» (dottrina corretta) poiché in se
te per influsso dell'interesse di determinati gruppi, i quali, stessa non è neppure «ortoprassi» (pratica corretta).
beneficiandone, potevano giustificare la loro egemonia o
dominare su altri gruppi... È possibile... perché è molto Molte opinioni e dottrine che abbiamo potuto vedere nel-
umano. la storia del cristianesimo non adempiono al «minimo eti-
co», questa «regola d'oro» che il Vangelo esprime: «Non
Alcuni autori chiamano questo atteggiamento critico di so- fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a
spetto «ermeneutica del sospetto»: un atteggiamento «in- te» (Mt 7,13; Le 6,31). Ci sentiremmo molto offesi se le al-
terpretativo» (questo significa la parola «ermeneutica») che tre religioni assumessero nei nostri confronti atteggiamenti
si occupa di scoprire le radici e i fattori inconsci o effetti- simili ad alcuni di quelli che noi abbiamo tenuto verso di
vamente nascosti che sono intervenuti nella elaborazione loro nelle nostre posizioni dottrinali. Dobbiamo sottopor-
della teoria o della dottrina, in questo caso della teologia re nuovamente al giudizio del Vangelo queste dottrine che
cristiana. per tanto tempo abbiamo potuto ingenuamente procla-
mare, sottoponendole all'ermeneutica del sospetto e ri-
Con questo atteggiamento è necessario riesaminare nuova- considerandole 2 .
mente la storia e vedere in quanti casi alcune dottrine, teo-
logie o disposizione ecclesiastiche... malgrado si presentas-
sero apparentemente come affermazioni strettamente reli- Due osservazioni
giose, abbiano svolto la funzione di giustificazione ideolo-
gica delle azioni di forza che il gruppo cristiano ha eserci- • Adottando questa «ermeneutica del sospetto», in realtà
tato contro altri gruppi che furono le vittime del nostro egoi- stiamo dando un orientamento non neutrale alla «Teologia
smo corporativo, mascherato religiosamente.
Affermiamo questo principio: tutta la dottrina o teologia o
2
spiritualità che nel passato ha prodotto effetti deleteri di «Dobbiamo seguire la regola d'oro e concedere all'esperienza reli-
oppressione, dominio, disprezzo, che è stata causa di do- giosa delle altre grandi tradizioni la stessa presunzione di possibilità
di affidabilità cognitiva che reclamiamo per la nostra» (Hick, God
lore o di distruzione... contro altri gruppi, popoli o reli- has Many Nantes, The Westminster Press, Philadelphia 1982, p. 24).

50 51
delle religioni» che stiamo elaborando. Deve essere u n a teo- II. Testimonianze antologiche
logia a partire «dall'opzione per i poveri», intendendo con per esercizi didattici in gruppo
«poveri» tutto il forte e ampio significato della parola: non
solo chi è economicamente povero, ma anche colui che è • Il «Requerimiento» (intimazione - ingiunzione) è il testo
culturalmente povero (per essere «altro»), la persona emar- che la Spagna conquistatrice del secolo XVI decise di «leg-
ginata per ragioni di genere (per essere «altra»), la razza gere» ai capi indigeni per far loro conoscere i titoli che cre-
considerata inferiore, la cultura disprezzata, la classe sfrut- deva legittimassero il suo diritto a impossessarsi di «Isole
tata, la minoranza emarginata... Dal punto di vista dell'op- e Terraferma». Se, avendo ascoltato queste ragioni, i capi
zione per i poveri, «povero» è la persona «che subisce in- indigeni non si fossero sottomessi, sarebbero stati consi-
giustizia» 3 . Da questa prospettiva, da questa opzione, che derati ribelli contro la Corona, il che avrebbe giustificato
è la prospettiva e l'opzione del Dio della Vita e della Giu- la guerra contro di loro. Poiché non poteva essere diver-
stizia, vogliamo costruire dal primo momento la nostra samente, in quell'epoca e nel paese dei Re Cattolici, il «Re-
«teologia del pluralismo religioso». querimiento» è u n documento giuridico che rimanda ad
argomenti nettamente teologici e religiosi. È istruttivo esa-
• Bisogna anche osservare che questa «ermeneutica del so- minare la teologia soggiacente ed esplicita che utilizza, e
spetto» non si applica solo al carattere «ideologico» delle definire se ha realmente u n fondamento teorico o ideolo-
dottrine religiose nel campo degli interessi socio-econo- gico. Il «Requerimiento» è il ragionamento, l'argomenta-
mici-politici, m a in tutti i campi. Per esempio, nel carhpo zione che la Spagna del secolo XVI dà a se stessa, per giu-
«culturale». La religione è, antropologicamente parlando, stificare il suo «diritto» a impossessarsi delle terre di cui
parte della cultura ed è, in buona misura, debitrice del con- aveva appena conosciuto l'esistenza. E la Giunta di Valla-
testo culturale in cui si è storicamente sviluppata. La cul- dolid affida quest'argomentazione al teologo Palacio Ru-
tura, che è nel complesso una sorta di «conoscenza inte- bio, che fonda quella pretesa economica e politica sui prin-
ressata», si basa a sua volta su aspetti materiali che la con- cipi più universali della sua teologia 5 .
dizionano e la rendono possibile, favorendone sviluppi e
interpretazioni differenti in funzione delle necessità della Dopo la lettura, si dibatta in gruppo ciò che in quella teolo-
vita. Oggi è già molto studiato, da parte dell'antropologia gia strumentalizzata è vero principio e ciò che ha funzione
culturale, il legame della religione con questi condiziona- ideologica. Si applichi «l'ermeneutica del sospetto».
menti materiali e interessi sociali del gruppo umano, sen-
za che questo sia di ostacolo al suo carattere al contempo • All'epoca del famoso «triangolo negriero» tra Europa,
autonomo. Tutto ciò è anche u n aspetto dell'ermeneutica, Africa e America, per tre secoli non solo si tollerò la schia-
culturale in questo caso, che non affrontiamo ora, ma che vitù negra, ma anche di fatto la si giustificò utilizzando af-
è necessario tener in conto. Mediante l'«ermeneutica del fermazioni esplicitamente teologiche e religiose 6 .
sospetto», dunque, si può e si deve evidenziare il possibi-
le carattere «ideologico» e «interessato» di u n a dottrina,
rispetto a qualunque dimensione della realtà: economica,
politica, culturale, di genere... 4 . mente come rivelato quello che ci è stato detto di accettare...» (La
naturaleza de la tnujery el mètodo de la teologia, in Selecciones de Teo-
logia 142 (1997) p. 99.
5
II testo cartaceo si può trovare in Agenda Latinoamericana 1992, pp.
3
J.M. Vigil, La opción por los pobres es opción por la justicia y no es 18-19; in internet si può vedere nell'archivio dell'Agenda Latinoame-
preferencial, in Rivista Teologica Xaveriana, 49, gen.-mar. 2004, Bo- ricana (<agenda.latinoamericana.org/archivio>), cercando nell'anno
gotà. In Enfoque, giugno 2004, Cochabamba. 1992. E in molti libri storici.
4 6
Mary Aquin O' Neill dice, per es., che questa è una delle costanti II testo è una selezione (la seconda parte) dell'articolo La misión
nella metodologia della teologia fatta dalle donne. «Noi donne ci av- profética de la Vida Religiosa ante el neoliberalismo, in Diakonia 68
viciniamo ai testi del cristianesimo con un sospetto. Convinte che c'è (die. 1993) pp. 16-25, Managua, di José Maria Vigil. Accessibile an-
un pregiudizio androcentrico, non possiamo più accettare semplice- che in <servicioskoinonia.org/relat/048.htm>.

52 53
Si discuta poi se le affermazioni teologiche che si facevano tere «per la salvezza delle anime e la gloria della santa Fede
erano realmente ortodosse o eterodosse, puramente religiose cattolica». Può essere ortodossa una concezione del mini-
o interessate e «ideologiche». stero papale che, appellandosi al Vangelo (Mt 16,17-19), de-
duce da questo simili terrificanti diritti sui «saraceni, paga-
• «Il romano pontefice, vicario di Gesù Cristo e successo- ni e altri nemici di Cristo»? Qualcuno può pensare che le pa-
re del padrone delle chiavi del cielo, esamina con atten- role di Gesù rivolte a Pietro avrebbero potuto concedergli una
zione paterna tutti i luoghi del mondo e le qualità delle simile autorità imperiale, assoluta e totale su tutto il mon-
genti che in essi vivono. E cercando la salvezza di tutti, or- do? Ha un carattere ideologico questa «teologia del primato
dina e dispone ciò che crede sarà gradito alla Divina Mae- di Pietro»? È vera o falsa questa teologia?
stà e porterà all'unico gregge del Signore le pecorelle che
gli sono state affidate, ottenendo per loro il perdono e il • «L'affermazione fondamentale della teologia della cri-
premio dell'eterna felicità [...] stianità è quella secondo cui "al di fuori della Chiesa non
c'è salvezza". Per questa ragione gli indios e i negri devo-
Considerando con la debita attenzione tutto quanto abbia- no assumere i valori, gli usi e i costumi della civilizzazio-
mo esposto, così come, poco tempo fa in un altro docu- ne occidentale» 8 .
mento, abbiamo concesso facoltà e piena libertà al citato
re Alfonso di invadere, conquistare, espugnare, ridurre e • «Nessun testo e nessuna ricerca (né nessuna teologia o
soggiogare tutti i regni, ducati, principati, domini, posse- dottrina religiosa), per quanto oggettivi pretendano di es-
dimenti e beni mobili e immobili dei saraceni, pagani e al- sere, possono evitare di essere guidati da u n orizzonte d'in-
tri nemici di Cristo, e di ridurli in perpetua schiavitù, e di teresse. Conoscere è sempre interpretare. La struttura er-
appropriarsi per sé e per i suoi successori... dei regni, du- meneutica di tutto il sapere e di tutta la scienza è tale che
cati, principati, domini, possedimenti e beni, dichiariamo il soggetto sempre entra con i suoi modelli, paradigmi e
ora che l'Infante ha acquisito e possiede legittimamente tut- categorie nella composizione dell'esperienza dell'oggetto
te le isole, terre, porti e mari di questo genere... e con la mediata dal linguaggio. Il soggetto non è ragione pura: è
presente Lettera glieli doniamo perpetuamente e ne diamo inserito nella storia, nel contesto socio-politico e si muove
la proprietà al citato re Alfonso, all'Infante e ai loro suc- per interessi personali e collettivi. Per questo, non esiste
cessori...». u n sapere esente dall'ideologia e puramente disinteressa-
E a tutti i fedeli cristiani... proibiamo con questo decreto to» 9 .
di portare, direttamente o indirettamente, armi, ferro, o al- Commentare questo testo che esprime in sintesi una convin-
tre cose proibite dalla legge, in tutti i luoghi... conquista- zione filosofica propria dell'epoca moderna: non esiste un te-
ti o in possesso del re Alfonso e dei suoi successori, di na- sto, una scienza, una tecnica... e neanche una dottrina reli-
vigare o pescare nei suoi mari, di intromettersi... o tenta- giosa o una teologia che siano «neutri», puramente «oggetti-
re di ostacolare, direttamente o indirettamente, il pacifico vi», asettici, apolitici, senza ideologia, senza interessi consa-
possesso di questi luoghi da parte del re Alfonso o dei suoi pevoli e inconsapevoli...
successori...» 7 .
• «Chi è senza ideologia scagli la prima pietra», famoso in-
Ci sono solo poche premesse teologiche in questo testo, rife- tervento di Mons. Smith, vescovo ausiliare di Lima, nella
rite al ministero di Pietro, ma sono sufficienti per far deri- IV Conferenza del CELAM a Santo Domingo, 1992. Com-
vare da esse un'«autorità apostolica» come facoltà di ripar- mentare.
tire il mondo e autorizzare la schiavitù perpetua dei suoi abi-
tanti, a favore dei principi cristiani che si supponeva rice-
8
vessero queste ricompense per meglio continuare a combat- Ferraro, Benedito, Cristologia, Vozes, Petrópolis 2004, p. 23.
9
L. Boff, Pasión de Cristo, pasión del mundo, Indoamerican Press Ser-
vice, Bogotà, 1978, p. 15; o anche in Jesucristoy la liberación delhom-
7
Bullarìum Romanum, V, pp. 111-114. bre, Cristianidad, Madrid 1981, p. 289.

54 55
• «La verità, Pilato, è questa: porsi di fianco agli umili e a to e trasformare la storia con un presente e u n futuro di ve-
quelli che soffrono» (Van der Meersch) 10 . Commentare. rità fedele al Vangelo e a coloro che, fino ad ora, sono stati
Questa frase è disponibile in poster nei Servicios Koinonia le vittime. Un altro cristianesimo è possibile...
(<http://servicioskoinonia.org/posters>). Fare queste analisi n o n è ansia di criticismo, né sottigliezza
intellettuale, m a semplicemente mettere in opera con la
• Esercizio raccomandato: Il Concilio di Lima (anno 1567) massima attenzione la parola di Gesù: «Non fare agli altri
proibì le ordinazioni sacerdotali degli indios. Facciamo l'e- ciò che non vorresti gli altri facessero a te», o quelle sotti-
sercizio collettivo di immaginare quali ragioni teologiche e li percezioni tipicamente sue: «Non chi dice "Signore, Si-
bibliche potè addurre per giustificare la sua decisione. Al gnore", ma chi fa la volontà del Padre mio».
contempo «sospettiamo» quali ragioni economiche, politi-
che, culturali... furono anche la causa di quella proibizione
di aprire il ministero sacerdotale cristiano agli indigeni 11 . IV. Domande per riflettere e per dialogare

III. Applicazioni alla vita - Qual è il tuo personale bilancio della storia del cristia-
nesimo rispetto al tema del pluralismo religioso? È altro
Tale «ermeneutica del sospetto» studiata in questa sessio- rispetto a quanto qui presentiamo? In quali aspetti? Con-
ne è u n principio di massima applicabilità alla vita, tanto dividi e dialoga con i compagni/e.
a livello collettivo, civile o ecclesiale, come a livello indivi- - La parola «ideologia» è utilizzata a volte con significato
duale o personale. Tutti dobbiamo sapere che non esisto- negativo e a volte con significato positivo. Sono due signi-
no i principi neutri, né la scienza neutra e neanche la tec- ficati diversi. Si possono distinguere? Spiega la differenza.
nologia neutra... così come n e m m e n o la teologia o la spi- - Cosa si può rispondere all'obiezione di coloro che han-
ritualità neutre... Tutto è situato entro la «correlazione di no u n a visione molto idealista e pensano che se lo Spirito
forze» sociali, entro il confronto d'interessi della società e guida il Popolo di Dio, questo non può lasciarsi trascina-
della storia. re da interessi meschini o addirittura peccaminosi?
- È certo che i nostri interessi influenzano la nostra ma-
Anche la mia opinione, la mia scienza, la mia teologia e la niera di pensare? Commenta quel proverbio che dice: «Vi-
mia spiritualità sono collocate in questo campo magneti- vi come pensi, perché se no finirai per pensare come vivi».
co degli interessi propri e altrui, ai quali non posso sot- - Si p u ò argomentare contro u n a dottrina o teologia, non
trarmi. Perciò devo esaminare l'influsso che possono eser- con assunti teorici m a appellandosi ai suoi effetti pratici e
citare su di me, e fino a che punto permetto di lasciarmi sociali? Non è u n a forma inadeguata di argomentazione?
portare da essi... - Solo per cominciare a esplorare il tema: quali afferma-
zioni teologiche o bibliche h a n n o potuto fungere, di fatto,
A livello collettivo, ecclesiale o del cristianesimo nel suo in-
come fondamento ideologico del machismo nella società e
sieme, posso considerare di essere u n cristiano adulto che
nella chiesa? Fare u n elenco delle possibili basi bibliche e
giudica la propria storia, per non giustificare né ripetere i
teologiche del patriarcalismo.
soprusi che noi cristiani abbiamo commesso nella storia,
con la Bibbia e la teologia in mano. Vogliamo chiedere per-
dono per i comportamenti ideologizzati espressi nel passa-
Bibliografia
10
11
Alfonso Comin, in Misión Abierta 70 (marzo 1977), ultima pagina. KNITTER PAUL, NO Other Name? A Criticai Survey of Christian At-
Vedere il documento del Concilio di Lima in Marzal, Manuel e al-
tri, O rostro indio de Deus, Vozes, Petrópolis 1988, pp. 202-203. An- titudes Toward the World Religions, Orbis Book, Maryknoll
che Marzal,, M., La transformación religiosa peruana, Pontificia Uni- 2000 (12° ristampa); alle pp. 163-165 parla espressamente del-
versidad Católica, Lima 1983, p. 322. l'ermeneutica del sospetto.

56 57
PIXLEY JORGE, Es possible una evangelìzaciòn no imperialista? Ri- Capitolo sesto
cerche bibliche in: <http://servicioskoinonia.org/relat/071.
htm>. Strumenti logici: nomi, concetti
REZENDEE VALERIA, Historia de la Iglesia de Brasil. Periodo colo- e classificazioni
nial, nella biblioteca di Koinonia (<http://servicioskoinonia.
org/biblioteca>). Si tratta di una rilettura della storia della
Chiesa brasiliana coloniale con r«ermeneutica del sospetto»
e dalla prospettiva dell'opzione per i poveri. Tratta molto be-
ne il tema afro-americano, piuttosto sconosciuto, in genera-
le.
Abbiamo detto che il nostro metodo consiste nel «vedere, giu-
VIGIL, JOSÉ MARIA., La misión profética de la vida religiosa ante el
neoliberalismo, RELaT n. 48, Diakonia 68 (dicembre 1993) pp. dicare e agire». Per quanto riguarda il «vedere», ci siamo ac-
16-25, Managua; Enfoque, Conferencia Boliviana de Religio- costati a diversi aspetti della realtà. È il momento di passa-
sos, 87 (settembre 1994) pp. 5-14, La Paz; Nuevo Mundo, 165- re alla seconda parte: quella di «giudicare» la realtà che ab-
166 (1994) pp. 157-172, Caracas. biamo cercato di «vedere». Per questo è necessario, in pri-
mo luogo, dotarci di alcuni strumenti con i quali poter ri-
flettere sulla realtà conosciuta. Concretamente abbiamo bi-
sogno di:
a) un chiarimento dì linguaggio (concetti, nomi, definizio-
ni, distinzione dei termini...);
b) una classificazione delle possibili posizioni che l'esperienza
suggerisce di adottare rispetto al tema, per iniziare a orien-
tarci.

I. Per sviluppare il tema

1. Nomi e concetti

Teologia delle religioni (TR): la «teologia» può essere de-


finita in molti modi, m a nel suo significato più ampio è u n
concetto che, in ogni caso, appartiene al c o m u n e bagaglio
culturale. Teologia è riflessione alla luce della fede. «Teo-
logia» significa studio su Dio. Per estensione, teologia è
ogni riflessione che si fa a partire dalla fede su qualsiasi
oggetto o tema adeguato.
La teologia che riflette su qualche oggetto o dimensione
concreta del mondo della fede è u n r a m o della grande teo-
logia. Possiamo così enumerare diversi rami: la teologia
dei sacramenti o sacramentaria, la teologia sulla Chiesa o
ecclesiologia, la teologia sulle realtà ultime o escatologia,
ecc.
La «teologia delle religioni» è dunque il r a m o della teolo-
gia che fa delle religioni l'oggetto della p r o p r i a riflessione.
58 59
Le religioni sono l'«oggetto materiale» della TR, come i sa- in modo diretto o indiretto, si sono interrogati e hanno da-
cramenti lo sono della teologia sacramentaria o la Chiesa to le loro risposte, m a non è mai esistito u n corpo dottri-
10 è della ecclesiologia. La TR vuole riflettere sul signifi- nale che potesse essere considerato una riflessione siste-
cato delle religioni, il significato che hanno nel piano di matica sulle religioni, non c'è stata u n a vera TR. Questa
Dio, la loro validità salvifica, i rapporti fra di esse, ciò che appare come teologia nella seconda metà del XX secolo.
h a n n o in comune e ciò che le differenzia, ecc. Questo sa- Si ritiene infatti che il primo libro di TR sia stato quello
rebbe l'«oggetto formale» della TR. di Heinz Robert Schiette, intitolato Le religioni come tema
della teologia, pubblicato nel 1963 5 .
Teologia del pluralismo religioso (TPR): è semplicemen-
te u n nuovo nome della teologia delle religioni (TR). È u n Il Concilio Vaticano II è stato l'occasione, senza precedenti
sinonimo, significa la stessa cosa 1 . né paragoni in tutta la storia, nella quale u n a Chiesa cri-
stiana ha parlato di più e più positivamente delle religioni
È u n nuovo nome che si sta imponendo, perché i teologi non cristiane 6 . Le affermazioni fatte significarono una por-
pare stiano scoprendo che il «pluralismo religioso», cioè ta aperta per i teologi, che rapidamente avanzarono su que-
la pluralità delle religioni, il fatto che siano molte e non sto terreno non ancora dissodato. Tutti sentivano - e an-
u n a sola... è il grande tema oggi centrale in questa teolo- cora sentono - che eravamo e che ci troviamo di fronte a
gia. All'inizio, alcuni decenni fa, è stato il tema della sal- un tema inedito, in una nuova tappa del rapporto tra le re-
vezza a costituire il centro della TR, la discussione prin- ligioni, che è anche ciò che ci permette di fare questa nuo-
cipale era: c'è salvezza nelle «altre» religioni? Ora c'è u n va riflessione. Ancora oggi alcuni dei più famosi autori di
consenso comune riguardo al tema della salvezza nelle «al- TR riflettono nei propri libri questo essere in costruzione:
tre» religioni (tutti ritengono che ci sia salvezza nelle al- «Verso u n a teologia cristiana del pluralismo religioso» è il
tre religioni), mentre la grande questione attualmente in titolo dell'opera più rappresentativa di Jacques Dupuis. La
discussione oggi è la pluralità stessa delle religioni, il plu- vivacità del dibattito, che il tema ha portato nella discus-
ralismo religioso 2 . Oggi «una teologia delle religioni non sione teologica, riflette la stessa cosa, così come la reazio-
p u ò non essere, in definitiva, una teologia del pluralismo ne di vigilanza e censura che tra i cattolici è stata adotta-
religioso» 3 . ta dalla Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant'Uf-
ficio).
11 cristianesimo, lungo i suoi venti secoli, si è interessato
al tema della presenza della salvezza nelle religioni non cri- L'aggettivo «cristiana», nel titolo citato dell'opera di Dupuis,
stiane 4 . In ogni epoca ci sono stati pensatori o teologi che, ci offre l'opportunità di segnalare una distinzione. «Teolo-
gia» è una parola e u n concetto di origine greca, che in realtà
1
esisteva prima del Cristianesimo. Tuttavia, attualmente «teo-
Utilizzeremo indifferentemente i due nomi, soprattutto per evitare logia» è considerata di fatto come u n concetto che appar-
- come diremo in seguito - il facile equivoco tra pluralismo (la plu-
ralità delle religioni) come contenuto della TPR e pluralismo come tiene alla religione cristiana, anche se in tutte le religioni è
schema di posizionamento (paradigma) all'interno della classifica- presente una teologia, spesso espressa con altri nomi. In ogni
zione delle diverse posizioni adottate dai teologi che hanno fatto TR. religione, effettivamente, è presente «una riflessione a par-
2
Dupuis spiega le ragioni del cambiamento di nome che si sta im- tire dalla fede», u n a fede che cerca di comprendere e riflet-
ponendo in questo ramo della teologia in Verso una teologia cristia-
na del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, pp. 18-19.
3
J. Dupuis, ibid., p. 271.
4
Può risultare interessante rivedere il libro di F.A. Sullivan, cHay sal- cessato di accompagnare le chiese cristiane, anche se mai ne è stato
vación fuera de la Iglesia?, Desclée, Bilbao 1999, che passa in rasse- fatto un trattato sistematico, un ramo teologico, come sarebbe avve-
gna la storia dell'assioma «extra Ecclesiam nulla salus», dall'inizio nuto più tardi con la «teologia delle religioni».
5
del cristianesimo sino ai nostri giorni. Lì si può vedere come questa H.R. Schiette, Die Religionen als Thema der Theologie, Verlag Her-
domanda sul significato delle altre religioni - soprattutto per la que- der K.G., Freiburg im Breisgau 1963.
6
stione della presenza o assenza in esse della salvezza - non ha mai Sullivan, ibid., p. 195.

60 61
tere più o meno sistematicamente. Ciò vuol dire che legitti- Le classificazioni sono parecchie, m a ci riferiremo solo al-
mamente la TR non esiste solo tra i cristiani. Non solo c'è le principali.
una TR cristiana, ma ci può essere una TR musulmana, bud- Metteremo in primo piano u n a classificazione tripartita,
dhista, o induista... Forse in alcune religioni non si chia- che è stata accettata universalmente per la sua chiarezza
merà «teologia» - ad esempio nell'induismo, a cui è alieno e semplicità (forse perché - come si vedrà - scaturisce in
il concetto stesso di Dio, «Theos» - ma, per intenderci, pos- maniera logica dalla stessa struttura della realtà). Alcuni
siamo parlare di «teologie» delle religioni elaborate da altre teologi la considerano insufficiente, ed è logico, perché tut-
posizioni religiose diverse dal cristianesimo, e dobbiamo sa- to ciò che è semplice semplifica e deve successivamente es-
pere che esistono o possono esistere ed è bene che esistano. sere reso complesso con ulteriori ripartizioni che diano ra-
gione delle sfumature che esistono nella realtà 7 .
Sorge allora una domanda: è possibile costruire una TR La classificazione più semplice 8 e, in qualche modo, uni-
che non sia cristiana né musulmana né di qualunque altra versalmente riconosciuta dei modelli o delle posizioni en-
religione, ma che pretenda di essere «inter-religiosa», aper- tro la TR è la seguente:
ta a tutte le religioni? Ci sono posizioni a favore e contra-
rie. In questo momento non c'interessa prendere posizio- A. Esclusivismo. Si chiama esclusivismo la posizione teo-
ne, ma semplicemente essere consapevoli che esiste una logica che sostiene l'esistenza di una sola religione vera,
«teologia cristiana delle religioni» - e che di principio ci che è quella rivelata da Dio e che possiede in esclusiva la
muoveremo nel suo ambito, finché non diremo altrimen- verità, mentre le altre sono religioni false, o religioni sem-
ti, ma esiste anche una teologia non cristiana delle reli- plicemente umane, o naturali, che n o n salvano.
gioni e forse si potrebbe anche pensare a una «teologia in- Nel Cristianesimo questa posizione è stata quella domi-
ter-religiosa delle religioni». nante e ufficiale nei venti secoli della sua storia sino agli
anni '60 del secolo scorso 9 .
Non è necessario sottolineare, essendo ovvio, che dobbia-
mo distinguere chiaramente la TR dalla scienza delle reli- B. Inclusivismo. È la posizione di chi sostiene che sebbe-
gioni, dall'antropologia delle religioni, dalla storia compa- ne la Verità e la Salvezza siano in u n a determinata reli-
rata delle religioni, ecc. Sono anch'esse scienze molto gio- gione, esse si fanno presenti - in forme più o meno defi-
vani, nate da poco più di u n secolo. citarie o imperfette - anche nelle altre religioni, ma come
una partecipazione della Verità e della Salvezza presenti
nell'unica vera religione.
2. Classificazioni: «mappa» dei modelli della TR Nel cristianesimo questa posizione viene espressa quando
si sostiene che solo la religione cristiana possiede la Verità
Nonostante la sua giovane età, la TR ha già fatto u n buon e la Salvezza e, sebbene anche in altre religioni ci siano
cammino e guardando indietro si può osservare che con-
ta una marcata varietà di posizioni, una molteplicità di ri- 7
sposte date dai teologi al problema centrale del significa- A volte questo significa solo che questi teologi si sentono a disagio
to della pluralità delle religioni. Negli ultimi 25 anni sono a essere classificati senza sfumature come pluralisti o inclusivisti.
8
Nella sua opera principale, Verso una teologia cristiana delle religio-
stati fatti vari tentativi di classificazione di queste posi- ni, e sebbene non condivida la classificazione, Dupuis scrive, di pas-
zioni. Il farci un'idea, sia pure sommaria o schematica, di saggio: «servendoci, per chiarezza, della classificazione di Schinel-
come si possono raggruppare o classificare, ci darà una vi- ler...» {ibid., p. 252). Quella di Schineller è di fatto la classificazione
sione d'insieme della storia e della situazione attuale del- tripartita, anche se c'è una suddivisione nel terzo punto.
9
la TR e comincerà a fornirci elementi di giudizio per po- «Il Corano afferma che le buone opere senza la fede [musulmana]
ter prendere anche la nostra posizione all'interno di que- sono vane, una illusione (6,88; 18,103-105; 24,29...). Allo stesso mo-
do, la maggioranza dei teologi [musulmani] delle più diverse scuole
sta «mappa». Ci aiuterà a captare quali sono in questo mo- non esita a destinare all'inferno ogni non musulmano, qualunque sia
mento i punti decisivi o più importanti dell'edificio in co- il valore delle sue opere» (R. Caspae, Para una vision cristiana del
struzione della TR. Islam, Sai Terrae, Santander 1995, p. 181).

62 63
«elementi di verità», Dio le ha depositate pienamente solo In ambito cristiano, questa classificazione tripartita è so-
nella religione cristiana. La salvezza per l'Umanità sareb- lita utilizzare anche altre categorie e altri nomi, che corri-
be stata conquistata concretamente da Gesù Cristo, che l'ha spondono specularmente ai tre citati, nel seguente modo:
depositata nella sua Chiesa. Partecipano alla Salvezza an-
che i non cristiani, non per u n a presunta validità delle lo- A. Ecclesiocentrismo. Di fatto, nel cristianesimo, la posi-
ro religioni, ma per il potere di Cristo, che li raggiunge «in zione esclusivista non può che porre al centro di tutto la
una maniera conosciuta solo da Dio»10. In realtà i non cri- Chiesa cristiana (qualunque essa sia). La Chiesa cristiana
stiani non si salvano «in quanto» partecipano alla propria è al centro del piano di salvezza di Dio. Solo la Chiesa è
religione, bensì «malgrado» aderiscano ad essa. depositaria della salvezza e tutte le altre religioni sono de-
Questa posizione è quella che si fece strada nel mondo teo- stinate a scomparire e ad essere incluse nella Chiesa. Tut-
logico - a partire soprattutto dalla Chiesa cattolica - in- to nel mondo e nella storia u m a n a guarda alla Chiesa co-
torno agli anni del Concilio Vaticano IL me al suo centro e alla sua destinazione. Questa posizione
è esemplificata nella nota sentenza: «Fuori della Chiesa
C. Pluralismo 11 . È la posizione teologica di chi afferma non c'è salvezza» 12 .
che tutte le religioni partecipano della salvezza di Dio,
ognuna a suo modo e autonomamente. Vàie a dire: non c'è B. Cristocentrismo. Sarebbe il nome cristiano dell'inclusi-
una religione che stia al centro stesso dell'universo reli- vismo. In questa posizione non si pensa più che solo nella
gioso... Al centro c'è solo Dio. Le religioni ruotano attor- Chiesa cristiana c'è salvezza e che le religioni sono prive del-
no a Dio, come i pianeti attorno al sole. In tutte le religio- la presenza salvifica di Dio... Si pensa piuttosto che anche
ni Dio viene incontro all'uomo, senza che ci sia un'unica fuori del cristianesimo, anche nelle altre religioni non cri-
religione vera, neppure una religione privilegiata inclu- stiane, sono presenti la Verità di Dio e la sua Salvezza, però
dente, a cui tutte le altre sarebbero debitrici o sussidiarie. si continua a ritenere che questa Verità e questa Salvezza
Nel cristianesimo questa posizione sostiene che lo stesso siano proprie del cristianesimo, quelle manifestate da Gesù
cristianesimo non occupa il centro, ma ruota come una Cristo, il Figlio di Dio venuto in questo mondo. Nessuno
delle religioni attorno al centro, che è occupato solo da Dio. dunque si salva se non per la mediazione di Cristo, anche
Il pluralismo come posizione teologica esplicita ed elabo- se appartiene a un'altra religione e non conosce Gesù Cri-
rata è una posizione nuova nel mondo teologico cristiano, sto. Per questo parliamo di cristocentrismo. Una frase esem-
è molto recente e implica u n cambiamento radicale. plificatrice di questa posizione è: «Solo Cristo salva».

Sebbene abbiamo esemplificato i tre casi riferendoci al cri- C. Teocentrismo. Nel cristianesimo 1 3 questa terza posi-
stianesimo, le tre posizioni non sono proprie di questo né zione sostiene che al centro vi è Dio e solo Dio. Intorno a
di alcuna religione: in qualunque religione può venire adot- lui ci sono tutte le religioni, che si rapportano direttamente
tata l'una o l'altra posizione. Ci sono posizioni inclusiviste a lui, senza la mediazione cristiana. Cristo e il cristianesi-
anche nell'Induismo e nell'Islam, così come ci sono posi- mo stanno a fianco delle altre religioni, senza che debba-
zioni pluraliste tra i mistici sufi, ecc. no essere considerati come mediazioni assolute per esse.
Logicamente, questa classificazione può essere arricchita La prima e la seconda classificazione che abbiamo visto
dando spazio ad altre suddivisioni, sfumature, variazioni... sono identiche, dal punto di vista di u n a logica struttura-
È ciò che affronteremo nella lezione seguente. le, solo che la seconda utilizza u n a terminologia cristiana.

10 12
GS 22. Extra Ecclesiam nulla salus.
13
" Si tenga conto di quanto detto prima: qui «pluralismo» non indi- Non prendiamo ora in considerazione l'obiezione di coloro che di-
ca la «pluralità delle religioni», ma un concreto modello di posizio- cono che questa posizione non è cristiana, che non è compatibile con
ne dentro la TR. Non entriamo nella distinzione tra «pluralismo» e le principali credenze del cristianesimo; affronteremo la questione a
«pluralità»: cf. l'articolo di Jayanth citato nella bibliografia. suo tempo.

64 65
Noi, in questo corso, preferiamo utilizzare la prima no- Raimon Panikkar presenta a sua volta due classificazioni
menclatura, che è più universale e si può applicare a qua- quadripartite:
lunque religione; anche se potremo adottare la seconda
quando ci riferiremo all'ambito cristiano. a) esclusivismo
b) inclusivismo
Vediamo qualcun'altra delle classificazioni più conosciute e) parallelismo
in materia di TR. d) interpenetrazione.
Knitter è l'autore che ha proposto più schemi di classifi-
cazione e nomenclature. Nel 1985, nella sua famosa ope- Oppure quest'altra:
ra Nessun altro nome?14 dava questa classificazione:
a) modello geografico: cammini che conducono alla ci-
a) il modello evangelico conservatore (esclusivismo ra- ma della montagna
dicale) b) modello fisico: l'arcobaleno
b) il modello protestante generale (esclusivismo mode- e) modello geometrico: la variante topologica
rato) d) modello antropologico: il linguaggio 17 .
e) il modello cattolico (inclusivismo)
d) il modello teocentrico (pluralismo). Juan José Tamayo ha proposto ultimamente una tipologia
15
di sei atteggiamenti 18 ispirata, come quella di Knitter, a Nie-
Nel 1986, in un articolo d'antologia , ne diede un'altra, più buhr, però più ampia:
simbolica:
a) Cristo contro le religioni e la cultura: cristologia ed ec-
a) Cristo contro le religioni (esclusivismo) clesiologia escludenti
b) Cristo dentro le religioni (inclusivismo) b) Cristo al di sopra delle culture e i cristiani anonimi
e) Cristo sopra le religioni normativamente (pluralismo e) Armonia tra Cristo e la cultura
normativo) d) Normatività di Cristo per la salvezza
d) Cristo con le altre religioni (pluralismo). e) Plurali manifestazioni di Dio e pluralità di mediatori
Nel 2002, nell'ultimo libro in cui rielabora tutto il suo la- f) Salvezza attraverso la prassi storica di liberazione.
voro teologico degli ultimi 30 anni, ci offre una nuova pro-
posta:
3. Difficoltà
a) il modello della sostituzione, totale o parziale (esclu-
sivismo) Questo tema delle classificazioni e corrispondenti catalo-
b) il modello del compimento (inclusivismo assolutista) gazioni, che implicitamente ci troviamo a fare, di teologi e
e) il modello della reciprocità (pluralismo) teologie, risulta tanto utile e necessario quanto difficile e
d) il modello dell'accettazione (pluralismo post-moder- fastidioso. A nessuno piace essere catalogato rigidamente
no?) 16 . in una classificazione che non ha stabilito o i cui presup-
posti categoriali nemmeno condivide: dobbiamo rispettare
questa ritrosia a lasciarsi catalogare. D'altra parte è una ne-
14 cessità intellettuale il cercare di comprendere la realtà nel-
Cf. la bibliografia a fine capitolo.
15
P. Knitter, La teologia de las religiones en el pensamiento católico,
in Concilium 203, gen. 1986, pp. 123-134. Anche in <http://servicio- 17
skoinonia.org/relat/315.htm>. R. Panikkar, Il dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice, Assisi (1988)
16
I nomi nell'orignale inglese sono: the replacement model; the fulfìl- 2001 2 , pp. 27-58.
18
Iment model; the mutuality model; the acceptance model. Cf. P. Knit- J.J. Tamayo Fundamentalismo y dialogo entre las religiones, Trotta,
ter, Introducing Teologies ofReligions, Orbis Books, Maryknoll 2002. Madrid 2004.

66 67
la sua molteplicità, scoprendo i punti comuni e gli elementi vitabili 19 tra le religioni, sebbene pluralisticamente le si con-
che la differenziano: in questo consiste, tra l'altro, l'attività sideri tutte vie di salvezza...
intellettuale in generale e la teologia in particolare. Si trat- Non si tratta di teologi transfughi, che migrano da una po-
ta quindi di trovare u n equilibrio tra il rispetto - sempre sizione all'altra, m a del fatto che ci troviamo in un ramo
dovuto - alla rivendicazione da parte di ognuno d'interpre- della teologia molto giovane, che si sta sviluppando e, con
tare la propria posizione e la perentoria necessità profes- esso { tutti stiamo crescendo e imparando quasi ogni gior-
sionale di conoscere e comprendere, e per questo di classi- no. È u n segno di vitalità.
ficare e catalogare, fatto salvo il legittimo diritto di riven-
dicare la propria divergenza. Concludiamo ricordando ed esplicitando u n a distinzione
a cui abbiamo accennato solo di passaggio: la parola «plu-
Un chiaro esempio p u ò essere la difficoltà che incontra- ralismo» h a dunque, attualmente, due significati nell'am-
no le teologie africane e indiane dell'America Latina a ri- bito della TR. In primo luogo, ha il significato del dizio-
trovarsi in queste classificazioni, a giudicare dal malesse- nario: pluralismo religioso è la pluralità di religioni, il fat-
re che avvertono alcuni dei suoi rappresentanti di fronte to che le religioni siano molte; è u n significato diretto e
ad esse. Le categorie teologiche che sono alla base di al- semplice. Ma altro è il significato della parola pluralismo
cune di queste classificazioni, p o t r e m m o dire che ap- quando ci si riferisce a uno dei tre (o più) modelli in cui
paiono loro come «incommensurabili», impossibili da tra- si classificano le posizioni presenti nella TR (esclusivismo,
durre, non suscettibili di applicazione né di equivalenza inclusivismo, pluralismo). Questo secondo significato - che
con le proprie categorie, così che dicono di non poterle è un significato tecnico - non è quello immediato del di-
accettare. In realtà, nonostante questa difficoltà - forse zionario, m a allude a una forma specifica di concepire i
semplicemente interculturale - il dialogo teologico e lo rapporti tra le religioni, in contrapposizione all'esclusivi-
sforzo di comprendere la realtà, in u n modo o nell'altro, smo e all'inclusivismo. Bisogna fare attenzione, poiché mol-
prima o poi andrà avanti. Ciò che non possiamo fare è re- te persone, quando sentono la parola «pluralismo», la in-
stare paralizzati con la scusa della diversità culturale del- tendono nel primo significato (quello del dizionario) an-
le categorie utilizzate. che se lo si sta utilizzando in senso tecnico; è u n a confu-
sione molto comune, fonte di molti equivoci, perché i due
significati non sono comparabili.
D'altra parte le classificazioni, come la teologia stessa, so-
no vive e si evolvono: con il tempo e il dialogo si vanno Per spiegarci meglio: se parliamo della «teologia del plura-
creando nuove sezioni all'interno delle classificazioni, men- lismo religioso» è risaputo cosa lì significhi la parola «plu-
tre alcune tra quelle antiche vengono abbandonate o scom- ralismo» (pluralità di religioni); m a se parliamo di una «teo-
paiono... Possiamo riferirci al caso dell'«inclusivismo aper- logia pluralista del pluralismo religioso», intendiamo dire
to», terminologia oggi praticamente in disuso, che accolse che l'aggettivo «pluralista» si riferisce a u n a teologia non
per alcuni anni teologi che si sentivano a disagio nell'in- elaborata sul modello esclusivista né su quello inclusivista,
clusivismo - evidenziando così clamorosamente la neces- ma dalla «posizione del pluralismo». La maggiore novità
sità di un superamento - m a che non potevano accettare nel campo della TR non è il pluralismo religioso come plu-
di essere catalogati come «pluralisti» a causa dell'associa- ralità di religioni, ma il modello «pluralista» di concepire
zione allora inevitabile tra pluralismo e relativismo... Og- le relazioni tra le religioni. Ma tutto questo lo vedremo più
gi i principali autori riuniti sotto l'ombrello dell'«inclusi- ampiamente nella lezione seguente.
vismo aperto» preferiscono parlare di «pluralismo asim-
metrico», e con ciò hanno dato u n apporto notevole al pa-
norama teologico delle religioni: hanno messo in evidenza
il carattere «realistico» del pluralismo, che solo quando è
estremista potrà negare le differenze reali, concrete e ine-
Non per volontà di Dio, ma per gli stessi limiti umani.
68 69
II. Testi antologici lo di preparazione evangelica e non può non avere riferi-
mento a Cristo [...]. «Gli uomini non possono entrare in
• Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi comunione con Dio se non per mezzo di Cristo, sotto l'azio-
conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo te- ne dello Spirito» (Dominus lesus, 12).
me e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga,
è a lui accetto» (At 10,34-35).
• C'è una maniera sicura di non arrivare a Dio, ed è in- III. Esercizi pedagogici raccomandati
stallarsi in una religione (Raimondo Lullo).
Catalogare all'interno delle varie classificazioni presentate
• Non possiamo pretendere che una religione abbia la ve- i testi antologici riportati, o altri delle lezioni precedenti.
rità totale, né incasellare Dio in una di esse. Dobbiamo la- Cercare testi di altri autori, di scrittori religiosi classici (cri-
sciare a Dio di essere Dio, al di sopra delle nostre catego- stiani o no), o anche di preghiere o testi liturgici (cristia-
rie e definizioni. Perché nella misura in cui rinunceremo ni o no)... e catalogarli secondo alcune di queste classifi-
a possederlo, lo incontreremo come il Dio vero. Il vero Dio cazioni; analizzare poi nel gruppo se la catalogazione che
non è mai a nostra misura, come dice Eloi Ledere. si è fatta è corretta.
Il futuro principale del dialogo è la conversione a Dio. Non
si tratta prima di tutto di cambiare religione; che ognuno
segua quella che più lo convince. Anche se siamo convin- IV. Domande per riflettere e per dialogare in gruppo
ti che la religione cristiana è la migliore, dobbiamo ri-
spettare gli altri, che sono a loro volta convinti che la pro- - Che cos'è la «teologia»?
pria sia la migliore. Nessuno possiede la verità completa. - «Ogni cristiano o cristiana è u n teologo». Vero o falso?
Solo Dio (Antonio Peteiro Freire, vescovo cattolico di Tan- - Spieghiamo con le nostre parole che cos'è la teologia del-
geri, in Vida Nueva 2308, dicembre 2001, p. 50). le religioni.
- Il tema centrale della teologia delle religioni adesso è la
• Quando uno acquisisce una quantità infinitesimale di pluralità stessa delle religioni. Qual era prima? Perché c'è
Amore, si dimentica di essere musulmano, mago, cristia- stato questo cambiamento?
n o o infedele (Ibn 'Arabi, 1165-1240). - Ogni teologia è cristiana?
- Avevamo già sentito qualche volta la classificazione di
• Internet produce u n numero incalcolabile d'immagini che queste posizioni in materia di teologia delle religioni? Do-
compaiono su milioni di schermi di computer in tutto il ve?
pianeta. In questa galassia d'immagini e suoni apparirà il - A quale posizione tra quelle esposte (inclusivismo, esclu-
volto di Cristo e si sentirà la sua voce? Perché solo quan- sivismo, pluralismo...) apparteneva il cristianesimo nel
do si vedrà il suo volto e si sentirà la sua voce il mondo quale sono cresciuto e divenuto cristiano?
conoscerà la buona notizia della nostra redenzione. Que- - Qual è la posizione della mia chiesa locale?
sto è il fine dell'evangelizzazione. E questo è ciò che con- - Qual è la mia posizione personale?
vertirà Internet in u n o spazio autenticamente u m a n o , dal - Ho sperimentato nella mia vita qualche evoluzione su
momento che se non c'è posto per Cristo, non c'è neanche questo punto, o sono nella stessa posizione di sempre? Pos-
posto per l'uomo. Pertanto, in questa giornata mondiale so spiegare a che cosa è dovuta questa evoluzione, se c'è
delle comunicazioni, voglio esortare tutta la Chiesa a... stata?
{Messaggio di Giovanni Paolo IIper la XXXVI Giornata mon- - Nell'espressione: « teologia pluralista del pluralismo re-
diale delle comunicazioni sociali, 12 maggio 2002). ligioso», spiegare la differenza di significato delle due pa-
• Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella role «pluralista» e «pluralismo».
storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume u n ruo-
70 71
Bibliografia Capitolo settimo

COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, II cristianesimo e le reli-


Visione generale: esclusivismo,
gioni, Roma 1996, nn. 10-12. inclusivismo e pluralismo
D'COSTA GAVIN, Theology and Religious Pluralism: The Challenge of
Other Religions, Oxford 1986.
DUPUIS JACQUES, Gesù Cristo incontro alle religioni, Cittadella Edi-
trice, Assisi 1989, pp. 139-149, in cui dà una buona informa-
zione anche sulle varie classificazioni.
JAYANTH MATHEW, De la pluralidad al pluralismo, in Selecciones de Nella lezione precedente abbiamo elaborato i concetti fon-
Teologia 163, settembre 2002, pp. 163-176. damentali con cui muoverci nel campo che ci proponiamo
KNITTER PAUL, Nessun altro nome? Un esame critico degli atteg- di percorrere, quello della teologia delle religioni. Ora ci oc-
giamenti cristiani verso le religioni mondiali, Queriniana, Bre- cuperemo d'introdurci in una visione ampia delle diverse po-
scia 1991, l'originale è del 1985. sizioni teologiche, che lungo la storia si sono presentate nel
KNITTER PAUL, Introducing Theologies of Religions, Orbis Books, campo della teologia delle religioni. Le presenteremo attra-
Maryknoll 2002. verso un metodo storico-genetico, cercando di scoprire la lo-
PANIKKAR RAIMON, Il dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice, As- gica interna che spiega l'evoluzione storica di queste posi-
sisi 2001, pp. 27-58, l'originale inglese è del 1978. zioni teologiche.
RACE ALAN, Christians and Religious Pluralism, London 1983.
SCHINELLER J.P., Christ and the Church: a spectrum ofviews, in
Theological Studies 37 (1976) pp. 545-566. I. Per sviluppare il tema
TEIXEIRA FAUSTINO, Teologia de las religiones. Una vision panorà-
mica, Abya Yala, Quito 2005. 1. Quasi venti secoli di esclusivismo cristiano...
TORRES QUEIRUGA ANDRÉS, El diàlogo de las religiones, Sai Terrae,
Santander 1992, p. 8ss. Fino a buona parte del XX secolo, la posizione teologica
egemonica nel cristianesimo è stata quella dell'esclusivi-
smo. È certo che in u n a storia tanto dilatata nel tempo e
tanto estesa nello spazio, n o n è difficile incontrare pensa-
tori e correnti ecclesiali nelle quali si affaccino elabora-
zioni di una concezione più ampia della salvezza 1 . Però,
nonostante queste eccezioni, l'accento esclusivista può es-
sere segnalato chiaramente come quello che domina in que-
sta storia con u n peso, esplicito e ufficiale, schiacciante.
Le eccezioni, in questo caso, confermano solo la regola.
La massima espressione simbolica di questo esclusivismo
è costituita dalla famosa affermazione «extra ecclesiam nul-
la salus» (fuori della Chiesa non c'è salvezza). Attribuita da
alcuni al pensatore cristiano Origene, e da altri a san Ci-
priano, la formulazione letterale pare essere di Fulgenzio,
vescovo di Ruspe nel secolo VI, formulazione che in se-

1
Meritano una distinzione speciale Erasmo (1467-1536), Raimondo
Lullo (1232-1316) e Nicolò Cusano (1401-1464).
73
72
guito fu assunta dal Concilio di Firenze nel 1442 nel suo loro alle quali ciò non può essere colpevolmente imputato
decreto per i Giacobiti, parole che per la loro fermezza e potranno salvarsi. Da qui segue l'urgenza dell'azione mis-
ufficialità meritano di essere qui citate. sionaria, per far conoscere la volontà salvifica di Dio e ren-
Il Concilio di Firenze affermò di «credere fermamente, pro- dere possibile che quelli che non la conoscono possano in-
fessare e insegnare che nessuno di quelli che si trovano fuo- corporarsi nella Chiesa, unica possibilità di salvezza. Per
ri della Chiesa cattolica, non solo i pagani, ma anche i giu- questo, in campo cattolico, l'esclusivismo, come paradigma
dei, gli eretici e gli scismatici, potranno partecipare alla vita della teologia delle religioni, è equivalente all'ecclesiocen-
eterna. Andranno nel fuoco eterno che è stato preparato dal trismo: la Chiesa si converte in mediazione obbligata della
diavolo e dai suoi angeli (Mt 25,4), a meno che prima della salvezza, diventa il centro, la porta.
fine della loro vita siano incorporati nella Chiesa... Nessu-
no, per grandi che siano le sue elemosine, o persino se spar- In campo protestante l'esclusivismo acquisisce una for-
ga il suo sangue a causa di Cristo, potrà salvarsi se non per- ma non «ecclesiocentrica», ma centrata su «l'unica Fede,
mane nel seno e nell'unità della Chiesa Cattolica»^. l'unica Grazia, l'unica Scrittura». Anche fuori da queste
non c'è salvezza.
Nel cattolicesimo, la dottrina si è mantenuta costantemente Figura tipica, simbolo importante della posizione prote-
affermata ai più alti livelli. Ascoltiamolo dalle labbra del stante è quella di Karl Barth (1886-1968). La sua posizio-
Papa Pio IX (1846-1878) ormai alla fine del XIX secolo: ne divenne celebre per il suo radicalismo teologico, ben-
ché non fosse del settore fondamentalista protestante.
«...quella parimenti empia e funesta opinione, che in ogni Barth concepisce la «religione» come lo sforzo che l'uma-
religione, cioè, possa trovarsi la via dell'eterna salute. [...] nità compie per cercare Dio, sforzo a cui egli contrappo-
Poiché si deve tener per fede che nessuno può salvarsi fuori ne radicalmente il fatto della rivelazione, attraverso la qua-
della Chiesa Apostolica Romana, questa è l'unica arca di sal- le Dio «si fa gratuitamente incontro» all'umanità. Nella ri-
vezza; chiunque non sia entrato in essa perirà nel diluvio. velazione, è Dio che cerca l'Umanità. Questa distinzione
Ma nel tempo stesso si deve pure tenere per certo che coloro sarà la chiave per Barth: le religioni - tutte meno la bibli-
che ignorano la vera religione, quando la loro ignoranza sia co-cristiana - sono in definitiva uno sforzo umano, un ten-
invincibile, non sono di ciò colpevoli dinanzi agli occhi del tativo per captare la benevolenza di Dio, e per tanto, u n
Signore»1. desiderio di «manipolare Dio». La religione così intesa è
Per i cattolici, la dottrina era, in definitiva, molto chiara: in dunque mancanza di fede, mancanza di fiducia in Dio, u n
questo mondo, solo la Chiesa cattolica è stata istituita da voler dominare Dio, in definitiva qualcosa di peccamino-
Dio, da Dio stesso in persona, per mezzo di suo Figlio, e so- so. La salvezza viene unicamente dall'affidamento dell'es-
lo essa è depositaria della rivelazione e della salvezza: ogni sere u m a n o - mediante la fede - alla grazia che Dio stes-
altra religione o qualsiasi ramo che si separa dalla Chiesa so le offre in Gesù Cristo. Solo l'accettazione della grazia
cattolica si trovano fuori dalla verità e dalla salvezza. Solo di Dio venuta per mezzo di Gesù Cristo p u ò salvare l'esse-
le persone che accettano questo disegno salvifico e aderi- re umano 4 . Fuori dal cristianesimo, che è la religione per-
scono alla Chiesa cattolica visibile raggiungeranno la sal- fetta e l'unica vera, tutto è tenebra e lontananza da Dio.
vezza. Delle persone che non fanno parte di essa, solo co-
La visione protestante del mondo era anche profondamente
pessimista. Ancora nel 1969, al Congress on World Mission
2
Sacrosanta Romana Ecclesia «firmiter credit, profitetur et praedicat, a Chicago, si dichiarava: «Negli anni che sono passati dal-
nullos intra Catholicam Ecclesiam non existentes, non solum paganos, la guerra, più di mille milioni di anime sono passate all'eter-
sed nec Judaeos, aut haereticos atque schismaticos aeternae vitae fieri nità, e più della metà di esse sono a n d a t e al tormento del
posse participes, sed in ignem aetemum ituros, qui paratus est diabo-
lo et Angelis eius...» (Denzinger 1351).
3
Pio IX, Singulari Quadam, Acta Pii IX, III, p. 626 (<per il testo in
italiano: http://www.totustuus.biz/users/magistero>). 4
Barth, K., La revelaciòn corno abolición de la religión, Madrid 1973.

74 75
fuoco infernale, senza nemmeno aver udito parlare di Ge- za, ha continuato a pensare e ad affermare, formalmente
sù Cristo: chi fu e perché morì sulla croce del Calvario» 5 . e ufficialmente, in maniera consapevole, solenne, bellige-
rante e persino intollerante, che le altre religioni erano fuo-
Anche se espressa con parole differenti nel caso dei catto- ri dalla salvezza. Non è stato un piccolo errore di calcolo,
lici (lo zelo per la salvezza delle anime, l'apostolato per la né l'equivoco di un momento, né l'opinione di u n settore
conversione dei peccatori, lo sforzo missionario per por- minoritario, o u n semplice errore in un campo di minor im-
tare gli infedeli alla santa madre Chiesa...), la medesima portanza... Fu u n enorme errore riguardo a se stesso e ri-
visione esclusivista della salvezza è stata dominante nel cri- guardo a Dio stesso, che coinvolse la Chiesa nel suo insie-
stianesimo fino alla metà del secolo XX, sia nel campo cat- me e i suoi organi direttivi più alti, e in modo sostenuto; fu
tolico che in quello protestante. u n errore a causa del quale scomunicammo molte persone
Si tratta di una posizione teologica che al giorno d'oggi è e disprezzammo popoli, culture e intere religioni. È una ir-
stata praticamente abbandonata dal cristianesimo nel suo responsabilità considerare ciò una pagina della storia del-
insieme. Solo gruppi fondamentalisti, alcuni «nuovi movi- la quale possiamo disinteressarci senza scrupoli né mag-
menti religiosi» fanatici e «sette» religiose marginali so- giori conseguenze 7 . Quasi venti secoli in cui è stato affer-
stengono oggi una posizione esclusivista. Il cristianesimo, mato solennemente u n errore tanto grave non ci permette
in maggioranza, ha abbandonato questa posizione per pas- di continuare a «pontificare» sopra la posizione teorica che
sare all'inclusivismo che vedremo più avanti. si debba mantenere oggigiorno in una materia - la teologia
delle religioni - nella quale, fino ad appena 50 anni fa, ab-
biamo sostenuto ciò che oggi pare una «mostruosità» 8 . La
RIFLESSIONI considerazione e la ponderazione di questo fatto, come u n
sano atteggiamento penitenziale, forse ci darà u n po' di
È opportuno che riflettiamo con attenzione su ciò che ha umiltà necessaria e ci eviterà di inciampare per altri seco-
significato l'esclusivismo e qual è la sua eredità per noi, li sulla stessa pietra. In questa materia, la cosa migliore che
per varie ragioni: la Chiesa potrebbe fare è non pontificare più.

a) Perché tutto il capitale simbolico cristiano che abbiamo


attualmente - eredità della storia giudeo-cristiana da più 2. Mezzo secolo <f'inclusivismo
di tre millenni - è stato sviluppato, compreso e assimilato
in u n ambiente di mentalità esclusivista. Il linguaggio, i ri- Abbiamo già visto precedentemente cosa significhi il con-
ferimenti, i simboli... trasudano inevitabilmente esclusivi-
smo, sebbene d'altra parte noi ci riconosciamo oggi in una 7
posizione inclusivista. Questa è una delle schizofrenie che Fa precisamente così la Commissione teologica internazionale del-
la Congregazione per la dottrina della fede del Vaticano - erede que-
si fanno sentire con dolore e che richiederebbero u n a so- st'ultima dell'Inquisizione e del Sant'Ufficio - nella sua dichiarazio-
luzione urgente. ne «Il cristianesimo e le religioni», del 1996, al n. 10. In solo sei ri-
ghe, entro le 70 pagine, liquida il tema, dicendo semplicemente che
b) Perché il cristianesimo non può non dare importanza al «è stato frutto di un determinato sistema teologico o di una com-
prensione errata della frase extra ecclesiam nulla salus-». Con altre tre
fatto notevole che, durante quasi il 98% 6 della sua esisten- righe al n. 70 la redime: «non è più in contraddizione con la chia-
mata di tutti gli uomini alla salvezza».
8
La parola è di Torres Queiruga, in El dialogo de las religiones, Sai
5
J.O. Percy (ed.), Facing the Unfinished Task: Messages Delivered at Terrae, Santander 1992, p. 4 e 7. Con altre parole lo dice il titolo me-
the Congress on World Mission, Chicago, 1960, p. 9, citato da John desimo del testo dì Pedro Casaldàliga nella sua collaborazione al li-
Hick, God has many names, p. 30. bro El Vaticano III, El Ciervo, Barcelona 2001, p. 95: Como hemos
6 podido ser tan brutos durante siglos? (Come abbiamo potuto essere
Ciò significa un'eccezione di appena 40 anni rispetto a 2000 anni
di esistenza. tanto brutali per secoli?).

76 77
cetto d'«inclusivismo». Sorprendentemente fu la Chiesa In questa corrente si collocano, con differenti sfumature,
cattolica che fece questo salto, al tempo del Concilio Vati- Jean Danielou, Henry de Lubac e Hans Urs von Balthasar,
cano II. Diciamo «sorprendentemente» 9 perché era proprio teologi dell'ambiente preconciliare e conciliare 11 .
la Chiesa cattolica, entro il cristianesimo, la Chiesa rima- Danielou, forse il teologo che più emerge di questa cor-
sta indietro nel campo dell'attualizzazione biblica e teolo- rente, distingue nettamente tra il «naturale e il sopranna-
gica, in confronto con il tremendo sforzo di rinnovamen- turale». Per lui solo la religione cristiana è soprannatura-
to che il protestantesimo aveva già in precedenza dispie- le; le religioni non cristiane sono naturali, una sorta di «an-
gato. tico testamento» o «preistoria della salvezza» per gli uo-
Due furono nella Chiesa cattolica le posizioni che prepara- mini e le donne che si trovano in esse, chiamati pertanto
rono il cammino al Concilio Vaticano II: la teoria del com- a passare al Nuovo Testamento della religione sopranna-
pimento e quella della presenza di Cristo nelle religioni. turale, che a noi è stata data solamente in Cristo.
La teoria del compimento è una elaborazione inclusivista
che da una parte non incentra più tutto sull'appartenenza
A) TEORIA DEL «COMPIMENTO» alla Chiesa, come la posizione esclusivista classica, né dà un
valore negativo alle religioni non cristiane, come faceva K.
Si chiama così perché sostiene che per le religioni il cri- Barth. A queste religioni viene riconosciuto ormai u n certo
stianesimo viene ad essere il «compimento», cioè la loro valore positivo: u n valore «naturale» e un valore di «prepa-
realizzazione e, in questo senso, il loro termine, la loro pie- razione per la venuta del Vangelo», sebbene non si ricono-
nezza e anche il loro superamento. sca loro u n intrinseco e autonomo valore di salvezza. I se-
guaci di queste religioni - dice la teoria del compimento -
La teoria del compimento significa u n certo avanzamento non si salveranno attraverso di esse, m a nonostante esse; si
rispetto all'esclusivismo. Propone di considerare che le re- salveranno in definitiva a causa di Cristo. Alle religioni non
ligioni non cristiane non hanno capacità salvifiche per se cristiane si riconosce dunque un valore salvifico, però si di-
stesse, poiché sono religioni «naturali», opera dell'essere ce che quel valore salvifico è cristiano, è di Cristo, ossia que-
umano che cerca Dio (pensiero somigliante a quello di K. ste religioni non sono indipendenti da Cristo, Cristo è colui
Barth). Tuttavia, la salvezza di Cristo giunge alle persone che opera entro di esse. Con lui, abbiamo incluso le religio-
che seguono queste religioni perché Dio risponde alle aspi- ni non cristiane dentro il cristianesimo.
razioni degli uomini e delle donne che lo cercano con le
mediazioni di cui dispongono. Le loro religioni non cri- Questa teoria del compimento, seppure superata negli svi-
stiane non li salveranno, perché sono religioni semplice- luppi successivi, avrà eco nei documenti di Paolo VI e per-
mente «naturali» 10 , però avranno compiuto la loro funzio- fino in quelli di Giovanni Paolo II.
ne di «preparazione per il Vangelo» nella vita di questi uo-
mini e donne. Essere «preparazione evangelica» (non «cam-
mino di salvezza») è il massimo valore che possiamo rico- B) «I CRISTIANI ANONIMI»
noscere alle religioni non cristiane, questo è ciò che affer-
ma la teoria del compimento. Questa teoria, elaborata da Karl Rahner (1904-1984), si-
gnificò un grande passo in avanti, ed è il pensiero che più
ha influenzato il Concilio Vaticano IL Rahner afferma che
le religioni non possono essere considerate semplicemen-
9
Knitter, P., Introducing Theologies of Religions, Orbis, Maryknoll
2002, pp. 63-64. 11
10
Umane, non divine; elaborate dall'essere umano, non rivelate da Si vedano le loro opere più rappresentative nella bibliografia di
Dio. questo capitolo.

78 79
te come «naturali», m a che h a n n o valori salvifici positivi, gioni non cristiane sarebbero il cammino «ordinario», or-
giacché attraverso di esse, di fatto, la grazia di Dio giun- dinario per il fatto di essere maggioritario. Si ponga que-
ge ai loro membri. Sono anche religioni soprannaturali. sta visione in rapporto con l'assioma esclusivista («fuori
della Chiesa non c'è salvezza»); ora quello che si dice è che
Rahner parte da u n a visione ampia della storia della sal- fuori della Chiesa c'è salvezza, e c'è più salvezza - quanti-
vezza, che è coesistente e coestesa alla storia dell'umanità. tativamente - che dentro di essa, sebbene qualitativamen-
Non ci sono due storie, ma l'azione salvifica di Dio nella te la mediazione più completa della salvezza possa trovarsi
storia l'abbraccia tutta. A livello personale, l'autocomuni- nella Chiesa cristiana.
cazione di Dio trasforma l'essere u m a n o situandolo in
un'atmosfera esistenziale di Grazia. Ogni u o m o fa in qual- Questa posizione di Rahner fu accettata dal Concilio Va-
che modo un'esperienza originaria di Dio, seppure in una ticano II, il che implicò u n salto qualitativo, un balzo in
forma atematica e talvolta apparentemente areligiosa. Tut- avanti molto importante. D'altra parte, data la brevità del-
ti coloro che accettano liberamente l'offerta di autoco- la sua durata, il Concilio tralasciò di dirimere aspetti dog-
municazione di Dio mediante la fede, la speranza o l'amo- matici importanti che avrebbero meritato u n discerni-
re, entrano per Rahner nella categoria dei «cristiani ano- mento più preciso. Semplicemente sbloccò la rigidità del
nimi», categoria che si applica tanto ai m e m b r i delle al- pensiero precedente e aprì u n a porta attraverso la quale
tre religioni quanto agli atei. L'autocomunicazione di Dio s'incamminò la nuova via della riflessione teologica.
in Cristo può essere vissuta da queste persone - al di là Ma vediamo più precisamente.
pertanto dei limiti della Chiesa - in modo non tematico,
quello che dà origine all'espressione «cristiani anonimi». Il Concilio Vaticano II, in primo luogo, smise di identifi-
care la Chiesa cattolica come l'unica concretizzazione del-
Si vede facilmente che questa impostazione ha presupposto la «Chiesa di Cristo». Fino al Concilio si era sempre det-
un notevole avanzamento. Era la prima volta che nel cri- to che la Chiesa di Cristo «è» la Chiesa Cattolica, e così
stianesimo si diceva in modo tanto esplicito e fondato che diceva lo «schema», il testo base proposto ai padri conci-
la grazia e il mistero di Cristo oltrepassano completamente liari, ma questi cambiarono espressamente il verbo e la-
la Chiesa. Era una visione piena di ottimismo, di fronte al sciarono scritto che «la Chiesa di Cristo sussiste nella Chie-
pessimismo della visione esclusivista, sempre avara al mo- sa cattolica» 13 . L'aver evitato di esprimere quell'identifi-
mento di definire il raggiungimento della Salvezza. cazione, così come la seguente affermazione, che elementi
di grazia e di santità si trovano anche in altre comunità
Quello di Rahner è u n inclusivismo cristocentrico: tutta cristiane, fecero comprendere chiaramente che si voleva
l'umanità resta inclusa nella salvezza di Cristo. La Chiesa, dare per superata quella identificazione esclusiva («la
le chiese cristiane, sono piccole e minoritarie in rapporto Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica») passando ad u n a
all'umanità, ma Cristo colma non solo la Chiesa m a anche identificazione più sfumata, topica («nella Chiesa cattoli-
le altre religioni. Il cristianesimo esplicito è piccolo, ma il ca vi è, sussiste la Chiesa di Cristo», senza negare che po-
cristianesimo implicito o «anonimo» è tanto esteso quan- teva essere identificata anche in altri luoghi) 14 . Questo sai-
to tutta l'Umanità di buona volontà, che nel suo cuore è
disposta ad accogliere l'autodonazione di Dio.
Nel contesto di queste riflessioni si è espresso quanto poi
divenne quasi u n o slogan, che dice: il cammino ordinario come a Kting, sembra che in origine si debba a H.R. Schiette, Le re-
di salvezza sono le religioni n o n cristiane, mentre la Chie- ligioni come tema della teologia, Morcelliana, Brescia 1968, pp. 85-86.
13
sa sarebbe il c a m m i n o straordinario di salvezza 12 . Le reli- 14
Lumen Gentium 8.
Sullivan, Francis A., «In che senso la Chiesa di Cristo sussiste nel-
la Chiesa cattolica romana?», in Latourelle, René (ed.), Vaticano LI:
bilancio e prospettive; venticinque anni dopo (1962-1987), voi. 2, Cit-
12 tadella Editrice, Assisi 1988, p. 817.
Sebbene normalmente l'espressione sia attribuita tanto a Rahner

80 81
to in avanti, per essere u n passo fatto dal Concilio Vatica- C) BILANCIO DELL'INCLUSIVISMO
no II in piena consapevolezza, è irreversibile 15 .
Il Concilio affermò di rispettare e valorizzare tutto ciò che Guardando indietro ai 19 secoli di esclusivismo ecclesio-
di b u o n o e santo lo Spirito suscita nelle altre religioni 16 . centrico vissuti pensando che fuori dalla Chiesa non c'era
E riconobbe che la salvezza degli uomini va molto più in salvezza, in cui le altre religioni erano considerate prive di
là dei confini della Chiesa, e che molti sono quelli che si valore salvifico o catalogate come semplici religioni natura-
salvano al di fuori di essa, non senza u n legame con Cri- li, le impostazioni inclusiviste della teoria del compimento
sto 17 . o del cristianesimo anonimo o la posizione finale concilia-
re significarono, come abbiamo detto, u n salto qualitativo
Come abbiamo detto, il Concilio Vaticano II ha parlato del- molto grande, realmente una «nuova epoca». I settori inte-
le religioni non cristiane in modo più positivo di quanto gralisti e conservatori si risentirono molto, poiché nella Chie-
nessun altro documento ufficiale della Chiesa cattolica ab- sa si accantonavano posizioni teologiche che fino ad allora
bia precedentemente fatto 18 . Ha ammesso la presenza del- erano state considerate «dogmatiche e irrefutabili». Però l'ac-
la salvezza oltre la chiesa, ha proclamato che Dio salva coglienza generale del Popolo di Dio fu molto positiva ed
l'umanità «per strade solo da Lui conosciute» 19 , e ha rico- entusiasta. L'ecumenismo fece u n salto da gigante e le rela-
nosciuto gli elementi positivi di vita e santità presenti nel- zioni interreligiose cominciarono a essere prese in conside-
le religioni non cristiane. Il Concilio non ebbe tempo di an- razione in molti settori dove, semplicemente, non erano sta-
dare oltre: non si pose la questione se fosse possibile af- te nemmeno programmate.
fermare che le singole religioni non cristiane siano per i
loro membri cammini di salvezza di per se stesse, e non Il passare del tempo e la riflessione, ciò nonostante, avreb-
per una loro partecipazione al mistero di Cristo. bero dato subito luogo a nuovi ragionamenti e sfide. Già
dal primo m o m e n t o la tesi dei «cristiani anonimi» fu cri-
L'inclusivismo è attualmente la posizione maggioritaria nel ticata da alcuni autori, come per esempio Hans Kùng, che
cristianesimo, sia cattolico che protestante. la considera un modo per «conquistare mediante un ab-
braccio»: si loda ed elogia il non cristiano, per andargli a
dire che in fondo è cristiano. Paul Knitter, da parte sua,
affermò che l'inclusivismo introduce i non cristiani nella
Chiesa dalla porta di servizio 20 .
15
II primo compito del Vaticano III, secondo la mia opinione, con- L'inclusivismo suppone, come abbiamo detto, u n gran pas-
sisterebbe nel proteggere i chiari insegnamenti del Vaticano II con- so in avanti rispetto all'esclusivismo, però forse ha ancora
tro l'offuscamento e la ritrosia che li attanagliano. Sarebbe molto po- in comune con esso non pochi elementi, per esempio:
sitivo riaffermare energicamente i principi capitali del decreto Uni-
tatis Redintegratio, in modo che non fosse più possibile ignorarli o - l'inclusivismo apre la porta ad una valutazione positiva
interpretarli in astratto. Tra questi principi merita speciale attenzio- delle altre religioni, m a limitata: le altre religioni non han-
ne il seguente: «La Chiesa di Gesù Cristo non s'identifica solo con la no valore per se stesse (ma grazie al cristianesimo), non
Chiesa cattolica. Sussiste certamente nel cattolicesimo, ma è anche sono autonome e il cristianesimo continua ad essere la fon-
presente in modi diversi e in differenti gradi in altre comunità cri- te del valore salvifico a cui possono partecipare;
stiane nella misura in cui si mantengono fedeli a ciò che Dio iniziò
in Gesù e obbediscono allo Spirito di Cristo [...]» (Cardinale Avery - nella visione inclusivista, il cristianesimo continua ad es-
Dulles, Ecumenismo: problemas y perspectivas para el futuro, in Tracy-
Kung-Metz, Hacia el Vaticano HI, Cristianidad, Madrid 1978, p. 97). sere il centro del piano universale della salvezza, la reli-
16
Nostra Aitate 2; Unitatis Redintegratio 3; Lumen Gentium 13. gione unica, l'eletta, la religione istituita sulla terra da Dio
17
Gaudium et spes 22.
18
Sullivan, F., Hay salvación fuera de la Iglesia?, Desclée, Bilbao 1999,
p. 195. 20
Knitter, P., El cristianismo corno religión verdadera y absoluta?, in
19
GS 22. Concilium 156, 1980, p. 27.
82 83
stesso... In qualche modo, l'inclusivismo è un esclusivismo D) CRISI DELL'INCLUSIVISMO?
stemperato, u n esclusivismo che non disprezza le altre re-
ligioni, che riconosce loro qualche valore, ma che si riser- Questo bilancio, che abbiamo appena fatto, indica di per
va ancora in esclusiva la Verità, la pienezza della rivela- se stesso che sarebbero subito sorte nuove domande e svi-
zione e della salvezza; luppi.
- entrambi continuano a mantenere l'affermazione del ca- - Dopo venti secoli di autointronizzazione assoluta del cri-
rattere assoluto del cristianesimo 21 ; stianesimo mediante l'esclusivismo, possiamo tranquilliz-
zarci semplicemente rendendo più flessibile questa posizio-
- è facile vedere che le implicazioni perverse che l'esclusi-
ne, passando così alla autointronizzazione relativa che l'in-
vismo comportava, continuano a essere possibili con l'in-
clusivismo suppone?
clusivismo: la cultura occidentale cristiana può continua-
re a essere religiosamente legittimata come superiore, e la - Se per venti secoli abbiamo sbagliato 24 , dove andiamo a
superiorità dell'Occidente bianco e cristiano potrebbe in- prendere u n a base solida per affermare la nuova posizio-
sinuarsi facilmente e condurre inconsapevolmente a qual- ne, l'inclusivismo? Non sarà necessario cambiare drasti-
che tipo di dominazione o imperialismo o neocoloniali- camente tono, atteggiamento, sicurezza... nell'elaborare o
smo... 2 2 affermare la nuova posizione?
- è chiaro che, consciamente o inconsciamente, in qua- - Se l'inclusivismo non cessa di essere u n «esclusivismo
lunque società cristiana l'esclusivismo della «nostra reli- ammorbidito», non sarà da esigere u n a reimpostazione più
gione» si converte nel «nostro esclusivismo»: appartenia- profonda, più radicale, che cerchi di ascoltare ciò che lo
m o a u n gruppo u m a n o esclusivo, perché privilegiato, per- Spirito ci fa sentire oggi nella coscienza dell'umanità e nei
ché unico, perché superiore, perché «preferito da Dio»... segni dei tempi? Potrà essere l'ora di u n «cambiamento di
Gesù stesso dovette correggere l'«esclusivismo di gruppo» paradigma», di u n a rottura che ci porti fuori da ciò che
che i suoi discepoli cominciavano a sviluppare per proprio l'esclusivismo e l'inclusivismo hanno in comune, paradig-
conto... 2 3 mi nei quali siamo ancora prigionieri dopo venti secoli?
- È possibile pensare che l'inclusivismo, come l'esclusivi-
smo, sia stato u n meccanismo culturale spontaneo, che si
21
I teologi cattolici sono soliti intendere il carattere assoluto del cri- esprime anche in altre religioni, che obbedisce alla strut-
stianesimo nel senso che esso non solo è di fatto la più elevata delle tura stessa della conoscenza umana... e che non dobbia-
religioni esistenti, ma che costituisce anche la definitiva manifesta- mo aver paura di abbandonare?
zione di Dio a tutti gli uomini di tutti i tempi, manifestazione che,
per essenza, è insuperabile, esclusiva e universalmente valida. W. KA- L'inclusivismo è in crisi. Qualsiasi cristiano lucido e qual-
SPER, Caràcter absoluto del cristianismo, in Sacramentum Mundi, II, siasi teologo che sia sincero riconosce che sono gravi gli
Herder, Barcelona 1976, p. 54. Anche in RELaT: <http.7/servicio- interrogativi che pesano sopra questa posizione teologica.
skoinonia.org/relat/328.htm>. In campo cattolico l'ufficialità preme per impedire qua-
22
Esperti in missiologia come Aloysius Pieris, Tissa Balasuriya e Igna-
ce Puthiadam hanno alluso all'imperialismo e criptocolonialismo na- lunque avanzamento teologico che vada più in là dell'in-
scosti dietro la facciata del modello inclusivista, che, secondo essi, clusivismo, e nel contempo riconosce che la posizione plu-
proclama la bellezza delle altre religioni per poi includerle e fagoci- ralista «esercita u n a grande attrazione e una grande pres-
tarle. Knitter, Dialogo inter-religioso e acào missionària, Sào Paulo, sione intellettuale sui teologi».
CNBB, Comina 1994, p. 9.
23
Cf. Me 7, 38-40: «Abbiamo visto uno che non era dei nostri e che fa-
ceva uso del tuo nome per cacciare gli spiriti maligni, ma glielo abbia- posto esclusivismo di Gesù si trasformava in privilegio esclusivo di
mo proibito, poiché non è dei nostri». Gesù rispose: «Non proibiteglie- tutti i membri del gruppo...
lo, poiché nessuno può fare un miracolo in mio nome e poi parlare ma- 24
Con uno sbaglio che oggi tutti riconosciamo unanimemente e con-
le di me. Chi non è contro di noi è con noi». Per quei discepoli, il sup- sideriamo, come è stato detto, «una mostruosità».
84 85
Nonostante, però, questa pressione di contenimento che in Scoprendo u n a nuova percezione, sono sempre di più i cri-
campo cattolico si sta esercitando per impedire l'espansio- stiani e le cristiane che avvertono di potere e di volere «at-
ne della posizione pluralista (che vedremo tra poco), altri traversare il Rubicone»...
fattori premono fortemente in senso contrario, a favore del-
la posizione pluralista. Li potremmo riunire in tre blocchi: Tutti questi fattori fanno sì che stia crescendo la corrente
chiamata pluralista, che si contrappone contemporanea-
a) C'è u n o spirito nuovo, una nuova «spiritualità del plu- mente all'esclusivismo e all'inclusivismo. Affrontiamola fi-
ralismo religioso» che germoglia ovunque, che impone in nalmente.
modo dolce ma forte, una valutazione nuova delle religio-
ni, una valutazione positiva del pluralismo religioso, u n ri-
getto della «teologia dell'elezione» classica... una nuova im- 3. Verso un nuovo paradigma: pluralismo
magine di Dio, in definitiva 25 . È un argomento che agisce
a priori. Nella precedente unità didattica abbiamo spiegato cos'è il
«pluralismo» religioso (che non è la semplice pluralità di
b) A differenza del Medioevo, quando il cristianesimo pen- religioni). Per presentarlo ora dal punto di vista storico, ri-
sò di abbracciare tutto e di essere stato predicato a tutto mandiamo alla persona il cui nome è abitualmente il più
il mondo conosciuto, oggi il cristianesimo esprime u n a for- evocato quando si parla di pluralismo: John Hick 28 , consi-
te immagine regionale, tanto nello spazio geografico come derato l'autore emblematico di questa posizione teologica,
nel tempo storico, perfino nella dimensione demografica. il suo più rilevante rappresentante.
Come può u n a religione così regionale continuare a recla-
mare pretese assolute e universali di unicità? È u n argo- Inglese, che ha vissuto parecchi anni negli USA, conta tra
mento a posteriori. le sue opere la sua biografia teologica 29 . In u n primo pe-
riodo della sua vita egli sentiva «l'infinito tedio» del cri-
e) Influisce anche u n argomento profondamente sentito: stianesimo ufficiale d'Inghilterra. Una «conversione» spi-
sono sempre di più i credenti (inclusi i teologi) adulti, che rituale fece di lui u n cristiano fortemente «evangelico» e
optano per u n pensiero teologico adulto, non condiziona- fondamentalista: Gesù divenne per lui il suo «amato Si-
to, disinibito, senza paura 26 , che scoprono che molte volte gnore e Salvatore, il figlio di Dio incarnato, il salvatore uni-
l'unica ragione 27 per mantenere posizioni tradizionali è la co dell'umanità». Hick diventò ministro della Chiesa Pre-
paura, l'attaccamento fideista a ciò che «è sempre stato co- sbiteriana d'Inghilterra.
sì», a «ciò che ha sempre detto la santa m a d r e Chiesa». Quando continuò gli studi di filosofia e teologia, tuttavia,
non potè smettere di sentire i persistenti interrogativi che
assediavano le sue chiare convinzioni evangeliche. Il pun-
25
Vigil, J.M., Spiritualità del pluralismo religioso: un'esperienza spiri- to che più lo stimolava era la diversità delle rivelazioni. Il
tuale emergente, in / volti del Dio Liberatore - Le sfide del pluralismo fatto e la sfida del pluralismo religioso, specialmente co-
religioso - I, a cura di M. Barros-L.E. Tomita-J.M. Vigil, EMI, Bolo-
gna 2004, pp. 119-134. me Hick lo sperimentò nelle numerose comunità musul-
26
La paura colpisce tutti i teologi cristiani perché facilmente intui- mane, sik, induiste ed ebree da cui era attorniato a Bir-
scono che la posizione pluralista esige una «decostruzione e una ri- mingham, lo portarono ad una nuova «conversione», nel-
costruzione» di tutto l'edificio teologico cristiano. la quale mantenne il suo impegno personale con Gesù Cri-
27
Knitter insiste sul fatto che «l'unica ragione» che in fondo trattie- sto, però a partire da una teologia completamente rimo-
ne molti teologi dal muovere il passo e «attraversare il Rubicone» è
l'attaccamento alle posizioni tradizionali, la paura della rottura che
la posizione pluralista comporta, l'argomentazione riguardante l'au- 28
torità della Bibbia e della Chiesa in «ciò che si è sempre detto e cre- John Hick ha una sua pagina ufficiale in rete: <http://www. johnhick.
duto...» non vere ragioni né argomentazioni. Hans Kilng's Theologi- org.uk>.
29
cal Rubicon, in Swidler, Léonard (ed.), Toward a Universa! Theology A spiritual journey, in God has Many Nantes, Westminster Press,
ofReligion, Orbis Books, Maryknoll 1988, pp. 224-230. Philadelphia 1980, pp. 13-28.

86 87
dellata 30 . Sperimentò ciò che denominò u n a «rivoluzione ce, costruire una nuova mappa nel cui centro c'è Dio, non
copernicana», che è ciò che d'allora iniziò a proporre teo- il cristianesimo; quest'ultimo girerà, insieme alle altre re-
logicamente. ligioni, intorno a Dio. Si tratta quindi di passare al teo-
Nel 1973 - essendo forse questo l'atto pionieristico che darà centrismo, dall'ecclesiocentrismo o dal cristocentrismo.
origine alla corrente pluralista come oggi noi la conoscia- Quando Copernico propose il nuovo paradigma, dopo aver
mo - Hick lancia il proclama 3 1 sulla necessità di accettare osservato anomalie nelle traiettorie dei pianeti che fino ad
una «rivoluzione copernicana» e tracciare «una nuova map- allora si diceva che girassero intorno alla terra, i difensori
pa» dell'universo delle fedi. La sua proposta si regge d'al- del geocentrismo si sforzarono di trovare formule di aggiu-
lora e continua ad essere ascoltata dalle università, dalle stamento che spiegassero queste anomalie; quelle formule,
Chiese, dagli studiosi credenti. L'immagine della rivolu- chiamate «epicicli», risultavano sempre parziali e non da-
zione copernicana continua ad essere il suo emblema ca- vano mai una spiegazione completa. Con quegli «epicicli» -
ratteristico. dice Hick - cercavano di mantenere in piedi quella vecchia
Oggi tutti sappiamo che la terra e gli altri pianeti girano teoria che crollava davanti alle osservazioni scientifiche.
intorno al sole. La visione anteriore era quella tolemaica - Hick dice che, nella teologia delle religioni, le teorie dell'ap-
ossia di Tolomeo - secondo la quale si pensava che la ter- partenenza alla Chiesa attraverso il battesimo di desiderio
ra si trovasse al centro dell'universo e che tutti gli altri cor- implicito, l'ignoranza invincibile, la presenza della salvez-
pi celesti - incluso il sole - girassero intorno ad essa. Era za cristiana in altre religioni, la teoria del compimento o
il «geocentrismo». dei cristiani anonimi, ecc., sono «epicicli» teologici, con i
Copernico fu colui che, a partire dalle sue osservazioni quali vogliamo giustificare le incoerenze che gli schemi
astronomiche, tracciò e propose di costruire u n nuovo mo- esclusivista e inclusivista presentano e che sono insolubi-
dello cosmologico, una «nuova mappa» non geocentrica li all'interno del loro vecchio schema. Perché - dice Hick
m a eliocentrica, con il sole al centro e gli altri corpi cele- - è oggi necessario creare una «nuova mappa», nella qua-
sti che giravano intorno a esso. Ciò significò u n cambia- le riconosciamo la realtà così com'è, ossia l'eliocentrismo
mento totale della concezione del mondo, una «rivoluzio- teologico, il teocentrismo. Al centro non c'è la Chiesa o il
ne copernicana», tanto profonda, che n o n potè essere ac- cristianesimo, nemmeno Cristo, ma solo Dio. La Chiesa,
cettata né dalla società né dalla Chiesa del tempo. Cristo e le altre religioni girano attorno a Dio.

Quindi Hick ritiene che l'esclusivismo sia, teologicamente Hick dice: dobbiamo smettere di continuare a cercare nuo-
parlando, u n a concezione tolemaica, «geocentrica», ossia ve teorie che spieghino il vecchio modello, aggiustamenti
u n modello che pone la Chiesa o il cristianesimo al centro, parziali e incompleti, vecchi «epicicli teologici», che non
e che immagina tutte le altre religioni che girano intorno sono altro che u n ponte che ci sta conducendo a poco a
a questo centro, mentre il pluralismo è teologicamente co- poco verso il teocentrismo... È necessario che attraversia-
pernicano, «eliocentrico», cioè u n modello con Dio al cen- mo decisamente il ponte e riconosciamo che l'universo del-
tro e con il cristianesimo che gira intorno a Dio come u n le fedi è organizzato e disposto in modo diverso da quello
pianeta in più. Hick afferma con forza che è necessario riflesso dalla vecchia mappa, fatta quando non si cono-
adeguare il nostro pensiero teologico alla realtà teocentri- scevano gli altri pianeti, le altre religioni, così come le co-
ca mediante u n a rivoluzione copernicana. È necessario, di- nosciamo oggi.

La rivoluzione copernicana che Hick espone è realmente


30
Così anche Knitter ci presenta la biografia di Hick, in No Other Na- una grande sfida. Forse è la maggiore sfida teologica del-
me?,
31
p. 146. la storia, poiché presuppone una reimpostazione qualita-
Hick, J., God and the Universe of Faith. Essays in the Philosophy of tiva e totale: bisogna decostruire tutto per ricostruirlo se-
Religion, Macmillan, London 1973, p. 131. condo u n altro paradigma.
88 89
Come facilmente si può vedere, il cambiamento fondamen- Tale concezione del pluralismo agli antipodi dell'esclusivi-
tale, la rottura sta nel cambiamento del centro: si passa dal smo può essere un esercizio corretto di logica classica (con-
geocentrismo all'eliocentrismo, dall'ecclesiocentrismo o dal cetto di contraddizione), ma non corrisponde alla realtà. Le
cristocentrismo al teocentrismo. Che la Chiesa non stia al posizioni teologiche pluraliste che conosciamo sono molto
centro, oggi non è più un gran problema, dal momento che più sensate e non sono elaborate per simmetria in opposi-
ormai da 50 anni l'esclusivismo è stato abbandonato in mag- zione all'esclusivismo (non sono «il contrario dell'esclusivi-
gioranza dai cristiani. Ma che Cristo «non stia nel centro», smo»).
come pare stia proponendo Hick, è senza dubbio l'elemen-
to più difficile della posizione pluralista. Il carattere assolu- Di fronte ad alcuni critici bisogna ricordare che il plurali-
to del cristianesimo e l'unicità di Cristo come Salvatore è smo non è definito dalla posizione di Hick, m a che, al con-
ciò che non legittima adeguatamente il pluralismo, ragione trario, la posizione di Hick può essere segnalata nell'insie-
per cui i suoi critici lo considerano una posizione «non cri- me delle posizioni pluraliste, essendo solo u n a tra le mol-
stiana», fuori dall'attuale ortodossia 32 . te, seppure la più emblematica; cioè, il pluralismo è più
ampio di Hick e indipendente da lui.
Hick continua da 30 anni a riflettere, a dialogare ed elabo-
rare il tema. Il suo libro del 1977, The Myth of God Incar- D'altra parte, Hick ha per molti anni riflettuto, scritto e svi-
nate, suscitò un impatto tremendo nella società inglese e fu luppato le sue posizioni teologiche. Non c'è dubbio che agli
l'inizio di un dialogo teologico d'allora ininterrotto. Nel 1993 inizi fu particolarmente radicale e polemico, m a non si de-
ha pubblicato una nuova versione della sua posizione, più ve nemmeno dimenticare che nei suoi ultimi anni ha of-
matura ed elaborata 33 . Noi affronteremo dettagliatamente ferto opere di sintesi, espressione della maturazione della
questo punto nel capitolo corrispondente agli aspetti della sua posizione arricchita da tutto il dibattito suscitato. Hick
cristologia e del dogma. si sforza di chiarire che non è sostenitore del relativismo
né dell'indifferentismo, e che il suo pluralismo non è «egua-
Per completare questa presentazione succinta del para- litarista» 34 . In ogni caso, da questo momento tralasciamo
digma pluralista dobbiamo far riferimento ad alcune ac- di far riferimento a Hick, per riferirci alla posizione co-
cuse che gli si fanno. mune, rivendicata da molti altri autori.
Se il pluralismo sta agli antipodi dell'esclusivismo, è logi- Questa posizione pluralista rivendica una uguaglianza di
co che una concezione semplificata del pluralismo lo pos- base delle religioni, non un egualitarismo che le voglia
sa intendere come l'inverso simmetrico dell'esclusivismo, praticamente rendere identiche. Cos'è questa «uguaglianza
cioè: se l'esclusivismo dice che «solo una religione è vera di base»? È essenzialmente la negazione della possibilità
e che tutte le altre sono false», il pluralismo concepito co- deU'inclusivismo. Cioè, il paradigma teologico pluralista so-
me posizione simmetricamente in contraddizione sosterrà stiene che le religioni sono «basilarmente uguali» nel senso
che «tutte le religioni sono ugualmente vere ed equivalen- - e solo nel senso - che non c'è «una» di esse che sia quel-
ti», sia perché giudica che tutte sono uguali o tutte sono la vera o depositaria della salvezza, della quale tutte le altre
la stessa, sia perché ritiene che, pur essendo differenti, so- sarebbero debitrici o sussidiarie o partecipazioni, ma che
no tutte ugualmente vicine (o lontane) dalla verità. tutte possiedono uno statuto salvifico fondamentalmente.

32
Per esempio, Dhavamony, M., Teologia de las religiones, San Pablo,
34
Madrid 1998, p. 203; Dupuis, J., Jesucristo al encuentro de las religio- Personalmente penso che Hick si limiti a parlare delle «grandi reli-
nes, Paulinas, Madrid 1991, p. 152; Boff, C, Retorno a la arche de la gioni», precisamente perché suppone che nelle «piccole» (senza che
teologia, in Altemativas 18/19 (gen.-lugl. 2001) p. 122, Managua. «grandi» o «piccole» sia una questione di numero) è evidente che ci
33
La metàfora de Dios encamado, Abya Yala, Quito 2004 Due capi- siano anche religioni di seconda classe, che portano molto chiaramente
toli di questo libro sono pubblicati, in castigliano e in portoghese in le impronte «ideologiche» della loro origine. Nemmeno per Hick tutte
RELaT, <servicioskoinonia.org/relat negli articoli 305 e 305p.>. le religioni sono uguali, sebbene i suoi critici lo affermino.

90 91
Dopo aver affermato la loro «uguaglianza di base», il plu- quali, poiché non giungono alla realtà in sé, risulterebbe-
ralismo accetta e riconosce la disuguaglianza reale delle ro equivalenti e rifletterebbero solo la diversità delle no-
concrete religioni, che hanno sviluppi differenti, sensibi- stre posizioni...
lità e capacità diverse, itinerari ed evoluzioni più o meno Non è il momento di entrare in un dibattito di filosofia del-
avanzate o arretrate in ciascun caso. Il pluralismo non si la religione, m a solo di sottolineare che la filosofia kan-
nasconde questa evidente disuguaglianza, è realista. Non tiana non appartiene né è parte del paradigma teologico
tutte le religioni sono uguali, n e m m e n o per il pluralismo 35 . del pluralismo, per quanto a Hick sia stato utile (o meno)
Forse dobbiamo ai teologi che u n a decina d'anni fa prefe- il riferimento a essa per spiegare la sua particolare conce-
rivano essere chiamati teologi dell'«inclusivismo aperto» e zione del pluralismo. Non fa parte del pluralismo teologi-
in seguito del «pluralismo asimmetrico», la convinzione co l'affermazione che la varietà formale delle religioni è
che si è aperto maggiormente u n passaggio, che questa puramente fenomenica e non contiene in alcun modo una
«asimmetria» è essenziale al pluralismo sensato. Un plu- verità reale (noumenica) in ciò che afferma di Dio. Insi-
ralismo egualitarista sarebbe irreale, mancante di reali- stiamo: la teoria kantiana della conoscenza non fa parte
smo 36 . Ogni pluralismo realista è asimmetrico, finché non del paradigma pluralista, sebbene alcuni possano far rife-
si affermi altro. rimento a essa per spiegare la propria posizione, forse più
E se è asimmetrico perché realista, non può n e m m e n o es- per analogia che per univocità. Si può essere pluralisti e
sere indifferentista. Ciò che non è uguale non p u ò essere affermare che le religioni veicolano, possiedono una co-
indifferente di principio, poiché è differente. Che non ci noscenza reale (benché sempre inadeguata, precaria e in
sia una religione sopra le altre (inclusivismo) non signifi- revisione). Per questo, la verità delle religioni è anche rea-
ca che ormai tutte le religioni sono uguali e che, pertanto, le (non meramente «fenomenica») e sono reali anche le lo-
siano per noi indifferenti. Il pluralismo riconosce e accet- ro differenze. Ogni differenza nella verità proclamata dal-
ta le differenze reali e valorizza le identità specifiche, mol- le diverse religioni non è indifferente.
te volte incomparabili, intraducibili, irriducibili. Cade nel relativismo la posizione teologica pluralista? Co-
Un tema che ha danneggiato l'immagine teologica del pa- sì sostengono alcuni suoi detrattori, creando intenzional-
radigma pluralista è anche il rapporto c o n la concezio- mente un nemico mentale da combattere, u n nemico che
ne kantiana della conoscenza, che proviene - ancora u n a praticamente non esiste nella realtà. Il pluralismo afferma
volta - dall'associazione con il pensiero di Hick. L'autore la relatività delle forme religiose, non il relativismo di fron-
si avvale di questa concezione kantiana nel suo intento di te alle religioni. Bisogna esprimersi con proprietà e rico-
creare questa nuova mappa teocentrica, in cui solo Dio è noscere che una cosa è relatività e un'altra è relativismo.
al centro e le altre religioni gli girano attorno. Per Hick la Il pluralismo riconosce la relatività di alcune cose che era-
molteplicità delle religioni e il loro rapporto con Dio po- no state indebitamente ritenute assolute, ma non cade per
trebbe essere esemplificata con la pluralità delle apparen- questo nel relativismo. Riconosce come assoluto ciò che è
ze «fenomeniche» corrispondenti a u n «noumeno» che si assoluto, e come relativo ciò che è relativo, compreso ciò
trova al di là di queste, secondo la concezione kantiana del- che equivocamente fu ritenuto tale. E per evitare il relati-
la conoscenza. Il problema è che u n a concezione come que- vismo non cade nell'errore di assolutizzare il relativo.
sta ipotecherebbe l'obiettività della conoscenza religiosa. Ossia, è possibile una posizione pluralista serena, specifi-
Semplificando: di Dio, come del «noumeno», n o n cono- ca, asimmetrica, non egualitarista, non indifferentista, né
sceremmo altro che le nostre versioni «fenomeniche», le scettica di fronte alla conoscenza reale che le religioni vei-
colano, non relativista, bensì capace di riconoscere ^ u g u a -
35
Lo sarebbero solo per un pluralismo estremista.
glianza di base» fondamentale delle religioni insieme alla
36
Un pluralismo egualitarista oggi esiste solo come concetto logico; loro disuguaglianza concreta, inevitabile ed evidente... Pos-
non c'è nessuno che lo difenda. sono esserci nella realtà anche le posizioni del pluralismo

92 93
estremista, che in teoria sono possibili, m a è bene non com- prire posizioni inclusiviste (o anche esclusiviste o pluraliste,
battere nemici inesistenti quando n o n si dimostri che ef- se si trovano). Portarle al gruppo e verificare che siano ben
fettivamente sono contro di noi. catalogate.
Quanto detto è sufficiente per u n a prima caratterizzazio-
ne del paradigma pluralista. Ulteriori sviluppi sorgeranno III. Domande per lavorare in gruppo
quando accosteremo i successivi aspetti dell'edificio che
stiamo costruendo.
- Mi è risultata chiara l'esposizione dell'evoluzione del pen-
Qual è il futuro della posizione pluralista? Copernico era siero teologico entro le posizioni teologiche presentate in
tanto convinto che la società e la Chiesa del suo tempo non questa unità didattica? È espressa in modo genetico? In
fossero preparate ad affrontare la sfida della sua visione, che senso?
che si preoccupò molto riguardo alla pubblicazione delle Con quale posizione io mi sento in sintonia, con quale di
sue teorie, in modo che vedessero la luce solo quando l'In- esse mi identifico? Presentare nel gruppo le differenti po-
quisizione non avrebbe potuto colpirlo, poiché era già sul sizioni dei suoi componenti e dialogare su di esse.
letto di morte. Anni più tardi, il peso dell'Inquisizione e - A quale posizione teologica appartengono determinate
della Curia romana sarebbe ricaduto su Galileo, nel più fa- persone, entità, libri... che so che hanno u n a posizione su
moso caso di conflitto tra la scienza e la chiesa. La Chie- questo tema?
sa cattolica non accettò l'eliocentrismo fino al 1822, quasi - Se è il mio caso, posso farmi la domanda che si fa John
tre secoli dopo che Copernico aveva invitato i cardinali a Hick (God has many names, p. 26): quale trasformazione
osservarlo attraverso il suo telescopio 37 . Quanto tarderà a ha sperimentato la mia fede quando h o accettato il carat-
essere accettata - se u n giorno giungerà a esserlo - la po- tere salvifico delle altre religioni, quando h o accettato che
sizione pluralista? il cristianesimo giri, insieme alle altre religioni, come u n
pianeta intorno a Dio...?
- Se questo n o n fosse il mio caso, che paure provo davan-
II. Esercizi didattici raccomandati ti alla possibilità di adottare u n a posizione pluralista nel-
la mia fede cristiana?
- Entrare in un motore di ricerca di Internet e vedere ciò che
si trova in queste ricerche: «esclusivismo», «inclusivismo»,
«pluralismo religioso». Farsi un'opinione su come stanno Bibliografia
questi temi in questo momento nella rete.
- La celebrazione del Giubileo del 2000 abbondò in espres- Nella precedente lezione abbiamo già citato la bibliografia che
sioni sul significato del cristianesimo. Ricordare frasi, gesti, si fa carico delle classificazioni delle posizioni teologiche in ma-
interpretazioni... che furono in voga allora. Per es. «Cristo teria di teologia delle religioni. In questa lezione segnaliamo so-
centro della storia», « solo Cristo salva»... Qualificare teo- lamente alcune opere che sono considerate come le più rap-
logicamente queste affermazioni. presentative o le più opportune per studiare ciascuna delle cor-
- Prendere da Internet esempi del discorso teologico o ec- renti.
clesiastico, e identificare frammenti nei quali si possono sco-
• Esclusivismo
37 KERN W., Ausserhalb der Kirche kein heil? Freiburg in Br. 1979.
Gonzàles Faus parla di un tipico e consueto ritardo storico di due
secoli e mezzo, «una cifra che pare indicare la media del ritardo che KNITTER P., Introducing Theologies ofreligions, Orbis, New York
ultimamente la Chiesa (cattolica) porta rispetto alla verità storica», 2002, pp. 19-62.
nell'accettazione delle scienze, la comprensione moderna della rive- KUNG HANS, La Iglesia, Herder, Barcellona 1969, pp. 373-380.
lazione biblica e della esegesi, ecc. Cf. La autoridad de la verdad, Her- SULLIVAN FRANCIS A., Hay salvación fuera de la Iglesia?, Desclée,
der, Barcelona 1996, p. 109. Bilbao 1999, collana Teoria n. 2. Molto utile per studiare la
94 95
storia dell'esclusivismo cattolico fino ai nostri giorni (l'auto- TAMAYO JUAN JOSÉ, Fundamentalismo y diàlogo entre las religiones,
re si colloca nella posizione inclusivista). Trotta, Madrid 2004.
TAMAYO J.J., Hacia un nuevo paradigma teològico intercultural e
• Inclusivismo interreligioso, in Altemativas 27 (giugno 2004) pp. 57-88, Ma-
nagua.
CONCILIO VATICANO II, LG {Lumen Gentium), GS (Gaudium et TORRES QUEIRUGA A., Dios y las religiones: inreligionación, univer-
Spes), NA (Nostra Aetate), UR (Unitatis Redintegratio). salismo asimétrico y teocentrismo jesuànico, capitolo 6 del li-
DANIELOU J., Le mystère du salut des nations, Paris 1946. bro Del terror de Isaac al Abbà de Jesus, Verbo Divino, Estel-
D E LUBAC HENRY, Paradoxe et mystère de l'Eglise, Paris 1967. la 2000.
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DUPUIS J., Verso una teologia del pluralismo religioso, Queriniana, 241.htm>.
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RAHNER K., Los cristianos anónimos, in Escritos de Teologia 6, cristiana, Sai Terrae, Santander 2005; cf. El diàlogo de las re-
Taurus, Madrid, 1969, pp. 535-544; El cristianismo y las reli- ligiones nella biblioteca di Koinonia: <http://servicioskoino-
giones no cristianas, in Escritos de Teologia 5, Taurus, Madrid nia.org/biblioteca>.
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VON BALTHASAR H.U., Dare we hope that ali men be saved?, San VIGIL, TOMITA, BARROS (ASETT-EATWOT), Por los muchos cami-
Francisco 1988. nos de Dios - IL Hacia una teologia cristiana y latinoamerica-
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• Pluralismo

GOMIS JOAQUIM (coordinador), El Concilio Vaticano IH. Como lo


imaginan 17 cristianos,
HERDER BARCELONA 2001; cf. specialmente i testi di A. TORRES
QUEIRUGA e P. CASALDALIGA.
HICK J., God Has Many Names, Macmillan, London 1980; The
Westminster Press, Philadelphia 1982.
HICK J., The metaphorof God Incarnate, SCM Press, London 2005 2 ;
trad. sp., La metàfora de Dios encamado, Abya Yala, Quito 2004.
Due capitoli dell'opera sono in <http://servicioskoinonia.org/re-
lat/305.htm>
KNITTER P.F., No Other Name? A Criticai Survey of Christian Attì-
tudes Toward the World Religions, Orbis Books, Maryknoll
(1985) 2000 12 .
KNITTER P.F., Jesus and the Other Names. Christian Mission and
Global Responsability, Orbis Books, Maryknoll 2001 2 .
MELLONI JAVIER, El Uno en lo Mùltiple. Aproximación a la diversi-
dady unidad de las religiones, Sai Terrae, Santander 2003.
PANIKKAR R., Toda religiào autèntica é caminho de salvagào, in
AA.W., Ecumenismo das religiòes, Vozes, Petrópolis 1971.
PANIKKAR R., The Unknown Christ of Hinduism, Maryknoll, NY
1981, l'originale è del 1964.

96 97
Capitolo ottavo l'inizio del XX secolo. Oggi, più ampiamente, chiamiamo
fondamentalista la posizione di chi mantiene u n pensiero
Una nuova comprensione della Rivelazione chiuso in se stesso, senza dialogo con il mondo moderno,
poggiato su una interpretazione letterale della Bibbia (o,
in generale, delle sacre Scritture della propria religione),
considerata l'unica fonte religiosa di verità, nella quale non
ci sarebbe alcun errore...

Siamo nella seconda parte del corso, che corrisponde al «giu- Quello che noi oggi chiamiamo fondamentalismo o, sem-
dicare». Nella lezione precedente abbiamo ripercorso le prin- plicemente, mentalità conservatrice, è stata la posizione do-
cipali posizioni teologiche che di fatto si esprimono, o sono minante nel cristianesimo per secoli, per millecinquecento
state espresse, in materia di teologia delle religioni. Proba- anni. Il protestantesimo è stato il primo ad aprirsi a un mo-
bilmente avremo già sperimentato intuizioni, sintonie... ri- do di pensare «moderno», critico, lungo un processo labo-
guardo al nostro modo di guardare teologicamente alle reli- rioso e persino doloroso 2 , che cominciò già nel XVIII seco-
gioni. Ma non cercheremo di discemere le nostre opzioni: lo. Il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso al rinnovamen-
non abbiamo ancora la capacità di farlo. Arrivati a questo to teologico e biblico del mondo protestante, almeno fino
punto, in cui abbiamo già dispiegato tutto il panorama del- agli anni '40 del XX secolo 3 . Cioè i cristiani, nel loro insie-
la teologia delle religioni, dobbiamo passare ad un altro pia- me, provengono da una teologia e da una spiritualità simi-
no ed approfondire altri elementi. li a quelle che oggi chiamiamo fondamentaliste. Appena 60
anni fa per i cattolici, 100 o 200 per alcuni settori dei pro-
Dobbiamo avvicinare e rivedere in modo sistematico gli ele- testanti, i «padri della fede» erano fondamentalisti. L'edu-
menti fondamentali che ci daranno la possibilità di costrui- cazione religiosa delle persone che si sono formate prima di
re ordinatamente l'edificio della teologìa delle religioni. Il pri- quegli anni è stata chiaramente somigliante agli atteggia-
mo elemento è la Rivelazione. In effetti una sbagliata com- menti che oggi chiameremmo fondamentalisti. In un certo
prensione della Rivelazione distorce tutta la nostra visione senso potremmo dire che, per la maggior parte, noi cristia-
teologica. Nella presente unità cercheremo di assumere, in ni proveniamo tutti dal fondamentalismo...
sintesi, la trasformazione che si è prodotta nella compren-
sione della rivelazione entro il moderno cristianesimo, per Possiamo forse dire che questo fondamentalismo è ormai
essere lìberi da influenze negative dovute all'utilizzo di me- scomparso dal cristianesimo e che ce ne siamo liberati?
diazioni improprie. Senza dubbio no. Per esempio: benché l'esclusivismo sia
stato «felicemente superato» nel complesso del cristiane-
simo, molti degli elementi principali del fondamentalismo
I. Per sviluppare il tema che lo sostenevano continuano a permanere nell'inclusivi-
smo da cui è stato sostituito 4 . Si vedano, per esempio, al-
Esclusivismo e fondamentalismo

Oggi, chi pensa in modo esclusivista viene detto «fonda- 2


Diceva Tillich che il cristianesimo protestante è stata l'unica reli-
mentalista» 1 . Fondamentalismo è un concetto che ha avu- gione che ha fatto uno sforzo serio per dialogare con la modernità.
to origine in ambito cristiano protestante statunitense al- Segnalava che, allora, né il cattolicesimo, né l'ebraismo, né l'Islam lo
avevano ancora fatto.
3
L'enciclica Divino Afflante Spirita, di Pio XII nel 1943, significò
1
Quando diciamo «fondamentalismo» potremmo dire integralismo, l'apertura, l'ammissione entro il cattolicesimo dei metodi scientifici
conservatorismo, tradizionalismo, immobilismo, pensiero reaziona- o critici di accesso alla Scrittura. Il consolidamento di questa aper-
rio... Noi ci atteniamo al termine più diffuso, proveniente dal prote- tura non ci sarebbe stato fino al Concilio Vaticano II, nel 1962-1965.
4
stantesimo statunitense. Non dimentichiamo che, come abbiamo detto nella lezione prece-
dente, l'inclusivismo non cessa di essere un «esclusivismo modera-
98
99
cune affermazioni che ancora permangono nella maggior riabilmente invocherà la Bibbia, la rivelazione: «È Dio che
parte dell'ambito del cristianesimo attuale, e che conti- ci ha detto la verità e noi dobbiamo accettarla con religiosa
nuano a risuonare come esclusiviste: sottomissione». Quando alcuni cristiani di oggi si oppon-
- solo la Bibbia è Parola di Dio; i «libri sacri» delle altre gono alla posizione pluralista (come quando gli inquisito-
religioni sono «letteratura religiosa»; li possiamo leggere ri del XVI secolo si opponevano all'eliocentrismo), la loro
con rispetto e ammirazione, m a non come «rivelazioni», ragione ultima era e continua ad essere la Bibbia, la rive-
né possiamo utilizzarli nell'ambito liturgico; lazione cristiana: è Dio stesso - dicevano e continuano a
dire - che ci ha rivelato la verità, che ci ha detto quello in
- solamente a noi Dio è venuto incontro ed ha donato la
cui dobbiamo credere, e questa rivelazione è letteralmen-
sua Parola nella sua rivelazione; le altre religioni tentano
te certa e lo è in maniera immutabile.
di incontrare Dio, lo cercano a tentoni...;
- la nostra religione è «la» vera religione, perché è l'unica Per questo è molto importante riesaminare questo tema
che Dio ha stabilito in questo mondo; della rivelazione, che è parte dei fondamenti stessi di qua-
- per questo dobbiamo predicare la nostra religione, come lunque posizione si possa adottare, non solo nel campo del-
una missione, a coloro che ignorano il messaggio di sal- la teologia delle religioni, m a anche in tutta la teologia e
vezza, che Dio ha confidato a noi perché lo portiamo fino nell'insieme della fede cristiana.
ai confini del mondo...
Benché il cristianesimo nel suo insieme e la teologia in par- // vecchio concetto di rivelazione
ticolare siano avanzati significativamente nella revisione
del proprio pensiero, si verifica u n conflitto - a volte ma- Ci stiamo muovendo nel campo della rivelazione cristiana
nifesto - tra la cultura moderna e la cultura religiosa di che, com'è noto, ha nella Bibbia la sua massima espres-
molti cristiani di oggi. La loro visione religiosa continua a sione e il suo punto di riferimento.
essere fondamentalista, conservatrice, ancorata a posizio-
ni incompatibili con la mentalità moderna. In questo mo- Potremmo segnalare vari punti come elementi chiave del-
do non è possibile procedere nel rinnovamento del pen- la rivelazione biblica - nella visione classica - che in se-
siero teologico e nemmeno, concretamente, nel campo del- guito sono stati superati. Cercheremo di descriverli.
la teologia delle religioni, di cui ci stiamo occupando. • Il primo di questi elementi lo potremmo definire: «Dio è
Senza una revisione dei presupposti teologici fondamen- l'autore», inteso in modo estremo e unilaterale. La Bibbia
tali, la persona non può distaccarsi dagli schemi classici è parola «di Dio», intendendo con ciò che non è opera de-
conservatori e non può avanzare verso posizioni più aper- gli uomini, ma è un libro interamente divino e per niente
te e realiste. u m a n o . In questa visione, sebbene non sia u n libro lette-
Allora dunque, il concetto principale che è alla base della ralmente «caduto dal cielo», però è qualcosa di equivalen-
visione conservatrice del cristianesimo - e nel concreto te: u n libro che è stato ispirato da Dio agli uomini che lo
dell'esclusivismo - è il concetto di «rivelazione». Quando hanno scritto. Questi erano strumenti in m a n o di Dio 5 . Al
domandiamo ad u n a persona con mentalità esclusivista livello più estremo di questa interpretazione si è arrivati a
quali sono le ragioni «ultime» della sua posizione, inva- dire che è stato «dettato» da Dio 6 . Nella mentalità popola-
re la Bibbia si riveste di un alone magico, a volte feticista:

5
to»: nell'inclusivismo continuano a esserci molti elementi detenuti Molte riflessioni teologiche sono state compiute riguardo al tipo di
«in esclusiva» dalla religione inclusivista. Ormai non è più quest'ul- causa strumentale che gli scrittori sacri rappresentavano nelle mani
tima ad avere e a mantenere la salvezza in esclusiva; ora la salvezza (o nella bocca) di Dio. Le elaborazioni che alla fine hanno indicato
è presente anche al di fuori di essa, però continua ad appartenerle, le linee sono state quelle di sant'Agostino.
6
a essere «sua»... Nel caso della Bibbia ci fu un caso estremo, quello di J. Gerhard,

100 101
vedere e toccare la parola di Dio in u n libro nelle proprie Questa unicità, evidentemente, è basata in definitiva pro-
mani, contenente parole con le quali Dio parla personal- priamente sulla parola della Bibbia, come u n «criterio in-
mente a noi... porta con sé la tentazione di ricorrere ad es- terno a priori», o come un ragionamento circolare: la Bibbia
se per trovare risposte immediate a qualunque dei nostri è la parola di Dio, e solo essa lo è perché vi è scritto... Quan-
problemi. do si sollecitano i cristiani restii a passare dall'inclusivismo
al pluralismo a esprimere qual è la ragione ultima della lo-
• Un altro elemento chiave è la verbalizzazione esagerata ro resistenza, appare come ultimo termine l'argomento
che s'impossessò della concezione stessa della rivelazione dell'autorità della Bibbia e della tradizione: la Bibbia lo di-
biblica. Nonostante il Concilio Vaticano II abbia recupe- ce, abbiamo sempre pensato così, così ci dissero i nostri pa-
rato la presenza delle «opere» nello sviluppo della rivela- dri, così la Chiesa c'impone di pensare. Si tratta, come ab-
zione 7 , la concezione che di questa si è avuto durante più biamo detto, di u n ragionamento circolare 8 , della mancan-
di millecinquecento anni, e che al fondo perdura nel sub- za di pensiero adulto e critico.
cosciente collettivo cristiano, è che la rivelazione è so-
prattutto parola, con tutto ciò che questo comporta di ver-
balismo e concettualismo; una rivelazione intesa fonda- La crisi
mentalmente come dottrina, verità rivelate, «deposito» di
verità che bisogna osservare e preservare intatte... Questo vecchio concetto di rivelazione (vecchio e contem-
poraneamente ancora attuale) è andato poco a poco sgre-
• Un altro elemento è il biblicismo letterale che si è speri- tolandosi nell'impatto col pensiero moderno. Non descri-
mentato: il porre la Bibbia, come testo materiale, sopra la veremo questa crisi, che è presente in molti manuali d'in-
realtà, fuori dalla storia, più in là dell'umano, adornata di troduzione alla Bibbia, e che raccomandiamo a tutti di stu-
qualità uniche come l'«inerranza», l'impossibilità a conte- diare o di ricordare, se già li conoscono.
nere errori, l'infallibità... Per chi ha questa visione della Ciò che è importante dire è che questa evoluzione fu real-
Bibbia è possibile prendere qualunque testo, estrarlo dal mente una crisi; da una parte ci furono i teologi e i bibli-
contesto, non domandarsi nemmeno quando è stato scrit- sti a studiare, scoprire, proporre... e dall'altra le chiese isti-
to, né da chi, né che cosa voleva dire l'autore... e leggerlo tuzionali, che rifiutavano le scoperte comprovate e le ipo-
direttamente, con ingenuità acritica, e applicarlo nel suo tesi proposte come plausibili. Il conservatorismo è legge
più semplice significato letterale a qualunque situazione per le istituzioni religiose. Nel campo religioso, le resistenze
umana... intellettuali sanno rivestirsi di argomentazioni «infallibi-
• Un altro elemento che non siamo soliti affrontare e di cui li», in difesa della fede e dell'«onore di Dio». A volte, una
non siamo coscienti, ma che è presente in questa conce- nuova mentalità può farsi strada solo col passare del tem-
zione fondamentalista della Bibbia, è la sua «unicità»: so- po, quando si fa avanti una nuova generazione umana già
lo la Bibbia è ciò che è. Non c'è niente di uguale o di si- cresciuta con una nuova comprensione della fede, compa-
mile al mondo. Solo la Bibbia è parola di Dio, e perciò me- tibile con le nuove impostazioni culturali.
rita la nostra fede e la nostra cieca obbedienza. Non può A questo proposito, è interessante ricordare il caso che si ve-
esserci un'«altra» parola di Dio. Ogni altra che pretenda di rificò quando Lessing pubblicò nel 1778 l'opera di Reima-
essere Parola di Dio, è falsa. rus, la prima ricerca «scientifica» di linea critica riguardo
alla vita di Gesù. L'immagine prefabbricata che si aveva si-
no ad allora della vita di Gesù, che non aveva sostegno cri-
che giunse ad affermare che la Bibbia era stata dettata persino nei tico nella Scrittura, fu scartata. Molti seminaristi abbando-
suoi segni vocalici, quelle vocali che , precisamente, l'ebreo non scri-
ve. Cf. A. Bea, Inspiration, IV. Die Lehre bei Protestanten, in LThK 5
(1960) col. 709; cf. coli. 708-711. 8
7
«Questa economia della rivelazione avviene con eventi e parole in- Nella logica classica, questo errore logico si definisce «petizione di
timamente connessi» {Dei Verbum 2). principio».

102 103
narono il seminario in cerca di un'altra occupazione per la • La rivelazione si esprime in u n processo u m a n o dentro
loro vita 9 ... È un segno chiaro ed eloquente: le teorie teolo- la storia. La rivelazione non cade dal cielo «già fatta». «La
giche non sono teorie inutili né superficiali, che ci possano rivelazione - sia quello che sia, nella sua intima essenza -
essere indifferenti, ma elementi simbolici essenziali nei qua- non è apparsa come parola compiuta, come oracolo di una
li è in gioco il senso della vita dell'uomo. È molto e molto divinità ascoltato da u n veggente o da un indovino, ma co-
profondo ciò che è in gioco in questi temi e problemi... me esperienza u m a n a viva, come u n "rendersi conto" a par-
Questa opposizione dell'istituzione alla trasformazione del tire dai suggerimenti e dalle necessità dell'ambiente e so-
pensiero che sta dirigendo e armonizzando il rapporto del- stenuto nel contatto misterioso con il sacro» 10 .
la fede con gli avanzamenti culturali, sembra essere legge La rivelazione non è in realtà alcune parole o alcuni testi,
della vita e legge della storia. Ciononostante, le idee muo- bensì è il processo vitale di u n popolo che ha fatto una
vono il mondo, spingono in avanti la storia e spingono in esperienza religiosa, che alla fine si è materializzcita in una
avanti anche le religioni. espressione scritta. La rivelazione non è il testo, non sono
le parole, non è u n libro. È piuttosto il processo, l'espe-
È dunque la trasformazione del concetto di rivelazione ciò rienza religiosa stessa per la quale questo popolo, come
che sta alla base dell'emergere del pluralismo di fronte all'in- tutti gli altri popoli, ha cercato di dare u n senso alla pro-
clusivismo, come paradigmi in successione nello sviluppo pria vita a partire dai miti del mondo religioso e culturale
della teologia delle religioni. Così come la «fine della cri- in cui viveva, ma caratterizzato e ricostituito attraverso
stianità» fu confusa dai teologi conservatori come la «fine l'esperienza di Dio che ha vissuto nella propria storia 11 .
del cristianesimo», allo stesso modo la posizione pluralista Non esiste rivelazione allo stato puro... La rivelazione si
è confusa con la negazione del cristianesimo. Così come esprime solamente nella ricchezza dell'umano, nel labo-
l'eliocentrismo fu considerato in contrasto con la Bibbia, co- rioso processo delle tradizioni, nella capacità culturale
sì anche oggi il teocentrismo pluralista - in una rivoluzione dell'ambiente e nelle possibilità del linguaggio, nello sfor-
teologica copernicana simile a quella astronomica - è con- zo per rispondere alle domande e alle necessità concrete
siderato da alcuni teologi anch'esso in contrasto con la Bib- delle diverse comunità, nella riflessione teologica di figu-
bia. La concezione classica della rivelazione è in ogni caso re individuali e di determinate comunità. «Si dà in» tutto
il punto centrale delle resistenze dell'avanzamento della men- questo; non diciamo che «si riduce a» questo 12 . La rivela-
talità pluralista. Ed è per questo che è necessario ap- zione è «la manifestazione della profondità dell'essere at-
profondire questo tema della trasformazione del concetto di traverso la conoscenza umana» 1 3 .
rivelazione.
• La rivelazione è u n processo universale, che si manifesta
in tutti i popoli. Tutti i popoli sono umani ed è parte dell'es-
Visione attuale della rivelazione sere u m a n o la necessità di dotarsi di un senso religioso,
sia individuale che comunitario. I paleontologi pensano di
Dove ci ha portato questa trasformazione del concetto di trovarsi di fronte a u n ritrovamento archeologico di resti
rivelazione? N e m m e n o qui faremo u n a presentazione este- «umani» e non di semplici «ominidi» quando vi osservano
sa, ma una rapida sintesi degli elementi principali di que- la presenza di segni religiosi, per esempio nelle sepolture...
sta nuova visione che rende possibile, tra le altre trasfor- Potremmo dire che l'homo sapiens è dal principio equipa-
mazioni teologiche, uno slittamento di mentalità dall'in- rabile all'homo religiosus.
clusivismo verso il pluralismo.
10
Torres Queiruga, Andrés, La revelación de Dios en la realización del
9
Così è testimoniato da Semmler nel prologo della sua confutazione hombre, Cristianidad, Madrid 1987, pp. 66-67.
11
di Reimarus. Cf. A. Schweitzer, Gesichte der Leben-Jesu-Forschung, Ibid.
12
Munich/Hamburg 1976, p. 67 (trad. sp. Investigaciones sobre la vida Ibid.
13
de Jesus, Edicep, Valencia 1990, p. 76). Tillich, Paul, Teologia sistemàtica, I, Barcelona 1972, p. 128.

104 105
Nel cosiddetto «periodo assiale» (800-200 a.C.) u n buon nu- rivelare a tutti gli esseri umani e a tutti i popoli, e vuole ri-
mero di popoli del mondo antico sperimentarono uno stes- velarsi nella sua massima espressione, sempre, in tutti i
so tipo di trasformazione religiosa, che dette origine alle momenti. Dobbiamo pensare che il limite di questa rive-
grandi religioni mondiali, le «grandi religioni» o «religioni lazione sia u n limite nel recepirla e sia un limite nostro 19 ,
universali» che ancora oggi permangono. Gli scienziati del- di ogni popolo, di alcuni più che di altri...
la religione, così come gli antropologi, gli archeologi, i teo- • Questa nuova comprensione della rivelazione comporta
logi, i biblisti... sono d'accordo riguardo al fatto che il pro- una presa di coscienza «dell'ampliamento del campo rive-
cesso interno vissuto dal popolo di Dio che si riflette nella latorio». È da «scoprire tutta la realtà come manifestazio-
Bibbia è un processo strutturalmente simile ai processi re- ne di Dio. Essa è il luogo della forza rivelatrice del Signo-
ligiosi degli altri popoli, sviluppati al margine e prima del re sullo spirito dell'essere umano. In modo che, anche nel-
processo del popolo di Israele 14 . la radicale e costitutiva oscurità, c'è evidenza della rivela-
• Tutte le religioni sono rivelate: ci fu un tempo nel quale zione in tutto il reale. Nella misura in cui qualcosa è, c'è
gli storici delle religioni hanno distinto tra religioni «na- manifestazione di Dio» 20 .
turali» e religioni «rivelate»; però «uno studio più attento • «Le religioni sono, in definitiva, i punti dove si conden-
ha dimostrato che questa antitesi risulta molto difficile da sa questa 'evidenza' generale, i luoghi dove la forza rivela-
mantenere» 15 . Da parte nostra noi cristiani tendiamo logi- trice riesce a rompere espressamente l'opacità dello spiri-
camente a considerare la Bibbia come un m o n d o a parte, to finito. La religione biblica non risulta in questo senso
senza neppure contatti con la realtà circostante, come na- diversa. Perciò, lontano dagli esclusivismi caduchi, si de-
ta interamente da se stessa, senza influssi né contamina- ve partire dall'assioma fondamentale: 'Tutte le religioni so-
zioni... In realtà oggi nessun teologo serio avrà la pretesa no vere', nel senso che in esse si capta realmente, anche se
che le scritture ebree e cristiane possano essere conside- non adeguatamente, la presenza di Dio. I limiti stanno nel
rate a parte rispetto alle altre opere nelle quali sono con- modo e nella definitività» 21 .
segnate le credenze e le esperienze religiose delle altre re-
ligioni 16 . «La rivelazione appartiene all'autocomprensione • Potremmo dire che, in un certo senso, la parola «rivela-
di ogni la religione, che sempre considera se stessa come zione» ci può sembrare inadeguata. Perché si riferisce a un
creazione divina e non meramente umana» 1 7 . «Tutte sono mistero, a una profonda dimensione dell'essere umano, che
religioni della rivelazione» 18 . viene espressa mediante un'immagine proveniente da u n
pensiero magico: «ri-velazione», ossia «dis-velamento», spo-
• Nel linguaggio classico potremmo dire che Dio si vuole stamento del velo che ci impediva di vedere qualcosa, spo-
stamento che evidentemente viene attribuito a qualcosa di
esterno a noi... per quanto attualizziamo la comprensione
14
Norbert Lohfink parla del caso di Mari, dove, mezzo secolo prima di questo mistero - come abbiamo appena cercato breve-
di Mosè, prima che Israele esistesse come popolo, un intero millen- mente di fare - succede che la stessa parola «rivelazione»,
nio prima del culmine della profezia in Israele, esistevano già uomi- per associazione spontanea di idee, ci tradisce inconsape-
ni che, nonostante tutte le differenze concrete, si presentavano in mo- volmente nell'evocare, in maniera surrettizia, la vecchia com-
do simile a quello dei profeti successivi del popolo giudeo. Los pro-
fetas, ayer y hoy, in Gonzaléz - Lohfink - Von Rad, Profetas verdade- prensione che precisamente volevamo superare. Le parole
ros, profetas falsos, Sigueme, Salamanca 1976, p. 107. Cf. Torres Quei- non sono innocenti. Siamo persuasi che sia meglio non uti-
ruga, ibid., p. 69.
15
E.O. James, Introducción a la historia comparada de las religiones,
Cristiandad, Madrid 1973, p.16. 19
16 Queste sono conclusioni sintetiche del trattato sulla Rivelazione di
Torres Queiruga, ibid., p. 29.
17 Torres Queiruga, ibid., p. 459, epilogo.
C.M Edsmann, Offenbarung I. Citato da Torres Queiruga, ibid., p. 20
28. Ibid., p. 466.
18 21
Torres Queiruga, ibid., p. 32. Ibid., pp. 467 e 471.

106 107
lizzare la parola, o almeno, renderla con altri sinonimi che nuova teologia senza questo concetto di rivelazione mediata
non siano caricati di alcun pensiero magico nella letteralità dalla storia, dall'esperienza interpretativa degli uomini.
dell'immagine che veicolano. Quella che abbiamo chiamato Quando non si accetta la mediazione, si cade necessaria-
classicamente «rivelazione» potrebbe essere, con vantaggio, mente nel fondamentalismo (cf. E. SCHILLEBEECKX, Soy un
definita «processo umano di acquisizione di coscienza», teòlogo feliz, Sociedad de Educación Atenas, Madrid 1994,
«processo di riflessione religiosa»... pp. 72-73)22.
Con queste conclusioni di Andrés Torres Queiruga, termi- • Succede non solo nella coscienza comune, m a anche nel-
niamo anche noi questa presentazione concisa della tra- la predicazione ordinaria, nei libri di divulgazione e per-
sformazione del concetto di rivelazione che, come abbia- sino in non pochi teologi. La concezione che si è soliti da-
mo potuto vedere, ci lascia con una predisposizione mol- re come ovvia e presupposta, si può contraddistinguere coi
to diversa di fronte al panorama dei paradigmi o delle di- seguenti tratti: a) Dio si è rivelato per mezzo di apparizio-
verse posizioni teologiche della teologia delle religioni. ni, visioni e parole ascoltate o dettate, perché fossero scrit-
Evidentemente la sintesi qui presentata non ci dispensa te, a determinate persone come i profeti o gli apostoli; b)
dall'utilità di u n avvicinamento personale più ampio alla queste persone le trasmettono agli altri oralmente o per
questione. Esortiamo vivamente il lettore a farlo. Per que- iscritto, a volte confermandole con segni e miracoli; e) gli
sto segnaliamo alcune opere nella bibliografia. altri si fidano di loro e, appoggiati alla loro testimonianza,
credono che Dio ha detto o ha rivelato ciò che loro dico-
no. In definitiva, credere nella rivelazione sarebbe «accet-
II. Testi antologici tare qualcosa come parola di Dio, perché qualcuno dice
che Dio glielo ha detto perché lui lo dicesse agli altri» (A.
• Si veda il capitolo 2 di Enigmas de la Biblia, 2, di ARIEL TORRES QUEIRUGA, voce «Revelación», in Diez Palabras cla-
ÀLVAREZ VALDÉS. Raccomandiamo vivamente la lettura ve en Religión, Verbo Divino, Estella 1992, pp. 179-180).
dell'opera completa.
• GONZALEZ FAUS J.I., Avanzadillas de la critica biblica, in
La autoridadde la verdad, Herder, Barcelona 1996, pp. 108-
109, 162-163. III. Domande per riflettere e per dialogare

• La parola di Dio è parola di uomini che parlano di Dio. - A che età ho conosciuto per la prima volta la Bibbia? Per-
Dire sic et simpliciter che «la Bibbia è parola di Dio» non ché la Bibbia non era quasi conosciuta nel popolo cattoli-
corrisponde'alla verità. È solo indirettamente parola di Dio. co prima del Concilio Vaticano II? Ricordare le cause sto-
Gli scritti biblici sono testimonianze di uomini di Dio che riche.
hanno vissuto u n a storia e hanno manifestato Dio. Quan- - Com'era l'immagine della Bibbia che mi h a n n o dato quan-
do la Bibbia dice: «Dio ha detto. Cristo ha detto...» non è do ero bambino?
Dio che lo ha detto, non è Cristo in senso proprio che lo - Ho avuto l'opportunità di rinnovare la mia formazione
ha detto, ma gli uomini che hanno raccontato la loro espe- biblica?
rienza di rapporto con Dio. La loro esperienza viene dallo - Che rapporto vedo tra questo tema e le famose posizio-
Spirito e, in questo senso, si può correttamente affermare ni teologiche in materia di teologia delle religioni (esclu-
che la Bibbia è ispirata. sivismo, inclusivismo e pluralismo)?
Allo stesso tempo però è necessario tener presente la me- - La Bibbia afferma che solo essa è «parola di Dio»? Do-
diazione umana, storica, contingente. Non si dà mai un in- ve? E se lo dice, questa è parola di Dio o è u n a forma se-
contro diretto, a tu per tu, di Dio con l'uomo, ma sempre at-
traverso mediazioni. Sono gli uomini che parlano di Dio.
22
Per la ricerca teologica e per intendere l'evoluzione dei dog- Edizione originale italiana. Sono un teologo felice, EDB, Bologna
mi, questo è molto importante. Non si può comprendere la 1993.
108 109
condo cui noi la percepiamo? Aprire u n dialogo riguardo urna teologia do sincretismo religioso no Brasil, Paulinas, Sào
a ciò nel g r u p p o . Paulo 2003.
- C h e iniziative, c h e p o s s i b i l i t à , libri, c o r s i , risorse... c o - TORRES QUEIRUGA ANDRÉS, La revelación de Dios en la realización
n o s c i a m o p e r il r i n n o v a m e n t o delle n o s t r e c o g n i z i o n i b i - del hombre, Cristiandad, Madrid 1987.
bliche? TORRES QUEIRUGA A., iQué significa afirmar que Dios habla?, in
- A b b i a m o visto q u a l c h e a l t r o «libro s a c r o » d i a l t r e reli- Sai Terrae 82 (1994) pp. 331-347; Selecciones de Teologia 134
gioni? Si p o s s o n o a c q u i s t a r e n e l n o s t r o p a e s e e d o v e ? Q u a - (1995) pp. 102-108; RELaT 243.
li altre r e l i g i o n i i m p o r t a n t i ( m o n d i a l i o locali) s o n o p r e - TORRES QUEIRUGA A., voce «Revelación», in Diez palabras clave en
senti nella s o c i e t à i n c u i v i v i a m o ? C h e libri s a c r i «do- Religión, Verbo Divino, Estella 1992, pp. 177-224.
v r e m m o » c o n o s c e r e p e r a p p r e z z a r e l a q u a l i t à d e l l a reli-
g i o n e d e i n o s t r i fratelli e sorelle d i a l t r e religioni?
- Quali altri «libri sacri» a b b i a m o letto? C o m m e n t a r e
l'esperienza d i o g n u n o .
- È possibile d a r e u n o s p a z i o a d e g u a t o alla l e t t u r a della
«Parola di Dio» delle a l t r e r e l i g i o n i n e l l a m i a p r e g h i e r a p e r -
sonale, n e i n o s t r i m o m e n t i d i p r e g h i e r a c o m u n i t a r i a , nel-
le n o s t r e c e l e b r a z i o n i p a r a l i t u r g i c h e , n e l l ' e u c a r i s t i a . . . ? Per-
ché?

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SOARES ALFONSO M., Interfaces da Revelagào. Pressupostos para

110 Ili
Capitolo nono bilmente la maggior parte di noi ricorda che non ci è sta-
to detto praticamente nulla, almeno in modo esplicito. Il
Due principi fondamentali: tema non figurava tra i temi di formazione, non faceva par-
il pluralismo è positivo e voluto da Dio. te delle preoccupazioni teologiche di allora.
Non ci sono eletti Però, affondando nei nostri ricordi, forse potremo scopri-
re che qualcosa ci è stato detto, almeno implicitamente. In
qualche maniera tutti noi abbiamo captato, di conseguen-
za, che le altre religioni non erano molto importanti. Si po-
trebbe procedere nella vita senza conoscere granché di es-
Ricapitoliamo l'itinerario che abbiamo seguito fino ad ora. se.
Potremmo dire che non avevano u n gran significato reli-
Dopo aver osservato la realtà attuale e la storia dal punto di gioso, nonostante fossero delle religioni, alcune delle qua-
vista del pluralismo religioso, dopo esserci messi in allerta
li persino grandi religioni.
ricorrendo all'ermeneutica del sospetto e dotati di alcuni stru-
menti e classificazioni, nell'unità precedente ci siamo ad- Certamente, non si disconosceva il fatto stesso dell'esisten-
dentrati in un tema che si pone alla base ed è previo alla teo- za di altre religioni, m a si può dire che questo fosse u n
logia delle religioni, un tema che filtra e precondiziona tutti dato esterno alla religione cristiana. Non era incorporato
gli altri: il concetto di rivelazione. nella visione cristiana della vita. Addirittura era u n dato,
un fatto deplorevole, negativo... Se l'accesso a Dio da par-
Abbiamo dunque la capacità di entrare in pieno nel cuore te dell'uomo si offriva attraverso la religione che Dio stes-
stesso della teologia delle religioni. E ci addentriamo in que- so aveva rivelato all'Umanità per mezzo del proprio figlio
sto nucleo centrale dichiarando quello che consideriamo pos- Gesù, che senso avevano quelle altre religioni estranee?
sa essere un «principio-» nuovo fondamentale: l'affermazio- Come si spiegava che a Dio fossero rimaste «fuori» dal suo
ne del carattere positivo del pluralismo religioso, che per ciò (unico) «piano di salvezza» quelle masse u m a n e lontane,
stesso non è solo un pluralismo di «fatto», ma anche di «di- che non partecipavano all'unica religione, la religione of-
ritto», per principio... ferta all'Umanità da Dio stesso, la religione cristiana?
Subito dopo stabiliremo un altro grande criterio che lo com- Il pluralismo religioso, la pluralità delle religioni era con-
pleta e lo definisce, che ci porterà a rinunciare alla categoria siderata negativamente. Era u n misterioso «sbaglio» del
dell'«elezione»... piano di Dio. Oppure uno sbaglio tollerato da Dio forse per
metterci alla prova, poiché Dio raccomandava a noi cri-
stiani di portare la salvezza cristiana a quei popoli. Che ci
I. Per sviluppare il tema fosse una pluralità di religioni era, dunque, una situazio-
ne temporale, destinata a sparire di fronte all'espansione
A) Primo principio: «Il pluralismo religioso è positivo del cristianesimo grazie all'azione missionaria, che aveva
e voluto da Dio» tardato troppo (venti secoli!).
VISIONE CLASSICA DEL PLURALISMO RELIGIOSO Riassumendo, il pluralismo religioso era dunque u n fatto,
considerato però negativo, deplorevole, non voluto da Dio,
Com'era visto classicamente il pluralismo religioso (la plu- forse semplicemente tollerato, transitorio e pertanto de-
ralità delle religioni)? Com'era considerato? stinato a sparire, il prima possibile... Se non era ancora
scomparso, ciò era dovuto alla mancanza del nostro spiri-
Possiamo domandarlo in primo luogo a noi stessi: cosa ci to missionario.
è stato detto nella nostra formazione religiosa sul fatto che
esistessero altre religioni, persino molte religioni? Proba-

112 113
(Non ci addentriamo adesso a riferire come la tradizione - da pluralismo deplorevole —> a pluralismo con una fun
giudeo-cristiana abbia valutato lungo la sua storia queste re- zione 4 nel piano di Dio
ligioni che compongono il blocco del pluralismo religioso. - da pluralismo che deve essere ridotto all'unità -» a plu-
In certi tempi, primitivi, si pensò che le religioni fossero pro- ralismo che dev'essere accettato
prie di ogni luogo, come gli dei stessi, vincolati alla terra e - da pluralismo temporale, provvisorio -» a pluralismo for-
con una giurisdizione localizzata geograficamente 1 ... In al- se per sempre...
tri tempi, gli dei delle altre religioni furono considerati dia- Quella vecchia visione (tante volte semplicemente incon-
bolici, idoli, falsi dei, vanità, causa di tutti i mali 2 ...). sapevole, mai espressa) del pluralismo religioso come di
u n pluralismo di fatto, negativo, senza senso, destinato a
scomparire... è in crisi. Si estende nel popolo cristiano la
UNA NUOVA VALUTAZIONE DEL PLURALISMO RELIGIOSO sensazione che il pluralismo religioso non sia negativo, ben-
SI FA STRADA sì positivo, ossia, voluto da Dio... Che una religione s'im-
ponga infine su tutte le altre sostituendole, non è più visto
Abbiamo già parlato in vari punti dell'unità precedente del- come l'ideale...
la «novità» di una nuova tappa dei rapporti tra le religio-
ni, di un nuovo spirito nella valutazione cristiana delle re- Che ragioni fondano questa nuova valutazione positiva?
ligioni... Ebbene, giungiamo al centro di questo scenario. Possiamo raggrupparle in quattro aspetti:
Una chiara novità emerge nel centro della teologia delle re- a) una nuova immagine di Dio: non è accettabile pensare
ligioni e nel centro del nuovo spirito 3 che si percepisce in che Dio abbia potuto lasciare un'immensa parte dell'Uma-
questo ambito: sorge e si avverte ovunque una nuova va- nità senza attenzione, abbandonata alla propria iniziativa
lutazione positiva del pluralismo religioso. semplicemente umana, senza «andarle incontro», nell'at-
Esprimiamolo così: quel pluralismo religioso che, come ab- tesa che arrivasse l'azione missionaria della Chiesa cri-
biamo appena detto, è stato da sempre considerato come stiana...
un pluralismo di fatto, negativo, senza significato, tempo- b) u n a nuova immagine della rivelazione5: questa non è
rale, è passato: un'azione positiva di Dio limitata al suo rapporto con un
solo popolo, bensì un processo legato all'esistenza di ogni
- da essere considerato negativo -» a essere considerato essere u m a n o e di ogni popolo, in cui tutta la realtà stori-
positivo ca si converte in rivelazione6;
- da pluralismo di fatto -> a pluralismo di diritto, di prin-
cipio e) u n a nuova immagine dell'uomo: adesso comprendiamo
molto meglio la natura culturale dell'essere umano, e co-
me perciò Dio deve necessariamente relazionarsi con lui
tramite una forma di «ecclesialità» che, entro la propria
1
Mezenes, Rui De, Pluralismo religioso en el Antiguo Testamento, in cultura, può essere veicolata solamente attraverso la pro-
Selecciones de Teologia 163 (sett. 2002), pp. 178-179
2
Teixeira, F., Teologia das religiòes. Urna visào panoramica, Paulinas,
Sào Paulo 1995, pp. 15-16, presenta una sintesi di questa valutazio- 4
ne negativa tanto frequente. Un pluralismo che ha una esplicita raison d'ètre, dirà C. Gefré {La
3
Vigil, J.M., Espiritualidad del pluralismo religioso, in Comisión Teolo- singolarità del cristianesimo nell'età del pluralismo religioso, in «Filo-
gica della ASETT, Por lo muchos caminos de Dios. Desafios del plu- sofia e teologia» 6/1, 1992, pp. 38-58, citato da Dupuis, Verso una teo-
ralismo religioso a la teologia de la liberación - I, Verbo Divino, Qui- logia. .., p. 19). Una pluralità «che ha un suo posto nel disegno di Dio
to 2003. ID., Macroecumenismo: teologia de las religiones latinoame- per la salvezza dell'umanità», dirà da parte sua Dupuis, ibid. p. 271.
5
ricana, in ASETT, Por los muchos caminos de Dios - IL Hacia una Abbiamo trattato questo punto nella lezione precedente
6
teologia pluralista de la liberación, Abya Yala, Quito 2004, collana Torres Queiruga, A., La revelación de Dios en la realización del hom-
«Tiempo Axial» n. 3. bre, Cristiandad, Madrid 1987, p. 466.

114 115
pria religione; ogni essere umano, ogni popolo si trova nel- Suggeriamo - in questo momento non pretendiamo nien-
la condizione di ricevere l'azione rivelatrice di Dio, perché te più che suggerire - tre risposte:
«tutti gli uomini sono elevati all'ordine della salvezza» 7 ... a) In primo luogo, il pensiero moderno ha infranto l'im-
postazione classica della questione della verità, una impo-
d) una nuova immagine del cristianesimo, che, in questa nuo- stazione greca, fondamentalmente aristotelica, che si ba-
va epoca della storia, si vede messo a confronto, come mai sava sulla visione della metafisica e della ontologia classi-
prima d'ora 8 , con le proprie limitazioni di fronte alla sua ca, in cui la Verità {Verum) è sempre Una (Unum), e non
pretesa di universalità 9 . Dopo aver attraversato epoche sto- può entrare in contraddizione con un'altra verità. Ciò che
riche nelle quali aveva creduto di aver predicato il messag- è non può non essere, ed «è impossibile che, per il mede-
gio cristiano a tutto il mondo abitato 10 , ed epoche come l'ini- simo rispetto, la stessa cosa allo stesso tempo sia e non
zio del XX secolo, in cui riteneva che in pochi decenni avreb- sia» [Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano 1994. p. 145,
be convertito religiosamente il resto del mondo, sembra ora N.d.T.]... Il pensiero moderno percepisce una verità che è
riscoprire che il suo limite numerico è insuperabile 11 , e che compatibile con la pluralità, che sorge persino dalla «coin-
l'azione missionaria destinata alla conversione del mondo, cidenza degli opposti», dal «caos» 13 ...
in questo senso, ha fallito 12 ...
b) In secondo luogo si tratta del tributo di alcune limita-
Benché non sia necessario, dobbiamo chiederci: com'è sta- zioni della conoscenza, dovute alle leggi stesse della evo-
ta possibile una valutazione negativa del pluralismo religio- luzione dell'Umanità. Perché tutti i popoli originari hanno
so per due millenni da parte del cristianesimo e per quasi pensato di essere il centro della realtà? Perché hanno pen-
tremila e cinquecento anni da parte del giudaismo? sato che la loro religione fosse «la» vera religione? Perché
hanno valutato negativamente la pluralità delle altre reli-
gioni? È successo per una legge che potremmo definire «na-
turale»: l'essere umano, l'essere in evoluzione, comincia a
7
Casaldàliga - Vigil, Espiritualidad de la liberación, Envio, Managua conoscere a partire da se stesso, e percepisce la realtà, dal
1992, pp. 33ss.; Sai Terrae 1992, pp. 34ss. primo momento, in rapporto a se stesso che occupa il cen-
8
«Una tale situazione non era mai esistita prima nella storia»; P. Ber- tro di tutte le percezioni. A partire da questo centro, am-
ger, The ereticai imperative, New York 1979, p. 35.
9
Torres Queiruga, A., ibid., p. 335. plierà poco a poco il campo della conoscenza, e solo con
10
Sì giunse di fatto a pensare ciò già dal tempo di sant'Agostino: « questo ampliamento otterrà nuove prospettive... «Ognuno
Si dice che sono ormai pochissime e molto remote le persone alle riceve secondo le proprie capacità», dice l'adagio classico
quali (il Vangelo) non è stato ancora predicato» (Agostino, De Natu- tomista scolastico 14 . L'esclusivismo religioso che, come ab-
ra et Gratia, II, 2; PL 44, 905). biamo detto nelle lezioni precedenti, è stato il modello strut-
11
Di fatto, benché le statistiche dell'Annuario Pontificio del 2002 re-
gistrino un aumento quantitativo della popolazione dei cattolici nel turale spontaneo di (praticamente) tutte le religioni, obbe-
mondo, che sono passati da 757 milioni nel 1978 a 1070 milioni nel disce a questa legge (non è u n «peccato» peculiare di nes-
2002, in percentuale rispetto alla popolazione mondiale continuano suna religione, ma un «difetto naturale», forse inevitabile).
a diminuire, passando dal 17,99% del 1978 al 17,20 % del 2002. Cf. Così, la valutazione negativa dell'insieme della pluralità re-
ulteriori dati in REB 255 (luglio 2004) p. 723, Petrópolis. ligiosa che ci circonda, è stata u n meccanismo spontaneo,
12
Dupuis parlerà del «fallimento della missione cristiana»: Verso una naturale, dovuto strutturalmente alla condizione evolutiva
teologia cristiana del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997,
p. 518. «Dal punto di vista umano è necessario riconoscere che sto- e processuale dell'essere umano, considerato sia indivi-
ricamente viviamo l'esperienza di un pluralismo religioso apparen- dualmente che collettivamente.
temente insuperabile. Questo coincide con la coscienza di un certo
fallimento della missione della chiesa, soprattutto quando si pensa
al piccolo numero di cristiani del continente asiatico» (Geffré, C, O
lugar das religiòes no plano da salvacào, in Texeira, org., O dialogo in-
ter-religioso corno afìrmacào da vida, Paulinas, Sào Paulo 1997, p. 13
Affronteremo il tema della verità nel capitolo 14.
112). 14
Summa Teologica, I q. 79, a. 6 in corp.

116 117
e) Perché allora a questo punto della storia dell'umanità ir- - l'universale volontà salvifica di Dio;
rompe la coscienza del pluralismo? Si può anche dire che - la sovrabbondante ricchezza e varietà delle automanife-
questa irruzione sia l'effetto delle nuove condizioni dei tem- stazioni di Dio all'Umanità 18 .
pi. Ci troviamo in un'ora di mondializzazione (globalizza-
zione). Con la rivoluzione delle comunicazioni, la facilita- Entrambe le affermazioni teologiche sono di tale calibro e
zione dei viaggi e l'intensificazione delle migrazioni 15 , le di tale profondità che risultano indiscutibili. Sono pratica-
religioni hanno ormai preso contatto tra loro. È termina- mente assiomi o postulati che, posti in collegamento, susci-
to il tempo del loro isolamento, ognuna confinata nel suo tano l'evidente affermazione - a partire dalla nostra odier-
«piccolo mondo», inteso come «l'unico mondo esistente». na sensibilità - del «pluralismo di principio».
In questa situazione non si può non porre a tema una ri- Possiamo aggiungere con Dupuis: «Il fatto che Dio abbia par-
flessione religiosa e teologica riguardo a questa pluralità lato "molte volte e in diversi modi" prima di parlare attra-
di religioni prima ignorata. Nell'osservare le altre religio- verso suo Figlio (Eb 1,1), non è casuale; nemmeno il carat-
ni, lo sguardo di ognuna di esse non può cessare di vol- tere plurale dell'automanifestazione di Dio è una mera cosa
gersi di riflesso su se stessa. Ogni religione comincia a con- del passato. Il carattere decisivo della venuta del Figlio nella
siderare e a sperimentare se stessa come «una» religione. carne di Gesù Cristo non cancella la presenza e l'azione uni-
Inevitabilmente tutte devono rivedere la propria «teologia versale del Verbo e dello Spirito. Il pluralismo religioso di
delle religioni»: cosa significa questa pluralità delle reli- principio si fonda sull'immensità di un Dio che è Amore» 19 .
gioni.
La percezione che emerge come evidente è che la propria CONSEGUENZE TEOLOGICHE DI QUESTA VALUTAZIONE POSITIVA
religione è «una in più», «una tra le altre», anche se que-
sta visione si scontra con l'eredità esclusivista originale di Ne enumereremo solo alcune.
ogni religione. In un primo momento la soluzione di com-
promesso 16 è un inclusivismo più o meno moderato. A lun-
go termine tutto fa pensare che ci troviamo di fronte a un Cambia l'immagine di Dio
lungo cammino verso un paradigma pluralista 17 . Però, a L'immagine di Dio del Primo (Antico) Testamento era l'im-
parte le apparenze dell'evoluzione del pensiero, il plurali- magine di u n Dio - così almeno sembra adesso a noi, con
smo religioso dev'essere fondato teologicamente. tutto rispetto - molto «giudeo», molto circoscritto al suo
popolo, molto legato alla cultura di un'etnia. Anche il Dio
cristiano del tempo della cristianità era un dio parziale,
FONDAMENTO TEOLOGICO che potrebbe sembrare ingiusto nella sua preferenza per
DEL «PLURALISMO RELIGIOSO DI PRINCIPIO» la sua Chiesa e la sua tolleranza di fronte alle malefatte dei
suoi figli verso gli altri popoli e religioni. Forse anche in
Quali possono essere i fondamenti teologici del pluralismo altre religioni, che hanno vissuto la loro religiosità entro
religioso di principio? In realtà, se riflettiamo u n poco, pos- lo stesso paradigma di esclusivismo, è successo lo stesso:
siamo tutti trovare i princìpi di base che sostengono que- il Dio dell'esclusivismo è u n Dio «nostro», del nostro po-
sta valutazione positiva del pluralismo. Sarebbero: polo, che, potremmo dire, la pensa come noi, parla la no-
stra lingua, si sente uno del nostro popolo, ci difende cie-
camente dai nostri nemici ed è parziale a nostro favore al
15
Cf. il capitolo 2. di sopra dell'interesse universale della giustizia 20 ...
16
Si tratterà di un nuovo «epiciclo», come dice John Hick?
17
II fatto può essere comparato con il fenomeno della «detradizio-
nalizzazione», di cui parla Giddens, Anthony, Consecuencias de la mo- 18
Dupuis, ibid., p. 520.
demidad, Alianza, Madrid, 1993; Cf. anche Mardones, José M., A dón- 19
Ibid.
de va la religióni, Sai Terrae, Santander 1996, pp. 108ss. 20
Sono innumerevoli questi casi, come quello di «Santiago Mata-
118 119
Il «pluralismo di principio», il sapere che il pluralismo è vo- sono andate avanti. Oggi l'attuale teologia cristiana delle
luto da Dio, cambia la nostra immagine di Dio, la purifica religioni non è più capace di parlare «del Popolo di Dio»
da questo sciovinismo e da questa chiusura etnocentrica di al singolare, identificandolo globalmente nella storia con
cui ha sofferto nelle religioni eclusiviste. Dio non è «nostro». il popolo della tradizione religiosa giudeo-cristiana, o iden-
Dio non è della nostra razza né della nostra cultura, sebbe- tificandolo attualmente con il cristianesimo o con una de-
ne noi lo pensiamo e ne facciamo esperienza attraverso di terminata Chiesa. Come minimo dobbiamo considerare il
essa. Dio non è parziale nei nostri confronti come gli dei na- concetto come polisemico, e non univoco o unico.
zionali, o i «demiurghi intercessori», o gli «dei della tribù o
del clan» dei popoli primitivi. Dio è oltre tutto ciò e non è Ci sono molti «popoli di Dio», ognuno dei quali lo invoca
manipolabile. Dio è pluralista, universale, di tutti i popoli... con u n proprio nome. Il popolo di Dio trascende le fron-
tiere non solo di u n a razza, ma anche di u n a religione. Dio
Ciò comporta molte conseguenze, come possiamo imma- non solo non fa preferenze di persone, ma n e m m e n o di re-
ginare... ligioni. «Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme
e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga è a
lui accetto» (At 10,34-35). Esiste u n popolo di Dio trasver-
Cambia la concezione di «Popolo di Dio» sale a tutti i popoli, costituito da una «moltitudine di figli
e figlie di Dio di ogni tribù, lingua, popolo e nazione» 23 (Ap
Il tema «Popolo di Dio» conta molti precedenti nella Chie- 5,9-10), u n popolo gradito e accetto a Dio. Non possiamo
sa e nella Bibbia stessa, ed è un tema di grande impor- dunque continuare a identificare in maniera univoca, esclu-
tanza. Dimenticato per alcuni secoli, il Concilio Vaticano siva e costante il concetto di «Popolo di Dio» con quello di
II ebbe il merito di riscattarlo e di rimetterlo in primo pia- cristianesimo o di u n a determinata Chiesa cristiana.
no. Durante alcuni anni il tema e le parole Popolo di Dio
furono il leitmotiv principale della teologia e della spiri- «Popolo di Dio» è stata un'espressione che oggi, nel nostro
tualità postconciliare. Il Sinodo del 1985 sembrò avere co- tempo, necessita di una reinterpretazione. Non possiamo
me obiettivo, tra gli altri, quello di spostare in secondo pia- più utilizzarla «come sempre», con ingenuità acritica. Non
no questo concetto 21 . Di fatto, negli ultimi anni, è stato pra- possiamo più ritenere che il popolo di Dio sia il popolo di
ticamente spogliato di ogni protagonismo. una razza, come tanti popoli pensarono di se stessi, e nem-
meno possiamo pensare che il Popolo di Dio sia uno solo,
Lasciando da parte questa variazione congiunturale dell'ul- o che s'identifichi con una cultura o con una religione... o
tima ora e tornando all'impostazione del Concilio Vatica- che quell'unico Popolo di Dio siamo precisamente noi e in
no II stesso, che continua ad essere la massima autorità, esclusiva...
occorre dire che la sua impostazione non era u n punto di
arrivo, quanto di partenza 2 2 . Le posizioni teologiche attuali Fine della «sindrome degli eletti» e della
«sindrome dell'unigenito»
moros» in Spagna, o di molti luoghi dell'America Latina, dove la tra- La classica valutazione negativa del pluralismo religioso è
dizione fa sfoggio della protezione divina o mariana ricevuta in di- all'origine di tutti gli imperialismi, le invasioni, le conqui-
fesa contro gli indigeni, per esempio. ste, i colonialismi, i neocolonialismi, le campagne di pro-
21
Si veda un'esaustiva informazione e argomentazione a riguardo in
J. Comblin, O povo de Deus, Paulinas, Sào Paulo 2002, pp. 115-132.
22
È necessario riconoscere che oggi, passati ben pochi anni, il testo
conciliare ci risulta stranamente timido e restrittivo (cf. Torres Quei- quim Gomis, ed., El Concilio Vaticano IH, Herder-El Ciervo, Barce-
ruga, El diàlogo de las religiones, Sai Terrae 1992, p. 3. Altrove Tor- lona 2001, p. 71).
23
res Queiruga dice che il seme di ciò che il Concilio Vaticano II af- Nel libro dell'Apocalisse, e in tutto il mondo antico, fino al mondo
fermò in materia di dialogo delle religioni è cresciuto come un seme medievale incluso, nel concetto di «nazione» è contenuto quello di
piantato... (cf. El diàlogo de las religiones en el mundo actual, in Joa- religione propria di quella nazione.

120 121
selitismo missionario (religioso, culturale, politico 24 )... che moderne libertà di espressione, di pensiero, di religione
sono stati e sono intrapresi dalle religioni esclusiviste. (!)... così come il rispetto dei diritti umani. H a n n o diritti
Bisogna ricordare che l'esclusivismo e la valutazione ne- umani solo coloro che sono nella verità (nostra), non co-
gativa del pluralismo religioso sono realtà correlate: se c'è loro che potrebbero utilizzarli a servizio dell'errore...
una, c'è anche l'altra. E quando si manifestano entrambe,
si crea una coscienza personale e comunitaria - una «sin- Merita una menzione speciale quella che vorremmo chia-
drome» - che ci predispone a giustificare tutti quegli er- mare la «sindrome dell'unigenito», riferendoci - con questo
rori: se noi siamo gli unici, coloro che godono del favore simbolo - alla coscienza psicologica di chi si considera er-
di Dio, gli unici a conoscere la rivelazione, e siamo cir- roneamente figlio unico. Immaginiamo una famiglia nu-
condati da popoli abbandonati dalla mano di Dio, che non merosa che vive nella stessa casa, nella quale uno dei fra-
Lo conoscono, che possono salvarsi solamente se li ren- telli o delle sorelle, molto affettuoso con suo padre, avesse
diamo partecipi della nostra religione... è chiaro che sia- l'abitudine di rivolgersi a lui non tenendo minimamente in
mo in una situazione di superiorità che giustifica l'assun- conto la presenza degli altri suoi fratelli nella stessa abita-
zione paternalistica della loro «protezione». È la «sindro- zione. Nel dialogo con suo padre, egli non fa mai riferimento
me degli eletti». Abbiamo già visto nella terza e nella quar- ai fratelli, né li guarda né rivolge loro la parola, né li ascol-
ta lezione abbondanti testimonianze di questa sindrome ta, né domanda, né risponde loro... Si relaziona solamente
nella storia della Chiesa. con suo padre, come se fosse u n figlio unico, l'unico figlio
a essere stato generato, come se gli altri non esistessero, no-
Questa sindrome può anche manifestarsi, logicamente, nostante essi, di fatto, siano lì... È questo l'atteggiamento
all'interno di u n a stessa società. È il caso dei settori fon- che vogliamo chiamare «sindrome dell'unigenito».
damentalisti, che ragionano così: se la Parola di Dio - co-
sì come noi la conosciamo - è la Verità, essa deve regna- Vediamo allora che questa sindrome si è manifestata sto-
re ovunque sia possibile 25 , anche se per questo sia neces- ricamente e continua a farlo attualmente nel cristianesi-
sario conquistare e imporre questa possibilità. La Verità mo, perché si abbina anche alla coscienza dell'esclusivi-
religiosa percepita da noi (a volte non solo nella sua di- smo. Se io sono l'unico che ha il privilegio di conoscere la
mensione strettamente religiosa, m a anche culturale e so- verità, se gli altri procedono a tentoni nell'oscurità, se Dio
ciale) può essere imposta all'insieme della società: noi di- ha manifestato tanto chiaramente la sua predilezione per
ventiamo allora fautori della società confessionale, della me, in realtà io non ho bisogno di nessuno se non di Dio.
società «di cristianità» nel caso cristiano, imponendo a tut- Gli altri è come se non esistessero. Si trovano al di fuori
ti di sottomettersi a questa fede che è la Verità. Nessuno della mia relazione con Dio, che considero unica. Così, ba-
ha il diritto di violare questo regime confessionale nella so- sta ripensare alla spiritualità ufficiale, per esempio, alla li-
cietà, perché la nostra religione è quella vera, e perché «l'er- turgia, ai messali, all'ufficio divino... per vedere che siamo
rore non ha diritti»; non ha altro diritto se non di conver- il fratello che si rivolge a suo Padre molto affettuosamen-
tirsi e sottomettersi alla Verità che è, fortunatamente, no- te, con grande amorevolezza, però disconoscendo total-
stra. Non solo il pluralismo religioso, ma anche quello sem- mente i fratelli delle altre religioni, che assolutamente non
plicemente sociale, ideologico, culturale... restano irrea- appaiono nell'orizzonte della nostra relazione con Dio (ec-
lizzabili con questa visione fondamentalista della valuta- cetto se preghiamo per la «evangelizzazione dei popoli» o
zione negativa del pluralismo religioso; diventano anche nel giorno delle «missioni», dove essi appaiono come og-
impossibili la democrazia, la tolleranza, il rispetto delle getti della nostra pietosa misericordia...) 26 . Tutta la litur-

24
II missionario - si diceva - «fa la Chiesa e fa la Patria».
25
26
«Entro ogni tradizione, nella vita religiosa normale, procediamo di
Acat, Fundamentalismos. Integrismos. Urna Ameaga aos direitos hu- fatto come se esistesse solo una religione: la nostra» (J. Hick, God
manos. Paulinas, Sào Paulo 2001, p. 35. Has Many Nantes, p. 40).
122 123
già dev'essere riformulata, dalla prima all'ultima parola, stesi con la sua religione esclusivista (qualunque essa sia).
perché è stata completamente concepita, pensata, redatta Se parliamo di cristianesimo esclusivista, succede che fuo-
e vissuta dal presupposto dell'esclusivismo e del plurali- ri dalla chiesa non solo non c'è salvezza, m a non c'è nem-
smo religioso considerato negativamente. meno Verità piena... Se dall'esclusivismo passiamo al plu-
Il cambiamento della valutazione del pluralismo religioso ralismo estremo, questa cornice epistemologica coestesa
fa sì che la persona che ha questa nuova sensibilità scopra con la Chiesa va in mille pezzi, e la coscienza che dirime
presto di sentirsi a disagio, soffocata dall'aria di esclusivi- la verità non è più rinchiusa nel quadro del cristianesimo
smo che tutte le nostre classiche orazioni ufficiali respira- istituzionale, m a si manifesta u n a «rottura epistemologi-
no. E ciò che abbiamo detto della liturgia, lo possiamo di- ca» del quadro globale della Verità...
re della teologia e delle altre realtà e dimensioni della no-
stra fede. Senza anticipare temi che tratteremo più avanti, ciò che
dobbiamo dire adesso è che effettivamente questo cam-
Questa novità esige da noi un radicale rinnovamento. biamento di valutazione del pluralismo è troppo profondo
«Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi» (Me 2,22)... per non implicare u n turbamento dei vecchi criteri e del-
le tradizioni sacre e venerabili che, storicamente, sono sta-
te intronizzate come «essenziali», vale a dire «sine qua
Rottura dei vecchi schemi non». Segnerebbero, cioè, alcuni limiti oltre i quali non si
potrebbe più parlare propriamente di cristianesimo...
Osserviamo il punto difficile, la difficoltà teologica mag-
giore. È importante notare che non è la prima, né la seconda, né
la terza volta che il cristianesimo si vede forzato a rivede-
Benché stiamo parlando della valutazione positiva del plu- re i suoi supposti «limiti essenziali oltre i quali non c'è cri-
ralismo in generale, in cui rientrano molte sfumature, è stianesimo», per rendersi conto che, sebbene non cambi-
chiaro che, per ipotesi, u n a valutazione positiva della plu- no le verità profonde, possono tuttavia cambiare molto
ralità delle religioni si dirige al suo estremo verso u n a va- profondamente le forme e persino il quadro complessivo
lutazione massima di tutte le religioni. Poniamoci - come in cui esse si esprimono.
ipotesi metodologica - in questa posizione: Dio ha voluto Sembrò a molti che ammettere i metodi storico-critici nel-
tutte le religioni, tutte loro fanno parte del suo piano di lo studio della Bibbia distruggesse il concetto di rivelazio-
salvezza, tutte sono salvifiche... Una pluralità di religioni ne che fino ad allora era considerato essenziale... e sulla
intesa, inoltre, a partire dal «pluralismo come paradigma» base di questo timore si fece guerra ai metodi scientifici di
(in contrapposizione all'inclusivismo e all'esclusivismo) è studio della Bibbia... inutilmente, fino a che furono final-
una forte sfida a dimensioni ed elementi che classicamen- mente ammessi e cosi cadde, sì, quel vecchio concetto di
te sono stati considerati come «essenziali» per il cristia- rivelazione, ma fu sostituito da u n a sua nuova compren-
nesimo, come imprescindibili; ci riferiamo per esempio al sione. Ciò che fu distrutta non è stata la rivelazione, ben-
carattere assoluto della religione cristiana, alla mediazio- sì la sua vecchia e inadeguata comprensione. Certamente
ne salvifica universale di Cristo, alla sua unicità, ecc. Per questo processo non ebbe luogo senza tensioni, paure, pa-
alcuni teologi e , logicamente, per la teologia ufficiale, u n zienza e impazienza. Ma non ci troveremo forse oggi in u n
pluralismo religioso tanto positivamente considerato e as- momento storico di trasformazione, nel quale sembra che
sunto secondo il paradigma pluralista, uscirebbe dalla cor- siano sfidate e messe in pericolo formule classiche tenute
nice di questi limiti cristiani essenziali, produrrebbe una semplicemente come «essenziali», fuori dalle quali si pen-
«rottura», non sarebbe più cristiano... sava di essere fuori dal cristianesimo? Non sarà possibile
Per chi adotta u n a posizione esclusivista - o anche inclu- trovare nuove espressioni e una migliore formulazione dei
sivista - la questione della verità, il quadro epistemologi- contenuti di sempre, che permettano l'avanzamento di que-
co, i criteri massimi di giudizio... coincidono, sono coe- sta nuova valutazione del pluralismo religioso, una valu-

124 125
tazione positiva che ci s'impone e dalla quale non possia- da te ogni infermità e non manderà su di te alcuna di quel-
m o tirarci indietro? le funeste malattie d'Egitto, che bene conoscesti, ma le man-
derà a quanti ti odiano. Sterminerai dunque tutti i popoli
Continueremo a ricomporre questa sfida da altri fronti nel- che il Signore tuo Dio sta per consegnare a te; il tuo occhio
le prossime lezioni. non li compianga; non servire i loro dei, perché ciò è una
trappola per te» (7,15-16)21.
B) Secondo principio: «non ci sono eletti» Si tratta di u n concetto, quello dell'elezione, che presenta
due aspetti: da u n a parte nella Bibbia si insiste che non si
L'ELEZIONE NELLA BIBBIA verifica per merito proprio, che non è che il popolo se la
sia meritata, che si tratta di una elezione gratuita, un «ca-
Né il «pluralismo», né l'«esclusivismo» sono parole e con- priccio» di Dio che, in particolare, sembra eleggere chi me-
cetti che si trovano nella Bibbia o nella teologia classica. no se lo merita... Però d'altra parte presenta virtualmente
Sono stati creati e coniati ultimamente. Quale sarebbe il tutto ciò che consacra l'eletto come u n privilegiato: è quel-
concetto biblico equivalente a essi (direttamente o indi- lo scelto da Dio tra tutti gli altri, è colui che gode dell'in-
rettamente)? Sebbene questo: l'«elezione». timità di Dio di fronte a tutti gli altri, è il protetto, il favo-
Secondo la visione classica già citata, Dio avrebbe «eletto» rito, il figlio speciale e più amato degli altri.
u n popolo tra tutti i popoli. Quel popolo si trova ad esse- Si tratta di u n concetto centrale in tutta la Bibbia 28 . Essa è
re «il popolo di Dio», il depositario delle promesse, il re- completamente attraversata dalla consapevolezza che tut-
ferente di Dio entro l'umanità. «Io sarò il tuo Dio e tu sa- to ciò che succede a questo popolo, tutto ciò che a lui si
rai il mio popolo». Il Primo Testamento riflette nelle pagi- riferisce è detto e celebrato alla luce della coscienza che si
ne già citate la sua visione degli altri popoli e dei loro dei: tratta «del popolo eletto». Anche quando ciò non viene
procedono disorientati, sottomessi ai loro idoli, che sono espresso, è u n presupposto implicito che agisce in questo
«cose morte» (Sap 13,10), «niente» (Is 44,9), «vuoto» (Ger scenario.
2,5; 16,19), «menzogna» (Ger 10,14; Am 2,4; Bar 6,50), «de-
moni» (Dt 32,17; Bar 4,7); «le belve sono migliori di loro» Gerhard Lohfink, che sottolinea l'importanza e la centra-
(Bar 6,67). Il culto degli idoli è «principio, causa e fine di lità di questo concetto nella Bibbia, riconosce anche che
ogni male» (Sap 14,27). Solo Yahvè è un «Dio vero» (Ger nella mentalità moderna viene sottaciuto 29 . Tuttavia, lun-
10,10). go tutta la storia del giudeo-cristianesimo fino a oggi, ha
regnato nella sua sfera libero da qualunque obiezione. Non
Perciò «il» popolo di Dio deve essere un popolo «separa- sono mancate in tutto questo tempo le spiegazioni sia teo-
to», che non si mescola con gli altri popoli. Quando il po- logiche che apologetiche: perché Dio sceglie? fa bene a sce-
polo eletto arriverà alle terre promesse da Dio, le nazioni
che lì vivono saranno sconfitte, espulse e sacrificate: «quan-
do il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu la
avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio... Ma voi vi com- 27
È opportuno leggere tutto il testo, sebbene in alcune Bibbie figuri
porterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzere- scritto in lettere più piccole, come a indicare che è d'importanza mi-
te le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuo- nore...
28
co i loro idoli. Tu infatti sei un popolo consacrato al Si- Lohfink, Gerhard, Necesita Dios la Iglesia?, San Pablo, Madrid 1998,
gnore tuo Dio» (Dt 7,2; 5-6). pp. 58-59.
29
«Attualmente questo concetto trova più detrattori che difensori. Per
Dt 7,7-25 è il luogo classico dell'«elezione» nel Primo Te- alcuni è uno scandalo insuperabile. Sembra che non sia democrati-
co, che contraddica il tanto difeso pensiero aperto e universale, ed è
stamento. Lì si dice: indizio di pericoloso fondamentalismo. Il termine elezione è diven-
tato poco attraente» (G. Lohfink, ibid., pp. 57-58).
«Tu sei benedetto più di tutti i popoli. Il Signore allontanerà
126 127
gliere? e i non eletti? Lo stesso Lohfink fa un'esposizione nel momento attuale della teologia è chiaro che il concet-
magistrale delle ragioni dell'elezione. to biblico di elezione necessita di una decostruzione so-
stanziale.
Lohfink segnala che per realizzare la salvezza Dio ha bi-
sogno di u n luogo concreto, e che questo luogo è Israele 30 . Vogliamo completare questo avvicinamento al tema del-
Perché Israele? L'autore risponde appellandosi a una «co- l'«elezione» facendo riferimento a u n altro autore, Torres
stellazione». La costellazione fa riferimento alla coinci- Queiruga, la cui evoluzione, anche su questo punto, c'illu-
denza o alla combinazione di tre elementi: «il luogo con- mina sulla situazione attuale del tema. Anni fa, egli ha spie-
veniente, il momento propizio e le persone adeguate» 31 . E gato plasticamente il tema con la «parabola del Tetra-
«ragiona» in modo ampio e convinto del perché Israele era grammaton» 3 3 , essere potente e felice che viveva nella quar-
il luogo opportuno e del perché fu realizzato tutto nel mo- ta dimensione e si proponeva di comunicare la propria fe-
mento propizio. In quanto al fatto che il piano di Dio si licità agli esseri che vivevano nella terza dimensione. Egli
realizzò con le persone giuste, l'argomentazione di Lohfink si mette in comunicazione con tutti, m a in questa comu-
si appella agli stessi testi biblici, senza poter evitare quel nicazione incontra u n gruppo di alcuni esseri che per di-
carattere bifronte dell'elezione: da una parte si tratta di verse circostanze rispondono con maggiore ricettività; al-
un'elezione immeritata, un'elezione tanto immeritata e gra- lora egli coltiva di più questo gruppo tra quelli a cui si do-
tuita che quasi rasenta «l'irrazionale», però d'altra parte si na, per trasmettere meglio, a partire dalla loro esperienza,
sottolinea che Dio sceglie quella comunità u m a n a che più il messaggio destinato a tutti. «Quello che poteva sembra-
gli serve e che si mostra più capace di rispondere. Due re u n privilegio per coloro che erano stati 'scelti', non è al-
aspetti piuttosto contraddittori. Ciò nonostante, Lohfink tro che la strategia del suo amore: coltivarne intensamen-
argomenta tutto in maniera così ampia e chiara, con u n te u n o solo, è il miglior mezzo per giungere più rapidamen-
tale dispendio di erudizione e convincimento, che alla fi- te a tutti» 34 .
ne si ha la sensazione di aver compreso la stessa strategia
di Dio, che il mistero si sia disvelato, tanto che torna alla È facile notare che questa interpretazione dell'elezione di-
mente il detto: «se lo comprendi, non è Dio». sta molto dal concetto comune che si ha di essa. Torres
Queiruga non concepisce un'elezione realizzata diretta-
Non possiamo negare che la posizione di Lohfink ci cau- mente da Dio, capricciosa e arbitraria, «gratuita», che se-
sa una profonda insoddisfazione. Perché u n concetto bibli- para per sua volontà un popolo per privilegiarlo, come tra-
co chiaramente superato necessita di tanta apologetica? dizionalmente fu interpretata l'elezione. Non crede in que-
Perché tanta «concordanza», che ci ricorda l'epoca del li- sto tipo di elezione, che sarebbe u n privilegio e un favori-
bro «La Bibbia aveva ragione»? Nonostante tante parole e tismo. L'«elezione» realmente esistente - se così si può chia-
lambiccati ragionamenti, qualcosa dentro di noi dice che mare, cosa che in seguito affronteremo - ha un'altra base,
non è valida una così complessa discussione, e che per di- che egli esemplifica con un altro paragone: quella del pro-
rimerla «basta l'intuizione comune» 3 2 . Nel nostro tempo e fessore, che avendo percepito che u n alunno sta captando
la sua spiegazione più chiaramente degli altri, lo segue u n
po' di più perché la capti pienamente e così possa stimo-
lare la comprensione degli altri alunni. Si noti che qui non
30
Purtroppo Lohfink costruisce tutta la sua argomentazione pren- si tratta propriamente dell'«elezione» capricciosa, da par-
dendo come punto di partenza - a volte come semplice espediente te del maestro, di u n alunno; qui si tratta più propriamente
letterario - l'antitesi tra il modo di procedere di Dio e il modo di pro-
cedere delle rivoluzioni popolari anticapitaliste (!). Una deplorevole dell'adozione di u n a «strategia pedagogica» da parte di u n
impostazione {ibid., pp. 42-43, 46). Vogliamo però riferire la posi-
zione di questo autore perché si tratta di un notevole biblista attua-
le e di un testo molto recente, del 1998. 33
Ibid., pp. 312ss. Anche in Dialogo delle religioni e autocomprensio-
31
Ibid., p. 49. ne cristiana, EDB, Bologna 2007, pp. 126-127.
32 34
Ibid., p. 322. Ibid., p. 313.

128 129
maestro intelligente, che consiste nell'awalersi della mag- pato u n a speciale sensibilità per captare la pressione reli-
giore capacità di riposta di u n alunno per utilizzarla a fa- giosa di Dio sulla coscienza dell'umanità. In questo grup-
vore degli altri. Non è un'elezione arbitraria, m a effettua- po Dio trova la possibilità di continuare a potenziare u n
ta su u n a base reale. E non è realmente un'elezione, ben- cammino verso la sua totale manifestazione 38 .
sì una strategia pedagogica.
Questa interpretazione dell'elezione che Torres Queiruga ci
La base reale di questa elezione è la maggiore capacità di presenta è molto lontana dalla concezione classica dell'«ele-
risposta di u n alunno. Non è u n favoritismo arbitrario del zione». C'è di più: potremmo dire che siamo di fronte all'uni-
professore: è l'utilizzo pedagogico a favore di tutti del van- ca forma accettabile d'intendere oggi l'«elezione». In qua-
taggio di cui u n alunno gode, per motivi indipendenti dal- lunque altra forma, l'elezione come privilegio e favoritismo
la volontà del professore. Si fonda pertanto sulla base rea- non è accettabile. Nasce con ciò la domanda: possiamo con-
le della inevitabile disuguaglianza reale, tenendo conto inol- tinuare a chiamare «elezione» il contenuto di questa rein-
tre che la «sensibilità per il divino non coincide necessa- terpretazione? Continuando a utilizzare la parola «elezione»
riamente con le doti "dei savi e dei prudenti" di questo non si continuerà a indurre in errore e a dare per scontata
mondo (cf. Mt 11,25)». Con ciò Torres Queiruga vuol dire la vecchia interpretazione?
che la cosiddetta «elezione» di Dio non può essere intesa
come una elezione capricciosa che fa favoritismi, ma che Da parte nostra aderiamo di tutto cuore alla decisione pre-
ha basi reali nella disuguaglianza reale. sa ultimamente da Torres Queiruga di proporre l'abban-
dono questa categoria. Ci riferiamo al testo con il quale
In effetti, benché da parte sua Dio voglia comunicare il più egli «immagina», per incarico dell'editore dell'opera col-
possibile con tutti gli esseri u m a n i e senza alcuna limita- lettiva Joaquim Gomis, quello che in u n eventuale Conci-
zione in tutti i modi possibili, di fatto, data la finitezza lio Vaticano III sarebbe dichiarato rispetto «al dialogo del-
umana, non è possibile una risposta uguale né tra gli uo- le religioni nel mondo attuale». Accogliamo questa imma-
mini né tra i popoli 35 . L'autore insiste sull'amore gratuito ginata dichiarazione del Vaticano III che, con Torres Quei-
e senza distinzioni di Dio verso tutti gli uomini e tutti i po- ruga, sottoscriviamo:
poli, da sempre. Ma la capacità di ricevere questo amore
è condizionata dalla finitezza u m a n a , che crudelmente ren- «Per ciò, consapevoli della novità teologica che esso sup-
de impossibile l'uguaglianza, in maniera strutturale 3 6 . Però pone e della necessaria attualizzazione dell'ermeneutica
Dio lotta contro questa diseguaglianza, non precisamente che si impone nella lettura dei nostri testi sacri, questo
rinforzandola con il favoritismo dell'elezione, m a utiliz- Concilio ha deciso di rinunciare alla categoria di "elezio-
zando le differenze a favore di tutti. «Non c'è nella storia ne". Dio "non fa preferenze di persone"; né, aggiungiamo,
un'altra universalità reale» 37 . di religioni. Rispetto al suo amore siamo tutti uguali, sen-
za la minima discriminazione, figli e figlie molto ama-
Il popolo d'Israele sarebbe stato u n popolo che, in mezzo ti» 39 .
alla comunicazione di Dio a tutti i popoli, avrebbe svilup-

BREVE EXCURSUS: GLI ELETTI SONO... I POVERI!


35
«È il generale e terribile problema della disuguaglianza a tutti i li-
velli, ed è legato al problema del male. Se questo dipendesse da una Dopo ciò che abbiamo appena terminato di presentare e
decisione arbitraria di Dio, da un favoritismo, sarebbe spaventoso. affermare, più di u n lettore si starà chiedendo: allora, Dio
Se non è possibile che le cose siano diverse... occorre accettarlo e,
nella giusta misura, comprenderlo, sempre che, nonostante sia ine-
vitabile, Dio cerchi di utilizzare i fattivi vantaggi per il bene di tutti» 38
(Torres Queiruga, prò manuscripto). Ibid., p. 327.
36 39
Torres Queiruga prò manuscripto, p. 323. Torres Queiruga, El dialogo de las religiones eri el mundo actual, 1.
37
Ibid., p. 330. e , p. 70.

130 131
non ha «scelto» nessuno? Anche se oggi ci appare chiaro le città-stato, e anche dalla loro dominazione religioso-ideo-
che Dio non fa preferenze di persone né di religioni, Dio logica. Questa rivoluzione si compie in nome del dio «El»
non ha eletto il popolo d'Israele? Che base reale storica esi- (che è quello che figura nel nome teoforo di Isra-El), la cui
ste nella tradizione dell'elezione, che la Bibbia raccoglie in volontà è la costruzione di una società diversa, senza sfrut-
tutte le sue pagine? tatori né sfruttati, senza re né esercito, basata su un idea-
le di fraternità collettiva. È ciò che più tardi darà luogo al-
Come risposta daremo alcune brevi pennellate. la confederazione delle tribù d'Israele sulle montagne di
Ci sono tre ipotesi sull'origine di Israele. La prima è quella Canaan.
che la parola stessa della Bibbia ci narra: discendenza di Lì, in queste montagne, si fondono vari gruppi con tradi-
Abramo, spostamento in Egitto, esodo, traversata del de- zioni religiose molto simili e danno origine al nascente Israe-
serto e conquista della terra di Canaan. Questo popolo sa- le. Uno dei gruppi è quello mosaico (di Mosè), che viene
rebbe anticamente disceso dai patriarchi e più recentemen- dall'Egitto, la cui teologia è quella che prevarrà, assunta da
te sarebbe venuto con l'esodo dall'Egitto. Oggi tutti gli ese- tutti, ed è quella che verrà raccolta nel libro dell'Esodo.
geti scientifici riconoscono che queste affermazioni sono teo-
logiche, e non hanno nessuna base storica probabile. Israele è u n popolo giovane. Non nasce prima del già ci-
tato XIII secolo. Chi fu il soggetto costitutivo dell'origine
La seconda ipotesi è quella secondo la quale la presenza
di Israele, il gruppo u m a n o che fece l'esperienza religiosa
d'Israele nella terra di Canaan si deve alla migrazione di
profonda che rese possibile e veicolò la rivelazione bibli-
gruppi seminomadi 40 . La popolazione che venne a costi-
ca? Questo gruppo furono gli «hapiru»: il gruppo sociale
tuire Israele sarebbe nata nella steppa e nel deserto, e sa-
dei più poveri, gente esclusa dalla società delle città-stato,
rebbe emigrata in seguito verso terre coltivabili. Nemme-
persone dedicate a volte ad attività umili per riuscire a so-
no questa ipotesi della migrazione pacifica, che è stata l'in-
pravvivere. Possiamo dire che alla base storica reale dei
terpretazione classica, resiste oggigiorno alle critiche degli
racconti biblici, dal punto di vista sociologico e archeolo-
attuali esperti.
gico si trovano gli hapiru, che non sono u n popolo né po-
La terza ipotesi è che Israele si formò nella seconda metà liticamente né come etnia, n o n sono u n a razza né u n a na-
del XIII sec. attraverso una rivoluzione agrario-contadina zione, m a sono «i più poveri». Oggi diremmo «gli esclusi».
nelle montagne d'Israele 41 .
Ciò significa che, anche rimanendo nel contesto biblico, di
Secondo questa ipotesi, nel sec. XIII Canaan è popolata da fatto Dio non ha scelto nessuna razza, nessun popolo, m a
città-stato indipendenti sotto l'egemonia politica e religio- ha scelto i poveri, gli hapiru. È curioso ricordare che lo
sa dell'Egitto, che sfrutta la regione esìgendo tributi, il cui stesso racconto dell'esodo dice che dall'Egitto uscì «una
peso ricade principalmente sui poveri. Nell'acuirsi di una grande massa di gente promiscua» (Es 12,38), non esatta-
delle crisi sociali ed economiche della regione, gli «hapi- mente u n popolo di razza perfettamente identificata. E af-
ru» (gruppi di persone sfollate, senza terra, escluse, molto ferma varie volte: «Il Dio degli "hapiru" si è presentato a
numerose in tutto il vicino Oriente di quell'epoca) sono noi» (Es 3,18; 5,3). Un'esperienza religiosa «rivelatoria»
protagonisti di una rivoluzione agrario-contadina fuggen- s'impose loro e condusse gli hapiru, i poveri, a fuggire ver-
do sulle montagne, dove si emancipano dallo sfruttamen- so una terra nuova, quella delle montagne di Canaan, per
to economico dell'impero dell'Egitto e dei piccoli regni del- costruire u n Nuovo Popolo, in alleanza con il suo Dio,
Yahvè Eloim.
40
Albrecht ALT, Die Landnahme der Israeliten in Palàstina, in Ideine Dalla parola «hapiru» è derivata la parola «ebreo» (ha le
Schriften, vol.l, 1968, pp. 89ss., 126ss. stesse consonanti, poiché la p e la b sono foneticamente
41
Questa ipotesi è stata presentata principalmente da Norman equivalenti). Gli hapiru finirono per essere gli ebrei, ormai
Gottwald, The Tribes of Yahweh. A Sociology of religion of liberated
Israel- 125-1050 B.C.E., Orbis, New York 1979. costituiti in popolo, ma questo sarebbe accaduto molto più

132 133
tardi. Alla base reale della storia biblica si trova l'esperienza LOHFINK, N., tNecesita Dios la Iglesia?, San Pablo, Madrid 1999,
religiosa degli hapiru (dei più poveri) di diverse parti del pp. 42-59.
Medio Oriente, che si espresse in quella rivoluzione agra- LOHFINK, N., Option for the Poor. The Basic Principle of Liberation
rio-contadina che confluì nelle montagne di Israele, per Theology in the Light of the Bible, Bibal Press, Berkeley (Ca-
dirlo in maniera molto semplificata. Gli unici dei quali si lifornia) 1987.
MENEZES RUI DE, Pluralismo religioso en el Antiguo Testamento,
potrebbe dire che furono «scelti» da Dio. in Selecciones de Teologia 163 (sept 2002) pp. 178-179.
ROMER THOMAS El tema de la elección en el Antiguo Testamento:
II. Testi antologici ed esercizi raccomandati lo que està en juego, in Selecciones de Teologia 38/152 (1999)
pp. 323-330.
TORRES QUEIRUGA A., La revelación de Dios en la realización del
TORRES QUEIRUGA. A., El diàlogo de las religiones en el mun-
hombre, Cristiandad, Madrid 1987.
do actual, in GOMIS, JOAQUIM (org.), El Concilio Vaticano IH,
Desclée, Bilbao 2001, pp. 67-84.
In <servicioskoinonia.org/relat/312.htm> si può leggere una
versione riassunta. Organizzare un dibattito su questo testo.

III. Domande per riflettere e per dialogare

- Cosa ricordo che mi è stato detto riguardo al pluralismo


religioso (la pluralità delle religioni non cristiane) nel pe-
riodo della mia formazione religiosa? Era valutato positi-
vamente o negativamente?
- È possibile che per molto tempo abbia avuto anch'io una
valutazione negativa delle religioni sconosciute?
- Che tratti, dettagli, affermazioni... scopro nel cristiane-
simo, che appaiono come sintomi di una valutazione ne-
gativa del pluralismo religioso?
- Si scorgono anche alcuni sintomi di cambiamento, di
passaggio verso una valutazione positiva delle altre reli-
gioni?
- Cosa penso della «sindrome dell'unigenito o dell'eletto»?
È presente nella nostra religione? In che cosa lo vediamo
o non lo vediamo?
- Che ruolo ha giocato in me il pensiero di essere «eletto»,
«chiamato personalmente a una missione»?

Bibliografia

DUPUIS JACQUES, Verso una teologia cristiana del pluralismo reli-


gioso, Queriniana, Brescia 20034, pp. 19-20, 271, 518-520.
DUPUIS J., El pluralismo religioso en elplan divino de la salvación,
in Selecciones de teologia 151/38 (1999) pp. 241-253.
134 135
Capitolo decimo Nell'itinerario logico del nostro corso siamo già passati u n a
prima volta per la «rivelazione biblica» (ottava unità), sia
Aspetti biblici e gesuanici per mettere correttamente a fuoco la maniera di affron-
tarla sia per dare fondamento alle nostre affermazioni cen-
trali, due «principi» che hanno già posto alcune colonne
basilari del nostro edificio. Ora torniamo alla Bibbia per
tentare di trovare alcune luci concrete nei confronti del
pluralismo religioso.
Nella lezione precedente siamo entrati in pieno nel cuore del-
la nuova teologia delle religioni, affermando i due principi A. Aspetti biblici (Primo Testamento)
fondamentali. Ora dobbiamo ripercorrere dettagliatamente i
diversi aspetti che si presentano in ogni costruzione teologi- Nell'avvicinare la Bibbia dobbiamo renderci conto, in pri-
ca, per continuare a suggerire le reimpostazioni che questa m o luogo, che non possiamo proiettare su di essa le no-
nuova visione comporta nell'edifìcio globale della teologia stre proprie idee, nel senso che quando, per esempio, leg-
delle religioni. giamo «dio» nel Primo Testamento, dobbiamo sapere che
Il primo di questi aspetti è quello biblico. Daremo speciale il concetto lì presentato è molto diverso da quello che noi
attenzione a ciò che si riferisce a Gesù. E, dato che il nostro evochiamo nella nostra mente quando leggiamo quella pa-
obiettivo è specificamente teologico, accosteremo i temi bi- rola. Testi scritti più di due mila anni fa, o provenienti da
blici in modo deliberatamente selettivo e funzionale. tradizioni orali ancora più antiche, non possono essere
letti in m o d o diretto, ignorando ingenuamente le distan-
ze di ogni genere che ci separano dal loro contenuto. È
I. Per sviluppare il tema necessario innanzitutto prendere coscienza di queste di-
stanze.
Abbiamo gjà affermato in unità precedenti che la «nuova In secondo luogo è necessario rendersi conto dell'enorme
comprensione della rivelazione» costituiva u n «fondamen- diversità che si esprime all'interno della Bibbia. Questa non
to» per la costruzione della teologia delle religioni che stia- è u n libro, ma, come indica il suo stesso nome, è u n in-
mo elaborando. In effetti, senza questa nuova compren- sieme di libri, u n a «biblioteca», scritta - per maggior com-
sione, ci avvicineremmo ora alla Bibbia con l'ingenua aspet- plicazione - durante un periodo di più di millecinquecen-
tativa di vedere chiarite le nostre domande sul pluralismo to anni, se si include la «redazione orale». Perciò in un
religioso semplicemente con u n a serie di citazioni bibli- «mondo» come quello della Bibbia così diverso, è possibi-
che, prese e accettate alla lettera. Lo fanno ancora molti le trovare tutto: sostenere una certa posizione... e sostene-
che non h a n n o assunto quella «nuova comprensione bi- re anche quella contraria; rispetto al contenuto della Bib-
blica»; il risultato è che finiscono col formare u n amalga- bia è impossibile fare generalizzazioni assolute, perché tut-
ma di citazioni bibliche, dove credono di trovare riassun- to ha la sua eccezione e la sua attestazione contraria.
ta la «risposta di Dio» alla domanda della loro ricerca teo-
logica. Per quanto ci riguarda, siamo in grado di affronta- Cominciamo col riferirci ad alcune di queste distanze che
re il tema con u n a visione più adulta e critica 1 .

1
Prospettive bibliche per la teologia delle religioni, Urbaniana Univer-
Vogliamo dire che ci troviamo lontani dal «biblicismo» classico che sity Press, Roma 1998, 20002. L'autore sostiene che la teologia delle
crede di poter trovare direttamente nella Bibbia la risposta alle do- religioni è stata elaborata fino ad ora a partire da istanze storico-cul-
mande teologiche. Un'espressione sia pure più critica di questa po- turali e da considerazioni teologiche generali senza sufficiente ricor-
sizione possiamo vederla nell'opera di G. Odasso, Bibbia e religioni. so alla Bibbia (pp. 21-22).
136 137
rendono impossibile trasporre direttamente per noi il pen- la critica alle divinità degli altri popoli, la critica agli idoli 4 .
siero della Bibbia riguardo al pluralismo religioso.
È con alcuni profeti che l'AT comincia ad aprirsi verso u n a
L'ambiente religioso primitivo riflesso dalla bibbia nell'An- visione più universale: in futuro le nazioni del mondo con-
tico Testamento è politeistico, e l'AT presenta molte trac- fluiranno verso il monte di Sion per adorare il Signore (Is
ce testuali nelle quali si rispecchia questa situazione di po- 2,1-5; Mi 4,1-3). La luce della salvezza di Yahvé arriverà fi-
liteismo. Così, nel vicino Oriente, in quei tempi biblici era no agli estremi del mondo (Is 49,6; 56,7; 66,23)... Si trat-
comune pensare che, dal momento che ogni nazione ave- ta di u n certo universalismo, come in quel tempo era pos-
va il suo dio, questo dio aveva giurisdizione su quel terri- sibile concepire, ma non è realmente pluralismo: sono gli
torio. Su ogni territorio aveva giurisdizione un dio, e a lui altri popoli che verranno ad adorare Yahvè... (cf. Sof 2,11).
bisognava dare culto quando si stava in quel territorio. Michea è forse colui che giunge più lontano, fino ad esse-
Astarte era la divinità dei sidoni, Kemosh quella dei moa- re tollerante con il culto delle nazioni, alle quali viene ri-
biti, Milcom quella degli ammoniti (IRe 11,33), Beelzebul conosciuto il diritto di adorare Dio e i suoi dei: «Tutti i po-
10 era nel territorio filisteo 2 . poli marciano ciascuno nel nome del suo dio; noi marcia-
m o nel nome del Signore, nostro Dio in eterno e sempre!»
Prima del tempo dell'esilio nessuno negava realtà ontologi- (Mi 4,5). Ma, come dicevamo all'inizio, questo testo è qua-
ca agli dei di altre nazioni. Davide lamenta che fuggendo da si l'eccezione a tutto l'insieme dell'AT, giusto perché non
Saul e uscendo dalla sua terra dovrà adorare altri dei (cf. si possa dire che u n pluralismo tollerante sia completa-
2Sam 26,19). Rut abbandona Moab ed emigra a Betlemme, mente assente dalla Bibbia.
e con ciò potrà condividere l'adorazione del dio di sua suo-
cera Noemi, già fuori dalla terra del dio di Moab (Rut 1,16). In conclusione: difficilmente possiamo trovare rispecchia-
11 Deuteronomio predice che nell'esilio gli israeliti dovran- ta una realtà di pluralismo religioso accettato nel Primo
no servire altri dei fatti da mani u m a n e (cf. Dt 4,28). La di- Testamento. Ancor meno sarà possibile trovare argomen-
vinità era legata alla terra. Naaman il siro, curato dal pro- tazioni o citazioni a suo favore.
feta, porterà con sé un po' di terra per potere adorare con Il Primo Testamento si colloca in un'altra sfera mentale,
gratitudine, quando si troverà nel proprio paese, il dio in un'altra prospettiva (generalmente eclusivista), e non
d'Israele nel cui nome il profeta l'ha curato (cf. 2 Re 5,1-19). possiamo pretendere di basare su di esso... ciò che «Dio
ha rivelato all'Umanità» - o ciò che questa è arrivata a per-
I testi dell'AT anteriori all'esilio riflettono il pluralismo re- cepire - molto più tardi, ciò che solo oggi noi ci stiamo
ligioso dell'epoca con tutta la loro vivacità: il politeismo. Il prospettando.
senso del monoteismo apparirà più tardi, in u n secondo
momento dello sviluppo della storia biblica.
B. Aspetti gesuanici
Abbiamo già detto nella lezione precedente dell'atteggia-
mento molto negativo che, soprattutto nel Deuteronomio 3 , Addentrandoci nel Nuovo Testamento, prenderemo in con-
si sviluppa in Israele verso gli dei delle altre nazioni. Qui siderazione da una parte ciò che è relativo a Gesù di Na-
il politeismo è visto da u n a prospettiva esclusivista. Da lì, zareth, e dall'altra ciò che è relativo al resto del NT.
In questo paragrafo vogliamo vedere se in Gesù di Naza-
2
Cf. Rui de Menezes, Pluralismo religioso en el Antigua Testamento, reth, a differenza dell'AT, troviamo atteggiamenti e parole
in Selecciones de Teologia 163 (settembre 2002) p. 179. Su questo pun- che ci illuminino sul problema del pluralismo religioso. Di-
to lo seguiamo da vicino. ciamo «aspetti gesuanici», e non «cristologici», riferendo-
3
II Deuteronomio non è un libro di origine mosaica, bensì posterio- ci alla nota distinzione tra il «Gesù storico» e il «Cristo del-
re, probabilmente del secolo Vili o VII a.C, «scoperto» nel regno di
Giosia circa nel 627 a.C. (cf. 2Re 22-23). «Probabilmente facilitò a
Giosia l'ideologia necessaria per abbattere l'odiato giogo assiro che
pesava su Israele» (Menezes, ibid., p. 181). 4
Cf. la lezione precedente, in «L'elezione nella Bibbia».
138 139
la fede». Vogliamo guardare direttamente Gesù di Naza- il Gesù storico il Dio del Regno è il centro, e non c'è nes-
reth, questa persona storica concreta, non l'immagine che sun altra mediazione verso di Lui se non la promozione
su di lui è stata costruita posteriormente in virtù della fe- del suo stesso Regno.
de (l'aspetto esplicitamente «cristologico» dogmatico lo af-
fronteremo nella lezione 12a). La missione di Gesù non è altro che l'annuncio e la pro-
mozione di questo Regno (Le 4,16ss). Che con parole e con
Nel tentativo di avvicinarsi a Gesù, bisognerebbe interro- atti di liberazione si annunci ai poveri il Regno di Dio è il
garsi sulla sua capacità di dare una risposta e u n orienta- grande segno messianico, il segno che avalla Gesù come il
mento riguardo al pluralismo religioso: è possibile che u n Messia atteso (Le 7,18-23). «Il Regno di Dio e la sua giu-
campagnolo galileo, che praticamente non uscì dai confi- stizia» (Mt 6,33) è quello che deve essere cercato al di so-
ni della propria terra, che non conosceva nulla delle gran- pra di tutto 10 , perché tutto il resto «verrà in aggiunta...» o
di religioni, né delle diverse altre culture presenti nella sua può attendere.
zona... possa aiutarci a illuminare il giudizio religioso e
teologico sul problema del pluralismo religioso come og- È facile vedere come questo atteggiamento di Gesù - che
gi, all'inizio del terzo millennio, ce lo stiamo prospettan- è il suo atteggiamento centrale, ricordiamolo - può essere
do? Piuttosto che rispondere in anticipo, lasciamo sospe- il migliore fondamento per u n pluralismo religioso di prin-
sa la questione, e chiediamo alla sua stessa vita e alla sua cipio, positivo. Il paradigma pluralista, a differenza di quel-
parola se hanno qualche risposta illuminante. lo esclusivista e inclusivista, è teocentrico. Nel linguaggio
del vangelo di Gesù, Dio è sempre il «Dio del Regno», e il
Quali atteggiamenti di Gesù richiamano la nostra atten- Regno è sempre il «Regno di Dio», in modo che teocentri-
zione dalla prospettiva del pluralismo religioso? Vediamo. smo e regnocentrismo si implichino a vicenda. Per questo
Gesù è stato... abbiamo voluto chiamare Gesù «teo-regnocentrico», a mo-
tivo di questo atteggiamento.
TEO-REGNOCENTRICO 5
MACROECUMENICO
Questo è indiscutibile: il sogno, la Causa, l'utopia, l'ideale,
il centro... della vita e della persona di Gesù è stato il Re- Gesù ha una comprensione macroecumenica 1 ' del Regno
gno di Dio 6 , e il Dio del Regno, come un'unica realtà dua- di Dio. Perché il Regno è Vita, Verità, Giustizia, Pace, Gra-
le 7 . Il Regno di Dio è concretamente la sua Causa, Yipsis- zia, Amore 12 ... Per questo, là dove c'è presenza di tutte que-
sima verba Iesus, e soprattutto ì'ipsissima intendo Iesu9. Per

5
ogni sicurezza «scientifico-storica» - la sua intenzione personale as-
Ricordiamo che l'esclusivismo è ecclesiocentrico, Finclusivismo è solutamente cosciente.
cristocentrico e il pluralismo è teocentrico. I teologi pluralisti parla- 10
Sentiamo qui l'eco di quella famosa espressione dell'enciclica Evan-
no anche del soteriocentrismo (tutto è incentrato nella salvezza, in gelii Nuntiandi, di Paolo VI come frutto del Sinodo del 1974: «Solo
ciò che salva) e del regnocentrismo. il Regno è assoluto. Tutto il resto è relativo». Dovremmo tutti tene-
6
Boff, Leonardo, Gesù Cristo liberatore, Cittadella Editrice, Assisi re questa frase impressa nel nostro cuore e su un bel cartello nella
19904, cap. 3° «In definitiva, che cosa pretese Gesù Cristo». nostra casa e nel luogo di lavoro.
7 11
Sobrino, J., Jesus in America Latina, Sai Terrae 1982, pp. 133-134. Casaldàliga -Vigil, Espiritualidad de la liberación, capitulo sul «Ma-
8
Espressione latina con la quale tecnicamente si designano le «stes- croecumenismo» .
sissime parole di Gesù», quelle che esegeticamente, a livello scienti- 12
II Regno «di Dio» non può senz'altro identificarsi con un regno «ec-
fico, non per motivi di fede, siamo praticamente sicuri che procedo- clesiastico», cioè, non consiste principalmente nel battezzare, cate-
no dal Gesù storico. chizzare, distribuire i sacramenti, costruire l'istituzione ecclesiasti-
9
In senso metaforico si usa la stessa espressione, ma per riferirsi non ca... Tutto questo è rilevante per il Regno di Dio, ma non è certa-
a parole pronunciate da Gesù, bensì a quella che sarebbe - pure con mente equiparabile ad esso.
140 141
ste realtà, c'è presenza di Regno... Dove si dà il bene, lì c'è Questo è u n atteggiamento di Gesù che si trasforma anche
il Regno 13 . Gesù è ottimista: nonostante tutto, c'è molto di in chiaro fondamento di u n «pluralismo di principio» che
buono nel mondo. Suo Padre che fa sorgere il sole su giu- i suoi seguaci potrebbero adottare oggi.
sti e peccatori (Mt 7,7-11), opera e non cessa di operare
(Gv 5,17), ed è per questo che il campo è cresciuto e pron-
TEOPRASSICO
to per la mietitura. Gesù, nonostante quello che la fanta-
sia apostolica dei suoi seguaci dirà in seguito, non invia Gesù è di quelli che pensano che «bisogna mettere in pra-
mai nessuno a seminare, né si lamenta che sia necessario tica Dio» 14 . O, detto con linguaggio biblico, che si deve «co-
inviare qualcuno a fare questo lavoro... Gesù vede il mon- noscerLo», sapendo però che nella Bibbia, questo «cono-
do come u n immenso campo nel quale ciò che più urge è scere» è sempre pratico, prassico, etico, di comportamen-
precisamente mietere (non seminare), il tanto di buono che to, d'intervento nella storia... Per Gesù, Dio non è una en-
c'è dappertutto, per questa presenza senza frontiere del Re- telechia, u n a ragione suprema, u n a teoria, né una dottrina
gno... o una ortodossia. In continuità con la migliore tradizione
Gesù non è sciovinista. Non pensa che «solo» noi, o «so- profetica (Ger 22,16), Gesù proclama che Dio vuole la pra-
lo» i nostri siano nel Regno... Dice al gentile: «Non sei lon- tica della giustizia e dell'amore. Fuori da questa pratica, la
tano dal Regno di Dio», e dice del centurione, come della religione, ridotta a confessione orale, a ortodossia dottri-
donna cananea, ambedue pagani: «Non ho trovato tanta nale o a liturgie rituali 15 , diventa inutile: «Non chiunque
fede in Israele» (Mt 8,10; Me 7,24-30). Del resto, non vede mi dice: "Signore, Signore"... ma chi fa la volontà del Pa-
nemici e concorrenti ovunque, al contrario: «Chi non è con- dre mio» (Mt 7,21-27); «Beati piuttosto quelli che ascolta-
tro noi, è con noi» (Le 9,50). no la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Le 11,27-28).
Per Gesù la salvezza ha u n nome: il «Regno», e di questa La religione è «teoprassi», messa in pratica della volontà
salvezza si appropria l'essere u m a n o - qualunque essere di Dio. Questo sarebbe u n criterio per misurare la veridi-
umano - con la pratica dell'amore e della giustizia, che è cità di ogni religione, secondo Gesù.
l'atto più universale e alla portata di chiunque. Dove si co- Gesù pone nella prassi il criterio di verifica del nostro di-
struisce l'amore e la giustizia, lì c'è il Regno di Dio e per- scorso su Dio e con Dio: quale dei due fratelli ha fatto la
tanto il Dio del Regno. volontà del Padre, quello che ha detto di sì, ma in realtà si
è eclissato, o quello che ha detto che non sarebbe andato
Lo sguardo universalista di Gesù e il suo spirito pluralista ma in realtà vi è andato? (Mt 21,28-32). Quello che «è an-
si riflettono manifestamente nella sua parabola sul «Giu- dato», dice Gesù, non quello che «ha detto che sarebbe an-
dizio delle nazioni» (Mt 25,31ss). Tutte le nazioni sono giu- dato». Ossia: Gesù giunge a dire che mentre rimaniamo
dicate per l'amore e la pratica della giustizia verso gli op- nel terreno delle parole e dei propositi, non si può defini-
pressi, con i quali Egli personalmente s'identifica: «l'avete re la verità decisiva; bisogna aspettare che arrivi l'ora del-
fatto a me» (Mt 25,40). Non sarà tenuta in conto la loro la pratica, e lì ciò che importa è quello che si fa, non quel-
identità religiosa, né saranno interrogati sul compimento lo che si dice. È proprio della Verità l'essere principalmente
di nessun dovere «religioso». Basterà la pratica dell'amo- praticata, e non semplicemente confessata, dichiarata, am-
re e della giustizia, la costruzione del Regno nei termini messa mentalmente, creduta o riconosciuta.
del Vangelo. Da Oriente e da Occidente verranno molti a
sedersi a tavola nel Regno escatologico (Mt 8,10-11; 11,20-
24), mentre alcuni che ora si considerano cittadini del Re- 14
Gustavo Gutiérrez, El Dios de la Vida, Centro de Estudios y Publi-
gno, scopriranno che non appartenevano ad esso... caciones, Lima 1982, p. 6.
15
«Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora
solo con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me e il suo culto ver-
so di me non è altro che comandamento di uomini, che è stato loro
13 insegnato», dice Isaia (29,13) nella stessa linea «teoprassica».
Ubi Bortum, ibi Regnum.

142 143
!
Non ha molta importanza ciò che una religione dice, la bel-
1
o quella dei samaritani? Gesù sorvola la domanda - come
lezza della sua teologia, l'elaborazione del suo credo o la per dirle che tale domanda è mal posta - e le dichiara che
brillantezza dei suoi dogmi, bensì la storia della sua pras- la Verità non è rinchiusa nell'una o nell'altra religione, ma
si, il suo comportamento storico, il bene o il male che ha al di là di entrambe: «viene un'ora in cui i veri adoratori
compiuto o tralasciato di fare. Si ricordi il contenuto dei adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,24). Gesù non
primi capitoli del nostro corso, come anche l'«ermeneuti- pensa a u n a religione piuttosto che a un'altra, bensì a u n a
ca del sospetto» nei riguardi della teoria delle religioni... «religiosità» che sta oltre le convenzioni di questa o di quel-
Gesù è deciso e afferma: «Dai loro frutti li riconoscerete... l'altra religione... Oggi sappiamo che non pensò di fonda-
Non p u ò un albero buono dare frutti cattivi» (Mt 7,16-18; re una Chiesa o u n a nuova religione.
Le 6,43).
Sarà che Gesù è oltre ogni religione? Sarà che egli stava
ANTICULTUALE
invitando non a u n a nuova religione, bensì al superamen-
to della religione stessa?
È un altro aspetto, più dettagliato, dello stesso carattere Thomas Sheehan 1 6 sostiene che la novità di Gesù consiste
teoprassico di Gesù: la prassi dell'amore e della giustizia nell'abolizione di tutte le religioni, in modo che possiamo
si colloca al di sopra... perfino del culto e delle «pratiche riscoprire il nostro rapporto con Dio nel processo stesso
religiose». della creazione e della vita, nella storia. Forse Gesù è sta-
Si tratta di u n carattere anticultuale già conosciuto nella to frainteso 17 . Forse 2000 anni dopo possiamo scoprire che
tradizione dell'AT. I profeti sono stati in generale poco ami- il suo messaggio era sovrareligioso e che dev'essere anco-
ci dei sacerdoti e dei templi. Il conflitto di Amos col sa- ra compreso e messo in pratica. È risaputo - e accettato
cerdote del tempio regale di Betel, Amasia, è un caso esem- perfino dai cristiani - che Gesù è più grande del cristia-
plare. E Gesù è un altro caso esemplare, nel suo conflitto nesimo, che Gesù non appartiene alla Chiesa. La sua pa-
col Tempio. rola e il suo atteggiamento critico verso la religione, le sue
forti insinuazioni che mirano a una religione al di là del-
Le diatribe, le polemiche di Gesù coi farisei (persone som- la religione, non potrebbero essere u n messaggio molto
mamente religiose) mostrano che Gesù non era un u o m o adeguato per l'attuale situazione religiosa pluralistica?
dell'istituzione religiosa, non era u n a persona ossessiona-
ta dal compimento delle prescrizioni, leggi, regole, proibi- A questo si aggancia il punto seguente: Gesù fu...
zioni e mandati... Gesù ha una visione e una pratica della
religione che rompe gli schemi della religione stabilita nel-
la sua società...
16
The First Corning: How the Kingdom of God Became Christianity,
Gesù è u n a persona religiosa, profondamente religiosa, m a Random House 1986.
17
n o n bigotta. Non è una persona di sacrestia, neanche u n «Lungo i secoli, molti milioni di persone hanno venerato il nome
«uomo del Tempio». Naturalmente non è sacerdote, né fre- di Gesù; ma molto poche lo hanno compreso, e ancora minore è sta-
to il numero di quelle che hanno cercato di mettere in pratica quel-
quenta i circoli che si muovono intorno al tempio. È u n lo che egli voleva si facesse. Le sue parole sono state travisate fino al
laico. Alcune delle sue parabole sono certamente anticle- punto da poter significare tutto, qualcosa o nulla. Si è fatto uso ed
ricali e n o n mettono in buona luce il personale religioso abuso del suo nome per giustificare crimini, per spaventare i bam-
qualificato (la parabola del buon samaritano, per esempio. bini e per ispirare eroiche pazzie a uomini e donne. Gesù è stato ono-
Le 10,25-37). rato ed è stato oggetto di culto più per ciò che non significava, che
per quello che realmente significava. Il colmo dell'ironia sta nel fat-
La samaritana gli fa una «domanda di religione»: dov'è che to che alcune delle cose alle quali più energicamente si era opposto
nella sua vita sono state le più predicate e diffuse in lungo e in lar-
bisogna adorare Dio, a Gerusalemme o al Garitzim? (cf. go per il mondo... a suo nome!» (A. Nolan, iQuién es este hombre?,
Gv 4,20). Cioè: quale religione è la vera, quella degli ebrei Sai Terrae, Santander 1981, p. 13).
144 145
1
N O N ECCLESIOCENTRICO f geti biblisti e teologi è che, come abbiamo detto, Gesù non
t fondò la Chiesa, non fondò una nuova religione - il cri-
Anche a rischio di dire qualcosa di troppo evidente, per il stianesimo -, non pensò mai di separarsi dal giudaismo, e
suo «anacronismo», riteniamo importante sottolineare i suoi primi discepoli per molto tempo continuarono a far
questo aspetto, senza limitarci a darlo per scontato. parte tranquillamente di esso, come di u n a delle tante cor-
In effetti, se abbiamo detto che Gesù è stato «regnocentri- renti che stavano al suo interno. Fu solo più tardi che av-
co», che il «Regno di Dio» era per Lui il centro della sua venne la separazione.
vita e il vero assoluto, è già con ciò espresso - implicita- Altra cosa è che, benché «Gesù non abbia fondato la Chie-
mente - che non è stato «ecclesiocentrico», perché le due sa, la Chiesa si fonda su Gesù». Questo «fondarsi su Ge-
qualificazioni sono logicamente incompatibili. Ma c'è di sù» e attribuire a Lui la fondazione, è u n meccanismo «nor-
più: Gesù non solo non fu ecclesiocentrico, ma non fu nean- male», oggi ormai ben conosciuto. Con ciò vogliamo dire
che «ecclesiastico», non pensò mai di fondare una Chiesa, che questa attribuzione a Dio delle origini di una concre-
e si può perfino dire che, in qualche modo, il suo messag- ta istituzione religiosa è u n procedimento abituale nel mon-
gio centrale implicava il superamento di ciò che è una Chie- do delle religioni, anche nel cristianesimo. Però durante
sa istituzionale... quasi venti secoli 20 , la Chiesa stessa si è confusa pensando
che si fosse trattato di una fondazione storico-giuridica che
Che Gesù non sia stato un ecclesiastico, u n chierico, né avrebbe avuto luogo in u n momento determinato della vi-
una persona dell'istituzione religiosa... è chiaro e non c'è ta di Gesù e della quale Gesù ebbe piena coscienza e vo-
bisogno di sottolinearlo. Fu u n laico, e nell'istituzione re- lontà, e che, inoltre, Gesù avrebbe lasciato ben specificata
ligiosa della sua società occupò una posizione non solo la figura concreta che la sua Chiesa doveva rivestire: la sua
marginale, ma emarginata e perseguitata. In questo senso, organizzazione, la sua struttura, i suoi ministeri principa-
Gesù, che fu una persona profondamente religiosa, non li, i sacramenti... tutto ciò sarebbe stato stabilito da Gesù
andò per niente d'accordo con la religione come istituzio- e, pertanto, non solo costituirebbe la volontà unica del Dio
ne 18 . unico, ma sarebbe anche immutabile e irriformabile 21 . E
Il fatto che Gesù non volle mai fondare u n a Chiesa 19 è u n sarebbe l'unica forma valida da adottare per il rapporto
dato tranquillamente acquisito da parte dell'esegesi e del- dell'essere u m a n o con Dio.
la teologia già da decenni, ma fatica ad arrivale alla co- Rimettendo a Gesù stesso la fondazione della Chiesa, e con-
scienza delle masse cristiane. Per molti cristiani «norma- siderandolo - erroneamente - come u n atto storico-giuri-
li», in effetti, Gesù continua ad essere il «fondatore» della dico, per venti secoli Gesù divenne l'avallo più forte della
Chiesa nel pieno senso della parola, più ancora, «è venuto figura storica concreta della Chiesa stessa: tutto era a Lui
per» fondare la Chiesa. Questa sarebbe la fondazione che ricondotto, tutto era stato voluto da Lui e niente poteva es-
Dio stesso, attraverso Gesù, ha fatto sulla nostra terra per sere riformato perché sarebbe stato come offenderlo. Ge-
dare corpo alla religione (unica), che Dio voleva per l'Uma- sù ha agito in questa maniera nell'immaginario dei cri-
nità. La realtà storica oggi unanimemente accettata da ese-
20
18
Ancora nella seconda metà del secolo XX possiamo trovare ma-
C. Bravo, Jesus, hombre en conflicto, Sai Terrae, Santander 1986. nuali di teologia come quello di J. Salaverri, De Ecclesia Christi, in
19
Di fatto c'è un solo testo nei vangeli nei quali si parli propriamen- Sacrae Theologiae Summa (BAC) Madrid 19584, - un manuale certa-
te della «Chiesa»: Mt 16,18. Cf. R. Velasco, La Iglesia de Jesus, Pro- mente molto accettato e influente alla sua epoca -, nei quali si pre-
ceso histórico de la conciencia eclesial, Verbo Divino, Estella 1992, p. senta tutta questa visione monolitica e senza il minor spiraglio per il
18. Oggi «la ricerca è unanime nel riconoscere che il passo di Mat- dubbio.
teo ha origine postpasquale e non è del Gesù storico»: H. Haag, A 21
Non sarebbero «di diritto ecclesiastico», ma «di diritto divino»; la
Igreja católica ainda tem futuro?, Editorial Noticias, Lisboa 2001, p. Chiesa non avrebbe pertanto diritto ad abolire, cambiare o riforma-
9. re queste «disposizioni divine».

146 147
stiani, curiosamente, come il maggiore supporto e il mag- dire che la missione di Gesù era anche quella di liberare
giore avallo dell'ecclesiocentrismo. E questo errore è an- l'essere u m a n o dal peso delle religioni antiche, a comin-
cora invocato attualmente riguardo a molti elementi la cui ciare dalla sua, che imponeva alla gente «pesi che non po-
irriformabilità viene addotta rimettendosi a una supposta tevano sopportare»? Sarebbe dunque un'eresia dire che
volontà di Gesù da cui deriverebbero. ciò che Gesù pretese era di far prendere coscienza alla
gente che la stessa religione, soprattutto nei suoi aspetti
È risaputo - la Chiesa cattolica è diventata universalmen- legislativi, culturali e rituali, finisce per essere u n a schia-
te famosa per questo - che il cristianesimo ha speciali dif- vitù, mentre la vera fede, la vera spiritualità, dovrebbe es-
ficoltà nel dialogo interreligioso, perché non può parteci- sere la grande liberazione da tutto ciò che opprime le co-
parvi senza incominciare col dire: «Io ho la piena Verità e scienze? Egli voleva u n altro tipo di rapporto dell'essere
sono l'unica che ce l'ha, perché me l'ha consegnata Gesù, u m a n o con Dio... 22 .
il Figlio unigenito, da parte di Dio stesso, e io non posso
modificare niente di quello che penso, perché è la verità di «Gesù non richiamò a una nuova religione, ma alla vita»
Dio, che lo stesso Figlio di Dio mi ha rivelato». Con u n dirà Dietrich Bonhoeffer 23 . Ci siamo riferiti sopra all'opi-
principio simile è impossibile qualunque dialogo interreli- nione di Sheehan, in questo stesso senso. Tutta la cosid-
gioso. Ma alla luce di ciò che oggi esegeticamente e teolo- detta «teologia» della secolarizzazione o «della secolarità»
gicamente sappiamo di Gesù, ci si deve seriamente do- che si dispiegò nei decenni intorno al Concilio Vaticano II,
mandare se Gesù non esautorerebbe questo appellarsi a accentuò molto questo aspetto «sovrareligioso» del mes-
lui, se fosse presente in persona nel dialogo interreligioso. saggio di Gesù 24 . A questo messaggio di Gesù bisognereb-
be aggiungere l'altro aspetto, quello della religione stessa,
la sua intrinseca tendenza a coprire, piuttosto che a ren-
OLTRE LA «RELIGIONE?» dere trasparente, il rapporto dell'essere u m a n o con Dio 25 .
Senza voler troppo approfondire questo aspetto di Gesù, Non c'è bisogno di calcolare l'importanza che questi aspet-
conviene almeno evocarlo. ti del messaggio di Gesù possono avere per u n suo disce-
polo, quando cerca appunto di dialogare con altre «reli-
Non manca in teologia l'opinione ricorrente che il mes-
saggio di Gesù potrebbe significare il superamento della
religione. Come abbiamo detto, Gesù si trova male con la 22
religione stabilita. Egli si oppone alle sue istituzioni, re- Juan Arias, Jesus, ese gran desconocido, Maeva, Madrid 2001, p.
136.
gole, proibizioni, riti e altre mediazioni, ed afferma chia- 23
Citato da Juan Arias, ibid., p. 135. J.B. Cobb, t E s el cristianismo
ramente che vuole liberare l'essere u m a n o da questo tipo una religión?, in Concilium 156 (1980). Cf. anche René Marie, Die-
di rapporto con Dio. Egli vuole u n a religione nella quale trich Bonhoeffer, testigo de Jesucristo entre sus hermanos, Mensajero,
si adori «in spirito e verità», non legata né a tempi né a Bilbao 1968.
24
spazi sacri, con u n a morale di libertà: «il sabato è stato fat- Harvey Cox, La ciudad secular, Peni'nsula, Barcelona (1968) 1973.
Gustave Thils, Christianisme sans réligion ?, Tournai, Casterman, 1968.
to per l'uomo e non l'uomo per il sabato» (Me 2,27), poi- E l'enorme bibliografia moderna sulla distinzione tra «fede» e «reli-
ché «Cristo ci ha liberati perché fossimo veramente liberi» gione», come il frequente titolo: «il cristianesimo non è una religio-
(Gal 5,1). Per lui la cosa principale è la vita stessa: «Io so- ne».
25
no venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbon- «Il proprio di ogni religione è mettersi al posto di Dio, identifica-
danza» (Gv 10,10). re inconsciamente la causa di Dio con la propria, la legge di Dio con
le proprie leggi, pensando che con ciò dà culto a Dio, mentre quello
Però, questa «novità» alla quale Gesù chiama, rientra all'in- che fa in realtà è confondere l'onore di Dio con la propria volontà di
potere»: Moingt, J., El hombre que venia de Dios, II, Desclée, Bilbao
terno di una «religione»? A cosa stava richiamando Gesù? 1995, 188. Il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes 19) riconosce che,
A una purificazione della religione, a u n a nuova religio- a volte, «i cristiani hanno velato più che rivelato il genuino volto di
ne, o al superamento della religione stessa? Si potrebbe Dio e della religione».

148 149
gioni»... Possiamo pensare che oggi, nella nostra situazio- cora realizzata la separazione. Quel processo fu occasione
ne attuale, concretamente nel dialogo interreligioso, non per un'obbligata riflessione intorno alla «religione» voluta
sarebbe particolarmente rilevante l'invito di Gesù a supe- da Dio. Soprattutto perché la separazione dal giudaismo
rare la religione, al superamento di tutte le «religioni»? Il avvenne simultaneamente all'apertura ai «gentili». La vec-
messaggio sempre sorprendente di Gesù ci metterebbe nel- chia mentalità deuteronomista, secondo la quale tutte le
la situazione riflessa da quel noto adagio: «Quando già sta- religioni e le loro divinità sono vanità e realtà negative, la-
vamo trovando la risposta, ci hanno cambiato la doman- scia il posto a una considerazione marcata più dall'espe-
da», vale a dire, quando iniziavamo l'avventura del dialo- rienza dei cristiani convertiti dalla condizione di gentili,
go interreligioso come risposta alle nuove sfide sentite dal- che da ciò che sanno per propria esperienza riguardo alla
le religioni, abbiamo scoperto che in un certo senso devo- sincera ricerca di Dio.
no essere superate le religioni stesse...
Rivelatore, in questo senso, è tutto l'episodio del centurio-
Detto altrimenti: la domanda non è più «qual è la vera re-
ne romano Cornelio di Cesarea.
ligione», bensì «cos'è la vera religione»...
Il testo, che cerca di giustificare l'apertura del cristianesi-
Terminiamo questa parte «gesuanica» con uno dei pensieri mo verso i «pagani», presenta tutto come opera diretta e
con cui l'abbiamo iniziata: in questo u o m o Gesù, in que- iniziativa dello Spirito, che assume u n deciso protagoni-
sto campagnolo galileo senza studi e senza viaggi all'este- smo. A Pietro e alla comunità cristiana rimane solo il com-
ro, che guardato umanamente sembrerebbe poterci dire pito di rendersi conto in primo luogo «che Dio non fa pre-
ben poco per illuminare i problemi di u n mondo globaliz- ferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giu-
zato di duemila anni dopo, in lui, noi che ci chiamiamo stizia, a qualunque popolo appartenga» (At 10,34), e inol-
cristiani, troviamo, sì, risposta e luce riguardo a questa tre che lo Spirito di Dio è stato effuso anche sopra pagani
realtà del pluralismo religioso, visto con u n atteggiamen- (10,45; 11,17-18). Pietro e il cristianesimo sono passati dal
to di pluralismo di principio 26 . I suoi atteggiamenti ci ri- ritenere che non si poteva entrare nella casa di u n pagano
sultano, in effetti, molto illuminanti. perché impuro secondo la legge, al riconoscere che «Dio
ha dato a loro lo stesso dono che a noi» (11,17). Bisogna
notare che quella prima convinzione non era un'opinione
C. Aspetti neotestamentari qualunque, m a probabilmente u n elemento della rivela-
zione divina nella cornice del giudaismo.
Ci riferiremo ora al Nuovo Testamento (NT), eccettuando Questo episodio registra teologicamente un'evoluzione nel-
i vangeli. Rimarcheremo soltanto alcuni elementi che ci ri- la «teologia delle religioni» dei primi cristiani. Da u n a po-
sultano più illuminanti nei confronti del pluralismo reli- sizione esclusivista per cui consideravano «impuri» i pa-
gioso. gani, sono passati ad u n certo atteggiamento pluralista, ri-
conoscendo l'opera di Dio oltre e a fianco di quello che es-
si conoscevano sino ad allora. Si tratta di una flessibilità,
L'APERTURA AI RELIGIOSAMENTE ALTRI: AT 10,1 - 11,18 di una capacità di riflessione e cambiamento che può fun-
gere da modello per noi nell'attuale situazione della glo-
Il NT non ci dà conto esplicitamente del processo di sepa- balizzazione, nella quale non si tratta ormai di entrare o
razione del cristianesimo dal giudaismo. Contiene però meno nella casa dell'altra religione, ma di convivere con
molte tracce che riguardano il tempo in cui non si era an- tutte le religioni nell'unica e comune casa abitata, la so-
cietà mondializzata, la sperata «ecumene».
26
Per Roger Haight, «l'argomento fondamentale a favore della verità Si potrebbe completare questo elemento col tema della cir-
e dell'autenticità del potere salvifico delle altre religioni proviene concisione. Si insiste sempre più sul comportamento dei
dall'attestazione di Gesù»: Jesus, Symbol of God, Orbis, Maryknoll primi cristiani su questo punto perché è per noi semplice-
2000, p. 412.

150 151
mente esemplare (At 15,1-35). Furono capaci di distingue- APERTURA VERSO TUTTI I VALORI: FIL 4,8
re tra l'essenziale e le sue mediazioni rituali, che seppero
desacralizzare e collocare al loro posto come mediazioni «Tutto ciò che è vero e nobile, che è giusto e puro, che è
non assolute, suscettibili di variazione e d'inculturazione. amabile e onorato... sia oggetto dei vostri pensieri».
«Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la È u n atteggiamento di sensibilità, di apertura a tutto il
non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della buono e il bello che ci può essere nella vita, senza pensa-
carità» (Gal 5,6). re che fuori dal nostro ambito vitale non possa esserci nul-
Nell'attuale situazione di dialogo interreligioso, anche noi la di buono o di migliore del nostro. Cioè, senza pensare
dobbiamo discernere che cosa è essenziale e che cosa so- che «extra nos, nihil bonum», «fuori di noi, n o n c'è nien-
no semplici mediazioni 27 che non bisogna «imporre ai pa- te di buono».
gani» (cf. At 15,19).
LA RELIGIONE UNIVERSALE DELL'AMORE: I G V
L'UNIVERSALITÀ DELLA COSCIENZA ETICA: R M 2,6-16
Le lettere dell'apostolo Giovanni, nella loro prospettiva più
La Lettera ai Romani, nel suo tentativo di esprimere una alta, proclamano l'amore come essenza e segno della vita
visione d'insieme, onnicomprensiva del panorama della sal- cristiana. «L'amore è da Dio: chiunque a m a è stato gene-
vezza, non può fare a meno di implicare anche qui, in qual- rato da Dio e conosce Dio. Chi non a m a non ha conosciu-
che modo, la tematica della «teologia delle religioni». Af- to Dio, perché Dio è amore» (IGv 4,7-8). «Chi non pratica
ferma l'universalità della legge naturale o della coscienza la giustizia, non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fra-
etica, oltre le frontiere che dividono religiosamente l'uma- tello» (IGv 3,10).
nità in ebrei e greci... perché «Dio non fa preferenze di Questa identificazione dell'amore con la «conoscenza» di
persone» (Rm 2,11). Conoscendo o non conoscendo la Leg- Dio è u n principio onnipresente in tutta la lettera. «Cono-
ge, gli esseri umani saranno giudicati da essa, tenendo con- scere Dio ed essere di Dio», massime espressioni della re-
to che coloro che stanno fuori dalla portata della religio- ligione, dipendono, o diventano intercambiabili con la pra-
ne della Legge possono praticarla «spontaneamente», men- tica dell'amore e della giustizia. Diremmo che Giovanni è
tre al contrario per coloro che si trovano entro quella por- inserito in una profondità che va oltre il cristianesimo co-
tata non basta ascoltare la Legge per essere «giusti davan- me religione osservata dall'esterno. Chiunque ami e prati-
ti a Dio» (Rm 2,13). chi la giustizia si trova nella migliore religione, la religio-
In definitiva, Paolo intuisce che la Legge n o n esclude chi ne del «conoscere Dio ed appartenere a Dio». Questa reli-
non la conosce, e che in realtà non c'è nessuno che non co- gione trascendente, che va oltre la semplice confessione
nosca in qualche modo la legge, poiché questa sta sponta- orale o appartenenza formale (quella di chi «dice "amo
neamente dentro ogni essere umano. Non si tratta di u n Dio" m a odia il proprio fratello», IGv 4,20), è una religio-
«pluralismo religioso» propriamente detto, m a almeno di ne qualificata per dialogare con tutte le religioni. Il che -
un inclusivismo universalista: la Legge stessa di Dio di- anche qui - non significa che Giovanni esprima u n a posi-
venta accessibile a tutti gli uomini e le donne oltre le fron- zione pluralista esplicita, ma almeno un universalismo in-
tiere che separano le religioni... Perfino «le creature ge- clusivista.
mono e soffrono le doglie del parto» (Rm 8,22), del parto
del piano di Dio, in questa visione inclusivista universale. Non si tratta di u n atteggiamento illuminato, come quello
di chi crede di avere una rivelazione particolare, una fonte
di Verità che gli altri non hanno; al contrario, è un atteg-
27 giamento realistico e umile, che condivide con tutti l'oscu-
Si vedano le chiare riflessioni di Paolo a questo riguardo in Rm 2,
25-29. rità, illuminata dall'unico faro realistico, quello dell'amore:

152 153
«Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, EFESINI E COLOSSESI
Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi» (IGv
4,12). Bisognerebbe segnalare anche le visioni pancosmiche e pan-
storiche della redenzione compiuta da Cristo, secondo le
Lettere agli Efesini e ai Colossesi. Sono visioni universali,
LA «VERA RELIGIONE»: GC 1,27 ma di u n universalismo inclusivista, se non esclusivista.
«Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro
Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro CONCLUSIONI
afflizioni e conservarsi puri da questo mondo».
In questa lezione abbiamo dato u n sguardo alla Bibbia e
Commenta José Maria Diez Alegria: «Questa pericope è alla persona di Gesù, impegnati a trovare parole e gesti che
enormemente espressiva, perché la parola "religione", che illuminassero il tema del pluralismo religioso e la posizio-
nell'originale greco è threskeia, è la parola che si usava ne pluralista che stiamo adottando nella costruzione di que-
espressamente per designare la religiosità cultuale e, per- sta teologia. Ci confermiamo nell'idea che la Bibbia, (spe-
fino potremmo dire la religiosità "cultualista". Pertanto, cialmente l'AT) è lontana dalle nostre preoccupazioni e dal-
nel testo di Giacomo, è chiaro che la religiosità ontologi- le nostre impostazioni sul pluralismo e non può dirci mol-
co-cultualista viene scartata e al suo posto si afferma con to al riguardo, benché sia necessario ascoltare tutti i suoi
la maggiore energia la religiosità etico-profetica» 28 . eventuali insegnamenti. Siamo confermati anche nella cer-
tezza che Gesù, nella sua persona e nel suo messaggio, il-
Diez Alegria distingue due tipi di religioni: quelle «ontolo- lumina u n possibile atteggiamento pluralista.
gico-cultualiste» che corrispondono ad una concezione cir-
colare del tempo, pessimiste, che cercano la salvezza uscen-
do dalla storia attraverso l'identificazione con Dio per mez- II. Domande per lavorare in gruppo
zo del culto, e la religione «etico-profetica», che corri-
sponderebbe alla religione biblica dell'antico Israele e alla - Che impressione mi fa sapere che nella stessa Bibbia so-
religione di Gesù e dei primi cristiani, la quale ha una con- no rimaste raccolte tradizioni religiose antichissime che
cezione lineare del tempo storico, aperta, ottimista, che danno ancora per ovvio il politeismo...?
cerca la salvezza nella realizzazione storica della giustizia - Mettiamo in comune nel gruppo ciò che sappiamo circa
e dell'amore 29 . la differenza tra il «Gesù storico» e il «Cristo» della fede.
Che la religione cristiana, secondo Giacomo, sia una reli- - Ci rendiamo conto che Gesù per tutta la sua vita fu al
gione etico-profetica, significa che è una religione soterio- margine della problematica esplicita che oggi noi ci po-
centrica che mette al centro la realizzazione della salvez- niamo riguardo al pluralismo religioso? Perché fu così? E
za e la liberazione dell'essere umano, da compiere qui e com'è tuttavia possibile che egli sia per noi una luce che
adesso, nella storia. Per il dialogo interreligioso, questa col- ci aiuti a impostarlo e a risolverlo adeguatamente?
locazione della fede cristiana è molto importante. - Commentare ognuno dei tratti della persona di Gesù che
sono stati esposti in questa lezione, commentando (am-
pliando o eventualmente correggendo) le applicazioni o i
riferimenti che si possono fare alla teologia delle religioni
o del pluralismo religioso.
28 - Ritornare alle lezioni 3 a o 4 a (quelle dei temi storici) e
jYo creo en la esperanza!', Desclée, Bilbao 1975, pp. 61-62. passare in rivista le situazioni lì descritte, giudicandole a
29
«Queste due posizioni, "ontologico-religiosa" ed "etico-profetica",
sono rimaste ben caratterizzate nell'opera di José Maria Diez Ale- partire da qualche tratto della persona di Gesù emerso in
gria», dice Clodovis Boff, Teologia de lo politico, Sigueme, Salaman- questa lezione. Cosa avrebbe fatto Gesù, secondo quel trat-
ca 1980, p. 198. to, in quelle situazioni storiche?
154 155
- «Il paradigma del pluralismo (il terzo dei modelli possi- Capitolo undicesimo
bili nella teologia delle religioni) è teocentrico e regno-
centrico, e anche Gesù lo è stato»... Commentare. Aspetti ecclesiologici
- «L'essere umano, in definitiva, ottiene la salvezza attra- del pluralismo religioso
verso la pratica dell'amore e della giustizia». Che ruolo gio-
ca allora la religione nella salvezza dell'essere umano? Com-
mentare.
- Quanto è stato affrontato in questa lezione non è affat-
to tutto ciò che si può trovare nella Bibbia rispetto alla plu-
ralità religiosa. Mettiamo in comune altri testi, elementi, In tutto ciò che attiene al pluralismo religioso, la realtà «Chie-
passaggi biblici... che ognuno di noi ritiene si possano an- sa» svolge un ruolo importante. La concezione che una reli-
cora apportare sul tema, tanto in senso positivo che nega- gione ha di se stessa come «Chiesa» o comunità, è determi-
tivo. nante per il suo rapporto con le altre. Perché se questa reli-
- Facciamo u n a valutazione finale dai paradigmi della teo- gione o Chiesa pensa se stessa come colei che occupa in esclu-
logìa delle religioni: la Bibbia è esclusivista, inclusivista o siva tutto il campo della verità, rimane poco margine per un
pluralista? Evidenziamo le necessarie sfumature. dialogo che non sia un dialogo fra sordi. È importante dun-
- «Un certo Gesù», la serie radiofonica di José Ignacio e que affrontare il tema della Chiesa o, che è lo stesso, gli aspet-
Maria Lopez Vigil, ha u n episodio, il 100°, dedicato a Mt ti ecclesiologici del pluralismo religioso.
25,3 lss, intitolato «Il giudizio delle nazioni» che si presta
ad essere elaborato in gruppo da questa prospettiva del plu-
ralismo interreligioso. I. Per sviluppare il tema

La precomprensione classica riguardo alla Chiesa


Bibliografia Abbiamo già accennato nella lezione precedente al noto
fatto che Gesù non pretese mai di fondare una Chiesa. Or-
CASALDALIGA-VIGIL, Espiritualidad de la liberación, cap. Ili, para- mai sappiamo che ciò che è stato insegnato alla maggio-
grafo «Seguimiento de Jesùsv, Editorial Envio, Managua 1992, ranza di noi nel catechismo dell'infanzia, che «Gesù» fondò
p. 140ss. Anche in <servicioskoinonia.org/biblioteca>. la Chiesa o, perfino, che «venne a fondare la Chiesa e que-
LOPEZ VIGIL, MARIA Y JOSÉ IGNACIO, Un tal Jesus, cap. 100, Lóguez
Ediciones, Salamanca 1984. Testo e audio disponibili in sto fu lo scopo della sua missione sulla terra», è u n modo
<www.untaljesus.net>. di dire che necessita di sfumature, perché obbedisce alla
MENEZES RUI DE, Pluralismo religioso en el Antigua Testamento,
mancanza di prospettiva della teologia classica in vigore
in Selecciones de Teologia 163 (settembre 2002) pp. 177-183. per secoli.
NOLAN ALBERT, ^Quién es este hombre? Jesus antes del cristianismo.
Solo in epoca recente, nei due ultimi secoli, abbiamo re-
Sai Terrae, Santander 1981. E in <servicioskoinonia.org/biblio-
teca>. cuperato la realtà storica di Gesù, il «Gesù storico». Oggi
ODASSO GIOVANNI, Bibbia e religioni. Prospettive bibliche per la teo-
sappiamo della storia concreta di Gesù più di ciò che si co-
logia delle religioni, Urbaniana University Press, Vatican City, nobbe nei due millenni trascorsi dal suo passaggio tra noi.
Roma 1998, 20022. Oggi sappiamo che molte affermazioni che furono prese
PELAEZ JESUS, El universalismo de Jesus en los evangelios. Infieles alla lettera come se fossero affermazioni «storiche» diret-
y bàrbaros en el cristianismo de los dos primeros sìglos, RELaT tamente e letteralmente descrittive della realtà, non lo so-
238: <servicioskoinonia.org/relat/238.htm>. no veramente, ma sono piuttosto affermazioni teologiche.
TAMAYO JUAN JOSÉ, Jesus en el diàlogo interreligioso, in Imàgenes
de Jesus, Trotta, Madrid, 1996, pp. 43-70. Qualcosa del genere succede col tema della fondazione del-
156 157
la Chiesa, o della transizione da Gesù alla Chiesa. Tradi- Non faremo qui un'esposizione dettagliata di questo fe-
zionalmente si è giunti a dire che Gesù avrebbe fondato la condo capitolo della cristologia e dell'ecclesiologia, proba-
Chiesa con un atto formale, giuridico, ben concreto... e, bilmente ben conosciuto dai nostri lettori. Lo ricorderemo
con le sue istruzioni ai discepoli, l'avrebbe dotata perfino semplicemente in modo sintetico.
di strutture, ministeri, sacramenti... L'insieme degli ele- Il dato storico più sicuro riguardo alla vita di Gesù è che
menti che formano la Chiesa sarebbero la religione che Dio la sua predicazione ruotava attorno al «Regno di Dio» 2 .
stesso vuole per l'Umanità, lo strumento religioso che egli Questo fu il tema della sua predicazione, il suo assillo, il
vuole stabilire sulla terra affinché si diffonda, riempia il suo sogno, la passione che lo muoveva, la Causa per la qua-
pianeta e salvi tutta l'Umanità. Di modo che tutte queste le visse e lottò, ciò che nella sua vita ebbe per lui u n valo-
strutture, dimensioni ed elementi che formano la Chiesa re «assoluto». La figura di Gesù non è stata quella del fon-
sarebbero qualcosa di «voluto da Dio», «di diritto divino», datore di una religione o di u n a Chiesa, bensì quella di u n
dato e rivelato al mondo dallo stesso Figlio di Dio, qual- profeta appassionato del Regno di Dio (RD), Causa ultima
cosa che noi non possiamo che accettare incondizionata- per la quale visse e morì. Per questo, è importante esami-
mente e conservare con la massima fedeltà. Così ha pen- nare cos'era il RD che predicava. E perciò, conviene chia-
sato la Chiesa durante quasi due millenni. Così a noi han- rire in primo luogo cosa non era per lui il RD.
no insegnato. Così la pensano molti cristiani di oggi e la
quasi totalità dei dirigenti della Chiesa. Questa è la dottri- - Per Gesù, la cosa più importante, «il termine ultimo» 3 ,
na ufficiale; per molti, indiscutibile. la sua Causa, non era egli stesso: Gesù non predicò se stes-
so. Egli non considerava se stesso come la cosa più im-
Com'è logico, avendo questa comprensione di Chiesa nel- portante. Egli considerava se stesso non assoluto, m a re-
la mente e nella fede, è da subito molto problematico il lazionale: al servizio del RD.
dialogo religioso, ed è molto chiara la valutazione che da - Per Gesù, «termine ultimo» non era n e m m e n o e sempli-
questa prospettiva verrebbe data alla pluralità religiosa (va- cemente Dio. Gesù non parla direttamente solo di Dio...
lutazione che sfiorerebbe i limiti dell'esclusivismo o, al mas- Per Gesù, Dio è sempre il «Dio del Regno», il Dio che ha
simo, dell'inclusivismo). u n a volontà, u n progetto, una vicinanza, u n a volontà, u n a
E se tutto quello che ci fu detto, però, non corrispondesse paternità salvatrice... Per Gesù, Dio non è u n «in sé».
alla realtà? - Il RD per Gesù n o n era una nuova Chiesa, alla quale non
pensò mai. Non si può lecitamente interpretare quello che
Affrontiamo dunque una revisione di ciò che oggi sappia- Gesù dice del RD come se lo stesse dicendo della Chiesa.
mo di ecclesiologia rinnovata, per vedere se, effettivamen- Le parabole che si riferiscono al RD si riferiscono al RD,
te, possiamo avvicinare il tema del pluralismo religioso con non alla Chiesa. La Chiesa non è il RD.
atteggiamenti migliori di quelli avuti fino ad ora, a causa - Il RD non è la «grazia», la «vita dell'anima»... Il RD co-
di quei blocchi ecclesiologici concettuali. me il «Regno di Dio nelle anime attraverso la grazia», ot-
tenuta per la morte espiatrice di Gesù, depositata nella Chie-
Cosa pretese Gesù sa e distribuita per mezzo dei sacramenti... è qualcosa che

Se Gesù non fondò la Chiesa, che cosa volle fondare? Vol-


le per caso fondare qualcosa? O «in definitiva, cosa prete- 2
II RD «appare 122 volte nei vangeli e, di esse, 90 sulle labbra di Ge-
se Gesù?»1. sù»; cf L. Boff, ibid., p. 66.
3
«L'ultimo», secondo Jon Sobrino, che può chiamarsi anche «il pri-
mo», l'obiettivo principale. Possiamo spiegarlo anche col gergo sco-
lastico classico: pritnus in intentione, ultìmus in executione, ciò ver-
1
È il titolo del già citato capitolo 3 del libro di Leonardo Boff, Jesu- so cui si vuole arrivare come ultimo termine, è la prima cosa che si
cnsto elliberador, Sai Terrae 1980, pubblicato in molti paesi e lingue. persegue ed ha la massima priorità nell'ordine dell'intenzione.

158 159
Gesù n o n avrebbe m a i p o t u t o pensare nella sua vita. Era dunque molto lontano dal pensare alla costruzione di
- Il RD del quale parlava Gesù non è il cielo... per quanto u n a iniziativa istituzionale di lungo termine, organizzata,
il vangelo di Matteo parli, invece che di RD, di «Regno dei stabilita giuridicamente, pensata per restare nei secoli dei
cieli», perché si rivolgeva a cristiani di origine ebrea, che secoli, e per estendendersi a tutta l'Umanità rimuovendo e
tradizionalmente evitavano la parola «Dio» e la sostituiva- sostituendo le altre religioni... Ciò che Gesù promosse con
no con la circonlocuzione «dei cieli». Gesù non era u n pre- la sua vita e la sua predicazione fu in realtà un «movi-
dicatore che perseguiva la «salvezza delle anime», per li- mento», il «movimento di Gesù», la piccola e grande cer-
berarle dall'inferno e far sì che raggiungessero il «regno chia dei discepoli, senza organizzazione, senza distinzio-
del cielo»... ne nemmeno rispetto al giudaismo, o al massimo come una
«corrente» in più delle molte che si trovavano nel conglo-
merato multiforme del giudaismo dell'epoca.
La cosa più importante per Gesù
Quello che Gesù pretese e riuscì a liberare fu un movi-
Che cosa era dunque per Gesù la cosa più importante, ciò mento incoraggiato da un messaggio vitale, da una spe-
che egli chiamò RD? ranza basata sul RD, come utopia che mette in moto mec-
canismi perché sia accolta, preparata, costruita, e che im-
Gesù non lo spiega mai sistematicamente. Tra l'altro per- pegna a una lotta contro gli elementi di «antiregno», quel-
ché RD non è u n concetto creato da lui, ma u n concetto li cioè che si oppongono al RD. Una passione dunque, u n a
già esistente, che proveniva dai tempi dei profeti. Tutti i speranza, un senso per l'esistenza, una convocazione alla
suoi contemporanei parlavano del RD. Quello che Gesù fa vita e per la vita. Una religione? Ebbene... sì, e no. Sì, sen-
è dare alcune sfumature al concetto e prendere le distan- za dubbio, come una «religione profonda», in quanto per
ze dalla comprensione che di esso avevano i farisei, gli ze- la vita u m a n a si tratta di u n senso ultimo, che la mette in
loti, gli esseni... relazione col fondamento assoluto dell'essere che chia-
Gesù iniziò ascoltando il suo popolo e unendosi alle sue miamo Dio. E no, non perlomeno una «religione sociolo-
grandi speranze 4 . «Il popolo era in attesa» (Le 3,15). Si at- gica», non una Chiesa stabilita e concreta, progettata fin
tendeva u n intervento di Dio che avrebbe trasformato la negli ultimi dettagli rituali e giuridici, concepita come la
realtà. Il RD sarebbe stato una trasfigurazione e trasfor- concreta e unica figura istituzionale in cui la «religione
mazione radicale della realtà, di questa realtà, che sareb- profonda» potesse prendere corpo.
be stata finalmente introdotta nell'ordine della volontà di Abbiamo detto già nella lezione precedente che Gesù non
Dio. Il RD sarebbe stato «non un altro mondo, m a questo, è il fondatore di una nuova religione, m a che forse richia-
però completamente altro», totalmente rinnovato, sotto- m a semplicemente alla vita (Bonhoeffer) e al superamen-
messo finalmente al disegno di Dio e perciò guarito, puri- to della religione formalista ed esteriorizzata (Sheehan).
ficato e interamente trasformato. Il RD non si riduce a u n Gesù richiamava alla «necessaria» appartenenza a u n a
aspetto concreto: è la totalità di questo mondo ad esserne Chiesa? La predicazione stessa di Gesù abbonda di passi
interessata e trasformata. nei quali insiste che la salvezza supera interamente le fron-
In ogni caso, il RD era sulla linea dell'attesa della fine del tiere u m a n e di qualunque istituzione religiosa. In ogni ca-
mondo. Il messaggio di Gesù, la sua predicazione, erano so, non è necessario farsi domande artificiose di teologia,
profondamente escatologici: attesa verso il compimento fi- perché, in realtà, la «Chiesa», in quanto concretizzazione
nale di u n a promessa divina che è imminente nella storia 5 . esterna di u n a organizzazione e di un'appartenenza, è con-

4
tervento imminente di Dio. E questa imminenza costituirà anche do-
Boff, L., ibidem, pp. 71ss. po un «errore di prospettiva» nella prima generazione cristiana, ri-
5
In varie occasioni Gesù dà l'impressione di star aspettando un in- spetto alla seconda venuta di Gesù.
160 161
seguenza della natura sociale dell'essere umano. E sta lì Ottant'anni dunque, dal 311 al 392, h a n n o segnato una svol-
dal principio. Gesù non fondò la Chiesa, m a la Chiesa si ta storica radicale. Il cristianesimo passò dall'essere u n a
fonda su Gesù. All'inizio ci fu solo il «movimento di Ge- religione marginale e frequentemente perseguitata, ad es-
sù». Poi si andò trasfigurando ed evolvendo secondo mo- sere la religione tollerata da principio, preferita in segui-
delli certamente molto diversi 6 . Ancora, durante i primi tre to, ufficiale, imposta e obbligatoria più tardi, e infine l'uni-
secoli, l'impero romano mantenne la Chiesa sotto la fre- ca tollerata. Passò dalle catacombe al palazzo imperiale. E
quente 7 purificazione della persecuzione. Il movimento di ciò che è più grave: diventò una religione che legittimò la
Gesù, configurato come Chiesa di diverse forme, si teneva persecuzione delle altre religioni e la censura e la perse-
vivo come una religione marginale nell'impero, sostenuta cuzione anche all'interno di se stessa.
dalle sole proprie forze spirituali. Il sangue dei martiri era Qui avvenne qualcosa di molto grave. Il cristianesimo rag-
seme di nuovi cristiani. giunse la libertà religiosa, cosa che fu molto importante e
Nel secolo IV però sarebbero avvenuti alcuni cambiamen- giusta, e molto utile per l'estensione del cristianesimo. Ma
ti sostanziali che dobbiamo affrontare più dettagliata- fu gravissimo che il cristianesimo accettasse di essere la
mente. religione ufficiale dell'impero, cioè, che accettasse di oc-
cupare il posto della religione ufficiale dentro u n impero
che aveva già una religione pubblica ufficiale che da sem-
La svolta copernicana del cristianesimo nel secolo IV pre aveva configurato la società imperiale. Fu cosciente il
cristianesimo di ciò che significava questa accettazione?
Nell'anno 311, con l'Editto di Nicomedia, Galerio concede Fu cosciente che quella società pagana, imperiale, disu-
la tolleranza a favore del cristianesimo. guale e ingiusta, schiavista 8 , politeista, d'imperatori spes-
so divinizzati... formava un'unità indissolubile con una «re-
Nell'anno 313, nel cosiddetto Editto di Milano, Costantino ligione di Stato» a cui stava per subentrare? Fu cosciente
decreta la totale libertà di culto, con la riparazione dei dan- il cristianesimo della grandezza della ristrutturazione so-
ni subiti dai cristiani. ciale, culturale, religiosa, e perfino politico-economica che
Nell'anno 324 lo stesso imperatore manifesta il desiderio sarebbe stato necessario portare a termine in quella società
che tutti diventino cristiani, anche se viene proibito che affinché potesse essere considerata realmente «cristiana», e
siano importunati coloro che non lo fanno. Si presenta 10 stesso cristianesimo potesse essere considerato la sua re-
dunque una situazione di privilegio. ligione ufficiale? Se la religione cristiana accettava alla fine
di occupare questo posto, sarebbe stata essa che avrebbe tra-
Nel 380, perla parte orientale dell'impero, Teodosio il Gran- sformato la società imperiale romana, o questa avrebbe fi-
de ordina nell'editto di Tessalonica «che tutti i popoli nito per trasformare la religione cristiana? Si può immagi-
dell'impero abbraccino la fede che la chiesa romana ha ri- nare che Gesù avrebbe accettato di essere intronizzato co-
cevuto da san Pietro». me u n re in u n impero e in u n a società così ingiusta, senza
Nel 392 la legge dichiara crimine di lesa maestà i culti non aver preteso prima che questa società smettesse di essere in-
cristiani. Il cristianesimo passa ad essere l'unica ed esclu- giusta e di essere impero, stabilendo l'amore come legge so-
siva religione dell'Impero, sia in Oriente che in Occidente. ciale e i valori evangelici come norma sociale?
11 cristianesimo, in realtà, accettò con piacere di occupare
6
il posto della religione pubblica ufficiale romana. I templi
Roloff, Jurgen, La diversidad de imàgenes de Iglesia en el cristiani- furono vuotati delle statue dei loro idoli e ornati ora con
smo primitivo, in Selecciones de Teologia 64 (dicembre 2002) pp. 244-
250.
'Dall' epoca di sant'Agostino si citano classicamente dieci persecu- 8
zioni - come dieci furono le piaghe d'Egitto - ma il numero è sim- A Roma, su un milione di abitanti, 900.000 erano schiavi. Alex Za-
bolico e storicamente arbitrario. notelli, in Adista n. 5 - 2002.

162 163
il crocifisso o con l'immagine del «pantocrator». La prote- tino - benché nella Chiesa orientale sia venerato come san-
zione sull'imperatore, che sempre veniva chiesta alla divi- to - ignoriamo se fu u n cristiano convinto. In realtà, nella
nità, veniva ora sollecitata al Dio cristiano, così come la sua vita ci furono epoche in cui corse molto sangue intor-
difesa contro i nemici dell'impero. Costantino passò a con- no a lui, generalmente dei suoi parenti, ed egli fu battez-
siderare il Dio cristiano come il suo dio protettore nelle zato solo alla vigilia della morte da u n vescovo ariano. Pro-
guerre e nelle battaglie. Ancora oggi, il turista può vedere babilmente fu il suo genio politico, e non un'apparizione
nel Pantheon di Roma Cristo Re seduto sul trono centrale celeste come dice la leggenda, che gli fece vedere che in
prima occupato da Giove. Vedendolo, bisogna domandar- hoc signo vinces, «con questo segno (della Croce) vincerai»,
si sinceramente: chi ha convertito chi? Gesù ha convertito sia nella battaglia del Ponte Milvio 14 sia nella battaglia per
Giove, o Gesù si è convertito in Giove? Il Cristo Re, sedu- tenere in piedi il barcollante Impero Romano.
to sul suo trono imperiale, con il suo scettro e la sua mae-
stà, può essere realmente Gesù di Nazareth, o è in fondo Appena concessa la libertà di culto, l'imperatore prende l'ini-
il Giove tonante semplicemente mascherato da Cristo? For- ziativa di convocare i vescovi ad u n «concilium» per unifi-
se che Cristo potrebbe assumere il posto di Giove? Chi con- care la dottrina. È lui che convoca, che invita e paga. I ve-
vertì chi?'L'impero romano si convertì al cristianesimo, o scovi sono portati con la posta imperiale, in carrozze di lus-
fu il cristianesimo che si adattò e si convertì all'impero? 9 so a carico dello Stato. Cominciano ad essere funzionari
dello Stato. Il Concilio si realizzerà nel palazzo d'estate di
È certo che in tutto questo non fu la Chiesa a prendere Costantino. L'imperatore invita i vescovi a u n banchetto re-
l'iniziativa, ma l'autorità dell'impero 10 . Il fatto che la Chie- gale. Si fa fatica a mantenere la serenità quando si legge il
sa venisse trasformata nella religione dello Stato", sacra- racconto di questo banchetto imperiale celebrato al termi-
lizzando così l'ordine esistente, non si è verificato perché ne del Concilio di Nicea, che dice così:
i dirigenti dell'impero o la maggior parte dei sudditi aves-
sero una personale fede in Gesù, m a soprattutto perché ne- «Alcuni distaccamenti della guardia e dell'esercito circon-
gli ambiti decisionali si intuì con certezza che poteva es- darono l'entrata del palazzo con le spade sguainate, e pas-
sere lo strumento per sostenere in maniera più efficace la sando in mezzo a loro senza paura, gli uomini di Dio [i ve-
coesione e l'unità politica 12 . Poco importava il messaggio scovi] penetrarono nelle stanze private dell'imperatore, do-
cristiano in sé. Si cercava, realmente, che svolgesse il ruo- ve si trovavano a tavola alcuni suoi amici, mentre altri gia-
lo che gli veniva assegnato, anche a costo dell'autonomia cevano in letti situati all'uno e all'altro lato del soggiorno.
della Chiesa o del messaggio cristiano stesso 13 . Di Costan- Chiunque avrebbe pensato che si trattasse di un quadro del
Regno di Cristo, di un sogno diventato realtà» 15 . L'autore di
questo racconto è il vescovo Eusebio di Cesarea, il famoso
9 storiografo della Chiesa del IV secolo. Crossan, a sua volta,
«Le idee di Platone sono cristianizzate, o piuttosto è stato il cri-
stianesimo ad essere platonizzato?», Panikkar, II dialogo intrareligio- commenta: «Di nuovo appaiono mescolati il banchetto e il
50, Cittadella Editrice, Assisi 2001, p. 142. Regno, m a gli invitati sono adesso i vescovi, tutti di sesso
10 maschile, che mangiano reclinati su letti in compagnia del-
J.L. Segundo, El dogma que libera. Fé, revelación y magisterio dogmà-
tico, Sai Terrae, Santander 1989, pp. 222-225.
11
lo stesso imperatore e aspettano di essere serviti da altri».
È ciò che nel linguaggio moderno si chiama «nazionalcattolicesimo». Eusebio - che riflette nella sua storia il punto di vista della
12
Le misure che l'impero prese al riguardo «sorpassano il quadro del- Chiesa del suo tempo - vede realizzato il Regno di Dio nel
le convinzioni personali dell'imperatore. Non possono spiegarsi se
non per il desiderio di fare della Chiesa un organismo ufficiale, di as- banchetto dei vescovi serviti dall'Imperatore. Gesù avrebbe
sociarla alla vita e al funzionamento dello Stato e di rinforzare que- riconosciuto in tale scena il Regno da lui predicato?
sto con l'influenza della gerarchia ecclesiastica sui fedeli. Il cristia-
nesimo cominciava a essere religione di Stato»: Crouzet-Aymard - Au-
boyer, Histoire Generale des Civilisations, PUF, Paris 1956, II, pp. 499-
500. vino, Estella 1986, p. 39, che seguiamo da vicino su questo punto.
14
13 Contro Massenzio, anno 312.
Cf. A. Calvo-A. Ruiz, Para leer una eclesiologia elemental, Verbo Di 15
Eusebio, Vita Constantini, 3, 14.
164 165
Il banchetto è la concentrazione simbolica di u n processo Il processo di gestazione e crescita della «cristianità» ar-
generale di «assimilazione» all'Impero che avviene in tut- rivò al culmine nel secolo XI con la riforma gregoriana, di
ta la Chiesa, cominciando dai vescovi. Incomincia allora Gregorio VII. A partire da lui i papi si considerano inve-
quella che è stata chiamata la «faraonizzazione del mini- stiti di pieni poteri temporali e spirituali, e si ritengono su-
stero» 16 che passa ad essere u n «potere» che assimila lo sti- periori all'imperatore, ai re e ai principi. Tale superiorità
le, la concezione, i titoli e perfino l'abbigliamento faraoni- dà loro il diritto sia d'investire che di deporre coloro che
co regio dei potenti dell'impero (bastone, mitra, anello, pal- detengono il potere politico. È la lotta per l'egemonia tra
lio, stola, titolo di «pontefice»... nascono in questo pro- il potere religioso e quello politico.
cesso). In una prima tappa, il potere temporale si sottomette al
Aggiunge Crossan: «Forse il cristianesimo era un tradi- potere spirituale. La formulazione teologica e giuridica più
mento inevitabile e assolutamente necessario della figura nitida di tale impostazione appare nel Dictatus papae19, di
di Gesù, poiché, se non fosse stato così, tutti i suoi segua- Gregorio VII. Questa teocrazia pontificia aumenterà con i
ci sarebbero morti sulle colline della Bassa Galilea. Era ne- suoi successori e il papa passerà a chiamarsi Vicario e Suc-
cessario, però, che questo tradimento si producesse in co- cessore di Pietro, a considerarsi Vicario di Cristo e Capo
sì poco tempo?» 17 . Effettivamente, ormai sappiamo che il della Chiesa (espressione, la prima, che i padri della Chie-
messaggio utopico del Vangelo di Gesù è chiamato a scon- sa riservavano allo Spirito Santo o ai poveri, e a Cristo, la
trarsi con la dinamica egoista e ingiusta dei sistemi eco- seconda). Finalmente, benché il potere temporale della
nomici e politici umani, specialmente dei sistemi dittato- Chiesa si andrà a poco a poco sgretolando per l'emanci-
riali, ingiusti, oppressivi 18 . Il suo posto è sempre l'opposi- pazione degli stati europei - compresa la stessa Italia -, ta-
zione al sistema, la difesa dei piccoli, la solidarietà con gli le visione, atteggiamento e teologia della «cristianità» ri-
esclusi, l'opzione per i poveri, la causa comune con i so- marrà in vigore niente meno che fino alla seconda metà
gnatori emarginati. Per questo, com'è possibile che una del secolo XX. Né la Riforma protestante né i Concili di
Chiesa che si riteneva fondata da Gesù abbia potuto se- Trento e del Vaticano I furono capaci di suscitare una reim-
dersi a tavola con l'imperatore e vedere in questo banchetto postazione. Solo il Vaticano II, appena 40 anni fa, dopo
l'immagine viva del Regno di Dio?! quasi 16 secoli, «aprì la porta» (non di più) al superamen-
to della mentalità di «cristianità».
La svolta costantiniana del secolo IV non fu altro che l'ini-
zio. La caduta dell'impero romano (476 d.C), il vuoto di po-
tere politico che scaturì da essa, le invasioni dei popoli bar- Bilancio teologico della svolta costantiniana
bari, la loro successiva conversione in massa, la costruzio-
Per il nostro proposito è sufficiente ciò che abbiamo det-
ne di un nuovo ordine sociale sulle rovine dell'impero... mi-
to in riferimento alla storia. Facciamo semplicemente u n
sero il cristianesimo di fronte a compiti e opportunità ine-
bilancio di ciò che questa trasformazione «costantiniana»
dite sino allora. La Chiesa era l'unica forza sociale che po-
della Chiesa ha significato in termini teologici:
tesse guidare la costruzione di una nuova società.
• Il messaggero ha soppiantato il messaggio 20 . Gesù che

16
R. Velasco, La Iglesia de Jesus, Verbo Divino, Estella 1992, p. 128. 19
Lì si dice: «Solo il vescovo di Roma deve essere chiamato univer-
17
Citato da Juan Arias, Jesus, ese gran desconocido, Maeva, Madrid sale... Solo lui possiede il diritto di utilizzare le insegne imperiali.
2001, pp. 132-133. Solo lui presenta a tutti i principi il piede affinché lo bacino. Egli ha
18
Quello di Costantino non fu precisamente un regime che brillasse il diritto di deporre l'imperatore, il suo verdetto è inappellabile. Non
per spirito democratico e per giustizia sociale: impiantò una monar- può essere giudicato da nessuno. Tutte le questioni più importanti
chia assoluta e aumentò notevolmente gli oneri del fisco sui poveri dovranno essere portate dinanzi alla Santa Sede».
(Velasco, ibid., pp. 136-137), mentre gli schiavi non cambiarono in 20
«È nota la sentenza di R. Bultmann che Gesù predicò il Regno men-
nulla il loro statuto sociale. tre la Chiesa predica Cristo. Ed è assolutamente certo: "Egli, prima
166 167
mai predicò se stesso, diventò egli stesso l'oggetto centra- tenuto concreto della predicazione di Gesù, si eclissò in-
le della predicazione della sua Chiesa. Ciò che Gesù pre- teramente nella Chiesa per u n periodo lunghissimo, ben-
dicò passò in secondo piano e al suo posto venne predica- ché non smettesse di riapparire costantemente nei movi-
to Gesù stesso. Il RD, utopia, diventò «topica» in Gesù: si menti rinnovatori e sovversivi, continuamente soffocati e
considerò Gesù la realizzazione piena del RD 21 . Il centro stigmatizzati dall'istituzione ecclesiastica come eterodossi
della Chiesa non è più il RD, quanto Cristo, il Pantocrator. o eretici.

• Il Messia si de-messianizzò. «Dopo la resurrezione, Cri- • Il Regno di Dio perse così il suo «carattere storico-esca-
sto, cioè. Messia, diventò il nome proprio di Gesù di Na- tologico» 24 , cioè non fu più compreso come l'«utopia» che
zareth. Così appare programmaticamente nella formula- Gesù aveva predicato, cessò di essere visto come il progetto
zione del kerygma»: Dio ha costituito Signore e Messia/Cri- di Dio stesso per trasformare la realtà storica e introdurla
sto quel Gesù che voi avete crocifisso «(At 2,36), e si man- nell'ordine della sua volontà... e cominciò a essere abbas-
tiene in tutti gli strati del NT. Quel nome si trasformò in sato a u n a visione più «topica» (in u n luogo più concreto),
qualcosa che definisce a tal punto Gesù che fu usato per che trovò la sua espressione più plausibile nell'identifica-
designare anche i credenti in Gesù, infatti "i discepoli fu- zione con la Chiesa: il Regno di Dio è la Chiesa 25 . Il RD si
rono chiamati cristiani" (At 11,26). [Più tardi], senza dub- realizza nella Chiesa, essa è la sua rappresentante pleni-
bio per importanti ragioni, si arrivò in definitiva al para- potenziaria. Essa è il «Regno di Dio sulla terra» 26 , la «città
dosso che, provocatoriamente, possiamo formulare come di Dio», l'arca di Noè per la salvezza dell'Umanità. Alla fi-
la de-messianizzazione di Cristo, cioè la de-messianizza- ne tutto questo condurrà all'intronizzazione della dottrina
zione del messia» 22 . del «fuori della Chiesa non c'è salvezza».
Detto più concretamente: la speranza di salvezza storica fu Questa perdita della coscienza del carattere escatologico
sostituita da u n a speranza di salvezza solo trascendente, e del messaggio di Gesù perdurerà nel campo della teologia
inoltre individuale e spirituale. Il cristianesimo cessa di accademica fino al passaggio dal secolo XIX al XX27, e nel
presentarsi come una speranza per i popoli oppressi, co- campo della pratica ecclesiale (e della teologia viva) per-
me una «buona notizia per i poveri», come u n messaggio marrà fino all'apparizione delle comunità ecclesiali di ba-
liberatore, e si presenta semplicemente come u n messag- se e della teologia della liberazione (nei diversi continen-
gio «puramente religioso», morale, di perdono dei pecca-
ti, di grazia interiore, di salvezza dopo la morte... valori
spirituali tanto eminenti che ben meritavano il sacrificio 24
Mùller-Goldkuhle, Desplazamiento del acento escatològico en el de-
dei beni di questo mondo 2 3 . Il RD, in ciò che ebbe di con- sarrollo histórico del pensamiento posbiblico, in Concilium 41 (1969)
pp. 24-42.
25
Sobrino, La fé en Jesucristo. Ensayo desde las victimas, UCA Edi-
portatore del messaggio, entra ora a fare parte dello messaggio stes- tores, San Salvador 1999, p. 433: «La Chiesa rimpiazzò il regno con
so, nel suo contenuto essenziale; da annunciatore si è convertito in an- incredibile hybris, concependo se stessa per principio come potere.
nunciato" [Bultmann, Teologia del nuevo testamento, Salamanca 1981, Potè arrivare perfino ad essere antiregno e senza una realtà - quella
p. 76]» (Eduardo de la Sema, Teresa de Lisieux y la teologia de la Li- del regno - che potesse giudicarla».
26
beration, in Proyecto CSE 24, agosto 1996, p. 36). La progressiva identificazione della Chiesa, o dell'impero cristia-
21
Origene dirà che Cristo è l'«autobasileia», «il Regno stesso di Dio» no, col regno di Dio è una caratteristica di questa epoca (cf. R. Ve-
(in Mt. Hom, 14, 7; PG 13, 1198 BC. lasco. La Iglesia de Jesus, 125).
27
22
Sobrino, J., Mesias y mesianismos. Reflexiones desde El Salvador, «Questa scoperta ecclesiologica che oggi è evidente e può leggersi
mConcilium 246 (apr. 1993) pp. 159-170. Anche in <servicioskoino- in qualunque manuale moderno di ecclesiologia, avvenne più o me-
nia.org/relat/069.htm>. no col cambiamento di secolo [XIX-XX], quando si scoprì che il mes-
23
Si ricordi per esempio, come già dicemmo, che agli schiavi era pre- saggio di Gesù era un messaggio escatologico» (Sobrino, J., Resur-
dicato che la perdita della loro libertà valeva la pena, perché ottene- rección de la verdadera Iglesia. Los pobres, lugar teològico de la ecle-
va per loro la salvezza eterna che non avrebbero raggiunto se fosse- siologia, Sai Terrae, Santander 1984, p. 217. ID., Jesucristo Liberador,
ro stati liberi in Africa. Uca Editores, San Salvador 1991, pp. 185ss).

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ti), così come dei movimenti cristiani animati dalle cosid- molti dei suoi riti, delle sue feste, il suo stile, le sue fun-
dette teologie contestuali. zioni, i suoi «ministeri» 29 . Assunse il ruolo sacralizzante
• La predilezione per i poveri cedette all'alleanza con le che la religione come elemento sociale di coesione aveva
classi dominanti, con lo stesso potere politico. A partire nelle società pagane, concretamente in quella romana; di
dalla svolta costantiniana, essere cristiano non costituisce lì la retrocessione che si manifestò rispetto a tutto ciò che
più qualcosa da perseguitare, ma da encomiare; non è più Gesù significava riguardo al «superamento delle religioni».
un rischio, ma un vantaggio. La fede cristiana è ora ben Adottò le caratteristiche sociologiche delle religioni classi-
vista nella società, è qualcosa che riceve appoggio dai gran- che, caratteristiche che il messaggio di Gesù le aveva vie-
di e dai potenti. I ricchi si sentono cristiani e vogliono ave- tato: luoghi e tempi sacri, templi, clero separato come ca-
re la Chiesa dalla loro parte. La nota tensione del vangelo sta o come classe sociale, coinvolgimento politico ufficia-
rispetto alle ricchezze, al potere e ai ricchi è ammorbidita le, vescovi e clero con carattere di funzionari civili alta-
e messa in penombra. Gli stessi vescovi passano ad essere mente gerarchizzati, emarginazione e riduzione alla pas-
grandi signori, colmati di ricchezze dall'autorità civile, lon- sività del popolo laico...
tani dai poveri, incapaci di mettersi in sintonia con i loro • Ebbe luogo una profonda ellenizzazione 3 0 del cristiane-
interessi sovversivi. L'opzione sarà per i potenti, benché simo, che andava a inaugurare una tappa della storia del
con la buona intenzione di incoraggiare i ricchi alla bene- cristianesimo inculturato nella cultura greco-romana che
ficenza verso i poveri... durerà più di millecinquecento anni. Detta configurazione
• L'alleanza col potere politico portò la Chiesa ad avvaler- si manifestò in questi primi quattro secoli, specialmente
sene e a sostenersi con la violenza, per imporsi e imporre nel IV31, e si mantiene fino ai nostri giorni.
la fede nella società, emarginare i dissidenti, estirpare le • La Chiesa divenne erede dell'impero romano. In effet-
eresie... Priscilliano, vescovo di Avila, è il primo eretico ti, già da Costantino, la Chiesa si vide utilizzata dal pote-
condannato a morte e decapitato, con altri sei, nell'anno re politico per prestare u n servizio all'impero nel suo in-
385. Costantino ordina la distruzione degli «scritti empi» sieme. Questo fece sì che la Chiesa adottasse gli schemi di
di Porfirio, «nemico della vera religione», costituendo for- organizzazione, le pratiche istituzionali, il diritto dell'im-
se il primo esempio di censura religiosa da parte del pote- pero 32 . Quando questo si smantellò, la Chiesa si vide nella
re civile in ambito cristiano. Le Crociate saranno il climax
della guerra religiosa nel cristianesimo. E l'Inquisizione
sarà l'espressione più sconvolgente di questo utilizzo del- le, «ontologico-cultualista». Cf. i «due tipi di religioni» presentati da
la violenza da parte del cristianesimo. J.M. Diez-Alegria, citati nella lezione precedente.
29
• Il cristianesimo, che era originariamente u n «movimen- «L'uso della parola "pontefice", respinta dalla Chiesa primitiva -
come altri termini provenienti dal mondo del sacro e cultuale, qua-
to», erede del movimento di Gesù, senza templi, senza ri- li "sacerdote", "liturgia", ecc. - indica fino a che punto la conver-
ti, senza leggi, senza sacre autorità («ger-archia»), senza sione del cristianesimo in "religione imperiale" dovette influire af-
«sacerdoti», senza clero, senza classi al proprio interno... finché si completasse la sua identificazione con una religione e nul-
si trasformò sociologicamente in una «religione», come la la più» (J.L. Segundo, El dogma que libera, p. 225).
30
religione romana che aveva spodestato, e che venne a rim- Di questo parleremo più accuratamente nelle lezioni 12 e 14; ora
l'indichiamo soltanto.
piazzare nel suo ruolo di «religione di Stato» 28 . Assunse 31
«Dei quattro primi secoli dell'era cristiana, l'ultimo è stato forse il
decisivo [...] perché il pensiero cristiano restò fissato in una forma
definitiva fino ai nostri giorni»: Ramon Teja, Emperadores, obispos,
28
monjes y mujeres. Protagonistas del cristianismo antiguo, Trotta, Ma-
Non è necessario sottolineare, data l'evidenza, che con ciò il cri- drid 1999, p. 231.
stianesimo si distanziò totalmente dal tipo di religione che era e che 32
In pura logica, non è possibile negare che la nuova funzione [di re-
gli corrispondeva di essere, religione «etico-profetica», e si adattò ligione ufficiale, religione di Stato] che dovette compiere ha richie-
sempre di più al tipo di religione romana e greca, pagana in genera- sto una riformulazione delle sue stesse riunioni locali, strutture e au-
170 171
necessità di sostituire il ruolo dell'autorità con inevitabili Chiesa. Si tratta di u n passato recentissimo, poiché, come
compiti di supplenza, arrivando a occupare il vertice del po- abbiamo detto, è durato fino a ieri, fino al secolo XX, fi-
tere sociale e politico nella società medievale di «cristianità». no ad appena 40 anni fa36, nella vita della presente gene-
Questo connubio col potere segnerà pesantemente la storia razione 37 ; in questo senso è dunque presente. C'è di più: in
del Chiesa per secoli. I tentativi di emancipazione della so- realtà non si può dare per superato neanche col Concilio
cietà dalla tutela ecclesiastica saranno un continuo braccio Vaticano IL È certo che questo ha abbandonato le princi-
di ferro 33 sino all'indipendenza finale del potere civile nei ri- pali posizioni teologiche della situazione di cristianità, e
guardi della Chiesa, con la continua opposizione di essa 34 . ha aperto la porta a una riflessione che prescindesse da
Ebbene, l'identificazione piena della Chiesa con l'impero ro- quei condizionamenti del cui bilancio abbiamo appena fat-
mano, che si dette e che perdurò durante tanti secoli, per- to u n elenco. Ma ciò non significa che questo abisso che
mettono realisticamente di considerare la Chiesa come ere- si è aperto tra la Chiesa di cristianità e il Gesù storico sia
de anche di questo impero. La Chiesa si fonda da un lato su stato superato con dei semplici decreti conciliari e un bre-
Gesù, ma deve riconoscere, dall'altro, di fondarsi per una ve periodo di «ricezione» 38 del Concilio Vaticano II nella
quota molto elevata sul fondamento dell'Impero romano. Chiesa. In due sensi: in primo luogo, perché la configura-
Lungi dall'essere stata superata, questa origine è nell'attua- zione stessa che la situazione di cristianità ha lasciato nel-
lità che mostra più chiaramente fino a che punto tanti ele- la Chiesa (ministeri, organizzazione, strutture, diritto, teo-
menti che credevamo ancora essere «eredità di Gesù» sono logia, liturgia, clericalismo...) è ancora lì39, e passerà mol-
piuttosto eredità dell'impero romano e tradimento del Van- to prima che si discernano e si superino tutti gli elementi
gelo, nella dottrina, nel culto 35 , nel diritto, nell'organizza- che sono accidentali e che potrebbero e dovrebbero cam-
zione, nei ministeri, nella liturgia, ecc. Il carattere imperia- biare 40 ; in secondo luogo, perché come si sa, la «ricezio-
le e imperialista romano è ancora una componente attiva - ne» del Vaticano II risulta attualmente bloccata.
e molto attiva - nell'essenza del cristianesimo ecclesiastico,
soprattutto cattolico, e la sua purificazione ed estirpazione
è un compito ancora in sospeso, tanto per la sua purezza e 36
«La Chiesa dovrà arrivare al Vaticano II per superare questa ec-
fedeltà evangelica, quanto per raggiungere una minima ca- clesiologia di cristianità. Né la Riforma Protestante né il Concilio Va-
pacità di dialogo interreligioso. ticano I saranno capaci di ritornare all'ecclesiologia patristica del pri-
mo millennio» (V. Codina, Para comprender la Eclesiologia desde Ame-
La cosa più importante di tutto ciò che stiamo dicendo è rica Latina, Verbo Divino, Estella 1990, p. 63).
37
che non si tratta di u n passato remoto della storia della Tutti i cattolici che hanno più di 50 anni sono stati formati nella
visione medievale di cristianità. Tutti gli attuali vescovi lo furono, e
la maggior parte di essi - salvo eccezioni molto degne - sono stati
nominati precisamente per non essersi segnalati come sostenitori di
torità. Più ancora, ciò che l'imperatore cristiano richiedeva da essa un superamento della mentalità di cristianità.
38
non poteva quadrare con un altro tipo di regime che non fosse, in La «ricezione» è un concetto tecnico che si riferisce a che gli atti
qualche modo, copiato, per ovvie ragioni pragmatiche, dal modello magistrali, di un concilio per esempio, non acquisiscono certificato
centralizzatore dell'Impero (Segundo, ibid., p. 226). completo di cittadinanza nella Chiesa fino a che il Popolo di Dio non
33
Lì risiedono tutte le teorie e le formulazioni dei rapporti tra il po- li ha confermati e consacrati con la sua attiva «ricezione» (Cf. Y.
tere «temporale» dei principi e il potere «spirituale» della Chiesa: teo- CONGAR, La recepción corno realidad eclesiológica, in Concilium 77
crazia, ierocrazia, cesaropapismo, agostinismo politico, la teoria del- (1972) pp. 57-85; publicato anche in <servicioskoinonia.org/relat>.
le due spade, della luna e del sole, etc. Una seconda ondata sarà quel- 39
Le strutture della Chiesa di cristianità «la rendono riconoscibile da
la dell'Illuminismo, del secolarismo, del laicismo... noi, perché sono in larga misura le strutture attuali, dopo il loro for-
34
Per secoli la Chiesa ha confuso il fine della cristianità con il fine te consolidamento nel Medioevo e anche in quella specie di medioe-
del cristianesimo, quando in realtà il fine della cristianità era la gran- vo continuato che pretende di essere la Chiesa tridentina» (J.L. Se-
de opportunità di purificarsi dal suo inquinamento imperiale. gundo): R. Velasco, ibid., 148.
35 40
«Dopo la caduta dell'Impero, il Papa erediterà la tradizione del cul- L'era costantiniana, «un'era la cui fine non sembra essere giunta
to imperiale»: (H. Portelli, Gramsci e a questuo religiosa, Sào Paulo, completamente nemmeno col Vaticano II» (J.L. Segundo, ibid., p.
Paulinas 1982, p. 53). 221).

172 173
Recupero del regnocentrismo nell'attualità • La Chiesa è (dev'essere) interamente a servizio del Re-
gno. Accoglierlo come dono, assumerlo come responsabi-
Arrivati a questo punto, e per non prolungare la descri- lità, costruirlo nella storia, annunciarlo, riconoscerlo dove
zione degli elementi storici del tema, cerchiamo di espor- è già... è la missione della Chiesa, missione che le viene
re molto brevemente come vediamo attualmente i rappor- dalla sua sequela di Gesù. In questo servizio deve spendersi
ti Regno/Chiesa 41 , u n a volta realizzato il recupero che il e prodigarsi, anche se le dovesse costare la vita. La Chie-
rinnovamento degli studi biblici e teologici ci h a n n o pro- sa è u n o strumento temporale per il Regno, u n a media-
curato. Lo sintetizzeremo in poche proposizioni. zione dello stesso per questa economia attuale della storia
della Salvezza, non rappresenta u n a realizzazione escato-
• Bisogna distinguere tra il Regno e la Chiesa. Non posso- logica definitiva.
no essere equiparati né identificati. Identifichiamo pre-
senza di Regno «nella» Chiesa, m a non identifichiamo il • Il Regno n o n è legato alla Chiesa 45 . Dio è presente, con-
Regno «con» la Chiesa. La Chiesa è «germe e principio» 4 2 duce, ispira, fermenta, provoca, spinge... nella Chiesa e più
del Regno (LG 5). in là di essa. Prima e dopo di essa. In essa e - molto di più
- fuori di essa. Con essa e senza di essa. E a volte, contro
• Il Regno è più grande della Chiesa: anteriore, più esteso di essa. Mediante essa e mediante i suoi nemici o le loro
e intenso, con molte forme di precedenza sulla Chiesa... Il opposizioni. Come Dio è percepito, cercato e invocato con
Regno è l'Assoluto 43 , «l'ultimo», è la Causa di Gesù, la «stes- «molti nomi», così pure il RD è accolto e cercato sotto mol-
sissima intenzione di Gesù» 44 . ti nomi. Il n o m e «Regno di Dio» è u n o tra i molti che pos-
sono designare il mistero a cui si riferisce 46 .

41 • La differenza e la distanza tra la Chiesa e il Regno fa sì


Benché qui stiamo utilizzando la parola «Regno», per le caratteri- che questi sia istanza critica di quella, ed è ciò che origi-
stiche cristiane del contesto in cui ci stiamo muovendo, bisogna se-
gnalare che nella pratica storica e soprattutto nel dialogo interreli- na la critica profetica all'interno della Chiesa stessa, come
gioso non insisteremmo sulla parola, ma sul contenuto. Ci servono anche il conflitto 47 . Ogni cristiano, seguace di Gesù, è chia-
anche i suoi sinonimi, come l'Utopia, la Causa, il Senso della vita,
ecc. La Causa di Gesù, o dell'essere umano, o dei poveri... sono per
noi metafore intercambiabili. 45
Non possiamo accettare impostazioni che confessando teologica-
42
Ci si renda conto che in latino l'articolo non esiste, e che pertanto mente l'assoluto del Regno, nella pratica lo relativizzino riducendo-
non si deve tradurre che la Chiesa è «il» germe e il principio del Re- lo e sottomettendolo alla Chiesa. Per esempio, quando si dice: «La
gno, perché l'originale conciliare non dice che non ce ne siano altri. grazia del Regno proviene dalla Chiesa e ad essa conduce. La grazia
Nel caso si voglia mettere un articolo, dovrebbe essere indetermina- che fa appartenere al Regno proviene dalla Chiesa che, nella sua pa-
to: la Chiesa è «un» germe e principio del Regno. Non entriamo ora rola e nei suoi sacramenti, è germe e strumento del Regno. Allo stes-
nella specificità di questo «germe e principio» che non è senzaltro so tempo la grazia conduce alla Chiesa, perché il Regno non è una
«uno tra gli altri», è chiaro, ma non è nemmeno «l'unico» germe e realtà puramente interiore, ma una realtà che tende a unire tutti
principio. nell'unità cattolica della Chiesa... La Chiesa è la comunità che il Re-
43
Ricordiamo un'altra volta la fortunata espressione di Paolo VI gno si crea... La realtà del Regno non è completa se non è indirizza-
ndl'Evangelii Nuntiandi n. 8 che dovremmo sapere tutti a memoria: ta al Regno di Cristo, presente nella Chiesa... Non si può capire il Re-
«Solo il Regno è assoluto; tutto il resto è relativo». Sottolineiamo il gno al di fuori della mediazione della Chiesa... » (J.A. Sayés, Cristia-
carattere assoluto della frase: «solo» e «tutto il resto». nismo y religiones, San Pablo, Madrid 2001, pp. 220-221). «Il RD non
44 si può separare né da Cristo né dalla Chiesa. Questa è ordinata pre-
La «ipsissima intentio Iesu» detto con parole tecniche. Le ipsissima
verba Iesu, le parole stesse di Gesù, è la maniera di riferirci alle paro- cisamente alla sua realizzazione ed è il suo germe, il suo segno ed il
le (verba) che siamo quasi sicuri (scientificamente, indipendentemen- suo strumento. Benché sia distinta da Cristo, è indissolubilmente uni-
te dalla fede) provengano da Gesù, che egli pronunciò. Ipsissima in- ta a lui e al Regno» (Dhavamony, Teologia de las religiones, San Pa-
tentio Iesu è un'ingegnosa denominazione per esprimere, oltre la let- blo, Madrid 1998, pp. 206-207).
46
teralità di alcune parole e con assoluta certezza (anche qui in base a Perez, Antonio, El Reino de Dios corno nombre de un deseo. Ensayo
criteri esegetici scientifici, indipendentemente dalla fede) che il RD fu de exégesis ètica, in Sai Terrae 66(1978) pp. 391-408.
realmente ciò che stava al centro dell'intenzione del Gesù storico. 47
«La scoperta del RD come assoluto ha tratto alla luce questa ele-
174 175
mato a denunciare nella Chiesa ciò che va contro il Regno. l'esperienza giudeocristiana della stessa. Salvezza, Regno,
Rivelazione, Parola di Dio... superano completamente i li-
• La Salvezza è la realizzazione del Regno, qui e là, in que- miti «ecclesiastici» e perfino i limiti «cristiani», benché ab-
sto mondo e nell'altro, dentro e/o fuori la Chiesa. La no- biano in essi u n a realizzazione specifica.
stra adesione al regno e ai suoi valori è ciò che fa presen-
te il RD in noi, ed è ciò che ci conferisce profonda iden- • Tutti gli esseri umani sono elevati all'«ordine della sal-
tità di Chiesa 48 , partecipazione al suo mistero. È per que- vezza, e nessuno è in inferiorità di condizioni salvifiche o
sto che nella Chiesa la cosa principale non è il suo ester- di grazia per non essere nato in u n a etnia o in u n a cultu-
no né la sua struttura, bensì il suo mistero e la nostra par- ra determinata... Della Salvezza si appropriano gli esseri
tecipazione ad esso. E è per questo che possiamo dire che umani con la pratica dell'amore e della giustizia, e questo
in essa «né ci sono tutti quelli che ci stanno, né ci stanno è alla portata di tutti. Il cristianesimo non è una realtà
tutti quelli che ci sono» 49 . iscritta nell'«ordine della salvezza», bensì nell'«ordine del-
la conoscenza della Salvezza». Non è neanche «la» cono-
• Se in altra epoca si disse che «fuori dalla Chiesa non c'era scenza della Salvezza, perché vi sono molte conoscenze del-
Salvezza», oggi siamo coscienti che non solo c'è Salvezza la Salvezza. In che rapporto stia la conoscenza cristiana
(Regno) fuori della Chiesa, ma possiamo arrivare a dire: della Salvezza con altre conoscenze della salvezza è tema
«Fuori della Salvezza non c'è Chiesa». Vale a dire: fuori del di u n altro momento.
servizio al Regno, fuori della Buona Novella per i poveri...
non c'è vera Chiesa di Gesù. • Dal Regnocentrismo il cristiano non può più guardare il
• «La strada ordinaria - per la maggioranza - di Salvezza mondo «ecclesiasticamente», m a dai parametri del Regno
per il genere u m a n o sono le religioni non cristiane» 50 . Il e della Salvezza. Non classificherà le persone né le realtà
Regno è presente oltre la Chiesa, in altre religioni... La ve- secondo il loro rapporto con la Chiesa, m a soprattutto se-
ra religione di Dio è la storia universale della sua Salvez- condo il loro rapporto con il Regno. I non cristiani (atei
za. Ciò che abbiamo chiamato «Storia della salvezza», «Ri- inclusi) non fanno parte della Chiesa, m a possono essere
velazione» o «Parola di Dio» 51 , spesso non era altro che molto addentro nell'«economia del Regno», potendo occu-
pare nell'ordine della Salvezza, o del Regno, u n «posto mag-
giore» di quello di molti cristiani. La cosa più importante
per noi non è «battezzarli» e incorporarli alla Chiesa, ben-
mentare verità: la Chiesa, anche nella sua totalità, non è assoluta, e
pertanto è strutturalmente criticabile». «In quanto il RD mette in cri- sì convertirli al Regno, se non lo sono, e aiutarli ad avan-
si qualunque realtà storica, la Chiesa dev'essere criticata» (Sobrino, zare sempre di più verso di esso per la loro strada, così co-
J., Resurrección..., p. 216). me approfittare del loro aiuto per convertirci anche noi
48
Appartiene alla Mystici Corporis di Pio XII il merito di avere recu- sempre di più al Regno.
perato nei tempi moderni questo primato del misterico nella Chiesa.
49
«Alcuni sembrano stare dentro [la Chiesa] quando in realtà sono
fuori, mentre altri che sembrano stare fuori in realtà sono dentro»
(Sant'Agostino, De Bapt., V, 37, 38, PL XLIII, col. 196). Conseguenze per il pluralismo e il dialogo interreligioso
50
Come già abbiamo detto nel capitolo 7, è a H.R. Schiette che si at-
tribuisce di aver esposto per primo questa inversione del lessico teo- La presentazione del recupero attuale del Regnocentrismo
logico: «Se, di fronte alla storia universale della salvezza, la Chiesa ci ha già introdotti nel tema del pluralismo religioso e del
[...] sta, come per specialis disposino, da una parte speciale della sto- dialogo interreligioso, che è dove vogliamo parare. Racco-
ria, allora la via della salvezza delle religioni si può definire come or- gliamo le conclusioni del nostro percorso con queste tesi-
dinaria e quella della Chiesa come straordinaria» (Le religioni come suggerimenti:
tema della teologia, Morcelliana, Brescia 1968, pp. 85-86).
51
La Bibbia è Parola di Dio, ma non è «la» Parola di Dio; è Storia • È necessario distinguere bene ciò che è e ciò che non è
della Salvezza, ma non è neppure «la» Storia della Salvezza, è piut- la «religione di Gesù». La Chiesa deve convertirsi al RD,
tosto il registro scritto della sua manifestazione parziale nel concre-
to popolo di Dio giudeocristiano... alla «religione di Gesù». Dobbiamo riconoscere e combat-

176 177
tere gli errori storici della Chiesa 52 , la dinamica istituzio- sibile il dialogo acritico tra cristiani che sono nell'uno e
nale storica che la porta a guardare se stessa, ad autoin- nell'altro paradigma: come succederebbe con giocatori che,
tronizzarsi, a considerarsi l'eletta, la depositaria unica del- sullo stesso tavolo e con le stesse fiches, giocano, uno agli
la Salvezza... Senza questo atteggiamento di conversione scacchi e l'altro a dama; benché sembri che siano presi dal-
non può dialogare con le altre religioni, perché verrebbe a lo stesso gioco, rimangono in mondi diversi; la loro inte-
tradire la propria essenza. Bisogna distinguere tra la Chie- razione non li fa comunicare realmente. Questo è ciò che
sa storica e il Mistero della Chiesa, tra la Chiesa istituzio- sta avvenendo nel cristianesimo attuale.
nale e la comunità di Gesù. Senza voler patrocinare u n mi-
stero disincarnato, bisogna certo favorire u n discernimen- • Il paradigma del regnocentrismo squalifica da u n lato
to chiaro. l'ecclesiocentrismo e, dall'altro, stabilisce, sotto l'assoluto
del Regno, u n a valutazione completamente diversa da quel-
• Solo u n cristianesimo regnocentrico è il cristianesimo di la dell'ecclesiocentrismo.
Gesù, e solo esso dialoga con autenticità interreligiosa- I cristiani regnocentrici si sentono più uniti a coloro che
mente. Un cristianesimo ecclesiocentrico soppianterebbe lottano per il Regno (per la Salvezza, per la Buona Noti-
il posto della religione di Gesù, perché non avrebbe dirit- zia, la Liberazione) anche fuori dalla Chiesa o senza rife-
to a rappresentare la religione di Gesù nel dialogo inter- rimento a essa, che a coloro che si oppongono alla Sal-
religioso, né sarebbe qualificato per capire il pluralismo vezza, forse perfino in nome di Cristo e della sua Chiesa.
religioso come Gesù vorrebbe che lo capissimo. C'è anco- «Il Regno unisce, / la Chiesa divide, / quando non coinci-
ra molto ecclesiocentrismo, a tutti i livelli, dai più alti fi- de con il Regno» (P. Casaldàliga). Il Regno unisce tutti gli
no ai più popolari. uomini e le donne con le quali condividiamo la Grande Uto-
• La riscoperta del Regnocentrismo è stata uno dei mag- pia (il RD nel nostro vocabolario), con i quali condividia-
giori avvenimenti di trasformazione nella storia recente del mo la lotta per la Causa dei poveri (che coincide per i cri-
cristianesimo, è avvenuto un «cambiamento di paradigma» stiani in qualche modo con la Causa di Gesù), per la Giu-
fondamentale che separa due tipi di cristianesimo essen- stizia, per la «Vita in abbondanza» (Gv 10,10), senza che
zialmente diversi, benché possano teoricamente restare sot- faccia da ostacolo la confessione di un'altra religione. La
to lo stesso ombrello sociologico o istituzionale. Nominal- stessa chiarezza del Regno ci distanzia e può farci scon-
mente siamo nello stesso cristianesimo, m a realmente si trare perfino con fratelli e sorelle che, pur essendo della no-
tratta di due cristianesimi che poco hanno in comune. So- stra stessa istituzione ecclesiale, si contrappongono all'Uto-
lo il regnocentrico è gesuanico e autentico cristianesimo. pia del Regno che consideriamo come assoluto, alla Causa
L'ecclesiocentrico è una deformazione grave dello stesso, di Gesù che consideriamo vincolante, alla Causa dei pove-
una perversione cristallizzata a partire dal secolo IV, che ri sine qua non, alla Giustizia o alla «Vita in abbondanza».
ha dominato nei due primi millenni della Chiesa e che in- Si tratta dunque di u n ecumenismo nuovo - un ecumeni-
fine è stato squalificato a livello teologico; ciò che è ne- smo del Regno - che riconfigura le frontiere tradizionali,
cessario ora è riuscire a superarlo e ad eliminarlo, nono- eliminandone alcune e innalzandone altre, riconfigurazio-
stante la forte resistenza opposta (ovviamente) dall'istitu- ne in ogni caso sul criterio assiologico del Regno.
zione, attraverso u n processo che, in definitiva, non è al- • Ciò che importa non è il dialogo religioso ma il RD. O
tro - con più o meno ritardo - che la «cronaca di una tra- detto meglio: a noi importa il dialogo religioso perché è
sformazione annunciata». parte del regno di Dio. Il principale e vero ecumenismo,
Regnocentrismo ed ecclesiocentrismo sono due paradig- abbiamo detto, è l'«ecumenismo del RD». È chiaro che Dio
mi, due galassie teologiche e spirituali diverse. Non è pos- non vuole religioni (o Chiese) che separano, che disuni-
scono, che rendono impossibile la collaborazione, che so-
no incapaci di dialogo perché pensano di essere le uniche
52
GS 43,6. a possedere la verità. In quest'epoca della storia dell'Uma-
178 179
nità Dio vuole da noi che, rispettando la ricchezza del plu- gioso debbano farlo i rappresentanti ufficiali della religio-
ralismo religioso (un pluralismo «di principio», positivo, ne, intendendo con ciò, spontaneamente, le gerarchie del-
voluto da Dio), pratichiamo la «religione universale» della le rispettive religioni o Chiese. Siamo sicuri?
vita e la verità, la giustizia, la pace e l'amore, il Regno! qua- «La questione è: se quelli che dialogano a nome del cri-
lunque sia il nome che gli diamo. stianesimo sono membri della struttura di cristianità - co-
me molti della gerarchia, del clero e dei religiosi - è lecito
• In ogni caso, u n messaggio di gioia e di entusiasmo: af- diffidare molto. Non rappresentano il cristianesimo di Ge-
frontare il pluralismo religioso e il dialogo interreligioso sù. Saranno sempre più preoccupati di non uscire dall'or-
non è un «problema» nuovo, una difficoltà di questi «tem- todossia istituzionale che di stare dentro l'ortoprassi del
pi moderni difficili e ostili» 53 , bensì, al contrario, un bel
Regno. Ciò che presenteranno come cristianesimo sarà l'or-
compito che ci troviamo dinanzi, u n magnifica opportu-
nità che non potevamo immaginare anche solo alcuni an- todossia, cioè il sistema istituzionale di cristianità. Nel dia-
ni fa, un'occasione per rifare e riformulare ora tutto il no- logo non ci sarebbe la comunicazione di u n indù, di u n
stro patrimonio simbolico cristiano tradizionale da un'al- musulmano o di u n buddhista con u n cristiano, ma con
tra prospettiva, una nuova «missione» (realmente nuova), un rappresentante del sistema di cristianità» 54 .
un «kairós». Rispondiamo provvisoriamente così:

• L'ecumenismo o il dialogo interreligioso (toccheremo Primo: le autorità o gerarchie, per occupare il posto che
questo a suo tempo, nelle lezioni finali) per ora dovrà es- occupano, di principio, sono inevitabilmente condiziona-
sere pratico più che teorico. Non è possibile risolvere di te dagli interessi egoistici dell'istituzione che sempre ten-
colpo, astrattamente, le questioni dogmatiche. Queste pos- de alla sua perpetuazione, alla sua sicurezza, al suo auto-
sono attendere. È molto improbabile che ci uniamo su di- riferimento, alla sua egemonia sulle altre religioni, perfi-
scussioni teoriche senza garantire maggiormente la colla- no ai suoi interessi economici e a quelli dei suoi gruppi di
borazione nella vita. È importante cominciare dall'inizio, potere... Sociologicamente parlando, sono nel luogo me-
dal centro, dalla vita a cui Dio tutti chiama, dalla «vita in no adatto per portare a termine u n dialogo interreligioso
abbondanza» (Gv 10,10) di cui tutti abbiamo bisogno, che profetico, come lo esige la natura di questo dialogo. In mol-
è il progetto di Gesù e il progetto di Dio (che per noi cri- ti casi sono davvero in collocazioni non evangeliche, dalle
stiani si chiama Regno). Solo così, eviteremo di costruire quali è praticamente impossibile realizzare u n lavoro mos-
la casa dal tetto, troveremo il nostro punto di appoggio nel so dalla purezza e dalla semplicità evangeliche.
centro stesso della nostra esperienza religiosa, e il nostro
sarà u n «ecumenismo del Regno». Secondo: è più che probabile che molte delle gerarchie del-
le religioni (o Chiese) non siano adeguatamente «aggior-
nate» per una teologia e una spiritualità in accordo con ciò
che lo Spirito fa sentire oggi a ogni Popolo di Dio. Oggi
• Nota sul soggetto del dialogo religioso per esempio, è voce tristemente comune nella società e nel-
la Chiesa che la gerarchia cattolica sia incapace di u n pen-
Chi deve dialogare, l'istituzione ecclesiastica, le autorità ec- siero libero e di u n discernimento sincero 55 . Le gerarchie
clesiastiche, le «Commissioni interreligiose o interconfes-
sionali nominate ad hoc», la Congregazione per la dottri-
na della fede (ex Sant'Ufficio, ex Santa Inquisizione) o il
54
popolo di Dio? Normalmente si pensa che il dialogo reli- Comblin, J., Teologia da missào, appunti prò manoscritto.
55
Per esempio, in questo momento, la dichiarazione Dominus Iesus
- uno dei documenti del magistero più rifiutati dal Popolo di Dio,
realmente «non receptus» - dà la misura del modello di pensiero ge-
53
Così lo vedeva Pio IX nella sua enciclica Singultiti Quaderni (1854) rarchico della Chiesa cattolica per ciò che si riferisce al pluralismo
e Quanto conficiamur moerore (1863) e, ovviamente, nel Syllabus religioso e al dialogo interreligioso. Chi non sia disposto a passare
(1864). per questo varco non può far progressi nella gerarchia della Chiesa,

180 181
sono teologicamente conservatrici, di natura. In questa ni culturali ed etniche, molti gruppi di potere...). Il dialo-
nuova epoca (dopo il «cambiamento epocale»), u n dialogo go interreligioso deve effettuarsi in u n altro campo, in un
sviluppato con i presupposti teologici dei due millenni pre- ambito di libertà di spirito e di libertà dello Spirito. Biso-
cedenti 56 è condannato in anticipo al fallimento 57 . gna lasciar parlare il Popolo di Dio, i popoli di Dio, le lo-
ro comunità, i loro profeti, tutti i loro carismi... Come di-
Terzo: il Popolo di Dio ha diritto a dialogare, forte delle sue ce Pedro Casaldàliga: «Dio ha diritto a dialogare con Dio».
comunità e di tutti i suoi carismi. Forse l'istituzione ec- Quinto: In ogni caso, tanto di fronte all'ecumenismo come
clesiastica ha difficoltà insuperabili a dialogare, o ne è in- al dialogo interreligioso, le Chiese e le religioni hanno un
capace, mentre il popolo di Dio non ha difficoltà... La ge- compito da realizzare. La proposta che Congar ha fatto per
rarchia sa che lo Spirito di Gesù ci supera, agisce e soffia l'ecumenismo possiamo estrapolarla per il dialogo interre-
dove vuole e come vuole. È impossibile mettere porte al cam- ligioso. Egli proponeva di portare a termine u n a «ri-rice-
po o al Vento. zione degli scritti simbolici», dei decreti conciliari o pon-
Quarto: se quelli che partecipano al dialogo interreligioso tifici, vale a dire, degli scritti normativi per la fede di ognu-
lo fanno in quanto rappresentanti dei «sistemi» religiosi e na delle chiese e di cui esse si sono nutriti lungo la loro
delle «istituzioni», il risultato non è religioso bensì istitu- storia. Ogni chiesa o confessione dovrebbe «ri-accogliere»
zionale, non raccoglie gli interessi dello Spirito ma i ne- i propri scritti normativi «per ricollocarli nell'insieme e
goziati (dottrinali, di potere, d'influenze...) delle istituzio- nell'equilibrio della testimonianza della Scrittura». Si trat-
ni. Il problema istituzionale è molto forte tra i cattolici, ma terebbe di u n processo che dovrebbe aver luogo in ognu-
non è inesistente in altre religioni che hanno pure pro- na delle chiese, ma che dovrebbe essere convergente, co-
porzionalmente le medesime strutture religiose istituzio- me preparazione per una possibile riconciliazione: «sa-
nali classiche (un clero, u n «dogma», u n a tradizione con- rebbe come un'anticipazione frammentaria di u n futuro
servatrice, degli interessi economici, alcune identificazio- concilio in comune» 5 8 .

II. Testi antologici


ne può partecipare alle piattaforme teologiche ufficiali che si tra-
sformano così in «luoghi antievangelici», dove non è possibile né la • COMBLIN fa una proposta per avanzare sul cammino del
verità né la libertà, né, di conseguenza, il dialogo interreligioso sin- dialogo interreligioso: «Dobbiamo preparare non u n nuo-
cero. vo Concilio, m a u n Incontro mondiale dei cristiani per se-
56
Anche riguardo alla Chiesa cattolica possiamo dire, a nostro umi-
le parere, che, deplorevolmente, a dispetto di tante celebrazioni giu- gnalare problemi e dare suggerimenti. L'ecumenismo non
bilari in occasione dell'anno 2000, non è entrata realmente nel terzo si farà discutendo problemi, bensì cercando insieme la vi-
millennio, ma che si sta facendo tutto lo sforzo possibile per mante- ta evangelica nel mondo attuale. L'Incontro non dovrà pren-
nerla nel millennio passato. È stato il concilio Vaticano II che ha cer- dere decisioni che rimarrebbero in ogni caso sulla carta,
cato di aprire la porta per abbandonare configurazioni accidentali e bensì aprire orizzonti e favorire u n lavoro d'insieme. È chia-
zavorra che si erano formate storicamente col passare del tempo, a
lato e contro il mandato di Gesù, ma l'apertura è rimasta a metà e ro che in questo Incontro ci sarebbe una gran maggioran-
attende con urgenza una nuova opportunità. O arriverà troppo tar- za di laici, persone coinvolte nei problemi del mondo. Non
di? Si veda Comblin, Um novo amanhecer da Igreja?, Vozes, Petró- persone schiavizzate dal sistema, collaboratrici del siste-
polis 2002. ma, ma persone che rimangono coscienti e lucide in mez-
57
È l'opinione di alcuni analisti cattolici, che credono che in questo zo alla pressione del sistema.
momento un concilio «ecumenico» della Chiesa cattolica sarebbe con-
troproducente, perché l'insieme dei vescovi imposti dal centro du- Un Incontro simile dovrebbe essere promosso dalle stesse
rante gli ultimi 25 anni con criteri conservatori, contrari nella mag-
gioranza dei casi alla fede del Popolo di Dio, non offrirebbe le con-
dizioni minime necessarie per un dialogo all'altezza del momento sto-
rico che stiamo attraversando. Diversités et communion, Cerf, Paris 1982, pp. 244 e 250.

182 183
Chiese con l'appoggio delle gerarchie, affinché possano ave- ' III. Domande per riflettere e dialogare
re peso davanti alle masse cristiane, e non rimanere nel
mutuo isolamento. Ma il lavoro sarebbe dei laici per la gran - Cercare di ricostruire, fra tutte le «eclesiologie» implici-
parte» (COMBLIN, Teologia da missào, prò manuscripto). te che ci sono state trasmesse nella nostra formazione cri-
• «Venga il tuo Regno»: non si tratta che Dio regni nella stiana con il catechismo infantile, nella scuola, nel colle-
creazione con il suo dominio assoluto. Così regna quando gio...: chi ha fondato la Chiesa? Quando? Come? Per qua-
vuole, e sempre. Si tratta di u n altro regno che, per la sua le motivo? Chi comanda nella Chiesa? Che ruolo ha in es-
provvidenza, ha lasciato dipendente dalla nostra volontà. sa u n laico? Può cambiare la Chiesa? Quali cose possono
"Venga il tuo regno" significa che venga a noi il regno del- cambiare? Perché (o perché non) possono cambiare? Qua-
la gloria eterna dopo la morte. E, dato che per questo pri- li altre religioni possono salvare l'Umanità? Cosa deve fa-
m a l'uomo deve vivere in grazia, che venga nei nostri cuo- re la Chiesa riguardo alle altre religioni?
ri il regno di Dio nell'anima per la grazia santificante. E, - Si potrebbe stabilire una distinzione tra il cristianesimo
dal momento che la grazia non si dà se non per mezzo del- come «religione di Gesù» e la Chiesa come istituzione con-
la Chiesa, che regni la Chiesa e si estenda ovunque; poiché creta e con la configurazione concreta che è venuta assu-
essa è il regno di Gesù Cristo. mendo? Fare in gruppo un elenco di: a) aspetti o elementi
della Chiesa che sono attualmente così, ma che potrebbero
Il Regno di Dio è la Chiesa, nella quale regna qui Dio per essere altrimenti senza tradire il Vangelo; b) aspetti o ele-
la grazia, preparandola affinché dopo, trasferita in cielo a menti che sono attualmente così, ma che sarebbe meglio che
poco a poco, sia lì il suo regno, nel quale già regna per la fossero altrimenti per essere più fedeli al Vangelo; e) aspet-
gloria con tutto il suo splendore e la sua magnificenza» ti o elementi attuali che sono contrari al Vangelo.
(Remigio VILARINO sj, Vita de Jesus, Mensajero, Bilbao - Studiare concretamente tutto ciò che attualmente nella
4
1924, 410). Chiesa è eredità del regime di cristianità (e dell'impero ro-
mano) e non del Vangelo. Pronunciarsi rispetto alla possi-
• La bozza di una Costituzione sulla chiesa fu discussa dal
bilità o convenienza del suo superamento.
concilio per una settimana nel periodo di apertura del 1962.
Il suo primo capitolo, «Sulla Natura della Chiesa Militan- - Cosa ci sembra della proposta di Congar per il cammino
te», ripeteva il tema fondamentale della Mystici Corporis: ecumenico? Come lo immaginiamo, come potrebbe esse-
che la Chiesa Cattolica r o m a n a è il corpo mistico di Cri- re? Siamo realisti e pensiamo anche il peggio (non abbia-
sto, ed esprimeva questa identificazione ancora con più m o garanzie che riuscirà tutto bene né che percorreremo
forza dichiarando: «Solo la Chiesa Cattolica Romana ha la via migliore): che cosa può accadere nella peggiore del-
diritto al nome di "chiesa"» (Ada Synodalia Conditi Vati- le ipotesi?
cani II, 114, 15) (SULLIVAN, Francis A., iHay salvadón fue- - Abbiamo sentito parlare dell'utopia del popolo guarani,
ra de la Iglesia?, Desclée, Bilbao 199, 169). che avverte di star camminando verso «la terra senza ma-
li»? Ascoltare la «Messa della terra senza mali» 59 e com-
mentare i suoi testi. Questo popolo, conosceva/conosce il
• Il 30 giugno del 2000 il Card. Ratzinger inviò ai presi- «Regno di Dio»? Chiarire teologicamente la risposta. In
denti delle conferenze episcopali u n a Nota sull'espressio- funzione di questa risposta, quale sarebbe l'atteggiamento
ne 'Chiese sorelle' in cui dice che questo termine può es- corretto per il dialogo religioso di una comunità cristiana
sere utilizzato solo nel contesto di rapporti tra Chiese par- (o di u n missionario) con questo popolo?
ticolari locali. La Chiesa universale, una, santa, cattolica e - Paragonare queste tre definizioni di «essere cristiano» e
apostolica, non è la sorella, bensì la madre di tutte le chie- commentare le loro differenze: a) essere membro della con-
se particolari. La nota è segreta e non è stata pubblicata
negli AAS, m a Adista l'ha fatta conoscere («Vida Nueva»
2248, 16 settembre 2000, p. 16). 59
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184 185
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187
186
/
Capitolo dodicesimo I. Per sviluppare il tema
Aspetti dogmatici cristologie! VEDERE

IL NOCCIOLO DEL PROBLEMA

Il cristianesimo afferma che il suo fondatore, Gesù di Na-


zareth, è Dio stesso, la seconda persona della santissima
Trinità, che si è incarnato nell'Umanità per farle conosce-
// capitolo che affrontiamo ora è importante e difficile. Nel re la verità e condurla alla salvezza. Se questo è vero, la re-
percorso già fatto, più di un lettore avrà sentito dentro di sé ligione cristiana è l'unica religione fondata da Dio in per-
le obiezioni classiche che fino ad ora non abbiamo affron- sona, venuto espressamente sulla terra per stabilire «la» re-
tato nel nostro corso. E non lo abbiamo fatto consapevol- ligione, e pertanto il cristianesimo è la religione assoluta,
mente, in attesa di questo momento. Dopo esserci sensibi- indiscutibilmente superiore, l'unica e definitiva, a cui tutta
lizzati riguardo alla realtà storica del pluralismo religioso l'Umanità deve aderire. Questo è l'effetto dell'affermazione
(capp. 3-5), avevamo dapprima bisogno di liberarci dall'osta- dogmatica secondo cui Gesù è la seconda persona della Tri-
colo di una inadeguata comprensione della rivelazione (cap. nità, incarnata nell'Umanità. E quest'affermazione dogma-
8) e fare le prime affermazioni positive di una nuova posi- tica su Gesù è il nucleo stesso del cristianesimo, che è sta-
zione dinanzi al pluralismo religioso (cap. 9), e poi di con- to conservato per i quasi duemila anni della sua storia con
frontarci con i principali punti di riferimento cristiani (capp. una chiara coscienza esclusivista, che solo da 40 anni è ap-
10 e 11). prodata all'inclusivismo e che ora oppone resistenza al pas-
Ora, però, dobbiamo confrontarci con la principale difficoltà, saggio verso l'accettazione di u n paradigma pluralista 1 .
che è senz'altro il «dogma cristologico».
Dobbiamo dire subito che ci muoviamo sul terreno delle ipo-
tesi e delle «proposte di ripensamento», non in quello delle IL PROBLEMA NELLA STORIA
tesi confermate o delle affermazioni provate. Negli stretti li-
miti di una lezione di questo corso non pretendiamo altro Come già accennato nei primi capitoli del corso, gli effet-
che introdurre il lettore - individuale o collettivo - a questa ti di questo nucleo dogmatico non sono rimasti nella sfe-
problematica e invitarlo ad approfondirla ulteriormente per ra puramente teorica o speculativa, ma hanno avuto lun-
proprio conto. Del resto, come diremo, dovranno forse pas- go la storia notevoli risvolti sociali e politici, di certo non
sare varie generazioni perché il cristianesimo giunga a nuo- indolori. Infatti le Chiese cristiane sono note nel mondo
ve e soddisfacenti risposte per queste domande di sempre. per il loro classico orgoglio di essere l'unica vera religio-
Nel frattempo, dobbiamo vivere, credere e agire per ciò che è ne, per la loro pretesa di universalità e di conquista del
più urgente, lasciando che maturi ciò che sì «può sperare». mondo, e per u n certo inveterato atteggiamento di di-
Secondo la nota metodologia, partiremo (VEDERE) da una sprezzo verso le altre religioni. Questa proiezione storica
impostazione sintetica del problema, seguita dall'evocazione di effetti negativi derivanti da affermazzioni teoriche non
degli effetti storici negativi che V«ermeneutica del sospetto» è tipica del cristianesimo, m a di molte religioni; così, seb-
scopre dietro di essa. In seguito (GIUDICARE) cercheremo bene molti avvenimenti o aspetti negativi fossero dovuti
di vedere da dove nasce il problema, che non deriva da Ge- piuttosto a ragioni prudenziali di persone investite di au-
sù, ma dalla costruzione ecclesiastica del dogma cristologi-
co. Studieremo poi lo stato attuale della questione e alcune
delle proposte in corso. Concluderemo con la deduzione dei 1
Ci riferiamo qui, una volta ancora, al pluralismo come paradigma
criteri di prassi e di azione che possiamo proporci (AGIRE). che supera l'esclusivismo e l'inclusivismo, logicamente, non al sem-
plice pluralismo o pluralità di religioni.

188 189
torità nelle religioni, spesso sono stati convalidati e legit- mini e donne di buona volontà, m a questo non ci esime
timati facendo appello agli insegnamenti ufficiali delle re- dal riconoscere il fatto reale delle responsabilità umane,
ligioni. Gli insegnamenti vedici - per esempio - relativi al sebbene non ricadano su atti personali m a su strutture so-
sistema delle caste furono utilizzati nell'India induista per ciali, istituzionali o mentali.
giustificare il trattamento di milioni di persone come fos- Torniamo a ricordare le parole: «Nella storia criminale del
sero paria senza dignità. In alcuni paesi islamici, forme di- cristianesimo - dice Reinhold Bernhard -, la responsabi-
sumane di punizione furono giustificate utilizzando il Co- lità ricade, precisamente, sul complesso degli elementi teo-
rano. Alcune situazioni storiche chiaramente lamentabili rici che hanno reso possibile tale prepotenza» 3 . Nella «sto-
nell'ambito cristiano furono giustificate con il pretesto del ria criminale del cristianesimo», questa storia di guerre,
dogma cristologico dell'incarnazione. Elenchiamone qual- conquiste, crociate, persecuzioni, imposizioni, condanne,
cuna delle più evidenti: asservimenti... la responsabilità ricade - egli dice - sugli
«elementi teorici», sulla teologia in definitiva. Non sarà
a) l'antisemitismo, l'unica responsabile, ma forse ne è la principale. Una cat-
b) lo sfruttamento del terzo mondo da parte del primo, tiva teologia può essere responsabile dei peggiori crimini
e) la subordinazione della donna, della storia del cristianesimo. Anche di fronte al puro so-
d) la stessa superiorità del cristianesimo e il suo spirito di spetto, corre l'obbligo per ogni cristiano, e per ogni teolo-
espansione e di conquista, go o teologa, di riesaminare le dottrine teologiche.
e) l'assolutizzazione dell'autorità ecclesiastica e la ridu- Del resto, è la stessa parola di Gesù (Mt 7,17-20) che ce lo
zione del corpo ecclesiale alla passività. conferma: una dottrina buona non può produrre frutti cat-
tivi né provenire da cattiva semente. Se nella storia si ma-
nifestano segni di pratiche viziate dalla copertura legitti-
L'ERMENEUTICA DEL SOSPETTO NEI RIGUARDI matrice di qualche giustificazione teologica, è necessario
DELLA FEDE CRISTOLOGIA rivedere questa teologia e riesaminare il processo della sua
elaborazione, onde scoprire eventuali pecche sia nella sua
Il ricordo di tutte queste pagine storiche è per molti os- costruzione sia nell'utilizzo delle sue conclusioni.
servatori motivo sufficiente per ritornare sul dogma cri-
stologico e riconsiderarne il reale fondamento e significa-
to, come per analizzare più criticamente il ruolo che gli in-
GIUDICARE
teressi istituzionali, corporativi, economici, culturali... dei
cristiani hanno giocato nella costruzione di questa dog- IL PROBLEMA NON DERIVA DA GESÙ
matica cristologica. Una fede «cieca», fideista, indiscussa
e indiscutibile, estranea a ogni razionalità, chiusa a ogni
discussione del dogma cristologico, non è u n a fede che pos- La prima cosa che dobbiamo constatare è che il problema
sa «dare ragione di sé» agli uomini e alle donne di oggi. del dogma cristologico non deriva certamente da Gesù, m a
L'atteggiamento più maturo è quello di accettare serena- dal Cristo della fede 4 costruito dalla dogmatica cristiana.
mente u n giudizio storico su questi effetti negativi che di Come già abbiamo visto nella 10a lezione, l'atteggiamento
fatto si sono avuti nella nostra storia, e riconoscere one- di Gesù è totalmente diverso: non ha mai affermato di se
stamente ciò che nella elaborazione della fede cristologica stesso ciò che l'istituzione che fa capo a lui ha detto su di
- e, soprattutto, nel riferimento e utilizzo di essa lungo la
storia - c'è stato di elemento «ideologico» 2 . Sappiamo be- 3
ne che molti dei protagonisti di questa storia sono stati uo- R. Bernhardt, La pretensìón de absolutez del cristianismo. Desde la
Ilustración hasta la teologia pluralista de la religión, Desclée, Bilbao
2000, pp. 315-316.
4
Ricordiamo necessariamente a questo proposito la distinzione tra
2
Ricordiamo quanto detto al riguardo nella 5 a lezione. il Gesù storico e il Cristo della fede, che diamo qui per scontata.

190 191
lui. E la quasi totalità di ciò che la Chiesa ha detto di Ge- co i vangeli sinottici - i più vicini alla storia di Gesù -, sco-
sù, era ciò che essa stessa pensava che Gesù sapesse e aves- priamo, in primo luogo, che non ci parlano mai del «Fi-
se testimoniato. La Chiesa ha vissuto praticamente tutta la glio di Dio» come seconda persona della santissima Tri-
sua storia credendo che fossero storiche le parole che Gio- nità; la dottrina della Trinità è stata elaborata molto dopo.
vanni aveva messo sulle sue labbra, le quali affermavano
la sua identità con il Padre, la sua cosciente e proclamata Quando nei vangeli sinottici si parla di «Figlio di Dio» non
divinità, il suo essere «la via, la verità e la vita», ecc. Oggi si sta parlando di «Dio Figlio» (seconda persona della Tri-
siamo sicuri che Gesù non ha mai pensato questo. Non è nità 7 ), come spontaneamente diamo per inteso, m a di un
mai stato cristocentrico, bensì teocentrico e regnocentri- concetto pre-trinitario di «Figlio di Dio», dello stesso ge-
co5. Gesù non ha mai predicato la dogmatica cristologica, nere che si applica a tanti altri personaggi della storia. Fi-
ma un altro messaggio... glio di Dio, in realtà è u n concetto, un'espressione non pro-
Ma il Gesù «messaggero» della Buona Notizia è stato pre- pria del vangelo né dell'ebraismo, m a comune alle religio-
sto trasformato lui stesso in «messaggio» cristiano. Il Cri- ni dell'antichità. In questo senso, Figlio di Dio si applica-
sto onnipotente, Pantocrator, sostituto di Giove nel Pan- va a quelle persone che per la qualità della loro vita o del-
theon romano, divenne a poco a poco il messaggio della le loro opere rivestivano nella società un significato reli-
Chiesa cristiana e spiazzò pian piano il messaggio sovver- gioso particolare o specialissimo, costituivano u n a traspa-
sivo di Gesù, consentendo alla Chiesa di assumere il ruo- renza o u n richiamo alla vicinanza del divino. Così, gli eroi,
lo di religione ufficiale di quell'impero che aveva condan- i «santi»... erano ritenuti «Figli di Dio» nel senso della lo-
nato a morte il suo fondatore. ro reale eccellenza, senza u n necessario riferimento a una
Accadde ciò che Diez-Alegria chiama «Il grande tradimen- «generazione divina»; benché fossero abituali le leggende
to» 6 . Si mise Gesù sul pinnacolo del Tempio dell'Impero, be- che attribuivano filiazione divina in senso proprio a per-
nedicendolo e legittimandolo, ed esigendo, per il suo carat- sonaggi importanti della società, che arrivavano perfino ad
tere di unicità, anche l'unicità religiosa di tutta l'Umanità. essere ritenuti figli di madre vergine. Tutto ciò era u n fe-
Come sorge dunque il dogma cristologico? nomeno comune nel mondo religioso dell'antichità, oggi
ampiamente conosciuto 8 .
Nel NT ci sono numerosi indizi che mostrano come, in
LA COSTRUZIONE STESSA DEL DOGMA CRISTOLOGICO molti luoghi ed epoche del suo processo di formazione, la
linea che prevalse rispetto al rapporto di Gesù con Dio è
L'esperienza dice che il comune cristiano, senza u n a par- stata l'«adozionista»: nella lettera ai Filippesi (2,6-11) Ge-
ticolare formazione critica, legge i vangeli sinottici pen- sù sarebbe stato «adottato» come Figlio di Dio da parte di
sando che lì vi sia già chiaramente espresso il dogma cri- Dio Padre. Gesù sarebbe stato u n essere u m a n o comple-
stologico. Nella nostra mente poi, i testi evangelici sono tamente normale, «secondo la carne», prima della risurre-
già «occupati» da una determinata interpretazione. Ci so- zione, ma «costituito Figlio di Dio con potere» dopo la ri-
no stati letti, proclamati e insegnati a partire da u n a de- surrezione (Rm 1,4). Questo è chiaro negli strati inferiori
terminata interpretazione, senza che potessimo renderci del processo di gestazione del NT.
conto della distanza che corre tra l'interpretazione con cui
li percepiamo e ciò che dicono i testi in se stessi. 7
Se leggiamo, per esempio, attentamente e con senso criti- Le persone della Trinità sono Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito
Santo; in questo senso bisognerebbe distinguere tra «Dio Figlio» (se-
conda persona della Trinità) e «Figlio di Dio», espressione che pre-
cede di molto l'elaborazione della dottrina della Trinità e che non si
5
Cf. la lezione 10a. riferisce a questa seconda persona della Trinità, ma ad uno «specia-
6
J.M. Diez Alegria, La gran traición, in Rebajas teológicas de otono, le rapporto» con Dio della persona a cui fa riferimento.
8
Desclée, Bilbao 1980, cap. 7; anche in servicioskoinonia.org/relat/271. Riferito concretamente all'AT, si veda H. Haag, «Hijo de Dios» en el
htm. mundo del Antigua Testamento, in Concilium 173 (1982) p. 341.

192 193
Negli strati successivi e finali di questo processo sorge l'idea sia stata in questa epoca - già molto lontana dalla morte di
di una divinità di Gesù, che sarebbe precedente, preesi- Gesù - una dottrina comune sulla trinità, sulla filiazione
stente alla sua esistenza umana. Di fatto, durante la sua vi- divina di Gesù e su molti altri temi importanti.
ta, né Gesù né i discepoli intravidero questa prospettiva. È Lo spettacolare sviluppo di questi aspetti avviene molto tar-
sorta in seguito già nella comunità post-pasquale, allorché di, concretamente nei secoli IV e V. Già abbiamo studiato
i cristiani cominciarono a riflettere su Gesù, per esprime- nella lezione precedente quale terribile sconvolgimento è
re a loro stessi l'esperienza religiosa che stavano vivendo. stato per la Chiesa del secolo IV l'ingresso nell'epoca co-
I vangeli, come sappiamo, vennero scritti, in certo modo, stantiniana, con il cristianesimo che diviene la religione uf-
retrospettivamente. Dapprima si scrisse il finale, la risur- ficiale dell'impero romano. Con questo sfondo, possiamo
rezione, poi la sua morte e più tardi ancora la passione. ora concentrarci in quello che è accaduto nei cosiddetti
Più tardivamente vennero recuperate la vita di Gesù, la sua concili cristologici (soprattutto di Nicea e Calcedonia) e
predicazione e la sua prassi liberatrice. I vangeli dell'in- nell'analisi del loro significato.
fanzia furono i più tardivi, redatti già con un'altra preoc-
cupazione e u n diverso genere letterario. Come abbiamo detto, dopo quasi tre secoli di diffusione piut-
tosto discreta e a volte clandestina all'interno dell'impero ro-
Ricordiamo la gradualità del processo, così com'è di fatto mano, con alternanza di periodi di tolleranza e di periodi di
rintracciabile negli scritti neotestamentari. Marco è risali- persecuzione, dopo l'ultima persecuzione - quella di Dio-
to fino agli inizi della vita pubblica di Gesù, e per questo cleziano - la Chiesa cristiana avrebbe sperimentato una ver-
il suo vangelo comincia con la fine del ministero di Gio- tiginosa trasformazione che neanche poteva immaginare.
vanni Battista; ci dice che quando Giovanni fu imprigio- Era appena uscita dalla clandestinità e veniva tollerata - gra-
nato, Gesù iniziò a predicare (1,14). Matteo, che scrive più zie all'editto di Milano, che all'inizio non è che un editto di
tardi, già include u n a «genealogia» di Gesù (evidentemen- libertà religiosa - , che l'imperatore Costantino prende l'ini-
te teologica, non storica: 1,1-17), nella quale risale fino ad ziativa di convocare i vescovi per quello che sarà il «Conci-
Abramo. Luca - che scrive più o meno contemporanea- lio» di Nicea. I vescovi non si erano mai riuniti in Concilio
mente a Matteo, ma scrive per i gentili - compone un'al- dagli inizi stessi della Chiesa; non c'era alcuna tradizione al
tra genealogia (3,23-38) nella quale risalirà ancora più in- riguardo. Non c'era ancora un'«autorità centrale» ecclesia-
dietro, fino allo stesso Adamo. Finalmente, l'evangelista stica che potesse «convocare un concilio». E di fatto non fu
Giovanni, molto più tardi, probabilmente attorno all'anno un'autorità ecclesiastica che lo convocò. È stato Costantino
100, nel prologo del suo vangelo, che fa le veci di una ge- a convocarlo, per i propri interessi e con i propri obiettivi,
nealogia, risale al «principio» dei tempi e lì colloca la pree- impegnandosi fin dal primo momento a fare in modo che i
sistenza (eterna) del Verbo (Gv 1,1 ss). Negli scritti di Gio- vescovi intendessero chiaramente che stavano obbedendo
vanni e nel prologo delle lettere ai Colossesi e agli Efesini all'imperatore, come funzionari dello Stato. L'imperatore
questa preesistenza arriva ad essere eterna. convoca, l'imperatore paga, la posta imperiale (di lusso) rac-
coglie i vescovi e li trasporta a carico dello Stato. A Nicea i
Vale a dire, come passa il tempo, le comunità del NT pro- vescovi sono ospiti dell'imperatore, che li invita, li ossequia,
seguono la loro riflessione e proiettano sempre più indie- li dirige... A Eusebio, come abbiamo già ricordato nella le-
tro nel tempo l'origine del Cristo della loro fede 9 . Cionono- zione precedente, parve di vedere, nel banchetto offerto da
stante, questo processo così ordinato ed esposto è u n no- Costantino ai vescovi nel suo palazzo imperiale, protetti dal-
stro ordinamento; in realtà si è trattato di una non facile le spade sguainate dei soldati dell'esercito romano... un sim-
convivenza tra cristologie ed ecclesiologie notevolmente di- bolo del Regno di Dio che si stava realizzando sulla terra 10 ...
verse per tutto il tempo del NT, senza che si possa dire ci

9
L. Boff, Jesucristo el libertador, Sai Terrae, Santander 1980, p. 172ss. Eusebio, Vita Constantini 3,14.
194 195
Oggi nessuno mette in dubbio il genio politico di Costanti- La debolezza della Chiesa aumenta quando a Costantino
no. In un'epoca di chiara decadenza dell'impero, intuì che la succede Costanzo. Cresce talmente la pressione che si fan-
Chiesa cristiana avrebbe potuto fungere da efficacissimo fat- no sentire alcune voci critiche di vescovi che denunciano
tore di coesione di quella società in buona parte frammen- questa situazione 1 3 . Costanzo giunge a trasferire la sala
tata e disunita. Con tutto uno spiegamento di mezzi e di sfor- del dibattito dei vescovi nel proprio palazzo, e lì sorpren-
zi, prese l'iniziativa perché la Chiesa divenisse effettivamen- de i vescovi in pieno dialogo, facendo irruzione nella sa-
te uno strumento a servizio della sua politica di governo. la da dietro le cortine, da cui spiava le loro delibere, e ram-
pognandoli con fare arrabbiato: «Ciò che io voglio dev'es-
Non possiamo entrare nei dettagli di questa storia. Basterà sere legge della Chiesa!» 14 . È soltanto u n eloquente detta-
che ci riferiamo agli elementi più noti e significativi, rela- glio della situazione di pressione morale vissuta dai ve-
tivi al tema centrale che ci riguarda: la costruzione del dog- scovi.
ma cristologico nei Concili di Nicea e Costantinopoli. In
quello di Nicea, l'imperatore non soltanto è colui che con- Oggi non è possibile negare storicamente che i concili cri-
voca e segnala i temi da studiare e da dibattere nell'aula stologici furono in gran parte opera dell'imperatore, non
conciliare, ma anche colui che suggerisce e preme affin- solo per la loro materiale convocazione, presidenza e di-
ché vengano approvate le decisioni che egli desidera. Il di- rezione, ma anche per gli obiettivi perseguiti ed effettiva-
battito a volte non è teologico né biblico, e n e m m e n o pa- mente raggiunti 15 .
storale, m a nettamente politico: si tratta di u n a battaglia
tra coloro che obbediscono e si pongono dalla parte dell'im- Quando Costantino si prefisse di cambiare la classica e uf-
peratore e coloro che osano dissentire. Il dibattito finisce ficiale religione pubblica dell'impero romano con il cri-
per essere u n braccio di ferro tra le fazioni favorevoli e stianesimo, sperava senz'altro che questo avrebbe assunto
quelle contrarie all'autorità civile. Tra lo svolgersi dei di- la funzione di legittimare l'impero, di sanzionare la mora-
battiti, si sentono allo stesso modo sia le ragioni e gli ar- le della sua politica e delle sue istituzioni d'autorità, com-
gomenti teologici sia gli evviva all'imperatore 11 . Costanti- presa probabilmente la divinizzazione della sua persona.
no impone alla fine le sue opinioni dinanzi ad alcuni ve- Quest'ultima cosa non era direttamente possibile da parte
scovi senza u n a rappresentanza visibile, sconcertati, che del cristianesimo, ma senz'altro lo era indirettamente. Il
realizzano u n «concilio» senza averlo convocato e senza monoteismo cristiano forniva u n o straordinario supporto
ben capire ciò che fanno, senza il controllo della situazio- agli sforzi per mantenere l'unità dell'impero 16 , e l'afferma-
ne, sentendosi e sapendosi funzionari dello Stato, tanto zione della divinità di Cristo innalzava indubbiamente il
sorprendentemente festeggiati come moralmente condi- rango dell'autorità di chi deteneva il potere nell'«impero
zionati. Qui è importante notare due cose: lo stesso impe- cristiano». Questo era visto come «una copia del regno di
ratore Costantino presiede, dirige, condiziona e sancisce Dio. E come questo ha u n solo Padre, così l'impero ha u n
un Concilio che elabora u n dogma cristologico, che è a sua solo sovrano, l'imperatore. E la missione dell'imperatore è
volta uno strumento politico di cui l'Impero ha bisogno; e, realizzare il piano di Dio sulla terra, come "luogotente" di
d'altra parte, il presidente di questo Concilio, il sua vero Dio. Si consacra così u n a forma di monoteismo che com-
capo, non solo è un imperatore m a addirittura u n o che non
è ancora cristiano 12 .
13
Così un Ilario di Poitiers contro l'imperatore Costanzo (Contra
11
Constantium Imperatorem, 4-5: PG 10, 580-581); ma anche sant'Am-
«Non è inconsueto in un'epoca e in concili in cui sembra si discu- brogio
14
nei confronti di Teodosio.
tano punti di alta teologia, sentire, a guisa di argomenti, evviva all'Im- 15
R. Velasco, La Iglesia de Jesus, Verbo Divino, Estella 1992, p. 121.
peratore...» (J.L. Segundo, El dogma que libera, Sai Terrae, Santan- J. Sobrino, Lafeen Jesucristo, UCA, San Salvador 1999, p. 538; J.
der
12
1989, p. 224. Moingt, El hombre que venia de Dios, Desclée, Bilbao 1995, I, p. 146.
16
Si farà battezzare «solo al momento della sua morte nell'anno 337»". Severino Dianich, La Iglesia en misión, Sigueme, Salamanca 1988,
Segundo, ibid., p. 222. p. 208.
196 197
porta la monarchia imperiale» 17 . Le nuove affermazioni su fu accolta con entusiasmo dal popolo, nella città dell'anti-
Cristo erano indirettamente affermazioni sull'autorità ci- ca «Gran Madre», l'originaria dea-vergine Artemisia, Dia-
vile e religiosa. Il significato politico del concilio ha avuto na... ricorda Kùng. Evidentemente, Cirillo conosceva per-
come esito che all'imperatore cristiano ora si attribuiva lo fettamente tale contesto di «religiosità popolare pre-cri-
status di viceré di Dio sulla terra 18 , «strumento eletto da stiana». Però, la sua manipolazione a favore del nuovo dog-
Dio», «vescovo di quelli che sono fuori», «vescovo univer- m a avrebbe segnato un passo in avanti nel processo di ma-
sale», «tredicesimo apostolo» 19 . E con ciò, anche la stessa turazione della fede del Popolo di Dio o piuttosto una mi-
Chiesa ne risulta beneficiata: eredita e condivide gli attri- stificazione e uno sviamento dalla fede stessa fondata su
buti religiosi che ricadono sull'imperatore, e quando que- Gesù di Nazareth? Lo storico R. Teja conclude lapidaria-
sti scomparirà, con la caduta dell'impero romano, il papa mente: «Per i vescovi alessandrini le questioni dogmatiche
senza più rivali erediterà la tradizione del culto imperia- erano solamente uno strumento per imporsi su quelli di
le 20 . La cristologia verticale monofisita che venne elabora- Costantinopoli» 24 .
ta, «apparentemente metteva in risalto la divinità di Gesù, In ogni caso, dopo molte vicissitudini, la formula finale del
ma in realtà non faceva che proiettare su di lui le nostre Concilio di Calcedonia (anno 451), espressa con concetti
preoccupazioni, i desideri o le fantasie di potere e di pre- del tutto lontani dal NT e dalla fede cristiana tradizionale
potenza» 21 . neotestamentaria, corregge e completa per la parte uma-
D'altra parte, non mancano aspetti discutibili degli stessi na la formula della fede cristologica di Nicea. Ecco la for-
vescovi: «rivalità teologiche (tra la cristologia di Alessan- mula finale:
dria e quella di Antiochia), antagonismi politico-ecclesia- «Si deve riconoscere u n solo e medesimo Cristo Signore
stici (tra i patriarchi di Alessandria e Costantinopoli) e, in unigenito, in due nature, senza confusione, immutabili, in-
parecchi casi, iniziative personali di qualche ecclesiastico, divise, inseparabili, non essendo venuta meno la differen-
come la clamorosa manipolazione del Concilio di Efeso nel za delle nature a causa della loro unione, m a essendo sta-
431 da parte di Cirillo d'Alessandria e la sua definizione ta, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e
della maternità divina di Maria prima che arrivassero i pa- concorrendo a formare una sola persona e ipostasi; egli
dri conciliari antiocheni, che rappresentavano nel Conci- non è diviso o separato in due persone, ma è u n unico e
lio la parte contraria» 2 2 . Dopo la manipolazione di Ciril- medesimo figlio, unigenito, Dio, Verbo e Signore Gesù Cri-
lo 23 , la nuova definizione conciliare sulla maternità divina sto, come u n tempo hanno insegnato i profeti e poi lo stes-
so Gesù Cristo, e infine come ci ha trasmesso il simbolo
17 dei padri» 25 .
Velasco, ibìd., p. 125. Cf. E. Peterson, Der monoteìsmus als politi-
sches problem, Hegner, Leipzig 1935. I tempi erano così polemici - e probabilmente la formula-
18
J. Hick, La metàfora de Dios Encarnado, Abya Yala, Quito 2004, p. zione ottenuta era pedagogicamente così poco felice, non
71, collana «Tiempo axial» n. 2.
19
Velasco, ìbid., p. 123. soltanto per il popolo -, che venne presa la decisione di
20
Hugo Portelli, Gramsci e a questào religiosa, Paulinas, Sào Paulo «congelarla», con la proibizione di alterare la sua redazio-
1982, p. 53.
21
ne, modificare qualunque sua parola o - ancor meno - ren-
A. Torres Queiruga, La revelación de Dios en la realización del hom-
bre, Cristiandad, Madrid 1987, p. 86. Aggiunge Torres Queiruga: «La
verità è che questa concezione era profondamente infedele ai dati
della Scrittura». obispos, monjes y mujeres. Protagonistas del cristianismo antiguo, Trot-
22
H. Kùng, Ser cristiano, Cristiandad, Madrid 1977, p. 584. ta, Madrid 1999, pp. 123-134. 173-194, con abbondante bibliografia.
23
È fuori dubbio e profusamente documentata non soltanto la grave L'«ermeneutica del sospetto» non ricade soltanto su Cirillo ma, in ge-
e massiccia manipolazione di Cirillo in questo Concilio, ma anche nerale, sul comportamento politico dei vescovi in questi concili.
che questo era il suo comportamento abituale e ampiamente noto 24
Teja, ibid., p. 124.
per i molti problemi della Chiesa nei quali poteva intervenire data la 25
Denz. 302.
sua posizione gerarchica di rilievo. Cf. Ramon Teja, Emperadores,

198 199
derla con un'altra serie di concetti 26 . È questo che alla fi- comune dei cristiani - intoccabili, rigide, inflessibili, sen-
ne darà un risultato durevole per secoli: u n a formula teo- za analisi né riconsiderazione né, ancor meno, reinterpre-
logica stereotipata e rigida, ritenuta intoccabile e sacra, al- tazione possibile. Potremmo dire che sono lì come u n a «en-
lontanandosi anche minimamente dalla quale faceva in- clave di fondamentalismo» nel cuore del cristianesimo, an-
correre automaticamente nell'accusa di eresia e - lungo che del cristianesimo più «avanzato e progressista»... In-
molti secoli della storia della Chiesa - nella condanna ed dubbiamente questa situazione sta cambiando da poco
esecuzione da parte dell'Inquisizione. Proprio per questo, tempo, e a questo faremo subito riferimento.
è facile che l'odierno lettore trovi in essa parole addirittu-
ra familiari perché gli ricordano le definizioni del catechi- Oggi è divenuto palese per gli storici e i teologi che non si
smo imparate a memoria nella sua infanzia: Gesù, Figlio può rimandare l'introduzione di u n coefficiente di valuta-
di Dio, seconda persona della santissima Trinità, con due zione per i concili cristologici, in funzione dei condizio-
nature (divina e umana, «senza confusione né divisione») namenti così sostanziali di cui furono oggetto. Non pos-
ma in una sola persona (quella divina). Di qui la formula siamo dare pieno e indiscusso diritto di cittadinanza dog-
sintetica finale della fede cristologica elaborata dai conci- matica ad alcune formulazioni per il semplice fatto di pro-
li cristologici dei secoli IV e V. cedere da qualcosa che abbiamo chiamato - chissà se trop-
po facilmente - «concilio ecumenico», e senza che lo deb-
Giunti a questo punto bisogna notare che, per u n curioso ba impedire l'antica tradizione d'intoccabilità di queste for-
fenomeno, forse dovuto alla particolare origine storica che mule. Sta nascendo tra gli storici e i teologi un crescente
abbiamo appena riferito, questa formula distanzia di mol- consenso sulla necessità di «riconsiderare» criticamente il
to, indubbiamente, qualsiasi altra, ed è la più sacralizzata vero significato e perfino la stessa validità di questa co-
che abbia avuto il cristianesimo in tutta la sua storia (e per struzione cristologica 27 .
molti pontinua ad esserlo). Nessun'altra formula è stata
presa in modo così direttamente e rigidamente letterale, La domanda ha u n duplice aspetto, quantomeno: uno sto-
con così poco margine lasciato alla metafora, alla inter- rico e uno teologico o epistemologico.
pretazione o alla «rilettura». Storicamente si tratta di chiarire fino a che punto i con-
cili cristologici, con tutti questi aspetti problematici a cui
Allo stato attuale della storia del cristianesimo, sono già stiamo semplicemente accennando, hanno realizzato le
due secoli che la teologia - nonostante la resistenza e le condizioni sociali minime di legittimità, di pace e di sta-
paure dell'istituzione - ha cominciato ad assumere le sfi- bilità per poter prendere decisioni realmente ponderate ed
de della razionalità moderna storico-critica. I fondamen- ecclesiali; fino a che punto si sono date le condizioni mi-
tali testi cristiani (soprattutto le Scritture) sono stati stu- nime di libertà tali da rendere possibile una capacità di ri-
diati in tutti i loro strati redazionali, nei loro influssi e nel- flessione politicamente libera, sia rispetto alle pressioni
le loro debolezze, sono stati riconsiderati e reinterpretati, dell'impero sia rispetto alle esigenze che la trasformazio-
senza raggiungere in molti casi u n a unanimità di giudizi, ne del cristianesimo in religione ufficiale dell'impero e in
nemmeno u n a certa convergente armonia tra le interpre- religione di Stato stavano proiettando sull'istituzione ec-
tazioni, e senza che queste difficoltà abbiano creato trop- clesiale 28 .
pi problemi. Al contrario, le formule del dogma cristologi-
co sono lì - nel dogma, nella teologia e nell'immaginario
27
Con ciò - per non essere fraintesi - stiamo solo postulando l'eser-
cizio di una dimensione costante nella Chiesa: il suo permanente do-
26
Dice lo stesso Concilio: «Dopo che abbiamo stabilito tutto ciò con vere di riconsiderare la validità del suo linguaggio come strumento
ogni possibile diligenza, il santo concilio ecumenico ha deciso che adeguato a trasmettere la fede ai propri contemporanei nelle muta-
nessuno può presentare, scrivere o comporre un formula di fede di- te condizioni dei tempi e delle culture. Cf. Gaudium et Spes 44.
28
versa, o credere e insegnare in altro modo». Cf. J. Moingt, El hom- Jon Sobrino ritiene necessario riassumere il contesto storico del
bre que venia de Bios I, Desclée, Bilbao 1995, p. 146. Concilio di Calcedonia prima di affrontare lo studio del suo conte-

200 201
Teologicamente o epistemologicamente la domanda è UNA RECENTE PROPOSTA DI REIMPOSTAZIONE
più complessa: fino a che punto la Chiesa aveva conoscenza
teologica e biblica sufficiente delle fonti documentali e del- Come abbiamo detto, questo punto del dogma cristologi-
la tradizione della fede cristiana, non diremo «come l'ab- co è circondato da u n particolare timore riverenziale da
biamo oggi», ma almeno da potersi qualificare come libe- parte dei teologi. Non c'è settore dogmatico della fede cri-
ra da malintesi fondamentali, da errori decisivi o da di- stiana che non sia stato revisionato e riconsiderato da di-
menticanze inammissibili? Da dove sapevano o credevano verse angolature; invece, per quanto riguarda il dogma cri-
di sapere ciò che osarono affermare così categoricamen- stologico la fecondità teologica è chiaramente repressa 30 .
te? Fino a che punto i risultati di questi concili nella loro Ciononostante, presenteremo a titolo di esempio una pro-
forma e nel loro contenuto non sono il riflesso dell'avve- posta teologica di revisione cristologica, ormai famosa, ela-
nimento storico che stava vivendo la Chiesa, cioè la sua borata dal teologo leader nel paradigma del pluralismo in
trasformazione in religione di Stato dell'impero romano 2 9 ? materia di teologia delle religioni, precisamente il già ci-
Fino a che punto non devono essere oggi riconsiderati e tato John Hick.
riletti dalla prospettiva attuale della fede, a partire da una Nel 1977, il volume di saggi intitolato // mito di Dio incar-
visione che dista abissalmente dalla situazione in cui si do- nato31, a carico di sette autori britannici, anglicani e di al-
vettero muovere gli improvvisati «padri conciliari» di quel tre confessioni, tutti di primo livello, scatenò in Gran Bre-
primo «concilio»? tagna la maggior controversia teologica dalla pubblicazio-
L'epoca patristica - e questa è l'altra faccia della moneta - ne di Honest to God [tr. it., J.A.T. Robinson, Dio non è co-
è stata un'epoca di grande libertà e creatività teologica, per sì, Vallecchi, Firenze 1965], avvenuta tredici anni prima. Ci
quanto condizionata dai limiti culturali del tempo; la do- fu un tumulto nel Sinodo Generale della Chiesa d'Inghil-
m a n d a è se oggi, così distanti per conoscenze e risultati or- terra; furono pubblicati articoli per diverse settimane sui
mai assodati delle scienze storico-critiche, e in u n mondo periodici britannici; tonanti sermoni e pronunciamenti da
realmente diverso, non abbiamo il diritto - e perfino l'ob- parte del clero; invito agli anglicani che avevano parteci-
bligo - di contribuire alla fede ecclesiale con il nostro pro- pato alla pubblicazione del libro a rinunciare alla loro or-
prio apporto di rinnovamento permanente del linguaggio dinazione, ecc. Del libro si vendettero trentamila copie nei
della fede in Cristo, spinti dalle esigenze e dalle possibilità primi otto mesi, ma ebbe una risposta a tre settimane dal-
delle nuove condizioni dei tempi. Nella stessa linea si muo- la sua pubblicazione con La verità di Dio incarnato32, e non
ve il punto seguente. cessò d'allora un acceso dibattito teologico 33 . Il libro fu pub-
blicato anche negli U.S.A. ed ebbe lì una significativa ri-

30
Questo non significa che nel corso degli ultimi due secoli tale set-
nuto (pp. 534-537). Conclude dicendo: «Nel bel mezzo di questa tur- tore non sia stato affrontato dalla teologia e dall'esegesi scientifica
bolenza si proclamò la definizione dogmatica conciliare più impor- degli studiosi. Intendiamo dire che si è sempre mantenuto - e si man-
tante su Cristo»: cf. La fé en Jesucristo, UCA, San Salvador 1999, p. tiene - nella Chiesa lontano dal grande pubblico, poiché c'è sempre
537. Teja, da parte sua, afferma: «La permanenza dei vescovi a Efe- un abisso tra ciò che gli esperti maneggiano nelle loro ricerche e ciò
so si protrasse in un contesto di pressioni, tumulti e rivolte perma- che i predicatori e i catechisti insegnano nelle loro comunità.
31
nenti»: ibid., p. 179. The Mith ofGod Incarnate, Westminster Press, Philadelphia 1977.
32
29
«Un avvenimento storico di tale portata non ha evitato d'introdur- M. Green (ed.), The Truth of God Incarnate, Hodder & Stoughton,
si nel documento elaborato da questo concilio; nella sua forma: par- London 1977.
33
la in nome e con autorità della Chiesa universale, impone le sue de- Carey, God Incarnate, 1977; McDonald, The Myth/Truth of God In-
finizioni e decisioni a tutte le Chiese, conferisce loro un carattere sa- carnate, 1979; Goulder, Incamation and Myth: The Debate Continued,
cro lanciando l'anatema contro coloro che vi si oppongono; e ugual- 1979; Harvey, God Incarnate: Story and Belief, 1981; Morris, The Lo-
mente nel suo contenuto: conferisce i supremi onori della divinità al gic ofGod Incarnate, 1986; Crawford, The Saga ofGod Incarnate, 1988,
fondatore del cristianesimo»: Moingt, ibid., p. 114. ecc.

202 203
percussione. La tesi del libro del 1977 era del tutto sempli- buona parte delle quali proveniente da critici che non han-
ce: «Gesù non ha insegnato che lui stesso era Dio incarna- n o cessato di essere suoi buoni amici. Qual è dunque la
to; questa formidabile idea è una creazione della Chiesa» 34 . proposta finale di Hick in questo dibattito?
Non era un'idea nuova in assoluto; da tempo gli esperti, da Hick affronta dalla prospettiva storica l'evoluzione del pen-
una sponda all'altra dell'Atlantico, l'avevano considerata e siero su Gesù nella comunità dei suoi seguaci. Esiste un
accettata; la novità consisteva nel fatto che stessero enun- ampio accordo tra gli esegeti sul fatto che Gesù non ri-
ciando pubblicamente quella tesi membri dell'istituzione vendicò per sé l'attributo della divinità, né ebbe in assolu-
teologica i quali pensavano che la dottrina dell'incarnazio- to la pretesa di essere Dio incarnato. Sino a 100 anni fa
ne non dovesse continuare a essere ritenuta sacrosanta e (come ancora oggi, assai diffusamente nei settori senza
intoccabile, m a liberamente riconsiderata. istruzione) si prendeva come sicuro che la credenza in Ge-
Diversamente dalla retorica emotiva con cui l'ordinamento sù come Dio incarnato fosse basata sul suo stesso esplici-
ecclesiastico anglicano aveva reagito alla pubblicazione del to insegnamento: «Io e il Padre siamo u n a cosa sola», «chi
primo libro, questo ebbe calorosa accoglienza da altre par- vede me ha visto il Padre», ecc. Oggi «difficilmente si tro-
ti, dentro e fuori le Chiese. Molti si felicitavano per il fatto verebbe uno studioso del NT disposto a sostenere che le
che c'erano stati teologi capaci di parlare apertamente del- quattro occorrenze dell'uso assoluto di "Io sono" che ci so-
le ricerche sul Gesù della storia e delle origini cristiane. An- no in Giovanni, o la maggior parte degli altri usi, possano
ch'essi erano indignati, ma indignati piuttosto dal fatto che attribuirsi storicamente a Gesù» 37 .
per decenni fossero stati incoraggiati a pensare ancora, per
esempio, che il Gesù storico aveva detto: «Io e il Padre sia- Vale la pena fare una pausa per riflettere sulle dimensioni
mo una cosa sola» (Gv 10,30) e «chi vede me ha visto il Pa- di questo cambiamento. Per lo meno dal secolo V fino al
dre» (Gv 14,9), invece di far loro conoscere il consenso de- XIX i cristiani hanno creduto che Gesù si sia autoprocla-
gli specialisti sul fatto che era stato uno scrittore di circa mato Dio Figlio, la seconda persona della santissima Tri-
sessantanni dopo che, esprimendo una teologia elaborata nità vivente un'esistenza umana. La fede di tutte queste ge-
nella sua comunità, aveva messo queste famose parole in nerazioni di cristiani includeva questa credenza come ar-
bocca a Gesù. Erano indignati per essere stati trattati dal- ticolo centrale della propria fede. Ma l'esame storico scien-
la Chiesa come persone incapaci di conoscere i risultati del- tifico moderno ha dissolto questa credenza alla base. An-
le ricerche bibliche e teologiche e non come adulti intelli- cora in un'epoca così tarda come il secolo XVI nei paesi
genti 35 . protestanti o il secolo XVII in quelli cattolici, chi avesse
proposto questa teoria avrebbe subito la pena capitale per
Non è necessario segnalare che nel dibattito le Chiese rea- eresia. I risultati delle ricerche dei secoli XIX e XX sareb-
girono mettendosi in blocco all'opposizione, promovendo bero stati considerati demoniaci dai capi delle Chiese do-
una stretta riaffermazione, senza possibilità di discussio- po Nicea o Calcedonia, o da Tommaso d'Aquino e dai teo-
ne, del dogma tradizionale, ed evitando domande che po- logi medievali, o da Lutero e dagli altri riformatori, come
tessero turbare. da qualsiasi comune cristiano fino a poche generazioni fa,
o anche oggi da una moltitudine di cristiani e cristiane che
Sedici anni dopo quel primo libro che scatenò questo di-
battito, John Hick ne ha pubblicato u n altro 36 , più maturo
e sereno - secondo quanto lui stesso afferma -, arricchen- 37
do e sfumando la sua posizione con le critiche ricevute, Adrian Thatcher, Trufy a Persoti. Truly God, SCPK, London 1990,
p. 77. «Questi detti messi in bocca a Gesù riflettono piuttosto la teo-
logia della comunità di fine primo secolo» (J. Hick, God Has Many
Nantes, Westminster Press, Philadelphia 1982, p. 73). «Dopo D.F.
34
J. Hick, La Metafora..., p. 14. Strauss e F.C. Bauer, il vangelo di Giovanni non può più essere pre-
35
Ibid., p. 15. so da nessuno come una fonte di autentiche parole di Gesù» (Hick,
36
La metàfora de Dìos Encamado, Abya Yala, Quito 2004. ibid.).

204 205
non hanno familiarità con gli studi biblici moderni. Preci- In ogni caso, per Hick il punto di curvatura di questo pro-
samente questa ignoranza - che non sembra preoccupare cesso è marcato dai concili cristologici di Nicea e Calcedo-
i pastori - è ciò che rende difficile dialogare su tali que- nia. All'uscita dalle catacombe e con la pretesa di occupa-
stioni in maniera aperta e serenamente riflessiva, dice Hick. re lo spazio della religione ufficiale dell'impero, il cristia-
Hick studia Fuso dell'espressione «Figlio di Dio» nel mon- nesimo si vide spinto a dialogare urgentemente con la cul-
do ebraico nel quale visse Gesù e da cui sarebbe sbocciato tura del momento. Doveva spiegare le proprie credenze in
poi il NT. Questo linguaggio della filiazione divina godeva termini filosofici accettabili sia per la cultura dominante,
di un uso ampio e variegato in tutto il mondo antico ed era di origine greca, sia per se stesso. Doveva anche raggiun-
familiare ai contemporanei di Gesù. Di fatto, afferma Hick, gere u n complesso unitario di espressioni della fede cri-
ci sarebbe stato da sorprendersi*se a Gesù non fosse stata stiana, senza il quale non poteva tenere unito l'impero di
applicata questa diffusa divinizzazione onorifica, riservata cui si costituiva religione di Stato. Costantino convocò nel
alle figure religiose più in vista, e che la metafora ebraica 325 il concilio di Nicea «con l'intento di riportare la con-
di «figlio di Dio» non fosse stata applicata a Gesù. Hick ri- cordia nella Chiesa e nell'Impero» 40 . «Ed è stato in questo
manda su questo punto a Geza Vermes: «L'espressione "Fi- concilio che per la prima volta la Chiesa adottò ufficial-
glio di Dio" fu sempre intesa metaforicamente nei circoli mente, dalla cultura greca, il concetto non biblico di ousia,
ebraici. Nelle fonti ebraiche, la sua utilizzazione non im- dichiarando che Gesù, come Dio-figlio incarnato, era ho-
plica mai la partecipazione della persona così designata al- moousios toi patri, della stessa natura del Padre. Di qui in
la natura divina. Si può supporre del tutto sicuramente che, poi, le metafore bibliche originali furono considerate - agli
se la teologia cristiana si fosse sviluppata nell'ambiente effetti teologici - come appartenenti al livello dell'espres-
ebraico e non in quello greco, non sarebbe stata elaborata sione popolare che aveva bisogno d'interpretazione, men-
la dottrina dell'incarnazione come di fatto avvenne» 38 . tre una definizione filosofica prendeva il loro posto per ra-
Riguardo a Paolo, Hick pensa che i suoi testi possano es- gioni ufficiali. Un figlio di Dio metaforico si trasformò nel
sere compresi in vari modi. Il suo linguaggio è esortativo Dio Figlio metafisico, seconda persona della Trinità» 41 .
e retorico, non preciso nei termini concettuali. Egli non Siamo qui giunti al centro del pensiero di Hick: l'errore
scrive u n a teologia sistematica, ma semplicemente predi- di base - egli dice - è consistito nel far passare u n a meta-
ca alle comunità. «Parla di Gesù come del Signore Gesù fora religiosa come un'espressione letteralmente metafisi-
Cristo e come del Figlio di Dio; nella sua ultima lettera, ai ca 42 ; nel trasformare u n a poesia in prosa e nell'interpre-
Colossesi - se è di Paolo, ciò di cui molti specialisti dubi- tare una metafora ebraica come se fosse metafisica greca.
tano -, il suo linguaggio si muove già nella traiettoria del- Hick sottolineerà che la formula trovata non è stata feli-
la divinizzazione. Indubbiamente, la domanda verte su che ce perché non era utilizzabile, cosa che, a suo giudizio, è
cosa ha significato questo linguaggio sia per lo scrittore sia provata dal fatto che tutti i tentativi fatti dai teologi per
per i suoi lettori del primo secolo. L'immagine centrale uti- interpretarla e spiegarla sono risultati filosoficamente im-
lizzata da Paolo, di "padre e figlio", suggerisce enfatica- possibili e teologicamente eretici. Per questo propugna il
mente la subordinazione del figlio al padre. Negli scritti di ritorno all'intelligenza di Figlio di Dio come metafora bi-
Paolo non è possibile affermare che Dio e Figlio di Dio sia- blica che, allora sì, recupera tutta la sua forza di senso e
no co-eguali, come più tardi si sarebbe dichiarato delle per- d'espressione.
sone della Trinità. La nozione di Gesù come Figlio di Dio
è in realtà pre-trinitaria» 39 .

plesso,
40
ma non possiamo ampliarlo maggiormente in questo punto.
38 J. Pelikan, Jesus Througt the Centuries, Yale University Press 1985,
Geza Vermes, Jesus and the world of Judaism, Fortress Press, Phi- p. 52.
ladelphia
39
1983, p. 72. 41
Hick, ibid., p. 71.
Hick, La Metàfora..., p. 69. Ovviamente il problema è più com- v Ibid., pp. 149-150.
206 207
Strettamente legata alla dottrina dell'incarnazione c'è la sione» di Cristo, una missione che, logicamente, soltanto lui,
dottrina della redenzione. La seconda persona della Tri- nella sua qualità di Dio e di essere u m a n o simultaneamen-
nità s'incarna per assumere la missione di redimere il ge- te, poteva condurre a termine. Gesù Cristo sarebbe l'unico
nere u m a n o dalla situazione di peccato in cui si trova, do- Salvatore possibile dell'Umanità decaduta, tenendo conto
vuto alla caduta della prima coppia u m a n a nel peccato ori- che in quella concezione l'Umanità era la protagonista cen-
ginale... Per Hick «l'idea della redenzione o riconciliazio- trale e praticamente unica della realtà: il cosmo e la sua im-
ne è u n inganno se si prende in senso stretto, ma, eviden- mensa ed estremamente complessa formazione evoluzioni-
temente, presa in senso ampio secondo il quale riconcilia- stica non avevano alcun significato, apparendo come una
zione significa semplicemente salvezza, riveste un'impor- «superfetazione» non necessaria nel mondo dell'esistente.
tanza vitale. Con il tempo, l'idea della redenzione in senso L'Umanità stava al centro e occupava tutto lo scenario, la
stretto scomparirà tra i cristiani abituati alla disciplina del- sua «caduta» era il d r a m m a dello stesso cosmo, e per que-
la riflessione» 43 . sto l'unico possibile Salvatore, e di fatto unico, era il Salva-
tore del Mondo, il centro assoluto della Storia, del mondo e
Si andò formando una visione secondo la quale la giustifi- della vita.
cazione centrale dell'incarnazione sarebbe stato il riscatto Se la teologia del riscatto - anteriore a sant'Anselmo - ave-
dell'Umanità dal potere del demonio, sotto cui sarebbe ri- va ricavato il suo modello soteriologico dalle strutture vi-
masta dopo il peccato di Adamo. Il modo di parlare di mol- genti nella società dell'epoca - dal fatto sociologicamente si-
ti autori antichi su questa cattività del genere umano sotto gnificativo della schiavitù -, la successiva teologia della re-
il potere del diavolo, e della lotta che dovette ingaggiare il denzione - di sant'Anselmo - viene a essere un modello fon-
Cristo per liberarci, è talmente vivace e particolareggiata che damentalmente giuridico (una «concezione penale sostitu-
oggi dà l'impressione di star leggendo una favola44. Oggi, per tiva») in accordo con la nuova ricezione del diritto romano
la maggior parte di noi, combattere questa idea è come lot- nella società dell'Alto Medioevo. Sfortunatamente, ancora
tare con un mostro già scomparso 45 . D'altra parte, l'idea di oggi, a terzo millennio iniziato, la maggior parte delle pre-
una reale caduta, da cui sarebbero derivate una caduta e una ghiere e dei rituali liturgici, del sacramentario, deU'«ufficio
colpa universali trasmesse ereditariamente è qualcosa che, divino»... di tutta la preghiera ufficiale della Chiesa roma-
almeno per i cristiani colti, risulta completamente impossi- na - per esempio - è imbevuta di questa visione medievale,
bile da credere. E, «se oggi crediamo che non c'è mai stata dalla quale non si è affrancata, di modo che il cristiano at-
quell'umana caduta da uno stato paradisiaco originale, per- tuale, quando prega con la liturgia, si trova sommerso in un
ché allora correre il rischio di confonderci e di confondere immaginario giuridico-teologico medievale feudale di ri-
gli altri continuando a parlarne come se fosse successo?» 46 . scatto, di redenzione, di prezzo per il peccato... quindi ri-
Questa teologia della redenzione si è notevolmente purifi- portato di sette secoli indietro, il tutto espresso con catego-
cata con la riformulazione di sant'Anselmo, che non parla rie di sostanza, natura, ipostasi... che lo retrocedono anco-
più del riscatto dell'Umanità da parte di Dio per liberarla ra di più nel passato. Il linguaggio ufficiale liturgico, teolo-
dal potere del demonio, di cui sarebbe prigioniera, ma di gico e spirituale della Chiesa non è stato rivisto, a motivo
teologia della «soddisfazione»: il peccato originale sarebbe dello stesso tabù fondamentalista che prova timore dinanzi
stato un'offesa infinita (per la dignità dell'offeso), e la sua alle formule dogmatiche «congelate». Il risultato è che, pre-
riparazione necessitava di una soddisfazione ugualmente in- supponendo un ordine sociale scomparso da molto tempo,
finita, e questo sarebbe precisamente l'obiettivo della «mis- questo linguaggio diventa oggi ben poco significativo o ad-
dirittura incomprensibile per noi. «A mio modo di vedere,
sarebbe meglio abbandonare completamente il suo uso nel-
43
Ibid., p. 158. le nostre teologie e liturgie attuali», conclude Hick 47 .
44
Ibid., p. 160.
45
Ibid., p. 161.
46 47
Ibid., pp. 162-163. Ibid., p. 165.

208 209
Ovviamente, raccomandiamo al lettore u n approccio più E UN «ALTRO» CRISTIANESIMO
ampio e profondo a questa posizione teologica che invita
alla revisione del dogma cristologico, postulata dalla posi- • Il cristianesimo del Cristo dogmatico è u n «altro cristia-
zione pluralista e di cui Hick è semplicemente u n o dei rap- nesimo» 52 , ossia u n cristianesimo diverso dal cristianesi-
presentanti più significativi 48 . mo del Vangelo del Regno di Dio e della sequela di Gesù.
È u n cristianesimo che riduce Cristo a una teoria metafi-
sica capace di legittimare il sistema di «cristianità» 53 , con
Conclusione: AGIRE prove evidenti di aver giocato u n ruolo ideologico sia nel-
la «religione di Stato» in cui si è convertito nell'impero ro-
Da quanto detto ricaviamo alcune conseguenze 49 e dedu- mano, sia nella sua partecipazione alle mire imperialiste
ciamo alcune prese di posizione operative: delle diverse nazioni dell'Occidente «cristiano» verso il re-
sto del mondo. Una elaborazione cristologica prodotta «in
DEFICIENZE GRAVI (INACCETTABILI?) u n tempo ecclesiale di eclissi totale del Regno» 54 e di eclis-
si del suo carattere escatologico, non può essere del tutto
• L'ortodossia del dogma cristologico come di fatto restò corretta, per carenza assoluta delle condizioni di base 55 . Il
formulato e soprattutto com'è stato poi utilizzato come cri- cristianesimo del Cristo dogmatico ha prodotto nella sto-
terio unificante di controllo, comporta gravi deficienze, di ria troppi frutti cattivi, che non possono derivare da u n al-
cui le principali sono: bero buono. Dobbiamo essere illuminati nell'analisi e co-
a) il «Cristo dogmatico» lì contemplato è u n Cristo di cui raggiosi nell'ammettere il fatto: si tratta di un cristianesi-
è andata perduta la connessione con il Gesù storico, con mo deficitario e fuorviato 56 e dobbiamo sottoporlo al giu-
la sua vita, la sua Causa e la sua predicazione 50 , un Cristo dizio del Vangelo del Regno e della sequela di Gesù.
senza Regno, senza ciò che è stata la sua Causa centrale,
l'assoluto stesso di Gesù di Nazareth.
b) nel Cristo dogmatico si è operata una «riduzione per- CREDERE IN GESÙ E CREDERE COME GESÙ
sonalistica» del Regno di Dio; il Regno è stato concentra-
to nella sua persona 51 , eludendo così il Regno in quanto ta- • Come lo stesso Vangelo sottolinea, è molto più impor-
le e il messaggio di Gesù, come pure la sua storia e la sto- tante «seguire Gesù», ossia «vivere e lottare per la Causa
ria che è in grado di liberare.
52
Non entro nel discorso se è «altro» sostanzialmente, ontologica-
mente, storicamente o solo apparentemente... Questo andrebbe di-
48 scusso con il censore, più accuratamente.
«Il dogma dell'incarnazione è discusso da un gran numero di teo- 53
logi tenuti in alta considerazione», afferma lo stesso Hick (ibid., p. Per «cristianità» s'intende l'unione religioso-politica della Chiesa
con il sistema sociale di potere istituzionale.
49 54
Che non si deve cessare di porre in rapporto di continuità con quan- L'espressione è di Teófilo Cabestrero.
55
to detto nel capitolo precedente circa il «bilancio teologico della svol- Del resto, osservatori del tempo riconoscono anche i limiti di
ta costantiniana». quell'epoca della Chiesa. Diceva san Gerolamo: «Da quando la Chie-
50 sa sta sotto gli imperatori cristiani, ha accresciuto è vero il suo po-
Cosa che si nota perfino nel «Credo» lì elaborato: dall'incarnazio-
ne si passa alla morte e alla risurrezione; la stessa vita, la parola, il tere e la sua ricchezza, ma ha diminuito la sua forza morale» {Vita
messaggio, la Causa, la predicazione, la storia... di Gesù di Nazaret S. Malchi, 1, PL 23, 55B).
56
non hanno alcun rilievo in questo dogma cristologico. Che il cristianesimo abbia sofferto a quell'epoca una radicale tra-
51 sformazione che lo ha allontanato e sviato dal cammino seguito da
J. Sobrino Cristologia desde America Latina, CRT, Messico 1977, p.
xiii; ID., La fé en Jesucristo, UCA Editores, San Salvador 1999, p. 603. Gesù è un pensiero ricorrente nella maggior parte dei mistici e dei
Questa «personalizzazione del Regno» è, con le parole di Sobrino, riformatori dei tempi successivi. Oggi costituirebbe la scoperta più
una delle «maniere per svalutare, annullare e anche stravolgere il re- esaltante. Cf. O'Murchu, Reclaiming Spirituality, Crossroad, New York
gno di Dio», ibid. 1997, p. 30.

210 211
di Gesù» che accettare intellettualmente per fede le affer- sua fedeltà creativa, piuttosto che sentirsi obbligata a crea-
mazioni teorico-metafisiche in cui consiste il cosiddetto re equilibrismi ermeneutici per illudersi di prolungare la
dogma cristologico. Più ancora: questa ortodossia, senza vita a formule che appartengono a un'altra epoca 60 .
quella prassi, non serve a nulla; quella prassi, anche sen-
za questa ortodossia, salva. L'importante non è «credere
in» Gesù, cosa facile, ma «credere come» Gesù 57 : porsi di- N O N VALE COME CRITERIO CENTRALE UNICO DI ORTODOSSIA
nanzi alla storia in modo simile o proporzionato a come
si è posto Gesù, il quale non incluse mai tra le sue esigen- • Per quanto quella formulazione del dogma abbia occu-
ze l'adesione intellettuale ad alcune affermazioni dogma- pato u n a posizione di priorità assoluta durante molti se-
tiche astratte. coli nella definizione dell'ortodossia cristiana, oggi sembra
del tutto insufficiente per definirla, e addirittura contropro-
ducente per esprimerla compiutamente (poiché senza una
Si PUÒ PRESCINDERE DALL'ELLENISMO profonda modifica, distoglie l'attenzione da ciò che è es-
senziale nel cristianesimo), così come non necessaria per
• Bisogna riconoscere in maniera più conseguente il ca- tutti quei cristiani e cristiane la cui cultura non abbia una
rattere marcatamente ellenistico della cultura in cui si è minima affinità con la cultura greca, a cui appartengono
costruito il dogma cristologico niceno-calcedonese. Insie- queste formulazioni dogmatiche: nel caso, per esempio, di
me al riconoscimento e all'ammirazione per il coraggio di una filosofia incompatibile con quella greca o in una «cul-
quella Chiesa che tentava di operare la traduzione della fe- tura post-metafisica».
de cristiana nella cultura dominante del tempo, bisogna
anche riconoscere i pesanti condizionamenti e gli errori in
cui è incorsa, e ugualmente bisogna riconoscere in qual- REINTERPRETARE LA COMPRENSIONE DELL'INCARNAZIONE
che modo la caducità e la prescindibilità delle sue formu-
le in contesti culturali del tutto diversi. Le categorie uti- • Il «teologumeno», metafora, mito, simbolo 61 ... dell'Incar-
lizzate, le preoccupazioni avvertite, le risposte formulate, nazione della seconda persona della Trinità in Gesù, si è
appartengono in buona misura alla cultura occidentale, og- rivelato u n simbolo di straordinaria efficacia e di virtua-
gi non indispensabile per coloro che non sono occidenta- lità onnipresente. Non si tratta di un punto o di un ele-
li58, o per coloro che si aprono quantomeno a una pro- mento accanto ad altri, ma di una dimensione fondamen-
spettiva transculturale 59 . Allo stesso modo che quelle ge- tale che nel cristianesimo tutto trasforma. Però tutti i sim-
nerazioni cristiane furono creative nell'elaborare la propria boli religiosi nascondono dei pericoli, quando vengono in-
riformulazione della fede in consonanza con la cultura lo- tesi in maniera eccessivamente concreta e rigida, ben ol-
cale estranea in cui si trovarono a vivere, così la nostra ge- tre la flessibilità propria di un simbolo religioso. Nel sim-
nerazione ha il dovere di non sentirsi oggi prigioniera di bolo dell'Incarnazione sono stati inopinatamente introdotti
alcuna formula per quanto venerabile, e deve esercitare la elementi che lo incanalano verso comprensioni deforma-
te. Una intelligenza del «mistero» dell'Incarnazione che in-
cluda l'attribuzione al cristianesimo di un grado di asso-
57
J.M. Vigil, Creer corno Jesus: la espiritualìdad del Reino, in RELaT
n. 191.
58
«Noi non possiamo teologizzare impunemente seguendo il modo 60
F. Mann-Sola, La evolución homogénea del dogma católico, Ma-
di pensare metafisico» (C. Geffré, El cristianismo ante el riesgo de la drid-Valencia 19632. È forse il libro più emblematico della posizione
interpretación. Ensayos de hermenéutica teològica, Cristiandad, Ma- conservatrice classica che cerca di mostrare (meglio, di credere) che
drid 1984, p. 30). nell'evoluzione della fede cristiana non ci sono salti, né fratture, né
59
Secondo F. Wilfred, la questione dell'unicità di Cristo traduce una rinnegamento del passato, né «cambi di paradigma», né abbandono
«problematica occidentale». Cf. Dupuis, Verso una teologia cristiana d'impostazioni insostenibili...
del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, p. 268. 61
Non intendiamo pronunciarci sulla sua qualificazione concreta.

212 213
lutezza e di unicità nei confronti di tutte le altre religioni, dire degli scritti normativi per la fede di ciascuna chiesa,
è qualcosa che va al di là dei limiti del contenuto stesso quelli di cui ognuna si è nutrita lungo la sua storia. Ogni
del mistero veicolato da questo simbolo. Una elaborazio- chiesa o confessione dovrebbe «ri-accogliere» i propri scrit-
ne teorica della comprensione dell'Incarnazione che incli- ti normativi «per ricollocarli nell'insieme e nell'armonia
ni consapevolmente o inconsapevolmente verso il conferi- della testimonianza biblica» 65 . Il dogma cristologico nice-
mento di una preminenza o privilegio di elezione una raz- no-calcedonese rientrerebbe pienamente in questa «ri-ac-
za, un popolo, una cultura o anche u n a religione, è una co- cettazione» postulata da Congar.
struzione teorica che urta contro altri elementi del miste-
ro divino, e che in ogni caso va al di là di ciò che la Rive- • Si devono evitare le posizioni estreme che considerano
lazione afferma quando è letta con un'ermeneutica attua- tutto negativo nelle formulazioni dogmatiche che h a n n o
lizzata 62 . Oggi sappiamo che la Rivelazione non ha dato ri- avuto effettive ripercussioni storiche negative. Queste non
sposte a queste domande, per il semplice fatto che non se annullano l'uso, il senso e la prassi positiva che h a n n o pu-
le è neanche poste. E tutto ciò che è stato detto in più, lun- re immesso nella storia. Il simbolo dell'incarnazione ha
go la nostra storia, dev'essere oggi relativizzato e, dove ne- ispirato atteggiamenti e pratiche diametralmente opposte
cessario, riesaminato e reinterpretato. a quelle già riferite di dominio, conquista, prepotenza, pri-
vilegio e intolleranza... L'incarnazione di Dio è risultata,
• S'impone dunque l'accettazione di u n periodo di «deco- come abbiamo detto, u n simbolo di straordinaria forza per
struzione» 63 di queste formule dogmatiche, con l'ammet- ispirare atteggiamenti di «incarnazione», di abbassamen-
tere che anch'esse sono partecipi della condizione comu- to, di umiltà, di solidarietà, di povertà, di «kenosis» 66 ...
ne del linguaggio religioso, sempre bisognoso di reinter-
pretazione ermeneutica, senza escludere la revisione del I simboli, dunque, in se stessi, sono plurivalenti, in fun-
dogma 64 . Ci sembra in ogni caso molto valida la proposta zione dell'uso che si fa di essi, o del quadro di referenza
che Y. Congar aveva fatto - di fronte al recupero dell'ecu- più ampio in cui sono inseriti. Non possono essere cano-
menismo - di aprire u n periodo di «ri-accettazione» degli nizzati né condannati in astratto. Non possono essere ban-
«scritti simbolici», dei decreti conciliari o pontifici, vale a diti semplicemente per il cattivo uso che di essi si è potu-
to fare. Come u n b u o n vino, che non dev'essere servito in
u n bicchiere inadatto, anch'essi devono essere travasati, ri-
62 scattati da quei contesti (teologici, mentali, culturali) che
«Il Magistero però non è superiore alla parola di Dio, ma ad essa
serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso» {Dei Verbum, hanno permesso il loro uso perverso, per essere letti at-
n. 10). «È un luogo comune nella teologia attuale che il contenuto traverso categorie o elementi (logicamente appartenenti al-
del dogma non possa dire di più, non possa superare il contenuto la cultura attuale, o compatibili con essa) che permettano
della realtà di Cristo per come è accessibile nella Scrittura» (K. Rah- e assicurino il loro positivo uso. Forse in questo travaso si
ner, Escrìtos de Teologia IV, Madrid, p. 383; J. Sobrino, Cristologia potranno o dovranno perdere le forme, gli elementi cultu-
desde America Latina, CRT, Mexico 19772, p. 3.
63
L'idea è di Joseph Moingt: «la decostruzione di questa teologia del
rali sorpassati o inservibili o addirittura pericolosi... Ciò
Verbo incarnato» (El hombre que venia de Dios, I, p. 10). Molto inte-
ressante ed eloquente l'avventura personale di questo autore, da lui
stesso spiegata, il quale dopo che da molti anni aveva già elaborato 65
Diversités et communion, Cerf, Paris 1982, p. 244.
il suo trattato De Verbo Incarnato (come si chiamava e s'impostava 66
Si veda il capitolo «Incarnazione» nel già citato libro di Casaldàli-
la cristologia prima del Vaticano II) dovette rinunciare a pubblicar- ga-Vigil, Espiritualidad de la liberación. Da questa interpretazione,
lo per rifare, nel corso di decenni, tutta la sua visione cristologica, dallo spirito che in essa si respira, non ci sarebbe mai stato il «per-
quale ora si riflette nel libro citato. vertimento» di questo meraviglioso simbolo. Questo conferma quan-
64
«Non è da escludere la possibilità di una riformulazione del dog- to detto, e cioè che i simboli religiosi sono capaci del peggio e del
ma. Bisogna accettare un cambiamento nella formulazione per esse- meglio. Tutto dipende dal colore del vetro con cui si guarda. Ebbe-
re fedeli al valore permanente di un'affermazione di fede» (C. Geffré, ne, gli effetti buoni e cattivi di un simbolo ci devono costantemente
El cristianismo ante el riesgo de la interpretación. Ensayos de her- ricordare che si tratta di un simbolo, intepretabile e, pertanto, ma-
menéutica teològica, Cristiandad, Madrid 1984, p. 97. nipolabile, non di una realtà fisico-metafisica immanipolabile...

214 215
che conta non è il bicchiere, ma il vino. Ma se, per attac- lo scopo di offrire ai missionari di oggi e di domani nuo-
camento alle vecchie forme, già superate, insistiamo col vi orizzonti per i loro contatti con le religioni n o n cristia-
mantenere il vino nel bicchiere inadatto, probabilmente ne» 69 .
molti nostri contemporanei continueranno a rifiutarlo per
l'avversione che il bicchiere suscita in quanto associato al- • In ogni caso, mentre continuiano a camminare, è chia-
la memoria storica collettiva ancora viva (se non alla realtà ro che possiamo prendere le distanze da tutti questi pre-
attuale, come succede con tanti simboli). supposti teorici e da tutte le «implicazioni ideologiche per-
E i simboli non possono nemmeno essere sacralizzati so- verse» che la vecchia comprensione del dogma cristologi-
lo per il fatto che si sono rivelati positivi ed efficaci. Per co ha negativamente portato con sé lungo la storia. Come
positivi che siano stati, non cessano di essere simboli, me- farebbe Gesù, possiamo e dobbiamo dialogare con le altre
tafore, che veicolano una verità che sta sempre oltre religioni, su u n piano di fraterna parità, come figli e figlie
l'espressione materiale di determinate parole, una verità del Dio di tutte le religioni, abbandonando l'antica preoc-
che si scopre e si trasmette solo se si è fedeli al codice sim- cupazione di essere «l'unica religione vera», offrendo con
bolico in cui è stata espressa, e non si sacralizza o si cosi- tutto l'amore e tutta l'umiltà ciò di cui noi stessi viviamo,
fica trasformandola in metafisica. desiderosi a nostra volta di scoprire ciò che lo Spirito di
La metafora non è metafisica. È soltanto una metafora. È Dio realizza in tutti i popoli e le religioni, per arricchirci
totalmente una metafora e niente di meno che u n a me- anche con quello.
tafora. È la maniera di esprimere una verità spesso non co-
municabile per altre vie. Possono disprezzare le metafore
come se fossero «pure metafore» solo quelli che non col- II. Testi antologici
gono l'eccellenza espressiva del linguaggio poetico o la «vee-
menza ontologica» della strategia metaforica, a dire di Paul • Capitoli 3° e 4° del libro di HICK, La metàfora de Dios En-
Ricoeur 67 . camado, <servicioskoinonia.org/relat/305 .htm>
• Non è possibile oggi disporre di una piena rielaborazio- • Il capitolo 4° del libro Jesus y Dios di Juan José Tamayo
ne cristologica, di u n a completa e soddisfacente reimpo- (Trotta, Madrid 2000) che s'intitola "Hijo de Dios", metàfo-
stazione di tutto il dogma cristologico. Stiamo solo co- ra de la teologia cristiana, e affronta lo stesso tema di que-
minciando a riflettere partendo da alcuni sospetti che han- sta lezione 12 del nostro corso. È pure disponibile in <ser-
no trovato conferma e dalla perdita di alcune antiche si- vicioskoinonia.org/relat/319.htm>
curezze. Abbiamo bisogno di trovare «risposte nuove» al-
la sfida permanente del «e voi, chi dite che io sia?» 68 . La
risposta che è stata data a questa domanda, nella sua for- III. Domande per riflettere e dialogare
mulazione concreta, si rivela ormai stretta e usurata nel
suo significato. Dovranno forse passare varie generazioni - Come ci è stato spiegato il mistero dell'incarnazione? Ri-
prima che si possa costruire o ammettere che si è trovata costruirlo fra tutti.
una nuova risposta. Infatti, «la situazione suscita proble- - Ricordiamo le domande e risposte del catechismo dell'in-
mi complessi e delicati, che conviene studiare alla luce fanzia nel quale si spiegava il dogma cristologico? (Due na-
della Tradizione cristiana e del Magistero della Chiesa, al- ture, una persona...).
- Per sant'Anselmo Dio dovette incarnarsi perché solo con
67
la soddisfazione di Gesù - che essendo Dio era di valore
J. Hick, nel libro citato si sforza di mostrare la forza straordina- infinito - sarebbe stata perdonata l'Umanità; nel frattem-
ria della metafora dell'incarnazione; tolta la cornice metafisica, il va-
lore espressivo della metafora appare in tutta la sua bellezza e forza.
68
P. Knitter, Introducing Theologies of Religions, Orbis, Maryknoll
2002, p. 150. Evangelii Nuntiandi 53.

216 217
pò, e r a n o i n f r a n t i i r a p p o r t i d i D i o c o n e s s a . I n n a n z i t u t t o : ANDERSON G.-STRANSKY T. (eds), Christ's Lordship and Religious
s a p e v a m o c h e q u e s t a v i s i o n e della r e d e n z i o n e è u n a t e o - Pluralism, Maryknoll, New York 1981, pp. 96-110.
logia p a r t i c o l a r e d i s a n t ' A n s e l m o d i C a n t e r b u r y (secolo XI)? Azzi R., Do Boni Jesus Sofredor ao Cristo Libertador. Um aspeto
Ci è s t a t a p r e s e n t a t a c o m e u n ' o p i n i o n e t e o l o g i c a o c o m e da evolucào da teologia e espiritualidade católica no Brasil, in
u n a i n d i s c u t i b i l e v e r i t à d o g m a t i c a ? C o s a ci s u g g e r i s c e Perspectiva Teològica, 18 (1986) pp. 215-233; 343-358.
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Se un'immagine vale più di mille parole, chissà che un percorso -
descrìtto il più plasticamente possibile - attraverso il processo in
cui è comparso e si è inizialmente sviluppato il dogma cristologi-
co, conti più di molte parole astratte sulla sua valutazione. Cer-
cheremo di fare una presentazione di questo sviluppo. La ricostru-
zione è nostra, mentre i materiali con cui la realizziamo sono pre-
si da altri, soprattutto dall'opera di Roger Haightx.
Si tenga presente quanto è stato detto nell'ottava lezione riguardo
alla nuova comprensione della rivelazione, come la premessa prin-
cipale con cui mettere in rapporto i dati che qui esporremo nella
prima parte, per far opportunamente discendere da tutto ciò le ri-
flessioni e le questioni aperte che presenteremo nell'ultima parte di
questo excursus.

Come l'hanno saputo?


Nei cosiddetti concili cristologici dei secoli IV e V, vediamo i ve-
scovi dibattere con calore le più sottili questioni relative ai più
alti misteri teologici:
se Gesù di Nazareth è di natura veramente u m a n a o se parteci-
pa anche a quella divina, se condivide le due nature e come que-
ste si rapportino tra loro, se aveva una o due volontà, una o due
personalità, se è stato dapprima u n semplice uomo, poi «adotta-
to» come Dio - come sembrano dare per scontato alcuni testi del
Nuovo Testamento -, o se era Dio già dal primo istante del suo
essere naturale, se in tal senso è preesistito alla sua vita terrena,
se l'essere che preesistette e poi si fece in lui carne era Dio stes-
so o u n essere divino intermedio, se - nel caso fosse egli stesso
Dio - era il Dio unico riconosciuto dal monoteismo ebraico o era
un diverso Dio, se il così chiamato Logos era Dio stesso oppure
una estensione emanata da Lui, se questo Logos era eterno co-
me Dio Padre, o procedeva da Lui nel tempo, se tale procedere
era avvenuto sotto forma di una creazione o di una generazione,

1
Haight, Roger, Jesus, Symbol of God, Orbis, Maryknoll 1999.

220 221
vale a dire se il Logos era stato generato o era piuttosto ingeni- farlo. Oggi disponiamo di numerose diverse forme di critica che
to, se era subordinato al Padre o di pari dignità... 2 mobilitano l'epistemologia della conoscenza teorica, e rifiutano
questa metodologia ermeneutica come assolutamente insoddi-
Sorge inevitabile la domanda: come arrivarono a sapere tante co- sfacente. Se ammettiamo l'assioma epistemologico che «le con-
se, e così intricate, quei padri conciliari, i teologi e gli scrittori clusioni non sono migliori degli argomenti che le sostengono»,
cristiani dell'epoca? Da dove prendevano alcuni di loro le infor- dovremo concludere che è necessario fare una rivalutazione del-
mazioni per fare simili affermazioni, e da dove le prendevano al- le proposte teologiche sia di coloro che risultarono vincitori sia
tri per affermare il contrario? Si è già detto che in alcuni conci- di coloro che si trovarono perdenti nei dibattiti teologici conci-
li, oltre alle argomentazioni teologiche o sull'interpretazione del- liari ed extra conciliari che produssero il dogma cristologico.
le Scritture, si udivano degli «evviva» all'imperatore, e che non
poche prese di posizione teologiche erano soltanto prese di po- Ma, allora, dobbiamo tornare indietro e domandarci: come si pro-
sizione politiche a favore o contro l'imperatore, e abbiamo par- dussero dunque questi testi scritturistici che, citati e branditi con
lato anche delle rivalità, paure, pressioni, corruzioni... tra i ve- tanto fervore e con cieca adesione dall'una e dall'altra parte dei
scovi partecipanti a quelle controversie teologiche, controversie contendenti nelle discussioni, fornirono loro la base e l'informa-
che agitavano sia l'aula conciliare che i conventi, le parrocchie, zione necessaria per costruire il dogma cristologico che poi è ri-
perfino le strade e i mercati. Ma, lasciando da parte tutti questi masto come dogma di fede inamovibile per i secoli seguenti? Ri-
fattori non teologici, a quale base si appellavano le loro argo- petiamo cioè la d o m a n d a che u n momento fa ci facevamo rispetto
mentazioni teologiche, a che fondamento si riferivano? ai padri conciliari dei secoli IV e V, m a ora applicata ai testi scrit-
turistici, ai quali questi padri conciliari si riferivano. La doman-
Senza dubbio, bisogna rispondere: si rimettevano all'autorità del- da è: come giunsero gli stessi testi a sapere ciò che affermano?
la Scrittura. Tutte le parti implicate nel dibattito citavano testi Da dove provenne questa informazione? Come sorse? Su che ba-
biblici, presi qua e là, spesso versetti sciolti, a volte semplice pa- si? È verità che questi testi scritturistici contengono una «infor-
role 3 , di cui ci si serviva come di armi per sparare contro l'av- mazione oggettiva sulla realtà trascendente di Dio»?
versario, sulla base di un'autorità divina riconosciuta in quel mo-
mento a quei testi. Per il «metodo teologico» di quell'epoca, la Stiamo parlando di alcuni testi generati appena due secoli prima
Scrittura è utilizzata «come una fonte d'informazione diretta, qua- dell'epoca della costruzione del dogma cristologico, in un pro-
si descrittiva, che informa con fatti o dati obiettivi sulla realtà di- cesso di elaborazione oggi molto conosciuto. Come nacquero quei
vina trascendente»... testi che stanno alla base e sono il fondamento ultimo dell'ela-
borazione del dogma cristologico? Vediamo.

Un grosso problema
Come sorge la riflessione cristologica del Nuovo Testamento?
Ebbene, qui siamo di fronte a un grosso problema: «La dottrina
di Nicea ricorre alla Scrittura, m a la utilizza in una forma che Oggi è fuori discussione che l'ambiente vitale in cui sorgono le
oggi non è accettabile» 4 . Oggigiorno, non solo non utilizziamo tradizioni orali che più avanti daranno origine al Nuovo Testa-
così la Scrittura, m a ci sembra anche ovvio che non sia corretto mento è quello dell'esperienza pasquale delle comunità, soprat-
tutto l'ambiente liturgico e concretamente l'eucaristia, che pare
fosse praticata quasi immediatamente dopo la morte di Gesù.
2
Non includiamo qui le questioni che si riferiscono alla terza perso- Le comunità non partivano da zero: avevano la loro cultura, con
na della Santissima Trinità, lo Spirito Santo... le loro categorie, parole, influenze, necessità, tradizioni... Nella
3 loro liturgia entrava in gioco tutto questo. Le comunità utilizza-
Non solo spogliate del loro contesto letterario (estrapolazione del
testo), ma anche della loro preistoria letteraria, del loro processo di vano il linguaggio di cui disponevano. Dovevano «formulare in
elaborazione, del contesto sociale, economico, culturale e religioso parole» la loro esperienza di Gesù risorto esprimendo le «con-
in cui furono elaborate... prese semplicemente come mattoni inter- vinzioni fondamentali della vita cultuale della comunità» 5 . «La
cambiabili che possono essere utilizzate in qualunque altra costru-
zione, o come irrazionali proiettili, che prendevano consistenza solo
dall'argomento di autorità, il più debole degli argomenti secondo Ari- 5
stotele... France, R.T, Development in New Testament Christology, in Theme-
4
Haight, Jesus, Symbol..., p. 279. lios 18 (1992) p. 7.

222 223
venerazione cultuale di Gesù nei primitivi circoli cristiani è il li, la quale, tuttavia, non è sicuro che avesse i vangeli...» 9 . Non
principale contesto dell'uso dei "titoli" e concetti cristologici» 6 . Il conviene perdere di vista l'ambiente reale in cui si sviluppa il pro-
linguaggio utilizzato e la logica adottata non sono dunque quel- cesso che descriviamo.
li «normali», bensì u n linguaggio di amore 7 e u n a logica di ado-
razione. Le differenze che ne risultano sono immediatamente evidenti nei
testi neotestamentari attuali, e stupisce che per tanti secoli gli
Lo sviluppo del pensiero cristologico delle comunità non è par- studiosi siano stati ciechi di fronte a questa diversità. Oggi si è
tito dall'insegnamento e dai detti di Gesù, come uno «sviluppo soliti identificare cinque cristologie diverse ben marcate: quella
logico e razionale» del messaggio su Gesù risorto, m a è stato mol- di «Gesù come ultimo Adamo» (i cui testi emblematici sono Rm
to diseguale, secondo le differenti comunità e i loro diversi con- 5,12-21 e ICor 15,21; 23.45-49); quella di «Gesù Cristo come Fi-
testi. glio di Dio», in Marco (Me 1,1; 1,11; 9,7; 14,61; 15,39); quella di
«Gesù Cristo sostenuto dallo Spirito», in Luca (Le 4,18-19; 11,14-
Tenendo conto che il movimento di Gesù, a pochi anni dalla sua 23); quella di «Gesù Cristo come sapienza di Dio» (Fil 2,6-11; Col
morte, si stava diffondendo fra i popoli e che si formavano nuo- 1,15-20; Mt 11,25-30, e quella di «Gesù Cristo come Logos o Ver-
ve comunità, possiamo immaginare come lo sviluppo della ri- bo di Dio» (Gv 1,1-18) o cristologia giovannea, di Giovanni evan-
flessione cristologica acquisisse vita propria in ogni comunità. gelista 10 .
Ognuna aveva la propria cultura, entro la quale si appropriava di
Gesù. Ognuna aveva specifici problemi che facevano sorgere do- Per seguire la pista della costruzione del dogma cristologico, og-
mande e interessi propri in relazione al suo contesto. Ognuna gi in buona parte recuperata, la quarta e la quinta cristologia ci
possedeva una tradizione religiosa particolare che apportava u n risultano le più rilevanti.
diverso linguaggio per interpretare Gesù. Comunità diverse si con-
frontavano con diversi aspetti della persona o del messaggio di La cristologia di Gesù Cristo interpretato come sapienza di Dio,
Gesù. In definitiva, Gesù era interpretato secondo il contesto del- la quarta, si basa sui testi che presentano la Sapienza di Dio nel
la tradizione e del linguaggio specifici di ognuna delle diverse co- Primo Testamento come una figura personificata (Pr 8,22-31). La
munità alle quali era annunciato, dando origine in questo modo possibilità dell'idea della preesistenza di Cristo fu creata dai sim-
necessariamente a diverse concezioni circa la sua persona e a di- bolismi o dalle speculazioni ebraiche su agenti divini che sareb-
verse cristologie 8 . bero in azione nel mondo 1 1 . Questa cristologia applica a Gesù
Cristo espressioni prese dal linguaggio della Sapienza personifi-
Non si può dimenticare che, benché parliamo di comunicazione cata. Egli sarebbe «il Primogenito di ogni creatura» («Il Signore
di esperienze e idee tra le comunità, sia delle prime comunità sia mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua ope-
di quelle dei primi secoli, stiamo parlando di un ambiente in cui ra», Pr 8,22), «Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò»
il livello di comunicazione era molto basso e ristretto, non come (Sir 24,9)... «In lui tutte le cose sono state create» ha la sua cor-
l'attuale, né quello dell'epoca della stampa, né quello che sareb- rispondenza in numerosi testi veterotestamentari che parlano di
be pensabile in una società mediamente alfabetizzata. «Risulta come le cose furono create con/nella/dalla Sapienza (Pr 3,19; Sap
assai dubbio che molte comunità cristiane potessero avere tutti 8,4; Sai 104,24, ecc.). Con tutto ciò, in tale cristologia della sa-
i libri del Primo Testamento. E n e m m e n o quelli del Nuovo Te- pienza è chiaro che «è erroneo interpretare questo linguaggio sa-
stamento bisogna dare per scontato che fossero in loro posses- pienziale come se si trattasse di un linguaggio direttamente de-
so: Luca (come Papia e Giustino), non sembra conoscere le epi- scrittivo narrante la storia di un essere divino disceso sulla terra
stole paoline; in cambio i romani confiscarono la traduzione la- per trasformarsi in Gesù» 12 .
tina di quelle lettere nell'anno 180 nella comunità africana di Sci-
È però quella giovannea la cristologia che ha avuto più influen-
za nello sviluppo del dogma cristologico. Gesù Cristo è rappre-
sentato in essa come il Logos o Dio Verbo, fatto carne. Il suo te-
6
Hurtado, Larry W., One God, One Lord: Early Christian Devotion
and Ancien Jewish Monotheism, Fortress Press, Philadelphia 1988, p.
13. 9
7 M. Hengel, citato da Torres Queiruga, La revelación..., p. 423.
«Language of lovers» lo ha chiamato Kristner Stendahl, e con que- 10
sto nome è stato recepito dagli autori. Cf. R. Bernhard, La pretensión Haigt, ibid., pp. 152ss.
11 l2
de absolutez del cristianismo, Desclée, Bilbao 2000, p. 317. Byrne, Brendan, Christ's Pre-Existence in Patitine Soteriology, in
8 12
Haigt, ibid., 182. Haigt,, op. cit., p. 172.

224 225
sto emblematico è il prologo del vangelo di Giovanni. «In prin- tuto verificarsi, e - dice Sanders - dobbiamo presumere che in
cipio era il Logos». Logos che sembra distinto da Dio, poiché sta- molti casi simili, tali detti 'del Signore Gesù' finirono nei vange-
va vicino a Lui. Partecipava della natura di Dio, dunque era Dio, li. Alcuni dei primi cristiani pensavano che il Signore glorioso, lo
ma non Dio Padre, e senza che per questo ci fossero due divinità. Spirito del Risorto, che non cessava di essere Gesù di Nazareth
Una visione complementare al processo di nascita della cristolo- risuscitato, comunicasse molto liberamente con loro, ed essi ri-
gia che si rifletterà nel Nuovo Testamento, può offrircela il se- ferivano quelle parole ascoltate come parole del Signore, di Ge-
guire la pista con cui avvenne l'elaborazione degli stessi testi evan- sù, parole che nella rielaborazione dei testi potevano essere sen-
gelici. Oggi sappiamo bene che i vangeli, così come sono arriva- za dubbio inserite in u n altro contesto e attribuite indistintamente
ti fino a noi, non furono scritti da testimoni oculari che si basa- allo Spirito del Risorto o a Gesù di Nazareth. «Ma dobbiamo an- i
vano su una conoscenza di prima mano riguardo a Gesù 13 . Do- che ammettere che parte delle notizie sia stata creata dai cristiani,
po la morte di Gesù non esisteva niente di scritto su di lui. I di- nel senso che le avevano ascoltate nella preghiera» 1 5 .
scepoli, rianimati dall'esperienza pasquale, testimoniavano la lo- Uno però dei quattro vangeli merita un'attenzione speciale, ve-
ro fede e la celebravano, raccontando in questo contesto evange- diamo.
lizzatore e liturgico cose che Gesù aveva detto e fatto. Nei primi
anni tutto fu trasmesso oralmente. Gli anni passavano e il Si-
gnore non ritornava. La vita della comunità, la liturgia cristiana La peculiarità del quarto vangelo
e il ministero della predicazione sentirono presto la necessità di
contare su testi concreti, e apparvero le prime unità tematiche Oggi sappiamo che sebbene il Gesù storico sia più vicino ai si-
scritte. Oggi il processo della loro formazione scritta è conosciu- nottici che al vangelo di Giovanni, i sinottici non smettono di es-
to più o meno nei suoi tratti fondamentali, in cui riusciamo a ben sere scritti con una buona componente teologica. Nel caso di Gio-
distinguere ciò che sappiamo da ciò che non sappiamo, ed anche vanni, tuttavia, questa componente diventa assolutamente domi-
da ciò che congetturiamo o deduciamo 1 4 . Il primo materiale scrit- nante. Nei sinottici troviamo soprattutto detti brevi di Gesù. Gli
to in unità tematiche minori, fu utilizzato, riutilizzato, cambiato unici «discorsi» che lì appaiono consistono in alcune serie di ta-
di contesto... essendo normalmente rielaborato in funzione di li detti. L'altra forma letteraria principale è la parabola, il cui as-
nuovi scopi per varie generazioni di cristiani, che non solo tra- se centrale è l'espressione «il Regno di Dio è come»: le parabole
smettevano e rivedevano questi materiali, m a creavano anche ma- sono similitudini.
teriale nuovo. Sanders spiega molto bene questa «invenzione di
materiali» che potrebbe suonare oggi come «frode o mancanza In Giovanni, al contrario, ci sono lunghi e complicati discorsi me-
di onestà», ma che non è altro che un modo rapido di esprime- taforici nei quali risulta vistosa l'assenza della parola «come».
re un procedimento che essi vedevano sotto u n altro aspetto: Non ci sono similitudini. Ci sono piuttosto identificazioni: «Io so-
no», dirà tipicamente il Gesù del quarto evangelista. Gesù «è» la
«I cristiani credevano che Gesù fosse asceso al cielo e che ora gli
vite. Non è «come» la vite, no. È la vite vera, e le altre viti non
si potessero rivolgere nella preghiera. Talvolta rispondeva e que-
sono vere. Gesù è il Pane (Gv 6,35), cioè l'unico pane reale: tut-
ste risposte erano attribuite al "Signore". A questo punto ci si
to il resto che si chiama pane è un surrogato. L'acqua vera, quel-
chiede quale Signore: il Gesù di prima che fosse crocifisso o il
la che Gesù dà, toglie la sete per sempre, cosa che non fa l'acqua
Signore risorto, che si trova in cielo? Per i cristiani si trattava
fisica o reale, perché non è acqua vera... (Gv 4,13).
sempre dello stesso Signore. Nelle lettere di Paolo troviamo un
solo esempio chiaro del Signore che risponde alla preghiera, an- Il quarto vangelo, cioè, è situato su u n altro piano, o in un altro
che se ciò dev'essere accaduto molte volte. "Il Signore - scrive mondo. In esso, il m o n d o reale è u n altro, è quello di Gesù, men-
Paolo - mi disse: ti basta la mia grazia, la mia potenza infatti si tre il mondo reale visibile storico è una spregevole fantasia che
manifesta pienamente nella debolezza"» (2Cor 12,7-9). Concre- può essere ignorata. La logica e l'epistemologia di questo vange-
tamente questa frase non finì in nessun vangelo, m a avrebbe po- lo sono altre rispetto a quelle che abitualmente funzionano nel
nostro mondo. E Gesù - lo dice già l'autore - verrà ai suoi di-
scepoli (14,23), così come verrà lo Spirito (14,25) ed insegnerà
13
Cf. Sanders, E.P., La figura histórica de Jesus, Verbo Divino, Estel- loro tutto. «L'autore del vangelo rivela di aver ascoltato lo Spiri-
la 2001, p. 87.
14
II citato libro di Sanders espone in modo eccellente questo pro-
cesso: capitolo 6, pp. 81 ss. 15
Sanders, ibid., p. 86.
226 227
to di Verità che è venuto a lui; questo Spirito può anche essere elaborato discernimento... 2 0 sul quale ora non ci tocca riflettere).
chiamato Gesù. L'idea che Giovanni aveva di Gesù era decisa- Con la sua «canonizzazione», questo testo fa u n salto ermeneu-
mente meta-storica; i confini della storia ordinaria erano inade- tico assoluto e passa a essere considerato Parola di Dio, e a par-
guati, e Gesù - o lo Spirito (non chiaramente distinto) - conti- tire da questo momento - chiudendo gli occhi su tutto ciò che
nuò a insegnare dopo la crocifissione» 16 , senza dubbio anche nel- oggi sappiamo sul suo processo di formazione, che per tredici se-
la preghiera e nella liturgia, e a partire da tutta questo comples- coli è stato ignorato - pensiamo che è a Dio a cui crediamo, quan-
sa situazione viene elaborato il quarto vangelo. do accettiamo il testo come venuto direttamente da Lui.
, Vediamo la conclusione di Sanders; «Tutti i cristiani, più o me- Ma passiamo al tema dei contenuti di questo quarto vangelo. È
no, sarebbero stati d'accordo con questa impostazione. Il Signo- in esso che più si sottolinea la cristologia del Logos, uno degli ele-
re, come abbiamo visto, continuava a parlare loro nelle visioni e menti più influenti nella gestazione dell'immagine cristologica.
durante la preghiera. Dobbiamo pensare che alcuni di questi mes-
saggi siano finiti nei vangeli sinottici. Ma l'autore del vangelo di
Giovanni si spinse oltre; scrivendo un intero vangelo basato su La cristologia del Logos
questa premessa. Per dirla nei suoi stessi termini, la sua opera
contiene molti insegnamenti dello Spirito Santo, o di Gesù, 've- Esistendo dal principio, il Logos è stato agente della creazione
nuto' all'autore dopo la crocifissione e la risurrezione, che gli ha divina. Come? Ci sono paralleli nella Scrittura ebraica: «Dalla pa-
comunicato verità che i discepoli non avevano udito» 17 . rola del Signore furono fatti i cieli» (Sai 32,6). «Dio... che tutto
hai creato con la tua parola» (Sap 9,1). E, ovviamente, esistono
Il quarto vangelo rappresenta uno sviluppo teologico avanzato, stretti paralleli nella filosofia greca. Per esempio, nel commento
molto avanzato, le cui meditazioni sulla persona e l'opera di Ge- di Filone sulla Creazione nella Genesi. Sembra che in Filone il
sù si presentano in prima persona, come se le dicesse lo stesso Logos non sia ancora u n essere distinto o u n essere reale che agi-
Gesù1*, e le cui fonti hanno concretamente queste origini e spun- sce come intermediario di Dio, ma u n a semplice metafora per il-
tano non solo in questi contesti evangelizzatori e liturgici, m a an- lustrare l'estensione di Dio sul mondo 2 1 . Tuttavia, nel prologo di
che dalla vita di orazione particolare dell'autore di questo van- Giovanni sembra che questa figura retorica della personificazio-
gelo (sia persona o comunità o gruppo di comunità), senza par- ne del Logos sia passata a individualizzarsi come essere reale, si
lare in questo momento degli evidenti multeplici e intensi influssi è «ipostatizzata». Che fenomeno è questo? Seguiremo da vicino
dei movimenti filosofici e religiosi dell'epoca. Haight, in questa esposizione.
È oggi assolutamente chiaro che il quarto vangelo certamente Il prologo del vangelo di Giovanni, che sembra essere l'afferma-
non ci trasmette il Gesù storico, né il suo messaggio storico. Il zione più esplicita della divinità di Gesù, dev'essere letto in ac-
quarto vangelo è un'opera maestra di riflessione teologica, mol- cordo col suo genere, cioè come linguaggio poetico e figurativo.
to avanzata e peculiare, di grande valore e contemporaneamen- In u n mondo greco-romano di politeismo, il monoteismo degli
te con molte limitazioni (concrezioni), che non può essere valu- ebrei e dei primi cristiani era molto contenuto, e la trascenden-
tato correttamente se si ignorano tutti questi condizionamenti. È za di Dio era cautamente protetta. Young suggerisce che Gesù
certamente «mitico» comprendere il quarto vangelo come una non costituì un caso diverso dagli altri messaggeri di Dio nella
«rivelazione» venuta dal cielo che ci porta informazioni dirette m a p p a cosmica od ontologica: servi, profeti, angeli, re... Gesù non
quasi descrittive sulla divinità, come in realtà fu considerato per
millecinquecento anni a partire da u n dato momento 1 9 , per la
«fissazione del canone» (un processo non conciliare, non uffi- 20
ciale, quasi anonimo, quasi spontaneo, senza mezzi sufficienti né Si ricordi la lamentela di W. Marxsen: se l'apostolicità è stata cri-
terio fondamentale nella fissazione del canone, l'investigazione criti-
ca attuale dimostra che probabilmente «non uno solo degli scritti
neotestamentari è realmente di origine apostolica. Perfino Paolo in
16
Sanders, ibid., p. 95. questo senso può essere apostolo solo mediatamente, poiché non co-
17
Sanders, ibid., p. 95. nobbe il Gesù terreno» (Introducción alNuevo Testamento, Salamanca
18
Cf. Sanders, ibid., p. 94. 1983, 282. Citato da Torres Queiruga, La revelación..., p. 410).
19 21
Non è stato un momento, bensì un lungo processo che iniziò nel- Dunn, Christology in the Making: A New Testament Inquiry into the
le Chiese locali, e che non cominciò a unificarsi se non a partire dal Origins of the Doctrine of the Incarnation, Westminster Press, Phila-
secolo IV... delphia 1980, pp. 220-230.

228 229
tesa come u n essere reale. Il Logos non è più u n a figura di reto-
è mai stato rivale del Dio unico di Abramo 2 2 . Gesù non era Yahvè;
rica, ma un essere specifico.
Gesù non era il Padre, l'unico Dio trascendente in grado emi-
nente. La questione del rapporto di Gesù con Dio, pertanto, non Nonostante il suo parallelismo con la cristologia della sapienza,
fu chiaramente delucidata dalla cristologia giovannea, così che gli autori normalmente riconoscono che l'autore del prologo di
continuò a costituire problema fino al secolo IV. Giovanni è «il primo a concepire chiaramente la pre-esistenza
personale del Logos-figlio e a presentarla come parte fondamen-
Tuttavia, Gesù era sperimentato come divino. In qualche mo-
tale del suo messaggio» 23 . Il prologo del quarto vangelo è l'affer-
mento, nel corso del I secolo, probabilmente agli inizi della for-
mazione più piena e più chiara della cristologia incarnazionista
mazione di una comunità cristiana, Gesù si trasformò nel centro
del Nuovo Testamento. È la «prima cristologia incarnazionista in
e nell'oggetto del culto, e oggetto di adorazione. Nel vangelo di
tre stadi» (preesistenza, esistenza u m a n a ed esistenza gloriosa).
Giovanni l'autore fa in modo che Tommaso dica a Gesù: «Mio
Come dicevamo prima, sono state le condizioni culturali concre-
Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Nel vangelo di Giovanni, una cri-
te della comunità di Giovanni quelle che permisero lo sviluppo
stologia del Figlio di Dio glorificato si accorda con una cristolo-
di questa teologia, in forma di «speculazioni sugli esseri celesti» 24 .
gia della sapienza e del Verbo, per esprimere la credenza in u n
La logica di questa cristologia è «una immaginativa estrapola-
Gesù che, in un certo senso, è divino. Ma ciò suscita la questio-
zione del linguaggio sapienziale» 25 . Utilizza il linguaggio del mi-
ne di come questo Gesù divino si rapporti col Dio trascendente
to, della «mitologia riflessiva» (Elisabeth Shussler Fiorenza) o di
della fede monoteistica. Come deve intendersi questo sviluppo?
una immaginazione religiosa vitale che, in un atto di proiezione
Come si produsse?
immaginativa circa il principio, crea u n racconto che esprime il
Da una prospettiva storica, si può capire la genesi del problema significato religioso di Gesù. Le affermazioni a riguardo dell'«esi-
del rapporto di Gesù con Dio con l'«ipostatizzazione» del lin- stenza e del comportamento cosmico ed extramondano del Lo-
guaggio simbolico rispetto a Dio, in questo caso dei simboli «sa- gos sono poetiche e immaginative nel senso più profondo. Sono
pienza» e «Verbo». «Ipostatizzazione», in generale, significa la mezzi per esprimere il significato e la posizione di Cristo nella
trasformazione di una idea o di un concetto in una cosa reale. vita personale della comunità cristiana» 26 .
Nella sua accezione ampia, il termine «ipostasi» significa l'indi-
vidualità di una cosa: ipostasi è una singolarità dentro una clas-
se o specie. Ipostatizzare è interpretare un concetto come un es- Un salto qualitativo
sere esistente; è concretizzare o materializzare una idea. È reifi-
care, e il processo di reificazione significa concepire l'oggetto di Qui si è realizzato u n salto qualitativo. Quando il Logos o la Sa-
una figura retorica come se fosse u n a realtà. pienza sono una personificazione (figura del linguaggio che si ri-
ferisce metaforicamente allo stesso Dio), ha un senso chiaro af-
D'altra parte, i simboli sapienza, Verbo e Spirito, che si trovano fermare che la sapienza di Dio o il suo Logos si fanno presenti
nelle Scritture ebraiche e si riferiscono a Dio, non sono «iposta- in Gesù. Ma quando diventano una «ipostatizzazione», cioè, u n
tizzazioni», bensì personificazioni. La personificazione è u n a fi- essere reale, distinto da Dio Padre, allora l'affermazione che si
gura retorica nella quale si tratta o si parla in maniera cosciente sta facendo è ben diversa. Questo linguaggio della ipostatizza-
o deliberata di u n simbolo come se fosse una persona. Proverbi zione è pericolosamente simile al pensiero della cultura politei-
8 contiene una personificazione chiaramente deliberata dell'in- stica. Gesù sarebbe stato l'incarnazione di «un secondo Dio»?
telligenza o della saggezza di Dio, come persona e agente preesi- Giustino martire si riferiva al Logos come a «un secondo Dio» 27 ,
stente a Dio. Come figura retorica, non pretende di far capire che e anche Origene...
la sapienza sia un'entità o un essere distinto o individuale.

Un passo importante di questo processo si produsse quando u n a


personificazione si trasformò in «ipostatizzazione», cioè, quan-
23
d o ciò che era una figura retorica passò a significare «un essere Dunn, ibid., p. 249.
24
reale». La saggezza non è più un simbolo linguistico che si rife- Haight, ibid., p. 176.
25
risce indirettamente a un attributo di Dio, m a passa ad essere in- Haight, ibid.
26
Kysar, John, p. 30.
27
Kelly, J.N.D, Early Christian Doctrines, Adam & Charles Black, Lon-
22
Cf. Young, F., Creeds, p. 34. don 1977, p. 148.

230 231
Il salto qualitativo è consistito, come dice John Hick, nel fatto oltre se stessa, trascendendo ancora di più il suo carattere me-
che ciò che era poesia (la personificazione retorica di u n attri- taforico, fino alla ipostatizzazione.
buto di Dio) passò a essere intesa come prosa, come linguaggio
letterale (l'attributo di Dio cessò di essere «personificato» retori- In realtà, con questa descrizione elementare o minima, abbiamo
camente per essere «ipostatizzato», considerato come un essere già, in sintesi, davanti agli occhi i tratti principali di quello che
reale diverso da Dio stesso), ciò che era una metafora ebraica è stato il processo che spiega quali furono le condizioni che re-
venne intesa come metafisica greca, in tutta la sua letteralità on- sero possibile e che permisero il risultato finale di ciò che cono-
tologica. Il Logos poetico divenne un Logos ontologico. Effetti- sciamo come il dogma cristologico, strettamente vincolato alla
vamente, un salto qualitativo e più che qualitativo: sostanziale, correlativa dottrina trinitaria, nella cornice in cui esso si iscrive.
ontico... Sarebbero necessarie molte altre precisazioni e sfumature, ov-
viamente, m a «a buon intenditor», per ragioni di spazio, baste-
Questo semplice cambiamento di chiave letteraria (dalla poesia ranno queste poche pennellate. Ci sia permesso ora di non trar-
alla prosa) introduceva di colpo, per la via dell'ipostatizzazione, re conclusioni - per le quali non ci sarebbe nemmeno un fonda-
un nuovo personaggio divino, e creava il gran problema di met- mento sufficiente - bensì di fissare, semplicemente, alcuni sug-
tere in relazione questo nuovo essere con l'unico Dio del mono- gerimenti di reimpostazione, di revisione e di nuova visione.
teismo giudeo-cristiano. In qualche modo, si potrebbe dire che
tutto il dibattito teologico dei quattro primi secoli - fino al Con-
cilio di Calcedonia - non è che il tentativo di conciliare l'affer- Alcune riflessioni
mazione del carattere divino di Gesù (identificato con questo nuo-
vo e misterioso essere del Logos) con il monoteismo. La dottri- Come leggere questa cristologia oggi?
na della Trinità sarebbe il risultato di questa faticosa concilia-
zione: la quasi impossibile affermazione del carattere divino di Che cosa significa, come bisogna intendere attualmente questa
Gesù all'interno di una religione monoteistica, si sarebbe risolta cristologia? In se stessa, questa cristologia, non «è» in realtà u n
alla fine spostando il problema entro la vita interiore di Dio, in- problema: è lì, è una realtà positiva, è una ricchezza inestimabi-
troducendo in essa una differenziazione trinitaria. le del patrimonio spirituale simbolico cristiano. Il problema è co-
Perché si ruppe la tradizione della dottrina piana e semplice del me collocarci di fronte a essa, come appropriarcene. E la mag-
monoteismo assoluto veterotestamentario, a favore di un com- giore difficoltà sopravviene quando è interpretata e presa lette-
plicato compromesso con l'affermazione del carattere divino di ralmente. È risaputo che un testo lirico non può essere interpre-
Gesù? Per l'influsso di due forze, soprattutto: in primo luogo per tato alla lettera. Analogamente, la sublime poesia del Logos dev'es-
l'ispirazione vigorosa e la bellezza affascinante del prologo di Gio- sere letta per quello che è: u n poema e u n inno di lode, u n lin-
vanni e, in secondo luogo, per la forza con cui la cristologia gio- guaggio di amore e di fede. Quando è letta così, questa cristolo-
vannea si vide rivestita adottando lo statuto di «Scrittura», con gia poetica innalza lo spirito umano, «offre alla cristologia la for-
la formazione del canone. Quella che era una riflessione teologi- za della sacralità, riprende l'impressionante affermazione della
ca creata da una comunità cristiana, divenne u n testo ispirato e fede cristiana che Dio si trova in Gesù, nella carne, in modo che
rivelato, opera e Parola di Dio. A partire da questo «momento», veramente Dio si rivela in lui».
il testo rimane sacralizzato e, in maniera fondamentalista, è in-
terpretato letteralmente come Parola di Dio, indiscutibile e inin-
terpretabile, assolutamente certo nel suo primo significato diret- Comprensione scorretta della Scrittura
to, senza appello possibile al suo significato contestuale o alla sua
provenienza, senza concessione alcuna alla considerazione dei ri- Abbiamo detto che la base argomentativa principale di questi di-
corsi retorici presenti in esso, un testo interpretato come lin- battiti cristologici dei secoli II-V è stata l'autorità della Scrittura.
guaggio praticamente descrittivo che ci dà una informazione di- Quella che era la riflessione liturgica di una comunità cristiana,
retta del mondo trascendente divino... Considerato in questo mo- riflessione certamente brillante e dotata di una forza ecceziona-
do, il testo diventa il principale riferimento di u n a cristologia del le, la cristologia del Logos, si codificò come Scrittura e cambiò
Logos preesistente incarnato in Gesù, ignorando il grave proble- status epistemologico Venne considerata come testo sacro, che
m a posto dal suo genere letterario originale, che è una formula cessò così di essere u m a n o per divenire divino, smise di espri-
cultuale, metaforica, punto di confluenza tra la cristologia della mere la riflessione ispirata di u n a comunità cristiana per diveni-
sapienza e la cristologia del Figlio di Dio, che compie un balzo re parola pervenuta direttamente da Dio, caduta dal cielo, paro-

232 233
la che informa direttamente su Dio, essendo Dio stesso che ci de, di fede in Dio, m a si tratta di un atto di fede in noi stessi 30 :
informa riguardo a se stesso. stiamo credendo (a noi stessi) qualcosa che noi stessi abbiamo
detto, e non vogliamo indagare e analizzare l'origine della verità,
Nel caso della cristologia giovannea possiamo dire che acquisì perché ci sembra meglio che le cose restino come sono e non si
questo statuto di rivelazione per un ulteriore motivo già accen- destabilizzi l'istituzionalità religiosa che ci tiene al riparo e ci dà
nato: la comunità di Giovanni metteva in bocca di Gesù affer- significato. Sarebbe molto laboriosa - forse traumatica - una mi-
mazioni solenni sulla sua identità divina. In questo modo, una grazione di senso. Vogliamo continuare a credere in ciò che ab-
cristologia sapienziale combinata con quella del Figlio di Dio, Lo- biamo costruito perché ne abbiamo bisogno, perché a questo sco-
gos preesistente, si trasformò in materia di fede in Gesù: egli stes- po è stato costruito: per poter vivere sotto u n sacro baldacchino
so in persona avrebbe rivelato il mistero dell'incarnazione e del- protettivo venuto dall'alto, accettato e vissuto senza obiezione dal-
la sua identità divina e ce l'avrebbe confidata. Bisognava creder- la comunità religiosa 31 .
gli. Non si poteva dubitare. Non si potevano nemmeno «inter-
pretare» queste parole. Davanti a parole rivestite di tale autorità È chiaro: ciò che qui è in gioco, ancora una volta, è la compren-
assoluta e divina (e gesuanica), il ragionamento u m a n o non può sione della rivelazione, tema che abbiamo già affrontato accura-
far niente, se non rinunciare a se stesso e aderirvi ciecamente. tamente 3 2 . Siamo in attesa che discenda più ampiamente nella
coscienza del popolo cristiano una concezione meno fondamen-
In questo errore di pensare che la preesistenza del Logos e la sua talista della rivelazione: che non ignori il processo di formazio-
incarnazione in Gesù sarebbero state rivelate espressamente e di- ne degli elementi che la compongono e che valorizzi nella giusta
rettamente da Gesù di Nazareth, sono rimaste tutte le Chiese cri- misura questi elementi, m a senza sacralizzarli e senza permette-
stiane per più di millecinquecento anni, fino a due secoli fa nel re che si trasformino in un peso schiacciante che ostacoli ogni
caso dei protestanti e a cinquanta in quello dei cattolici, senza altra visione, o che tenga la comunità cristiana prigioniera dei
dire che, ancora oggi, la stragrande maggioranza dei cristiani, propri elementi umani, da essa apportati, che costituiscono il so-
cattolici ed evangelici, rimane in tale errore. strato u m a n o del processo della rivelazione. Finché questa com-
prensione non fondamentalista della rivelazione non si sarà este-
Il processo potrebbe essere stato questo: la comunità cristiana ri- sa e impadronita del cristianesimo, sussisterà il problema di al-
flette liberamente sulla propria fede. Queste riflessioni vengono cune formule obsolete nel loro significato originale, che si nega-
ad essere canonizzate come Scrittura e da lì si autoimpongono no a ogni aggiornamento ermeneutico, davanti alle quali i teolo-
come autorità divina. La Chiesa rimane così ostaggio della pro- gi non troveranno altra uscita - inutile - che quella di fare equi-
pria riflessione comunitaria, che rimane pietrificata e impedisce librismi mentali interpretativi 3 3 per trovare spiragli di libertà in
ogni revisione critica e ogni crescita 28 . questo sequestro globale, nel quale rimangono ostaggi del loro
Pensiamo di «credere a Dio» per qualcosa che in realtà Egli non stesso fondamentalismo.
ci ha mai detto; siamo noi ad averlo detto, siamo noi che glielo
abbiamo attribuito, e siamo noi che adesso diciamo che dobbia-
30
mo credere a Lui, e che non possiamo pensare altrimenti perché Qualcosa che oserei chiamare una «petizione di principio fiducia-
è Dio stesso che ce l'ha rivelato 29 . Crediamo di fare u n atto di fe- ria»: crediamo a noi stessi credendo di credere a un Altro.
31
Mariano Corbi, in Amando Robles, Repensando la religión, de la
creencia al conocimiento, Euna, San José de Costa Rica 2001, p. 17.
32
Cf. capitolo ottavo.
33
28
Questa situazione si presenta in molti altri campi della realtà ec- Con tutto il rispetto e l'ammirazione, a mio modesto avviso, sono
clesiale: ministeri, sacramenti, regole, abitudini... che la Chiesa ha «equilibrismi» alcune interpretazioni del teologo DUPUIS che tenta
creato, ma che ha attribuito erroneamente col tempo a Gesù, come di trovare, con un vero spreco di ingegnosità, gli spiragli più inim-
se lui personalmente li avesse stabiliti, e si considera ora non auto- maginabili per costruire nuove interpretazioni che possano rendere
rizzata a modificarli, rimanendo ostaggio della sua propria opera. Cf. compatibili le opinioni più classiche con le evidenze odierne che ci
Herbert Haag, Nur wer sich àndert, bleibt sich treu, Herder Verlag, s'impongono. Lo stesso Haight, che senza dubbio è più liberale e più
Friburg 2000. ID., iQuéIglesia queria Jesus?, Herder, Barcelona 1998. liberato, non tralascia di fare mostra di una capacità acrobatica si-
29 mile nella sua interpretazione, per esempio, del Concilio di Nicea,
In definitiva, credere nella rivelazione «sarebbe accettare qualcosa ibid., p. 460, per salvare, con lambiccate sottigliezze, quello che sem-
come parola di Dio, perché qualcuno dice che Dio glielo ha detto af- bra non salvabile. Se questi tentativi fossero corretti, direi che po-
finché egli lo dicesse agli altri» (Torres Queiruga, in AA.W., Diezpa- trebbero salvare la loro fede solo persone intellettualmente geniali.
lahras clave en religión, Verbo Divino, Estella 1992, p. 180).

234 235
Bisogna insistere su questo punto della «rivelazione». Perché se ta la comprensione dominante e quasi l'unica nella storia della
si sollecitano i teologi e le teologhe attuali, dopo un dialogo di Chiesa per secoli e secoli, ed è ancora oggi assolutamente mag-
discernimento sulle ragioni che invocano la necessità di una reim- gioritaria. Le preghiere del messale romano cattolico s'incarica-
postazione sia della teologia del pluralismo religioso (abbando- no di ricordarcelo quasi ogni giorno, senza che l'autorità com-
no dell'inclusivismo), sia della cristologia, alla fine i teologi e le petente si preoccupi minimamente di questo fattore di fonda-
teologhe, quando hanno dissipato tutti i loro dubbi... tirano fuo- mentalismo e di ritardo di uno dei centri generatori della co-
ri la ragione ultima, o l'unica ragione reale che non lascia loro scienza e della spiritualità cristiane...
attraversare il Rubicone: «il richiamo, a volte indiretto e acriti-
co, all'autorità della tradizione o della Bibbia» 34 . È la Scrittura Si fa dunque imperiosa la necessità di reinterpretare e di aiuta-
che lo afferma - si dice - senza assumere una impostazione cri- re il popolo cristiano a superare le interpretazioni letterali, così
tica su come si è sviluppata questa affermazione biblica, consi- come il ritorno al senso originale e alla rivendicazione della me-
derata, per il fatto di essere biblica, come una fonte autonoma tafora, che sempre si è rivelata pregna di vigoroso potere e di fe-
d'indiscutibile credibilità. Alla fine, questa è la ragione ultima, o condità. Questo è il compito della teologia, m a della teologia ve-
l'unica ragione reale di resistenza. E questo conferma ciò che ab- ra, cioè la teologia libera e gratuita, non quella dei funzionari che
biamo già detto: dato che il principio o fondamento della teolo- fanno teologia guardando verso l'alto per chiedere che cosa si può
gia è la rivelazione, la chiave di vofta del rinnovamento della teo- o non si può dire secondo gli interessi dell'istituzione. Bisognerà
logia è la reimpostazione della concezione della rivelazione. So- che i teologi ritornino bambini come quelli del Vangelo, e come
lo una teologia della rivelazione depurata dal fondamentalismo il bambino della favola di Andersen, che riuscì a dire che il re è
permetterà un avanzamento reale in tutti gli altri rami dell'uni- nudo, come in realtà lo vede la maggioranza di coloro che usa-
verso teologico e religioso u m a n o . no la testa. L'istituzione non vuole vera teologia, m a solo ideolo-
gia giustificatrice... Per questo è tanto difficile portare a termine
il rinnovamento della mentalità teologica del popolo cristiano, in
L'errore di una interpretazione letterale un'epoca come questa nella quale tanti funzionari hanno sop-
e il compito della teologia piantato il ministero della teologia.

Gli specialisti lo dicono chiaramente e con franchezza: «Riferir-


si al Logos o alla sapienza come a "un essere reale" nel contesto La lezione della pluralità delle cristologie
cristiano è, come minimo, ambiguo ed equivoco. Che cosa signi- nel Nuovo Testamento
fichi tale "ipostatizzazione" costituisce u n grande problema». Tut-
tavia, la Chiesa intera durante più di millecinquecento anni, e an- È molto importante constatare che nel NT si presentano una plu-
cora oggi l'immensa maggioranza del popolo cristiano, intende il ralità di cristologie. Non sono uguali queste cristologie, non so-
dogma «istologico e l'insieme della storia della salvezza in que- no riducibili l'una all'altra, a volte divergono notevolmente e sem-
sta forma mitica: creazione, peccato originale, scompiglio del pia- brano perfino contraddirsi in alcuni aspetti. E tuttavia sono sta-
no di Dio, ristrutturazione del piano, «invio» o missione del Ver- te tutte conservate e nessuna squalifica le altre, e tutte possono
bo, incarnazione in Gesù, morte redentrice come sacrifico espia- essere affermate simultaneamente. Perché? Precisamente perché
torio... Sant'Ignazio immaginava, letteralmente, «le tre divine per- «le cristologie sono affermazioni simboliche che concernono
sone» riunite per deliberare a quale di loro competesse di «an- aspetti trascendenti di Gesù Cristo, concepite a partire da diver-
dare» nel mondo, incarnarsi, morire e così redimere gli esseri se prospettive, senza che nessuna di esse contenga adeguatamente
umani, che dal II al X molti dei migliori teologi secolo riteneva- il proprio oggetto».
no fossero fisicamente «in potere del demonio» come effetto del Dalla sua riflessione sulla pluralità delle cristologie nel NT, Hai-
presunto peccato originale che aveva contaminato tutti gli uma- ght deduce che il criterio per l'idoneità di una cristologia non può
ni per tutti i tempi... Questa comprensione letterale della iposta- essere un'altra cristologia. La natura del pluralismo consiste nel
tizzazione e del mito che oggi riteniamo essere u n errore, è sta- mantenimento delle differenze nell'unità, o dell'unità nelle diffe-
renze. In questa concezione di pluralismo che si riflette nel NT,
non si può mettere m a n o a u n a cristologia ed erigerla a norma
34
Knitter, P., Hans Kung's Theological Rubicon, in Swidler, Léonard per le altre. Il motivo è che il pluralismo delle cristologie neote-
(ed.), Toward a Universa! Theology of Religion, Orbis Books, Maryk- stamentarie risiede propriamente nella diversità, e non c'è og-
noll 1988, p. 227. gettiva ragione in dette cristologie per preferire l'una all'altra. In

236 237
base a che cosa, si sosterrebbe, per esempio, che la cristologia nendo la metafisica)? È necessario denunciare e combattere qual-
giovannea è quella normativa, così che la cristologia di Luca, che
siasi enclave di fondamentalismo, benché esso sia incistato nel
diverge da quella di Giovanni su punti importanti, sarebbe ete-
rodossa? Né Luca squalifica Giovanni. Quindi, il processo per cuore stesso del cristianesimo.
giudicare l'ortodossia di una cristologia non può ridursi a un con- • Così come sembra che la teologia non abbia ancora tratto le con-
fronto esteriore delle differenze, tale che la descrizione, il lin- seguenze dai dati emersi dalla nuova ricerca sul Gesù storico (R.
guaggio e la struttura di credenza oggettivamente sviluppate da Aguirre), si può dire che nemmeno la teologia della rivelazione e
una cristologia possano essere la misura di un'altra cristologia. la cristologia abbiano aggiornato le loro impostazioni, né abbia-
Questo è il significato del pluralismo delle cristologie neotesta- no ricavato nuove conclusioni da tutto ciò che oggi siamo giunti
mentarie, che non può essere ignorato 3 5 . a sapere circa l'origine materiale stessa del Primo Testamento e
Con tutte esse 36 sono sopravvissute la Chiesa e la fede in Gesù, e della più vicina elaborazione del Secondo Testamento.
tutte hanno dato il loro apporto e si sono reciprocamente com-
pletate. Perché se ne dovrebbe imporre una, emarginando le altre? • Entrando in pieno, come siamo, nella rottura che il cambia-
mento epocale attuale suppone, forse dobbiamo dare più ascol-
Domande più concrete per la teologia del pluralismo religioso to alle voci che chiedono un nuovo atteggiamento di fronte a Ge-
sù. Le risposte date in epoche tanto lontane dalla nostra - sia co-
Tutta questa problematica attorno alla costruzione del dogma cri- me distanza temporale che culturale - non servono più, e la no-
stologico ha ripercussioni dirette su temi decisivi della teologia stra generazione ha il diritto e il dovere di rispondere liberamente
del pluralismo religioso. Anche in questo caso, non vogliamo ri- e rispettosamente alla domanda di Gesù: «E voi, chi dite che io
cavare «conclusioni» fisse o definitive, m a piuttosto sospetti, sug- sia?». Non si tratta di avvicinarsi a Gesù a partire da u n a rispo-
gerimenti di reimpostazione, di revisioni e nuove visioni. sta cristiana ereditata, m a di avvicinarsi a Gesù (e a qualunque
altra proposta religiosa) e a partire dalla sua conoscenza rispon-
• Sono validi i dibattiti conciliari di Nicea-Calcedonia dal punto dere alla sua domanda. Ossia, è la strada contraria a quella a cui
di vista del loro processo strettamente argomentativo 3 7 , una vol- istituzionalmente ci obblighiamo oggi nel cristianesimo.
ta che abbiamo scoperto che furono realizzati su questo cumulo
di equivoci e di cattive interpretazioni, e sulla base argomentati- • Conoscendo il processo di formazione della Scrittura, e com-
va di un NT inteso come «linguaggio descrittivo diretto», secon- prendendo teologicamente meglio il suo significato profondo, tan-
do una concezione mitica e verbalistica della rivelazione, e come to lontano dalla comprensione primitiva e mitica di ciò che è sta-
somma di versetti separabili ed estrapolati? to inteso come una «ri-velazione» fisicamente tale e quasi stret-
tamente divina, non sarebbe opportuno cambiare il nome di ciò
• Se per il NT la critica ci ha resi capaci di un'interpretazione di- che chiamiamo «rivelazione» 38 , dato che questa parola dipende da
versa da quella letterale, è mai possibile che i credi niceno e con- una comprensione mitica e inevitabilmente, per associazione di
stantinopolitano siano più sacri della stessa Scrittura così da non idee, continua a favorire il ritorno a questa nociva comprensio-
permettere che il dogma cristologico che essi esprimono sia sot- ne 39 ? Non sarebbe ugualmente opportuno cambiare il nome del-
toposto a un'analisi ermeneutica e venga recuperato secondo una la virtù della «fede»? In effetti, non è più convincente sostenere
reinterpretazione non letterale (che riscatti la metafora pospo-

38
35
Ibid. Come abbiamo patrocinato il superamento del concetto di «ele-
36 zione», ci permettiamo di suggerire la possibilità di abbandonare il
Torres Queiruga sostiene che parlare della Scrittura, del Vangelo,
del kerigma è un'astrazione, perché ciò che abbiamo sono scritture, concetto di «rivelazione» per sostituirlo con un altro più adeguato ed
vangeli e kerigmi (La revelación..., p. 424). «Lo sforzo coscienzioso e eloquente.
39
storico della filologia mette in rilievo la pluralità come caratteristica In materia di simboli, nomi e metafore, non basta sfumare i loro
della primitiva predicazione cristiana» (Rahner - Lehmann, Kerygma nomi nello status quaestionis, come facevano gli scolastici, ma è ne-
y dogma, in Mysterium Salutis I, Madrid 31980, p. 741: in Torres Quei- cessario sostituire tali simboli, nomi o metafore, perché i simboli in
ruga, La Revelación..., p. 425. generale colpiscono le strutture profonde o inconsce delle persone, in-
37 dipendentemente dal fatto che a livello cosciente possono essere sfu-
Cioè, lasciando da parte le tremende questioni sulla loro legitti- mati o perfino respinti. Se non si sostituiscono, se si continuano a uti-
mità, la mancanza di libertà, le influenze politiche patite, i discuti- lizzare, la mente e la psiche tornano di nuovo, quando meno ce l'aspet-
bili comportamenti di alcuni dei padri conciliari dirigenti... tiamo, alle strutture e ai significati che sempre hanno veicolato.
238 239
;
che la fede umana interpersonale sia la struttura o l'esperienza verranno poi accolte nella Scrittura cristiana, non toglie nulla al
umana più simile o parallela 40 al rapporto dell'essere umano con loro essere propriamente una riflessione u m a n a cristologica co-
ciò che chiamiamo Dio, né sarebbe simile alla «fede interperso- munitaria, che partecipa della limitazione e della contingenza ti-
nale» ciò che è in gioco nella scommessa fondamentale dell'esse- piche di ogni cristologia.
re umano di fronte all'esistenza e alla intuizione del senso.
• Che conseguenze avrà per la teologia delle religioni o teologia
• Si può per caso ritenere che il mandato di congelamento della del pluralismo religioso u n tale recupero di Gesù e una revisio-
formula di Costantinopoli continui a essere in vigore - come di ne della cristologia coerente con essa? Non si potrebbe pensare
fatto, per altre ragioni, si dà per scontato -, o si può pensare, al che sparirebbero la maggior parte delle difficoltà teoriche che ha
contrario, che ciò che è in vigore è l'imperiosa necessità di rileg- attualmente il cristianesimo a riconoscersi su u n piano di fon-
gere quella formula e di riformularla in modo che sia intelligibi- damentale parità con le altre religioni del mondo?
le per chi non accetti la filosofia greca (che oggi quasi nessuno
accetta) 41 ? Chi s'incarica di ricordare alle Chiese cristiane che so- Come abbiamo detto in altre occasioni, forse avremo bisogno di
no infedeli al Vangelo se non fanno il possibile per rendere in- varie generazioni per rispondere a tutti questi interrogativi che
telligibile la Buona Novella? ci si pongono. Frattanto, la nostra generazione - e soprattutto i
teologi e le teologhe - h a l'obbligo di riflettere, a voce alta, con
• Che conseguenze avrà per un cristianesimo rinnovato una im- responsabilità e altrettanta audacia, con sincerità e altrettanta li-
magine di Gesù di Nazareth recuperata e teologicamente ricrea- bertà.
ta, spogliata della distanza metafisica in cui le categorie ontolo-
giche della cultura filosofica greca l'hanno tenuta sequestrata?
Sarà un Gesù che andrà d'accordo con gli «altri nomi» , dai qua-
li pure gli esseri umani sono stati salvati in lungo e in largo del-
la storia? Sarà un Gesù capace di pregare sinceramente insieme
a uomini e donne di ogni razza, lingua e nazione (e religione)?
Sarà un Gesù che inviterà noi, suoi discepoli, affinché riuniti con
i credenti di altre religioni rendiamo grazie al «Dio di tutti i no-
mi» per la sua multiforme manifestazione, invece di andare a
convertirli alla nostra religione?
• Se, come dice Christian DUQUOC, le cristologie sono «costru-
zioni transitorie che utilizzano strumenti concettuali contingen-
ti» 43 , non si potrebbe applicare tutto questo, in qualche modo e
misura, alle cristologie che le prime comunità cristiane crearono
nella loro riflessione su Gesù risorto? Il fatto che tali cristologie

40
Sebastiàn, F., Antropologia y teologia de la fé cristiana, Sigueme, Sa-
lamanca, 1972.
41
«Rahner, osservando che la verità di un enunciato della fede tra-
scende la sua formulazione, ha fatto questa dichiarazione nel 1954:
"In questo modo, abbiamo non solo il diritto bensì il dovere di com-
prendere questa definizione, nello stesso tempo, come un punto di
arrivo e come un inizio"» (J. Moingt, ibid., p. 181). «La formula cal-
cedonense dev'essere presai più come inizio che come fine» (K. Rah-
ner, Problemas actuales de Cristologia, en Escritos de teologia I, Ma-
drid 19673, pp. 167ss.
42
Knitter, P., Jesus and the Other Nantes, Orbis, New York 2001.
43
In Mesianismo de Jesus y discreción de Dios. Ensayo sabre los limi-
tes de la cristologia, Madrid 1985, p. 11.

240 241
di più, altre meno, ma in definitiva tutte - hanno difficoltà
Capitolo tredicesimo che sembrano insuperabili sul terreno della teoria. La teo-
La «regola d'oro». ria, nell'ambito delle religioni, accresce incredibilmente le
La dimensione etica delle religioni loro difficoltà, a confronto con ciò che avviene in altri cam-
pi, come con le scienze o la politica. Nella religione la teo-
ria ha a che fare con difficoltà aggiuntive, come i «dogmi»,
la verità «rivelata», la «fede», il «magistero», il «deposito»
della fede, la fedeltà alla «tradizione», la «irriformabilità
delle verità definite», il «carattere assoluto» della propria
Dopo i due capitoli precedenti - l'uno ecclesiologico e l'altro religione, il mandato di estendere la propria verità e di
cristologico - che sono logicamente necessari per intavolare «convertire gli altri», lo zelo apostolico per combattere l'er-
il dialogo teorico con la tradizione teologico-dogmatica clas- rore, il «fondamentalismo», ecc. 1
sica in vigore, i prossimi capitoli o lezioni presenteranno
aspetti di altro genere, maggiormente in dialogo con la mo- L'aspetto teorico o teologico nel mondo delle religioni è co-
dernità e con la vita pratica. Ma prima, e come nota finale me u n campo seminato di ostacoli, sia per la «normale»
di questo dialogo con la dogmatica classica, dobbiamo ac- ragione religiosa sia per il dialogo interreligioso. Le reli-
costare anche questo tema centrale e per nulla «dogmatico», gioni hanno di fronte un difficile cammino da percorrere:
che riposizionerà la polemica teologico-sistematica su altre a u n primo livello, interno, per comprendere loro stesse la
coordinate, molto più accessibili, e ci restituirà un po' di pa- pluralità religiosa (quello che Panikkar chiama l'«intra-
ce e serenità in mezzo ai possibili dubbi. Attenti, però: la «re- dialogo») e a un secondo livello, esterno, per dialogare in-
gola d'oro», così semplice ed elementare, non cessa di esse- terreligiosamente con le altre religioni.
re rivoluzionaria... In particolare, le religioni «monoteistiche» h a n n o difficoltà
teoriche specialmente riguardo al dialogo interreligioso 2 .
Il cristianesimo ne ha 3 e, a sua volta, il cattolicesimo ne ha
I. Per sviluppare il tema di ulteriori, perché già le trova nello stesso dibattito teo-
logico interno: lì c'è la storia dei dogmi e delle eresie, la
VEDERE storia dei concili ecumenici 4 e dell'Inquisizione, i dissidenti,
i perseguitati, i condannati e i giustiziati per motivi teolo-
Il pluralismo religioso contiene inevitabilmente una di-
mensione teorica o teologica. Se, come abbiamo visto, la
1
maggior parte delle religioni sono nate nell'esclusivismo, Benché vari di questi concetti abbiano una denominazione che è ti-
la percezione della pluralità religiosa - oggi inevitabile - picamente cristiana, e anche cattolica, è chiaro che si riferiscono a
realtà che esistono anche in altre religioni, sia pure con altri nomi e
prospetta a ogni religione la necessità di comprendere teo- in altri gradi.
ricamente il significato e la validità salvifica delle altre re- 2
«Si afferma in generale che le religioni monoteistiche come il cri-
ligioni. E, logicamente, le religioni n o n possono giungere stianesimo, l'islam e il giudaismo, con la loro esigenza di verità as-
a questa comprensione se non dalla comprensione teorica soluta, troveranno estrema difficoltà a trattare con la pluralità delle
che ognuna ha di se stessa. È in questo senso che diciamo religioni» (Mathew Jayant, De la pluralidad al pluralismo, in Selec-
che il dialogo interreligioso (o perfino la semplice com- ciones de teologia 163 (settembre 2002) p. 175.
3
prensione della pluralità religiosa) presenta questa inevi- II cristianesimo, per il fatto dell'Incarnazione, e anche della Trinità,
è una religione in cui la dottrina ha molta più importanza che in al-
tabile dimensione teorica, non potendosi ridurre a u n a que- tre (cf. Meunier, Bernard, (Vor qué llegaron los dogmas?, in Seleccio-
stione solo pratica, di semplici «relazioni u m a n e pratiche». nes de Teologia 164 (dicembre 2002) p. 311; anche in RELaT,
<http://servicioskoinonia.org/relat/320.htm>.
4
Questa dimensione teorica o teologica è u n o dei grandi Tutti i concili della Chiesa cattolica, tranne il primo e l'ultimo, co-
problemi del pluralismo religioso. Le religioni - qualcuna me già abbiamo detto, hanno pronunciato i loro anatemi.

242 243
gici, dal secolo IV5 fino ad oggi 6 . Del resto, molte religioni Chiunque di noi p u ò aprire un vangelo cristiano e render-
hanno dietro di loro una pesante storia d'intolleranza e di si conto che in esso figura questa regola, così chiamata nel-
dogmatismo, che non è il migliore assetto per l'accetta- le intestazioni con cui traduttori o commentatori suddivi-
zione sincera del pluralismo. dono il testo biblico. Il nome «regola d'oro» sta a indicare
che, nonostante la sua semplicità, la regola raggiunge sen-
Ebbene, davanti a questo panorama per niente allettante, za dubbio u n livello etico molto profondo ed è somma-
è molto importante alzare lo sguardo dallo stretto campo mente preziosa fra tutte le regole, è «d'oro». «Questa in-
della teoria e rendersi conto che la teoria non è tutto, e che fatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12).
le religioni stesse hanno, entro il loro enorme patrimonio
simbolico, elementi di vita e di prassi capaci di sbloccare Ma in genere i cristiani ignorano che si tratti di una «re-
queste difficoltà e questi intoppi teorici. Ci riferiamo alla gola» in qualche modo sovracristiana, non specifica del cri-
dimensione etica, che è pure universalmente presente in stianesimo. Non solo perché è una regola di buonsenso, di
tutte le religioni, perché non potrebbe essere altrimenti. Se etica minima, o che altri chiamerebbero di etica «natura-
sul terreno teorico il dialogo tra le religioni è difficile e spi- le», ma perché è esplicitamente espressa in molte delle
noso, sul terreno etico il dialogo e perfino l'accordo e l'azio- grandi religioni con minime varianti. Vediamolo.
ne comune si presentano come molto più accessibili.
- Nella felicità e nella sofferenza dovremo astenerci dall'in-
Durante secoli, o millenni, il cristianesimo, data la sua pro-
fliggere agli altri quello che non ci piacerebbe infliggesse-
pensione all'intellettualismo in quanto erede della cultura
ro a noi (Mahavira, Yogashastra, 2, 20, Giainismo).
greca, ha messo la teoria dinanzi alla pratica, il dogma al
di sopra dell'etica, la dottrina davanti alla vita, l'ortodos- - Non ferire gli altri con ciò che fa soffrire te (Buddha, Sut-
sia al posto dell'ortoprassi. È importante riflettere su que- ta Pitaka, Udanavagga 5, 18, Buddhismo).
sta maniera erronea di procedere che, come vedremo, va - Quello che non vuoi ti venga fatto, tu non farlo agli altri
contro ciò che dicono le stesse tradizioni religiose origi- (Confucio, Analecta 15, 23, Confucianesimo).
nali. Per secoli «abbiamo messo il carro davanti ai buoi», - Non fare agli altri ciò che, se fosse fatto a te, ti cause-
ed è ora che invertiamo questo ordine di precedenza. rebbe pena (Mahabharata 5, 15,17, Induismo).
- La buona natura è quella che si reprime per non fare
Cerchiamo dunque d'illuminare questo grave problema re- all'altro ciò che non sarebbe buono per se stessa (Dadistan-
lativo alle difficoltà intellettuali o teoriche del pluralismo i-Denik 49, 5, Zoroastrismo).
religioso con la luce che ci può venire dalla dimensione eti- - Quello che per te è detestabile, non farlo al tuo prossi-
ca delle religioni. Forse essa aprirà vie di superamento, o mo. Questa è tutta la legge. Il resto sono commenti (Hil-
almeno di «relativizzazione», delle suddette difficoltà. lel, Talmud bah, Shabbat 31°, Giudaismo).
- Ciò che volete gli uomini facciano a voi, così anche voi
fatelo a loro (Gesù, Vangelo di Luca 6,31). Non fare a nes-
GIUDICARE suno ciò che non piace a te (Tobia 4,15, Cristianesimo).
- Non desiderate per gli altri, quello che non desiderate per
Per affrontare questa dimensione sceglieremo inizialmen- voi stessi (Baha'u'llah, Kitab-i-Aqdas 148, Bahài).
te u n elemento etico delle religioni che attira per lo spe- - Quello che vi irrita della condotta degli altri rispetto a voi,
ciale fascino che possiede. Ci riferiamo alla cosiddetta «re- non fatelo a loro (Isocrate, Nicocles 61, Filosofo greco).
gola d'oro». - Veramente, Dio ordina la giustizia e di fare il bene {Co-
rano 16:92). Nessuno di voi è u n credente sino a che n o n
desidera per suo fratello ciò che desidera per se stesso (Sun-
5 nah, Islam).
È stato probabilmente Priscilliano il primo eretico mandato a mor-
te dalla Chiesa cristiana, nell'anno 380.
6
Si afferma che siano più di 500 i teologi e le teologhe perseguitati Questa regola d'oro è dunque scritta nelle Sacre Scritture
durante il periodo di Giovanni Paolo IL delle principali religioni del mondo. Si tratta di una rego-

244 245
la «rivelata», una rivelazione concepita ogni volta con spe- zioni più rilevanti di questa regola d'oro all'interno della
cifiche modalità. Possiamo pensare, in ogni caso, che nes- nostra concreta tradizione cristiana. Cosa p u ò significare
suna religione rivendicherà di avere una propria ed esclu- per noi questa preziosa regola?
siva rivelazione di questa regola d'oro. Tra l'altro perché è
testimoniata anche da filosofi che si attengono alla sola ra-
gione umana. Così, di Talete di Mileto (600 a.C), si rac- a) «Conoscere Yahvè è praticare la giustizia»
conta che essendo stato interrogato sulla massima regola
del vivere bene, rispondesse: «Non fare il male che vedi in È l'espressione sintetica di u n pensiero e un richiamo ca-
altri». In Pitagora (580 a.C.) troviamo una formula simile: ratteristico dei profeti biblici. Lo ripetono all'infinito. Ve-
«Non fare tu quello che aborrisci in altri». Isocrate (400 diamo un testo tipico:
a.C.) formula la stessa cosa in modo positivo: «Tratta gli
altri allo stesso modo in cui tu desideri essere trattato» 7 . Guai a chi costruisce la casa senza giustizia e il piano di so-
L'«imperativo categorico» di Kant potrebbe essere inteso pra senza equità, che fa lavorare il suo prossimo per nulla,
come una modernizzazione, razionalizzata e secolarizza- senza dargli la paga, e dice: «Mi costruirò una casa grande
ta, di questa regola d'oro: «Agisci in modo che questa mas- con spazioso piano di sopra-» e vi apre finestre e la riveste di
sima della tua volontà possa valere in ogni momento co- tavolati di cedro e la dipinge di rosso. Forse tu agisci da re
me principio di una legislazione universale» 8 . O anche: perché ostenti passione per il cedro? Forse tuo padre non
«Agisci in modo tale da usare l'umanità, tanto nella tua mangiava e beveva? Ma egli praticava il diritto e la giustizia
persona quanto in qualsiasi altra, sempre come u n obiet- e tutto andava bene. Egli tutelava la causa del povero e del
tivo e mai come u n semplice mezzo» 9 . misero e tutto andava bene; questo non significa infatti co-
Possiamo ritenere, dunque, che questa regola universal- noscermi? (Ger 22,13-16).
mente percepita con la sola ragione, sia confermata e con-
sacrata dalle religioni, che la considerano come «d'oro», «Conoscermi consiste nel praticare la giustizia», dice il te-
cioè valida, centrale, prima, imprescindibile, e riassuntiva sto 10 , in sintesi. Per noi che siamo occidentali eredi della
dell' insieme dei doveri umani e religiosi. cultura greca, la grande tentazione è quella di ridurre que-
sto pensiero profetico semita alle nostre categorie elleni-
Se esiste questo consenso umano, e al contempo filosofi- che, introducendo perciò le categorie di «causa» ed «effet-
co e religioso, così universale, bisogna chiedersi: non sa- to»: la pratica della giustizia è «effetto» del conoscere
rebbe possibile e conveniente fare di questa regola d'oro il Yahvè, che sarebbe la «causa». Con ciò, conoscere Yahvè
fondamento certo del dialogo interreligioso? Le religioni continua a essere conoscere Yahvè, e praticare la giustizia
non trovano forse qui un terreno comune accettato da tut- continua a essere praticare la giustizia; l'unica cosa che
te, per costruire, a partire da esso, consensi più ampi e facciamo è introdurre tra i due elementi u n vincolo cau-
profondi? sale. Ma anche la Bibbia conosceva la categoria «causa»,
però non la applica. Per i profeti - e u n po' per tutta la Bib-
bia -, il «conoscere» non è u n atto intellettuale che ha con-
FONDAMENTI BIBLICI seguenze etiche, m a u n atto che si realizza nella stessa pra-
tica etica dell'amore e della giustizia. È colui che pratica
Vorremmo ora cercare i precedenti, i fondamenti e le proie-

10
7
Si possono citare molti altri testi: Gd 2,16-19; 3,10; 4,10; 10,2-3.
Cf. L. Boff, Jesucristo el Liberador, Sai Terrae, Santander 1980, p. 98. ISam 8,7-22; 9,17; 13,14. Os 8,13; 6,6; 4,lb-2; 2, 21-22; 10,12; 12,17.
8
1. Kant, Krìtik derpraktischen Vernunft, A 54, in Werke, voi. IV, Frank- Ger 6,18-21; 7,4-7.11-5.21-22; 21,12; 9,23. Is 1,11-17; 1, 23; 3,14-15;
furt/Darmstad 1956, 140. 10,1-2; 11,1-9; 32,17-18; 58, 2.6-10. Sai 82,2-4; 9,10-13; 10,14-15; 33,5;
9
I. Kant, Grundlegung tur Metaphysik der Sitten, BA 66s, in Werke, 37,21; 40,18; 62,11; 72,4; 76,10; 89,11. Am 5,21-25; 5,7-17. Mie 6,6-
voi. IV, 67. 8.9-12.
246 247
l'amore e la giustizia che realmente «conosce» Yahvè, e lo nostra cosmovisione religiosa. Ma i profeti non sono preoc-
conosce nell'atto stesso di questa pratica. Benché non co- cupati per il «culto in quanto tale», perché non sono gre-
nosca Dio alla maniera greca, ossia, benché non lo sappia ci. Ciò che loro manifestano è che l'accesso privilegiato a
definire, né sappia esprimere qual è la sua natura, né sap- Dio non solo non avviene per la via intellettuale, dottri-
pia formulare una dottrina al riguardo con concetti «chia- nale e dogmatica dell'ortodossia, come accennavamo nel
ri e distinti». paragrafo precedente, m a consiste nella pratica del culto,
nella pratica dell'amore e della giustizia. Per i profeti, per
Nella mentalità biblica, dunque, la regola d'oro è la «pra- così dire, la regola d'oro ci avvicina a Dio più che il culto
tica della giustizia e dell'amore» ed è, per ciò stesso, «co- stesso.
noscenza di Dio». Ovviamente, questo principio così uni-
versale è indubbiamente una base fondata e sicura per la Se è così, l'alleanza delle religioni nella lotta per la giusti-
costruzione di una teologia del pluralismo religioso, come zia si trasforma nel contempo in esperienza di Dio, che
anche per mettere in moto un dialogo interreligioso senza può essere esplicitata come esperienza interreligiosa, e que-
frontiere. sta sarà senza dubbio la piattaforma che riunirà le migliori
condizioni per realizzare un dialogo interreligioso.
b) La giustizia come il vero culto
e) Gesù conferma questi orientamenti profetici
Nell'A.T. questo è u n tema legato al precedente. Poiché i
profeti ritengono che conoscere Yahvè è praticare la giu- Poiché abbiamo già trattato questo lato concreto di Gesù
stizia, proprio per questo h a n n o u n atteggiamento molto nella lezione 10, adesso ricorderemo semplicemente quan-
sospettoso di fronte al culto. Si è parlato dell'«anticulto» to detto e ne amplieremo solo qualche aspetto. Lì diceva-
dei profeti. Il loro dilemma è: culto o amore-giustizia? I lo- m o che Gesù si manifesta chiaramente come teo-regno-
ro testi sono lapidari e perfino sconcertanti. Vediamo que- centrico, macroecumenico, teoprassico, anticultuale, non
sto di Amos: ecclesiocentrico, oltre il religioso... Con questo atteggia-
Io detesto, respingo le vostre feste mento Gesù proclama la regola d'oro: Mt 7,12 e Le 6,31.
non gradisco le vostre riunioni; Vi sono molti altri passi evangelici, del genere più diverso,
anche se voi mi offrite olocausti, che coincidono e rafforzano la stessa visione:
io non gradisco i vostri doni - Mt 25,3 lss: hanno conosciuto Dio e sono stati di fatto in
e le vittime grasse come pacificazione rapporto con Lui, coloro che h a n n o servito misericordio-
io non le guardo. samente i bisognosi. Hanno conosciuto Dio perché h a n n o
Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: praticato la giustizia, benché non sapessero di essere in
il suono delle tue arpe non posso sentirlo! rapporto con Dio. La loro positiva relazione con Dio era
Piuttosto scorra come acqua il diritto pratica, non intellettuale o teorica. La «parabola degli atei»,
e la giustizia come un torrente perenne. come è chiamata questa parola di Gesù, è un'altra manie-
Mi avete forse offerto vittime ra di presentare la regola d'oro. Questa parabola riassume
e oblazioni nel deserto anche «la Legge e i profeti». La sua esigenza etica suppli-
per quarant' anni, o Israeliti? (Am 5,21-25). sce ogni esigenza di culto e di ortodossia (Mt 25,37.38.44).
Anche qui è facile dire che i profeti non sono «contro il - Le 10,25 espone la stessa idea attraverso un caso più
culto in quanto tale», bensì solo contro u n culto celebra- estremo, con una presentazione che potremmo chiamare
to in condizioni d'ingiustizia. Con ciò, il pensiero dei pro- ancora più anticlericale, anticultuale, antistituzionale. Il
feti si adatterebbe facilmente alla nostra mentalità e il cul- soggetto proposto come esempio non è precisamente u n
to potrebbe continuare a occupare il posto centrale della m e m b r o del Popolo di Dio, non conosce la Legge e, più an-
248 249
cora, è eretico scismatico, eterodosso, «samaritano». È ri- d) Il resto del Nuovo Testamento
saputo che per gli ebrei dell'epoca, il samaritano era il pro- insiste sullo stesso concetto
totipo della persona eterodossa. Ebbene, questa persona
viene prima, nella parabola di Gesù, del levita e dello stes- In primo luogo bisogna riconoscere che la regola d'oro com-
so sacerdote. Di dove gli viene tale precedenza? Non dalla pare, senza questo nome m a in maniera pienamente equi-
sua conoscenza intellettuale, teologica, teorica, dogmati- valente, in altri punti del NT, come Gal 5,14: tutta la Leg-
ca. .. in cui era chiaramente inferiore, bensì «dall'avere pra- ge è compiuta con u n solo comandamento, «amerai il pros-
ticato la misericordia nei confronti del suo prossimo». Que- simo come te stesso». (Il «come te stesso», riconduce il co-
sta e molte altre pagine del vangelo che mettono stranieri m a n d a m e n t o dell'amore alla «regola d'oro»).
davanti al «popolo eletto», sono chiaramente altrettante
versioni della regola d'oro evangelica. La lettera di Giacomo è il testo più conosciuto del NT per
la sua insistenza sulla necessità delle opere al di sopra del-
- Nella conversazione con la donna samaritana (che, per la necessità della fede: Gc 2,14-18.
la mentalità giudaica del momento, doveva essere doppia-
mente evitata, perché donna e perché eterodossa), Gesù si Però, chi più elabora il rapporto tra la conoscenza di Dio
pone al di sopra della discussione religioso-teologica non e l'amore, è Giovanni nella sua prima lettera. Giovanni in-
conciliabile che contrapponeva i due popoli, l'ebreo e il sa- siste sulla negazione di u n accesso «diretto» a Dio; è solo
maritano. Si consideravano reciprocamente eretici, etero- mediante l'amore ai fratelli che accediamo a Dio. «Nessu-
dossi, scismatici, lontani da Dio, persone e popoli che do- no mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio ri-
vevano essere evitati. Ma Gesù non evita la samaritana; al m a n e in noi e l'amore di lui è perfetto in noi» (lGv 4,12).
contrario, si avvicina a lei, intavola u n a conversazione ami- «Se uno dicesse: Io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è u n
chevole e le annuncia che è già arrivata «l'ora» in cui «i ve- mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede,
ri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, né a non può amare Dio che non vede» (lGv 4,20).
Gerusalemme né sul Garitzim». Di nuovo Gesù assume le Per il resto, parallelamente a come abbiamo visto affer-
posizioni dei profeti, cioè della conoscenza di Yahvè come mare dai profeti che «conoscere Yahvè è praticare la giu-
pratica della giustizia e del primato dell'amore concreto stizia», Giovanni dirà che l'amore interumano è equiva-
sul culto. lente alla conoscenza di Dio: «Carissimi, amiamoci gli uni
gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque a m a è genera-
Per brevità non commenteremo molti altri testi evangeli- to da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto
ci, per esempio Mt 5,23-24: lascia l'offerta e riconciliati in Dio, perché Dio è amore» (lGv 4,7-8).
primo luogo. Mt 9,11-13: misericordia voglio, non sacrifi-
ci. Mt 23,23-24: dimenticano la cosa più grave, la giustizia
e l'amore. INTERPRETAZIONE TEOLOGICA
E. STAUFFER arriva a dire: «L'epifania dell'umanità di Dio
culmina nella professione, da parte di Gesù di Nazareth, Diamo ora un'interpretazione teologica a questi elementi bi-
della regola d'oro della carità umana» 1 1 . L'umanità di Dio blici che abbiamo incontrato riguardo alla «regola d'oro».
arriva a manifestarsi pienamente in Gesù quando egli assu- Cosa significa, cosa implica questa regola d'oro della sag-
me questa percezione universale della centralità dell'amore gezza umana, sancita religiosamente da tutte le grandi reli-
e della giustizia come via di accesso a Dio (e pertanto - pos- gioni?
siamo aggiungere - di dialogo tra tutti coloro che cercano
Dio, di dialogo interreligioso). • Chiaro primato dell'ortoprassi sull'ortodossia

11
[orto = retto, corretto; prassi = pratica; dossia = opinione,
Die Botschaft Jesu damals und heute, Bern-Miinchen 1959, p. 59. dottrina].
250 251
E molto più importante avere u n a buona prassi che avere privilegiata - per esempio tra i cristiani - per l'accesso a
una buona dottrina, benché, ovviamente, la cosa migliore Dio, è in primo luogo quel culto-sacramentale, e anche giu-
è l'insieme dei due elementi; i due elementi, però, non so- ridico-dottrinale (essere nella vera fede, nella fede della
no assiologicamente uguali. Chiesa, nella fede ortodossa, nella pratica del culto e dei
sacramenti). Con questo, si aveva praticamente il tutto del-
Nonostante la crescita smisurata delle disquisizioni teori- la comunione con Dio. Se in seguito succedeva che la per-
che e delle complicazioni legaliste che si è avuta in quasi sona apparisse ingiusta o sfruttatrice, si riconosceva che
tutte le religioni, la regola d'oro in esse presente testimo- era una persona incoerente, ma non cessava di restare nel-
nia la prevalenza dell'ortoprassi sull'ortodossia. Questa pre- la verità e nella comunione col Dio che salva. Al contrario,
valenza si manifesta soprattutto, più che negli apparati isti- se qualcuno non accettava un dogma era considerato u n
tuzionali - giuridici o dottrinali - delle religioni, nei santi eretico, restava fuori dalla religione, escluso dalla comu-
e nei mistici. Non per nulla molti santi e mistici si sono vi- nione con Dio e, pertanto, fuori dalla possibilità di salvez-
sti accusare dalle stesse istituzioni religiose. za, senza che nemmeno fosse presa in considerazione la
sua vita, per vedere se in essa si manifestassero l'amore e
È stata la teologia della liberazione - cristiana e non cri-
la giustizia. Ciò che assicurava la comunione con Dio era
stiana - che modernamente è tornata a mettere in rilievo la
l'ortodossia. L'ortoprassi si riconosceva semplicemente co-
preminenza dell'ortoprassi, ed è stata accolta con diffiden-
me u n a conseguenza derivata, confacente con l'ortodossia,
za e rifiuto dai poteri stabiliti delle religioni. Con ciò, que-
m a di natura secondaria.
sta teologia si mostra capace di dialogare sia col pensiero
moderno (così marcatamente influenzato dalla filosofia del- Restituendo all'ortoprassi il suo posto privilegiato (e non
la prassi), sia con le religioni liberatrici, aprendo una nuo- considerandola come assiologicamente simmetrica all'or-
va tappa di ecumenismo, u n ecumenismo liberatore. todossia e al culto) stiamo dando credito alla regola d'oro
manifestata da Gesù, non solo quando la proclamò lette-
Come abbiamo detto prima, molte volte nella storia, le re- ralmente, ma nella proclamazione che ne fece in tante pa-
ligioni - e molto concretamente il cristianesimo - hanno gine della sua vita (come sopra abbiamo esplicitato). La
messo l'accento e la principale attenzione sull'ortodossia, regola d'oro, che ha occupato classicamente tra i cristiani
dedicando a ciò energie molto preziose e, a volte, perfino u n posto oscuro e irrilevante, è debitamente intesa e con-
inusitate violenze. Nel dialogo interreligioso è successo al- siderata, un principio teologico rivoluzionario:
trettanto: il primo avvicinamento è stato spontaneamente
dottrinale, teorico, di confronto dogmatico, mentre oggi «La grande rivoluzione religiosa compiuta da Gesù consi-
pensiamo che il dialogo in primo luogo debba consistere ste nell'avere aperto agli uomini un'altra via di accesso a
nella comunione pratica, nel «dialogo della vita», nella col- Dio, diversa da quella del sacro, la via profana del rapporto
laborazione alla difesa della vita, nella pratica dell'amore con il prossimo, il rapporto etico vissuto come servizio al
e nella promozione della giustizia. Non è che si disprezzi- prossimo e portato fino al sacrificio di sé. [...] Egli l'aprì
no gli elementi teorici o dottrinali, semplicemente si chie- attraverso la sua stessa persona, accettando di pagare con
de di ricollocarli nel luogo che loro corrisponde. la sua vita la bestemmia di avere tolto al culto il monopo-
L'amore è più importante della fede e della religione. La lio della salvezza» 12 .
vera religione è l'amore. Bisogna riconoscere che il cristianesimo storico ha di-
menticato questo atteggiamento religiosamente rivoluzio-
nario di Gesù ed è ritornato alle categorie e alle pratiche
• La regola d'oro è la rivelazione classiche delle religioni giuridiche, ontologiche e cultuali:
(naturale e soprannaturale)
di u n a nuova via di accesso al divino
12
J. Moingt, El hombre que venia de Dios II, Desclée, Bilbao 1995, p.
La comunione, che tradizionalmente è stata considerata 154.

252 253
la dottrina, l'ortodossia, il culto, la pratica istituzionale... te. La regola d'oro di tutte le religioni evidenzia che le re-
ligioni stesse non devono litigare tra loro, né devono ten-
tare di conquistare il mondo, né d'imporre la loro dottri-
• Equivalenza tra la regola d'oro na o la loro identità a tutto il pianeta... («Non fare agli al-
e l'opzione per i poveri tri...»). Al contrario, la regola d'oro esige dalle religioni
un'etica minima e massima anche nel loro rapporto con le
Che cos'è optare per i poveri se non optare per gli oppres- altre religioni («Non trattare i credenti di un'altra fede...
si?13 E che cos'è optare per gli oppressi se non fare agli al- Non trattare le altre religioni...»). Ma questo già ci condu-
tri quello che vorremmo fosse fatto a noi, se ci trovassimo ce alla terza parte, quella dell' azione.
nella stessa situazione? La regola d'oro è u n fondamento
sufficiente per l'opzione per i poveri; non mancano bril-
lanti o ricercati argomenti per fondarla. AGIRE
Per questo possiamo comprovare che anche l'opzione per Gli elementi chiarificatori di prima ci hanno già messo sul-
i poveri si esprime - con più o meno chiarezza di perce- la strada di diverse conseguenze operative. Dividiamo in
zione - in tutte le religioni. Tutte parlano dell' amore, del- due queste conseguenze. Una si riferisce all'etica come dia-
la misericordia, dell'attenzione ai poveri. In tutte, i poveri logo interreligioso e l'altra all'etica del dialogo interreli-
occupano u n posto centrale. In qualche momento della sto- gioso.
ria questa centralità dei poveri può restare offuscata, di-
menticata, o semplicemente trasformata in paternalismo
o in beneficenza assistenzialista. A. L'ETICA COME DIALOGO INTERRELIGIOSO

Se tutte le religioni accettano la regola d'oro, è possibile


• Più in là o più in qua del religioso u n accordo in campo etico, una pratica comune, u n «dia-
logo pratico». E sarà inoltre u n dialogo salvifico per l'es-
Se la regola d'oro è una regola «minima» e, nello stesso sere umano, perché si tratterà di una collaborazione che
tempo, è la «massima» regola comune che le religioni cap- porrà al centro la salvezza degli esseri umani più deboli,
tano di Dio, resta chiaro che in essa non è presa in consi- più esposti alle disgrazie della vita. Il compito urgente di
derazione la religione in quanto tale. Dio non è geloso in questo dialogo interreligioso sulla base della regola d'oro
materia di religioni. Nella regola d'oro, che bisogna salva- consiste nell'elaborare un programma concreto di realiz-
guardare come minima e massima, non entra in conside- zazione dell'etica minima che la regola d'oro postula.
razione l'appartenenza o la fedeltà alla propria religione
come prima mediazione di salvezza. La cosa più impor- Se la regola d'oro chiede di trattare gli altri come vorrem-
tante non è la religione stessa, bensì l'amore, la giustizia, mo essere trattati noi stessi, le religioni che considerano
il comportamento etico rispetto a questi valori. La religio- rivelata la regola d'oro, devono metterla in pratica non so-
ne è un mezzo al servizio di qualcosa di più grande di se lo all'interno delle loro comunità e nel rapporto tra queste,
stessa. Non dev'essere assolutizzata. L'importanza della re- ma anche al di fuori di esse e all'interno delle comunità in
ligione concerne u n secondo livello, derivato e susseguen- cui sono presenti varie religioni e, non meno importante,
in rapporto al mondo intero, che è la comunità interreli-
giosa più significativa. Se le religioni sono al servizio
13
dell'Umanità e credono in questa regola d'oro, devono se-
Vigil, J.M., La opción por los pobres es opción por la justicia, y no dersi a dialogare per unire i loro sforzi di fronte al «trat-
es preferencial. Para un reencuadramiento teológico-sistemàtico de la
opción por los pobres, in Theologica Xaveriana 149 (gennaio-marzo tare tutti i fratelli e le sorelle che soffrono, come tutti vor-
2004) pp. 151-166, Universidad Javeriana, Bogotà. r e m m o essere trattati». Le religioni devono dialogare, m a

254 255
non, in primo luogo, di teologia e di dottrine religiose, ma ci delle istituzioni religiose mostrano spesso diffidenza da-
dell'essere umano, della situazione di dolore in cui si sen- vanti a questo dialogo della vita e pongono restrizioni (proi-
te sommerso il mondo, per compiere quanto prima l'etica biscono che si preghi insieme o che si celebrino liturgie co-
minima della regola d'oro. muni, che si proclamino liturgicamente testi di Sacre Scrit-
ture diverse dalla propria, esigono che si aspetti che i teo-
L'etica stessa, l'impegno a beneficio dei più svantaggiati logi esperti discutano gli aspetti dogmatici...), m a l'espe-
dev'essere il primo dialogo interreligioso, il primo accordo rienza del «dialogo della vita» è una realtà ed è un'espe-
tra le religioni. Non sarà u n dialogo che comprenda tutto, rienza che cresce di giorno in giorno.
poiché rimarranno sempre da discutere gli aspetti teorici
e il superamento dei problemi e delle differenze dottrina- Nel capitolo 24 riprenderemo questo tema del «dialogo del-
la vita».
li e dogmatiche. Sarà un dialogo parziale, m a costituirà «la
miglior parte» del dialogo (quella dell'ortoprassi) e, certa-
mente, la più urgente. B. L'ETICA APPLICATA ALLO STESSO DIALOGO INTERRELIGIOSO
L'altra parte, la parte teorica o dottrinale «può aspettare». Lo stesso dialogo religioso dev'essere introdotto nello spi-
Le religioni stanno vivendo separate e isolate da 3000 o rito della regola d'oro. C'è un'«etica minima» che si deve
4000 anni, ognuna chiusa nel proprio mondo; è solo dalla applicare anche al dialogo stesso. Ogni persona religiosa e
seconda metà del secolo XX che si sono intensificati i con- ognuna delle istituzioni religiose deve fare propria la re-
tatti e la conoscenza reciproca tra le religioni, in u n pro- gola d'oro nel campo del suo stesso rapporto con le altre
cesso che in realtà è appena cominciato. Come possiamo religioni: «Non trattare le altre religioni come non vorre-
pretendere di superare le distanze e le naturali incompati- sti che trattassero te e la tua religione».
bilità tra sistemi simbolici da sempre isolati, tra i quali bi-
sogna costruire ancora i primi ponti? Come già abbiamo Ci piacerebbe che un'altra religione parlasse della nostra
detto a proposito degli aspetti cristologici, è possibile che come di u n a religione «in stato di salvezza gravemente de-
si debbano attendere varie generazioni prima di avere ri- ficitario»? O che ci considerasse «inutile tentativo umano»
sposte nuove e soddisfacenti alle domande teologiche che per captare Dio, di fronte a quella che sarebbe «la mani-
il pluralismo religioso pone. festazione di Dio che va incontro all'uomo»? Ci piacereb-
be ascoltare la zelante predica di un'altra religione che cer-
La convivenza e il dialogo delle religioni, per mettere co- casse la nostra «conversione per evitarci la perdizione eter-
munitariamente in pratica la regola d'oro che tutte pro- na»? Come ci sentiremmo davanti a una religione che pro-
fessano e proclamano, sono però u n primo e urgente im- clamasse pubblicamente la sua convinzione che solo essa
perativo, in linea di principio possibile. Si tratta del «dia- è la vera, e che tutte le altre - con tutte le loro mediazio-
logo della vita» che molti proclamano come la prima cosa ni, mediatori, Scritture... - sono false, inutili, deficitarie o
che si deve portare a termine tra le comunità delle diver- destinate a scomparire?
se religioni. Non si tratta di una idea nuova o di u n a pro-
posta teorica; il dialogo della vita è già una realtà per mol- Dice John Hick: «Uno deve seguire la regola d'oro e conce-
te comunità interreligiose in tutto il mondo: comunità re- dere all'esperienza religiosa di altre tradizioni la stessa pre-
ligiose che si uniscono per risolvere problemi comuni di sunzione di veridicità cognitiva che giustamente reclama per
acqua, di approvvigionamento, di abitazione, di acco- la propria religione» 14 . Concedere alle altre religioni la stes-
glienza di emigranti... Persone e comunità di diverse cre- sa presunzione di veridicità e di validità che reclamiamo per
denze che mostrano che è possibile lottare insieme per la la nostra... Non poteva essere detto meglio.
giustizia, perché credono nel Dio della Vita e nella regola
d'oro, che propone al di sopra di tutto l'amore per il pros- 14
simo, specialmente per i più oppressi o bisognosi. I verti- J. Hick, God has many names, The Westminster Press, Philadelphia
1982, p. 24.
256 257
Parlando del cristianesimo, ricordiamo che nella storia è
venuto notevolmente meno alla regola d'oro. Come abbia- conquistare, sia a partire dalla coscienza etica secolare
mo fatto notare nel capitolo 11, la chiesa cristiana che era umana, sia dalla coscienza religiosa delle grandi religioni
stata perseguitata sotto l'impero romano, si trasformò qua- che, come abbiamo visto, assecondano con la loro «rego-
si inconsciamente in una Chiesa persecutrice delle altre re- la d'oro» questa stessa etica minima.
ligioni. Più avanti, la convinzione di essere la vera religio- In questa lezione abbiamo parlato dell'etica «minima». Nel-
ne la portò a imporre anche la persecuzione al proprio in- la lezione 22 a ci occuperemo di sviluppare questo solido
terno, con l'inquisizione, la caccia alle streghe, il rogo de- fondamento etico verso la sua massima proiezione, verso
gli eretici, il rifiuto della democrazia e delle moderne li- l'ambito mondiale.
bertà, la censura, il magistero escludente... Una minima
attenzione a questa regola d'oro l'avrebbe liberata dall'ac-
cettazione di questi metodi di violenza e di persecuzione II. Testi antologici
sia verso le altre religioni sia verso i propri membri.
• Quando uno acquisisce u n a quantità infinitesimale di
Il principio della regola d'oro esige che le religioni sospen- Amore, si dimentica di essere musulmano, mago, cristia-
dano i tradizionali atteggiamenti di esclusivismo, intolle- no o infedele (Ibn 'Arabi).
ranza e disprezzo verso gli altri. Anche se le convinzioni
dottrinali di una religione insistessero nel farne l'unica ve- • Trovai l'Amore al di sopra dell'idolatria e della religione.
ra, la regola d'oro continuerebbe a insistere sull'imperati- Trovai l'Amore oltre il dubbio e la realtà (Ibn 'Arabi).
vo di non trattare gli altri come nessun essere u m a n o vor- • Se senti nel più profondo di te stesso che ciò che ti inci-
rebbe essere trattato. Perfino la persona che fosse in «er- ta al bene è il tuo amore per Dio e il tuo amore per gli es-
rore religioso» dev'essere trattata con ogni rispetto, aiuta- seri u m a n i che Dio ama; se pensi che il male consiste nell'al-
ta in tutte le sue necessità materiali, ascoltata e favorita af- lontanarsi dalle persone, perché Dio le ama come ama te,
finché possa seguire la propria coscienza e praticare la sua e che perderai il tuo amore per Dio se fai del male a colo-
religione. ro che egli ama, vale a dire, tutti gli esseri umani... Allo-
(È bene ricordare in questo momento la crisi prodotta nel- ra, tu sei discepolo di Gesù, qualunque sia la religione che
la Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II, quando accettò professi (Kamill Husayn).
il principio della libertà religiosa con la dichiarazione Di- • L'importante non è ciò che una persona dice della pro-
gnitatìs Humanae; famosi teologi conservatori brandirono pria fede, m a ciò che questa fede fa di quella persona (Ibn
il noto argomento che «solo la verità ha diritti, l'errore non Hazm, Cordova, 994-1064).
li ha». È il pensiero fondamentalista: se solo noi siamo nel-
la verità e gli altri sono in errore, il diritto è tutto dalla no-
stra parte e il mondo dev'essere come noi lo vediamo; ab- III. Domande per riflettere e lavorare in gruppo
biamo il diritto che la nostra religione s'imponga e che la
società adotti gli usi e le leggi della nostra religione (e del- - Le religioni giungeranno a un accordo teologico o dot-
la nostra cultura), mentre gli altri e le altre religioni (e cul- trinale? E possibile? Perché?
ture) non hanno diritti, perché sono nell'errore... E questa - Nella nostra formazione cristiana, che importanza è sta-
è precisamente una grave violazione - ancora frequente - ta data alla «regola d'oro»? Raccontare la propria espe-
dell'etica minima della regola d'oro). rienza.
La prevalenza dell'etica, del rispetto, dell'ascolto dell'altro, - Perché chiamiamo questa regola d'oro la regola dell'«eti-
della tolleranza della diversità culturale e religiosa, delle ca minima»?
minoranze religiose, della pluralità, dei diritti umani cul- - Mi sembra «verosimile» che Dio si sia rivelato solo a u n
turali e religiosi... sono un'etica minima che dobbiamo popolo, il nostro, e che abbia lasciato che gli altri evolves-
sero culturalmente - lungo tutta la storia umana - con re-
258
259
ligioni che n o n trovano davvero Dio, e che ci chieda di con- Capitolo quattordicesimo
vincerli ad abbandonare la loro religione per convertirsi al-
la nostra? È verosimile? Posso crederlo? È «bene-simile»? Un altro modello di verità
Mi sembrerebbe un atteggiamento degno di Dio?
- L'errore ha diritti? Le persone che sono nell'errore, han-
no diritti? Ha diritto u n a persona a praticare qualsiasi re-
ligione, perfino u n a «religione che non è quella vera»? Una
persona ha il diritto di sbagliarsi? Perché?
- Che conseguenze ha per il dialogo interreligioso dei cri-
stiani ognuno dei quattro punti presentati nella parte dei Nel cammino che stiamo facendo in questa seconda parte
«Fondamenti biblici» di questa lezione? del nostro corso («Giudicare»), abbiamo affrontato il tema
dai rami principali della teologia classica (rivelazione, cri-
stologia, ecclesiologia...), e nella lezione precedente abbiamo
aperto una nuova uscita: quella verso l'etica. È necessario
Bibliografia ora affrontare un tema che sta su un piano diverso: quello
del «problema della verità», un tema non propriamente teo-
JEREMIAS J., Goldene Regel, en RGG (1958) 1688SS.STAUFFER E., logico, non religioso, bensì piuttosto filosofico; ossia, qual è
Die Botschaft Jesu damals und Heute, Bern/Mtmchen 1959, pp. V«epistemologia» (teoria della scienza) o la «gnoseologia»
55-56. (trattato della conoscenza) che utilizziamo, consapevolmen-
KUNG H., KUSCHEL K.J., Hacia una ètica mundial. Declaracìón del te o meno, in tutte le nostre affermazioni teologiche...
Parlamento de las religiones del mundo, Trotta, Madrid 1993.
KUNG H., Projeto de Ètica Mundial. Urna mora! Ecumènica em vi-
sta da sobrevivència fiumana, Paulinas, Sào Paulo 20013.
PHILIPPIDIS L.J., Die goldene Regel, religionsgeschichtlich untersu-
I. Per sviluppare il tema
cht, Leipzig 1929.
RAHNER K., Sobre la unidad del amor a Dios y el amor al prójimo, Per affrontare in profondità il tema del pluralismo religioso
in Escritos de Teologia VI, Madrid 1969, pp. 271-292. non basta elaborare riflessioni a partire dalla propria tra-
VIGIL J.M., La opción por los pobres, lugar privilegiado para el dià- dizione religiosa, n e m m e n o è sufficiente confrontarle con
logo entre las religiones. IN ASETT, Por los muchos caminos de le tradizioni di un'altra o di altre religioni. Ci sono pro-
Dios - II, Abya Yala, Quito 2004, pp. 17-32. blematiche che stanno al di là degli argomenti che posso-
VIGIL J.M., La opción por los pobres es opción por la justicia y no no fornire le tradizioni religiose stesse, perché dipendono
es preferencial. Para un reencuadramiento teológico-sistemdti- da altri strati della conoscenza u m a n a . È come quando
co de la opción por los pobres, in Theologica Xaveriana 49 (ene- proiettiamo u n film o u n video: a parte il trattamento
ro-marzo 2004) Bogotà. dell'immagine e del colore nella ripresa e nella produzio-
ne, c'è u n altro problema, che n o n sta nella pellicola stes-
sa e n e m m e n o nel suo copione, m a che influirà inevita-
bilmente sulla sua visualizzazione: è lo schermo sul qua-
le proiettiamo, che dev'essere bianco e piano, e anche pu-
lito. Se non si danno queste condizioni - del tutto estra-
nee alla pellicola stessa - la sua visualizzazione risulterà
distorta.
Il dibattito teologico sul pluralismo religioso si effettua ne-
cessariamente su u n o schermo: quello del «modello di ve-
rità» con il quale pensiamo ed elaboriamo la nostra cono-
260 261
effettivamente, si trattava di una specie di «presupposto cul-
scenza. Sono quelli che in filosofìa si chiamano gli aspet- turale», era nello «schermo» comune sul quale tutti proiet-
ti epistemologici, criteriologici, gnoseologici... cioè: le con- tavamo i nostri pensieri, benché non fossimo coscienti che
dizioni implicite in cui si produce la verità, le regole con stavamo tutti utilizzando u n schermo a noi esterno, co-
cui produciamo le nostre inferenze argomentative, i crite- m u n e al nostro collettivo culturale...
ri di verità con cui arriviamo a elaborare la conoscenza,
criteri spesso inconsci, che solo u n a riflessione filosofica Per partire dunque dalla realtà (VEDERE), m a dalla realtà
o antropologico-culturale può portare alla luce. Facendo più profonda, è importante analizzare questo «modello di
questa riflessione potremo scoprire se il nostro schermo verità» che è stato in vigore, non durante la nostra infan-
non è piano, o è dipinto di u n colore che tinge artificial- zia, ma da molto più tempo... Vediamo.
mente anche il nostro pensiero, o se ha macchie che pos-
sano deteriorare o perfino falsificare questa verità che a
noi sembra di percepire chiaramente. IL VECCHIO MODELLO DI VERITÀ

Facendo questa riflessione potremo forse scoprire che la Il modello di verità vigente in Occidente non è di ieri. Vie-
nostra religione e la nostra stessa concezione di «verità del- ne dai tempi dell'antica Grecia. Potremmo dire che il suo
la religione» è influenzata da condizionamenti previ, epi- padre riconosciuto è Aristotele 1 (IV secolo prima di Cri-
stemologici, filosofici... che possono distorcere la nostra sto). A lui risalgono i «primi principi», assiomatici 2 , sui
prospettiva, o possono privarla di una visione più all'al- quali si regge la conoscenza in Occidente, che si possono
tezza dei tempi che viviamo, cosa che tornerebbe ultima- trovare in qualunque libro di filosofia. Aristotele credette
mente a danno della nostra stessa esperienza religiosa. di trovare nel primo di questi principi, che sembra mo-
strarsi evidente per se stesso e che se lo neghiamo c'impe-
diamo di dare qualsiasi altro passo per costruire l'edificio
VEDERE della nostra conoscenza, è il principio di non contraddi-
zione, che così recita: una cosa non può essere e non es-
Molti di noi hanno l'esperienza di essere stati formati re- sere nello stesso tempo e sotto lo stesso aspetto 3 . Detto pla-
ligiosamente fin dall'infanzia con la convinzione che la no- sticamente: di due affermazioni, u n a che afferma qualco-
stra religione era «quella vera» e che le altre erano «false». sa e un'altra che lo nega, una delle due è vera e l'altra è fal-
E non è che ci venisse detto espressamente e che si fosse sa; non possono essere vere entrambe 4 . La verità è una,
insistito su ciò, come si insisteva - e così pesantemente - non possono essere due (contrarie); o è l'una o è l'altra 5 .
su tanti altri insegnamenti; no, era una impostazione che
quasi non si affrontava esplicitamente, e non era necessa- Questo è questo perché non è quello. Io sono io perché non
rio farlo, perché «era nell'ambiente». Era u n «presupposto
naturale», evidente per tutti. Una volta ammessa la verità
1
della tua religione, non era necessario dire di più: già si ca- Lo diciamo in forma simbolica, perché egli fu quello che trasmise
piva che avresti respinto le altre in quanto, logicamente, una teoria della conoscenza più elaborata, ma non potremmo igno-
false. rare l'enorme influenza del modello di verità platonico... Alla filoso-
fia greca in generale si dovrebbe la paternità di questo modello.
2
«Logicamente», abbiamo detto. In nome di quale «logica» Per «assiomi», in filosofia, s'intendono quei principi fondamentali,
si riteneva evidente che le altre religioni diverse dalla «ve- che risultano evidenti e perciò indimostrabili, che stanno alla base di
tutto il pensiero.
ra» fossero false? In ragione del «modello di verità» che 3
Aristotele, Metafisica, 1005b, pp. 35ss.
c'era nella cultura dell'ambiente. In realtà tale modello po- 4
Benché potrebbero essere entrambe false..., ma non entriamo in
stulava, come se si trattasse di u n assioma, che se una re- questo.
5
ligione era vera, le altre «dovevano essere false», necessa- Cf. P. Knitter, No Other Name?, 217, che qui seguo particolamente
riamente. E nessuno metteva in discussione questo, perché, da vicino.

263
262
sono te. E tu sei tu perché non sei me. La verità delle co- non contraddizione, è u n modello che ha fatto u n gran ser-
se è separata, delimitata come le stesse cose, che sono ester- vizio in Occidente. Ha dato origine a scuole di logica in-
ne le une alle altre, e la conoscenza della verità consiste credibilmente precise, sistemi metafisici rigorosi, e ha fa-
nel conoscere queste frontiere, nel delimitare, nel separa- cilitato una metodologia scientifica impeccabile e una tec-
re, nel distinguere u n a verità dall'altra, nel «de-finire», se- nologia poderosa, che hanno arricchito l'Umanità, senza
gnare la separazione tra ciò che è e quello che non è, ciò dubbio. Buona parte dell'egemonia - e dell'imperialismo
che è una cosa e non è l'altra. Perché tutto è regolato da dell'Occidente sul resto del mondo - può forse essere spie-
questo criterio di non contraddizione: «o l'uno o l'altro, ma gato a partire da questo modello di verità o di conoscenza
non i due». La verità è unica, è esclusiva, è escludente al- che ha segnato l'Occidente tanto profondamente.
tre verità; è ben definita, con alcuni limiti ben precisi. Per
questo si cercherà la verità «chiara e distinta» 6 , u n a verità Queste caratteristiche del modello di verità dell'Occidente
che balzi alla vista e sia indubitabile. si sono espresse, per quanto possibile, ancor più acuta-
mente nel campo religioso: la verità religiosa, soprattutto
Questa concezione della verità che procede per definizio- questa, pretende di essere unica e assoluta, e per principio
ni, con il dissolvimento dell'ambiguità, con l'esclusione di esclude ogni altra verità religiosa. È indubitabile ed eter-
ciò che non è... dà alla verità u n marcato carattere di uni- na, immutabile. Potremo conoscere altri aspetti nuovi di
cità e assolutezza. La verità è una, solo una. È unica. E essa, m a non potremo scoprire che non è ciò che era o che
pertanto è assoluta. La verità piena e vera non è relativa, non è stata quello che è: non c'è alcuna storicità né evolu-
non «dipende da». È «assoluta», autosufficiente, fortemen- zione nella verità, m a una immutabilità metafisica propria
te certa, incontrovertibile. Ciò che è verità, è - nel suo am- di ciò che gode di unicità e di assolutezza perfette.
bito - verità unica e verità assoluta.
Il cristianesimo è ampiamente conosciuto per il suo ca-
Modernamente, all'esclusione si è aggiunta l'inclusione. rattere occidentale. Malgrado la sua origine sia semita e
Una verità può essere verità, non solo perché esclude ogni non greca, e in questo senso sarebbe più orientale che oc-
altra alternativa, bensì perché necessariamente la include. cidentale, assai presto si è inculturato in Occidente, nella
In fondo, questa inclusione continua a essere una esclu- cultura greca, e nell'amalgama che si è prodotto, è stato il
sione... Ossia: questa verità è certa ed è assoluta, perché le pensiero occidentale ad avere l'egemonia e a costituirsi in
sue alternative in realtà non sono vere alternative, non esi- u n o dei fondamenti della costruzione dell'Europa e in u n a
stono separate da essa, ma sono comprese in essa. Non so- delle componenti essenziali dell'essere dell'Occidente.
no realmente «un'altra» verità, bensì la stessa verità. L'in-
Il cristianesimo s'identificò pienamente con questo modello
clusione n o n lascia posto all'alterità, m a l'assorbe: fuori
di verità greco, come di un elemento in più della sua iden-
della verità A, non c'è realmente un'altra verità B; poiché
tificazione con la cultura - e la filosofia - greca. Malgrado
scopriamo che la verità B è dentro la verità A, la verità B
il detto classico ecclesiastico che vuole la filosofia «ancil-
è nient'altro che u n a forma apparentemente distinta della
la theologiae» (schiava o serva della teologia), bisogna chie-
stessa verità A. Con l'inclusione, la verità B è di fatto ne-
dersi se la filosofia greca non finì per essere in fondo, die-
gata (esclusa), benché lo sia per assorbimento invece che
tro le quinte, la signora e la dominatrice della teologia cri-
per pura negazione distruttiva.
stiana, quella che «teneva il coltello dalla parte del mani-
Questo modello di verità che abbiamo tentato di caratte- co», perché stabiliva il criterio o modello di verità. Non so-
rizzare semplicemente a partire dall'assioma aristotelico di lo nella ricezione che si fece di essa nei primi secoli, m a
anche nella ricezione dei secoli XII e XIII, la Chiesa cri-
stiana assunse la filosofia aristotelica, s'identificò con es-
6
L'espressione è molto posteriore, di Cartesio (1596-1650), padre del sa, la proclamò «philosophia perennis», e fino ai secoli XIX
razionalismo moderno che tentò d'iniziare interamente di nuovo la e XX registrò movimenti di «restaurazione» scolastica e
costruzione di una filosofìa razionale, senza incrinature. neoscolastica. Ancora oggi, già nel secolo XXI, non si p u ò

264 265
GIUDICARE
dire che la Chiesa cristiana, principalmente il cattolicesi-
mo, si sia formalmente staccata dalla sua matrice cultura- Negli ultimi secoli il modello classico di verità che soggia-
le aristotelico-tomista... ce alla tradizione occidentale è stato sottoposto a una for-
Questo modello di verità assoluto e di esclusione, non è te critica. L'Illuminismo e l'avvento della modernità sup-
stato solo lo sfondo filosofico inconscio nel quale si è mos- pongono u n a rottura di quell'ordine medievale scolastico
so il cristianesimo (lo schermo su cui si proiettava il film), nel quale il cristianesimo si era piacevolmente adagiato.
ma è stato tematizzato teologicamente e ha finito per con- L'Illuminismo, potremmo dire, fu la scoperta e l'entrata nel
figurare lo stesso cristianesimo. Il cattolicesimo in parti- mondo della libertà e della storia, uscendo dall'ambito del-
colare è, per antonomasia, la religione dei dogmi di fede, la necessità e della natura. L'essere u m a n o scopre se stes-
degli anatemi, delle definizioni, dell'Inquisizione che ve- so come appartenente al mondo della libertà e della crea-
glia sulla «purezza» della fede per «mantenere intatto» il tività, non all'ordine della semplice natura che ubbidisce a
«deposito» della fede... La concezione fissista della dottri- leggi immutabili. L'ordine del mondo u m a n o non è u n or-
na e della sua interpretazione è stata proclamata e sottoli- dine «naturale», già dato, al quale bisogna sottomettersi,
neata fino alla sazietà. Il cristianesimo è una religione fa- ma è un ordine storico, appartenente pertanto all'ordine
mosa nel mondo per le sue illimitate pretese circa la verità della libertà, che non è lì già dato, che non esiste, e che bi-
universale, immutabile, eterna, assoluta... sogna creare.
Possiamo osservare ciò in u n teologo della categoria di Karl Il pensiero illuminista mandò in pezzi anche la sicurezza
Rahner (fi984). Egli afferma che la libertà umana, con- che aveva sempre circondato il mondo della conoscenza
frontata con la molteplicità di opzioni e di verità, si sente umana. Kant (1724-1804), dietro la sua analisi della cono-
spinta a prendere decisioni in funzione di valori definitivi scenza, fa vedere la complessità e la relatività della stessa,
e assoluti. Gli esseri umani vogliono assumere u n impegno che fino ad allora avevamo ritenuto che corrispondesse di-
assoluto nelle loro vite, e questo ha bisogno della cono- rettamente e infallibilmente alla realtà («adaequatio rei et
scenza di una verità anche chiaramente definita e assolu- intellectus»). La distanza tra il noumeno e il fenomeno,
ta. A questo desiderio e a questa necessità viene incontro l'analisi delle categorie a priori della conoscenza, la «fine
il cristianesimo che è «l'unica tra le religioni che ha seria- del sonno dogmatico», la perdita definitiva dell'ingenuità
mente la capacità di esigere assolutamente l'adesione ad epistemologica e gnoseologica... saranno in qualche modo
esso»; il cristianesimo «attribuisce a se stesso dall'inizio un passo avanti che risulterà irreversibile per l'Umanità.
una missione universale; non ritiene se stesso come una
forma esterna, relativa e particolare del religioso, bensì co- Il pensiero moderno storicista scopre che tutto è storico,
me l'unico rapporto giustificato dell'essere u m a n o con Dio, evolutivo, e che tutto è in movimento, che niente è chiuso
per essere stato stabilito da Dio stesso per tutti gli umani»; nella propria definizione, che tutto ciò che esiste è u n no-
«considera ogni essere umano, di qualunque razza o cul- do di rapporti, e che tutto è relazionato con tutto. La bio-
tura, come soggetto chiamato a ricevere il suo messaggio»; logia e la storia dell'evoluzione rafforzano la convinzione
«passò a essere religione universale nel cammino di quel- che la natura, che era stata anticamente captata come u n
la storia europea grazie alla quale si è raggiunta, nell'età m o n d o di generi e specie fissati per l'eternità dal Creato-
moderna, l'unità planetaria dell'umanità in un'unica sto- re, è piuttosto un m o n d o evolutivo senza legge e senza fron-
ria»; «di conseguenza possiamo dire che il cristianesimo è tiere. E spesso, o per molti aspetti, è più u n caos che u n
l'unica religione che realmente ha convertito se stessa in cosmo. Le scienze moderne, come la nuova fisica, col suo
religione universale di fatto. Possiede universalità tempo- principio d'indeterminazione della materia, hanno messo
rale e spaziale» 7 .

7
2, coli. 35-36. Disponibile in <servicioskoinonia.org/relat/329.htm>.
Karl Rahner, Esencia del cristianismo, in Sacramentum Mundi, voi.
267
266
chiaramente in rilievo i limiti e la relatività di ogni cono- UN ALTRO MODELLO DI VERITÀ
scenza. Oggi la scienza non avanza tanto per la conoscen-
za certa delle cause, quanto mediante le ipotesi più pro- Facendo u n gran balzo e senza tentare di giustificare co-
babili... me nasce concretamente, potremmo dire che la verità del
Nel campo religioso la crisi del modello classico di verità nuovo modello che si espande nell'Occidente e nel mondo
è stata ugualmente profonda. Il conflitto delle Chiese con negli ultimi tempi non è u n a verità che si basa sull'esclu-
il pensiero moderno è stato - continua ad essere - pluri- sione o l'inclusione di altre, m a che si caratterizza per la
secolare. La critica dell'illuminismo alla fede premoderna, sua capacità di rapportarsi ad altre verità, e che cresce e
il conflitto fede-ragione, la diserzione degli intellettuali e si arricchisce in questa multirelazionalità. Una verità non
della scienza... sono fin troppo conosciuti. Non sono cosa basata sull'esclusione, né sull'inclusione, bensì sulla rela-
del passato, bensì realtà ancora presente. zione 8 .

Una delle principali cause della crisi della Chiesa cattoli- Nessuna verità può stare sola, isolata, completa e perfetta
ca, per esempio, è il disagio che sentono tanti suoi mem- in se stessa... né può percepirsi come intoccabile e intro-
bri di fronte allo stile dogmatico e quasi «infallibile» con nizzata nella cupola dell'assolutizzazione. La verità, per
cui si sono comportate le sue gerarchie (sacerdoti, vesco- propria natura, ha bisogno di un'altra verità, si completa
vi, papa), che hanno dettato precetti di coscienza in tutti i e si arricchisce nel suo rapporto con le altre. Se u n a verità
campi della condotta umana, basati su una teologia e una non può mettersi in rapporto con le altre, dev'essere mes-
concezione della verità pretesamente autoritaria, fissista, sa in discussione e dubitare della sua qualità. Ritornando
dogmatica, indiscutibile, ispirata o assistita direttamente all'esempio personale: io sono io, non perché non sono tu,
dallo Spirito Santo nella sua elaborazione da parte del ma- bensì perché sono tuo correlato; io sono io perché esisto
gistero ecclesiastico, un magistero per niente participativo davanti a te e sono parte di te, e viceversa. Io non posso
né democratico. Si tratta di u n modello di verità decadu- arrivare a essere me e a costituire la mia unicità persona-
to, che già molti uomini e donne di oggi - che sono giun- le se non in rapporto a u n tu. Una verità che non tollera
ti alla maturità critica dell'epoca moderna - sentono di non di essere messa in rapporto con le altre, è u n a verità che
poter accettare. Si produce allora un esodo silenzioso di non può «veri-ficarsi». Una verità si consolida e prova se
persone che abbandonano le chiese per la porta di servizio; stessa, non trionfando sulle altre, perché escludendole le
i più di essi, non discutono, non vogliono scontrarsi; sem- distrugge o includendole le sostituisce, ma perché si con-
plicemente vanno via; perché a volte non hanno nemmeno segna e si arricchisce in rappporto con altre; interagendo
chiari gli argomenti in contrario... Hanno piuttosto la «sen- con esse mostra il suo posto proprio nella multi-rete uni-
sazione» o la «percezione profonda di trovarsi in u n altro versale. W.C. Smith esprime questo dicendo che, in ultima
mondo, in un «altro paradigma», a leghe di distanza cul- istanza, la verità non è questione di «o questo o quello»,
turale e filosofica rispetto a coloro che continuano a ma- bensì di «tutti e due» 9 .
neggiare la verità come se appartenesse a «scienze esatte», Nel vecchio modello, il soggetto esigeva una sicurezza as-
«chiare e distinte», perfettamente manipolabili e utilizza- soluta, esclusiva, escludente (o includente) gli altri, per fa-
bili contro chiunque non la pensi allo stesso modo o che re la propria opzione religiosa. Oggigiorno, «i cattolici, co-
semplicemente dubiti... Questo scompiglio dei «modelli di me i cristiani in generale, si stanno rendendo conto che
verità» - u n vero «cambiamento di paradigma» - non è fa- qualcosa per essere verità non ha bisogno di essere asso-
cilmente identificabile con i conflitti che si danno nelle Chie- luta» 10 . Questo avanzamento sembra impossibile ad alcu-
se, ma, molto più frequentemente di quanto possa appari-
re, è quello che sta al fondo di tali conflitti.
8
Kniltter, ibid.
9
Faith ofOther Men, Mentor, New York 1965, p. 27.
10
Kniltter, ibid., 219.
268 269
ni spiriti più conservatori, m a è una realtà che si estende
e avanza. ni culturali con diverse raffigurazioni o rappresentazioni,
formate dall'interazione tra la presenza del Mistero e i con-
Molti credenti di spirito «moderno» preferiscono accetta- dizionamenti umani.
re che la verità è più umile e «relazionale», che oggi non
In termini kantiani potremmo distinguere, da un lato, tra
si può pretendere di avere la sicurezza e la certezza asso-
il «noumenon» divino singolare, il Mistero in se stesso, tra-
lute, il punto indiscutibile e indubitabile appoggiandoci al
scendente il pensiero e il linguaggio umano, e, dall'altro,
quale potremmo sfidare vittoriosamente gli altri, ma che è
la pluralità dei «fenomena», le rappresentazioni teiste e
meglio - e più vero - accettare la condizione limitata dell'es-
non teiste che di esso si fanno le diverse religioni. La reli-
sere u m a n o e la sua capacità pure limitata di captazione
gione è, così, u n a complessa totalità di forme di esperien-
del mistero, che è più bello condividere con tutti gli uo-
za religiosa, con i propri simboli e miti 13 , i suoi sistemi teo-
mini e le donne di buona volontà il rischio e l'avventura di
logici, liturgia, arte, etica e stili di vita, scritture e tradi-
questo meraviglioso pellegrinaggio di ricerca che è la vita
zioni, tutti elementi che interagiscono fra loro e si raffor-
umana, invece d'immaginarci una falsa sicurezza... 11
zano mutuamente facendo parte di u n tutto. Queste diffe-
renti totalità costituiscono «risposte» umane varie, date
dall'essere u m a n o all'interno di diverse culture e forme di
VARIE INTERPRETAZIONI
vita, a questa realtà infinita e trascendente che chiamiamo
Mistero, o Dio, o...
Non è nostra intenzione risolvere qui u n problema di epi-
stemologia o di gnoseologia, perché continuiamo a trovarci Il Mistero divino al quale si riportano le diverse religioni
in un corso di teologia. Però, senza pretendere di risolvere è lo stesso, e sta oltre i nostri concetti e le nostre stesse ca-
il tema, dobbiamo considerare alcune delle principali piste pacità di concettualizzazione. Orbene, l'esperienza del mi-
attraverso le quali il pensiero teologico moderno, in colla- stero del divino la facciamo ognuno nei condizionamenti
borazione interdisciplinare con le scienze, soprattutto la culturali propri del nostro collettivo religioso e della no-
filosofia, cerca di orientare i suoi tentativi di risposta. stra stessa persona. Per questo è necessario distinguere ac-
curatamente tra il Mistero in se stesso, da una parte, e le
rappresentazioni che noi uomini ci facciamo dello stesso
• Interpretazione nella linea kantiana: e che, spesso, tendiamo a identificare e a confondere con
gnoseologia filosofica quello.
Una delle linee d'interpretazione della pluralità delle reli-
gioni si avvale dell'apporto di Emmanuel Kant alla critica • La dimensione culturale dell'esperienza religiosa
della conoscenza 12 . Gli autori che si muovono in questa li-
nea distinguono tra Dio o il Mistero in se stesso, e il Mi- A questi livelli della storia, sono già da noi conosciuti - dal-
stero nel suo rapporto con l'Umanità, come percepito la filosofia, dall'antropologia culturale e da molte altre di-
dall'interno di diverse situazioni u m a n e culturali concre- scipline - i processi con cui ogni esperienza u m a n a è ela-
te. Il Mistero divino è percepito in queste diverse situazio- borata, processi nei quali intervengono le strutture con-
cettuali e linguistiche al cui interno si dà questa esperien-
za umana. Non esiste un'esperienza spirituale pura, ester-
" Non manca una certa dose di verità al moderno adagio che dice: na al mondo umano, incontaminata, ma sempre incarna-
«La sicurezza non esiste, è semplicemente uno stato della mente»... ta, che porta nella sua carne e nelle sue ossa le impronte
12
John Hick è uno di coloro che più si è distinto in questa linea di
orientamento kantiano. Cf. God has Many Names, The Westminster
Press, Philadelphia 1980, pp. 53-54. Si vedano anche gli altri suoi li- 13
bri citati nella bibliografia. Utilizziamo qui la parola nel senso positivo che ha nell'antropolo-
gia culturale.
270 271
della cultura e delle strutture linguistiche della matrice in frontarlo anche qui per quanto si riferisce al modello di ve-
cui si realizza. La nostra mente è costantemente attiva, e rità.
niente che in noi succeda a livello cosciente cessa di esse-
re elaborato dalle nostre proprie risorse e dai nostri parti- Potremmo dire che l'esclusivismo è u n «peccato originale»
colari procedimenti concettuali. Questo è stato ben stu- umano. Tutti nasciamo in esso. Centrato in se stesso, l'es-
diato dalla filosofia del linguaggio, dalla psicologia cogni- sere u m a n o che viene a questo mondo - come diceva Ari-
tiva e dalla sociologia della conoscenza. Può essere ora ap- stotele - tamquam tabula rasa, come una tavoletta sulla
plicato all'esperienza religiosa. quale niente è stato scritto, p u ò cominciare solo facendo
esperienza di se stesso. Non c'è un altro punto di parten-
Nessuno di noi compie un'esperienza religiosa «a partire
za. Per questo, egli è il centro di se stesso e della sua per-
da zero», m a dal patrimonio religioso della tradizione nel-
cezione dell'universo. E tutto ciò che gli capita, è incorpo-
la quale è nato e si è formato, e nella cui «comunità di si-
rato al suo patrimonio d'esperienza in rapporto a questo
gnificato» vive. Questa tradizione, la sua storia, il suo pa-
centro universale che è egli stesso. Non per egoismo, m a
trimonio dottrinale e spirituale, le sue sacre Scritture, le
per u n egocentrismo «naturale»: viene così «dalla fabbri-
sue pratiche devozionali e liturgiche... costituiscono una
ca», così è stato fatto e concepito, con questo limite e que-
specie di filtro o di lente che si stabilisce in ognuno di noi
sta necessità.
e ci fa percepire l'esperienza religiosa dentro u n modello
comune, ampio e capace di diversificazioni, ma contem- Saranno necessari processi lunghi e complessi - i proces-
poraneamente specifico e determinante. Ogni elemento di si educativi - perché sorga u n a visione che gli faccia sco-
questa esperienza religiosa, per quanto personale e intra- prire che esistono altri «centri», e che egli n o n è l'unico
sferibile a noi sembri, ha un'elevata proporzione di ele- centro, né tanto meno «il» centro. Anche in quel momen-
menti che sono del patrimonio religioso comune, che por- to tenderà a dominare gli altri centri e a subordinarli a sé.
tano tutte le tracce della cultura ambientale (filosofica, so- Maturando, potrà entrare forse in u n altro stadio di com-
ciale, linguistica, simbolica...) nella quale si iscrive il col- prensione, nel quale sarà capace di accettare l'esistenza in-
lettivo u m a n o a cui appartiene l'individuo che ne fa l'espe- dipendente di altri centri, fino al punto di decentrarsi vo-
rienza. lontariamente da se stesso per passare a centrarsi fuori da
sé, attorno agli altri centri scoperti...
Qui si può ricordare quel principio aristotelico-tomistico: Tutto questo è - diciamolo senza specificare l'espressione
quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur, «ciò che - «legge naturale», meccanismo spontaneo.
si riceve, è ricevuto nella forma propria di chi lo riceve».
L'esperienza e la conoscenza religiosa, in ciò che hanno di E lo è anche, parallelamente, nei processi di coscientizza-
«ricevuto», sono ricevute dall'essere u m a n o concreto nel- zione religiosa. La maggior parte di noi è nata in u n a re-
la propria forma e capacità di ricevere, vale dire: nelle sue ligione, ha percepito originalmente che essa era «la» reli-
categorie concettuali e culturali, prodotte e inserite nel suo gione, l'unica esistente, l'unica vera, o per lo meno l'unica
quadro di valori, sempre circoscritte dalle limitazioni pro- significativa per noi. Solo più tardi abbiamo scoperto nel-
prie della cultura e della persona. la pratica che esistevano altre religioni. E la reazione spon-
Le religioni n o n stanno per aria, in una stratosfera intel- tanea è stata quella di escluderle in un primo momento, o
lettuale o nel p u r o spirito, m a h a n n o u n a grande compo- d'includerle 14 , in u n momento successivo. Ora ci troviamo
nente u m a n a culturale, specifica in ogni religione.
14
Paul Knitter dice che «tutti siamo inclusivisti»..., Introducing Theo-
logies ofReligions, Orbis, New York 2002, p. 216. Crediamo che que-
• Tutti siamo spontaneamente esclusivisti sto sia vero a questo punto della storia, ma che non sia altro che la
forma avanzata del nostro esclusivismo spontaneo, religiosamente
L'abbiamo già accennato in un altro punto, e conviene af- «quasi genetico»...
272 273
I ticoli sulla teologia delle religioni normalmente non fanno
a una tappa nuova del mondo, nella quale le «altre reli- nemmeno allusione a questo movimento culturale. Solo
gioni» si sono fatte obbligatoriamente vicine e convivono nell'ultimo libro di Paul KNITTER troviamo la presentazio-
costantemente con la nostra. La reazione spontanea in mol- ne di u n quarto modello o paradigma di teologia delle re-
ti di noi è stata quella dell'inclusivismo 15 . Abbiamo parla- ligioni, che egli chiama «The Acceptance Model» 16 e che
to di reazioni «spontanee»: non diciamo peccaminose, e egli presenta come in rapporto alla cultura postmoderna.
nemmeno malintenzionate. Diciamo che forse non avreb-
be potuto essere altrimenti. Sono forse ciò che ci si pote- Dice che è il modello più giovane, e che è nato nella cul-
va aspettare, date le limitate condizioni di conoscenza e di tura postmoderna, che fa propria. I modelli precedenti cer-
esperienza della pluralità religiosa del mondo reale. cavano di eliminare, di assorbire o superare le differenze
tra le religioni; il «modello dell'accettazione» (postmoder-
Siamo fortunati a poter parlare così: siamo la prima ge- na), al contrario, cerca di sottolineare e valorizzare le dif-
nerazione della storia dell'Umanità che è arrivata a questo ferenze: tutte hanno diritto a esistere, e dissolverle sareb-
livello, dal quale ci è possibile osservare gli atteggiamenti be come distruggere una immensa ricchezza che appar-
religiosi con una distanza e una «oggettività» più grandi tiene all'Umanità, sarebbe u n atto d'imperialismo omoge-
che mai. neizzante.
Tutto questo dice rapporto diretto con la questione della Alla base di tutto ciò vi è la critica che il postmodernismo
verità che c'interessa. A parte l'influsso già indicato del mo- fa alla modernità: l'accusa di avere un'eccessiva fiducia nel-
dello di verità greco, questa tendenza spontanea all'auto- la ragione, di sopravvalutare alcuni valori ipoteticamente
centramento e all'esclusione di ogni verità religiosa che non universali, di pretendere di avere la spiegazione totale, di
sia subordinata al nostro centro, getta molta luce sulla no- fidarsi temerariamente della capacità u m a n a d'intervenire
stra capacità di discernere la verità religiosa altrui. Non nella storia per raggiungere i propri ideali e utopie. Il po-
dobbiamo spaventarci scoprendo in noi le tendenze al- stmodernismo fonda questa critica sul rifiuto dei «mega-
l'esclusione e all'inclusione della nostra religione... Non so- racconti», quelle grandi spiegazioni che pretendono di da-
no caratteristiche particolari nostre, neanche della nostra re u n a ragione o u n senso universalmente validi per la vi-
religione, m a meccanismi inerenti alla maggioranza delle ta umana. Questi megaracconti sono nocivi - pensa il po-
religioni. Sono il frutto di u n modello di verità di cui, for- stmodernismo - siano essi storici (per esempio, la libera-
tunatamente, ci stiamo liberando. Un atteggiamento di zione), siano essi economici (come il capitalismo), o di or-
umiltà e di tolleranza, di accoglienza, di non esclusione e dine politico (la democrazia). E sono pericolosi, perché
di n o n condanna, dev'essere una «lezione imparata» dall'os- pretendendo di avere una validità universale, ciò che fan-
servazione attenta e penitente della nostra storia. no è mettere una cultura su un'altra. Per il postmoderni-
smo non dovrebbero esserci verità universali; al contrario:
• Teologia delle religioni in u n tempo postmoderno le verità, come i fiori, devono crescere in mille maniere di-
verse, ognuna nel proprio terreno.
Conviene segnalare che i concetti fondamentali che stiamo
maneggiando nel nostro corso (esclusivismo, inclusivismo, Autori rappresentativi di questo modello, come George
pluralismo) sono recenti, poiché la stessa teologia delle re- Lindbeck, sottolineano la m u t u a incomparabilità delle re-
ligioni è ben giovane, essendo iniziata dopo il 1960, ma non ligioni; ognuna è se stessa, e non si possono comparare,
lo sono al punto di appartenere alla tappa del «postmoder- né si possono «tradurre», né si possono stabilire ponti fra
nismo». Questo è ancora molto più recente. I libri e gli ar- di esse...; ciò che si deve fare è rispettare le loro diffe-

15 16
Abbiamo già detto che l'inclusione è in un certo senso una forma Introducing Theologies of Religions, Orbis Books, New York 2002
di esclusione. «Una conquista mediante un abbraccio», secondo Hans pp. 171ss.
Kilng.
275
274
renze e lasciarle vivere e crescere tutte in libertà, come i fratelli che h a n n o qualcosa da condividere e anche da im-
fiori... parare 1 7 .
Riteniamo sia la prima volta che si presenta questo mo- Il cambiamento del modello di verità è una vera conver-
dello, e ci sembra troppo presto per stabilire se effettiva- sione, e u n vero «cambiamento di paradigma». Abbiamo
mente sia un nuovo modello o non sia altro che l'aspetto voluto intitolare questo capitolo «Un altro modello di ve-
estremizzato in cui potrebbe tradursi qualche forma del rità» e non, ad esempio, «La questione della verità», per
paradigma pluralista, che consisterebbe in una specie d'in- indicare che proponiamo u n mutamento del modello di ve-
differentismo o forse di relativismo, e in u n venir meno an- rità 18 , una conversione epistemologica.
ticipato di ogni tentativo di «dialogo unitivo»... In ogni ca-
so c'è, e probabilmente è più esteso di quanto possiamo
credere. • ACCETTAZIONE SINCERA E SERENA DELLA RELATIVITÀ

Tutto questo implica una conversione, come abbiamo det-


AGIRE to. È necessario accettare la relazionalità e la relatività 19
della verità, quella verità che oggi percepiamo rilevante pre-
La preoccupazione finale della teologia della liberazione è cisamente in forza della sua capacità di relazione, e non
sempre: cosa dobbiamo fare? Ed è ora anche la nostra per la sua presunta capacità di esclusione delle altre verità.
preoccupazione. Veniamo al concreto, ricavando da tutto Non vogliamo una verità che sia «nostra» e «unica» così
ciò che abbiamo detto alcune conclusioni operative. che elimini le altre squalificandole o assorbendole. Vo-
gliamo piuttosto scoprire come la nostra verità si rappor-
ta positivamente con ogni altra verità, e come la verità de-
• ABBANDONO DEL VECCHIO MODELLO DI VERITÀ gli altri non ci è estranea, né era già precedentemente no-
stra (per assorbimento o inclusione).
Una prima conclusione «operativa» dev'essere la squalifi-
ca di questo modo di essere religioso che si basa sul mo- L'abbandono di quella sicurezza nella quale - soprattutto
dello di verità greco scolastico fissista dogmatico. Bisogna i cristiani e specificamente i cattolici - siamo stati educa-
aprire la mente, aprirla alla realtà storica ed evolutiva, ti, può sconcertare più di u n cristiano, e non cessa di es-
multirelazionata e olistica. E bisogna convertirsi dai resi- sere u n punto molto sensibile della nostra fede. Perciò, que-
dui di esclusivismo e inclusivismo che ancora permango- sto tema dev'essere presentato sempre con pedagogia, con
no nell'intimo della nostra coscienza. Bisogna rinunciare tatto e con molta delicatezza.
all'immobilismo di coloro che credono che «possediamo Elementi sacri della nostra fede, che sono stati le colonne
la verità» e ce l'abbiamo scritta, descritta, codificata e ca- che credevamo di valore assoluto per tutta l'Umanità, so-
nonizzata, come su pietra, immutabile e infallibile per no riletti ora da parte di molti teologi da un'altra prospet-
l'eternità. Bisogna spogliarsi di tutte queste pretese e, sen- tiva. Non si tratta di sminuire il carattere assoluto dell'im-
za passare certamente all'estremo del relativismo o dell'in- pegno che esigono da noi, bensì, semplicemente, di sco-
differentismo, aprirsi alla bellezza dell'avventura della ri-
cerca della verità, e sentirsi fratelli e sorelle di tutti gli uo-
mini, le donne e i popoli che condividono con noi l'esal-
17
tante interesse di questa mai finita peregrinazione del- Questo ha forti conseguenze per la «missione» cristiana e per la
l'Umanità verso la Verità sempre maggiore. In questo sta- «azione missionaria» specificamente. Nella lezione 2 1 a le affrontere-
re gomito a gomito, m a n o nella mano, con tutti quelli che mo.
18
cercano la verità, ci rapportiamo a loro non dalla catte- Fa parte di questo cambiamento del modello di verità ciò che vie-
ne indicato con la famosa «de-ellenizzazione del cristianesimo».
dra, né dal pulpito, né con i dogmi in mano, bensì come 19
Attenzione a non confondere relatività con relativismo.

276 277
prire che non dobbiamo dedurre da essi una verità esclu-
siva o inclusiva rispetto a ogni altra verità religiosa 20 . gioso dogmatico» 22 . Oggi siamo così coscienti della plura-
lità, della relatività 23 , delle molteplici forme di significati
Abbiamo già accennato prima alla reimpostazione critica figurati coi quali la verità religiosa si esprime, della legit-
della conoscenza propiziata dalla filosofia moderna tima pluralità delle interpretazioni, della necessaria com-
dell'epoca illuminista, spesso con l'opposizione del cristia- plementarità delle verità, della continua evoluzione dell'es-
nesimo. Ciò nonostante, col tempo, u n processo di sana se- sere u m a n o e delle sue culture, del carattere sempre in-
colarizzazione ha finito per imporsi e per essere accolto compiuto della ricerca religiosa... che dobbiamo ricono-
anche dalle Chiese cristiane. Vivere in u n mondo sacraliz- scere che, anche su questo tema, «non siamo più in un'epo-
zato dove tutto ci parlava di una presenza provvidente di ca di cambiamenti, ma nel cambiamento di un'epoca». Di
Dio, poteva essere molto confortante e ci dava molta sicu- più: non siamo ancora nel cambiamento di epoca; il cam-
rezza, ma oggi riconosciamo che Dio ci vuole adulti re- biamento si è già prodotto; siamo già nell'epoca nuova e
sponsabili, e rispetta l'«autonomia delle realtà terrene», in diversa.
modo che le cose accadono «etsi Deus non daretur», come
se Dio non esistesse, e oggi accettiamo che dobbiamo abi- È un orizzonte che può «sconcertare» chi ancora sia an-
tuarci a vivere con questo presupposto secolarizzato. corato alla cosmologia del cristianesimo conservatore, ma
che può entusiasmare le persone con spirito giovane che
Parallelamente, oggi potremmo dire che - come una tap-
scopriranno in questa situazione nuove chiamate del Dio
pa in più o una conseguenza in più di quello stesso pro-
che sempre ci sorprende affinché assumiamo la nostra li-
cesso - scopriamo di dover vivere «etsi religiones absolu-
bertà e la nostra responsabilità.
tae non darentur», come se le religioni non fossero asso-
lute, prendendo questa parola nel senso dell'assolutezza Questo urta con la dottrina ufficiale, che ha l'ossessione
classica. Forse è Dio stesso che non vuole darci questa si- del relativismo. Quindici anni fa il tabù era il «marxismo»,
curezza che potremmo sospirare: Dio non vuole che vivia- accusa che si formulava contro chiunque si preoccupasse
m o in possesso di una verità assoluta e totale, unica, esclu- della liberazione e dell'opzione per i poveri. Oggi il nuovo
dente/includente di tutte le altre verità religiose del mon- tabù è il «relativismo», e ovunque appaia u n nuovo mo-
do, ma vuole che viviamo accettando una verità che, es- dello di verità, una nuova interpretazione del cristianesi-
sendo degna di richiedere il nostro impegno assoluto, non mo lontana dalle pretese di superiorità assoluta e indiscu-
cessa di essere u n a verità sorella della verità delle altri re- tibile su tutte le altre religioni del mondo, che ci sono sta-
ligioni 21 . Quella religione le cui tradizioni e simboli erano te e ci saranno, gli inquisitori di turno lanciano l'accusa di
considerati da noi letteralmente storici, i cui dogmi erano «relativismo». L'ossessivo timore del relativismo fa sì che
considerati espressione addirittura letterale della verità lo vedano anche dove non c'è, dove semplicemente si trat-
eterna ed immutabile... ormai è fuori tempo. Con la fine
del «sonno dogmatico» che Kant auspicava, oggi dobbia-
m o accettare che è arrivata anche la «fine del sonno reli- 22
E questo, riferendoci al cristianesimo, non è di adesso, ma degli
ultimi secoli, se pensiamo alla rilettura che si è portata a termine ri-
guardo soprattutto alla comprensione della Bibbia e della maggior
20
«La coscienza di un pluralismo religioso insuperabile c'invita a ri- parte della teologia. Ora è arrivato il momento di realizzare questa
scoprire la singolarità propria della verità cristiana e a meglio com- rilettura nell'ambito della teologia delle religioni, e di intraprendere
prendere che può esigere un impegno assoluto dal credente, senza una nuova rilettura di tutto l'insieme religioso partendo da quello che
trasformarsi per questo in una verità esclusiva o inclusiva rispetto a abbiamo chiamato frequentemente il «paradigma pluralistico» della
ogni altra verità nell'ordine religioso o culturale» (Gerfré, prefazione religione.
23
al libro di Jean Claude Basset, El diàlogo interreligioso, Desclée, Bil- «Gli interventi del magistero non possono essere più così chiari e
bao 1999, p. 12. irrevocabili come hanno preteso di essere... E necessario confessare
21
Senza nemmeno pretendere un egualitarismo senza sfumature, co- la relatività di ogni formulazione in rapporto all'assoluto del miste-
me se a priori ammettessimo che «tutte le religioni sono uguali». ro di Dio» (R. Coffy, arcivescovo di Albi, Orientierung, Ziirich, 40
(1976) pp. 63-66.
278
279
ta di u n superamento di quelle pretese di superiorità as- realtà proibita la loro analisi critica e più ancora la loro
soluta. È certo che si deve rifuggire dagli estremismi del reinterpretazione.
relativismo, m a è anche certo che non si deve farlo con
l'assolutizzazione di ciò che è relativo. Su questo punto bi- Herbert HAAG, teologo cattolico svizzero morto nel 2001,
sogna avere le idee chiare, e non lasciarsi travolgere dalla si è sforzato negli ultimi anni di mostrare questa situazio-
mancanza di distinzione tra il riconoscimento della relati- ne paradossale, nella quale la Chiesa resta prigioniera di
vità di ciò che è relativo, da u n a parte, e la caduta nel re- se stessa, soprattutto per questo «modello di verità» fissi-
lativismo estremo, dall'altra, e dimenticare che, in ogni ca- sta che attribuisce a Dio o a Gesù - e che considera intoc-
so, l'assolutismo non è più vicino alla verità del relativi- cabile ed irriformabile - ciò che in realtà può cambiare con
smo, benché così sembri o lo si immagini. una sua decisione 24 .
Il modello di verità non ha ripercussioni solo per il dialo-
go interreligioso, ma anche per la vita interna di ogni re-
• LIBERARSI DA SE STESSA ligione, naturalmente.
Il vecchio modello di verità fissista e immutabile tocca la
Chiesa cattolica molto più di quello che sembra. La tradi- • TEOLOGIA «IN DIALOGO»: PER VARIE GENERAZIONI
zione cristiana è debitrice di u n procedimento che è stato
classico per molte religioni: si elabora una dottrina, o si La teologia delle religioni non è solo u n a teologia «per» il
stabilisce un costume, e dopo, per convalidarli e dar loro dialogo, m a dev'essere anche u n a teologia «del» dialogo, e
più autorità, vengono attribuiti a Dio e considerati sacri o perfino una teologia «in» dialogo.
divini, e pertanto immodificabili e intoccabili... In questa
È per il dialogo, perché ci permette di compiere dentro noi
maniera la Chiesa finisce per rimanere prigioniera di se
stessi un «intradialogo», che «riordini la nostra casa» pri-
stessa, delle proprie elaborazioni, delle quali dice che non
ma che venga a visitarla la nostra religione interlocutrice
osa cambiarle, perché le considera «di diritto divino», o
sorella. L'intradialogo ci consente di riconvertire molti ele-
provenienti dallo stesso Gesù, quando in realtà si tratta di
menti che risulterebbero insopportabili e inaccettabili per
dottrine, decisioni, gesti sacramentali, costumi... creati dal-
il nostro compagno di dialogo, elementi che cadono da so-
la stessa Chiesa e soggetti pertanto alla sua autorità e vo-
li per u n a semplice revisione interna. L'intradialogo non
lontà.
solo ci purifica da questi elementi che causerebbero soffe-
Questo è ciò che succede specialmente con la dottrina con- renza non necessaria al nostro interlocutore, ma riconver-
siderata «dogmatica». Se fu dichiarata tale, coloro che so- te la struttura stessa della nostra cosmovisione religiosa,
no debitori del modello classico di verità ritengono che con sbloccando gli elementi rigidi che mai erano stati messi a
questo si è trasformata in una verità di tipo assoluto, cioè confronto nel dialogo, e disponendoci allo stesso.
trascendentale, metafisica, eterna, e che pertanto dev'es- È teologia del dialogo, perché, in una seconda fase, il dia-
sere compresa in modo letterale, senza possibilità di rein- logo concreto interreligioso, bilaterale e perfino multilate-
terpretazione e ancor m e n o di riformulazione. È un atteg- rale, apporterà senz'altro nuove visioni, nuovi elementi,
giamento fondamentalista. nuove prospettive critiche costruttive. Vedere i nostri ele-
Curiosamente, questo atteggiamento si dirige molto di più menti religiosi letti da occhi altrui ci permetterà di sco-
verso i «dogmi» ecclesiastici che verso la stessa Bibbia. A prire prospettive per le quali i nostri stessi occhi sono ri-
questo punto della storia, la Bibbia con tutte le sue pagi-
ne è passata attraverso u n a rilettura critica, ma molti «dog- 24
mi» ecclesiastici, vale a dire elementi di categoria molto Cf. Haag, H., Nur wer sich àndert, bleibt sich treu, Herder, Freiburg;
inferiore alla Bibbia, sono ritenuti intoccabili, essendo in traduzione portoghese: A Igreja católica ainda tem futuro?, Noticias
Editorial, Lisboa 2001.
280 281
masti sempre ciechi... Questi apporti del dialogo e l'espe-
- «Il Dio di tutti i nomi» (CASALDALIGA, in Missa dos Qui-
rienza stessa del discutere la propria religione, sono senza
dubbio materia adatta per essere teologizzata come teolo- lombos).
gia del dialogo. - «God has many names», Dio ha molti nomi (titolo del fa-
moso libro di John HICK).
Ma sarà anche teologia in dialogo25, in cammino, che non
pretende ancora di avere soluzioni, né risposte pienamen- - «Cognita sunt in cognoscente secundum m o d u m cogno-
te soddisfacenti, m a che si dispone al lavoro paziente per scentis», Le cose conosciute sono in colui che conosce se-
ricostruire tutto, contando sul dialogo più ampio possibi- condo il suo modo proprio di conoscere (San Tommaso,
le. Una teologia umile e paziente che sa che sarebbe pre- Summa Theologica II-II, q. I, a.2).
tenzioso voler vedere già ora la fine della strada, e sa che - Verum (verità) non può identificarsi con unum (unità)
il suo compito non è opera di una persona o di una gene- (Raimon PANIKKAR).
razione... Questo dialogo dev'essere fondato, evidente-
mente, su un nuovo modello di verità... - «Non proclamare che tutte le religioni sono vane, perché
in tutte c'è u n profumo di verità senza il quale non in-
fiammerebbero la fede dei credenti» (RUMI).
Conclusione - «Nessuno può vantarsi di essere arrivato alla Verità se
non è stato trattato da eretico da mille persone oneste»
Questo cambiamento di modello, questa «conversione» ver- (YUNAYD).
so «un altro modello di verità» ci mostra che «un'altra for-
ma di essere cristiano è possibile». Di fronte ai pessimisti Si può ugualmente lavorare al testo di Rahner in Sacra-
o ai disfattisti e paurosi, vogliamo mostrare che è possibi- mentum Mundi sotto la voce «Cristianesimo», disponibile
le abbandonare l'assolutismo e il fissismo senza cadere nel anche in http://servicioskoinonia.org/relat/329.htm
relativismo, e che l'accettazione di questo altro modello
non fa sì che il nostro impegno sia meno assoluto, quanto
piuttosto più u m a n o e dialogante. Non abbandoniamo nul- III. Domande per riflettere e per dialogare
la, non diventiamo scettici né relativisti. Semplicemente ri-
nunciamo all'assolutismo e all'esclusivismo/inclusivismo. - A cosa ci riferiamo quando parliamo di «modello di ve-
rità»?
- Il «modello di verità» è come lo schermo sul quale proiet-
II. Testi antologici tiamo i nostri pensieri e le nostre immagini. Commentare
questa immagine che compare nel testo.
- «La verità è unica; i saggi la chiamano in modi diversi» - Un ramo della filosofia si chiama «epistemologia», o trat-
(Adagio indù. Rigveda 1. 164.46). tato della scienza. Un altro si chiama «gnoseologia», trat-
tato della conoscenza. C'è qualcuno tra noi che possa spie-
- «L'Eterno è uno, ma ha molti nomi» {Rigveda, Divisa di garci più dettagliatamente questi termini e il loro signifi-
Ramarkrishna. Induismo). cato?
- Come potremmo descrivere, apportando ognuno di noi
qualche elemento, il «modello di verità» presente nel no-
25
S'incomincia a parlare non solo di una teologia del dialogo, ma di stro ambiente culturale quando, ancora bambini, siamo
una teologia in dialogo: entrare in un ambito d'incontro che ci porti stati formati nella nostra fede? Portare esempi concreti.
verso una Pienezza che ancora ignoriamo« (Melloni, Xavier, La glo- - La storia delle religioni - anche del cristianesimo - è pie-
balització in un diàleg multìdisciplinar, Cristianisme i Justicia, Bar- na di casi d'intransigenza, di uccisioni perfino di «eretici»
celona 2001, p. 42.
o, meglio, di accusati di eresia. Ovviamente, dietro molte
282
283
di queste violenze c'erano interessi di altro tipo. Si potrebbe FORNET-BETANCOURT RAUL, Transformación intercultural de la fi-
però dire che le persone che esercitavano la violenza (cen- losofia, Desclée, Bilbao 2001.
sori, inquisitori, boia...) erano anch'essi vittime di u n «mo- HICK J., An interpretation ofReligion. Human responses to the Tran-
dello» che portava a quegli atteggiamenti? In che senso? scendent, Yale University Press, New Haven, USA, 1989.
- Fornire dati concreti sulla rigidità nella concezione del- HICK JOHN, La metàfora de Dios encarnado, Abya Yala, Quito 2004.
la verità che troviamo nella nostra religione, ancora at- KNITTER P., NO OtherName?, Orbis Book, Maryknoll (1985) 2000,
tualmente. pp. 217ss (A New Model ofTruth).
- Cercare esempi concreti di situazioni da noi stessi os-
servate, in cui si possa notare la dipendenza culturale del-
le espressioni della religiosità...
- Commentare i testi antologici del paragrafo precedente.
- Stabilire la differenza tra assolutismo, relatività e relati-
vismo.
- Stampare e commentare in gruppo i poster indicati.

IV. Poster (<http://servicioskoinonia.org/posters>)

Servicios Koinonia ha on-line vari poster (suscettibili di es-


sere stampati in formato grande, in plotter) che possono es-
sere utilizzati pedagogicamente in rapporto a questo tema:
- «I cattolici, come i cristiani in generale, si stanno ren-
dendo conto che qualcosa può essere verità senza che sia
assoluta» (Paul KNITTER).
- «Una verità superficiale è u n enunciato il cui opposto è
falso; una verità profonda è un enunciato il cui opposto è
pure una verità profonda» (Niels B O H R ) .
- «Se chiudono la porta a tutti gli errori, la chiuderanno
anche alla verità» (Rabindranat TAGORE).
- «Dio è più grande di ciò che le religioni dicono su di Lui».
- «La religione è u n a mappa del territorio, non il territo-
rio stesso» (Paul KNITTER).
- «La Verità, Pilato, è mettersi dalla parte degli umili e di
quelli che soffrono» (Van der MEERSCH).
- «Tutte le religioni sono vere. Il proselitismo è peccato»
(Koinonia - TORRES QUEIRUGA).

Bibliografia

COMISIÓN TEOLÒGICA INTERNACIONAL, El cristianismo y las religio-


nes, EDIM Ediciones, Valencia, Espana, 1996; pp. 13ss; 54ss.

284 285
Le religioni considerano se stesse - ognuna di esse da par-
Capitolo quindicesimo te sua - come opera diretta di Dio, e come opera unica di
Dio. Questo avere la propria origine in Dio stesso, ed esse-
Tutte le religioni sono vere re «l'unica religione esistente, l'unica voluta da Dio, l'unica
stabilita da Dio nel mondo per la salvezza del mondo», dà
a ognuna di esse un statuto di verità assoluta, divina, insu-
perabile, capace di portare l'essere umano a vivere e mori-
re per la religione, per la sua difesa, per la sua espansione,
Con questa lezione e la seguente stiamo giungendo al cul- o per l'adempimento delle sue leggi. Praticamente solo le re-
mine del nostro percorso, al vertice del nostro corso. Ciò che ligioni sono capaci di portare l'essere umano a offrire la sua
diremo in questa lezione è la conseguenza maggiore e che più vita come martire. E si può offrire la vita solo quando si ha
congloba tutto quello che abbiamo esposto nei capitoli pre- la sicurezza assoluta di darla per la massima verità, e con
cedenti; il suo titolo potrebbe essere lo slogan che meglio rias- la massima sicurezza (la massima sicurezza della salvezza).
sume il corso (e il poster che vi segnaliamo, lo ritrae grafi-
camente). Per la convinzione, che tutte le religioni possiedono, di es-
sere «la vera» religione - alcune più delle altre - , si sono
imbarcate nell'avventura storica di salvare il resto dell'Uma-
I. Per sviluppare il tema nità «che giaceva nell'ombra della morte», realizzando cam-
pagne missionarie per «convertire» i popoli e «salvare le
VEDERE loro anime». Si sono portate a termine anche «crociate»
contro altre religioni, considerate come nemiche di Dio,
TUTTE LE RELIGIONI SONO STATE ESCLUSIVISTE sono state sradicate religioni indigene bruciandone i libri
sacri, perseguitando i loro seguaci, tentando di cancellare
Prima di formulare l'affermazione globale di questa lezio- queste religioni con ogni mezzo.
ne, vogliamo aprire gli occhi sul contesto in cui l'andiamo
a collocare. Dobbiamo renderci conto che si tratta, per la Altre volte, soprattutto modernamente, una religione ritie-
precisione, di u n contesto ostile a detta affermazione. La ne che le altre siano solo partecipazioni della propria ve-
storia universale testimonia che le religioni, praticamente rità. Questa religione «tenta d'includere» le altre. Queste
tutte, affermano il contrario di ciò che noi pretendiamo di non sono altro che partecipazioni, estensioni dell'unica ve-
affermare. ra religione. È il caso dell'«inclusivismo», di cui già ab-
È un fatto evidente che ogni religione conosciuta conside- biamo detto che non cessa di essere una forma attenuata
ri se stessa come «la» religione, come «la religione vera», di esclusivismo. Le altre religioni in realtà non esistono au-
di fronte a tutte le altre, che considera religioni «false», o tonomamente, poiché semplicemente partecipano del va-
forse come religioni che n o n sono nemmeno religioni, ben- lore salvifico e della verità dell'unica vera religione...
sì surrogati di religione: «credenze» 1 , superstizioni, pen-
sieri magici, tradizioni culturali religiose... N O N SOLAMENTE LA CRISTIANA

Noi cristiani possiamo pensare di essere i soli a speri-


1
mentare queste situazioni, ma non è così:
«Tali considera la stessa Dominus Iesus, datata 16 giugno 2000, le Nella religione di Krishna si pensa che il loro dio «sia lo
religioni non cristiane: "Deve essere fermamente ritenuta la distin-
zione tra la fede teologale e la credenza nelle altre religioni. Se la fe-
de è l'accoglienza nella grazia della verità rivelata, "che permette di
entrare all'interno del mistero, favorendone la coerente intelligenza", l'uomo nella sua ricerca della verità ha ideato e messo in atto nel suo
la credenza nelle altre religioni è quell'insieme di esperienza e di pen- riferimento al Divino e all'Assoluto» (n° 7).
siero che costituiscono i tesori umani dì saggezza e di religiosità, che
287
286
stesso che adorano i cristiani, i buddhisti e i musulmani. Se conoscessimo meglio le religioni, probabilmente po-
Avviene però che i credenti di queste religioni non cono- tremmo trovare molti più dati per avallare queste affer-
scono il nome del vero Dio, che è Krishna» 2 . mazioni. Ogni religione crede dunque di essere il centro
del mondo 8 , il centro unico, opera di Dio (non opera uma-
Come dice il Corano, l'Islam è l'unica religione vera, com- na) 9 , opera unica di Dio (non una religione in più fra mol-
pleta, definitiva e universale 3 . Tra i musulmani si sta pre- te altre), comunità eletta (la privilegiata fra tutte le altre) 10 ,
sentando il fenomeno dell'inclusivismo, per il quale le altre caricata dell'onore e della responsabilità di essere chiamata
religioni sono considerate in fondo come una partecipazio- a salvare il mondo... e per questo storicamente le religio-
ne della realtà salvifica musulmana 4 . «Il musulmano è ere- ni h a n n o preferito vivere isolate e incontaminate, chiu-
de di una tradizione che, dal Corano, fa dell'islam la "reli- dendosi all'influenza altrui, rifiutando tutto ciò che è estra-
gione della natura umana", nel senso dell'affermazione di neo, o credendo di poter fare proprio solo quanto non po-
una tradizione del Profeta: "Ogni neonato nasce per natura tevano rifiutare. Esse sono le uniche, per esclusione o per
musulmano; sono i suoi genitori che lo trasformano in ebreo inclusione delle altre.
o cristiano". Questa è una profonda convinzione di tutti i
musulmani di tutti i tempi, rafforzata più ancora dalle ten- Perché succede questo? Perché è stata così la storia di tut-
denze razionaliste dell'islam moderno: "L'islam, religione te le religioni? Che cosa pensare di questa pretesa delle re-
della ragione"; affermazione che allude alla semplicità del ligioni?
suo dogma e alla sobrietà del suo culto» 5 .
La Nuova Era pensa che il Cristo dei cristiani sia solo una GIUDICARE
delle molte personalità in cui si è incarnata l'energia.
Buddha, Krishna, Maometto... sono altre incarnazioni di In primo luogo, bisogna pensare che se tutte le religioni pre-
questa energia 6 . tendono di essere «la vera religione», questo dato scredita
In Giappone si dice che «tutte le strade portano al Fuji», da principio questa pretesa comune a tutte. Perché se tutte
come in molti luoghi cristiani si dice che «tutte le strade dicono di essere «l'unica vera» è logico pensare che tutte si
portano a Roma». stiano sbagliando (o «tutte meno una», quella che sarebbe
effettivamente «la vera religione»). Vale a dire che, da subi-
Il sutra del fiore del Loto è forse il più importante del Bud- to, sentiamo un forte sospetto 11 verso questa pretesa delle
dismo Mahayana. Insegna che il Buddismo è l'unica stra- religioni. Ascoltando una sola religione potremmo forse ac-
da - benché si presenti in forme diverse - attraverso la qua- cogliere la sua aspirazione di essere «la vera»; ascoltando
le tutti gli esseri possono arrivare alla salvezza. Il sutra del molte religioni che hanno la stessa aspirazione, comincia-
Loto Sublime insegna che tutti gli esseri hanno in sé la na- mo subito a sospettare fortemente della sua veracità.
tura del Buddha, e tutto ciò che esiste e accade è miste-
riosamente relazionato 7 .
8
«Ogni religione ha l'impressione di essere al centro del mondo del
senso, con tutte le altre fedi distribuite alla sua periferia»: Hick, God
2
Beltràn, Amparo, En A.L. ipor qué ganan terreno las sectas?, in Mi- has many names, p. 119.
9
siones Extranjeras 182-183 (marzo-junio 2001) p. 177. «La rivelazione appartiene all'autocomprensione di ogni religione,
3
Corano: 3, 19.110; 5,3; 9,33; 61.9; 48,28...). Cf. R. Caspar, Para una che sempre considera se stessa creazione divina, e non puramente
vision cristiana del Islam, Sai Terrae 1995, p. 25. umana»: C.M. Edsmann, Offenbarung, I, in Die Religion in Geschich-
4
Cf. Jean Lue Blanpain, La fé cristiana al encuentro del Islam, in Se- te und Gegenwart 4 (1960) p. 1597, Tùbingen.
10
leccìones de Teologia 160 (2001) p. 313. «Tutte le religioni si considerano in qualche modo elette»: Torres
5
R. Caspar, Le, 35. Queiruga El diàlogo de las religiones, Sai Terrae, Madrid 1992, p. 19.
6 11
Ibid. Anche questa è un'«ermeneutica del sospetto», benché diversa da
7
AA. W., Religiòes, voi. 1, Editora Mundo e Missào, Sào Paulo 1999, quella soprattutto socio-economico-politica a cui ci siamo riferiti nel-
p.21. la quinta lezione.

288 289
Una prima risposta a questo sospetto è: questa pretesa di
superiorità e di esclusività sarà un «meccanismo sponta- esseri umani, di tutti i popoli, ai quali cerca di comuni-
neo e naturale» della religione? L'abbiamo già detto: l'esclu- carsi il più possibile, con la maggiore intensità possibile.
sivismo è u n meccanismo naturale e spontaneo, perché, Per questo, in tutte le religioni c'è presenza di rivelazio-
tra le altre ragioni, risponde alla struttura stessa della co- ne 12 . La storia religiosa di ogni popolo è u n processo di ri-
noscenza u m a n a che è obbligata a partire da se stessa co- velazione in cui si esprime necessariamente una presenza
me centro della propria esperienza della realtà. Quello che di verità e di santità. E «se c'è verità e santità nelle reli-
succede su scala personale e individuale succede anche, gioni, ciò significa direttamente e immediatamente che gli
parallelamente, su scala umana collettiva e sociale, cultu- uomini e le donne che le praticano si salvano in esse e per
rale e religiosa. Se è così, questa pretesa di unicità delle esse; non a semplice titolo individuale, né - ancor meno -,
religioni deve essere guardata con una certa dose di bene- ai margini o nonostante esse. Dio si sta rivelando e sta eser-
volenza e comprensione, senza attribuire necessariamente citando la sua salvezza in tutte e ognuna delle religioni, sen-
un valore oggettivo alla pretesa di ognuna, considerando- za che mai alcun uomo o donna siano stati privati dell'of-
la piuttosto come un meccanismo naturale, come una di- ferta della sua amorosa presenza 13 . «Se Dio si rivela a tut-
storsione ottica spiegabile che deve essere intesa come un ti, allora tutte le religioni sono rivelate e, pertanto, in questa
linguaggio di autoaffermazione, e non come un'afferma- stessa misura, vere14.
zione di carattere realmente assoluto.
Questa verità presente in ogni religione possiamo qualifi-
Un'altra risposta che va nella stessa direzione ha a che ve- carla come «assoluta» 15 , una verità in se stessa, non par-
dere con il «modello di verità», studiato nella lezione pre- tecipata per una via metafisica a partire dalla verità di un'al-
cedente. La maggior parte delle religioni, a causa senza tra religione. Le religioni hanno valore in se stesse.
dubbio dello stesso meccanismo spontaneo per il quale si Possiamo completare questi dati teologici con quell'altro
considerano uniche e insostituibili, adottano lo schema bi- principio: «Non ci sono eletti», che abbiamo presentato e
polare di «vero/falso, buono/cattivo». Una religione dev'es- spiegato nella nona lezione. Non risulta più accettabile pen-
sere vera o falsa, buona o cattiva, e soltanto una può es- sare che Dio abbia potuto portare avanti la sua salvezza
sere vera e buona; le altre devono essere false e cattive. Ta- con «una» religione, e che per questo ne abbia suscitata
le modello di verità tiene le religioni prigioniere di questo una, lasciando il resto dell'Umanità, lungo tutta la sua sto-
schema bipolare estremo (vero/falso), per valutare se stes- ria (quanti milioni di anni?) abbandonato alla sua sorte,
se e valutare le altre. E la presa di coscienza di questa cau- nelle tenebre dell'ignoranza, preda di religioni inventate o
sa relativizza anche ai nostri occhi la rigidità con cui le re- di superstizioni religiose. Oggi sappiamo che questa ma-
ligioni si valutano tra loro e ci lascia aperta la strada per niera di parlare dell'elezione, che ritenevamo certa e che
procedere alla nostra affermazione fondamentale. sentivamo «nostra», esiste anche in tutte le religioni ed è
Eliminati dunque questi ostacoli, e avendo come premes- quel meccanismo spontaneo del quale abbiamo già parla-
se preparatorie tutti gli elementi che abbiamo sviluppato to, e che appartiene a u n a forma di linguaggio confessio-
sino ad ora in questo corso, siamo in condizioni di fare
l'affermazione centrale che dà il titolo a questa lezione: tut- 12
Torres Queiruga, Andrés, La revelación de Dios en la realización del
te le religioni sono vere. hombre, Cristiandad, Madrid 1987, p. 32.
13
Il fondamento di questa affermazione bisogna cercarlo in Torres Queiruga, Del terror de Isaac al Abbà de Jesus. Hacia una
nueva imagen de Dios, Verbo Divino, Estella 2000, p. 295. «Dio è real-
un nuovo concetto di rivelazione, nella linea in cui è stato mente presente in tutti gli uomini, e si rivela realmente a essi nono-
trattato nella lezione ottava di questo corso, a cui ci rifac- stante tutte le deformazioni: si rivela ad essi soprattutto nelle espe-
ciamo. Tutte le religioni sono ricerca di Dio da parte dell'es- rienze mediate dalle loro tradizioni religiose» (ID., A revelacao de Deus
sere umano. E d'altra parte, Dio è alla ricerca di tutti gli na realizapào humana, Paulus, Sào Paulo 1995, p. 150).
14
Ibtd. pp. 296.
15
Torres Queiruga, El diàlogo de las religiones, Sai Terrae 1992, p. 30.
290
291
naie e autoreferenziale, che oggi possiamo reinterpretare. - Con le parole di DUPUIS «Ci sono più verità e grazia
Per ciò, se nessuna religione è «eletta», e se c'è rivelazio- nell'ampia dinamica della storia dei rapporti di Dio con
ne, verità e santità in tutte le religioni umane, tutte le re- l'Umanità che nel capitale disponibile della tradizione cri-
ligioni sono vere. stiana» 21 .
- Con le parole di GEFFRÉ: «Se le diverse tradizioni reli-
Questa affermazione, che ad alcuni può sembrare «provo- giose hanno il loro posto all'interno del progetto salvifico
catoria» 16 e ad altri può produrre sconcerto 17 e perfino ri- di Dio, ciò vuole dire che c'è più verità "religiosa" nella
fiuto18, è, in realtà, una semplice conseguenza di uno dei somma di tutte le religioni che in una singola religione, in-
principi basilari di ogni religione: l'universalità dell'amore di cluso lo stesso cristianesimo» 22 .
Dio. Dio ama, Dio ama infinitamente, senza limitazioni da
parte sua, e con universalità, tutti gli uomini e le donne, tut- Non è necessario che sottolineiamo che questa maniera di
ti i popoli, tutte le culture... e tutte le religioni. Senza «pre- pensare e di accogliere la pluralità religiosa è molto diver-
ferenza di» persone, di popoli, di culture o di religioni 19 . sa - forse in alcuni aspetti, diametralmente opposta - a
quella che è stata comune nel cristianesimo fino ad appe-
D'altra parte, questa impostazione si sposa meglio con la na 40 anni fa, o a quella che è comune in molte altre reli-
mentalità attuale, alla quale s'impone, come un imperati- gioni e ancora in non pochi settori del cristianesimo.
vo incontestabile, il rifiuto di ogni etnocentrismo, che è
una dimensione che non cessa di essere latente sotto le pre- Tutte queste reimpostazioni ci pongono nuove domande.
tese di esclusività e assolutezza delle religioni. È logico, perché scuotono sicurezze e presupposti che por-
tiamo dentro, il cui fondamento oppone resistenza anche
Si noti tuttavia che non stiamo dicendo che le religioni so- in noi stessi al riconsiderare queste verità fondamentali.
no perfette, costituite puramente di verità senza alcun er- In effetti, sarebbe interessante approfondire ora:
rore. .. Di ciò parleremo ampiamente nella lezione seguente.
a) Che cos'è dunque la religione da u n p u n t o di vista an-
Per concretizzare o esplicitare meglio questo principio che tropologico, o se vogliamo antropologico-teologico. Perché
tutte le religioni sono vere, sarà bene trarre una conclu- quando pensavamo che c'era solo u n a religione vera, «por-
sione che esprimeremo con parole altrui: tata» da Dio stesso sulla terra... non era necessario farsi
domande sull'identità antropologica della religione. Ma da
- Con le parole di SCHILLEBEECKX, «c'è più verità religiosa quando sappiamo che tutte le religioni, di tutti i popoli, so-
in tutte le religioni nel loro insieme che in un'unica reli- no ricerca di Dio e partecipano della verità, la questione si
gione, e questo vale anche per il cristianesimo. Esistono ripropone: come pensare antropologicamente quello che è
aspetti veri, buoni, belli - sorprendenti - nelle molteplici il processo vitale storico di una religione, e come inter-
forme (presenti nell'umanità) di alleanza e intesa con Dio, pretarlo teologicamente, ma da una prospettiva non esclu-
forme che non trovano posto nell'esperienza specifica del sivista né inclusivista.
cristianesimo »20.
b) Che rapporto c'è allora tra le religioni e la Verità? Sono
le varie religioni, semplicemente, manifestazioni differen-
16
Ibid., p. 29. ti di una stessa Verità? Solo una o alcune sono vere? Tut-
17
«Affermare che tutte sono vere equivale a dichiarare che tutte so- te sono uguali? Sono diverse ma complementari? Conver-
no false»: Commissione Teologica Internazionale, // cristianesimo e gono, le religioni, verso una stessa meta?
le religioni, Libreria Vaticana 1996, n. 13.
18
Delterror..., p. 296.
19 21
Cf. At 10, 34ss. Dupuis, Verso una teologia..., p. 521.
20 22
Schillebeeckx, História humana, revelacào de Deus, Paulus, Sào Pau- Geffeé, O lugar das religiòes no plano da Salvacào, in Teixeira, O
lo 1994, p. 215, citato da Teixeira in O dialogo inter-religioso conto diàlogo inter-religioso corno afìrmacào da vida, Paulinas, Sào Paulo
afìrmacào da Vida, Paulinas, Sào Paulo 1997, p. 144. 1997, p. 121.

292 293
Oggi siamo in grado di rivedere il nostro concetto di as-
Ci sono state e ci sono posizioni teoriche diverse al riguar- solutezza e di moderare le nostre esigenze al riguardo. Co-
do. Rispetto al secondo punto, concretamente, lo si può me dice Paul Knitter, nella citazione che facevamo di lui
esporre pedagogicamente a partire della leggenda indù nella scorsa lezione, «i cattolici, come i cristiani in gene-
dell'elefante e dei ciechi, che trascriviamo nella sezione di rale, si stanno rendendo conto che affinché qualcosa sia
testi antologici nella versione del sufi Rumi. C'è anche un verità, non c'è bisogno che sia assoluta» 25 . Stanno dunque
poster su questo tema nella serie dei posters sul plurali- evolvendo, stanno per essere rivisti i concetti di assolutez-
smo religioso dei Servizi Koinonia. Può servire ugualmen- za e unicità 26 .
te il testo Bahà'i dalla sezione di testi antologici («La stes-
sa luce in diverse lampade»). • Una seconda conseguenza è quella della complementa-
rità delle religioni. Dicevamo che le religioni, classicamente
- e ancora oggi la maggior parte di esse -, hanno adottato
AGIRE
uno schema bipolare estremo di valutazione reciproca: le
religioni potevano essere solo o quella vera o una delle fal-
• Una prima conseguenza teorico-pratica è quella della re- se. E chiaro che se tutte le religioni sono vere, questo vec-
visione del concetto dell'assolutezza e dell'unicità pretesa chio schema risulta inadeguato. Lo schema corrisponden-
dalle religioni. Questa esigenza di assolutezza è stata un'esi- te alla nuova maniera di vedere non è più vero/falso, o buo-
genza di sicurezza che lo spirito u m a n o ha richiesto sem- no/cattivo, bensì vero/più vero, o buono/migliore. La verità
pre alla religione e a cui questa ha risposto non senza im- e la rivelazione sono in tutte le religioni; allora, in tutte
maginazione e buona volontà. Dall'antichità, l'essere uma- possiamo trovare qualcosa di positivo, e da tutte potremo
no ha avuto bisogno di u n punto assoluto di riferimento imparare.
per la composizione della sua coscienza umana, un punto
che gli desse totale sicurezza, e questo punto è quello che Di qui discende un'ovvia conseguenza: le verità non si op-
le religioni hanno denominato con la sacra parola «Dio». pongono né si sottraggono, ma si sommano, convergono,
La conoscenza u m a n a non aveva la capacità di percepire si completano. Le religioni si completano, devono com-
in modo tematico il fatto fondamentale che essere vero non pletarsi. Non sono né devono essere guardate come verità
implica essere «unico» né essere «perfetto» o «assoluto», disgiuntive (o l'una o l'altra), bensì come verità comple-
soprattutto in Occidente 23 . Esponendo il pensiero teologi- mentari (l'una e le altre, tutte chiamate a completarsi).
co moderno al riguardo, la Commissione Teologica Inter-
nazionale presenta le spiegazioni che si danno oggi alle po- Facciamo u n passo in più: la complementarità si dà non
sizioni classiche di esclusività: solo perché tutte le religioni sono vere, m a anche perché
nessuna religione è perfetta e non perfezionabile, come se
a) il contesto storico-culturale: cultura classica (solo una avesse captato tutto e non avesse niente da imparare. «Non
verità certa e immutabile) possiamo pretendere che una religione abbia la verità tut-
b) mentalità escatologico-apocalittica (profeta finale, rive- ta intera, né incasellare Dio in una determinata religione.
lazione definitiva) Dobbiamo lasciare che "Dio sia Dio", al di sopra delle no-
e) atteggiamento di una minoranza (linguaggio di soprav- stre categorie e definizioni. Perché nella misura in cui ri-
vivenza, unico salvatore) 24 . nunciamo a possederlo, lo troveremo come Dio vero. Il ve-

25
23 P. Knitter, No Other Name?, p. 219.
Come già abbiamo detto, secondo F. Wilfred, teologo indio, la que- 26
«Ogni religione è unica, e attraverso questa unicità, le religioni si
stione dell'assolutezza traduce una problematica tipicamente occi- arricchiscono mutuamente»: Dichiarazione della XIII Riunione an-
dentale. Cf. Dupuis, J., Verso una teologia cristiana del pluralismo re- nuale dell'Associazione Teologica India (31 die. 1989). In Dupuis, Ver-
ligioso, p. 268. so una teologia..., pp. 268-269.
24
II cristianesimo e le religioni, Libreria Vaticana 1996, n. 20.
295
294
ro Dio non è mai a nostra misura... «Nessuno possiede la in modo che possano arrivare alla loro pienezza» 29 . Am-
verità completa. Solamente Dio» 27 . mettere sinceramente questa complementarità significa,
evidentemente, una conversione profonda rispetto a quel
Questo è difficile da accettare per coloro che ancora han- modo di guardarsi, fra religioni, da posizioni di esclusivi-
no della propria religione un'idea assolutizzata, come l'ave- smo, inclusivismo, o dalla squalificazione o m u t u a igno-
vamo tutti sino a pochi anni fa. Ci veniva detto che la ve- ranza.
rità ci era stata rivelata interamente, sebbene potesse suc-
cedere che non fossimo coscienti di essa e che dovessimo Questa complementarità in realtà non è una «dottrina nuo-
pian piano chiarirla, però a partire da noi, perché noi ave- va», non è una novità. È testimoniata dalla storia delle re-
vamo tutta la verità e non avevamo bisogno di nessuna ve- ligioni e, concretamente nel cristianesimo, è presente nel-
rità venuta dell'esterno. Era - non c'è dubbio - un'affer- la sua stessa radice.
mazione gratuita, e oggi, con più fondamento, osiamo di-
re che Dio ha - che Dio è - tutta la Verità, ma che una re- Alle origini stesse della Bibbia, il ruolo giocato da Mosè è
ligione non può averla tutta in esclusiva 28 . attualmente interpretato come un ruolo di fusione e di ri-
lettura di tradizioni. Il Dio che Mosè invoca è «il Dio dei
La parola del saila kuna Iguanabiginia illumina questo pen- Padri», che rappresenta una delle tradizioni religiose di-
siero: «Dio non ha creato u n solo popolo su questa terra. sperse dei patriarchi. La Bibbia sottolinea l'influenza dei
Per questo, quando u n popolo dice 'quello che io so di Dio madianiti nella nuova esperienza formulata da Mosè. Ca-
è migliore e più esatto', questo popolo non conosce Dio; zelles e Van der Born suggeriscono che «Mosè sembra non
sta credendo che Dio è poca cosa. Quando allora arrivia- fare alcuna distinzione tra il suo Dio e quello dei madia-
m o a conoscere meglio Dio? Mai nell'odio o nel rifiuto. niti». Ma, ancor più, Mosè è inserito nel m o n d o religioso-
Quando tutti ci incontreremo a partire dalla diversità dei culturale dell'Antico Oriente. «Senza cedere alle esagera-
nostri popoli, allora, a poco a poco, conosceremo Dio» (cf. zioni della Scuola storica delle religioni, che pretendeva di
il testo completo nella sezione II dei testi antologici). fare dello yhavismo una semplice derivazione di questo
mondo orientale, non sembra neanche accettabile il cliché,
Più concretamente: «la dottrina cristiana della Trinità ha tanto diffuso, del carattere interamente secondario delle
bisogno dell'insistenza islamica sul monoteismo; il vuoto tradizioni intorno al tema della creazione nella Bibbia» 30 .
impersonale del Buddismo ha bisogno dell'esperienza cri-
stiana del Tu divino; l'insegnamento cristiano sulla distin- «Questa evoluzione della religione d'Israele che va cre-
zione tra l'assoluto e il finito ha bisogno della visione indù scendo come risultato di una fecondazione e maturazione
sulla non dualità tra Brahman e atman; il contenuto pro- di tradizioni precedentemente disperse e scollegate, ci fa
fetico-pratico della tradizione giudeocristiana ha bisogno constatare qualcosa che è successo anche nelle altre reli-
dell'accentuazione orientale della contemplazione e dell'agi- gioni: tutte si sono forgiate a partire da elementi disugua-
re senza perseguire l'efficienza. Queste contrastanti pola- li ed eclettici. In realtà tutte le religioni sono il risultato di
rità non si cancellano l'un l'altra, come il giorno non sop- una lenta congiunzione di tradizioni diverse che h a n n o
prime la notte, o viceversa. È per questo che le religioni continuato a forgiarsi intorno a u n Nucleo Originario che
devono darsi testimonianza l'un l'altra, nella loro diversità, ha dato loro la propria identità. Col passare del tempo,
l'orizzonte si va ampliando e approfondendo, propiziando
una sintesi che riunisce alcuni elementi che originaria-
27 mente erano dispersi. A questo modo le tradizioni prece-
Peteiro Freire, A., in Vida Nueva, Madrid, 2308 (dicembre 2001) p. denti non si perdono né si diluiscono, m a si integrano in
50.
28
Dupuis fa equilibrismi per distinguere tra una possibile pienezza
quantitativa diversa di una pienezza qualitativa della verità, esclusi-
va quest'ultima del cristianesimo. Cf. Verso una teologia cristiana del P. Knitter, No Other Name?, p. 221.
pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, pp. 336ss. Torres Queiruga, La revelación..., pp. 65-66.

296 297
un tutto più ampio e sono portatrici delle sottolineature tismo». L'esperienza storica mostra che le tradizioni uma-
che hanno alimentato a suo tempo l'esperienza religiosa di ne e religiose del mondo sono sorte in generale da reci-
varie persone e generazioni» 31 . proche interferenze, influenze e fecondazioni, e la maggior
parte delle religioni oggi conosciute sono il risultato di ta-
«Un'infinità di cose dell'Antico Testamento che oggi qua- li mutue fecondazioni (induismo, buddismo, islam, ecc.).
lifichiamo (senza troppe sfumature) come "parola di Dio", I grandi maestri religiosi non sono partiti mai da zero, ben-
Israele le ha imparate dai popoli e dalle religioni vicine, sì dall'interno di qualche corrente religiosa, purificandola
che furono, pertanto, la strada eletta da Dio per rivelarle e fecondandola con i propri doni profetici 35 . E nella storia
a Israele. Le ha imparate molte volte arricchendole e sot- recente il cristianesimo stesso deve riconoscere di essere
tolineandole, o perfino migliorandole. Ma le ha ricevute riuscito a portare a galla e a recuperare alcuni dei suoi
dalle altre religioni. E solo attraverso di esse le ha ricevu- grandi valori attuali grazie ad altre religioni. Potremmo fa-
te da Dio» 32 . re l'esempio dell'influsso innegabile che la religione indui-
Ciò significa che lo stesso processo di gestazione e appa- sta sta esercitando negli ultimi decenni sul cristianesimo
rizione della Parola di Dio nella storia umana, concreta- occidentale 36 . O potremmo anche riconoscere con Gonzà-
mente dentro il cristianesimo, si realizza integrando, in- lez Faus: «La passione per la giustizia e l'opzione per i po-
corporando, riformulando... elementi e verità che sono già veri che oggi danno forse identità al cristianesimo attuale,
stati «ricevuti» dentro altre tradizioni religiose. La tradi- sono profondamente cristiane. Ma sarà difficile negare che
zione biblica da sempre, molto più di quello che normal- - storicamente parlando - il cristianesimo di oggi le abbia
mente ammettiamo, è u n esercizio di sincretismo e di com- imparate e recuperate da quella "religione" che fu il marxi-
plementarietà, poiché assume la verità religiosa che altre smo, per passato e screditato che oggi lo si ritenga. È co-
tradizioni religiose sono riuscite a creare/ricevere nel pro- sì che Dio ha condotto (e continua a condurre oggi), la sto-
prio seno. È certo che si tratta di un'accoglienza attiva 33 , ria del suo popolo» 37 .
ma che non cessa di essere sincretismo e complementa- Se oltre ad avere la base teologica prima presentata, questa
rità. complementarità si ritrova anche storicamente alla base stes-
Da u n punto di vista sociologico «il cristianesimo è certa- sa della religione giudeo-cristiana e delle grandi religioni del-
mente una religione, m a in realtà è l'antico paganesimo o, la storia, come non cercare di superare la tradizione ultima
per essere più precisi, è la complessa religione ebraica, gre- di allontanamento e distanziamento per cui molte religioni
ca, latina, celtica, visigota e moderna, convertita a Cristo - anche la nostra - stavano pensando che non avevano nul-
con maggiore o minore successo 34 L'obelisco di piazza San la da imparare dalle altre? La complementarietà delle reli-
Pietro a Roma, piantato lì in mezzo, essendo stato un mo- gioni e un atteggiamento positivo verso di esse, che ci fac-
numento religioso egiziano, è tutto u n simbolo di sincre- cia essere aperti a riconoscere i loro valori e ad arricchirci
con essi, è una nuova esigenza della nostra conversione in-
tegrale e della pratica del dialogo interreligioso.
31
J. Melloni, El Uno en lo mùltiple, Sai Terrae, Santander 2003, p. 62.
32
Gonzàlez Faus, J.I, Agenda lahnoamericana 2003.
33
«Negli scritti dell'AT si trova molto di quello che si sta dicendo: • «INRELIGIONAZIONE» E INTERRELIGIOSITÀ
questo è un mito di Canaan, quest'altro sapienza egiziana, quell'al-
tro filosofia ellenistica. Sempre, però, è chiarito, ritoccato, collocato
in un contesto nuovo e quindi modificato secondo la fede biblica» Andrés Torres Queiruga ha suggerito questo termine n u o -
Lohfink, Gerhard, cNecesita Dios la Iglesia?, San Pablo, Madrid, 1999,
p. 52. 35
34 Panikkar, Il dialogo intrareligioso, pp. 33, 46, 158.
R. Panikkar, The Relation of Christian to Their Non-Christian Sur- 36
roundings, en Christian Revelation and World Religions, Joseph Neu- Le opere riprodotte in moltissime edizioni del P. Anthony de Mel-
ner (ed.), Bum & Oates, Londres 1967, p. 168. Citato da P. Knitter, lo sono l'esempio più notorio.
37
No Other Name?, p. 222. Gonzàlez Faus, J.I, ibidem.

298 299
vo che si sta diffondendo, ricevendo un'accoglienza genera- stato interamente superato in molte parti del pianeta. La
le che mostra la riuscita con cui esprime una realtà. Ci ri- mutua presenza, la permanente esposizione reciproca, la
sulta strano, e all'inizio suona perfino come poco estetico, convivenza continua, offrono e perfino obbligano a u n o
ma quando si spiega riscuote accettazione generale. scambio inevitabile. Si sta verificando u n incrociarsi e u n
Andrés lo propone come parallelo al termine «incultura- mutuo fecondarsi permanente. Da qualche decennio i cri-
zione». Questo è un concetto proveniente dall'antropolo- stiani occidentali sono influenzati dalle religioni orientali,
gia culturale che si riferisce a una dimensione della quale dall'induismo soprattutto. La stessa cosa si potrebbe dire,
la Chiesa è diventata sempre di più cosciente negli ultimi all'inverso, delle altre grandi religioni del mondo. Tutto
decenni 38 . Si può dire che è già patrimonio comune nel cri- questo è u n fenomeno di mutua «inreligionazione» a livello
stianesimo la distinzione tra fede e cultura, e la chiara af- mondiale.
fermazione che il Vangelo e la fede sono sovraculturali e Quando u n cristiano crede di trovare nell'induismo ele-
non sono legati a nessuna cultura, per cui venendo accol- menti religiosi che l'aiutano e arricchiscono nel vissuto del
ti in società o comunità u m a n e "di un'altra cultura, il Van- suo rapporto con Dio, non ha bisogno di lasciare il cri-
gelo e la fede devono essere «inculturati», tradotti, letti dal- stianesimo, ma di incorporare quegli elementi, captati dal-
la nuova cultura. la propria sensibilità cristiana, al suo integrale vissuto cri-
stiano. Molto probabilmente, nel captarli e riceverli, li mo-
Qualcosa di parallelo o di analogo può e deve succedere difica e adatta, nel tempo stesso che questi influiscono ine-
con la fede. La religione, come la cultura, è sempre un vis- vitabilmente sull'insieme della sua fede cristiana. Se u n
suto e un'esperienza «interpretata.» Non è che da u n lato indù, nel suo contatto col cristianesimo, percepisce in Cri-
il soggetto vive l'esperienza religiosa e, dall'altro, l'esprime sto u n a pienezza di rivelazione capace di portare il suo vis-
poi in parole e concetti (che appartengono a u n a cultura), suto religioso a u n a certa crescita, può accettare Cristo
no. La realtà è che lo stesso vissuto dell'esperienza è in se (captato senza dubbio dalla sua sensibilità orientale tanto
stesso interpretazione, e non può aver luogo se non per la diversa da quella europea), ma non dovrà abbandonare tut-
mediazione di categorie e concetti religiosi che il soggetto ti gli elementi di verità che costituiscono la sua esperien-
vive. Non esiste l'esperienza religiosa pura, antecedente o za religiosa indù; la sua accettazione di Cristo rimarrà in-
a fianco di una religione o cultura. La cultura e la religio- culturata nella sua religione indù.
ne dell'individuo fanno necessariamente parte della sua
esperienza religiosa. Non si tratta dunque di «abbandonare u n a religione per
convertirsi a un'altra»: la persona rimarrà di principio nel-
Ciò significa che quando un nuovo annuncio religioso giun- la sua religione, ma assumerà elementi e dimensioni che
ge a u n a persona, sarà da questa ricevuto nella e attraver- arricchiranno il suo vissuto religioso. Ci potranno essere
so la sua sensibilità religiosa. Dovrà essere tradotto e in- elementi incompatibili che esigono una decisione, m a ciò
terpretato dalle categorie religiose della persona (o comu- non costituirà la regola generale, bensì l'eccezione.
nità) che riceve. Sarà «inreligionato».
Siamo coscienti che si tratta di u n a impostazione nuova,
Questo non è u n problema teorico, bensì molto reale, at- di fronte a un'esperienza la cui ampiezza è pure u n feno-
tuale, continuamente in corso. A questi livelli di planetiz- meno nuovo, e per questo «un minimo di realismo esige,
zazione del mondo, tutte le religioni sono entrate in con- per tempi n o n ancora prevedibili, di stare attenti allo svi-
tatto e non possono più evitare di vivere in contatto per- luppo dell'esperienza stessa, per imparare da essa senza
manente. L'isolamento in cui sono vissute per millenni è imporle rischi aprioristici» 39 . Il tempo ci permetterà di ca-
pire. Nel frattempo, dobbiamo osservare e tentare d'inter-
38
Per la Chiesa cattolica latino-americana è stata la IV Conferenza
Generale del Celam, nel 1992 in Santo Domingo il momento di mas-
sima accoglienza ufficiale del tema dell'inculturazione. Torres Queiruga, El diàlogo..., p. 35.

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pretare, con mente aperta e disponibilità di cuore, senza
pregiudizi né condanne. e notte, costantemente, esplicitamente e implicitamente,
non solo dov'è accettato con il suo nome, m a perfino là do-
In ogni caso, s'impone sempre di più la coscienza che og- ve non è conosciuto o dove si crede di esserne esenti. È in
gi non sia possibile vivere la propria religione isolati, co- cammino e non c'è chi lo possa fermare. Il m o n d o si uni-
me sotto una campana di vetro che ci liberi da qualunque fica, si relaziona, dialoga, conosce, percepisce, sperimen-
influenza delle altre religioni. Al contrario, come dichiara ta, s'informa, interscambia... e le religioni si avvicinano,
la Società Indiana di Teologia, «in una società pluralista intuiscono, indovinano, presentono, dialogano e conver-
la religione autentica implica necessariamente u n rappor- gono. E, come sempre, Dio non è estraneo alla loro opera.
to con le altre religioni. Detto in poche parole: essere reli-
giosi significa essere interreligiosi» 40 . O anche: «essere Concluderemo con le parole di Torres Queiruga, che ci dan-
profondamente religiosi al giorno d'oggi vuol dire essere no conferma:
ampiamente religiosi» 41 , cioè aperti a ricevere gli apporti «Se si guarda ai processi reali, si capisce senza grande dif-
e le esperienze che ci possono derivare da altre religioni. E ficoltà che nel movimento profondo della storia sta acca-
più ancora: viene il sospetto che vivere e conoscere una re- dendo già u n ecumenismo reale di portata incalcolabile.
ligione senza conoscere altre religioni non può che tradur- Oggi, praticamente tutte le religioni sono entrate in con-
si in una esperienza incompleta della propria religione. So- tatto; ed è chiaro che questo non succede senza profonde
lo conoscendo altre religioni si arriva a comprendere me- modificazioni. Le intuizioni cristiane sono realmente e ve-
glio la propria 42 , anche prima di arricchirla. Come ha detto ramente presenti nelle altre religioni, come le loro sono
F. M. Mùller con una frase che è divenuta uno slogan «chi presenti nel cristianesimo. Sarebbe concepibile lo stato at-
non ne conosce che una, non ne conosce nessuna» 43 . tuale del cristianesimo senza il suo contatto con l'indui-
smo e il buddismo o senza la sua secolare convivenza con
• ECUMENISMO IN MARCIA l'Islam? Si può pensare - ricordiamoci di Gandhi - che la
sacralizzazione delle caste non sia stata profondamente
L'ecumenismo 44 è in cammino, è vivo, sta agendo, giorno erosa dall'affermazione cristiana dell'uguaglianza di tutti
davanti a Dio? È ipotizzabile che - nonostante le attuali
restrizioni - la lettura del Corano possa proseguire col suo
40 letteralismo fondamentalista dopo che i teologi islamici
Pathil, K. (ed.), Religious Pluralism. An Indian Peerspective, ISPCK, hanno iniziato a entrare in contatto con la critica cristia-
Delhi 1991, p. 348.
41
P. Knitter, Religiones, misticismo y liberación. Diàlogo entre la teo- na della Bibbia?» 45
logia de la liberación y la teologia de las religiones, in Vigil - Tornita - Le domande potrebbero continuare. Quello che cercano di
Barros (orgs.), Por los muchos caminos de Dios - II, Abya Yala, Quito suggerire è ovvio: in realtà si sta producendo un'espansio-
2004, p. 92. ne reale delle valenze universaliste presenti in ogni rivela-
42
«Nessuno può conoscere bene la sua lingua senza conoscere al-
meno i rudimenti di un'altra. Allo stesso modo, difficilmente una per- zione concreta 46 , «senza che ciò sia u n male né sia evita-
sona - l'eccezione è costituita dai veri mistici - potrà captare vera- bile, perché "tutte le religioni sono vere" e perché siamo
mente la propria religione senza avere un'idea dell'esistenza e della nell'era della mondializzazione».
legittimità di altri universi religiosi. Se le realtà ultime hanno per noi
solo un'unica espressione, tenderemo a pensare che le nostre conce-
zioni definiscano la realtà con validità universale» (Panikkar, R., // 45
dialogo intrareligioso, Assisi 2001, p. 10). Aggiungiamo di nostro un altro esempio: può qualcuno pensare
43 che la teologia della liberazione e l'opzione per i poveri delle Chiese
«They who know one, know none»: Introduction to the Science of
Religioni, Londra 1873, p. 16. La frase sembra provenire da Goethe cristiane latino-americane sia rimasta una particolarità di queste
che l'applicava allo studio delle lingue. Chiese e non sia divenuta, già da tempo, un'esperienza religiosa che
44
Usiamo la parola nel suo senso etimologico universale, non ridot- ha trasceso i limiti del cristianesimo, influenzando e venendo accol-
to all'«ecumenismo tra cristiani». ta dalle più diverse religioni mondiali?
46
Torres Queiruga, El diàlogo..., p. 37
302
303
il. Testi antologici sione dell'elefante secondo la parte che egli stesso aveva
toccato. Secondo la parte toccata e interpretata, le sue af-
• Testimonianza di Raimondo Lullo (Llull, 1233-1315) fermazioni differivano: un uomo lo chiamava A, un altro
Z... Se ognuno di loro avesse portato u n a lucerna per il-
C'è u n a maniera sicura di n o n arrivare a Dio, ed è quella luminare la stanza, la differenza delle loro parole sarebbe
d'installarsi in una religione. scomparsa. L'occhio della percezione sensoriale è sola-
Raimondo LULLO
mente come il palmo della mano: esso manca della capa-
cità di abbracciare la totalità di ciò che tocca.
• Testimonianza di Gandhi (1917-1984) RUMI
10 dico agli indù che la loro vita sarà imperfetta se n o n stu-
diano con rispetto la vita di Gesù. • La stessa luce in lampade diverse
Mahatma GANDHI, Freiheit onhe Gewalt, K. Klostermeier Da tutte le parti del mondo, i popoli hanno onorato l'uno o
(hrsg.), Colonia 1968, p. 118. l'altro dei Portavoci di Dio e hanno adottato i loro insegna-
menti. Venerano Cristo, Buddha, Zoroastro, Krishna ed al-
• Testimonianza di Ibn Arabi (1165-1240) tri alti Profeti come le loro più grandi guide. Ma n o n li han-
no mai contemplati in rapporto gli uni con gli altri. Li pen-
11 mio cuore si è trasformato in ricettacolo di tutte le for- sano come rivali, in competizione per guadagnare la rive-
me religiose: è prateria di gazzelle e chiostro di monaci cri- renza del mondo. Immaginano che accettando la rivelazio-
stiani, tempio di idoli e Kaaba di pellegrini, Tavole della ne di uno, debbano negare la rivelazione degli altri... (p. 14).
Legge Ebrea e Fogli del Corano.
Ibn Arabi Le grandi religioni non sono rivali, m a si completano co-
me le note di u n a Divina Sinfonia, ognuna rappresentan-
do un compito importante nel gran d r a m m a dell'evoluzio-
• Testimonianza dei mistici sufi ne u m a n a e della sua marcia verso u n destino comune,
l'unità mondiale, l'armonia, la pace universale e lo svilup-
«I mistici sufi e il pluralismo religioso», in Agenda Lati- po spirituale (ibid. 17).
noamericana 2004, p p . 154-155. Anche in <latinoamerica-
na.org/2003/textos/castellano/SufiesCompleto.htm». Tutti i Messaggeri sono stati i Portavoce e i canali della Di-
vinità invisibile. Tutti riflettono la stessa luce di Dio. Essi
non sono in lotta, rivaleggiando gli uni con gli altri, m a so-
• L'elefante e i ciechi no venuti con u n a missione comune: far avanzare sempre
L'elefante si trovava dentro u n a casa buia; alcune persone di più, in maniera progressiva, la civiltà del genere u m a n o
dell'India lo avevano portato lì per esibirlo. Per vederlo, va- e la spiritualizzazione dell'anima, e condurre tutta l'uma-
rie persone entrarono, u n a alla volta, nell'oscurità. Dato nità verso un glorioso comune destino che sarà il rag-
che nessuno poteva vederlo con gli occhi, ognuno tentava giungimento dell'unità mondiale, della concordia e della
di tastarlo nel buio con le palme delle mani. La mano di pace universale. Sono come lampade diverse nelle quali
uno si posò sulla sua proboscide e disse: «questa creatura brilla la stessa Luce Divina. In altre parole: essendo Dio
è come u n tubo dove passa l'acqua». La mano di u n altro uno, la sua religione è una e tutti i Messaggeri l'hanno in-
toccò il suo orecchio: gli sembrò simile a u n ventaglio. Un segnata in diverse tappe evolutive (ibid. 107).
altro, avendo afferrato la sua zampa, dichiarò: «Penso che (George TOWNSHEND, The Promise ofAllAges, p. 69, in WOOL-
la forma dell'elefante sia quella di un pilastro». Un altro SON, Gayle, Divina Sinfonia, Editorial Bahà'i, Buenos Aires
posò la mano sul suo dorso e disse: «Questo elefante è dav-
1992, pp. 14, 17, 107)
vero come un trono». Così, ognuno dava la propria ver-

304 30S
stianesimo ci sono molti elementi presi da altre religioni?
• Questo popolo non conosce Dio Sviluppare questo punto, e chi ne ha porti elementi.
Babà ha creato questa terra, Dio ha creato questa terra, que- - Ci sono cose che dovrebbero cambiare nella nostra vita
ste montagne. Dio è molto grande, è immenso. Non si la- se credessimo coerentemente che tutte le religioni sono ve-
scia afferrare da u n solo popolo; u n solo popolo non può re? E cosa dovrebbe cambiare in noi? E nella missione,
conoscere tutte le sue strade, non può comprenderlo total- nell'attività missionaria?
mente. Per questo, Dio ha creato su questa terra molti po- - Tutte le religioni sono vere... Tutte? Anche quella che
poli. Babà non ha creato un solo popolo. Nana non ha crea- può fondare u n giorno qualsiasi u n leader religioso di u n
to un solo popolo su questa terra. Proprio per questo, quan- sobborgo della mia città? Anche u n a setta satanica istitui-
do un popolo dice «ciò che io so di Dio è meglio e più giu- ta con cattiva volontà? Cosa vogliamo dire con: «tutte» le
sto», questo popolo non conosce Dio; è lontano dal cono- religioni sono vere?
scere il suo messaggio; sta credendo che Dio è poca cosa. - Sono tutte ugualmente vere? Cosa significa «pluralismo
asimmetrico»?
Noi kuna diciamo che Dio è in alto. Ed è vero, è una ve- - Cosa intendiamo per proselitismo? Che cosa differenzia
rità. E non so cosa dicono i nostri amici neri, m a dicono essenzialmente il proselitismo dall'apostolato? Il proseliti-
la verità. E così gli altri popoli che Babà ha lasciato su que- smo è peccato? L'apostolato non lo è? A quali condizioni?
sta terra. Non possiamo dire esattamente ciò che è Dio, - Se a contatto con l'induismo, un cristiano lo scopre buo-
non lo capiremo mai tutto. no e valido per la sua persona e compatibile con la sua fe-
Quando allora conosceremo meglio Dio? Mai nell'odio o de cristiana, cosa deve fare? Deve rinunciare al cristiane-
nel rifiuto. Quando tutti c'incontreremo a partire dalla di- simo? Deve rinunciare all'induismo? Può avere una «dop-
versità dei nostri popoli, allora, a poco a poco, conoscere- pia appartenenza»? Diverrà un cristiano indù o u n indù
m o Dio. cristiano? In che consisterà qui l'inreligionazione?
- La teologia della liberazione ha infranto tutte le frontiere
(Saila kuna IGUANABIGINIA, Horacio Méndez) delle religioni. Oggi c'è una TL islamica, indù... Molte vol-
te senza questo nome, ma non senza il suo dichiarato in-
flusso. Perché si verifica questo fenomeno? La TL era qual-
III. Domande per riflettere e per dialogare cosa di cattolico o protestante, o piuttosto «cristiano», o
- semplicemente - profondamente umano? In che senso?
- Che impressione ci fa nell'insieme questa lezione? Qual- Potrebbe esserci una religione insensibile all'opzione per i
cuno di noi è rimasto sconcertato, ha provato sensazione poveri? Perché? Cosa ci dice tutto questo sul tema che «tut-
d'insicurezza, come se si scuotessero certezze che aveva te le religioni sono vere?»
considerato da sempre solide? Quali certezze? Perché sen- - Lavorare collettivamente su qualcuno dei posters indi-
te tutto ciò? Cosa pensare? cati nel prossimo paragrafo.
- Sapevamo che anche altre religioni sono inclusiviste? Pos-
siamo fornire dati di religioni (o di persone di altre reli- IV. Poster
gioni) che conosciamo?
- Se avessimo un dialogo con qualche comunità di altra Servicios Koinonìa (<servicioskoinonia.org/posters>), offre
religione e dovessimo dare testimonianza della nostra fe- una serie di poster sul pluralismo religioso. Due della se-
de, come faremmo? Cosa diremmo? Potremmo dire ora rie h a n n o molto a che vedere con questo tema:
quali sarebbero le idee principali? Commentarle insieme. - «Tutte le religioni sono vere. Il proselitismo è peccato».
- Saremmo capaci di dir loro che la nostra religione è ve- - «L'elefante e i ciechi» (concretamente, il poster di Koi-
ra e la loro no? Cosa diremmo circa la verità del cristia- nonìa vuole rappresentare di proposito un'elefantessa).
nesimo e circa la verità dell'altra religione?
- Conoscevamo il dato che nella stessa Bibbia e nel cri-
307
306
Bibliografia Capitolo sedicesimo
DUPUIS JACQUES, El pluralismo religioso en el pian divino de la sal- Tutte le religioni sono vere... e false
vación, in Selecciones de teologia 151/38 (1999) pp. 241-253.
GEFFRÉ C, O lugar das religiòes no plano da salvacào, en TEIXEI-
RA (org.), O diàlogo interreligioso corno afirmacào da vida, Pau-
linas, Sào Paulo 1997, pp. 111-137.
GRIFFITHS PAUL J., Sabre Dominus Iesus: la complementariedad es
sostenible, in Concilium 302 (2003) pp. 523-526.
KNITTRR PAUL F., Jesus and the Other Nantes, Orbis, Maryknoll 2001. Ciò che abbiamo affermato nella lezione precedente, ovvero
KUNG H., El cristianismo y las grandes religiones, Cristiandad, Ma- che «tutte le religioni sono vere», potrà apparire molto otti-
drid 1986. mista a confronto con l'inveterata convinzione che vi sareb-
ROBLES AMANDO, Repensar la religión, de la creencia al conoci- be una sola religione vera (la nostra). Poiché però l'ottimi-
miento, EUNA, San José de Costa Rica, 2001. smo deve essere realista, questa lezione completa quella svol-
TORRES QUEIRUGA, A., El diàlogo de las religiones en el mundo ac- ta precedentemente: «tutte le religioni sono vere... e allo stes-
tual, in J. GOMIS (org.), El Vaticano IH. Como lo ìmaginan 17 so tempo false». Con essa chiudiamo il punto più elevato del
cristianos, Herder-El Ciervo, Barcelona 2001 pp. 67-84.
corso. I capitoli che seguono ne saranno in certo modo con-
TORRES QUEIRUGA A., Cristianismo y religiones: «inreligionación»
y cristianismo asimétrico, in Sai Terrae 997 (gennaio 1999) pp. seguenza e applicazione, la discesa dalla cima del monte.
3-19; RELaTn. 241.
TORRES QUEIRUGA A., El diàlogo de las religiones, Sai Terrae, San-
tander 1992, pp. 40; O diàlogo das religiòes, Paulus, Sào Pau- I. Per sviluppare il tema
lo 1997.
TORRES QUEIRUGA A., La revelación de Dios en la realización del
hombre, Cristiandad, Madrid 1987. VEDERE

L E RELIGIONI NON SONO STATE SANTE

Contrariamente a quello che con generosità abbiamo af-


fermato sulle religioni nella precedente lezione, si potreb-
bero avanzare molte obiezioni appellandosi agli eventi sto-
rici. La storia è molto benevola con le religioni. Al contra-
rio, «la storia delle religioni già mette in atto la critica al-
le religioni» 1 . Non vi è miglior elemento capace di smor-
zare l'ingenuo ottimismo riguardo alle religioni che la lo-
ro stessa storia. A essa vogliamo volgere lo sguardo anco-
ra u n a volta per «partire dalla realtà», secondo la nostra
metodologia del «vedere, giudicare e agire».
Invitiamo il lettore a rivedere le prime lezioni di questo

1
Pannenberg, W., Erwàgungen zu einer Theologie der Religionsge-
schichte [Riflessioni per una teologia della storia delle religioni], p. 288.
Allude alla famosa frase di Schiller, ripresa da Hegel: «La storia del
mondo è il giudizio del mondo».

308 309
corso, nelle quali facevamo una revisione sommaria dei da- polari, contro le rivoluzioni, contro l'indipendenza dei po-
ti storici riguardo al comportamento intollerante e niente poli, contro le «libertà moderne», contro l'emancipazione
affatto dialogante delle religioni. Questa mancanza di dia- della ragione, contro il progresso della scienza, contro la
logo fra le religioni non è stata il loro unico né principale democrazia...
peccato. Possiamo dire che, in generale, la storia delle re-
ligioni è intessuta sia di bene che di male, tanto di grazia È vero - soprattutto recentemente - che vi è sempre stata
quanto di peccato. anche una presenza della religione sull'altro lato: con i po-
veri, con le minoranze oppresse, con i popoli sopraffatti,
Se volgiamo lo sguardo ai mali più eclatanti dell'Umanità, con le rivoluzioni, con i movimenti popolari, a favore
le guerre, osserviamo che non vi è stata una guerra che col- dell'indipendenza dei popoli, della libertà, della democra-
pisse una nazione cristiana che non sia stata appoggiata e zia... Tuttavia questo - che non cessa di costituire «l'altra
benedetta dalle religioni 2 . Queste h a n n o appoggialo la guer- faccia delle religioni», la loro dimensione profetica, che pu-
ra e lo hanno fatto molto spesso, come u n elemento ulte- re è come un iceberg di cui si vede soltanto una piccola
riore dell'autoaffermazione egoista (culturale, razziale, eco- parte - è sempre stato un'eccezione, rispetto alla religione
nomica, politica...) dei popoli che vi erano coinvolti; han- istituzionale. Sotto l'aspetto sociologico è storicamente evi-
no rivestito di teologia le loro ragioni e le hanno avallate dente che la religione istituzionale è per sua natura u n fat-
ponendo la rivelazione dalla propria parte, ma si è tratta- tore di conservazione, di opposizione al progresso, di di-
to di un abito con il quale si nascondevano ideologicamente fesa dell'establishment, uno strumento che il potere utiliz-
gli interessi egoisti o di potere di ogni popolo; le religioni, za ai suoi propri fini...
ponendosi al di sopra della sfera umana, cercavano di da-
re a esse una convalida divina. Il giudizio della storia si trova qui, nella condanna di tut-
ti questi aspetti peccaminosi delle religioni. In questo le re-
Invasioni, conquiste, «crociate», colonizzazioni e neo co- ligioni n o n sono state portatrici di verità, m a false, molto
lonizzazioni, imperialismi... sono stati compiuti nella sto- false.
ria non da popoli miscredenti e senza religione (ma sono
poi esistiti simili popoli?), bensì da popoli religiosi, le cui L E RELIGIONI NON SONO STATE INFALLIBILI...
religioni hanno fornito le armi più potenti: legittimità e mi-
stica, mandato divino, missione trascendente, promessa di Per essere obiettivi dobbiamo dire che non tutto il negati-
gloria eterna post mortem, obblighi di coscienza, minacce vo che c'è stato nella storia delle religioni è stato veramente
di colpevolezza o di scomunica e condanna... Chi, se non «peccato» delle religioni stesse. Molti elementi negativi so-
la religione, ha posseduto finora le armi più potenti che no stati semplicemente limiti delle religioni o delle società,
muovono realmente l'Umanità? i limiti dell'essere umano in ogni m o m e n t o della sua evo-
La storia umana, per qualunque verso la si osservi, è una luzione e del suo progresso.
storia religiosa. La religione è stata protagonista della sto- La religione, come gli esseri u m a n i che la praticano, è sog-
ria ed è corresponsabile tanto dei suoi successi come dei getta alla cultura e all'«incultura» di ogni epoca, alle illu-
suoi errori, che non sono stati piccoli. Le religioni non sem- sioni umane, agli errori, al rischio di confondere la fanta-
pre si sono schierate a favore della giustizia e in difesa dei sia con la realtà, alla dinamica degli interessi istituziona-
poveri, ma hanno benedetto molto spesso la guerra contro li, ai pregiudizi che si oppongono all'avanzamento del-
i poveri e sancito ideologicamente i meccanismi che li han- l'umanità...
no impoveriti. Fino ai nostri giorni le religioni sono state Tutto questo - che potrebbe essere elencato nei dettagli in
contro ì movimenti di liberazione, contro i movimenti po- una lista quasi infinita - ha fatto commettere alle religio-
ni errori nei quali sono cadute in pieno, situazioni nelle
2 quali h a n n o puntato per errore - involontariamente o in-
Hick, John, God Has Many Names, pp. 54ss. coscientemente - con tutte le loro forze, proclamandole tal-
310 311
volta come verità assoluta «in nome di Dio», capaci di con- e di dolore nella storia? Possono essere veramente assolu-
dannare e perfino di muovere guerra o di uccidere. Per te- te - o assolutamente vere - le religioni che h a n n o difeso
stimoniarlo basta pronunciare u n a parola: Inquisizione. «infallibilmente» errori e si sono poste dalla parte dell'egoi-
smo, del potere e dell'errore, impegnando solennemente
Le religioni hanno commesso errori senza fine, materiali tutta la loro autorità?
e scientifici, e si potrebbe tentare di farne l'interminabile
elenco, dai più solenni e appariscenti fino ai più curiosi, In realtà, dal punto di vista logico, si tratta di u n sospetto
ivi inclusi quelli ridicoli. semplicemente «metodologico», poiché non è u n sospetto,
Tutto questo è frutto - come dicevamo - della collocazio- bensì un'evidenza confermata. Vi sono troppe prove, testi-
ne delle religioni nelle loro società, in questo mondo limi- monianze, vittime... per poter continuare a parlare sem-
tato e in u n momento critico di progresso; è frutto della plicemente di «sospetto» 4 . Per questo, più che «sospetta-
storicità della società umana, più che il riflesso di ispira- re» di una «non verità» già comprovata, vogliamo interro-
zioni divine dimezzate. Le espressioni apodittiche («Dio garci circa il suo significato. Per fare ciò ci addentreremo
guida il suo popolo, lo Spirito Santo guida la sua Chiesa, nella seconda parte.
Dio non permetterà che i suoi rappresentanti si sbagli-
no...») servono a poco. L'«autonomia delle realtà terrene» GIUDICARE
e del cammino della storia - autonomia della quale oggi
non possiamo dubitare - fa sì che anche qui le cose av- RELATIVITÀ
vengano «etsi Deus non daretur», come se Dio non esistes-
se, o come se mantenesse un assoluto silenzio. Se le reli- Possiamo affermare che le religioni sono relative e non as-
gioni hanno commesso errori nella storia, se in tante oc- solute. Non è possibile cioè pensare che vi sia una religio-
casioni non hanno corrisposto alla verità, se si sono poste ne assoluta nel senso che possieda tutta la verità, solo la
ufficialmente e formalmente dalla parte dell'errore e della verità, che mai abbia commesso istituzionalmente gravis-
falsità... Dio non è accorso per porvi rimedio. La storia lo simi peccati, né abbia presentato come «dottrina sicura»
dimostra. o persino come «rivelazione» errori che oggi sono eviden-
In concreto, per quanto si riferisce alla «teologia delle re- ti. E possiamo affermare non soltanto che una religione
ligioni», cioè all'idea che le religioni hanno avuto di loro siffatta non esiste, ma che non può esserci. Perché? Per
stesse e delle relazioni fra loro, dobbiamo dire che il tra- molte ragioni.
dizionale atteggiamento esclusivista «si è formato in u n pe- In primo luogo perché le religioni sono opere sia u m a n e
riodo di sostanziale ignoranza riguardo alla vita religiosa che divine. In questo nostro m o n d o u m a n o non esiste nul-
dell'umanità e che recentemente si è visto sospinto a u n a la di «esclusivamente divino». E tutto ciò che è u m a n o è
reimpostazione radicale, causata dal sorgere di una cono- limitato, fallibile, perfettibile, ambiguo. Gli elementi divi-
scenza molto più profonda e vasta» 3 . Noi cristiani di fatto ni e di verità che danno valore alle religioni «quando si rea-
abbiamo trascorso quasi due millenni nell'errore esclusi- lizzano entro i limiti di una comunità storica, non posso-
vista, senza che Dio vi abbia posto rimedio (e altri popoli
l'hanno pagata cara)...
4
Ancora nel momento metodologico del «vedere» e per sol- Riferendosi alla Chiesa e alla Bibbia Renan diceva: «Un solo erro-
levare il velo verso il «giudicare», possiamo una volta di re prova che la Chiesa non è infallibile; un solo punto debole prova
che un libro non è rivelato... in un libro divino tutto è vero e non ci
più richiamare l'«ermeneutica del sospetto»: può essere u n dev'essere, pertanto, alcuna contraddizione... Un libro ispirato è un
b u o n albero questo che ha dato simili frutti di sofferenza miracolo e dovrebbe, come minimo, presentarsi in condizioni uni-
che, diverse da quelle di qualsiasi altro libro» (E. Renan. Souvenirs
d'enfance et de jeunesse, p. 160, citato da Torres Queiruga, La revela-
3
Hick, J., ibid.,p. 29. ción..., p. 83).

312 313
no essere mai presi in senso assoluto», e ciò cui si deve ri- che punto nelle religioni più formali non cessino di essere
volgere l'attenzione è «il saldo complessivo» di ogni reli- presenti forme considerate «inferiori», come l'animismo 10 .
gione, risultato che «non deve nascondere l'evidenza che Chi si occupa di pastorale sa perfettamente come nella re-
ogni progresso u m a n o porta in sé un'ombra di regresso, ligiosità - non soltanto nella cosiddetta religiosità popola-
che ogni visione chiara si paga con qualche genere di ce- re, ma anche in quella di tutti gli strati sociali - agiscono
cità parziale, che a ogni guadagno si accompagna u n a qual- in modo intrecciato la fede e l'amore, insieme al timore,
che perdita» 5 . Come realtà u m a n e quali sono, come me- all'interesse, al pensiero magico, alla superstizione... Ed è
diazioni u m a n e che implicano limitazioni e debolezze, non risaputo che perfino in settori sviluppati colti e cittadini,
v'è alcuna religione che sia perfetta. la pratica degli oroscopi, la lettura delle carte, la consul-
Ogni religione, in effetti, significa u n a prospettiva unica, tazione di indovini, la magia, ecc., sono molto più diffuse
una forma particolare di avvicinamento al mistero e di rea- di quanto si creda.
zione di fronte ad esso, cosicché sempre in ogni religione
Chi rimane sereno e sincero accetta che le frontiere fra il
vi sono ricchezze e sensibilità che le altre non hanno, e tut-
vero e il falso, il bene e il male, l'innocenza e il peccato...
te senza eccezioni devono riconoscere qualche inevitabile
passino anche attraverso la propria religione.
cecità causata dai limiti della propria situazione 6 .

PLURALISMO «ASIMMETRICO»
AMBIGUITÀ
Affermando che tutte le religioni sono vere, e che, specu-
Le religioni sono dunque realtà ambigue, h a n n o u n a dop- larmente, tutte contengono di volta in volta qualcosa di fal-
pia faccia. Sono «il meglio e il peggio dell'umanità», come so, non vogliamo esprimere asserzioni assolute né livella-
lo stesso essere umano, che a un tempo è sapiente e de- re tutte le religioni su uno stesso piano di uguaglianza. Tut-
mente. «La religione - dice Raimon Panikkar - non ha ne- te sono vere e nello stesso tempo false, ma non lo sono nel-
cessariamente u n valore positivo... La religione rappre- la stessa misura né nella medesima forma. Non vi è una
senta il meglio e il peggio dell'essere umano, e questo pre- «simmetria» che le rende tutte uguali. E neppure una tale
cisamente perché tocca i problemi ultimi» 7 . Oppure, detto simmetria è presente all'interno di ogni religione. Una re-
con più forza e con parole autorevoli: «La religione è al ligione - come già abbiamo detto - possiede una chiaro-
tempo stesso divina e demoniaca» 8 . veggenza e una sensibilità speciali per determinate pro-
Non c'è una religione nella quale tutto è puro, u n a reli- spettive, mentre altre religioni ne hanno per altre. Alcune
gione che sia completamente solo pura religione... «In con- hanno debolezze e qualche «punto cieco» di fronte a de-
creto, ogni religione è una mescolanza di fede, supersti- terminati aspetti, altre per altri. È ciò che s'intende per
zione e incredulità» 9 . Albert Samuel ha dimostrato fino a « pluralismo asimmetrico ».
Il fatto che le religioni non siano perfette, e non lo siano
5
allo stesso modo, è un altro dei fondamenti della necessa-
Torres Queiruga, A., La revelación..., p. 386. ria complementarietà delle religioni, che già si è esamina-
6
Torres Queiruga, A., El diàlogo de las religiones en el mundo actual, to nelle lezioni precedenti. Non essendo perfetta, nessuna
in J. Gomis (org.), El Vaticano IH, Herder-El Ciervo, Barcelona 2001,
p. 74. può dire «io so tutto di Dio»; essendo il pluralismo asim-
7
Panikkar, R., // dialogo intrareligioso, Cittadella, Assisi 2001, p. 11.
8
ID., El escàndalo de las religiones, in Torradeflot, Francese (org.), 10
Diàlogo entre religiones. Textos fundamentales, Trotta, Madrid 2002, Les religions aujourd'hui, Éditions Ouvrières, Paris 1992. Perfino le
p. 175. date delle grandi feste ebraiche, cristiane e islamiche coincidono fon-
9
Kiing, Hans, Ser cristiano, Cristiandad, Madrid 1977, p. 108 [ed. it., damentalmente con i cambi di stagione, i solstizi, gli equinozi e con
Essere cristiani, Mondadori, Milano 1976]. il ciclo lunare. I riti che si realizzano in queste religioni sono presenti
anche nell'animismo.
314
315
metrico, nessuna di esse può nemmeno dire: «Io lo so me- disagio nell'inclusivismo, per quanto aperto lo si possa con-
glio delle altre» 11 . Per questo tutte possono imparare. Fra siderare. Hanno fatto il salto e sono passati ad accettare il
due religioni quale possiede la verità? Entrambe. Chi deve pluralismo, pur specificando quella sfumatura di «asim-
insegnare a chi? Entrambe possono imparare l'una dall'al- metrico» per fugare la vecchia accusa di relativismo e in-
tra: «Non vi possono essere accaparramenti che escludo- differentismo.
no né autoproclamazioni aprioristiche della propria eccel- Oggi senza dubbio, sempre più, la sfumatura diventa su-
lenza. Ha senso soltanto la convivenza fraterna e, in ogni perflua, perché ormai quasi per nessuno il pluralismo sen-
caso, una conclusione a posteriori, partendo dall'esame e za ulteriori specificazioni è sinonimo di radicalismo egua-
dal confronto, dalla discussione e dal dialogo con le altre. litario e indifferentista. Come abbiamo detto prima, «un
D'altronde è quello che succede quando qualcuno abbrac- pluralismo egualitario sarebbe irreale, mancante di reali-
cia una certa religione e non un'altra» 12 . smo. Ogni pluralismo realista è asimmetrico, finché non si
dimostri il contrario» 14 .
La realtà dimostra che nei diversi elementi e dimensioni
delle religioni non si raggiunge u n identico grado di avan-
zamento verso Dio. Molte volte le differenze fra ciò che si AGIRE
consegue in una religione e quello che si raggiunge in un'al-
tra dipendono semplicemente dal contesto culturale, e que- Arriviamo qui al punto delle conclusioni operative.
sto deve indurre tutti noi alla cautela e al rispetto di u n
pluralismo ampio e legittimo. Tuttavia vi sono casi nei qua- RINUNCIARE AGLI ASSOLUTISMI
li le differenze hanno forte portata religiosa. Da qui la con-
sapevolezza che il pluralismo dev'essere concepito asim- E questa una conclusione che già abbiamo tratto in varie
metricamente, non tale da livellare in modo egualitario. occasioni precedenti nel nostro corso, e a questo punto non
facciamo altro che rafforzarla partendo da altre fonda-
Abbiamo già parlato dell'origine dell'aggettivo «asimme- menta.
trico». Appena 10 o 15 anni fa, alcuni teologi non accetta-
vano la posizione pluralista, perché l'immagine che aveva- Per coloro che hanno già fatto u n certo percorso di rinno-
no del pluralismo era sinonimo di parificazione radicale vamento della loro mentalità teologica, questa rinuncia
di tutte le religioni, di indifferentismo, di relativismo... a all'assolutismo non presenta alcuna difficoltà. Tuttavia la
quel tempo non sembrava possibile un pluralismo sereno, posizione maggioritaria è quella contraria: i cristiani - per
maturo, rispettoso delle diversità... per questo essi si con- parlare ora del campo che maggiormente conosciamo -
sideravano inclusivisti, anche se, approfondendo, ammet- quando sono iniziati a questo tema, frequentemente sof-
tevano di far parte di u n «inclusivismo aperto». Come sap- frono di u n primo momento di turbamento. Da sempre
piamo, la teologia delle religioni è molto giovane ed è in hanno vissuto nel sentimento inconsapevole di essere nel-
fase di forte crescita. Il trascorrere degli anni h a fatto pro- la Verità, in una verità assoluta di fronte alla quale le ve-
gredire questi teologi 13 e li ha fatti sentire chiaramente a
alcuni dei nostri teologi, di parlare di inclusivismo... In mancanza di
11 una categoria migliore, alla cui ricerca comune tutti sono invitati,
Si allude qui alle parole del saila kuna Horacio Méndez, citate per
esteso nella lezione precedente. Cf. Agenda Latinoamericana 2003, ul- preferiamo quella di pluralismo asimmetrico, poiché ci sembra che,
tima di copertina. mentre rispetta - più dell'inclusivismo - la pluralità, evita il pericolo
12
Torres Queiruga, A., Del Terror de Isaac al Abbd de Jesus, Verbo Di- - pluralista - del relativismo, come se tutte le strade fossero uguali e
vino, Estella 2000, p. 297. non fosse necessario restare sempre in esodo verso una maggiore
13
«La teologia attuale, da tempo è impegnata con tali questioni... C'è profondità e purezza nella confessione e nella pratica del mistero»
ancora molta strada da fare... Bisognerà elaborare nuove categorie (A. Torres Queiruga, El dialogo de las religiones en el mundo actual...,
che permettano di raggiungere maggiore chiarezza... Nemmeno so- p. 73).
14
steniamo più, benché ci sia stato un grande avanzamento da parte di Cf. il capitolo settimo, in cui abbiamo parlato del pluralismo.

316 317
sono «mappe» del territorio del mistero, non il territorio
rità degli altri erano false o fatue... cosicché quando la ri- in quanto tale 17 .
flessione teologica mostra loro che la realtà non è così as-
soluta come presupponevano (a motivo, senza dubbio, di
Lo abbiamo già affermato: ogni religione, con le sue di-
ciò che fu loro insegnato quando erano piccoli), sentono
verse forme di esperienza religiosa, i suoi miti e simboli, i
una prima sensazione come di angustia, come se si sen-
suoi sistemi teologici, i suoi influssi culturali, le sue tra-
tissero sospesi nel vuoto.
sformazioni politiche nella storia, le sue liturgie e la sua
Questo succede a noi cristiani e specialmente ai cattolici. arte, le sue etiche e i suoi stili di vita, le sue sacre scrittu-
José Maria Diez Alegria, con il suo stile spigliato e umori- re e le sue tradizioni, costituisce una diversa risposta uma-
stico, racconta che «al Concilio Vaticano I, rispetto alla na al medesimo Mistero, nel contesto delle diverse cultu-
questione dell'infallibilità vi erano tre partiti. Uno, quello re o modi di vivere, alla medesima realtà divina, infinita e
degli infallibilisti estremisti, che volevano una definizione trascendente. Dal momento che a tutti questi tentativi uma-
di questo tenore: "il Papa è infallibile" e basta. Uno di que- ni di ricerca e di risposta Dio dà accoglienza e in essi si
sti tipi, il giornalista W.G. Ward, diceva che il suo ideale manifesta, tutte le religioni sono vere, hanno la Verità in
sarebbe stato trovarsi davanti ogni giorno, con la prima loro stesse, godono della presenza del Mistero. E dal mo-
colazione, u n a definizione dogmatica. In prospettiva sto- mento che tutti questi intenti sono umani, tutte le religio-
rica e spassionata si può dire che erano animali...» 15 . ni sono anche, nella loro misura, «false», cioè carenti, con-
niventi con l'errore e il peccato, con gli abbagli e le fanta-
Questa non è una semplice battuta. Sebbene sia passato sie, le proprie peculiarità e idiosincrasie.
quasi u n secolo e mezzo da quel concilio nel quale gli in-
fallibilisti trionfarono su un settore minoritario di vescovi Simili elaborazioni di risposte, le religioni, sono perciò, in
più versati in teologia, che discutevano e si opponevano certo qual modo, una «mappa», la «carta» che ogni popo-
con veemenza a quella definizione, il risultato fu una de- lo religioso ha faticosamente elaborato lungo la sua storia
finizione sfumata nella sua espressione letterale 16 , mentre in intimo rapporto con il suo Dio. È comprensibile che ogni
nel volgo cristiano ciò che si diffuse fu un concetto di in- popolo, rinserrato nella sua relazione unica con Dio, iso-
fallibilità senza sfumature né visione critica. Il popolo cri- lato da altre influenze, segnato dalle inimmaginabili limi-
stiano cattolico è vissuto con u n a coscienza di sicurezza, tazioni del pensiero primitivo e dalla mancanza di stru-
di verità assoluta, di cieca fiducia nelle sue autorità eccle- menti critici, abbia confuso le proprie rappresentazioni re-
siastiche... inconciliabile con la mentalità moderna. In tal ligiose con il mistero religioso che queste rappresentano.
modo, quando «modernizziamo» la nostra mentalità, en- È comprensibile che si sia posta tanta passione e tanta in-
triamo realmente in u n altro paradigma e questo non può tolleranza nella difesa di ciò che sembrava essere non una
essere fatto senza esserne scossi. Ma ciò non accade per- mappa m a il territorio stesso della Verità e del Mistero.
ché si torni indietro, bensì perché assumiamo questa sen-
sazione interiore come nuovo stimolo allo studio persona- L'immagine di Knitter 18 ci sembra molto espressiva, e in
le e alla riflessione fatta propria dal soggetto stesso. quanto immagine «vale più di mille parole».

LA TRAVE NEL PROPRIO OCCHIO


OGNI RELIGIONE E UNA MAPPA, NON IL TERRITORIO

Questa indovinata frase di Paul Knitter può riassumere per Un'altra conclusione operativa che si deduce da tutto que-
noi u n atteggiamento operativo: riconoscere che le religioni
"«Each religion ìs a map of'the territory, but not the territory itself» (P.
15 Knitter, No Other Name?, p. 220).
Rebajas teológicas de otono, Desclée, Bilbao 1980, p. 53. 18
Anche Hick la riporta: God Has Many Nantes, pp. 53-54.
16
Cf. il capitolo in proposito del libro precedentemente citato.
319
318
sto è quella della comprensione e dell'umiltà. Con eccessi- non hanno valore per il dialogo religioso, per il fatto che
va facilità tranciamo giudizi sulle altre religioni senza la non sono state poste a confronto con l'opinione di chi co-
dovuta comprensione: le loro sacre scritture ci sembrano me noi la vive dall'interno, ne h a n n o invece per la nostra
strane, o favolose, o incredibili; i loro riti ci paiono essere revisione, per la nostra conversione e purificazione.
«superstizioni»; le loro pratiche religiose, troppo volgari;
la posizione della donna in qualche altra religione ci sem- Non sarebbe strano che confessassimo di essere scanda-
bra intollerabile; imperdonabile la connivenza con certe lizzati per la posizione in cui è tenuta la donna in alcune
forme d'ingiustizia... e a qualcuno parrebbe perfino che religioni e non fossimo consapevoli dello scandalo che a
questi tratti sarebbero indizi del fatto che esse non sono tante donne e uomini causa la disuguaglianza e la discri-
«la vera religione». minazione con cui è trattata la donna nella maggior parte
delle Chiese cristiane. Potremmo essere scandalizzati per
A questo livello del nostro corso tutto ciò non deve succe- l'apparente giustificazione delle caste nella religione indù
dere a nessuno di noi. Piuttosto, la conclusione che ne de- e non renderci conto che il cristianesimo per molti secoli
duciamo è che dobbiamo essere estremamente compren- ha tollerato la schiavitù e che la stessa Gerarchia ecclesia-
sivi, e pensare che l'interpretazione di una religione, so- stica è stata proprietaria di schiavi...
prattutto se è negativa, non è valida se non è suffragata da
coloro che la vivono. Non sono valide le interpretazioni di Umiltà e comprensione non soltanto aiuteranno il dialogo,
una religione fatte da persone che non la conoscono dal ma aiuteranno noi stessi a vivere nella verità.
suo interno. Molte di queste interpretazioni negative con-
tengono molta incomprensione e perfino calunnia, anche II. Testi antologici
se formulate senza cattiva intenzione. «La regola d'oro di
ogni ermeneutica è che la cosa interpretata possa ricono- • «Io sostengo che tutte le religioni sono vere m a sono im-
scersi nell'interpretazione. In altre parole: ogni interpreta- perfette, nella misura in cui sono presentate da esseri uma-
zione esterna a una tradizione deve coincidere, per lo me- ni e portano l'impronta delle imperfezioni e debolezze de-
no sotto l'aspetto fenomenologico, con una interpretazio- gli esseri umani» (Gandhi).
ne fatta dall'interno, ovvero secondo il punto di vista del
credente» 19 . L'interpretazione di u n a religione, formulata • «Tutte le religioni sono vere. Il proselitismo è peccato».
dall'esterno, deve essere convalidata con l'accettazione di
coloro che sono interpretati, di coloro che vivono quella Torres Queiruga fu il primo che espresse formalmente e con
religione dal suo interno. acutezza la prima parte della frase. Le due frasi insieme co-
stituiscono il testo di un poster fornito dai Servizi Koinonia
Se non abbiamo questa convalida, che potremo ricevere da (<servicioskoinonia.org/posters>).
parte di chi pratica quella religione, non dobbiamo rite-
nere pienamente valide le nostre interpretazioni elaborate • «Una persona realmente di Dio, è più avanti della reli-
dall'esterno e dovremmo in tal caso sospendere il nostro gione» (Rumi, 1207-1273).
giudizio. Dobbiamo volgere lo sguardo verso noi stessi, per
scoprire se nel nostro occhio abbiamo una trave...
MI. Domande per riflettere e per dialogare
In questo senso è u n b u o n esercizio quello di ascoltare le
opinioni che altre religioni, o la società stessa, da u n pun- Come ci è parso il tema? Che obiezioni faremmo? Quali
to di vista non religioso ma semplicemente secolare, han- sono gli elementi che sottolineeremmo come più impor-
n o della nostra. Sebbene queste opinioni probabilmente tanti?
Abbiamo provato disagio, angustia o insicurezza in qual-
19
Panikkar, // dialogo intrareligioso, p. 101. che fase di avanzamento del corso? Si descrivano le pro-
320 321
prie esperienze. Si descrivano anche le esperienze altrui. Capitolo diciassettesimo
Commentare.
Limiti concreti del cristianesimo
Se tutte le religioni sono vere e false... ha senso la missio-
ne evangelizzatrice? E che genere di senso ha?

Bibliografia Questa lezione è un'applicazione concreta del principio teo-


rico che abbiamo acquisito e che afferma che le religioni non
DOMÌNGUEZ MORANO CARLOS, La ambivalencia de la religión, in sono perfette. Logicamente, poiché le religioni hanno pensa-
Frontera l'i (settembre 2002); anche in <www.atrio.org/FRON- to storicamente il contrario, questo è un tema che non ab-
TERA/frontera.htm>. biamo mai avvicinato in modo esplicito e diretto. Di qui la
DURKHEIM, Las formas elementales de la vida religiosa, Akal Edi- sua novità.
tor, Madrid 1982.
FERNANDEZ DEL RIESGO MANUEL, La ambigiledad social de la reli- Dato che i destinatari di questo corso sono principalmente
gión, Verbo Divino, Estella 1997. persone dell'ambito cristiano, ci concentreremo entro i limi-
FILORAMO G.-PRANDI C, AS ciencias das religiòes, Paulus, Sào Pau- ti di questa religione concreta, che è la nostra, il cristianesi-
lo 1999. mo, e per motivi di spazio, ci occuperemo soltanto di due di
PADEN WILLIAM, Interpretando o sagrado. Modos de conceber a re- questi limiti, accennandone alcuni altri, che il lettore è invi-
ligào, Paulinas, Sào Paulo 2001. L'originale statunitense è del tato a ripensare e approfondire.
1992.
RODRIGUEZ PANIZO P., Tipologia de la experiencia religiosa en la hi-
storia de las religiones, in M. GARCÌA BARÓ-C. DOMINGUEZ MO-
RANO-P. RODRIGUEZ PANIZO, Experiencia religiosa y ciencias hu- I. Per sviluppare il tema
manas, PPC, Madrid 2001, pp. 107-150.
SARAMAGO JOSÉ, El factor Dios, in El Pais, Madrid, 18 settembre Abbiamo sempre sentito parlare del carattere assoluto del
2001 e 1 agosto 2005. cristianesimo e della «pienezza della verità» che vi abita,
TAMAYO JUAN JOSÉ, Fundamentalismos y diàlogo entre religiones, del «deposito di verità» che custodisce... Abbiamo già ac-
Trotta, Madrid 2004. cennato al complesso di autostima e di superiorità che sto-
ricamente ciò ha creato nel cristianesimo. Abbiamo anche
sottoposto a giudizio critico questa pretesa assolutezza. Ab-
biamo ormai accettato che le religioni non sono soltanto
vere, ma anche false. Tuttavia non è sufficiente che ci li-
mitiamo a questi principi teorici: è necessario concretiz-
zarli applicandoli alle religioni concrete, ognuno alla sua.

Ne va della nostra veracità. Possiamo essere veri se cono-


sciamo i limiti della nostra verità. E i limiti sono assenze,
mancanze, carenze... e anche errori e persino peccati. Una
persona che non conosce i propri errori e peccati - a vol-
te ben evidenti agli occhi degli altri - continua in qualche
modo ad attuarli e si condanna a ripeterli e a far soffrire
il suo prossimo. Una religione che non conoscesse né ri-
conoscesse i suoi limiti e deficienze non sarebbe nell'inte-

322 323
ra verità né sarebbe pronta per u n dialogo interreligioso naie un breve e intenso appello a rompere con l'eredità giu-
maturo e sincero. Se si vuole dialogare è necessario puri- daico-cristiana, che egli considerava come colpevole della
ficarsi, riconoscendo per lo meno i propri limiti, non sol- grande distruzione storica della natura. Inoltre proponeva
tanto con u n a «conversione» sincera, ma con una apertu- la necessità di una «nuova religione» che s'ispirasse alle
ra alla «complementarietà» che queste limitazioni esigono credenze religiose antiche, del genere animista o anche
di fronte alle altre religioni, la complementarietà della qua- panteista, o agli elementi delle religioni asiatiche (o delle
le parlavamo nel capitolo 15. Infatti ci troviamo in un te- religioni indigene americane, potremmo aggiungere noi).
m a di conversione penitenziale o, semplicemente, di «au-
tocritica». L'accusa di White fu dura e nella coscienza teologica mon-
diale risuonò come u n severo avvertimento. Diede origine
La «regola d'oro» delle religioni potrebbe leggersi pure co- a un coinvolgimento del pensiero teologico e d'allora in poi
sì: «Applica a te stesso le critiche che sai fare agli altri. molti studiosi si sono aperti a un riconoscimento più di-
Guarda la trave nel tuo occhio, oltre a vedere la pagliuzza sinvolto dei limiti del pensiero cristiano nei confronti del-
nell'occhio dell'altro». Tutta la riflessione sull'«ermeneuti- la dimensione ecologica. Fortunatamente l'accusa venne
ca del sospetto» riguardo alle religioni in generale ci ha accolta e non fu minimizzata 2 .
preparato il terreno. Traiamo ora alcune conclusioni ge-
nerali sulle limitazioni specifiche del cristianesimo. Di che cosa è accusato concretamente il cristianesimo? Di
avere una concezione della natura come semplice oggetto
assoggettato all'essere u m a n o utilitarista e dominatore, che
1. La dimensione ecologica ha portato alla distruzione della terra e, indirettamente,
dell'essere u m a n o stesso.
Tutti noi possiamo ricordarci come nella nostra forma- Se dobbiamo identificare le radici di questa accusa in u n a
zione cristiana, nella catechesi, nella teologia e perfino nel- parola, questa è «antropocentrismo». Il cristianesimo sa-
la morale, l'ecologia ha brillato per la sua assenza. Il ter- rebbe vittima di u n antropocentrismo esagerato ed esa-
mine stesso non è apparso nei libri su queste materie e cerbato, a causa del quale l'essere u m a n o si pone su u n tro-
neppure nei dizionari teologici, né nelle omelie, fino a po- no come centro della creazione, come fine assoluto, al cui
chi anni fa. Nella nostra vita il tema dell'ecologia è entra- servizio e completo assoggettamento è ordinato tutto il re-
to molto di recente e per influsso della società, non per l'in- sto della terra e della realtà cosmica 3 . L'essere u m a n o sa-
fluenza della religione. Ancora oggi chi si preoccupa della rebbe l'«uomo imperiale» o, come direbbe Descartes, «si-
dimensione ecologica n o n sono i gruppi religiosi, ma quel- gnore e padrone della natura». «Dobbiamo trattare la na-
li civili, dei cittadini, della società e, con non poca fre- tura - dice ancora Descartes nel suo Discorso sul Metodo
quenza, quelli dei non credenti. Il cristianesimo sta dando - come se fosse nostra schiava, decifrare il suo linguaggio,
il primo saluto e il primo abbraccio all'ecologia. Durante appropriarci della sua energia e sottometterla ai nostri pie-
tutta la sua storia, in pratica, esso si è mostrato cieco ri- di come una schiava al nostro servizio». E Francesco Ba-
spetto all'ecologia.
Quando si affronta questo problema, u n inevitabile punto
di riferimento è il famoso articolo di Lynn White Jr, del 2
L'opinione di White - delineata e ampliata verso lo «spirito occi-
1967, intitolato Le radici storiche della crisi ecologica1. L'au- dentale» più che nei confronti del solo cristianesimo -si è fatta stra-
tore lanciava agli ambientalisti della comunità internazio- da e ricorre in varie opere, cf. Turner e Drewermann nella biblio-
grafia della presente lezione.
3
Si potrebbe fare un parallelismo fra il concetto di antropocentrismo
e quello di esclusivismo o di inclusivismo. L'antropocentrismo non
1
The historical roots of'our ecologica! crisis, in Science 155 (1967), pp. cessa di essere una concezione esclusivista o, come minimo, inclusi-
1203-1207. vista.

324 325
cone, inventore del metodo sperimentale della scienza mo- E non si tratta soltanto di Bibbia e teologia, m a anche di spi-
derna, paragonava la natura a una donna (!) che si do- ritualità. Nella cornice cristiana l'avventura ascetica e misti-
vrebbe «perseguitare, schiavizzare, reprimere con la forza, ca della santificazione avviene strettamente nell'ambito del
torturare fino a strapparle i suoi segreti» 4 . Egli affermava: rapporto dell'essere umano con Dio. Le creature non entra-
«Ogni sapere è potere, e potere è dominio della natura, del- no in questo rapporto se non per competere, come «perico-
le forze della natura, delle acque, dei fiumi, delle tempe- li», come «tentazioni» che possono allontanarci da Dio 7 . Le
ste... Dobbiamo dominare la natura, aggiogarla ai nostri creature sono semplici «mezzi per procurarci meriti» davanti
desideri»... 5 a Dio mediante il loro corretto utilizzo 8 , oppure «occasione
di peccato». Vivere solo con Dio, lontano dal «mondo» 9 , è
In questo ambito, il testo biblico emblematico è Gen 1,28: l'ideale del santo asceta classico del cristianesimo. Il mondo
«Dio li benedisse, dicendo loro: siate fecondi e moltiplica- (del resto, un mondo molto piccolo e localizzato, non già il
tevi. Riempite la terra e sottomettetela. Comandate ai pe- Pianeta né il cosmo) non è nulla più della materialità di uno
sci del mare, agli uccelli del cielo e ad ogni animale che vi- scenario che Dio ha costruito provvisoriamente affinché in
va sulla terra». È la conclusione del sesto giorno, l'ultimo esso si realizzi «il grande teatro del mondo» 10 ; tuttavia, quan-
giorno della creazione propriamente detta; questa conclu- do questo d r a m m a sarà giunto alla sua completezza, l'es-
sione pertanto ha valore di obiettivo finale della creazione sere u m a n o abbandonerà la scena e andrà a dimorare con
stessa. Tutto fu creato per essere posto ai piedi dell'essere Dio (o con Satana); il mondo scomparirà o sarà «destina-
umano, perché questi dominasse, sottomettesse, utilizzas- to al fuoco», facendo posto a cieli nuovi e a terre nuove 11 .
se e sfruttasse tutto il creato, come padrone e signore, de- La natura, il pianeta, il cosmo quindi non hanno dimen-
legato plenipotenziario di Dio stesso. sioni di salvezza eterna per il cristianesimo. Il cristianesi-
m o per venti secoli è rimasto cieco a questa dimensione.
Una visione volgarizzata della Bibbia presenta l'essere uma- È bene ricordare che vi furono gloriose «eccezioni», come
no come l'unico che avrebbe diritto a reclamare la somi- quella di u n san Francesco d'Assisi, eletto più tardi patro-
glianza con Dio, come se gli altri esseri viventi non fosse- no dell'ecologia, che si sentì fratello di tutte le creature e
ro anch'essi a immagine di Dio (Gen 1,26)6. non il loro dominatore e sfruttatore. Tuttavia sono «ecce-
Come si comprende facilmente, tuttavia, il problema non zioni che confermano la regola» contraria, che è quasi in-
sono alcune citazioni bibliche, bensì tutto l'immaginario re- flessibile.
ligioso della Bibbia, che pone le fondamenta dell'antropo-
centrismo e ha reso possibile il suo sviluppo ulteriore nel- 7
la cultura occidentale. L'elezione, l'alleanza, la redenzione, Per Sant'Agostino il peccato è precisamente «preferire la creatura
la salvezza, la vita eterna... sono temi biblici strettamente al Creatore».
8
La spiritualità ascetica tipica di Sant'Ignazio di Loyola, resa tanto
«umani», nei quali la natura e il cosmo semplicemente non famosa dalla pratica degli «esercizi spirituali», si incentra nella «san-
esistono, oppure sono ridotti a mero scenario in cui si svol- ta indifferenza» verso le creature, e usa di queste «soltanto in quan-
ge il d r a m m a che ha come protagonista esclusivo l'essere to servano a maggior gloria di Dio e alla salvezza dell'anima». Di per
umano. sé stesse le creature non hanno alcun valore.
9
1 due significati negativi principali di «mondo» sono quello del van-
gelo di San Giovanni e quello dell'ascetica, che considera il «mondo»
4 come uno dei tre «nemici dell'anima» (insieme al demonio e alla car-
Capra, Fritjof, Et punto cruciai, Editorial Estaciones, Argentina 1992, ne).
p. 58. 10
Come si esprime il teatro teologico del «secolo d'oro» spagnolo,
5
Citato in B. Forcano, Leonardo Boff, Nueva Utopia, Madrid 1997, p. nell'opera omonima di Pedro Calderón de la Barca.
154. 1
6
' Si veda la bellissima lettera che, nel pensiero di Teilhard de Char-
Si veda il Catechismo di Giovanni Paolo II (nn. 1701-1706): si esal- din, un direttore spirituale scrive al suo discepolo spiegandogli qua-
ta la dignità dell'essere umano contrapponendolo alla natura, assi- le deve essere il suo rapporto col mondo: El medio divino, Taurus.
curandosi il carattere di «essere creato a immagine e somiglianza di Madrid 19676, pp. 39-41.
Dio».
326 327
La testimonianza della storia del cristianesimo dimostra geni americani 12 , che sempre sono vissuti in u n rapporto
con una chiarezza abbagliante che i popoli della cultura sommamente rispettoso con la terra, gli animali e le pian-
occidentale cristiana hanno giocato u n a carta enorme- te 13 . Con saggezza orientale, che vede nelle piante e negli
mente distruttiva per la vita del pianeta. Nessun'altra cul- animali la presenza e la manifestazione multiforme di Dio,
tura ha fatto tanti danni alla natura. le culture asiatiche e africane non hanno distrutto il loro
ambiente e hanno in comune elementi e dimensioni ecolo-
Non è necessario riportare dati e numeri che al giorno d'og- giche che le loro religioni includono nella loro visione co-
gi, per fortuna, sono a disposizione dovunque. Sarà suffi- smica. Le religioni non sono state estranee alla conserva-
ciente ricordare i concetti principali. zione della natura che queste culture hanno favorito.
In primo luogo c'è la deforestazione massiccia del pianeta. Al contrario, il cristianesimo non ha saputo ispirare un at-
Intere regioni, che in altri tempi furono boschi e selve, og- teggiamento «ecologico», né è stato in grado di impedire che
gi sono brulle, pascoli o terre minacciate da una desertifi- l'Occidente inventasse e diffondesse in tutto il pianeta un
cazione che avanza, minacciosa e inarrestabile. Lo sfrutta- modo di vivere predatorio, fondato sulla pretesa di accu-
mento esaustivo di legname da esportare nei Paesi del pri- mulare il più possibile nel minor tempo possibile e con il
mo mondo lascia i boschi privi della capacità di autorige- minor costo di produzione possibile (e, pertanto, con mini-
nerarsi spontaneamente e causa la continua scomparsa del- mi investimenti per proteggere la natura). Sugli altari dello
le specie. Lo sfruttamento di gigantesche miniere a cielo sviluppo occidentale, natura e terra sono state ridotte a mer-
aperto per l'estrazione di metalli preziosi presenti in pro- ce, a materia prima da sfruttare, comperare e vendere. La
porzioni minime diventa redditizio a costo di eseguire su tendenza degli ultimi vent'anni è stata la privatizzazione as-
ingenti volumi di terra i procedimenti di estrazione più ra- soluta di tutto, inclusi i beni comuni patrimonio dell'uma-
pidi e velenosi (cianuro), causando distruzione e inquina- nità, come l'acqua dolce 14 o l'Amazzonia...
mento irreversibili su superfici enormi. È dimostrato che Diversi Stati, che ben rappresentano l'Occidente cristiano
la costruzione di un gran numero di dighe di dimensioni per quello che è, figurano fra i principali oppositori dei
faraoniche altera l'equilibrio ecologico dei fiumi, dei ri- Protocolli di Kyoto e di tutti gli accordi mondiali per il con-
spettivi bacini e del sottosuolo. L'installazione di u n siste- tenimento della minaccia ecologica che sovrasta pericolo-
ma di produzione industriale e di trasporti basato sull' uti- samente l'intera umanità.
lizzo di combustibili fossili, che immettono nell'atmosfera
ingenti quantità di ossido di carbonio e gas tossici, ne alte-
rano la composizione, aumentano in modo irreversibile il
buco dell'ozono e provocano le piogge acide, che a loro vol-
ta uccidono la vegetazione e pregiudicano la vita animale. 12
Non tralasciamo di citare il caso emblematico del capo Seattle, me-
A tutto questo si somma l'immenso numero di industrie ravigliato e quasi scandalizzato dalla pretesa dell'«uomo bianco» (cer-
contaminanti che producono residui tossici che non è pos- tamente cristiano e occidentale) di voler «comperare» la terra. «Co-
sibile eliminare. Le risorse non rinnovabili già rivelano un me può [il presidente degli Stati Uniti] propormi una cosa tanto as-
termine prossimo di esaurimento, mentre quelle di princi- surda come comperarmi della terra? Chi è il padrone del vento? Chi
pio rinnovabili non h a n n o tempo sufficiente per ricosti- della pioggia? Chi è il padrone dell'essenza delle piante? Chi può com-
perare o vendere il profumo delle piante, i colori delle foglie? Che po-
tuirsi, dato il ritmo accelerato di sfruttamento a cui sono polo è quello che vuole comprare tutto questo?» (cf. la sua famosa
sottoposte. Il cambiamento climatico che già incomincia- lettera in Agenda Latinoamerìcana 1993, p. 146, oppure in: www.eu-
mo ad avvertire, il riscaldamento su base mondiale per l'ef- rosur.org/somosmundo/informacion/varios/caciqueseattle.html).
13
fetto serra... non sono altro che alcuni dei molti sintomi di Agli occidentali solitamente pare strano che il contadino indigeno
una minaccia globale di u n d a n n o ecologico irreversibile. dell'altopiano boliviano, con un rito religioso, chieda permesso alla
terra di ararla prima di seminare...
14
Tutto questo non è stato effettuato indiscriminatamente da Petrella, Riccardo, O manifesto da agua. Argumentos para um con-
tutti i popoli della terra. Non lo hanno fatto i popoli indi- trato mundial, Vozes, Petropolis 2002.

328 329
CHE DIRE, SOTTO L'ASPETTO TEOLOGICO, DI QUESTI LIMITI? e di chi si occupa di spiritualità, per riparare i danni cau-
sati e recuperare il tempo perduto, unendoci con spirito di
- Che si tratta di un «punto cieco» del cristianesimo, sen- collaborazione a tutti gli esseri umani già pervasi dal nuo-
za dubbio 15 . vo spirito di rispetto per la natura.
- Che l'esagerato antropocentrismo del cristianesimo è un
errore che dipende da questa cecità.
2. Il patriarcato e la svalutazione della donna
- Che il cristianesimo deve riconoscere la sua limitatezza,
deve chiedere perdono per i danni causati alla natura, de- Il tema del rapporto tra cristianesimo e donna provoca,
ve assumere un nuovo atteggiamento profetico di conver- all'apparenza, le affermazioni più contraddittorie: da una
sione in se stesso, e di denuncia contro chi causa la de- parte si può dire che la situazione delle donne nel cristia-
predazione ambientale attuale. nesimo è clamorosamente deplorevole e, dall'altra, che mai
- Che deve effettuare una rilettura del suo capitale simbo- come oggi la coscienza della donna nell'ambito cristiano è
lico (sia teologico che biblico), iniziando con una critica stata tanto alta e solida, da presentare una critica tanto se-
che porti alla luce e ponga in rilievo le dimensioni antie- ria alla sua situazione sociale ed ecclesiale. Sono vere en-
cologiche del suo patrimonio e che sviluppi teologicamen- trambe le cose, m a iniziamo dal passato.
te gli elementi che possono apportare una correzione si- Per quanto riguarda la tradizione giudaico-cristiana, il con-
gnificativa in questa direzione. cetto patriarcale, la visione della società basata sul princi-
- Che deve considerare questo fatto dell'ecologia come una pio maschile appare già nella prima pagina della Bibbia:
cura di umiltà e una prova concreta dei suoi propri limiti in primo luogo Dio creò l'essere u m a n o come persona di
e rifiutare una volta per tutte la teologia della «pienezza sesso maschile e soltanto in seguito creò la donna da u n a
quantitativa della rivelazione» 16 , come se nella cosiddetta costola dell'uomo, perché ella gli fosse di adeguato aiuto
rivelazione cristiana fosse contenuta «tutta la verità» e si (Gen 2,18). La posizione di inferiorità della donna è pale-
trattasse soltanto di approfondirla, come se il cristianesi- se in questo racconto mitologico originale. Non vale l'ar-
m o non potesse essere in difetto di nulla e non fosse te- gomentazione che oggi ormai sappiamo che si tratta di u n
nuto a imparare, né da altre religioni né dalla semplice sag- racconto culturalmente condizionato, che non ha grande
gezza umana. influenza sulla mentalità dei nostri contemporanei. La ve-
rità sta invece nel fatto che durante più di due millenni
- Che, con umiltà, dobbiamo incrementare il nuovo in- questo racconto ha segnato molto profondamente la men-
gresso, nel campo dell'ecologia, dei cristiani, dei teologi 17 talità dei milioni di uomini e donne appartenuti alla cor-
rente religiosa e culturale giudaico-cristiana, nei quali ha
inculcato con la forza culturale più potente (quella reli-
15
Vedi l'articolo di Hugo Assmann citato nella bibliografia. Anche, giosa) l'inferiorità della donna. Che ciò abbia o non abbia
Torres Queiruga: «Per determinati aspetti - come la tolleranza verso aspetti di colpevolezza è un'altra questione. Che sia u n fat-
gli altri e la trasparenza cosmica dell'Assoluto nelle religioni dell'In- to reale è indiscutibile. Comprendere come una religione
dia, o la saggezza della vita nella religione cinese - la tradizione bi-
blica non si dimostra particolarmente ricettiva» (El diàlogo de las re- che si dice rivelata possa sbagliare in u n a materia tanto
hgiones, Sai Terrae, Santander 1992, p. 20).
"•Alludiamo alla distinzione elaborata da J. Dupuis nel suo sforzo per
salvare a ogni costo una qualche pienezza della rivelazione all'inter-
no del cristianesimo: dal momento che non gli pare possibile affer- ca di Leonardo Boff a partire dagli anni '90. La sua opera emblema-
mare una pienezza quantitativa della rivelazione, pretende salvare al- tica, con carattere di manifesto e di connessione fra la teologia del-
meno una pienezza qualitativa (cf. Verso una teologia cristiana del la liberazione e la prospettiva ecologica è: Ecologia: grìto de la tier-
pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, p. 336). ra, grito de los pobres, Trotta, Madrid 1996. Originale brasiliano: Eco-
17
Ci si permetta ricordare la notevole produzione teologico-ecologi- logia: grito da terra, grito dos pobres, Atica, Sào Paulo 1995.

330 331
grave, tanto profonda, che attraversa tanto profondamen- nerazione della vita tutto dipendesse fondamentalmente
te tutta l'esistenza religiosa personale, collettiva e istitu- dal seme maschile; la donna forniva soltanto il ricettacolo
zionale, con conseguenze così gravi e funeste, è u n vero e imprescindibile perché la vita potesse riprodursi, m a sen-
proprio «mistero d'iniquità» degno della più grande e ap- za apportare essenzialmente nulla di proprio; la vita era
profondita riflessione teologica. posseduta come proprietà naturale dall'uomo. Si rifletta
sulle innumerevoli conseguenze culturali per l'inferiorità
Concretamente, nel cristianesimo, al quale ci riferiamo in della donna che questo abbaglio biologico ha potuto cau-
questa lezione, oggi è chiaro che nella prassi di Gesù ci fu sare anche in tutti gli altri aspetti della vita, della società
u n comportamento «femminista», che ruppe modelli e e della religione.
schemi della cultura del suo ambiente in rapporto alla don-
na. Molto meno chiara è la partecipazione della donna al- (Si pensi anche che questi condizionamenti e limiti cultu-
la vita e ai ministeri della Chiesa primitiva 18 , a partire dal- rali delle società prescientifiche non poterono non influi-
la vita e dalla morte di Gesù stesso 19 . Subito s'impose l'esclu- re sulla formulazione della rivelazione stessa delle religio-
sione della donna dalla vita pubblica ministeriale della ni, e in concreto del cristianesimo del quale ci occupiamo
Chiesa, la cui storia divenne interamente maschile. La don- ora. Sotto questa luce si comprende meglio come, per esem-
na fu «resa invisibile» e tutto ciò che vi fu di importante e pio, l'affermazione della verginità fisica della m a d r e di Ge-
degno di figurare nella storia della Chiesa risultò alla fine sù, che occupò u n ruolo tanto rilevante nella visione del
fatto da uomini. Così loro - e quasi soltanto loro - scris- mondo del cristianesimo antico e medievale, in quel con-
sero la storia e la scrissero dal loro punto di vista maschi- testo biologico prescientifico non era fondamentalmente
le, facendo diventare ancor più invisibili le donne e legit- un'affermazione su Maria, quanto su suo figlio Gesù: se
timando la loro emarginazione. Abbiamo detto: «legitti- chi fu concepito nel suo seno non proveniva da «cono-
mando» questa emarginazione ed esclusione. Vale a dire scenza di uomo» alcuno, allora questi non poteva prove-
che non si tratta soltanto di un'esclusione dal potere, m a nire altro che da Dio; in questo modo, la verginità fisica di
del concetto d'inferiorità e negatività del quale è stata og- Maria fungeva da «prova» della filiazione divina di Gesù.
getto la donna. In definitiva, allora, l'inferiorità biologica della donna è co-
me innestata nei presupposti stessi sui quali fu costruita
Ovviamente anche questa storia ha le sue eccezioni, m a so- la visione cristiana 21 del mondo. Questo indica la grandezza
no eccezioni che confermano u n a regola oppressivamente del compito di «decostruzione» e di «rilettura» che deve
onnipresente. essere compiuto per restituire il cristianesimo a u n a for-
mulazione che n o n emargini né svaluti la donna).
Non si devono neppure ignorare i condizionamenti stori-
ci20, per esempio: l'esistenza dell'ovulo femminile fu pro- Non è necessario citare i «testi antifemministi» della Bib-
vata scientificamente soltanto nel 1827. Ciò vuol dire che bia (Gen 2-3; l T m 2,13-14; ICor 14; U m 2; Ef 5,2lss.) e
fino a quel momento, durante tutta la storia umana, era neppure le «perle» di certi teologi di grandissima fama, che
possibile pensare - come di fatto si pensò - che nella ge- hanno parlato della donna come di u n «maschio che non
ha terminato la sua formazione» o che «non è giunto alla
pienezza». Il fatto è che tutto l'universo cristiano è retto in
18 realtà da un Dio ritenuto pienamente maschile, in Chiese
Vedi il libro di Torjesen citato nella bibliografia.
19
Uno dei casi oggi più clamorosi è quello di Maria Maddalena, al cristiane dalla cui gerarchia sono state assolutamente ban-
suo tempo riconosciuta come «apostolo degli apostoli» e in seguito dite tutte le donne 2 2 , discriminate senza eccezioni anche
confusa intenzionalmente con la prostituta che lava e bacia i piedi
di Gesù, finché dalla sua memoria si cancellò ogni ricordo di mini-
stero apostolico. 21
E di qualsiasi altra religione, in linea di principio.
20
Che, benché spieghino il contesto nel quale fu possibile avvenisse- 22
Soltanto negli ultimi anni in qualche Chiesa cristiana questa pra-
ro quegli errori, tuttavia non li giustificano. tica comincia a sfaldarsi.

332 333
nella partecipazione ai sacramenti (come dice il proverbio Le Chiese protestanti ed evangeliche h a n n o condiviso ne-
popolare: «I sacramenti sono sette... per gli uomini, sei per gli ultimi secoli le stesse pratiche misogine della storia del
le donne»). L'emarginazione della donna non riguarda sol- cristianesimo nel suo complesso. Però attualmente - non
tanto il magistero sacerdotale - questo è il pretesto che si senza che vi influisca la loro struttura più libera - molte
utilizza solitamente -, bensì tutto quanto sia potere nella di esse, già da tempo, si stanno aprendo all'inclusione del-
Chiesa: le donne sono escluse da tutti gli incarichi che im- la donna in tutti i ministeri e alla sua partecipazione alla
plicano una compartecipazione del potere, dalla carica più ripartizione del potere in tutte le sue forme, n o n senza tro-
bassa di presidenza di una comunità cristiana 23 fino alla vare frequenti e notevoli resistenze fra i propri membri.
massima autorità ecclesiale e al modo di assegnarla 24 .

Nel caso concreto della Chiesa cattolica attuale, durante il CHE DIRE DI QUESTA LIMITAZIONE
papato di Giovanni Paolo II, questo tema è stato portato al DAL PUNTO DI VISTA TEOLOGICO?
parossismo. Forse mai vi è stato nella storia un distacco
maggiore fra la dottrina p r o c l a m a t a l a Roma - con una te- Più di una volta abbiamo ricordato che nel mondo reli-
nacia degna di miglior causa - e l'opinione maggioritaria, gioso esiste una «gerarchia di verità» 26 . Non tutto è di ugua-
crescente e irreversibile dei cattolici, soprattutto delle don- le importanza, non tutto ha il medesimo livello di connes-
ne, che non volendo accettare la dichiarazione «quasi defi- sione col centro profondo della fede, né tutto si manifesta
nitiva» della discriminazione femminile nella Chiesa, la nella coscienza del credente con la medesima forza di evi-
stanno abbandonando a milioni. Dice Comblin che nella denza e convinzione. Vi sono elementi che il credente può
Chiesa si sta producendo «la diserzione delle donne», co- non avere chiari, che gli possono suscitare dubbi impor-
me nel secolo XIX avvenne la «diserzione della classe ope- tanti, ma riguardo ai quali rinuncia alla sua percezione per-
raia»; e con questo - precisa Comblin - la Chiesa sta ne- sonale per accettare la proposta contraria che proviene dal-
gando a se stessa nel modo più reale il suo stesso futuro, le autorità della sua religione.
perché sono - erano - le donne che trasmettevano più po- Tuttavia vi sono altri elementi o dimensioni che si impon-
tentemente la fede ai loro figli e figlie nell'educazione fa- gono nella coscienza del credente per la loro schiacciante
miliare. Se durante venti secoli le donne hanno sopportato evidenza intrinseca, per l'ineludibile esigenza di impegno,
la loro emarginazione ed esclusione con pazienza e rasse- per i valori non negoziabili di dignità u m a n a che portano
gnazione, la donna di oggi - quella pienamente «donna» e in sé e mettono in gioco. Con l'evoluzione del pensiero e
veramente di «oggi» - ha detto «basta» e in grande mag- della religiosità dell'uomo alcune percezioni, evidenti in al-
gioranza sta allontanandosi dalla Chiesa. Con la sua insi- tre epoche, si estinguono lentamente, mentre altri elementi,
stenza 25 la Chiesa gioca, in buona parte, al proprio suicidio. che erano assenti dal coro delle verità vigenti, si integrano
e assumono u n protagonismo che li fa brillare di luce pro-
pria, totalmente indipendente dall'avallo che l'autorità re-
23
Soltanto negli anni più recenti si stanno introducendo anche alcu- ligiosa ritenga bene consentire o negare.
ne eccezioni, solo come eccezioni e dove non è possibile trovare un
uomo che ricopra l'incarico (ci riferiamo qui ai posti di governo nel- Tutto questo può illuminare ciò che accade con la perce-
la comunità ecclesiale in quanto tale e non nelle comunità femmini- zione odierna della dignità della donna sul piano di ugua-
li monastiche).
24 glianza 27 con l'uomo. Se in altri tempi la donna potè esse-
Ci riferiamo al Conclave per l'elezione del Papa, realizzato esclusi-
vamente da uomini, soltanto da chierici, soltanto da persone scelte re svalutata, emarginata e perfino esclusa e questo contò
dal predecessore per la carica a cui sarà eletto, e in pratica soltanto
da anziani.
25
Insistenza questa che per non pochi teologi costituisce una fedeltà
malintesa: cf. H. Haag, A Igreja Catolica, ainda tem futuro?, Editorial Vaticano II, Unitatis Redintegratio 11.
Noticias, Lisboa 2000. Non stiamo parlando di un egualitarismo che neghi le differenze.

334 335
non soltanto sul consenso sociale ma anche sulla conse- bile che, come istituzione, dia ancora le spalle alla donna?
guente legittimazione ideologico-religiosa, l'evoluzione del- Davanti a questo fatto molti si domandano: che assisten-
la coscienza umana, del pensiero e della religiosità stessa za si può pensare dia lo Spirito Santo alla religione perché
registrano oggigiorno u n tale aumento della consapevo- non commetta gravi errori?
lezza della pari dignità della donna e una tale crescita del-
la sua «evidenza interiore», che la priorità di questo ele- Non si tratta qui di domande reali che ci stiamo ponendo
mento si pone al di sopra di un possibile avallo del magi- per la prima volta. In quello che abbiamo esposto in que-
stero di turno. Brilla «di luce propria» e chi cerca di eclis- sto corso 28 crediamo di aver fissato una base nella quale
sare questa luce vi si brucia. Non è questione di «indipen- inquadrare queste domande e dare loro una risposta al-
denza di giudizio» dei credenti contemporanei, né di ra- meno iniziale. Ciò che qui stiamo facendo è semplicemente
zionalismo o di secolarizzazione da parte della società mo- sottolineare che questi limiti del cristianesimo mettono in
derna; si tratta invece di un cambiamento profondo della dubbio, anche partendo dai fatti, le concezioni magiche e
percezione, che si pone allo stesso livello dei cambiamen- assolutiste delle verità del cristianesimo reale o di qualsiasi
ti di paradigma, che non dipendono dalla volontà delle per- religione in generale.
sone, ma che si impongono con tanta evidenza e u n tale Su questo punto e su molti altri simili è necessario esami-
imperativo religioso ed etico che il soggetto, in ossequio narsi a fondo riguardo all'amore sincero per la verità «La
alla sua stessa fede, sarebbe capace di dare la vita per di- verità vi renderà liberi», ha detto Gesù. E anche il contrario
fendere tale evidenza e potrebbe negarla soltanto traden- è sicuro: «La libertà vi permetterà di giungere alla Verità».
do se stesso e negando la più elementare onestà della pro- Molte volte non arriviamo alla verità perché siamo incate-
pria coscienza. nati da pregiudizi, o timori, o interessi corporativi... Molti
non possono riconoscere tutto ciò che stiamo dicendo sul
L'uguaglianza della donna (al di fuori di qualsiasi eguali- cattivo rapporto del cristianesimo con la donna perché de-
tarismo o estremismo) è un'evidenza che è diventata di- bitori del pregiudizio - affettivo più che teorico - che per
mensione manifesta e ineludibile della comprensione uma- principio, a priori, il cristianesimo ha fatto tutto bene, è «im-
na e dell'esperienza religiosa. Un Dio maschile non è u n mune da errore»... In altri casi è per paura, una paura che
Dio degno della fede degli esseri umani. Un Dio che di- ha a che vedere con la «psicologia del profondo»: se la don-
scrimini la donna non è credibile né per le donne né per na ricopre una posizione di eguaglianza col maschio e que-
gli uomini di oggi. Una religione o una Chiesa che discri- sti è detronizzato dalla sua posizione di privilegio, i fonda-
mini la donna perché donna, n o n è credibile né accettabi- menti stessi della loro convivenza sessuale sarebbero scon-
le. In generale si può dire che le donne contemporanee - volti. .. per cui è meglio lasciare le cose come stanno. In al-
come abbiamo detto: quelle che si sentono pienamente don- tri casi si tratta di interessi corporativi, ecclesiastici: non
ne e sono realmente di oggi - giudicano di non poter ac- posso accettare una critica alla mia religione o Chiesa, non
cettare un cristianesimo che in qualsiasi m o d o porti in sé posso nemmeno pensare quello che essa nega... Molti cri-
o legittimi la disuguaglianza della donna, e questo benché stiani sono capaci di scandalizzarsi per l'esistenza del siste-
la suprema autorità religiosa ecclesiastica pretenda di le- m a di caste in India e si scandalizzano ancora più quando
gittimare questa disparità come «voluta da Dio» o «accet- vengono a sapere che l'induismo sancisce religiosamente
tata da Gesù»; un'evidenza interiore si impone loro ed esi- questo sistema, mediante il quale discrimina vastissimi set-
ge u n a più grande fedeltà. tori della popolazione indiana che è considerata come in-
toccabile. Però non si rendono conto, per esempio, che la
La domanda - anche qui — è: come è possibile che il cri-
stianesimo sia stato tanto cieco durante quasi due millen-
ni di fronte a questa uguaglianza fra donna e uomo? Da-
vanti a questo dato di fatto, che cosa significa che il cri- 28
Soprattutto nella lezione ottava su «Una nuova comprensione del-
stianesimo è una religione rivelata? Di più: come è possi- la rivelazione».

336 337
discriminazione della donna relativamente al ministero sa- il potere fatte da Gesù, che essa pretende di avere come suo
cerdotale, confermata con argomentazioni religiose e teolo- fondatore, la Chiesa cattolica è ritenuta «l'ultima monarchia
giche, è u n fatto di proporzioni equivalenti. Sono capaci di assoluta dell'Occidente», mentre lo Stato del Vaticano non
vedere il peccato nella religione estranea, non nella propria. ha ancora realizzato la separazione dei tre poteri, essenzia-
Quindi è necessario spogliarsi di paure, pregiudizi, interes- le per la democrazia 30 . Per u n mondo che da molti secoli ha
si corporativi. Soltanto con questa libertà possiamo am- accettato la democrazia come la meno cattiva delle forme
mettere la Verità. «Soltanto la libertà ci farà veri». di governo, l'istituzione ecclesiastica cattolica si mostra in-
capace di democratizzarsi.
In definitiva, quello che teologicamente c'è da dire in que-
sta materia lo vanno dicendo già, e da tempo, proprio le Questo amore per il potere e questa impenetrabilità di fron-
donne e noi ci rimettiamo a esse e alla loro teologia. La te allo spirito della democrazia rendono la Chiesa cattoli-
partecipazione della donna al servizio teologico della co- ca, e il cristianesimo in generale, sommamente inclini ad
munità cristiana e la comparsa - da tempo - di u n forte allearsi con le forze sociali più conservatrici: concordati
movimento di teologia femminista o teologia dal punto di con i governi, alleanze tacite o esplicite con la destra e con
vista della donna, sono i migliori sintomi del fatto che que- il potere del denaro, una rete immensa di rappresentanti
sta situazione, il cui superamento e sradicamento saranno diplomatici, un'opposizione viscerale a tutto ciò che sia rin-
lunghi, ha nonostante tutto i giorni contati riguardo a u n novamento sociale (e non semplicemente tecnologico) o
suo fondamentale rovesciamento. In realtà la sorte è già nuove correnti di pensiero. Questa tendenza percorre tut-
segnata ed è inutile sbattere la testa contro il muro. ta la storia della Chiesa cattolica. A che cosa si deve e che
cosa significa questo grave limite?
3. Altri limiti
• LA LEGITTIMAZIONE DELLA DOMINAZIONE OCCIDENTALE
In questa lezione non svilupperemo tutti i limiti che po-
trebbero essere segnalati nel cristianesimo. Accenneremo L'«Occidente Cristiano» è riconosciuto come il centro dal
semplicemente, e in breve, ad alcuni che meriterebbero quale sono partiti verso il resto del mondo i più grandi
uno studio altrettanto elaborato. sconvolgimenti sociali: crociate, invasioni, conquiste,
espansione commerciale e industriale, colonizzazioni, neo-
colonialismi, rivoluzioni... dominio e sfruttamento di altri
• L'AMORE PER IL POTERE
popoli, i n s o m m a . Si tratta dell'Occidente «cristiano» e ben-
Di fatto la Chiesa cattolica è l'istituzione occidentale più an- ché non tutti questi fatti siano stati «ecclesiastici» né di-
tica. Ha compiuto il suo secondo millennio e continua a mo- rettamente imputabili alla religione, ma anche ai poteri ci-
strarsi forte nella sua struttura, come ai suoi tempi miglio- vili, molti di essi sono stati legittimati e perfino ispirati, in
ri. Maestra di diplomazia politica, decana nei Corpi diplo- u n modo o nell'altro, dallo spirito del cristianesimo 31 . Sot-
matici di molti Paesi attraverso i suoi Nunzi, la Chiesa cat- to questo aspetto si pone in evidenza un limite molto se-
tolica possiede u n record ineguagliabile di esperienza nelle rio del cristianesimo.
relazioni con i poteri politici e civili del mondo intero. Ere-
de dell'Impero romano, che sostituì nelle sue funzioni so-
ciali dopo la sua caduta, la Chiesa fece sua anche l'eredità
del diritto romano e l'amore per il potere assoluto e verti- tuire gli imperatori (12); egli soltanto può utilizzare le insegne im-
cale 29 . Tuttavia oggi, malgrado le denunce profetiche contro periali (8); è l'unico al quale tutti i principi baciano i piedi (9); può
sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà (27)...
30
Ci riferiamo non soltanto alla pratica ma anche alla lettera stessa
29
della sua Costituzione.
Vedi il Dictatus Papae con il quale Gregorio VII (secolo XI) si au- 31
Vedi le commoventi testimonianze portate dai tesi antologici del
toeresse di fatto a imperatore del mondo: al Papa è permesso desti- capitolo sull'«ermeneutica del sospetto».

338 339
• FRA I RICCHI E I POVERI • COMPLESSO DI SUPERIORITÀ

I suddetti limiti spiegano quest'altro: troppo spesso il cri- Il Cristianesimo - e la Chiesa cattolica in particolare - è
stianesimo nella storia ha cercato di «servire due padro- conosciuto e riconosciuto per la sua consapevolezza di es-
ni». Da u n a parte ha amato e servito con straordinaria ca- sere superiore, di possedere la rivelazione suprema, di es-
rità i poveri, realizzando u n a immane opera di assistenza sere la religione assoluta, la massima realizzazione della
a loro beneficio, in tutti i tempi 32 . E nello stesso tempo ha presenza di Dio nel mondo, di fronte alla quale le altre re-
avuto ottimi rapporti con coloro che h a n n o sfruttato i po- ligioni sono soltanto preparatorie 3 5 o lontane somiglianze...
veri, coloro che producevano la povertà e la miseria. Alla Nell'ultimo secolo questa dimensione del cristianesimo è
Chiesa cristiana è mancato il valore profetico di non adat- giunta al suo culmine con la pretesa dell'infallibilità, la vo-
tarsi alla schiavitù (e non arrivare essa stessa ad essere pro- lontà di non «riconciliarsi col mondo moderno» 3 6 , la con-
prietaria di schiavi), e al feudalesimo, alle monarchie e al- danna di tutti i progressi della razionalità illuminata, il ri-
le dittature (delle quali ha assimilato tanto profondamen- fiuto delle «moderne libertà»...
te le strutture), al capitalismo (nato in seno alla società cri-
stiana e, per cinque secoli, mai contestato da essa, nem- Il Concilio Vaticano II ha voluto iniziare una nuova fase e
meno con una minima parte dell'impegno che avrebbe po- aprire il cammino all'abbandono di questi atteggiamenti
sto, in seguito, nella lotta contro il socialismo nascente). da parte della Chiesa cattolica.
Essa ha confidato sempre nelle classi oligarchiche, bor-
ghesi e danarose come destinate a dirigere la società, e si
è comportata male con i movimenti rivoluzionari, con le 4. Riflessione teologica su questi «limiti»
sollevazioni dei poveri (fossero schiavi, contadini, indige-
ni, movimenti popolari, la teologia della liberazione...). Ha 1. Ogni religione, oltre ad essere il vissuto del rapporto con
optato chiaramente per i ricchi e non per i poveri. Per que- Dio, è un'opera u m a n a e come tale è limitata e fallibile, per
sto ha combattuto risolutamente contro l'«opzione per i lo meno nella parte che corrisponde all'essere umano. Che
poveri», operando per ridurla a u n a semplice priorità del- ogni religione abbia alcuni limiti peculiari è qualcosa che
la beneficenza 33 . Questo record storico di infedeltà alla Cau- sarebbe dovuto essere ovvio da sempre. Soltanto l'autodi-
sa dei poveri è forse la sua più intrinseca contraddizione, vinizzazione propria delle istituzioni religiose ha potuto
per quanto l'«opzione (o predilezione) per i poveri» sia, oscurare questa evidenza.
senza alcun dubbio, la caratteristica centrale del Dio giu- 2. Ci siamo riferiti a limiti delle religioni in quanto tali, a
deo-cristiano 34 . mancanze in un certo senso strutturali, inerenti al modo
di essere proprio di ogni religione, e non già a difetti o fal-
li o peccati dei suoi membri in quanto individui 37 .
32
E mantiene questa caratteristica: per esempio, è l'istituzione che a 3. Questi limiti globali e strutturali delle religioni sono, in
livello mondiale più si occupa di malati di AIDS (per il 25%). Fu una una certa misura, la prova della loro non assolutezza.
delle osservazioni diffuse al vertice delle Nazioni Unite del 17-25 lu-
glio
33
2001 a New York. 4. Il fatto che le religioni si dichiarino depositarie della
Vigil, J.M., Opción por los pobres, ipreferencial y no excluyente?, in
Vigil (coord.), La opción por los pobres, Sai Terrae 1991, pp. 57-68.
Vigil, J.M., La opción para los pobres es opción por la justicia y no es
35
preferencial. Para un reencuadramiento teológico-sistemàtico de la op- Praeparatio Evangelii.
36
ción por los pobres, in Theologica Xaveriana 49 (gen.-mar. 2004) pp. Syllabus (1864), enunciato 80.
151-166, Bogotà. 37
34
Segno caratteristico delle richieste di perdono del papa Giovanni
Vigil, J.M., La opción por los pobres, lugar privilegiado para el dià- Paolo II è stato il fatto che queste si riferivano a peccati commessi
logo entre las religiones. In ASETT, Por los muchos caminos de Dios «da qualche figlio della Chiesa» e mai peccati della Chiesa in quan-
- II, Abya Yala, Quito 2004, colección «Tiempo Axial». to tale.

340 341
«pienezza» della rivelazione o della pienezza della verità, delle altre religioni (che in esse gran parte del loro patri-
o che si proclamino esenti da qualsiasi genere di difetto monio debba essere «sanato, elevato e completato» 41 ) de-
non è null'altro che u n gesto in contraddizione con il con- ve pensarlo anche di se stesso.
tenuto stesso di ciò che pretende affermare e che non ha
8. Molti dei limiti obbediscono a una sbagliata percezione
fondamenti nella Parola di Dio alla quale si riferisce. In un
di Dio da parte di una religione, cosa che in qualche modo
rinnovato concetto (né magico né cosificato) della rivela-
può essere evitata, in u n processo sempre aperto verso li-
zione 38 non è possibile pensare in termini di «pienezza del-
velli migliori. La purificazione dell'immagine di Dio, la ri-
la rivelazione», né quantitativa né qualitativa 39 ; si tratte-
cerca di migliori «modelli di Dio» è imperativa e presuppo-
rebbe di u n concetto che risulterebbe inadeguato 4 0 già in
ne il superamento definitivo della concezione fissista sia del
partenza. Dio non ha rivelato ad alcuna religione di aver-
modello di Dio sia dell'idea di religione.
vi depositato in esclusiva la totalità della rivelazione; que-
sta pretesa è molto umana e molto comprensibile, tuttavia 9. È importante estendere la consapevolezza di questi li-
si deve porre in evidenza come sia sprovvista del fonda- miti fra i cristiani e metterla in pratica coerentemente con
mento di rivelazione del quale pretende gloriarsi. spirito di compunzione. Non è sufficiente chiedere perdo-
no per i peccati collettivi troppo antichi, evitando di chie-
5. Rinunciare a questa assolutezza non significa rinuncia- dere perdono per i peccati più recenti o perfino per quelli
re ad alcunché di essenziale, ma soltanto a u n miraggio attuali... Non serve a nulla chiedere perdono per peccati
classico del quale hanno sofferto praticamente tutte le re- che si continua a commettere... («prima di raccogliere l'ac-
ligioni. qua sparsa al suolo occorre chiudere il rubinetto che con-
6. La comprensione di questi limiti e la loro sincera accet- tinua a disperderla»).
tazione avrà effetto purificatore sulla vita religiosa delle per- 10.1 limiti di ogni religione devono essere corretti non sol-
sone e sul patrimonio simbolico stesso di ogni religione. Sol- tanto da altre religioni - e perfino dall'ateismo, che non
tanto chi conosce i limiti della sua religione la può accetta- cessa di essere in certo senso u n a «religione» -, m a anche
re in modo maturo, non fanatico né fondamentalista, e con da molte altre istanze u m a n e di ricerca di significato: i mo-
u n sano senso di autocritica. La conoscenza di questi limi- vimenti per i diritti umani, democratici, femminili, ecolo-
ti porterà chi la pratica a essere aperto all'arricchimento re- gici, alternativi... La religione riceve un aiuto prezioso da
ciproco con il quale le religioni possono completarsi e por- parte di tutti, inclusi i suoi critici 42 .
si insieme al servizio dell'umanità (che è ciò che Dio chiede
loro). In definitiva da queste considerazioni sui limiti del cri-
stianesimo dobbiamo trarre la conclusione che:
7. I limiti delle religioni sono strutturali (non semplice-
- di fatto, sotto l'aspetto quantitativo e rispetto a noi stes-
mente causati dalle mancanze personali dei loro pratican-
si (quoad nos), la nostra rivelazione cristiana è stata limi-
ti), ma non insuperabili. Sono segni della costante marcia
tata (come corrisponde alla parte u m a n a che ci riguarda e
dell'Umanità verso il proprio superamento, attratta dal mi-
come lo sono tutte le altre);
stero stesso di Dio. Quello che il cristianesimo ha pensato
- abbiamo avuto molto da imparare dalla storia altrui;
- molte grandi iniziative e progressi che sono sorti nel mon-
38 do, compreso il nostro contesto sociale e culturale, sono
Cf. la lezione ottava di questo corso.
39
Dupuis, J., Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, Que- emersi al di fuori dell'ambito della religione cristiana e fre-
riniana, Brescia 1997, p. 336s. quentemente h a n n o sofferto l'incomprensione e perfino
40
Con un'elaborazione adeguata del concetto di rivelazione «i pro- l'opposizione delle istituzioni e delle chiese cristiane.
blemi che occupano lunghe pagine nei trattati, compresi quelli aper-
ti e avanzati, non sarebbero neppure stati posti» (Torres Queiruga,
A., Dios y las religiones, in ID., Del terror de Isaac al Abbà de Jesus, 41
Ad
Gentes 9; Lumen Gentium 17.
Verbo Divino, Estella 1999, p. 294). A2
Gaudium et Spes 44.

342 343
Una volta relativizzata questa pretesa di rendere assoluta sconosca l'autonomia relativa di ogni cosa e i vincoli di re-
la rivelazione cristiana, dobbiamo anche valorizzare la va- lazione di tutto con tutti, che fanno sì che tutti si ordini-
lidità e la sufficienza della rivelazione delle religioni non no rispetto a tutti» (L. BOFF, Ètica & eco-espiritualidade,
cristiane, finora disprezzate da parte nostra: dobbiamo af- Verus, Campinas 2003, p. 47).
fermare che tutte le religioni h a n n o a modo loro una pie-
nezza di rivelazione, perché Dio non nega ad alcuno la sua • «Soltanto abbandonando il proprio atteggiamento auto-
grazia, soprattutto ai popoli. centrato le religioni potranno prendersi per m a n o per sal-
vare il mondo dall'autodistruzione. Di fatto tutte le reli-
È importante concludere ricordando che la conoscenza e gioni, tutti i gruppi tendono ad autocentrarsi. Per Toynbee
il riconoscimento dei limiti della nostra propria religione quelle che più hanno offeso l'umanità sono le tre religioni
non è u n atteggiamento negativo o disamorato, m a sono occidentali: ebraica, islamica e cristiana. Delle tre, a Toyn-
frutto di u n amore adulto e m a t u r o e per ciò stesso criti- bee sembra che il cristianesimo abbia la peggiore intensità
co. Non amiamo né pratichiamo di più una religione quan- di intolleranza e arroganza. Le sue parole sono state dure,
do ci lasciamo portare da essa senza coscienza critica né le sue pretese non sono state accompagnate da u n impe-
soggettività adulta; questo accade invece quando, proprio gno. "Dovremmo cercare di purgare il cristianesimo dalla
perché l'amiamo, ci arrischiamo ad amarla nella sua nuda tradizionale credenza cristiana che il cristianesimo sia uni-
verità e quando, p u r riconoscendone i limiti, rimaniamo co". Toynbee ammette che la "mentalità esclusivista" è con-
fedeli alla nostra identità religiosa e ne cerchiamo la cre- genita al cristianesimo, ereditata dalla sua religione-ma-
scita. dre, quella giudaica, e che è diventata un elemento intrin-
seco della fede cristiana. Tuttavia egli era convinto che que-
sto non fosse un elemento essenziale del cristianesimo, e
II. Testi antologici che potesse essere eliminato senza mutilare l'essenza del
vangelo» (Paul KNITTER, NO Other Name?, Orbis, Maryk-
• «Il Libro della Genesi ha dato a molti, in Occidente, u n a noll 1985, p. 41).
sorta di licenza, di legittimazione a fare del m o n d o quello
che volevano. Tuttavia il fatto che Dio ci abbia dato do- • «In realtà non si è mai vista la Chiesa prendere posizio-
minio sulla terra non significa che ci abbia dato il per- ne contro u n governo legale per il solo motivo che com-
messo di tiranneggiarla. Siamo creature compagne: deve mettesse ingiustizie, o mantenere una posizione favorevo-
esistere u n sentimento cosmico; la buona amministrazio- le a u n a rivoluzione per il solo fatto che fosse giusta. Al
ne implica una responsabilità (accountability) riguardo al- contrario la si è vista favorire i ribelli perché proteggeva-
le risorse della natura» (Donald GOERGEN, La espirituali- no i suoi beni, i suoi templi, i suoi ministri.
dad: retos para un futuro milenio, in Alternativas 14 (2000) Dio verrà sulla terra soltanto quando la Chiesa compren-
p. 120, Managua). derà di non avere maggiori doveri verso i suoi ministri e
• «Qual è il posto dell'essere u m a n o nel complesso degli verso i suoi templi di quelli che ha nei confronti delle al-
esseri? Prima di tutto, egli è parte e particella dell'univer- tre persone e della lezione di Guernica. Vi è sì una ribel-
so in evoluzione, u n anello della catena della vita. Quando lione cristiana, m a sempre localizzata: compare soltanto
il 99,98% della Terra già era costituito, fece la sua com- quando la Chiesa è minacciata» (MERLEAU-PONTY, Sens et
parsa. La Terra non dipese da lui per elaborare la sua in- non sens, Paris, 1968, p. 363).
tricata complessità e la sua ricca biodiversità. Egli è frut-
to, non causa di questo processo. L'antropocentrismo con-
venzionale che afferma come tutte le cose della Terra e III. Domande e suggerimenti per lavorare in gruppo
dell'Universo h a n n o senso soltanto quando le si rapporta - Posso dire che vi fu qualcuno o qualcosa che, durante la
all'essere umano, è fuori luogo. Ciò supporrebbe che si di-
mia formazione cristiana iniziale, mi diede notizia del fatto
344 345
c h e il c r i s t i a n e s i m o p o t r e b b e avere, c o m e religione, q u a l c h e ESTRADA J.A., Para comprender còrno surgió la Iglesia, Verbo Di-
limite, o p p u r e m i v e n n e p r e s e n t a t o c o m e la religione a s s o - vino, Estella 1999.
l u t a m e n t e veritiera, c o m p e n d i o infallibile di t u t t a la verità GONZALEZ FAUS J.I., Autorìdad de la verdad. Momentos oscuros del
rivelata, t r a s c r i z i o n e fedele della verità d i v i n a c h e è Dio? magisterio eclesiàstico, Herder, Barcelona 1996.
- Q u a n d o h o r i l e v a t o p e r la p r i m a volta, c o n s a p e v o l m e n t e LOHFINK G., La Iglesia que Jesus queria, Desclée, Bilbao 1986.
o i n c o n s a p e v o l m e n t e , c h e il c r i s t i a n e s i m o n e l s u o i n s i e m e , PEREZ AGUIRRE L., La Iglesia increible, Editorial Trilce, Montevi-
c o m e religione, h a a n c h ' e s s o i s u o i l i m i t i ? C o m e è a c c a - deo 1993; Nueva Utopia, Madrid 1994.
d u t o ? Riferire l ' e s p e r i e n z a . M i è s t a t o facile a c c e t t a r l o o m i SCHILLEBEECKX E., Los hombres, relato de Dios, Salamanca 1994.
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è parso u n pensiero blasfemo?
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- Se s i a m o stati e d u c a t i i n u n c r i s t i a n e s i m o c h e p e n s a v a d i cioskoinonia.org/relat/309 .htm>.
n o n avere limiti ( c o n il c o m m e n t o d i t u t t a u n a teologia c h e VELASCO RUFINO, La Iglesia de Jesus, Verbo Divino, Estella 1992.
lo giustificava) e a d e s s o p e n s i a m o c h e invece n e a b b i a , c o n
q u a l e teologia lo m e t t i a m o i n r e l a z i o n e ? C o m e r e i n t e r p r e - [Ecologia]
tiamo questa nuova opinione? Esprimere u n breve com-
m e n t o teologico s u q u e s t a «novità», cioè c h e a n c h e il cri- ASSMANN HUGO, Ecoteologia: um ponto cego do pensamento cri-
s t i a n e s i m o p r e s e n t a d e i limiti. stào?, in AA.W., Teologia aberta ao futuro, SOTER-LOYOLA Sào
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- È p o s s i b i l e c h e o g n i r e l i g i o n e , i n s i e m e ai s u o i limiti o TURNER F., O espirito ocidental contra a natureza. Mito, História
« p u n t i deboli», a b b i a a n c h e i s u o i « p u n t i forti», il s u o «ca- e Terras selvagens, Campus, Rio de Janeiro 1990.
r i s m a p a r t i c o l a r e » , il s u o a p p o r t o p i ù g r a n d e o p i ù c h i a r o WHITE LYNN JR., The historical roots of our ecologica! crisis, in
alla « c o m u n i t à r e l i g i o s a m o n d i a l e » . P o t r e m m o specificare Science 155 (1967) pp. 1203-1207.
quali pensiamo siano i contributi di ogni g r a n d e religione
all'umanità? [Donna]
- E se le cose s t a n n o così, n o n è forse giustificata la neces-
sità di u n ' a p e r t u r a , u n d i a l o g o di m u t u o a r r i c c h i m e n t o e u n a MCFAGUE SALLIE, Modélos de Dios. Teologia para una era ecològi-
c o m p l e m e n t a r i e t à fra le religioni del m o n d o ? ca y nuclear, Sai Terrae, Santander 1987.
- C o m e c o m p i t o di g r u p p o e l a b o r a r e la p r e s e n t a z i o n e a m - RODRÌGUEZ PEPE, Dios nació mujer, Ediciones B, Barcelona 1999.
p l i a t a d e i limiti c h e i n q u e s t a lezione s o n o stati s e m p l i c e - RUETHER ROSEMARY RADFORD (coord.), Religion and Sexism. Ima-
m e n t e a c c e n n a t i o n o n sviluppati p i e n a m e n t e . ges of Woman in the Jewish and Christian Traditions, Simon
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Reino de Dios, Sai Terrae, Santander 1999.

346 347
Capitolo diciottesimo na di esse, di tutte le altre. Però soltanto «in sintesi o in
nuce», come abbiamo detto. Uno sviluppo che potremmo
Macroecumenismo latino-americano definire «sufficiente» dovrebbe venire affrontato in ma-
niera esplicita e con rigore. Questo avvicinamento esplici-
to e rigoroso è ciò che abbiamo detto che, di fatto, non è
stato realizzato dalla TL rispetto alla TR, benché in molte
elaborazioni e realizzazioni della TL siano presenti, in ger-
me o in sintesi, affermazioni chiare e di grande valore del-
la TR.
In un corso di «teologia del pluralismo religioso» elaborato
in America Latina non può mancare un accenno al «ma-
croecumenismo» latino-americano, poiché costituisce la for- TEOLOGIE INDIGENE, INDIE E AFRO-AMERICANE
ma che la «teologia del pluralismo religioso» latino-ameri-
cana ha assunto «ante litteram», prima di svilupparsi nel Per esemplificare ciò, potremmo riandare, in primo luogo,
mondo e in America Latina. Vedremo cosa è stato il «ma- alle opere che h a n n o a che vedere col dialogo fra religio-
croecumenismo», ne faremo un aggiornamento e una proie- ni. Possiamo riferirci al libro collettivo che, nell'ambito del-
zione riguardo al suo futuro. la collezione «Teologia e Liberazione» 1 , si accosta al tema
delle religioni autoctone: Manuel M. Marzal, J. Ricardo Ro-
bles, Eugenio Maurer, Xavier Albo e Bartolomeu Melià, in-
I. Per sviluppare il tema titolato «El rostro indio de Dios» [«Il volto indio di Dio»].
Il libro passa in rivista la religione dei Raràmuri-Pagótua-
A. Precedenti me (Robles), il cristianesimo Tseltal (Maurer), la religio-
ne Quechua delle Ande meridionali (Marzal), l'esperienza
Come già abbiamo detto, la Teologia della Liberazione, religiosa Aimara (Albo), e quella Guarani (Melià). In tutti
avendo solo 30 anni, è una teologia molto giovane rispet- questi casi, si presenta il patrimonio simbolico di queste re-
to ad altre teologie che contano la propria età in secoli. Tre ligioni, si racconta la storia dei loro rapporti col cristiane-
decenni sono poca cosa per sviluppare una teologia che simo, e si fa una valutazione delle attuali possibilità di que-
non è concreta (un ramo dell'albero teologico), ma «un sto rapporto per il futuro, nei diversi aspetti ed elementi.
nuovo modo di ripensare tutta la teologia». La TL ha svi- Tuttavia in nessun caso si affronta uno studio sistematico
luppato molti dei suoi rami, soprattutto quelli principali; della valorizzazione di queste religioni per se stesse, della
ma, per mancanza di tempo, non ne ha sviluppati altri. La necessità o meno della mediazione salvifica di Cristo, né
Teologia delle Religioni, TR, è uno di quei rami per il qua- u n o studio dettagliato del valore della rivelazione propria
le non ci sono stati né il tempo né le condizioni perché si di queste religioni indigene e dei loro libri sacri... Il libro
sviluppasse, e che ancora attende di essere affrontato si- è stato scritto nel 1988 e non possiamo pretendere che ri-
stematicamente. sponda a domande che ancora non erano nell'aria, né a im-
postazioni che la TL, su cui si basa il libro, non si poneva.
Evidentemente, non si può dire che non sia possibile in-
dividuare, in ciò che è stato finora realizzato, u n a posi- Altrettanto si può dire dei volumi collettivi che la Teologia
zione della TL riguardo alla TR. La natura della teologia è
tale che tutte le sue parti e i suoi trattati sono reciproca-
mente implicati, condividono una stessa immagine di Dio 1
Collana diretta da un comitato editoriale ecumenico, con il patro-
e interagiscono tra loro. In certo modo, in ogni elabora- cinio del CESEP, in 50 volumi, che si proponeva di coprire sistema-
zione teologica settoriale sono presenti tutte le altre, e que- ticamente tutti i rami vivi dell'albero della teologia classica secondo
sta presenza sintetica o in nuce può dare ragione, in ognu- la prospettiva della TL.

348 349
India ha prodotto nel Continente 2 . Se ne faccia u n a revi- « MACROECUMENISMO » LATINO-AMERICANO
sione e si veda come, per esempio, le questioni che con-
cretamente abbiamo finora presentato in questo corso - Nel settembre 1992 a Quito, Ecuador, ebbe luogo l'« Assem-
per non andare oltre - non vi siano presenti. Si tratta di blea del Popolo di Dio», un'assemblea di rappresentanti
una teologia con una propria particolare metodologia, che delle religioni del Continente Latino-americano. Vi parte-
non deve essere paragonata al concetto classico occiden- cipò Pedro Casaldàliga, il quale nella sua allocuzione all'As-
tale di teologia, dal momento che il suo oggetto e le do- semblea presentò il tema del «Macroecumenismo», neolo-
mande a cui risponde sono altre. gismo che fu lì proposto sulla base del capitolo così inti-
tolato del libro che, in quell'occasione, venne presentato e
Discorsi analoghi si possono fare riguardo alle teologie lanciato: Spiritualità della Liberazione4.1 teologi latino-ame-
afro-americane. ricani riferiscono in modo unanime che l'Assemblea del
Come segnala Antonio Aparecido da Silva, il dialogo fra la Popolo di Dio fu il momento nel quale questo termine, «ma-
razionalità delle teologie di eredità africana e quella della croecumenismo», fu presentato «alla società» e fu assun-
teologia della liberazione n o n si è ancora realizzato; «i pre- to con valenza latinoamericana. Da allora, al di fuori del-
supposti della conoscenza nell'una e nell'altra riflessione le nostre latitudini, è riconosciuto come un modo di dire
teologica non seguono le medesime strade», persino «si proprio dei latinoamericani.
ignorano reciprocamente» 3 . Non è possibile cercare le do-
mande e le risposte della teologia delle religioni o della teo- Il libro citato, come abbiamo detto, contiene u n capitolo
logia del pluralismo nelle teologie liberatrici afro-ameri- intitolato precisamente così, «Macroecumenismo». Si trat-
cane, benché non si neghi che uno studio più approfondi- ta di u n libro nel quale gli autori manifestavano il propo-
to potrebbe tradurre in u n linguaggio «sistematico» di sito non già di presentare u n a nuova spiritualità, ma sem-
stampo occidentale le risposte implicite e perfino inconsce plicemente di dare forma alla spiritualità che veniva vis-
che quelle teologie hanno dato alle domande - là percepi- suta nel Continente (il libro usciva nel famoso 1992). Il ma-
te a modo loro - che la «teologia delle religioni» si pone. croecumenismo presentato lì non voleva essere una novità
Questo studio sta per essere realizzato e non è questo il (anche se lo era la sua nuova denominazione), m a il ri-
luogo per supplirlo. Cosicché diamo per scontata l'affer- flesso di ciò che di fatto si viveva nella pratica e su cui si
mazione che, di fatto, proprio perché vogliamo rispettare rifletteva nella teologia latinoamericana.
l'identità propria e peculiare delle teologie indigene e afroa-
mericane, non possiamo pretendere di trovare in esse espli- Il tempo è passato e l'esperienza macroecumenica lati-
citamente ciò che convenzionalmente si intende per «teo- noamericana è cresciuta e maturata. Cercheremo di at-
logia delle religioni». tualizzare quella sintesi 5 insistendo sul fatto che neppure
qui vogliamo esprimere una teoria particolare, quanto piut-
Nella Teologia della Liberazione n o n vi è alcuna altra pre- tosto esporre ciò che il Popolo latmoamericano sente nel-
senza, per quanto implicita, di Teologia delle Religioni? la sua spiritualità macroecumenica attuale.
Noi crediamo di sì.
Adotteremo u n linguaggio che vuole rimanere a metà stra-
da fra la teologia e la spiritualità. E ricordiamo che n o n
stiamo scrivendo da un punto di vista «universale», ma cer-
cando di riflettere il punto di vista latinoamericano, che

2
Vedi la bibliografia alla fine del capitolo.
3 4
Da Silva, Antonio Aparecido, Pluralismo religioso y tradiciones reli- Pedro Casaldàliga e José Maria Vigil, Espiritualidad de la liberación,
giosas afncanas, in ASETT, Por los muchos caminos de Dios, I, Ver- nella biblioteca di Koinonia.
5
bo Divino, Quito 2003. Questa attualizzazione è realizzata sulla base di quel testo.

350 351
p u ò essere molto diverso da quello occidentale, o europeo bilite, e noi ci rallegriamo e non guardiamo di malocchio
in generale (o romano in particolare). la generosità del Padre-Signore verso gli operai di tutte le
vigne e delle ore più diverse 10 .
B. Il macroecumenismo di Dio Dio non elegge u n popolo in esclusiva per comunicare, at-
traverso questo, con tutti gli altri; Egli ama ed elegge tutti i
Ogni teologia e ogni spiritualità dipendono e provengono, popoli e comunica con tutti mediante ognuna delle loro re-
in ultima analisi, non da una geniale idea originale di qual- ligioni. Non va incontro agli uni mentre si fa cercare dagli
che teologo, ma dall'esperienza di Dio che la comunità com- altri. Non fa eccezione di persone o popoli né manifesta op-
pie in u n determinato tempo e luogo. Anche il fondamen- zioni preferenziali per alcun popolo, benché molti popoli, ai
to più profondo del macroecumenismo latino-americano è livelli nascenti della propria maturazione religiosa, abbiano
l'esperienza di Dio che i cristiani del Continente vivono. Il creduto di essere loro stessi oggetto di u n tale privilegio di-
macroecumenismo latinoamericano si basa sul macroecu- scriminante. Né tanto meno emargina o dimentica alcun po-
menismo di Dio stesso. Ciò che è in gioco, quindi, sono polo né lascia alcuno in una situazione salvifica gravemen-
un'immagine e un'esperienza di Dio. te deficitaria. Noi crediamo nella uguale dignità della rela-
zione di tutti i popoli con Dio, senza considerare «fede» quel-
Potremmo iniziare dicendo che nella nostra esperienza re- la degli uni e credenze religiose o semplice religiosità quel-
ligiosa abbiamo percepito il «macroecumenismo» di Dio. la degli altri, o «virtù sovrannaturali» quelle degli uni e sem-
Dio è macroecumenico. Non è razzista, non è legato ad al- plici valori morali quelli degli altri.
cuna etnia né cultura. Dio non si dà in esclusiva né come
privilegio a nessuno. Per il fatto che nella nostra storia abbiamo vissuto con l'or-
goglio e la coscienza di popolo eletto e privilegiato, che di-
sprezza gli altri popoli e religioni e si crede chiamato a sal-
MACROECUMENICO NELLA SUA PRESENZA NEI POPOLI varli, noi chiediamo perdono.
E NELLE PERSONE
MACROECUMENICO NEL SUO STESSO MISTERO
Oggi abbiamo una consapevolezza incontrovertibile della
presenza dello Spirito di Dio lungo tutta la storia, in tutti In seguito a molte vicende storiche nelle quali i cristiani,
i popoli, in tutte le culture e religioni... Oggi sentiamo con nell'ambito della civilizzazione occidentale, avevano vin-
maggiore facilità che Egli è presente in tutti i popoli, da colato in misura eccessiva l'immagine di Dio a una cultu-
sempre, ancor prima dell'arrivo fisico dei missionari di qua- ra - confluenza di varie culture egemoniche: greca, latina,
lunque religione 6 , e lo è anche se costoro non giungono. germanica -, la riflessione e il discernimento cristiano de-
Egli è presente e agisce nel cuore di ogni cultura, che sem- gli ultimi tempi 11 ci hanno restituito una visione più chia-
pre è una scintilla della sua luce. E presente e vivo nel cuo- ra del volto macroecumenico di Dio. Dio non è legato ad
re di ogni essere umano, compresi quelli che - molte vol- alcuna razza, né ad alcuna cultura né sesso. Non ha pa-
te senza colpa e anche con buona volontà - lo ignorano o
addirittura lo negano 7 . Realizza la sua azione salvifica per
vie che solo lui conosce 8 , molto più in là degli stretti limi- «La via ordinaria di salvezza, la più universale, sono le religioni non
ti del cristianesimo istituzionale 9 e delle religioni presta- cristiane» {Le religioni come tema della teologia, Morcelliana, Brescia
1968, pp. 85-86).
10
«Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei in-
6 vidioso perché io sono buono?» (Mt 20,15).
Puebla 201. 11
Per i cattolici, su questo punto il Concilio Vaticano II ha avuto im-
7
Puebla 208. portanza cruciale. Vedi soprattutto i suoi decreti LG, GS, UR, DH,
8
GS 22. «Le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). NAe, AG...
9
Ricordiamo ancora una volta l'affermazione di H.R. Schiette:

352 353
drone, né u n rappresentante, né u n luogotenente. Non è nostra visuale e rende meno individuale il nostro compor-
bianco, occidentale, maschio, come - occorre riconoscer- tamento. Non possiamo guardare al m o n d o né mettere a
lo con spirito di pentimento - noi cristiani lo abbiamo pro- fuoco la nostra vita partendo dalla visione esclusiva di u n a
fessato e proclamato. Neppure è u n Dio cristiano come fos- razza, una cultura, u n popolo o una Chiesa. Ci sentiamo
se contraddistinto dal Dio indù, ebreo, musulmano... Non cittadini del mondo, pellegrini della storia nel suo insieme,
ha neppure u n nome, perché è il «Dio di tutti i nomi». responsabili dell'universalità del cosmo, fratelli e sorelle di
tutte le creature.
Tutte le qualifiche e le determinazioni di Dio sono fatte da
parte nostra 12 , sono nostra responsabilità ed esprimono il L'ecumenismo di Dio ci impedisce di assolutizzare forme di
nostro limite. Dio si trova molto al di là di ciò che di Lui mediazione quali la nostra Chiesa o la nostra religione. La
noi diciamo, professiamo e predichiamo. È un Mistero in- nostra appartenenza a una Chiesa non esaurisce né espri-
comprensibile, inafferrabile, inesprimibile. Nessuna for- me adeguatamente la nostra appartenenza fondamentale, il
mula, nessun credo, nessun complesso di dogmi, nessun nostro «luogo sociale-religioso» 13 , che non è più il piccolo
libro sacro... lo esprimono e molto meno lo inglobano in mondo di una confessione particolare, bensì - a immagine
una formulazione adeguata, completa, perfetta. Né tanto e somiglianza di Dio - il vasto spazio macroecumenico, l'uni-
meno alcuna formulazione è «definitiva», insuperabile o verso delle religioni, l'Umanità alla ricerca di Dio. Oggi, ogni
non suscettibile di rilettura; l'Umanità continua cercando volta di più, per essere religioso lo si deve essere in modo
il Dio Maggiore e Dio continua a darsi e donarsi in forma «interreligioso» 14 e macroecumenico.
imprevedibile e molte volte sorprendente.
Questo ci fa sorridere davanti alle dispute teologiche del-
C. Il macroecumenismo della missione cristiana
la storia, colme di condanne e anatemi, davanti allo zelo
missionario di coloro che hanno disprezzato, perseguitato
e perfino vietato le religioni degli altri popoli, o hanno fat- La nuova esperienza di Dio che abbiamo fatto nel nostro
to sforzi immensi - tanto generosi quanto sbagliati - per Continente attraverso la riscoperta di Gesù, ci fa sentire
sostituire la religione degli altri popoli. Dalla contempla- anche il macroecumenismo della missione del cristiano. Ci
zione del mistero «ineffabile» di Dio riconosciamo il no- riferiamo alla missione fondamentale di ogni cristiano, al
stro abbaglio, chiediamo perdono a tutti i popoli le cui re- di là di qualsiasi vocazione o carisma particolare.
ligioni noi cristiani abbiamo perseguitato e soggiogato, e
con umiltà chiediamo di essere accolti in u n a nuova co-
munità mondiale dei popoli umani. Siamo disposti ad 13
aprirci alla luce, ai bagliori di Dio che brillano nell'espe- Lo diciamo qui per analogia col concetto di «luogo sociale»: «quel
luogo per il quale si è optato, dal quale e per il quale si fanno le in-
rienza religiosa delle religioni del mondo, mentre offriamo terpretazioni teoriche e i progetti pratici, il luogo che configura la
anche la nostra ricchezza spirituale. prassi che si effettua e al quale si piega o subordina la propria pras-
si» (Ellacuria, I., El autèntico lugar social de la Iglesia, in AA.W., De-
safios cristianos, Misión Abietta, Madrid 1988, p. 78; <servicioskoi-
nonia.org/relat/124.htm>). Così possiamo parlare di un «luogo reli-
Noi MACROECUMENICI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA gioso»: quel livello religioso per il quale ognuno ha optato, al quale
in ultima istanza sente di appartenere, partendo dal quale compie va-
Questa esperienza di Dio, di un Dio che non si assoggetta lutazioni e progetti...
14
a essere ghettizzato in esclusività o in privilegio e che agi- Dichiarazione dell'Associazione Teologica Indiana, n. 36; cf. Pathil,
sce e salva in tutto l'universo e in tutta la storia, amplia la K., (ed.), Religious Pluralism. An Indian Perspective, ISPCK, Delhi
1991, p. 348. [È anche il titolo del libro del teologo statunitense, di
origine vietnamita, Peter Phan, Being Religious Interreligiously, Or-
bis, New York 2004, caduto sotto la censura della Congregazione per
12
In gergo scolastico si direbbe «quoad nos». la dottrina della fede nel 2007, n.d.t.].

354 355
Questa missione consiste nel «vivere e lottare per la Cau- COMUNE A TUTTI GLI ESSERI UMANI
sa di Gesù, per il Regno» e quella è, evidentemente, una
missione sommamente macroecumenica. Perché il Regno Noi non cessiamo di vivere questa «grande missione cri-
è vita, verità, giustizia, pace, grazia, amore... fra tutti gli stiana», che crediamo sia comune a quella di ogni essere
uomini e le donne, fra tutti i popoli, ed è comunione con umano, alla luce della nostra fede cristiana, con la nostra
la natura e con Dio. La missione della quale ci sentiamo tradizione cristiana. Abbiamo sempre attribuito molto va-
investiti noi cristiani è vivere e lottare per questa Utopia. lore alla nostra tradizione religiosa, come hanno fatto tut-
Ebbene, questa missione non è altro che quella di ogni per- te le religioni. E come loro, anche noi abbiamo enfatizza-
sona umana 1 5 . Il nostro compito come cristiani non è al- to il suo valore quando abbiamo assolutizzato molti ele-
tro che quello che ci riguarda come persone. In linea di menti che in realtà erano relativi e quando abbiamo con-
principio noi cristiani non abbiamo u n a missione partico- siderato noi stessi come il vero e proprio centro dell'uni-
lare, specifica, distinta, riservata, percorribile soltanto da- verso delle religioni... Oggi consideriamo la luce della no-
gli iniziati. La nostra vocazione coincide con la vocazione stra fede una «luce superiore», perché viene dall'alto, m a
umana, perché il nostro sogno coincide con il sogno di Dio. non è una luce superiore alle altre per principio, è piutto-
sto una luce in più fra le molte luci di Dio che illuminano
Essendo quello che siamo, persone cristiane, non ci sen- l'Umanità, e la cui superiorità dovrà essere analizzata a po-
tiamo di appartenere a u n a fazione, a u n particolarismo fi- steriori in raffronto alle altre luci, con molto realismo e
losofico o teologico, a una setta che ci sottrae alle grandi obiettività. Sul piano macroecumenico riconosciamo il va-
preoccupazioni e alle grandi prospettive. Le nostre Cause lore di tutte le luci che illuminano tutti gli esseri umani
sono le Grandi Cause dell'Umanità, Cause e Sogni di tutti che vengono a questo mondo.
i popoli, Cause e Sogni anche di Dio.
Per questo gli uomini e le donne, quando in qualsiasi cir- IN RAPPORTO CON GLI ALTRI
costanza o situazione, sotto qualunque bandiera, lavorano
costantemente per i Grandi ideali del Regno (amore, giu- A causa di questa coincidenza fra la missione cristiana e
stizia, fratellanza, libertà, vita...), stanno portando a com- la missione umana, ci sentiamo a nostro agio in qualsiasi
pimento il senso della loro vita, stanno facendo la volontà società u m a n a aperta. Non ci è necessario vivere in società
di Dio, stanno lottando per la Causa di Gesù. Al contrario, a parte e neppure in società cristiane, o in regime di cri-
non sempre le persone che si dichiarano cristiane e lotta- stianità, perché ciò che importa non è il «dire Signore, Si-
no per le loro Chiese stanno facendo la volontà di Dio. Non gnore», m a essere a favore del progetto di Dio. Ci sentia-
altro sarà il criterio escatologico col quale Dio giudicherà mo chiamati a collaborare con tutti coloro che cercano la
gli esseri umani (Mt 25,31ss.): u n criterio totalmente ma- verità e l'amore, quantunque non siano cristiani e neppu-
croecumenico, n o n confessionale, n o n ecclesiastico, e nep- re credenti. Ci rallegriamo per tutto il bene che lievita nel
pure «religioso». m o n d o e non consideriamo alcuna persona estranea a noi
o irrilevante ad u n o sguardo attento alla presenza della sal-
vezza. Il mondo, la società, la storia sono il nostro am-
biente di vita, come cittadini del mondo e responsabili del-
la società, del suo progetto, della sua stessa esperienza...
Quel m o n d o è il campo nel quale ci sentiamo chiamati a
15
Perché il Regno stesso non è altro che «il destino della razza uma- realizzarci pienamente. Possiamo e dobbiamo collaborare
na», con una bella espressione di Albert Nolan. «Regno» è per noi il con tutti, senza visioni scioviniste né secondo un'ottica mo-
suo nome, tuttavia sappiamo che non è altro che l'Utopia migliore nocromatica.
dell'Umanità, «il sogno di Dio», come dice la già citata Assemblea del
Popolo di Dio. Non tralasciamo la nostra identità cristiana specifica, ma
356 357
questa costituisce una differenza accidentale aggiunta che la parte dell'ingiustizia e dell'oppressione e si oppongono
non ci separa dal mondo, ma che ci rinvia ad esso. Il no- ai poveri.
stro grande riferimento non è questa identità cristiana né Se la nostra vera passione è la venuta del Regno e misu-
alcun altro riferimento confessionale discriminante, m a la riamo tutto ecumenicamente con questo metro - come di-
«grande missione umana», la comune vocazione di co- cevamo -, ci sentiremo più uniti a colui che realizza la Cau-
struttori dell'Utopia, di persone che lottano per le Grandi sa di Gesù anche senza conoscerlo, che a coloro che - for-
Cause. Davanti a Dio ciò che importa non sarà essere cri- se perfino in Suo nome - si oppongono ad essa.
stiano, ebreo, musulmano, indù o scintoista... ma l'aver
speso la vita a favore delle Grandi Cause. Questo è straordinario, ma reale. Ed è evangelico. Gesù
stesso sentiva questa maggior vicinanza. Egli si è identifi-
A differenza dei tempi in cui noi cristiani abbiamo misu- cato più col samaritano che col sacerdote e il levita, più
rato tutti gli altri con il metro dei nostri valori, oggi valu- con la liberazione dei poveri che col culto del tempio (Le
tiamo ciò che non è cristiano riconoscendo il suo valore 10,25ss.), più con gli umili peccatori che con i farisei sod-
intrinseco, in se stesso. Non chiamiamo nessuno «cristia- disfatti di sé (Le 15,11-32; Mt 21,31-32), più con colui che
no anonimo», né alcun valore «seme del Verbo» o «semi fa la volontà di Dio che con chi dice «Sig nore, Signore»
del Vangelo» o «preparazione evangelica». Non importa (Mt 7,2lss.), più con coloro che danno da mangiare all'af-
che le persone siano cristiane o no, m a che siano cittadi- famato, anche senza conoscere Gesù, che con quelli che
ne del Regno. E i loro valori non valgono perché parteci- fecero miracoli in suo nome, più con quello che diceva di
pano dei nostri valori, ma perché partecipano ai valori di «no» però faceva la volontà del Padre che con colui che di-
Dio stesso, fonte di ogni bene. ceva di «sì» però non la faceva (Mt 21,28-32).
Nella storia ci sono noti molti casi nei quali la verità del Re-
IL CONFLITTO NELLA MISSIONE CRISTIANA gno è stata maggiormente a lato di chi fu perseguitato dai
cristiani e perfino dalla stessa Chiesa, che a fianco di que-
Tuttavia ci imbattiamo nella opposizione e nel conflitto. sti ultimi. Quando gli indigeni di Abya Yala* furono invasi,
C'è chi si oppone agli interessi comuni della collettività espulsi e massacrati o resi schiavi, la ragione di Dio stava
u m a n a a favore dei propri interessi, egoisti e oppressivi. dalla loro parte e non da quella di chi impugnava la Croce
Talvolta siamo combattuti, talaltra dobbiamo lottare e op- o il mandato del Papa nel «Requerimiento»**. Nella Guer-
porci. A volte siamo perseguitati per la nostra fede, e altre ra civile spagnola***, che dalla Chiesa fu considerata una
volte siamo noi stessi che sentiamo la necessità di critica- «Crociata», molti morirono col nome di Cristo Re sulle lab-
re gli atteggiamenti della nostra Chiesa o religione. Il con-
flitto fa parte della storia e della nostra vita.
* È il nome dato al continente americano dalle etnie Kuna di Pana-
Qui il nostro atteggiamento macroecumenico ci fa oltre- ma e Colombia prima dell'arrivo di Colombo e degli europei [n.d.t.].
passare frontiere scioviniste fra «i nostri e gli altri», fa- ** Si tratta di una istituzione creata con le leggi di Burgos che per-
metteva la conquista violenta ai danni di quegli indigeni che rifiuta-
cendoci misurare le nostre concordanze e opposizioni in vano di essere evangelizzati. La si applicava con la lettura di un ma-
funzione dell'utopia del Regno. Anche qui il «regnocentri- nifesto, redatto dal famoso giurista Juan Lopez de Palacios Rubio,
smo» è la misura di tutto. Ci sentiamo uniti più a coloro nel quale si diceva che San Pietro aveva lasciato il Papa a Roma co-
che, anche senza far parte della nostra religione, senza ri- me capo della Chiesa e che uno di essi, Alessandro VI, aveva incari-
ferirsi a Cristo o senza fede esplicita in Dio, lottano per la cato la Corona di Castiglia dell'evangelizzazione delle Indie (Ameri-
loro Utopia (che noi chiamiamo Regno nel linguaggio bi- ca). Se non avessero accettato sarebbero stati oggetto di una Guerra
Giusta. La prima applicazione del «Requerimiento» è avvenuta a Pa-
blico cristiano) e quindi si pongono a favore della giusti- nama nel 1513 ad opera di Pedrarias Davila [n.d.t.].
zia, dei poveri e della liberazione integrale, che a quelli che, *** 1936-1939, con seguito di massacri, esecuzioni sommarie e pro-
talvolta col nome di Cristo Re sulle labbra, si mettono dal- cessi-farsa da parte del Franchismo [n.d.t.].

358 359
bra e nel cuore, ma in complicità con l'esercito che com- poveri, negli sforzi di tanti generosi militanti, anche se si
batteva chi di fatto difendeva la Causa della sovranità po- rivelano lontani da u n Dio professato o da una Chiesa o
polare, l'ordine costituzionale, la democrazia e il supera- religione conosciute. Qui il nostro macroecumenismo ci dà
mento del capitalismo. Cause che allora davano corpo all'uto- la capacità di captare la segreta presenza del Regno di Dio,
pia del Regno proclamato da Gesù. Le rivoluzioni per i mo- della sua Salvezza, sempre in azione.
derni diritti umani dovettero essere anticlericali e persecu-
trici delle Chiese, perché queste assumevano posizione a fa- • ottimismo soteriologico, con il credere effettivamente che
vore delle monarchie e oligarchie, a favore dell'ordine del Dio vuole che tutti gli esseri umani si salvino benché non
privilegio e dell''Ancien Regime. Nella lunga marcia di asce- giungano alla conoscenza di tutta la Verità (cf. Tim 2,4) e
sa del socialismo mondiale, la Chiesa si è schierata invaria- che questa Sua volontà è una volontà efficace. Il macroecu-
bilmente col capitalismo, mettendo la libertà economica dei menismo ci rende ottimisti perché crediamo che tutti i no-
potenti al di sopra della giustizia e della dignità dei poveri. stri umani atteggiamenti insensati e i nostri stessi conflitti
Infine, nelle rivoluzioni popolari latino-americane, la Chie- religiosi sono come «giochi di bambini» davanti a Dio, no-
sa cattolica istituzionale è stata uno dei grandi ostacoli che stro Padre e Madre comprensivo e amoroso, sempre aperto
i movimenti liberatori dei poveri non hanno potuto supera- al perdono e all'accoglienza. Crediamo che Dio dia a ogni
re. In questa e in molte altre gravi congiunture storiche, co- essere umano, compreso chi è apparentemente più chiuso
me anche nei conflitti quotidiani, la prospettiva macroecu- alla sua grazia, e quantunque «attraverso vie soltanto a Lui
menica ci rende solidali soprattutto con l'amore e la giusti- note» 17 , una generosa opportunità di salvezza. Per molti la
zia, la libertà e il bene dei poveri, e ci pone in contrasto con morte sarà il Sacramento della propria salvezza 18 .
chi vi si oppone, quantunque sia della nostra religione o del- • dialogo c o n il mondo, contatto permanente con esso.
la nostra Chiesa. Il macroecumenismo si muove su altre coor- Nulla di ciò che è u m a n o ci è estraneo. Le gioie e le spe-
dinate, senza il fanatismo di chi vuole difendere, per spirito ranze, le sofferenze e i dolori degli umani, specialmente
di corpo, la nostra religione o la nostra chiesa, a qualsiasi dei poveri, sono anche i nostri. E questo ci porta a scru-
prezzo, al di sopra delle Cause a cui la stessa Chiesa è debi- tare in permanenza i segni dei tempi 19 .
trice.
• apertura positiva: per principio ci sentiamo disponibili
ad accogliere e valorizzare il lavoro e lo sforzo dei fratelli,
D. Atteggiamenti macroecumenici dei militanti, dei popoli... più che a riceverlo con preven-
zione o a respingerlo 20 . E sappiamo che il nostro messag-
Questo macroecumenismo tipicamente latino-americano
produce in noi una serie di atteggiamenti spirituali che lo
concretizzano e lo rendono vero, e che nell'insieme lo ca-
ratterizzano. I principali sono questi: forme altamente socializzate della vita degli aztechi, nei lavori co-
munitari degli indios brasiliani, nel sentimento profondamente egua-
• contemplazione, come fondamento ultimo di questo ma- litario che è diffuso nella maggioranza delle tribù indigene del Bra-
croecumenismo: una capacità potenziata per la contem- sile discerne sacramenti della comunione trinitaria e impronte della
presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito nel mondo» (L. Boff,
plazione di Dio nella Storia, nella Vita, in tutti i popoli, Nova Evangelizagào. Perspectiva dos oprimidos, Vozes, Petrópolis
compresi quelli che non conoscono Cristo 16 , nelle lotte dei 1990, pp. 80-81).
17
GS 22; LG 16; AG 7.
18
L. Boros, El hombre y su ùltima opción, Paulinas/Verbo Divino, Ma-
drid 1972.
16 19
«Il missionario o è contemplativo e mistico o non sarà un missio- GS 4, 44, 62; AG 11; ChD 16, 30.
20
nario autentico. Il vero evangelizzatore è pervaso di fede nella pre- Del dialogo col mondo e dell'apertura positiva al mondo è stata mo-
senza concreta della Trinità in ogni piega del tessuto della storia, no- dello la spiritualità del Vaticano II, che si sforzò di applicare la «me-
nostante l'offuscamento causato dalla degenerazione umana. Nelle dicina della misericordia». «L'antica storia del samaritano è stata il

360 361
gio è in accordo con i desideri più profondi del cuore uma- invece di libertà, odio per i nemici invece di amore, du-
no 21 e che u n a sola è la vocazione ultima dell'essere uma- rezza di cuore invece di misericordia e compassione, pa-
no, quella divina 22 . cificazione in luogo di pace, sottomissione invece di ri-
conciliazione, vendetta in luogo di perdono, allontana-
• collaborazione con tutti coloro che lottano in qualsiasi mento da Dio invece di vicinanza, costituiscono il con-
forma per questa Causa universale che è l'Utopia del Re- trario dell'Ideale di Gesù. Chi sta con questi contro-idea-
gno. Tutto ciò che non è contro il regno è con noi. Tutti li sta contro Gesù.
quelli che lottano per u n a buona causa partecipano alla
lotta per il regno e meritano che li si appoggi 23 . Non cer- Per questa ragione gli esseri umani, di qualunque emisfe-
cheremo di impedire il bene che qualsiasi gruppo faccia ro e qualunque sia la loro bandiera, che lavorino decisa-
per il semplice fatto che «non è dei nostri» (Me 9,38-40). mente per il trionfo di questa causa, stanno portando avan-
• disinteresse istituzionale: il nostro assoluto è il Regno, ti la Causa di Gesù Cristo. Al contrario, non sempre dove
non le sue mediazioni e neppure le nostre istituzioni. Non c'è cristianesimo esplicito ci sono ipso facto la bontà, la li-
siamo «ecclesiocentrici», né funzionari interessati, né cer- berazione, la giustizia, la fratellanza. In cambio, dove vi
chiamo il nostro interesse, né poniamo al centro alcuna al- sono liberazione, giustizia, fratellanza e bontà, qui il cri-
tra istituzione o mediazione. Soltanto vogliamo che il be- stianesimo si incarna veramente e si vive il Vangelo, tal-
ne trionfi, anche se ci costasse la vita. volta anche sotto l'anonimato o qualunque altra bandiera.
Essere cristiano è vivere e lottare per la Causa di Gesù»
Per ampliare il tema, una valutazione critica di questo ma- (Leonardo BOFF, Testigos de Dios en el corazón del mundo,
croecumenismo latino-americano, uno studio dei suoi li- ITVR, Madrid 1977).
miti e u n a prospettiva verso il futuro si può trovare nell'ar-
ticolo di J.M. Vigil, Macroecumenismo: teologia latino-ame- • «Il Popolo di Dio sono molti Popoli. Tutte quelle persone,
ricana de las religiones, citato nella bibliografia finale. Non comunità e Popoli che fanno proprio questo sogno-pro-
aggiungiamo questa tematica per motivi di spazio. getto di Dio, sono il Popolo di Dio. Nessuna religione, nes-
suna chiesa può arrogarsi di essere esclusivamente questo
Popolo. Si escludono, questo sì, dal popolo di Dio tutti co-
II. Testi antologici loro che si rifiutano di accettare questo sogno di Dio e del
suo Popolo e si mettono al servizio degli dei del capitale,
• «La Causa di Gesù è la Causa del Regno. Giustizia, li- dell'imperialismo, della corruzione e della violenza istitu-
bertà, fraternità, amore, misericordia, riconciliazione, pa- zionalizzata. A causa di questo culto idolatrico, nella no-
ce, perdono, contatto diretto con Dio... costituiscono la stra America e in tutto il Terzo Mondo i poveri sono sem-
Causa per la quale lottò Gesù, per la quale fu perseguita- pre di più e sempre più impoveriti. Nel nostro Continente,
to, fatto prigioniero, tormentato e condannato a morte. dopo tante condanne e prepotenze religiose, vogliamo pro-
clamare questa realtà maggioritaria che si esprime so-
Al fine che una tale Causa continuasse ad andare avanti, prattutto nelle religioni indigene, in quelle afroamericane
è risuscitato dai morti e sarà sempre al fianco di coloro e nelle diverse confessioni cristiane. Noi cristiani e cristiane
che lottano per lo stesso scopo. Legalismo invece di giu- presenti in questi incontri ci sentiamo profondamente chia-
stizia, divisione discriminatoria invece di fraternità, leggi mati alla conversione. Pubblicamente, in nome di milioni
di fratelli e sorelle che hanno i nostri stessi sentimenti e
per rimediare, forse, all'omissione ufficiale delle nostre
modello della spiritualità del Concilio», ha affermato Paolo VI (Con- chiese, chiediamo perdono ai Popoli indigeni e ai Popoli
cilio Vaticano II, BAC, Madrid 1965, p. 816). Neri che abitano la nostra stessa casa, tante volte condan-
21
GS 21. nati come idolatri e sottoposti da secoli a genocidi e domi-
22
GS 22.
23
GS 43, 93, 16, 92, 57, 90, 77, 78; UR 12; AG 12; AA 14. nazioni» (Dio ha un sogno. Dichiarazione dell'Assemblea del

362 363
Popolo di Dio, Quito, settembre 1992. Il testo completo si giungerne alcuni dei tanti che si potrebbero prendere in
trova in Agenda Latinoamericana, 2003, p. 192, e in: <lati- esame...
noamericana.org/2003/textos/castellano/APD.htm>).

III. Domande per lavorare in gruppo Bibliografia

- Ricordare il significato etimologico di «ecumenismo». BARROS MARCELO, Pluralismo cultural y religioso: eje de la teologia
- Che cosa abbiamo sentito sul «macroecumenismo lati- de la liberación, in COMISIÓN TEOLÒGICA DE ASETT, Por
no-americano»? los muchos caminos de Dios - I, Verbo Divino, Quito 2003,
- Che diversità stabiliremmo fra «ecumenismo» e «ma- pp. 156-181.
BOFF L., Quinientos anos de evangelización. De la conquista espi-
croecumenismo » ? ritual a la liberación integrai, Sai Terrae, Santander 1992.
- Riferendoci all'«ecumenismo fra cristiani» che impres- COMBLIN JOSÉ, La teologia de las religiones desde America Latina,
sione abbiamo della sua situazione attuale? Sta avanzan- in VIGIL-TOMITA-BARROS, Por los muchos caminos de Dio II.
do, regredendo, è fermo? Perché? Commentare. Abya Yala, Quito 2004, pp. 47-73.
- E quali informazioni abbiamo circa il dialogo fra le reli- CASALDALIGA P., Et vuelo del Quetzal, varie edizioni in America La-
gioni: si sta effettuando, avanza, retrocede...? tina, 1988. Anche nella biblioteca di Koinonfa.
- Prendere il testo «Dios tiene un sueno», de la APD de CASALDALIGA - VIGIL, Espiritualidad de la liberación, capitolo ter-
1992 (è in Internet, cf. la bibliografia) e commentarlo in zo, sezione «Macroecumenismo» nella biblioteca di Koinonia.
gruppo. Encuentro de Teologia India I, CENAMI, Mexico - Abya Yala,
- «Dio è macroecumenico»? È corretto usare questa defi- Quito, 1991. Encuentro de Teologia India II, id. 1994.
nizione riguardo a Dio? In che senso? MARZAL MANUEL, et alii, O rosto indio de Deus, Vozes, Petrópolis
- «La grande missione cristiana, ovvero la missione fon- 1989.
damentale dei cristiani, è essenzialmente la stessa di ogni TEIXEIRA FAUSTINO, Diàlogo de passaros. Nos caminhos do diàlogo
altro essere umano»: commentare. Il cristianesimo non ha inter-religioso, Paulinas, Sào Paulo 1993, pp. 174.
VIGIL JOSÉ MARIA, Rasgos de espiritualidad misionera desde Ame-
una specifica diversità? Essere cristiano non è «qualcosa
rica Latina, rivista Misiones Extranjeras 195 (luglio 2003), pp.
di più» o «qualcosa di diverso»? Questa differenza, posto 304-316.
che ci sia, è essenziale, sostanziale, ontologica, di cono- VIGIL J.M., Macroecumenismo: Teologia de las religiones latinoa-
scenza...? Che cosa è in gioco al fondo di questo dibatti- mericana, in VIGIL-TOMITA-BARROS, op. cit., pp. 46-90.
to?
- Completare l'esposizione di questa lezione con due nuo-
vi capitoli: «il Macroecumenismo di Gesù» e «il Macroe-
cumenismo della Chiesa»; per elaborarli o semplicemente
commentare il tema, ci si può riferire alle lezioni 10 e 11
di questo stesso corso.
- In altri tempi ai cattolici, per esempio, era proibito col-
laborare con i «comunisti», parlare con i protestanti, par-
tecipare all'Eucaristia durante il culto evangelico o parte-
cipare a un culto di altra religione... Le cose sono cam-
biate? Qual è il nostro criterio? Presentare casi attuali di
questa problematica.
- Commentare gli atteggiamenti spirituali che derivano dal
macroecumenismo latino-americano (paragrafo I,D). Ag-

364 365
\
Capitolo diciannovesimo Le religioni, e nel concreto il cristianesimo, sono in crisi,
in una grave crisi che affonda le sue radici in u n processo
Un nuovo tempo assiale. che già conta vari secoli. Oggi la crisi è semplicemente
Ampliamo gli orizzonti esplosa e si è fatta più manifesta ed evidente che mai.
Non soltanto le sue istituzioni sono in crisi: anche i sog-
getti che si impegnano a vivere questa fede con la miglio-
re buona volontà sentono un malessere, u n disagio, la sen-
In questa lezione ci proponiamo di ampliare gli orizzonti. Fi- sazione che qualcosa di importante non funziona. Juan
no a questo punto abbiamo svolto la nostra riflessione Bautista Metz ha parlato di «crisi di Dio» (Gotteskrise) per
nell'ambito delle religioni, soprattutto entro il cristianesimo. indicare che la crisi colpisce la radice stessa della religio-
Ora è necessario estendere lo sguardo e renderci conto che, sità. Martin Buber parla della «eclissi di Dio». Kiing la con-
in realtà, l'orizzonte è molto più ampio, tale che ci offrirà sidera una «crisi epocale» 2 . Non si tratta quindi della cri-
una migliore prospettiva per percepire la piccolezza e la re- si di u n punto isolato, di qualche elemento separato o di
latività delle nostre stesse riflessioni. qualche dimensione concreta; sono il complesso, la strut-
tura e l'ambiente 3 ciò che è entrato in u n a crisi inedita.
Un primo aspetto della crisi può essere concettualmente
I. Per sviluppare il tema identificato con quello che definiamo il processo di «seco-
larizzazione», che riguarda la perdita di vitalità e rilevan-
La credibilità di u n a persona o di un'istituzione non pro- za del fattore religioso nella società e nella cultura. La re-
viene soltanto dalla forza intrinseca delle sue ragioni teo- ligione, che si trovava al culmine della scala dei valori so-
riche prese isolatamente, m a dalla sua vita e dalla sua realtà ciali accettati, è stata gradualmente sostituita dalla scien-
sociale e storica. Per questo noi prendiamo in considera- za, da un'altra razionalità. Lo spazio sociale per la religio-
zione con particolare precauzione le promesse di caratte- ne si riduce in modo tale da rimanere attualmente ristret-
re economico di u n a persona in fallimento per debiti op- to all'ambito del culto e dei gruppi religiosi particolari. La
pure i giuramenti di fedeltà di u n a persona conosciuta co- religione resta condizionata all'opzione personale degli in-
me infedele... Finora nel nostro corso abbiamo utilizzato dividui e reclusa nel campo della coscienza, con la conse-
argomenti teorici offerti dalle religioni. Al di là di queste guente riduzione della sua influenza su tutte le sfere so-
ragioni teoriche, intendiamo ora interrogarci sulla situa- ciali.
zione reale e sulla storia delle religioni, per cogliere possi-
bili argomentazioni di altro tipo, al di là di quelle teoriche. Tuttavia non è soltanto nell'ambito sociale che questa cri-
Come sta attualmente la religione, secondo una prospetti- si, effetto della secolarizzazione, si manifesta, essa si è in-
va ampia della storia? stallata all'interno stesso dell'istituzione. Effettivamente,
u n a parte crescente dei suoi aderenti si distanzia sia dalla
ortodossia ufficialmente vigente nella Chiesa, alla quale ap-
La crisi delle religioni
«La crisi della religione nei Paesi occidentali di tradizione
cristiana è u n fatto unanimemente riconosciuto. A questa del cristianismo, Sai Terrae, Santander 1999. Vedi anche in RELaT
256: <servicioskoinonia.org/relat/256.htm>. Raccomandiamo la let-
situazione obiettiva corrisponde u n a condizione di evidente tura completa di questo testo, che in questo momento seguiremo da
malessere nei soggetti che intendono continuare a vivere vicino.
religiosamente nell'attuale momento socioculturale» 1 . 2
Pagola, José Antonio, Testigos del misterio de Dios en la noche, in
Sai Terrae (gen. 2000), pp. 27-42.
3
«La crisi attuale del cristianesimo è inedita» (Jean Delumeau, Une
1
Martin Velasco, Juan de Dios, Metamorfosis de lo sagrado y futuro crise inedite, in Le Monde, 5 giugno 1979, Paris).

366 367
partengono, sia dalle pratiche religiose considerate ufficia- nando, rragli ultimi tempi, ad u n giudizio più comunemente
li. D'altra parte la morale ufficiale delle istituzioni religio- accettato,! che potremmo ridurre ai seguenti punti:
se non soltanto non è praticata dai suoi membri, ma non è
nemmeno accettata da loro come criterio. Vi è una mag- - La crisi dell'ambito religioso non è terminale; non si trat-
gioranza sempre più grande di persone che, benché dicano ta di una scomparsa della religiosità, come affrettatamen-
di credere, non ritengono né di appartenere né di farsi re- te vaticinarono alcuni tempo fa5; la religiosità, in una for-
golamentare da questa o quella religione. Si va formando ma o nell'altra, permarrà.
u n processo crescente di «deregolazione istituzionale del - Si tratta di u n a crisi molto forte per le religioni storiche
credere», per il quale «l'imposizione del sistema di norme tradizionali, che da tempo si trovano disorientate, h a n n o
etiche viene sostituito da una regolamentazione individua- perso in buona parte il contatto con la realtà, non riesco-
le del suddetto con elementi tratti da diverse tradizioni re- no a comunicare in modo adeguato con la coscienza mo-
ligiose, dando così luogo a una religione à la carte»*. derna dei loro seguaci e si trovano in una permanente si-
tuazione di rottura e deterioramento, senza che si possa
Vi è inoltre la presenza di due fenomeni contrari. Da u n a
prevedere quale sarà il risultato della loro crisi.
parte la miscredenza, fenomeno relativamente moderno
ma crescente nella storia; si suole definirlo come incredu- - Si registra u n formidabile emergere di nuove forme reli-
lità postcristiana, volendo significare che il Dio rifiutato è giose, che mettono in evidenza come la potenzialità spiri-
precisamente il Dio dei cristiani. D'altra parte il fenomeno tuale dell'umanità continui a essere vitale e in buona for-
molto vivace del sorgere dei cosiddetti «nuovi movimenti m a e, di fronte all'incapacità delle forme religiose tradi-
religiosi», straordinariamente svariati e fiorenti. Si uni- zionali forse superate, si sforzi per esprimersi con creati-
scono quindi l'apparente venir meno e perfino la scompar- vità in risposte ancora inadeguate rispetto alla fame spiri-
sa della religiosità e la pratica di u n a «religiosità selvag- tuale di questa umanità che può perfino dirsi nello stesso
gia» e irreprimibile. tempo atea o non credente.
Come si vede la crisi è complessa e questi dati contraddi-
tori rendono possibili le diagnosi più disparate: mentre per
alcuni la religione sta scomparendo e l'essere u m a n o sta Distinzione fra spiritualità e religione
cadendo nell'ateismo e nel nichilismo, per altri ci trovia-
mo in u n «ritorno del sacro», in u n momento di indubita- Di fronte a questa situazione è d'obbligo 6 ristabilire con-
bile effervescenza religiosa. In queste circostanze ha mol- cettualmente u n a chiara distinzione tra religione e spiri-
ta importanza il luogo dal quale si osserva la realtà. Le isti- tualità. Non sono la stessa cosa. La spiritualità è molto più
tuzioni religiose ufficiali non sono certamente nella posi- ampia della religione. La spiritualità non è, come tradizio-
zione che offre la prospettiva migliore; forse per questo le
loro diagnosi sono sistematicamente negative e perfino ag-
5
gressive. «Durante gli ultimi decenni del secolo XIX e nei primi del XX fu-
rono innumerevoli le previsioni di una fine del cristianesimo a data
fissa da parte dei razionalisti, positivisti e marxisti. Eppure sono pro-
prio costoro che hanno perso vigore o sono scomparsi dalla storia,
Diagnosi mentre il cristianesimo, per quanto pieno di problemi, continua a da-
re speranza a molti e da pensare a tutti» (Martin Velasco, ibid.). Cf.
Gli studiosi della religione nei suoi diversi aspetti (antro- anche D. Bosch, La trasformazione della missione, Queriniana, Bre-
pologi, sociologi, teologi...) sembra che si stiano awici- scia 2000, pp. 657-658.
6
«Una delle questioni più urgenti del nostro tempo è stabilire una
differenza chiara fra religione e spiritualità» (O'Murchu, Diarmuid,
4
Rehacer la vida religiosa, Publicaciones Claretianas, Madrid 2001, p.
Martin Velasco, ibid. 48). Anche in www.servicioskoinonia.org/biblioteca.

368 369
nalmente si era pensato, un sottoprodotto della religione, un'epoca di cambiamenti, bensì in u n cambiamento d'epo-
un modo di essere che la religione produrrebbe nei suoi ca», che si riferirebbe a quella vecchia teoria secondo la qua-
adepti; al contrario, è la religione a essere semplicemente le la somma di cambiamenti quantitativi in u n determinato
una forma tra le molte in cui si può esprimere questa realtà momento produce un cambiamento qualitativo. Molti cam-
onnicomprensiva ed estremamente profonda che è la spi- biamenti connessi avallerebbero la percezione di un cam-
ritualità, che si trova in ogni essere u m a n o , prima e alla biamento epocale. Cosa sarebbe, per il religioso, il cambia-
base della sua adesione a una religione. mento epocale o «cambiamento qualitativo»? Si tratta di
quello che si suole definire con categorie quali «mutamen-
David Hay afferma che «due adulti su tre hanno una spi- to» o perfino «metamorfosi». Una «mutazione genetica» in
ritualità personale, mentre meno di u n o su dieci si preoc- un essere vivente è u n cambiamento non precisamente su-
cupa di andare regolarmente in Chiesa» 7 . Quello che at- perficiale, ma una modificazione che colpisce la sua essen-
tualmente è in crisi non è la spiritualità - che, al contra- za, il suo essere «geneticamente modificato». Un bruco - per
rio, mostra con esuberanza la sua vitalità, reclamando spa- parlare di metamorfosi - nel suo itinerario vitale può pati-
zi e nuove forme là dove le sue vecchie espressioni entra- re molte vicissitudini: può crescere, ammalarsi, subire am-
no in crisi - m a semplicemente alcune forme della reli- putazioni... però tutti questi cambiamenti sono di minore
giosità, specialmente le religioni istituzionali tradizionali. importanza rispetto a quel processo che è conosciuto come
metamorfosi, per il quale finisce per trasformarsi in una far-
Per l'umanità, più importante della religione è ed è sem-
falla; è sempre lo stesso essere vivente, ma in u n certo sen-
pre stata la spiritualità, una dimensione germogliata nel
so è u n altro essere: ha subito una ristrutturazione integra-
crescente patrimonio di conoscenze ed esperienze cultu-
le, una riconversione biologica totale, una riconfigurazione
rali, antropologiche e religiose acquisite dalla nostra spe-
fin dal più profondo del proprio essere. Questa immagine
cie nel corso della sua lunga e travagliata storia.
della metamorfosi è quella che utilizza Juan Martin Velasco
per esprimere ciò che gli scienziati delle religioni pensano
Ipotesi: metamorfosi della religione oggi della crisi che le religioni o il religioso in generale sta
sperimentando.
Dopo aver utilizzato in passato categorie come «scristia-
Una religione è u n sistema di mediazioni, che contiene cre-
nizzazione», «desacralizzazione»... gli esperti ricorrono og-
denze, pratiche, costellazioni di simboli, norme e com-
gi a tipologie di altro genere, come cambiamento, trasfor-
portamenti etici, sentimenti, strutture istituzionali, che
mazione, mutazione, metamorfosi 8 ... Innanzi tutto, è chia-
adotta una configurazione definita entro popoli o culture
ro non si tratta di una distruzione, di u n a scomparsa o di
concreti. Le diverse religioni sono configurazioni differen-
una morte del religioso o del sacro, i quali al contrario si
ti di questi sistemi di mediazioni fra l'essere u m a n o e il sa-
mantengono vivi. Tuttavia non è neppure u n a crisi super-
cro, di cui i popoli si sono dotati nel corso di una storia
ficiale o parziale, come se fossero in crisi gli elementi più
ancestrale, come una fioritura spontanea e inevitabile del-
visibili o soltanto alcuni determinati aspetti. No. La crisi
la loro dimensione spirituale.
delle religioni è proprio globale, complessiva, riguarda la
sua struttura e il suo significato. È tutta la religione o la Ebbene, questi «sistemi di mediazioni» - e non soltanto le
religiosità che è sfidata a trasformarsi. mediazioni isolate - sono ciò che negli ultimi secoli è en-
trato in una crisi progressiva. La maggior parte delle me-
Alcuni anni fa si è resa celebre l'espressione: «non siamo in diazioni, e il loro insieme o sistema, incontra un rifiuto
crescente in settori sempre più grandi della popolazione.
7
Relìgion Lacking Spirti, in The Tablet, 2 Marzo 1996, pp. 292-293.
Non è u n problema di molte o poche mediazioni, bensì dei
8
Questa categoria è in concreto quella utilizzata da Martin Velasco sistemi stessi di tali mediazioni, che sembrano essersi esau-
nell'articolo citato, dal quale riprendiamo la proposta di ipotesi. riti nella loro attuale configurazione storica e che sembrano

370 371
esigere u n cambiamento nell'orientamento del loro signi- l'esperienza vitale della dimensione spirituale dell'essere
ficato, u n a trasposizione verso altri orizzonti di senso, u n a u m a n o nel suo incontro con il sacro. Questa è stata, sen-
«metamorfosi» in seguito alla quale sembrano talvolta na- za dubbio, un'evoluzione costante, tuttavia soltanto alcu-
scere a una nuova esistenza. «Quando questo accade non ne delle molte tappe di trasformazione osservate potreb-
cambiano soltanto alcune mediazioni religiose; cambia bero essere definite come vere e proprie «metamorfosi» del
l'orizzonte stesso nel quale esse si iscrivono, dando origi- religioso nella storia dell'essere umano. Una di esse è quel-
ne a una trasformazione del senso che l'insieme di tutte lo- la che ha preso il nome, da Karl Jaspers in poi, di «tempo
ro hanno per il genere umano» 9 . asse» o «tempo assiale» 11 , una fase della storia dell'uma-
nità verso la quale oggi si volge con insistenza lo sguardo.
Le nuove religiosità che sembra stiano facendo la loro com- Che cosa è stato il tempo assiale?
parsa possiedono «un proprio sistema di mediazioni, che
vanno dai modelli ripresi dall'esoterismo, dal teosofismo o Nel mondo della «pietas» o della teologia cristiana si è det-
dalla mistica a metodi spirituali tratti da contesti diversi: to abitualmente che Cristo è il centro del tempo, che tut-
esercizi fisici e mentali, tecniche di concentrazione e rilas- ta la storia si è mossa verso di lui e proviene da lui. Egli
samento, diete alimentari e medicina alternativa. Nelle sue sarebbe l'«asse del tempo», che segna u n prima e un do-
versioni più laiche, la nuova religiosità include una preoc- po 12 . Però si tratta di un'affermazione di fede, valida
cupazione etica centrata, molto al di là del dovere, su for- nell'ambito della fede cristiana e non in quello della scien-
me basate nell'amore e nella solidarietà con l'altro. Ma la za. La filosofia della storia si è preoccupata di trovare, par-
cosa importante non sono i cambiamenti delle mediazioni, tendo da ragionamenti empirici, scientificamente validi e
quanto invece la trasformazione del loro significato e della al di là di u n a fede particolare, quale sarebbe il «tempo as-
loro collocazione all'interno del sacro. Infatti simili media- se», se esiste. «Questo asse sarebbe situato in quel punto
zioni non sono considerate prescrizioni di u n antecedente della storia che avrebbe dato origine a tutto ciò che dopo
intervento divino, estraneo ed esterno al soggetto. Sono di esso la persona umana è stata in grado di essere, il pun-
espressioni della necessità di trascendenza che si trova nel to che avrebbe esercitato l'influsso più decisivo nel mo-
dellare l'essenza dell'umanità» 13 . Jaspers lo situa «nel pe-
soggetto e che gli permette di realizzarla storicamente, ma-
riodo intorno all'anno 500 a.C, nel processo spirituale che
nifestarla culturalmente, esprimerla socialmente» 10 . avvenne fra l'800 e il 200 a.C. Qui si trova la linea che di-
vide più profondamente la storia. L'essere umano, quale lo
Per il resto, soltanto di recente gli scienziati esperti in re- conosciamo oggi, giunse ad essere quello che è. Possiamo
ligioni stanno giungendo a questa nuova ipotesi interpre- chiamarlo sinteticamente tempo assiale»™.
tativa del fenomeno che le religioni stanno attraversando,
e in nessuna occasione si pensa che vi sia stata u n a dia- Si tratta di u n periodo nel quale si sviluppa, simultanea-
gnosi certa su u n fenomeno epocale che non sappiamo be- mente e in modo indipendente, in tre zone del pianeta se-
ne in che consista, né quanto possa durare, e che forse è parate e senza connessioni reciproche (Occidente, India e
solo all'inizio... Cina) u n processo di maturazione spirituale che rappre-
senta un progresso gigantesco nella gestazione del genere
u m a n o quale lo conosciamo oggi. In questa epoca Confu-
Non è la prima volta

La storia delle religioni n o n è altro che u n aspetto dell'evo- 11


luzione più ampia delle forme storiche che ha rivestito The Origìn and Goal ofHistory, Yale University Press, New Haven,
USA, 1953.
12
Così hanno detto tutti i grandi pensatori cristiani, da Agostino fi-
no a Hegel.
13
9
Ibid. Ibid.,p. 1.
14
10
Ibid. Ibid.

372 373
ciò e Laot-se vivono in Cina, dove vengono alla luce un'in- oggi ampiamente assunta come u n a categoria di riferi-
finità di scuole di filosofia. In India sorgono in questo pe- mento obbligata nella storia religiosa dell'umanità 16 .
riodo gli Upanhishad e Budda e tutta la g a m m a di possi-
bilità filosofiche. In Iran, Zaratustra insegna una visione
del mondo come sfida, lotta fra bene e male. In Palestina La metamorfosi della religione nel tempo assiale
fanno la loro apparizione i profeti: da Elia al Deuteroisaia,
passando per il primo Isaia e Geremia. In Grecia appaio- Riferendoci alle religioni nel concreto, è in questo tempo
no Omero, i filosofi (Parmenide, Eraclito e Platone), gli au- che si originano le grandi religioni che ancora oggi sussi-
tori delle tragedie, Tucidide e Archimede. Tutto ciò che stono. Il tempo-asse segna uno spartiacque per le religio-
coinvolge questa serie di nomi avvenne durante pochi se- ni 17 , quando avviene il passaggio dalle religioni preassiali
coli, e quasi simultaneamente in Cina, in India e in Occi- a quelle postassiali.
dente, senza che in alcuna di queste regioni si sapesse di Le preassiali sono religioni cosmiche, fuse con la natura e
quanto stava accadendo nelle altre. la razza. Sono le religioni dell'etnia, della tribù o anche del
È l'epoca nella quale compare la riflessione. La coscienza clan. Il loro obiettivo è conservatore: preservare l'ordine,
si fa cosciente e il pensiero diventa oggetto di se stesso. incrementare l'unità della tribù nel quadro di u n a visione
Sorgono i conflitti spirituali, i propositi di convincere gli comune e pretendere fedeltà dai suoi membri, mantenere
altri attraverso la comunicazione di ragionamenti, argo- l'armonia tra u o m o e natura di fonte alla minaccia del caos,
richiamare la bontà degli dei sulla tribù, garantire il buon
mentazioni ed esperienze. In quest'epoca nascono le cate-
ordine delle stagioni e allontanare i disastri e l'ira degli dei.
gorie fondamentali mediante le quali ancora oggi pensia- Sostanzialmente pretendono di conservare la vita, non di
mo, e sono poste le fondamenta delle religioni mondiali, trasformarla.
secondo le quali gli esseri umani ancora vivono.
In questo periodo giunge alla fine l'età dei miti. I filosofi Le religioni che sorgono in questo tempo assiale sono re-
greci, indiani e cinesi, così come i profeti, furono decisivi ligioni di salvezza o liberazione, con struttura chiaramen-
nella demitizzazione. La razionalità e le esperienze inter- te soteriologica. Tutte le religioni postassiali riconoscono
pretate razionalmente si levarono contro l'irrazionalità del che l'esistenza u m a n a ordinaria è imperfetta, limitata, in-
mito (il logos contro il mito). La trascendenza del Dio uni- soddisfacente. Ogni religione imputa questa insoddisfazio-
co si innalzò al disopra degli inesistenti demoni e contro ne a una caduta primordiale, a una tendenza verso il ma-
la visione mitica degli dei. La religione si fece etica. Il mi- le o il peccato o a qualche altra concezione particolare, e
to si convertì in parabola, qualcosa di molto diverso da ciò non accetta questo limite dell'esistenza u m a n a presente, e
che era stato originariamente. la pone in contrasto con qualcosa di molto diverso che si
trova nel futuro: il regno di Dio nell'ebraismo, la salvezza
«Per la prima volta fecero la loro comparsa i filosofi. Quel- eterna ottenuta mediante la redenzione nel cristianesimo,
lo che in seguito venne chiamato ragione e personalità fu
rivelato per la prima volta durante il tempo assiale. Que-
sto coincidente mutamento dell'umanità può essere pro-
priamente denominato spiritualizzazione. Il movimento as- 16
Del periodo assiale parlarono per primi - secondo quanto afferma
sume coscienza. L'esistenza u m a n a diventa oggetto di me- Jaspers-Lasaulx (1856) e Viktor von Strauss (1870). In epoca moder-
ditazione, come storia»15. na il tema è stato discusso da A.C. Bouquet (1941), G.F. Moore(1948);
Questa ipotesi del «tempo asse» o «tempo assiale», che ap- E. Voegelin (1954), L. Mumford (1957), J.B. Cobb (1968), G. Fohrer
(1972), B.I. Schwartz (1975), S.N. Eisenstadt (1982) e John Hick
pena qualche anno fa quasi nessuno prendeva in esame, è (1989), tra gli altri.
17
HICK, John, An Interpretation ofReligion. Human Responses to the
Transcendent, Yale University, New Haven 1989, p. 22, che su questo
5
Ibid., pp. 3-5. punto seguo da vicino.

374 375
il paradiso dei musulmani, ecc. «Ogni fede postassiale è sarà che la crisi epocale che la religione sta vivendo in Oc-
orientata soteriologicamente» 18 . cidente è sintomo di un'esperienza storica simile a quella
che fu il mutamento, o metamorfosi, cui fu sottoposta la
Nella religione preassiale il soggetto non esiste come per- religione nel cosiddetto tempo assiale? Con forza sempre
sona individuale, con u n a propria dignità e capacità di vi- maggiore si fa strada fra gli studiosi della religione e i teo-
vere una relazione personale con la divinità. Nella religio- logi e le teologhe l'ipotesi che stiamo entrando in u n nuo-
ne postassiale il valore dell'individuo non si radica più nel- vo tempo assiale, dal quale la religione uscirà tanto tra-
la sua identificazione col gruppo, ma prende forma un'aper- sformata da risultare forse poco riconoscibile. Forse è per
tura personale alla trascendenza. L'essere u m a n o diventa
questo che molti considerano che la religione tradizionale
un essere personalmente capace di salvezza.
stia scomparendo, mentre tutti constatano che, in ogni ca-
Nelle religioni preassiali non si manifesta la speranza di so, le istituzioni religiose storiche, nel loro adattamento ai
un'esistenza radicalmente nuova, diversa e migliore, sia in tempi attuali e futuri, affrontano difficoltà che sembrano
questo mondo sia in una vita di là da venire. Il Grande Dio insuperabili. La «figura storica» tradizionale delle religio-
è Creatore, m a non salvatore o liberatore. Il sistema reli- ni sembrerebbe essere logorata in m o d o irrecuperabile 20.
gioso preassiale cerca di conservare l'equilibrio fra il bene Ma d'altra parte, in mezzo alla crisi della religione alla qua-
e il male e prevenire ogni possibile minaccia, m a non pren- le ci riferiamo, esiste tutta un'effervescenza religiosa che
de in considerazione la trasformazione della condizione potrebbe essere la manifestazione, l'inizio o l'approfondi-
umana. In esso non esiste il senso di una realtà superiore mento di questo «nuovo tempo assiale» 21 .
in rapporto alla quale sia possibile u n futuro illimitata-
mente migliore. Le religioni postassiali, al contrario, sono • Juan Martin Velasco sostiene 22 che il tempo asse è u n
sempre liberatrici, portano salvezza, trasformano. «momento prototipico di metamorfosi del sacro. [...] Il mu-
tamento religioso prodotto dal tempo asse illustra ciò che
«Così il tempo assiale è un periodo di significato unico. Pur significa per noi "metamorfosi del sacro"; e l'ipotesi che
con diverse sfumature, possiamo dire che in questo perio- avanziamo per interpretare i cambiamenti religiosi ai qua-
do tutte le grandi opzioni religiose, che costituiscono le vie li stiamo assistendo consiste nell'attribuire alle trasforma-
principali per concepire la realtà ultima, furono identifica- zioni che si stanno attuando nella religione a partire dalla
te e stabilite definitivamente, e da allora nella vita religiosa modernità e che hanno il loro culmine, nelle società occi-
dell'umanità non è avvenuto più nulla di paragonabile» 19 . dentali, nella seconda metà del XX secolo, una portata si-
mile a quella del tempo assiale, destinata, per il futuro del
Evidentemente non stiamo parlando di un fenomeno che cristianesimo e dell'umanità, ad avere ripercussioni para-
avviene puntualmente in un dato momento, ma di un pro- gonabili a quelle che esso ha scatenato».
cesso su larga scala che si è condensato in u n arco di tem-
po di diversi secoli, con i suoi sintomi premonitori, ritar-
di e vortici di contraddizioni. Tuttavia la visione d'insieme
20
è quella che stiamo presentando. Già diversi decenni fa Michel De Certeaux si chiedeva: «Può esse-
re che le forme presenti del cristianesimo non annuncino la sua scom-
parsa, ma la fine di una delle sue forme e il principio di un'altra?»
Ci troviamo in un nuovo tempo assiale? Cf. Le chrìstianisme eclaté, Paris, Seuil 1974, citato da Luneau, R.,
Nem todos os caminhos levam a Roma, Vozes, Petrópolis 1999, p. 25.
21
Questa è la grande domanda che possiamo porci, che da Sono molti gli autori che si dimostrano inclini a interpretare la cri-
si attuale come nuovo tempo assiale. Raccoglieremo qui la testimo-
qualche tempo si fanno molti studiosi della religione. Non nianza di soltanto tre di loro. Cf. anche Panikkar, Raimon, El mun-
danal silencio, Ediciones Martinez Roca, Barcellona 1999, pag. 24;
Ramon M. Nogués, El futuro del cristianismo, in Selecciones de Teo-
18 logia, 162 (giugno 2002), p. 126.
Ibìd., p. 33. 22
19 Martin Velasco, J., ibtd.
Ibid.,V- 31.

376 377
La concisione con la quale questo autore - uno dei più no- somiglianza fra i tratti caratteristici di quella fantastica
ti studiosi di fenomenologia della religione nell'ambiente mutazione epocale e ciò che sembra costituisca il cardine
di lingua spagnola - si esprime non deve farci perdere di dell'attuale crisi, crisi di senso, che colpisce non solamen-
vista le tremende implicazioni in gioco. Se le trasforma- te l'individuo m a anche la società nella sua interezza. An-
zioni che si stanno attualmente operando nella religione che oggi in gioco è il modo stesso di intendere l'esistenza
sono in qualche modo paragonabili a quelle che il tempo umana, personale e sociale. L'essere u m a n o moderno non
assiale ha implicato nella loro rilevanza e profondità, al- sa più come porsi rispetto al cosmo e alla trascendenza» 2 4 .
lora potremmo dire che tutte le nostre argomentazioni (an-
che quelle che abbiamo avanzato lungo questo corso di teo- Un primo tentativo d'interpretare la crisi della religione nel
logia delle religioni) devono essere poste in un certo qual mondo occidentale moderno fu realizzato dalla teologia
modo fra parentesi, perché sarebbero come castelli di car- della secolarizzazione, e risultò essere molto ottimista. A
te su u n terreno sismico. Le nostre categorie classiche, i u n primo sguardo non sembrava essere nulla più della ri-
nostri presupposti, la cosmovisione, le mediazioni costi- vendicazione della giusta autonomia delle realtà terrene.
tuite a nostro avviso dal complesso dei sistemi religiosi e Tuttavia l'evoluzione vertiginosa delle società nei due ulti-
l'«orizzonte» stesso nel quale si inscrivono queste media- mi decenni, come pure il «ritorno del sacro» e u n a confu-
zioni... sono in fase di cambiamento, mutazione, meta- sa «religiosità selvaggia» misero in evidenza l'insufficien-
morfosi... Quindi si impone una ulteriore cautela, un'estre- za della spiegazione. Una seconda interpretazione è stata
ma prudenza, un'umiltà contemplativa... più che u n at- questa: «staremmo entrando in una nuova fase della sto-
teggiamento dogmatico arrogante di chi pretende essere il ria religiosa dell'umanità. Le grandi religioni, soprattutto
conquistatore della verità. nelle loro forme tradizionali e istituzionali, cederebbero
spazio ad altre forme religiose più adeguate alla cultura
In questo momento epocale di vortice o di voragine che, della modernità. Trasformazione del sacro m a n o n scom-
al rallentatore ma senza interruzioni, starebbe trasfor- parsa della religione, e ancor meno negazione della tra-
mando l'esperienza e il pensiero religioso in questo nuovo scendenza» 25 .
tempo assiale nel quale staremmo entrando, che dire del-
le nostre argomentazioni a favore dell'esclusivismo oppu- Se l'ipotesi di un nuovo tempo assiale fosse verificata, ci
re deH'inclusivismo? La consapevolezza di trovarsi in u n ispirerebbe un sentimento o coscienza dì ottimismo e di
nuovo tempo assiale non sarebbe forse il migliore argo- speranza nel sapere che la crisi, nonostante i suoi appa-
mento per u n pluralismo, non solamente a favore delle co- renti segni contradditori, non cessa di essere una crisi «di
siddette «religioni mondiali» (postassiali), quanto piutto- crescita», u n salto qualitativo in avanti. Ci farebbe rispet-
sto a favore del riconoscimento della validità fondamenta- tare - senza condividerlo - il nervosismo e il pessimismo
le di ogni u m a n o comportamento religioso onesto e sin- di coloro - soprattutto nelle organizzazioni religiose isti-
ceramente «alla ricerca della verità»? In ogni caso si ren- tuzionali - che vedono soltanto il deterioramento e la ca-
derebbe evidente la ristrettezza di vedute di chi, trincera- duta della religione o lo smarrimento di un m o n d o che n o n
to nella propria tradizione religiosa, vorrebbe pontificare riconosce la verità assoluta della quale la loro tradizione è
su soluzioni e dogmi di portata universale. depositaria esclusiva.

• Carlos Palacio sostiene 23 che «vi è u n a sorprendente ras- • «I cambiamenti radicali che hanno luogo in tutto il mon-
do ci stanno spingendo con forza a entrare in ciò che si
potrebbe definire il "secondo tempo assiale". Come già il
primo, questo secondo sta fondando una cultura di porta-
23
Palacio, Carlos, Novos paradigmas ou firn de urna era teològica?, in
Teologia aberta ao futuro, Soter, Sào Paulo 1997, pp. 77-98. Anche (in
portoghese e spagnolo) in ID., ^Nuevos paradigmas o fin de una era 24
Ibid.,p. 82.
teològica? servicioskoinonia.org/relat/227.htm 25
Ibid.,p. 88.

378 379
ta universale», dice Wayne Teasdale 26 , monaco cristiano, teologia delle religioni - ci si presenta come un'evidenza
qualificato m e m b r o del Parlamento delle Religioni del che si deduce da se stessa alla luce della trasformazione in
mondo. corso. Solamente coloro che persistono nel restare rinser-
rati nel loro «piccolo mondo», prigionieri delle categorie
Secondo Teasdale nella seconda metà del secolo XX si so- uniche della loro sola tradizione religiosa, possono oggi pe-
no verificati eventi che eserciteranno il loro impatto sulla vi- rorare posizioni esclusiviste o inclusiviste. Quando apria-
ta e la cultura per secoli e che avranno effetti su questo nuo- m o gli occhi sulla realtà senza limiti che ci travalica, ci ren-
vo periodo assiale. Per Teasdale il Concilio Vaticano II è uno diamo conto che al margine delle nostre resistenze o in-
di questi, e la celebrazione del Parlamento delle Religioni comprensioni, siamo di fatto tutti assorbiti in u n vortice
nel 1993 è un evento che, pur non avendo un significato co- evolutivo ascendente che, al suo termine ci collocherà in
sì radicale, sarà pur sempre un catalizzatore verso una nuo- un mondo nuovo, dove la pluralità e il pluralismo saran-
va era. Si sta formando una nuova comunità sacra a livello n o la struttura stessa dell'essere. Di fronte a questa espe-
mondiale, fatto che esige che noi coltiviamo le capacità ne- rienza le piccole argomentazioni teoriche contrarie ap-
cessarie, come quella del dialogo, una vita economicamen- paiono come miraggi evitabili.
te e socialmente sostenibile, capacità di risoluzione dei con-
flitti, un'etica mondiale, una spiritualità universale, volontà
di condividere, mutua apertura, fiducia, rispetto e capacità E prima? Recuperiamo la storia spirituale dell'uomo
di ascoltare nel profondo gli altri, noi stessi e la Terra tut-
ta. Il secondo periodo assiale comporta anche il cambia-
La nostra specie u m a n a ha calcato questa terra per circa
mento di una cultura esclusivamente antropocentrica in
quattro milioni e mezzo di anni 28 , due milioni dei quali co-
un'altra, geocentrica e cosmocentrica.
me creatura eretta su due piedi 29 . Trecentomila anni or so-
«Questa radicale e importantissima evoluzione (o meta- no scoprimmo il fuoco 30 , il che fu senza dubbio un mo-
morfosi) verso u n a civiltà riconciliata con la Terra richie- mento di significato molto grande per la dinamizzazione
de la partecipazione attiva delle religioni. Infatti così co- della nostra coscienza spirituale. Gli antropologi e gli ar-
me non vi sarà pace nel m o n d o mentre non c'è fra le reli- cheologi ci informano che da 70.000 anni stiamo dimo-
gioni, non giungeremo a u n a nuova visione della vita, del- strando un comportamento e alcuni valori nettamente spi-
la cultura e delle relazioni della famiglia u m a n a con la na- rituali, benché vi siano vestigia di pratiche religiose già a
tura, se le religioni non daranno il loro appoggio e non as- partire dall'ultimo mezzo milione di anni 31 .
sumeranno coscienza di questa sua critica necessità» 27 .
Come già il primo, anche questo secondo tempo assiale
non riguarderà soltanto l'ambito religioso, ma l'intera uma- 28
Riporto qui i dati presentati da Diarmuid O'Murchu in Reclaiming
nità nel più profondo della sua consapevolezza e delle sue Spirituality. A new spiritual framework for today's world, Crossroad,
relazioni integrali, sia fra gli uomini sia con la natura, la New York 1997, p. 31. I dati variano continuamente, riportandosi a
Terra e il Cosmo. Alla luce di queste macrodimensioni, la date ogni volta più antiche: il 10 luglio 2002 i grandi media diffon-
problematica di u n nuovo rapporto di tolleranza e com- dono la notizia che in Chad è stato scoperto un cranio di 7 milioni
prensione fra le religioni - questo in definitiva è ciò che si- di anni, quello dell'ominide più antico che si conosca...
29
gnifica adottare una posizione «pluralista» in materia di È il tempo attribuito comunemente all'homo erectus.
30
Le date sono tuttora poco certe: alcuni fanno risalire la scoperta
del fuoco all'anno 600.000; Swimme & Berry la retrodatano fino a
circa un milione e mezzo di anni...
26 31
Sacred Community at the Dawn of the Second Axial Age, in Bever- Gli archeologi informano che uno dei loro principali criteri per
sluis, Joel (ed.), Sourcebook of the World's Religions, New World Li- l'identificazione di ritrovamenti indubbiamente umani è la scoperta
brary, California 2000, p. 239. di simboli religiosi nelle tombe. Hick, J., God has many names, The
21 Westminster Press, London 1982, p. 24.
Ibid.,p. 240.

380 381
Antropologi come Joaquim Wach, Bronislaw Malinowski, inseparabile. La Terra era percepita da quegli esseri uma-
Joseph Cambell e Mircea Eliade... non svolgono le loro ri- ni «primitivi» come u n focolare, una «casa» cosmica alla
cerche sulla natura della spiritualità u m a n a nel mondo del- quale tutti appartenevano e che nessun sottogruppo pre-
le credenze religiose, bensì esplorano i resti della tradizio- tendeva di controllare o dominare in esclusiva. Gli umani
ne più antica, che ritengono si conservi tuttora nei rituali non avvertirono l'urgenza di dominare il mondo. La Terra
e usi dei secoli e dei decenni recenti 32 . fu intesa come u n organismo vivente, come l'incarnazione
della Grande Dea Madre, che alimentava e sostentava le sue
In se stessa la creazione è essenzialmente spirituale e lo è creature con prodigiosa fertilità e inesauribile abbondanza;
stata sin dalle sue origini, con la forza divina co-creatrice sarebbe stato inconcepibile che qualcuno avesse voluto ri-
che si dispiega in modi molteplici. Gli uomini, dai primi voltarsi contro il seno che lo alimentava.
momenti della loro evoluzione, sono entrati in u n rappor-
to di impegno con questo universo spirituale, così com'era- Forse il lato più appariscente di tutto questo sarebbe l'ar-
no. Noi umani abbiamo pregato e ci siamo dedicati al cul- te altamente elaborata e la creatività spirituale incentrate
to in forma consapevole ed elaborata per almeno 70.000 nella grande dea della Madre Terra, che è stata al centro
anni, molto prima che si fosse sentito parlare di religioni della coscienza u m a n a come una consapevolezza univer-
formali. Durante la maggior parte dell'era paleolitica (fra sale per circa 35.000 anni (dal 40.000 al 5.000 a.C). A que-
40.000 e 10.000 anni a.C.) siamo stati impegnati in una for- sto proposito la maggior parte delle prove provengono dal-
ma sofisticata e altamente creativa di evoluzione spiritua- l'arte 36 dell'epoca glaciale, il cui inizio si è soliti porre in-
le incentrata sulla Grande Dea Madre 33 . torno al 25.000 a.C. e il cui declino all'avvio della Rivolu-
zione Agricola (intorno all' 8.000 a.C). Vi sono abbondan-
Quanto più gli specialisti approfondiscono la (pre)istoria ti prove che confermano l'adorazione della dea nei primi
della nostra umanità, ciò che trovano non è analfabetismo, tempi del Paleolitico (fra il 40.000 e il 10.000 a.C). Il si-
incultura, cannibalismo selvaggio (come ci ha fatto sup- gnificato religioso-spirituale di questo culto, anche se per
porre la proiezione non integrata della nostra propria om- lungo tempo oggetto di dibattiti, è oggi comunemente ac-
bra)... m a una creatura spiritualmente e socialmente inte- cettato. La maggioranza degli specialisti odierni manife-
grata col mondo del suo tempo in evoluzione 34 . Il nucleo di stano u n atteggiamento ricettivo e aperto, e riconosce ta-
questa cultura spirituale è stata la capacità di crescere e svi- citamente o esplicitamente la sua complessità e profondità.
lupparsi in armonia con l'evoluzione della natura, in una Uno degli specialisti più noti, Leroi-Gourhan, segnala che
comunità tellurica e cosmica di interrelazione e interdi- u n maggior apprezzamento della mitologia antica è es-
pendenza fra essere umano e natura. Durante la maggior senziale per un'interpretazione adeguata, che potrebbe
parte del nostro tempo vissuto sulla terra, la nostra specie quindi dar luogo a qualcosa di affine a una sintesi cosmo-
è stata di genti del pianeta piuttosto che di genti apparte- logica nel mettere in luce un sentimento olistico, intuitivo
nenti a una nazione. Abbiamo vissuto in unione intima col e spirituale, altamente sviluppato in quei popoli 37 . Molti
pianeta Terra come nostro focolare cosmico, e sempre più dei valori, che oggi i gruppi più inquieti e profeticamente
emerge l'evidenza che ci siamo sentiti molto «di casa» sul all'avanguardia cercano di riscattare, incarnano i valori ar-
pianeta. La spiritualità anti-mondo e anti-natura dei mil- chetipici che l'umanità ha vissuto in dimensioni più o me-
lenni recenti è stata ignota per la maggior parte della no- no esplicite in quei tempi ancestrali, durante i quali la di-
stra storia evolutiva 35 . Per decine di millenni siamo vissuti vinità oggetto di culto è stata femminile 38 .
in armonia con la Terra, formando con essa un' unica realtà

36
32
O'Murchu, Ibid., p. 36. Questa arte è nota da appena 150 anni; Lascaux (Francia) è il sito
33
Ibid., p. 53. con i reperti più famosi.
37
34
Ibid., p. 67. O'Murchu, D., Rehacer la vida religiosa, p. 81.
38
35
Ibid., p. 58 O'Murchu sviluppa approfonditamente questi valori, ibid.

382 383
Nella maggior parte degli ambienti cristiani, riferirsi alla dustriale. L'era paleolitica sembra aver conservato buone
divinità femminile adorata dall'umanità durante tanti mil- condizioni climatiche, che produssero grande vegetazione
lenni suona come un ritorno al paganesimo e a supersti- e abbondanza alimentare. La consapevolezza spirituale, in-
zioni primitive del mondo precivilizzato... Questo è frutto centrata sulla Grande Madre Terra prodigiosamente ferti-
della mancanza d'informazione o di atteggiamenti reazio- le, portò l'umanità a scoprire la possibilità di ottenere ri-
nari. Perfino i cristiani che cercano di essere aperti a que- sorse per la propria sussistenza più convenienti della rac-
ste prospettive hanno un orizzonte limitato tanto spiritual- colta, mediante l'agricoltura. Una suddivisione elementare
mente quanto intellettualmente, perché né nella loro edu- del lavoro portò a u n a certa ripartizione della terra, cosa
cazione primaria né nella loro formazione universitaria si che suscitò sentimenti di possesso e di emulazione. Iniziò
è tenuto conto di questa prospettiva 39 . A tutt'oggi la nostra la rivalità fra tribù e la terra diventò la misura di status so-
cultura religiosa e spirituale è fortemente mascolina. ciale e di potere. Nacque il prototipo della Città-Stato, con-
cetto e realtà sociale di sfruttamento fino ad allora asso-
Domanda: perché la teologia e la spiritualità non parlano lutamente ignoto alla storia dell'umanità.
per nulla di questo né si riferiscono ad alcuna di queste
realtà? Perché la nostra letteratura sacra (biblica o teolo- Comincia il periodo oscuro nel quale si rompe l'unione tra
gica) ignora artatamente tutte queste dimensioni della no- l'essere u m a n o e la natura, poiché entra in crisi tutta quel-
stra lunga e travagliata storia? Perché molti libri di spiri- la costellazione di valori articolati intorno alla figura fem-
tualità cristiana si riferiscono soltanto alle nostre espe- minile della Grande Dea Madre Terra, mentre prende av-
rienze ecclesiastiche cristiane come se Dio non, fosse esi- vio la volontà di potere, di dominio, di sfruttamento della
stito prima del cristianesimo od oltre il «piccolo mondo bi- terra stessa e degli esseri umani fratelli.
blico giudaico-cristiano»? Riprenderemo questa domanda
in seguito, per ora la formuliamo soltanto.
Comunque, non staremo forse idealizzando il passato, u n Invenzione del Patriarcato
passato tanto remoto quanto sommerso nella foschia del-
la lontananza? Certamente è difficile parlare di quel pas- Da questo periodo in avanti la convivenza - o coesistenza
sato ed esprimere ciò che molti studi recenti iniziano a - si basa su valori di controllo e conquista, i supremi va-
mettere in evidenza e cercano di divulgare. Invitiamo il let- lori maschili che al momento non sono ancora superati. E
tore ad aprirsi a questi temi, non soltanto finora general- «per convalidare questa etica discutibile, il patriarca ma-
mente sconosciuti, m a tuttora capaci di suscitare in quasi schio inventa la religione, proiettando l'immagine di u n su-
tutti noi u n a reazione di diffidenza, per via della novità che premo Dio maschile che ben si combina col maschio su-
racchiudono e per i pregiudizi con i quali siamo stati edu- premo conquistatore della Terra. Potrebbe essere più insi-
cati senza esserne consapevoli. Tuttavia in ogni caso, per diosa o spuria la nascita delle religioni formali? Il subco-
maggiore obiettività, conviene sottolineare che non tutto sciente - se pure non fu cosciente - tentò di conquistare
in quel passato fu così positivo. perfino lo stesso potere divino! La religione è la rivelazio-
ne gratuita di u n Dio d'amore oppure è l'arma definitiva
Effettivamente verso l'anno 8.000 a.C. - p e r t a n t o solamente della dominazione patriarcale?» 40 .
10.000 anni fa, «poco tempo fa» relativamente - nella sto-
ria dei nostri avi avviene u n importante cambiamento con Le riflessioni di O'Murchu che sto delineando sono ardite
l'inizio della Rivoluzione Agricola, che avvia un'epoca che fino ad apparire irriverenti, tuttavia esprimono in modo
durerà fino al 1600 d . C , quando inizierà la Rivoluzione In- plastico il meglio delle riflessioni antropologiche attuali di
critica alla religione, che noi, partendo dalla «ermeneuti-

39 40
Ibid., p. 79. Ibid. p. 72.

384 385
ca del sospetto» con la quale simpatizziamo, n o n possia- che oggi conosciamo come religioni mondiali. L'induismo,
mo fare a meno di impostare, anche se solamente sotto for- le cui origini si possono far risalire fino alla metà del ter-
ma di domande. zo millennio a . C , è considerata la più antica delle religio-
ni formali, con circa 4.500 anni d'età. Prima di allora il cul-
In effetti, come abbiamo detto ed è risaputo, la maggior to e i sistemi di valori religiosi erano stati adottati dall'uma-
parte della nostra storia è stata dominata da un influsso nità in modo estensivo, ma religioni formali, così come og-
del polo femminile come articolazione delle esperienze di gi le conosciamo, non esistevano.
unione e scambio fra l'essere u m a n o e la natura, e la Gran-
de Dea Madre è stata colei che ha retto questa armonia co- Abbiamo già fatto riferimento al tempo assiale come il con-
smica tanto a lungo mantenuta. Soltanto alla fine della sto- testo nel quale esse prendono forma, e quindi non lo ripe-
ria (solamente negli ultimi 10.000 anni!) è scomparsa que- teremo. Diciamo semplicemente che queste religioni sono
sta prevalenza femminile e nella società u m a n a si è inse- caratterizzate da un'identità molto forte, fondata sullo stes-
diato il patriarcato come costruzione sociale. so concetto di Dio che esse gestiscono. A quel tempo l'uma-
nità è già arrivata alla scoperta della scrittura, che servirà
come solida base per la formalizzazione del patrimonio
Costruzione sociale e religiosa simbolico di queste religioni. Tutte usano testi 41 delle ri-
spettive Scritture per giustificare e rendere sacra la pro-
Con l'arrivo della rivoluzione agricola l'umanità ha inizia- pria visione. Si suppone e si è convinti che i testi siano sta-
to a concepire Dio - «a propria immagine e somiglianza» ti ispirati da Dio e contengano le sue reali parole, come
- come il Supremo Padre Patriarca, modellato secondo le Dio le ha pronunciate. Il problema della formalizzazione
necessità e la visione patriarcale e sfruttatrice della società delle religioni è che sono costruite sulla supposizione che
agricola. L'essere u m a n o cominciò a voler essere come Dio. Dio parli come noi parliamo, ragioni come ragioniamo noi
Si era inventata un'ideologia religiosa che permetteva di e altrettanto come noi agisca, in modo che possiamo ri-
dominare gli altri - come si supponeva che Dio stesso fa- durlo a u n sistema per noi comprensibile e controllabile.
cesse -: così si chiudeva il circolo vizioso che ripiegava l'es- Non deve sorprendere che, durante secoli e millenni, ab-
sere u m a n o su se stesso coinvolgendovi anche Dio. biamo invocato Dio per giustificare cose come la schiavitù,
In pratica tutto questo si materializzò più intensamente la sottomissione della donna 42 , l'apartheid, la conquista di
con i movimenti migratori delle bande nomadi che si re- terre altrui, lo sfruttamento della persona umana, le guer-
gistrano a partire dal 4.500 a . C , dai Kurgan dell'Europa re di aggressione, eccetera 43 .
orientale agli Arian in India o agli Achei in Grecia, e non
molto dopo agli Ebrei nella terra di Canaan (Palestina), di Istituzionalizzate, con una gerarchia che controlla, depo-
cui la stessa Bibbia conserva le testimonianze documenta- sitarie della parola di Dio, padrone dell'ortodossia... per
li. Guidati da guerrieri e da potenti sacerdoti, questi inva- quanto cerchino di identificarsi col divino, le religioni non
sori vogliono conquistare e dominare in nome di u n Dio possono evitare la propria cupidigia umana, i propri inte-
maschio conquistatore che cercano di rappresentare e ser- ressi istituzionali e il loro inevitabile lato oscuro, fatto di
vire. L'immagine di u n capo conquistatore a cavallo di- paura, fuga dai problemi della realtà, moralismo, domi-
venterà il segno adottato sia dalla religione che dalla poli-
tica per molti secoli a venire.
41
Per alcuni casi nelle prime fasi si tratta di «testi orali».
42
L'avvento delle religioni formali, sommandosi a quello del «pa-
La comparsa delle religioni formali triarcato», in generale è stato molto negativo per la donna. Da tutte
le grandi religioni la donna esce molto malconcia. Attualmente la re-
ligione nella quale la donna ha maggiori difficoltà ad essere accetta-
Fu soltanto verso la fine di questa epoca di rivoluzione ta sembrerebbe essere l'islam.
43
agraria che apparvero le religioni in senso formale, quelle O'Murchu, ibid., p. 76 che riporto molto fedelmente.

386 387
nazione, servizio ideologico a favore del sistema di op- Applicando più a fondo questi concetti al nostro tema di-
pressione e idolatria. Nel corso della storia le vittime del- ciamo: la teologia classica delle religioni, la teologia del
le religioni non sono state poche, tuttavia la maggior par- pluralismo religioso, il dialogo interreligioso... sono qual-
te di esse sono state costrette a sottomettersi al loro pote- cosa di molto importante, m a anche di molto limitato. Si
re assoluto. Soltanto nell'epoca della modernità, quando la tratta di u n m o n d o piccino, dalla testa ai piedi. Se non
società ha raggiunto l'età adulta, con la ribellione delle vit- siamo critici, tutto p u ò rimanere «fra religioni», in u n a di-
time e la presa di coscienza dei problemi della religione, scussione fra mediazioni che possono pretendere di con-
resi acuti dal «secondo tempo assiale» in corso, le religio- fondere se stesse con l'assoluto che ambiscono di media-
ni sono entrate nella situazione di crisi di cui si è detto, re.
che attualmente sembra essere insuperabile.
Da u n a prospettiva che comprenda tutta la storia della spe-
E con questo abbiamo chiuso il cerchio, ritornando nuo- cie umana, u n dialogo «fra religioni» o, meglio ancora, una
vamente alla situazione delle religioni formali, dopo aver teologia «delle religioni» copre necessariamente u n picco-
dato u n a scorsa a quell'orizzonte grande della (pre)istoria lo tratto. Il pluralismo integrale non dovrebbe intendersi
umana, alla quale noi mai ci affacciamo... Adesso è chia- soltanto «in riferimento alle religioni» (formali, universa-
ro l'obiettivo di questo capitolo? li), ma come u n atteggiamento pluralista di fronte alle ri-
sposte alla trascendenza che l'umanità ha dato durante i
millenni che hanno preceduto le religioni formali, e da-
Religioni e spiritualità vanti alle risposte che in futuro la religione darà ben al di
là delle religioni formali. Oggi una posizione pluralista in-
In primo luogo dobbiamo riprendere la distinzione che ab- tegrale ci deve condurre a u n dialogo e a un'accettazione
biamo fatto addietro fra religione e spiritualità. La spiri- n o n solamente delle religioni assiali, m a anche di quelle
tualità è precedente, più ampia e più fondamentale delle preassiali e di ciò che potrebbero essere le «deuteroassia-
religioni. Precedente, quindi, come abbiamo detto: le reli- ìi», ricerche e risposte religiose o spirituali che gli esseri
gioni sono nate ieri, mentre la spiritualità ha accompa- umani h a n n o dato, stanno dando oggi e senza dubbio da-
gnato l'essere u m a n o da sempre. Più ampia, perché la re- ranno in futuro con totale creatività.
ligione è soltanto una forma della spiritualità, una forma
che si esprime in u n dato periodo della storia e come ri- Con questa visione macrostorica, il quadro di riferimento
sposta ad alcune determinate necessità dello stadio del pro- della teologia delle religioni si ingrandisce; ormai non ci
cesso evolutivo dell'umanità. Più fondamentale: infatti le può bastare una risposta data sulla base di categorie teo-
religioni sono un «sistema di mediazioni», mentre la spi- logiche prese dalle religioni, all'interno delle loro ipotesi e
ritualità è la dimensione umana stessa che può assumere dei loro limiti; da questa visione più vasta sorgono in noi
espressione o divenire alveo di queste mediazioni. domande più ampie, mentre nello stesso tempo altre do-
mande precedenti risultano essere oziose o, semplicemen-
Dopo tutto quanto si è detto possiamo trarre una conclu- te, scompaiono.
sione: l'ambito delle religioni è u n ambito molto limitato.
Non è, come ci sembrava, l'«ambito della realtà più profon-
Spiritualità versus religione
da e ampia«, quando confondevamo la religione col mon-
do dello spirito, «la mappa con il territorio» 44 .
Possiamo ora riprendere l'altra questione che avevamo la-
sciata in sospeso in precedenza, ovvero perché la teologia
e la spiritualità classiche mantengono il silenzio davanti
44
Alludiamo al poster con la frase di Knitter: «Le religioni sono map- tutta questa macrostoria e preistoria religiosa dell'uma-
pe, non sono il territorio». Cf. http://servicioskoinonia.org/posters nità? Perché il loro m o n d o di riferimento rimane rinser-

388 389
rato nel faro ebraico-cristiano, come se Dio fosse anche stri predecessori ancestrali è stata tanto autentica nel loro
Lui rinchiuso in questo piccolo mondo e, al di fuori della tempo come lo è la nostra risposta nel nostro» 45 .
saga da Abramo a Gesù, non avessero saputo dire una pa-
rola né agire, come se nella storia dell'umanità non vi fos- Dobbiamo quindi realizzare uno spostamento dal campo
sero altri riferimenti spirituali, né categorie teologiche uti- della religione verso il campo della spiritualità. Ciò che è
li, né segni della presenza di Dio? realmente importante per l'umanità non è la religione, m a
la spiritualità. L'atteggiamento pluralista principale che
Rispondiamo così: quel rinserrarsi in se stessa della nostra dobbiamo accettare non è volto soltanto alle grandi reli-
teologia corrisponde semplicemente alla stessa chiusura gioni, ma verso le grandi e le piccole, così come verso tut-
della quale tutti abbiamo sofferto dentro il faro autodivi- te le manifestazioni della risposta u m a n a alla co-creatività
nizzato delle religioni. Queste si sono autoelette «riserva» di Dio, che è sempre in azione. «Contrariamente a quello
privilegiata e unica dell'azione di Dio, come se fossero aval- che pensano i religionisti, è la spiritualità e non la religio-
late da una sorta di preesistenza eterna che le costituisse ne la fonte primordiale della nostra ricerca di significato,
come suprema incarnazione della sapienza, una forma au- che ci offre anche un cammino molto più coerente verso
tentica e diretta di rivelazione divina, unico tramite che ci un'esperienza comprensiva della rivelazione divina. Di con-
rende accessibile la rivelazione di Dio, la dimensione es- seguenza u n o dei maggiori compiti profetici per la spiri-
senziale di qualsiasi altra forma di vita spirituale o di espe- tualità in questa nostra epoca, come in qualsiasi altra, è
rienza della trascendenza. quello di confrontare la religione con la sua ombra. La re-
ligione non è, né è mai stata, la fonte primaria della spiri-
Questa chiusura in se stesse e questa mancanza di visio- tualità. La religione non è, né mai ha cercato di essere,
ne è ciò che causa le cattive relazioni fra le religioni for- l'unico o il principale mezzo per la rivelazione di Dio al-
mali e l'effervescenza spirituale del m o n d o attuale. L'uma- l'umanità. La religione è un'invenzione molto più u m a n a
nità più sincera è affamata di spiritualità (non di religio- che divina. Sotto l'aspetto storico e antropologico, la reli-
ne o di religioni) e la cerca in mille modi. Il problema più gione è così strettamente vincolata e integrata alla brama
triste è che molti di coloro che ricercano la spiritualità patriarcale di dividere e conquistare, che al di fuori di que-
non sono compresi e vengono respinti dai rappresentanti sto specifico ambiente non trova quasi ascolto. La religio-
ufficiali della religione, che praticamente sono incapaci di ne appartiene a u n a percezione esagerata della realtà, e
comprendere ciò che realmente sta accadendo. In molti quindi tendiamo ad attribuirle u n significato primordiale,
casi, per ciò, la religione si trasforma in vero e proprio eterno, mentre di fatto si tratta di u n fenomeno che non
ostacolo alla crescita spirituale delle persone e delle so- oltrepassa i 4.500 anni. È necessario smontare o almeno
cietà. ridurre questa immagine gonfiata della religione, in modo
Tuttavia, in seguito a questa apertura di orizzonti che ab- che ci sia possibile concentrarci sul recupero di ciò che
biamo cercato di compiere in questa lezione, crediamo che realmente appartiene al nostro itinerario evolutivo come
ci sia possibile aprire anche l'orizzonte della nostra posi- specie u m a n a planetaria, ovvero, alla nostra interazione e
zione pluralista, perché Dio - la Grande Dea Madre? - ef- relazione con Dio co-creatore, che è nel cuore della spiri-
fettivamente non attese per far sì che le religioni formali tualità, ma non necessariamente in quello della religione» 46 .
entrassero in scena, ormai durante l'ultimo atto della sto-
ria. Egli/Ella ha lavorato nel cosmo da sempre, elargendo
co-creatività da migliaia di milioni di anni, e ricevendo da-
gli umani - soprattutto negli ultimi 70.000 anni, da molto
prima che le religioni formali facessero la loro comparsa
- una risposta di partecipazione ugualmente co-creativa. 45
O'Murchu, ibicj., 78.
«L'evidenza che al giorno d'oggi stiamo scoprendo mette 46
Ibid.
in chiaro che, in termini comparativi, la risposta dei no-
390 391
Gesù in questo nuovo tempo assiale smo che vanno verso l'incontro con se stessi e Dio. Gesù
non ha detto di volere una nuova religione, e nemmeno
Personalmente vorremmo concludere tutti questi sperico- una religione rinnovata, bensì qualcosa - il Regno - che
lati ragionamenti e ipotesi riferendoli direttamente a Ge- sta "dentro" m a anche "molto al di là tutte le Religioni"».
sù di Nazareth. Non per cercare una risposta «cristiana»
Questo, che già sapevamo in principio proprio da Gesù,
(la risposta del cristianesimo), ma per fare nostra la ri-
questo che rimase come sepolto sotto la costruzione della
sposta che forse Gesù darebbe oggi (la risposta di un pos-
religione cristiana che per tanto tempo seppellì anche lo
sibile gesuanesimo), visto che diamo per scontata u n a ine-
stesso Gesù, si riveste oggi di rinnovata attualità e inte-
sistente identità fra Gesù e il cristianesimo. Abbiamo as-
resse, davanti alla prospettiva di trovarci in u n nuovo tem-
sorbito tanto fortemente i presupposti che il cristianesimo
po assiale, nel quale le religioni si approssimano forse al-
- come le altre religioni formali - ha elaborato su se stes-
la fine del loro tempo storico e all'orizzonte emerge la pos-
so, nel senso di autoavallarsi partendo dalla figura di Ge-
sibilità di u n a trasformazione epocale, di u n a metamorfo-
sù, che anche per noi, in generale, le affermazioni che si
si globale, con cui il messaggio di Gesù ci pare che già fos-
fanno sul o dal cristianesimo le consideriamo come fatte
se in u n a sorta di prestabilita sintonia. Sono il mondo in-
su o da Gesù. Dobbiamo però scuotere la nostra sonno-
tero, la creazione e l'umanità che invocano una nuova epo-
lenza e il nostro timore e dire a noi stessi la verità: non è
ca, il superamento dei limiti propri delle religioni, nella ri-
così. Il significato di Gesù va molto oltre quello che sono
cerca di un macropluralismo sovrareligioso.
la Chiesa e la religione formale 47 .
Siamo soliti dare per scontato che Gesù «venne» a «fon-
dare una religione» e chiudiamo gli occhi davanti all'indi- Epilogo pedagogico
scutibile realtà storica che egli n o n pensò mai a u n a Chie-
sa né a una nuova religione, ma che furono altri - altre • Tutto questo «ampliamento di orizzonti» o visione d'in-
persone, forze sociali e circostanze - che crearono il cri- sieme rientra nella trasformazione epistemologica genera-
stianesimo in suo nome, una religione che, seppure come le che avviene nel processo conoscitivo u m a n o e anche
tale abbia avuto u n a sua funzione, ha pagato l'alto prezzo nell'esperienza religiosa. Oggi l'umanità riflette su se stes-
di avere camuffato la verità di Gesù, la sua utopia più uni- sa, sulla possibilità della propria conoscenza, sulla natura
versale, sovra-ecclesiastica e perfino sovra-religiosa, ciò che e i condizionamenti della sua esperienza religiosa, sul ca-
egli chiamava «malkuta Yahwè», che dev'essere messa in rattere di costruzione u m a n a che ha il proprio senso
rapporto con le utopie più grandi della storia, con gli oriz- dell'esistenza... Tutta questa epistemologia c'introduce in
zonti più vasti che ci parlano di pienezza di vita persona- una conoscenza «di secondo grado», che perde la sua in-
le, interpersonale, planetaria e cosmica... nocenza acritica.
Per gran parte dell'umanità è chiaro che Gesù ha fatto emer-
gere un'ispirazione profonda, che va molto al di là della vi- • Tutto questo p u ò incutere timore e generare insicurezza
sione limitata e circoscritta della religione che dice di ri- a più di un lettore. A non pochi può sembrare esagerato.
ferirsi a lui. Gesù si trova da ben altra parte, tra le fila di È logico che non possano reggere la presenza di simili ipo-
tutti gli uomini e le donne della storia che hanno lottato tesi se finora non se l'erano mai prospettate, neppure co-
per quella plenitudine radicale dell'essere u m a n o e del co- me dubbi. Non importa. Non sono tenuti ad accettarle. Più
ragionevole è «sospendere il giudizio», dare a se stessi u n
tempo di riflessione critica e permettere a esse di svolgere
il loro lavoro nel subconscio, che diffondano i loro dubbi
47
Ricordiamo le distinzioni che abbiamo fatto nelle lezioni prece- e le loro domande e che facciano fermentare la massa del-
denti (10 e 12), fra il Gesù di Nazareth storico, che non risulta aves- le conoscenze che erano considerate del tutto stabili. Sen-
se alcun problema col pluralismo, e il Cristo della fede, invece in- za dubbio, con l'evoluzione accelerata delle prospettive epi-
conciliabile con esso.

392 393
stemologiche nel mondo attuale, arriverà u n tempo nel qua- • Leggere qualche libro classico dei migliori storici delle
le queste ipotesi saranno riprese e appariranno più vero- religioni, come Mircea Eliade.
simili. Lo stesso accade anche a livello sociale: la società • Discutere l'audace tesi della posizione di Gesù al di là
ha bisogno di tempo per digerire la profonda trasforma- delle religioni. Se effettivamente fossimo in u n nuovo tem-
zione del pensiero che sta avvenendo. C'è bisogno di più po assiale e stessimo andando verso u n a nuova configura-
tempo. Forse occorreranno più generazioni... zione religiosa dell'umanità, quale sarebbe l'atteggiamen-
• Come esseri umani dipendiamo dalla nostra epoca... sol- to corretto oggi in tema di dibattito sulla teologia delle re-
tanto alcuni geni sono originali o «hanno rivelazioni» (rie- ligioni?
scono a captare ciò che probabilmente è già a disposizio-
ne di tutti...). Tutti noi altri, per quanto ci sentiamo o cre-
diamo di essere molto originali e indipendenti, rimaniamo Bibliografia
dentro ai condizionamenti e all'evoluzione di tutta un'epo-
ca. .. I movimenti storici globali passano sopra di noi e su- ARSUAGA JUAN LUIS (del Proyecto Atapuerca), La especie elegida.
perano i nostri limiti. Per questo è buona cosa conoscerli La larga marcha de la evolución humana, Temas de hoy, Ma-
o per lo meno tentare d'interpretarli. drid 2003.
CORBI MARIANO, Religión sin religión, PPC, Madrid 1996.
• Resta chiaro che il tema della teologia delle religioni e il CoRBi MARIANO, El camino interior. Mas alla de las formas religio-
dialogo interreligioso sono parte di un processo più vasto sas, Ediciones del Bronce, Barcelona 2001.
e molto più profondo di un semplice cambiamento di pa- HICK JOHN, An Interpretation of Religión. Human Responses to the
radigma (nonostante il cambio di paradigma non sia qual- Transcendent, Yale University Press, 1989, pp. 21-35.
cosa di semplice). Ed è molto più di una semplice pro- JASPERS KARL, Origen y meta de la historia, Alianza, Madrid 1980.
gressione teorico-teologica, e più di u n a tappa di rinnova- LUNEAU RENÉ-MUICHEL PATRICK (orgs.), Tous les chemins ne mè-
mento teologico e religioso come tanti altri. nent plus à Rome. Les mutations actuelles du Catholicisme,
Editions Michel, Paris 1995.
• Tutti i nostri ragionamenti teologici, per quanto adottia- MARINA JOSÉ ANTONIO, Dictamen sobre Dios, Anagrama, Barcelo-
m o u n approccio grave e serio, e siamo dogmaticamente na (2001) 20026.
sicuri e perfino condanniamo coloro che n o n credono a MARTÌN VELASCO JUAN DE DIOS, Metamorfosis de lo sagrado y futu-
noi, n o n cessano di essere ragionamenti molto localizzati, ro del cristianismo, Sai Terrae 1999; <servicioskoinonia.org/re-
inscritti in condizionamenti che ci superano. Sono u n «gio- lat/256.htm>.
O'MURCH DIARMUID, Reclaiming Spirituality, Crossroad, New York
co da ragazzi». 1997.
PALACIO CARLOS, {Nuevos paradigmas o fin de una era teològica?,
II. Esercizi raccomandati <servicioskoinonia.org/relat/227.htm>.
ROBLES AMANDO, Repensar la religión, de la creencia al conoci-
• Fare in gruppo u n o studio teorico e u n accostamento miento, EUNA, San José de Costa Rica 1995.
pratico agli attuali «nuovi movimenti religiosi». Cercare TAMAYO JUAN JOSÉ, Para comprender la crisis de Dios hoy, Verbo
di studiare prima le loro caratteristiche con l'ausilio di Divino, Estella 2000.
qualche scritto sul tema, e poi di avvicinare qualcuno di TEASDALE WAYNE, Sacred Community at the Dawn of the Second
questi movimenti per dialogare. Ricavarne conclusioni e AXIALAGE EN BEVERS-LUIS JOEL (ed.), Sourcebook ofthe World's
conseguenze. Religions, New World Library, California 2000, pp. 238-243.
VIGIL JOSÉ MARIA, Desafios mas hondos a la vida religiosa, in Enfo-
• Esporre fra varie persone del gruppo, che possano stu- que 123 (ott.-dic. 2003) pp. 28-37, Cochabamba, Bolivia; in
diarle al meglio, le caratteristiche della religiosità dell'uma- Diakonia 103 (luglio 2002) pp. 93-104, Managua.
nità primitiva. Cercare d'identificare gruppi che coltivano VIGIL JOSÉ MARIA, Crisis de la vida religiosa en Europa, in Christus
la religiosità ancestrale del Paese in cui viviamo. 746 (gennaio 2005) pp. 39-45, Mexico.

394 395
Capitolo ventesimo sformazioni culturali non si producono normalmente in ri-
sposta a un'idea che viene in mente a qualche pensatore
Spiritualità del pluralismo religioso geniale, ma obbediscono a nuovi vissuti spirituali a cui
l'Umanità - o qualche settore significativo di essa - si ve-
de chiamata. Dietro questi fenomeni c'è lo Spirito, che in-
coraggia, conduce, sospinge. E gli spiriti più desti dell'Uma-
nità avvertono questa presenza del Vento e dispiegano le
loro vele lasciandosi portare...
Se, come sappiamo, dietro a ogni teologia c'è una spiritua- Oggi stiamo vivendo questa nuova esperienza spirituale.
lità, dev'esserci anche dietro a questo nuovo ramo che è la C'è uno spirito nuovo, che ci avvolge, ci sfida, quasi ogni
teologia pluralista delle religioni. Cerchiamo ora semplice- giorno, con molti gesti, riflessioni, nuove pratiche... Siamo
mente di organizzare ed esporre in termini di spiritualità i in u n m o m e n t o di trasformazione. Storicamente, stiamo
movimenti spirituali che soggiacciono alla teoria e alla pra- passando dal cristocentrismo al pluralismo. C'è paura, c'è
tica del pluralismo religioso. Ci limiteremo ad alcuni elementi resistenza e nello stesso tempo attrattiva e luminosità, e
principali di questa nuova «spiritualità del pluralismo reli- perfino un'evidenza che si sta imponendo lentamente m a
gioso». Con questo entriamo nella parte riferita all'«agire», irresistibilmente... È u n «kairós», u n punto di variazione
nel tentativo di scoprire lo spirito che sospinge questa nuo- importante, che sta introducendo cambiamenti molto
va pratica... profondi: u n a nuova epoca che succederà a 19 secoli di
esclusivismo e solo u n o di cristocentrismo...
È molto importante, dunque, stare attenti a questo kairós.
I. Per sviluppare il tema C'è da rintracciare lo spirito che lo anima, per discernerlo
e assecondarlo. Ed è ciò che si propone questo breve testo.
Pluralismo religioso, dialogo inter-religioso, teologia plu-
Vuol essere u n semplice tentativo di captare e ordinare que-
ralista delle religioni... sono ormai «temi di moda». Da u n
sto «Spirito» o «Spiritualità del Pluralismo Religioso» che
certo tempo a questa parte è incalcolabile il numero di pub-
sta crescendo fra di noi. Quali saranno i suoi tratti più im-
blicazioni e discussioni che si realizzano attorno a questi
portanti? Descriviamo i principali.
temi. Non ci si p u ò più rendere conto dell'attuale situa-
zione religiosa dell'umanità senza sottolineare questa «nuo-
va coscienza» che si è diffusa rapidamente in tutto il mon- 1. Davanti al vecchio «pluralismo di fatto»,
do. E come dice John Hick, è una coscienza molto recen-
un «pluralismo di diritto»
te, emersa completamente durante l'attuale generazione 1 .
È nata ieri, ma già riempie il mondo. E tutto sembra in- Da sempre, nella vita del semplice credente, le altre reli-
dicare che «sia venuta per restare»... gioni non esistevano: in primo luogo perché restavano fuo-
Cos'è che produce questi nuovi «stati di coscienza» che sor- ri dalla portata della sua percezione, e in secondo luogo
gono e si diffondono inaspettatamente per l'umanità? Si perché, se arrivavano a essere percepite, erano considera-
tratta, senza dubbio, di u n a «nuova esperienza spirituale». te come una realtà negativa. Dio aveva manifestato agli es-
Le grandi correnti teologiche, i grandi movimenti o tra- seri umani la sua volontà, la sua offerta di salvezza, addi-
tandoci un cammino verso di Lui, che era la nostra reli-
gione, m a accadeva che altri popoli avanzassero confusi da
1
«Nel cristianesimo occidentale questa coscienza pluralista è sorta
superstizioni religiose che prendevano per loro il posto del-
precisamente all'epoca dell'attuale generazione» (God has Many Na- la vera e unica religione, la nostra.
ntes, Westminster Press, Philadelphia 1980, p. 7).
Questa visione si manifestava, a suo modo, in tutte le re-
396 397
ligioni e oggi non lo interpretiamo più come negativo, che
ligioni. Tutte si consideravano «la religione», l'unica, la ve-
conseguenze operative ne conseguono? Rispetto alla valuta-
ra, davanti alle altre che diventavano le «false religioni», crea-
zioni umane, «credenze», superstizioni o persino qualche zione della nostra religione, rispetto alla valutazione delle al-
volta culti diabolici. Il fatto che fossero varie, e persino mol- tre religioni, rispetto alla missione...
te, era quindi un fatto spiacevole, un fatto negativo; era un
pluralismo «di fatto», deplorevolmente, ma non era volontà
di Dio, non era un «pluralismo di diritto». 2. Una grande sfiducia verso gli atteggiamenti
di privilegio o di esclusività
Orbene, questo è ciò che è cambiato. Un nuovo spirito si
diffonde per l'Umanità. Gli esseri umani hanno ora un'altra C'è la percezione crescente nella coscienza attuale del-
percezione. Percepiscono le religioni con un'altra sensibilità l'Umanità che gli atteggiamenti di «esclusivismo» religio-
religiosa. Come per le culture, si pensa che anche le reli- so siano oggi inaccettabili e ingiustificati. Ogni volta di più,
gioni facciano parte del capitale più prezioso dell'Umanità. sempre più fedeli religiosi moderni, di qualsiasi religione,
Costituiscono in u n certo modo l'identità dei popoli, per cui avvertono, come per u n sesto senso, anche senza sapere
non può essere un male che ci siano molte religioni. spiegare razionalmente il perché, che la propria religione
non può essere «l'unica vera». Ossia: oggi n o n si accetta il
Oggi non sembra più accettabile pensare che ci sia una re- vecchio esclusivismo che diceva che «fuori dalla nostra re-
ligione buona e vera e tutte le altre siano cattive e false. ligione non c'è salvezza».
No: «tutte le religioni sono vere». Perché Dio ama tutti i
popoli. Dio li ha creati e ciascuno, con la sua identità, la Questo cambiamento significa anche u n a trasformazione
sua religione, la sua cultura, è opera delle sue mani, scin- tanto dell'immagine che abbiamo della nostra religione,
tillio irripetibile della sua luce multicolore. quanto dell'immagine stessa di Dio. Della nostra religione
non pensiamo che sia l'unica vera, e Dio non lo sentiamo
I credenti recepiscono oggi il pluralismo religioso non co- come «nostro», m a di tutti i popoli e di tutte le religioni.
me un fatto deplorevole, ma come una volontà positiva di
Dio. Non già come u n pluralismo semplicemente «di fat- Il rifiuto comune che a metà del secolo scorso si ebbe ver-
to», come un fatto negativo, ma come u n pluralismo volu- so l'esclusivismo, oggi si sta estendendo nel campo teolo-
to da Dio, di diritto, «di diritto divino». gico anche verso l'inclusivismo. Sempre più credenti av-
Questo significa u n cambiamento radicale di atteggia- vertono che l'inclusivismo non cessa di essere una forma
mento di fronte alla pluralità delle religioni: oggi è un at- di esclusivismo, u n a forma moderata e meno prepotente,
teggiamento positivo, di deferenza e rispetto, che vede in ma di esclusivismo alla fin fine. Come diceva Hans Kùng
esse un'opera di Dio. E significa anche un cambio d'im- sulla teoria inclusivista di Rahner dei «cristiani anonimi»,
magine di Dio stesso: prima credevamo in u n Dio che ave- è una maniera molto educata di conquistare e sottomette-
va scelto un popolo e si era disinteressato degli altri...; og- re l'altro con u n abbraccio. L'inclusivismo, che è ancora la
gi percepiamo l'immagine di u n Dio più universale, meno posizione ufficiale nel cattolicesimo per esempio, ha i gior-
particolare, che non si riduce né si lega a u n popolo, ma ni contati davanti all'irruzione di questa spiritualità del plu-
che è in rapporto con tutti i popoli. ralismo religioso.

- Vi pare che i cristiani ringrazino Dio per le altre religioni? In questo stesso senso, un'altra categoria che comincia ad
E questo un sentimento comune tra i cristiani? essere rifiutata è quella della «elezione». Si tratta di una
- Il pluralismo è stato pensato dalla chiesa classicamente co- categoria perfino biblica, radicata nel Primo (Antico) Te-
me qualcosa di provvisorio, che finirà col tempo... Cosa s'in- stamento e fatta propria anche dal Nuovo Testamento.
tende dire con questo? L'«elezione» di Abramo, il popolo «eletto»... Ancora pochi
- Se prima si pensava male del fatto che ci fossero molte re- anni fa il noto biblista Gerhard Lohfink dava una brillan-

399
398
te giustificazione delle ragioni del «perché Dio ha bisogno umano moderno a vivere tutto ciò con questa nuova spiri-
di un proprio popolo» e dimostrava teologicamente che tualità?
«questo popolo concreto è Israele» 2 . Tutta u n a «costella-
zione di cose rilevanti: luogo adatto, momento propizio e
persone adeguate» mostravano la profonda convenienza 3. Apertura alla complementarità e alla inter-religiosità
dell'elezione d'Israele da parte di Dio, elezione che «è co-
me u n anticipo del mistero dell'incarnazione del figlio di Ci sono ancora legalmente in vigore molte proibizioni ri-
Dio in questo popolo» 3 . guardo alla partecipazione dei cristiani, per esempio, alle
In Torres Queiruga, uno dei teologi che si è maggiormen- celebrazioni di altre confessioni cristiane, e molte di più
te distinto nell'applicarsi al tema del pluralismo religioso, riguardo a religioni non cristiane. Le norme ufficiali della
ci sembra di osservare u n a evoluzione significativa: dieci chiesa cattolica proibiscono ancora di «entrare in comu-
anni fa tentava ancora di giustificare teologicamente il con- nione» con culti estranei o di dare ascolto, nei propri, a
cetto di elezione; nel suo ultimo testo che conosciamo, pro- «libri sacri» che non siano la Bibbia. Questo però riguar-
pone l'abbandono semplice e piano della categoria di ele- da il m o n d o dei rapporti istituzionali; il m o n d o delle reci-
zione 4 . Ma non sono i teologi che ci mostrano l'inadegua- proche influenze religiose è molto più vario e incontrolla-
tezza di questo concetto; è piuttosto la nuova spiritualità bile; non è possibile recintare l'aperta campagna. «Chi -
emergente del pluralismo religioso quella che ci fa avver- cristiano o no - seriamente preoccupato per l'aspetto reli-
tire tale inadeguatezza, e i teologi sono coloro che espri- gioso e la sua ripercussione sull'Umanità, non ha sentito
m o n o adeguatamente ciò che tutti, in qualche modo, per- qualche volta l'urgenza di arricchire il vissuto della sua tra-
cepiamo nel nostro spirito. dizione con l'apporto delle altre? E più ancora, non siamo
molti a sperimentare che il nostro attuale vissuto è già, di
- Anche senza aver studiato teologia, oggi moltissimi cri- fatto, molto più ricco di quanto ordinariamente si pensi
stiani non credono, né accettano qualcosa che è stata dot- per il contatto con altre tradizioni? Si pensi, semplice-
trina ufficiale unanimemente creduta nel cristianesimo, che mente, all'influsso crescente della spiritualità orientale sul
«fuori della chiesa non c'è salvezza». Da dove traggono que- nostro modo di pregare o di accogliere la presenza di Dio
sta convinzione le persone che pensano così? nella vita. Personalmente non ringrazierò mai abbastanza
- Il credente comune non accetterebbe più di pensare che la il contatto con il gesuita indio - gesuita indù? - Antony de
sua religione è «l'unica vera». Perché, dal momento che, di- Mello. E l'accoglienza delle sue opere - e di tutta la lette-
remmo, è qualcosa che lo favorisce? ratura spirituale simile - mostra che si tratta di u n feno-
- La categoria dell'«elezione» è stata centrale nella spiritua- m e n o che va oltre l'individuale» 5 .
lità ebraica e cristiana. Eravamo «il popolo eletto», il privi-
legiato, di fronte a tutti gli altri... Come descrivere il sospet- Le religioni s'incontrano l'un l'altra non più solo nei libri
to, il rifiuto dell'uomo e della donna di oggi ad accettare di religiosi che attraversano le frontiere, bensì nella strada,
essere persone favorite in questo modo di fronte a tutti gli nei mezzi di comunicazione, sulle scale dei palazzi, nelle
altri? Che ragioni o esperienze misteriose spingono l'essere unioni matrimoniali, nelle migrazioni, da ogni parte. Og-
gi, nella società attuale, plurale e interreligiosa come non
mai, «la religione autentica implica necessariamente u n
2 rapporto con le altre religioni, e per la persona concreta
3
iNecesita Dios la Iglesia?, San Pablo, Madrid 1999, p. 48ss. essere religioso vuol dire essere interreligioso» 6 .
Ibidem, p. 56. Per John HICK è l'incarnazione, precisamente, il pun-
to chiave che spiega la coscienza di superiorità del cristianesimo (cf.,
La
4
metàfora de Dios encamado, Abya Yala, Quito 2003).
5
El diàlogo de las religiones, in Vaticano III, Herder, Barcelona 2001 Torres Queiruga, A., El diàlogo de las religiones, Sai Terrae 1992, p. 30.
[soprattutto ora in Dialogo delle religioni e aucomprensione cristiana, 6
Dupuis, J., Verso una teologia cristiana del Pluralismo Religioso, Que-
EDB, Bologna 2007, N.d.T.]. riniana, Brescia 1997, pp. 19-20.

400 401
E tutti avvertiamo che la luce di Dio non si chiude in nes- - «I contenuti prof etico-pratici del giudeocristianesimo si ve-
suna religione. Qualsiasi religione, per il fatto di essere an- drebbero sanamente integrati con l'accentuazione orientale
che umana e culturale, è incapace di contenere in sé tutta della contemplazione e della gratuità dell'azione» (Knitter).
la ricchezza di Dio, potendo trovare fuori di sé, in altre re- Commentare.
ligioni, altri bagliori della luce di Dio che nella propria non - Che libro sacro ho letto a parte quello della mia tradizione
ha captato nella stessa forma e con la stessa intensità. Co- religiosa? Presentarlo sinteticamente agli altri e dare il pro-
sì, da una prospettiva più specializzata teologicamente, si prio giudizio su di esso.
può dire che la dottrina cristiana della Trinità ha bisogno
di u n po' dell'insistenza islamica sull'unicità di Dìo; che il
vuoto impersonale del buddhismo necessita dell'esperien- 4. Un nuovo spirito missionario
za cristiana del Tu divino, che i contenuti profetico-prati-
ci del giudeocristianesimo si vedrebbero sanamente inte- Uno dei punti sensibili del cristianesimo che risulta più
grati dall'accentuazione orientale della contemplazione e scosso dall'irruzione di questo nuovo spirito pluralista è
della gratuità dell'azione... 7 quello della «missione» o dell'opera missionaria. È logico.
Nel cristianesimo per esempio, durante 19 secoli la mis-
Non si tratta di perorare un ecletticismo confuso o la per- sione è stata fondata sull'impostazione esclusivista: «Fuo-
dita delle identità. Si tratta, questo sì, di non sentirsi pri- ri della chiesa non c'è salvezza». Durante lunghi periodi
gionieri delle rigide frontiere della disinformazione e del- della storia della chiesa si è pensato che «nessuno di quel-
le mutue scomuniche. Oggi le persone religiose lo sono, li che sono fuori della chiesa cattolica, non solo i pagani,
sempre di più, in maniera inter-religiosa 8 . m a anche i giudei o gli eretici e gli scismatici, potranno
raggiungere la vita eterna, m a andranno al fuoco eterno
- / nostri nonni, o chissà anche i nostri genitori, forse non preparato per il diavolo e per i suoi angeli» 9 . San France-
conobbero nessuna persona di altre religioni... Oggi la plu- sco Saverio andò nelle Indie Orientali posseduto da uno
ralità di religioni è ovunque. Cosa può comportare questa zelo missionario fondato sulla convinzione che tutti colo-
diversa situazione rispetto alla complementarità delle reli- ro che morivano senza conoscere Gesù Cristo non avreb-
gioni? bero raggiunto la salvezza... Solo cinquant'anni fa anche
- Prima si era prevenuti e si aveva perfino timore dei libri Pio XII parlava di u n miliardo di esseri umani che «giac-
sacri delle altre religioni e si consideravano negativamente. ciono nelle tenebre e nell'ombra della morte» come dice il
Oggi c'è un altro spirito. Proviamo a descriverlo. salmo 107, che le encicliche missionarie 10 applicavano di-
- Oggi essere religioso è essere interreligioso (Dupuis). Com- rettamente ai «pagani» 11 . Ci sono ancora autori che conti-
mentare.
- Come mantenere la nostra identità mentre ci arricchiamo
con l'azione di Dio nelle altre religioni? 9
DS 870 (Unam Sanctam); DS 1351 (Concilio di Firenze). Pio IX lo
- «La dottrina cristiana della Trinità necessita un po' dell'in- ritiene chiaramente un dogma, affermato e confermato (cf., Sullivan,
sistenza islamica sull'unicità di Dio» (P. Knitter). Commen- F.A., cfiay salvación fuera de la Iglesia?, Desclée, Bilbao 1999, p. 136ss).
10
tare. Evangeli! Praecones, 1951 (cf., Enchiridion delle Encicliche, EDB,
- «Il vuoto impersonale del buddismo necessita dell'espe- Bologna 2002, voi. 6, n. 767); trent'anni prima, Benedetto XV, nella
Maximum Illud, 1919 (cf., Enchiridion delle Encicliche, cit., 1999, voi.
rienza cristiana del Tu divino» (Knitter). Commentare. 4, n. 870).
11
Nel mondo protestante, ancora 40 anni fa il Congress on World
Mission di Chicago dichiarava: «Dall'ultima guerra, più di un mi-
7
liardo di persone sono passate all'eternità e più della metà sono an-
Cf., Knitter, P., No Other Nume?, Orbis Books, Maryknoll 2000 p. date all'inferno senza conoscere Gesù Cristo» (cf. gli atti pubblicati
221. da J.O. Percy, Facing the Unfinished Task: Messages Delivered at the
8
Cf. Knitter, P., Introducing Theologies of Religions, Orbis Books, Congress on World Mission, Eerdmans Publishing Co., Chicago, 111.,
Maryknoll 2002, p. XI. 1960, p. 9).

402 403
nuano a parlare con tutta naturalezza dei pagani di oggi, Oggi avvertiamo meglio che la conversione - come cam-
senza nessuna metafora 12 . biamento di religione - non è necessaria: gli altri devono
prima incontrarsi con Dio sul cammino nel quale Dio li ha
Quando una religione supera l'esclusivismo - come at- posti. La conversione che deve aver luogo è un'altra: la con-
tualmente è il caso del cristianesimo -, tutte quelle moti- versione a Dio, al Dio del Regno e al Regno di Dio, la stes-
vazioni della missione fondate sull'esclusivismo, cadono sa che è imperativa anche per noi. Non vogliamo che l'al-
con esso. E quando anche l'esclusivismo entra in crisi, en- tro cessi di essere buddhista, musulmano o indù, ma che
tra in crisi la nuova missione che si fondava su di esso. Og- sia meglio buddhista, meglio musulmano o meglio indù.
gi continua ad avere senso la missione, però solo una mis-
sione basata su una prospettiva pluralista. Non si esclude, naturalmente, la conversione con il cam-
biamento di religione, sempre che una qualsiasi delle due
La missione non va a portare la salvezza in u n luogo che parti senta che per l'altra strada può avanzare di più ver-
sarebbe una specie di «vuoto soteriologico», del tutto di- so la sua pienezza religiosa, ma non sarà questa la strada
giuno di salvezza, perché u n tale luogo non esiste. Come normale, né la norma della missione. È certo che la mis-
ha detto con una celebre frase la teologia della liberazio- sione - come dialogo - non sarà completa fino a che da
ne «il primo missionario arriva sempre tardi: il Dio Trinità parte nostra non annunciamo Gesù Cristo, come pure non
è sempre arrivato prima». Il missionario non va a portare lo sarà fino a che non siano annunziate le buone novelle
la salvezza come se, senza la sua presenza, la salvezza non religiose che l'altra parte ha da darci.
potesse arrivare o non fosse già lì da sempre. La missione
oggi non può essere orientata - come lo è stata pratica- Questo nuovo vissuto della missione richiederebbe molte
mente sempre - a impiantare la chiesa come suo princi- più sfumature, però quanto detto è sufficiente per com-
pale obiettivo... Del resto, Gesù stesso non ebbe l'obietti- prendere che questo nuovo spirito del pluralismo religio-
vo di fondare una chiesa, né di diffonderla in modo mis- so comporta, effettivamente, per la missione, u n autentico
sionario 13 . La Causa di Gesù è stata un'altra. scossone, una trasformazione dalla quale risulterà raffor-
zata e rinnovata.
La missione ha senso, però un altro senso. In un contesto
di teologia e di spiritualità pluralista, la missione è incen- - Ci può servire la letteratura missionaria che fu scritta pri-
trata in Dio (teocentrismo), nel Dio del Regno e nel Regno ma del Concilio Vaticano II, in un'epoca nella quale si pen-
di Dio. La missione è u n impulso verso gli altri popoli e sava che «fuori della Chiesa non c'è salvezza»? Perché?
religioni, per condividere con essi - in entrambe le direzio- - Ci può servire la letteratura religiosa missionaria impostata
ni - la ricerca religiosa. Per insegnare e per imparare. Per sull'esclusivismo? Perché?
annunziare la nostra b u o n a novella e per ascoltare le buo- - Come suonano oggi le parole di Pio XII quando parlava
ne novelle che sicuramente anche gli altri h a n n o da of- del miliardo di esseri umani che «giacciono nelle tenebre e
frirci. Senza pensare a priori che gli altri dovranno ab- nell'ombra della morte» (Salmo 107)? Osiamo parlare così
bandonare la loro religione e adottare la nostra per poter degli uomini e delle donne che appartengono ad altre reli-
approfondire il loro incontro con Dio. gioni? Perché? Quale nuova sensibilità o spiritualità vi sog-
giace?
- «Oggi la missione continua ad avere senso, ma solo una
missione basata su una prospettiva pluralista» Commenta-
12
J.A. Sayés per esempio, in Cristianismo y religiones, San Pablo, Ma- re e discutere.
drid 2001. - «La missione ha senso, sì, ma un altro senso». Commen-
13 tare.
Oggi, per esempio, c'è accordo generale tra gli esegeti sulla con-
clusione canonica di Marco (16,9-20) in quanto non facente parte del - «La missione è per convertire gli infedeli». Commentare
vangelo scritto dall'evangelista (cf. Barbaglio, Giuseppe-Fabris, Ri- questa frase e questo linguaggio.
naldo, Os Evangelhos, I, Loyola, Sào Paulo 1990, pp. 620-621). - Al giorno d'oggi molti accettano che il «dialogo ìnterreli-
404 405
gioso faccia parte della missione». Quello che non è chiaro sioni, le sue guerre, crociate, conquiste, colonizzazioni,
è se, in fondo, s'interpreta il dialogo come una strategia per neocolonizzazioni, imperialismi... quasi sempre accom-
la missione conquistatrice. Oggi non si può partire atta con- pagnati da u n a presenza di Chiesa che globalmente li ha
quista, allora dialoghiamo, ma l'obiettivo che perseguiamo è legittimati, e di u n a evangelizzazione e azione missiona-
lo stesso, convertire l'altro. Tutto ciò riflette una situazione ria che fu di complemento in campo spirituale a ciò che
reale? si faceva in campo politico ed economico... sono esami-
- Se non c'è più da convertire, a che serve la missione? nati oggi da una nuova prospettiva critica storico-ideolo-
- Una missione senza conversioni, avrebbe significato? Qua- gica. Per riferirci a u n solo caso emblematico: nella stes-
le significato? sa lettera di «Requerimiento», quell'ingiunzione o atto giu-
diziale che i conquistatori spagnoli leggevano e procla-
mavano agli indigeni all'arrivo in America, per avvisarli
5. Rilettura della cristologia che tutte quelle terre erano loro perché il Papa le aveva
donate al loro re cattolico, includeva come punto chiave
Sono già anni che la problematica fondamentale della so- dell'argomento teologico la mediazione di Cristo, Dio In-
teriologia non è l'ecclesiologia ma la cristologia. Qual è la carnato, padrone di tutta la terra, di cui il Papa era il luo-
parte di Cristo nella salvezza? Evidentemente si tratta di gotenente.
un punto ipersensibile, dovuto al ruolo assolutamente cen-
trale e «assolutamente assolutizzato» che ha caratterizza- Altri modi di affrontare questa problematica sono la stes-
to la costruzione teologico-dogmatica attorno alla figura sa genesi della elaborazione dogmatica durante i primi se-
di Cristo. coli fino ai decisivi concili di Nicea e Calcedonia; o lo stu-
dio della plausibilità delle categorie ontologiche stesse im-
Il nuovo spirito del pluralismo religioso sta producendo, plicate nella dogmatica (natura, persona, ipostasi...); sen-
su vari fronti, u n disgelo della posizione rigida alla quale za tralasciare approcci più recenti come quelli delle teolo-
eravamo abituati. In primo luogo stanno per essere sotto- gie politiche europee del secolo XX, che evidenziano il ruo-
posti a un nuovo studio gli stessi testi che nel Secondo lo sessista e razzista che può ricoprire e che di fatto ha ri-
(Nuovo) Testamento costituiscono la base esegetica della coperto una cristologia nella quale si predica che la perfe-
dogmatica cristologica. Si tratta - detto molto brevemen- zione dell'umanità è stata raggiunta da u n essere u m a n o
te - di testi in u n linguaggio dossologico, confessionale, e maschio e bianco... 1 6
persino liturgico e devozionale, con i quali gli autori non
volevano fare teologia né filosofia, e - molto meno - «dog- Tutto fa pensare che la cristologia abbia davanti a sé nuo-
mi». Hick lo dice simbolicamente: «la poesia venne presa ve sfide da affrontare, che sono di tale ampiezza da non
come prosa, e la metafora come metafisica» 14 . lasciare oggi prevedere lo sviluppo che questa evoluzione
prenderà. Forse sarà u n lavoro di varie generazioni 17 . In
D'altra parte è il tema della storia: che parte h a n n o gio- ogni caso, in questo momento non ha fondamento fare af-
cato nella storia del cristianesimo questi dogmi, che at- fermazioni gratuite in un senso o nell'altro ma, semplice-
teggiamenti hanno legittimato? 1 5 Il giudizio attuale verso mente, essere aperti alla riflessione e al discernimento e
la storia del cristianesimo è piuttosto severo: le sue inva- avere pazienza storica. Tutti affermiamo il carattere uni-
co e universale di Cristo; ciò che bisogna discernere è il ca-
14
hoc. cit., specialmente il capitolo 10, pp. 136ss.
15 16
Ibid., cap. 8, pp. 11 lss. «Le dottrine ortodosse che non danno frut- Tom Driver, Christ in a Changing World. Toward an Ethical Chri-
ti etici sono, perlomeno, molto sospette» (P. Knitter, Toward a Libe- stology, Crossroad, New York 1981, p. 22; Rosemary Ruether, To Chan-
ration Theology ofRehgions, in J. Hick-P. Knitter, The Myth ofChri- ge the World and Cultural Criticism, Crossroad, New York 1981, p. 4;
stian Uniqueness. Toward a Pluralìstic Theology of Religions, Orbis P. Knitter, No Other Name?, cit., p. 163.
Books, Maryknoll 1998, p. 182). 17
John, Hick, God Has Many Names, cit., p. 125.

406 407
rattere rigido che presero le affermazioni classiche che si nella maggioranza del popolo cristiano mediamente colto
sono fatte a proposito della sua assolutezza 18 . u n atteggiamento di critica storica sulla propria tradizio-
ne cristiana sia istituzionale che popolare.
- Si è accusato il cristianesimo occidentale (in contrapposi-
zione al cristianesimo orientale) di essere stato eccessiva- I «maestri del sospetto» e il loro senso critico fanno già
mente cristocentrico. Il cristianesimo era quasi un «cristo- parte, lo si voglia o no, della cultura moderna occidenta-
monismo» (Cristo era il principio fondamentale e dominan- le, e il cristianesimo non può sottrarsi a questo. Oggi nes-
te, a cui tutto veniva ricondotto). Si può percepire uno spi- sun credente si scandalizza sentendo che spesso la reli-
rito diverso nel cristianesimo attuale? In quale? Come? gione è qualcosa di diverso da quello che dice di essere. Un
- Indica alcuni testi del Nuovo Testamento che ritieni siano nuovo spirito circola nell'ambiente e ci rende tutti sospet-
stati interpretati rigidamente, letteralmente, come se fossero tosi di fronte alla facilità con cui una dottrina diventa «ideo-
la formulazione di un «dogma» letterale e inamovibile, quan- logia», vale a dire, una giustificazione dei propri interessi
do la sua origine e il suo significato potrebbero essere mol- contro quelli altrui. O quanto frequentemente possa risul-
to più flessibili e suscettibili d'interpretazione più ampia. tare che una dottrina che proponiamo come «volontà di
- E da tempo che la festa di «Cristo Re dell'Universo» non Dio», o come «rivelata», sia in realtà una maniera incon-
riscuote gradimento fra i cristiani. Fu creata al tempo del fa- scia di raggiungere o di mantenere uno statuto di privile-
scismo, nel momento in cui si voleva sostenere una deter- gio, u n controllo della situazione oppure una superiorità
minata concezione dei rapporti della società con la Chiesa. culturale o economica. Oggi vediamo con chiarezza che la
Che critiche faremmo oggi alla cristologia di questa festa? storia è ricca di simili esempi.
Qual è la spiritualità che si trova a disagio dinanzi a questa Questa «ermeneutica del sospetto» ci porta a discutere le
festa? È un male sentirsi a disagio dinanzi a questa festa? affermazioni teologiche e dottrinali che stanno dietro que-
Perché? sti atteggiamenti storici chiaramente ideologici. Lo dice già
- Il dogma crìstologico di Nicea e Calcedonia ha avuto mol- il Vangelo: «Dai loro frutti li conoscerete». Le dottrine «or-
te interpretazioni - assai diffuse nel popolo di Dio - che so- todosse» che danno frutti cattivi sono - quantomeno - mol-
no teologicamente inaccettabili. Possiamo riferirne alcune? to sospette 19 .
- La concezione che per molto tempo si ebbe di Cristo è sta-
ta di un uomo-Dio, nel quale l'umano era solo un corpo, per- Tutto questo si applica pure, concretamente, alla nostra
ché la coscienza, l'intelligenza, il sapere, la volontà... erano teologia delle religioni, alla «mappa» che ci facciamo del-
letteralmente «occupati» dalla divinità. La spiritualità attuale la posizione della nostra religione nell'insieme delle reli-
dei cristiani dà molto più valore al recupero dell'umanità di gioni. È possibile che Dio abbia fatto le cose proprio per
Cristo. Commentare. metterci al centro di tutto e in u n a posizione così privile-
giata? Non avranno influito, nel tracciare questa «mappa»,
i nostri interessi e la nostra ideologia? «Può essere teolo-
6. Un nuovo spirito critico e penitenziale gicamente vera l'autocomprensione delle Chiese che han-
no legittimato l'oppressione sessista, razzista, classista e
Il cristianesimo è stato la prima grande religione che ha religiosa?», domandano dall'Asia 20 . Qualcosa di profondo
fatto u n a rilettura del suo patrimonio simbolico confron- non va bene nell'esclusivismo e nell'inclusivismo, quando
tandolo con la scienza. Ai nostri giorni si è generalizzato
19
Knitter, Toward a Liberation Theology of Religions, in Hick, Knit-
18 ter, The Myth of Christian Uniqueness. Toward a Pluralistic Theology
Sulla problematica cristologica nella nuova prospettiva del plura- of Religions, Orbis Books, Maryknoll 1998, cap. 11, p. 178.
lismo religioso, si vedano i lavori di Marcelo Barros e José Maria VI- 20
Tissa Balasuriya, A Third World Perspective, en Doing Theology in a
GIL, in Vigil-Tomita-Barros, Por los muchos caminos de Dios - II, Divided World, Virginia Fabella e Sergio Torres (eds), Orbis, New York
Abya Yala, Quito 2004). 1985, p. 202.

408 409
li vediamo generare questi atteggiamenti storici di prepo- 7. Un nuovo tipo di verità
tenza e di mancanza di rispetto nei confronti delle altre re-
ligioni e culture, quando c'impediscono di dialogare come «La Verità ci farà liberi», disse Gesù. Pilato gli domandò:
fratelli, «in parità» (par cum pari). «E che cos'è la Verità?». Oggi la domanda ritorna d'attua-
lità. Il modello di verità che il cristianesimo ha coltivato
Uno spirito onesto non accetta di «occultare la verità con fin dall'inizio della sua storia è stato il modello greco. Le
l'ingiustizia». Uno spirito di umiltà non può accettare i pro- fondamenta di questo modello stanno nei principi logici e
pri atteggiamenti di prepotenza avuti in passato e che sia- metafisici aristotelici: il principio d'identità e il principio
mo ancora portati a mantenere in virtù di queste «teologie di non contraddizione. Una cosa è ciò che è, e non può es-
sospette». Uno spirito penitenziale chiede perdono per la sere un'altra. Una cosa non può essere e insieme non es-
nostra storia di crociata, di conquista, di colonizzazione sere sotto lo stesso aspetto. O è una cosa o è un'altra, non
culturale e religiosa. Un nuovo stile imprime nei cristiani può essere contemporaneamente le due. È il modello di ve-
e nei teologi questo nuovo spirito di pluralismo religioso. rità per esclusione: io sono io perché non sono te. Il mo-
- Si può dire che, in generale, si è perso lo stile prepotente, dello occidentale di verità, col tremendo sviluppo che ha
orgoglioso, presuntuoso, dominatore, sprezzante degli altri, acquisito la logica aristotelico-scolastica, è stato molto uti-
per cui il cristianesimo si è reso universalmente famoso di le per la costruzione di sistemi teorici impeccabili in quan-
fronte alle altre religioni? Non si deve per questo ringraziare to alla precisione dei loro enunciati, la correzione delle lo-
Dio? ro argomentazioni e la legittimità delle loro conclusioni,
- Nonostante la resistenza della destra politica, nelle «cele- fondandosi su questo modello di verità per esclusione, l'uni-
brazioni» che ci sono state in America Latina e nel mondo co che produca la sicurezza delle affermazioni assolute.
a proposito dei 500 anni dell'«incontro» tra l'America e l'Eu- L'Occidente e all'interno di esso il cristianesimo si sono fat-
ropa, la coscienza latinoamericana si sviluppò enormemen- ti u n vanto della sicurezza delle proprie conclusioni, delle
te in tale congiuntura. Moltissime persone riuscirono a fare proprie affermazioni assolute, della propria sicurezza e
una nuova lettura della storia del Continente, sotto un nuo- convinzione di fronte ai sistemi di verità - scientifica, cul-
vo spirito. Descrivere questo spirito. turale o religiosa - non occidentali.
- Nonostante l'avversione che le istituzioni ecclesiastiche han- Questo modello di verità occidentale greco-aristotelico è
no mostrato negli ultimi 25 anni nei confronti della teologia entrato da tempo in crisi. E il nuovo spirito di pluralismo
della liberazione, essa è conosciuta a livello mondiale ed è sta- religioso è in rapporto proprio con l'emergere di u n mo-
ta accolta la sua visione critica della storia della Chiesa e la dello diverso di verità. Oggi è tempo di «de-ellenizzazio-
sua denuncia della connivenza del cristianesimo ufficiale con ne», di «de-occidentalizzazione», di apertura ad altri ac-
gli oppressori dei poveri. Possiamo dire che questo spirito è costamenti alla verità. «I cattolici, come i cristiani in ge-
un elemento della «spiritualità della liberazione», che moltis- nerale, si stanno rendendo conto che affinché qualcosa sia
simi cristiani e cristiane condividono? vero non è necessario che sia assoluto» 21 .
- A volte si espongono o si scrivono posizioni dottrinali con-
servatrici, che ancora oscillano tra posizioni inclusiviste ed Oggi si riconosce in maniera crescente che la verità h a u n
esclusiviste, e si registra un rifiuto manifesto di esse nel po- carattere più inclusivo che escludente, più pratico che teo-
polo di Dio. Possiamo scoprire questo come un segno di ma- rico, più evolutivo che fissista, storico più che fisico o na-
turità del popolo di Dio e come una prova della diffusione, turale. La Verità è come la Vita: è in crescita, in sviluppo,
al suo interno, di questa nuova spiritualità del pluralismo in evoluzione. Non l'abbiamo mai completamente, ma l'an-
religioso? diamo percependo progressivamente. L'avanzamento del-

21
Knitter, No Other Name?, cit., p. 219.

410 411
la storia permette di accedere a nuovi punti di osservazio- - «/ cattolici, come i cristiani in generale, si stanno renden-
ne che danno nuove prospettive, nuove visioni, u n a nuova do conto che affinché qualcosa sia vero non è necessario che
configurazione della verità, sempre in movimento. Oggi ri- sia assoluto». Commentare.
conosciamo il carattere multi-relazionale di ogni cosa: tut- - « Una verità profonda si esprime con un enunciato il cui
to è relazionato con tutto, tutto ciò che esiste co-esiste ed opposto è pure una verità profonda; una verità superficiale
è intrecciato a sua volta con tutto quello che lo circonda. si esprime con un enunciato il cui opposto è falso» (Niels
Bohr). Fare qualche esempio.
Al livello delle verità assolute non si può giocare all'esclu- - Che differenze principali ci sono tra la coscienza che noi
sione come si farebbe con «verità chiare e distinte». Nella abbiamo della verità e quella che si aveva nel secolo XIX,
profondità di quel mistero per il quale crediamo di avere quando si arrivò a proclamare l'infallibilità papale? Sottoli-
bisogno di espressioni assolute, le nostre affermazioni non neare le differenze in base a questa nuova spiritualità e mo-
possono inscatolare il mistero in affermazioni matemati- do di vedere dei cristiani di oggi.
che maneggevoli, perfettamente delimitate, reciprocamen-
te escludenti. Le verità profonde non possono essere ma-
neggiate come oggetti controllabili: «una verità profonda 8. La liberazione dei poveri come criterio ermeneutico
si esprime con u n enunciato il cui opposto è pure una ve-
rità profonda; u n a verità superficiale si esprime con u n In vari tratti di questo spirito che abbiamo già descritto è
enunciato il cui opposto è falso», dice Niels Bohr 22 . contenuto ciò su cui vogliamo riflettere ora: la dimensio-
In questo nuovo modello di verità, molte delle costruzioni ne liberatrice. La buona notizia per i poveri continua a es-
teologico-dogmatiche, che hanno preteso distillare in la- sere, per i cristiani che si sentono attratti dallo spirito del
boratorio una verità perfettamente delimitata in formule pluralismo religioso come lo è stato per Gesù, la pietra di
definite e controllabili, cadono davanti all'evidenza che la volta: un criterio centrale che fa riconsiderare tutto quel-
Verità che ci fa liberi è, essa stessa, libera e inafferrabile. lo che precede e lo assoggetta al realismo della verità
Le affermazioni esclusiviste e inclusiviste, che h a n n o la dell'amore.
pretesa di assolutezza escludente, di fronte alla ricerca re- Ciò che abbiamo detto dell'«ermeneutica etica» e dell'atteg-
ligiosa ancestrale di immensi settori dell'Umanità, susci- giamento critico ha a che vedere con questa dimensione li-
tano oggi semplicemente un benevolo sorriso, più che u n beratrice: non è possibile che una verità religiosa sia real-
rifiuto adirato. Lo spirito del pluralismo religioso opta per mente verità se non è liberatrice o - ancor meno - se entra
un altro modello di verità e per altri atteggiamenti davan- in connivenza con u n sistema di oppressione, di qualunque
ti alla Verità: atteggiamenti di ascolto instancabile, di oli- tipo sia. La Verità vi farà liberi, e vi farà liberi per liberare.
smo integrale, di tolleranza, di visione complessa e di in- Se la verità della religione non libera, se non è buona noti-
terrelazione... di umiltà infine. Per questo è difficile il dia- zia per i poveri, allora non appartiene alla vera religione.
logo con chi è bloccato nel vecchio modello di verità.
Possiamo darci u n criterio generale: «Una religione è vera
- Ci sono ancora persone che credono nel senso unico ed e buona nella misura in cui non opprime né distrugge
univoco delle affermazioni religiose, nella loro intoccabile let- l'Umanità, bensì la protegge e la incoraggia» 23 . Siamo qui
teralìtà, nella loro irriformabilità, nella sicurezza quasi ma- a u n primo livello in cui il povero da liberare è l'Umanità
tematica che ci offrono. Ma forse sono poche queste perso- stessa. A u n secondo livello di maggiore concretezza, il po-
ne. Guadagna terreno un altro spirito davanti alla verità. Pos-
siamo descriverlo?
23
H. Kiìng, Teologia para la posmodemidad. Fundamentación ecumè-
nica, Alianza, Madrid 1989, p. 187. Cf. anche Léonard Swindler, The
Atomtheorie und Naturbeschreibung, Berlin 1931, p. 143. Dialogue Decalogue, in Journal of Ecumenical Studies 20/1 (1983) p. 10.

412 413
vero da liberare è il prossimo in generale, riguardo al qua- gettiva o intersoggettiva. Il giudeo-cristianesimo l'ha tro-
le l'«etica minima» è racchiusa nella «regola d'oro»: non vato in forma privilegiata nell'incontro liberatore con il po-
fare agli altri ciò che non vuoi che facciano a te. Oggi sap- vero (Mt 25,31 ss). Pensiamo che nel dialogo interreligioso
piamo che questa regola d'oro è presente, con parole mol- mondiale, che oggi si sta diffondendo, potrebbe essere que-
to simili, in quasi tutte le religioni. A un terzo livello, que- sto il suo principale apporto.
sta regola d'oro si concretizza nell'opzione per i poveri e
ne è il fondamento. - «L'opzione per i poveri è il maggiore avvenimento della sto-
ria del cristianesimo dalla Riforma Protestante» (L. Boff).
Tutto ciò non è fondato su nuove teorie, m a su quello spi- Commentare.
rito a cui ci siamo riferiti, che crea una sensibilità e una - Nonostante tutta la resistenza e l'aggressività contro l'Op-
predisposizione di coscienza che s'impongono previamen- zione per i poveri, nemmeno i suoi stessi nemici possono
te al soggetto, anche se non conosce le argomentazioni teo- sottrarsi nella Chiesa alla forza della sua evidenza e alla con-
logiche che le giustificherebbero. È più un'intuizione che cretezza del suo linguaggio. L'Opzione per i poveri è un pez-
una teologia, uno spirito più che una norma morale. zo chiave della nuova spiritualità, e un apporto al cristiane-
simo universale che ha oltrepassato perfino le frontiere del-
All'insegna di questo aspetto della liberazione dei poveri co- le altre religioni. In qualche modo, è uno stile, uno spirito
me criterio ermeneutico, potremmo avviare qui u n mag- che riempie il mondo.
giore approfondimento. Che cos'è in definitiva la religione? - «La liberazione dei poveri è criterio ermeneutico». Com-
Come, dove, realizza l'essere umano l'incontro più profon- mentare.
do con Dio, che la religione dice di facilitare? Le origini del - La liberazione dei poveri può essere la piattaforma in cui
giudeo-cristianesimo sono chiare su questo punto. Una fra- le religioni si possono unire nella pratica, lasciando a più
se di Van der Meersch che segnò Alfonso Carlos Comin po- tardi le discussioni teoriche teologiche. Commentare.
trebbe esprimere plasticamente questo spirito che unisce la - L'opinione pubblica (secolare, dei mezzi di comunicazio-
Verità religiosa e la liberazione: «La Verità, Pilato, è que- ne, di ciò che rivelano ì sondaggi...) esprime una enorme
sta: mettersi dalla parte degli umili e di quelli che soffro- simpatia verso l'opzione per i poveri e la Chiesa liberatrice,
no». Sentenza che possiamo mettere in parallelo con la pa- mentre manifesta un chiaro rifiuto per i segmenti ecclesiali
rola di San Giacomo (1,27): «Una religione pura e senza o ecclesiastici che l'avversano. Questo atteggiamento ha che
macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli vedere con la nuova spiritualità?
orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da
questo mondo». Si potrebbero citare qui innumerevoli pas-
si biblici che contemplano la stessa cosa 24 . Per il giudeo-cri- II. Testo antologico
stianesimo la vera religione sono l'amore e la giustizia, l'im-
pegno per la costruzione di u n Regno di Dio che sia «vita, • Messa dei Quilombos
verità, giustizia, pace, grazia e amore», per tutti, ma in pri-
mo luogo per i poveri, per tutti coloro che vivono nell'in- Testo di Pedro Casaldàliga e Pedro Tierra. Musica di Mil-
giustizia e sono privati dei loro diritti. ton Nascimento. Si veda specialmente il canto d'ingresso,
in http://servicioskoinonia.org/pedro/poesia
Altre religioni hanno trovato l'accesso a Dio attraverso la
natura; altre lo h a n n o trovato nell'esperienza interna sog-
III. Esercizi raccomandati
24
Ci sia consentito citare solo questo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò • Si prenda il messale liturgico, o l'orazionale ufficiale del-
che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, la propria comunità o congregazione cristiana e si cerchi
amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). in quanti testi, orazioni, preghiere... si menziona o si tie-

414 415
ne conto, in qualsiasi modo, dell'esistenza di altre religio- Capitolo ventunesimo
ni, e si cerchi di rispecchiare l'immagine che deriva da que-
ste orazioni e testi, delle religioni e il loro significato... Morte e resurrezione della missione
• Si componga una orazione da usare come preghiera nel-
la comunità con questi temi:
- azione di grazie per le religioni del m o n d o
- richiesta a Dio affinché abbiamo u n atteggiamento cor-
retto davanti alle altre religioni
- per i missionari in terre «non cristiane». E giungiamo a un tema chiave, a uno dei punti più sensi-
bili per le Chiese Cristiane quanto alle conseguenze che pos-
sa avere la nuova teologia delle religioni o teologia del plu-
ralismo religioso: la missione. Che la missione non soffra,
Bibliografia che non perda nulla del suo valore, della sua urgenza, dei
suoi motivi... sarebbe la prima esigenza che le istituzioni cri-
BOFF LEONARDO, Ètica e eco-espiritualidade, Verus, Campinas SP, stiane porrebbero a questa nuova teologia...
Brasil, 2003. Presupponendo quanto abbiamo detto nei precedenti capi-
VIGIL JOSÉ MARIA, Espiritualidad del pluralismo religioso, in ASETT, toli, siamo nelle condizioni di poterci addentrare in questo
Por los muchos caminos de Dios - 1 , Verbo Divino, Quito 2003. tema delicato, che viene a cadere già nel campo delle con-
CASALDALIGA - VIGIL, Espiritualidad de la liberación, in Koinonìa. clusioni operative («attuare») del nostro corso.
CASALDÀLIGA PEDRO - TIERRA PEDRO, Missa dos Quilombos. Testo
in: servicioskoinonia. org/pedro/poesia/quilombos.htm
I. Per sviluppare il tema

A. Distinguere la «grande missione»


e la «missione missionaria»

La parola «missione» ha, tra gli altri, due grandi signifi-


cati. Uno è quello di «compito, dovere, incarico». L'altro è
il significato di «invio, andata, trasferimento per realizza-
re in u n altro luogo u n compito che è stato affidato».
Negli ultimi secoli la parola «missione» si è riferita all'in-
vio di «missionari» alle frontiere della Chiesa per predica-
re il Vangelo ai non credenti per ottenere la loro conver-
sione e la loro incorporazione nella Chiesa. In senso tec-
nico, la parola appare soprattutto a partire dall'espansio-
ne europea 1 . Con questo significato abbiamo davanti la
missione missionaria, che si realizza nelle «missioni» del-
le Chiese, a carico dei missionari.

1
Suess, P., Evangelizar a partir dos projetos historicos dos outros, Pau-
lus, Sào Paulo, 1995, p. 103.

416 417
Negli ultimi decenni, oltre a questo significato, si è recu- nesimo (molto frequente nella storia) la missione missio-
perato il significato della missione come riferita alla Chie- naria consiste nel trasmettere ad altri le verità rivelate, la
sa nel suo insieme: la missione della Chiesa, cioè, il suo verità della fede. E la cosa più importante è «predicare il
compito, il suo dovere, l'obiettivo verso il quale deve pun- vangelo» e «portare a tutti gli esseri u m a n i la conoscenza
tare il suo essere e il suo agire. Questa missione non è quel- della Verità».
la «missionaria», ma la «grande missione della Chiesa», la
«missione globale», la «missione cristiana» in se stessa, che • C'è un cristianesimo moralista, che concepisce la vita
la Chiesa deve portare a termine tanto nelle missioni co- dell'essere u m a n o sulla terra come u n a prova morale a cui
me nel corpo stesso della Chiesa, in ogni parte, con tutti i Dio ci ha sottoposto, che si gioca tra il peccato e il perdo-
cristiani e le cristiane. no, e che ci porta a u n finale di premio o di castigo in fun-
zione dei meriti o dei peccati accumulati. In questo tipo di
In questo capitolo parliamo della missione nel significato cristianesimo la missione consiste nel superare la prova
concreto della missione missionaria, chiamata tecnica- morale e guadagnare la salvezza eterna. Non c'è u n dove-
mente anche missione adgentes (ossia verso i «gentili», ver- re storico propriamente tale. Questo mondo è semplice-
so i non cristiani). Ciononostante, questa missione mis- mente un'«occasione per meritare» la salvezza. In questo
sionaria non è separabile dalla maniera in cui la Chiesa tipo di cristianesimo (molto frequente nella storia) la mis-
concepisce la missione globale. Per questo dobbiamo in sione missionaria consiste nel rendere consapevoli i cri-
primo luogo riferirci ai modi in cui viene concepita la mis- stiani del pericolo della propria condanna, e predicar loro
sione globale della Chiesa. la Legge di Dio per facilitare la salvezza.
• C'è u n cristianesimo spiritualista, che pone la salvezza su
B. La Grande Missione della Chiesa: diverse letture u n piano superiore separato (metafisico), mediato attra-
verso i sacramenti. La salvezza è soprannaturale e si gio-
Cosa sia una religione, lo possiamo dedurre da come essa ca nella «vita della grazia»; partecipiamo a essa mediante
intende la sua missione, il suo dovere, il suo obiettivo. Po- il culto e la «vita spirituale» (preghiere, sacramenti della
tremmo dire alla religione: «Dimmi cosa vuoi e ti dirò chi Chiesa), che diventano così il centro della missione cri-
sei». Il cuore di una religione è la consapevolezza e l'intel- stiana globale. In questo cristianesimo la missione mis-
ligenza che ha della propria missione. In questo senso, è sionaria consiste nell'andare dai non cristiani per render-
chiaro che sotto la stessa istituzione, sotto il nome della li partecipi della vita della grazia per mezzo della loro in-
medesima religione ci sono religioni diverse. Il cristiane- corporazione alla Chiesa, nella quale potranno ricevere i
simo è uno in teoria, però ci sono molti cristianesimi. Sot- sacramenti, canali della grazia.
to lo stesso nome trovano riparo realizzazioni del cristia-
nesimo molto differenti, talvolta perfino contraddittorie 2 . • C'è un cristianesimo ecclesiocentrico, per il quale la Chie-
sa cristiana è il mezzo principale istituito da Dio per co-
• C'è un cristianesimo dottrinale-teorico. In esso Dio è per- municare la salvezza, di modo che la missione principale
cepito come la Verità che è venuta a rivelarsi, e la nostra dei suoi membri è quella di edificarla e darle vitalità. Da
risposta di fede implica soprattutto l'accettazione intellet- parte sua, la missione missionaria consiste nell'impianta-
tuale delle verità rivelate e depositate nella Chiesa: l'es- re la Chiesa tra i popoli non cristiani e, logicamente, otte-
senziale della missione cristiana è vivere «nella fede della nere la conversione dei non cristiani, per incorporarli alla
Chiesa»; non separarsi d a essa con l'eresia o l'eterodossia Chiesa, unica loro possibilità di salvezza.
è la preoccupazione principale. Per questo tipo di cristia-
• C'è u n altro tipo di cristianesimo che comprende se stes-
so da una interpretazione o lettura storica della realtà. Que-
2
Fierro, Alfredo, Teoria de los cristianismos, Verbo Divino, Estella sta è concepita come «storia della salvezza» e, al contem-
1982. po, come «salvezza della storia». Dio ha u n progetto di fra-

418 419
ternità sulla storia, «un sogno» utopico (il Regno!), e lo ha C. Revisione crìtica della missione missionaria:
proposto agli uomini come Utopia, affidandola a loro co- sua pratica storica e suoi fondamenti teorici
me compito nella Storia. Questa è la «grande missione cri-
stiana» e, dentro di essa, la «missione missionaria» consi- A) REVISIONE DELLA SUA PRATICA STORICA
ste nell'andare verso gli altri popoli per collaborare nella
costruzione del grande progetto di Dio, che anch'essi stan- La missione ha una storia che, analizzata criticamente, for-
no costruendo - con altri nomi e altre mediazioni, senza nisce u n bilancio di molte ombre e dubbi. Prima di fare
dubbio - e che è sempre la cosa più importante, così che u n discernimento sulla validità della missione oggi, con-
insieme partecipino a questa costruzione congiunta del viene capire ciò che è stata la missione nel passato.
progetto di Dio nella storia.
Si potrebbero ulteriormente sfumare e suddividere i tipi e Il dato globale più evidente che possiamo osservare quan-
i modelli di cristianesimo tanto brevemente qui esposti 3 . E do guardiamo la storia della missione è la violenza legata
chiarire che nella storia reale u n cristianesimo concreto al processo di evangelizzazione.
può partecipare di vari modelli simultaneamente; la sepa- Effettivamente il cristianesimo è oggi la religione mondia-
razione è solo u n procedimento metodologico per facilita- le quantitativamente più consistente: 1800 milioni di per-
re la comprensione. sone, approssimativamente u n 30% dell'umanità. A questa
In ciascuno di questi tipi di cristianesimo abbiamo segna- cifra e a questa percentuale n o n si è potuto giungere se
lato com'è intesa la grande missione cristiana e anche co- non con uno sforzo di espansione e di evangelizzazione
me s'intende la missione missionaria. Come si vede, la se- molto grande, in diverse ondate o cicli nel corso della sto-
conda è sempre in rapporto di dipendenza con la prima, ria.
ed è come una parte di quella. Ciò che, tuttavia, a uno sguardo critico richiama l'atten-
Così dunque, non c'è u n unico modello di cristianesimo, zione, è l'enorme quantità di violenza legata a questa evan-
né un modello di missione. Ci sono stati nella storia e ci gelizzazione, fin dai suoi inizi. In primo luogo, già nel mo-
sono oggi molti e diversi modelli tanto di cristianesimo co- mento in cui il cristianesimo divenne u n fatto di massa nel-
me di missione missionaria cristiana. la società. Ciò accade nel IV secolo. Il cristianesimo è ri-
conosciuto socialmente dapprima come religione tollerata
E come ci sono modelli di cristianesimo (tra quelli che ab- (313), poi è imposto come religione obbligatoria (380), re-
biamo elencato) che oggi appaiono come carenti di fon- ligione di Stato, di uno Stato che perseguiterà tutte le al-
damento e che devono essere superati, allo stesso modo la tre religioni (390). La società dell'Impero romano, che ave-
missione missionaria che da essi deriva deve considerarsi va una sua propria religione, si fece cristiana, non per una
anch'essa superata e suscettibile di essere abbandonata. evangelizzazione libera, paziente e gratuita, m a per la for-
za coercitiva dell'impero 4 , con il consenso del cristianesi-
Lasciando quella che abbiamo chiamato «grande missio- mo, convertito nella sua religione ufficiale.
ne della Chiesa», ora ci riferiremo specificamente alla mis-
sione missionaria, all'attività di missione che individui o Non cessa di sconcertare il pensiero che u n a religione
comunità realizzano tra i non cristiani. perseguitata per i quasi suoi primi tre secoli, sia passata
in pochi anni a essere persecutrice, e ciò n o n avvenne so-
lo nell'anno 390 con l'editto di Teodosio - che proscrive

3 4
Vi è qualcosa di più sviluppato in Vigil, J.M., Cambio de paradigma A parte i vantaggi sociali che in quel momento aveva il convertirsi
en la teologia de la liberación?, in Altemativas 8 (giugno 1997) pp. 27- al cristianesimo come nuova religione di Stato. Cf. R. Velasco, La igle-
46, Managua. E in RELaT 177. sia de Jesus, Verbo Divino, Estella, 1992, pp. 118ss.

420 421
nell'impero, come delitti di lesa maestà, tutti i culti non ficazione che la missione in particolare e la Chiesa in ge-
cristiani, di qualunque religione siano - m a molto pri- nerale diedero alla conquista asservitrice 6 , raccomandan-
ma, pochi decenni dopo il 313, concretamente contro gli do e poi sottomettendo la stessa Chiesa nascente al Patro-
ebrei 5 . nato degli Stati conquistatori 7 . La commemorazione del
passato Quinto Centenario (1992) ci ha reso fortemente
Facendo u n grande salto nella storia possiamo ricordare i consapevoli di u n rinnovato discernimento della prassi mis-
tempi in cui era in vigore il principio cuius regio, eius re- sionaria del cristianesimo in quest'epoca.
ligio, in base al quale il popolo si vedeva obbligato a se-
guire il suo monarca nella fede che questi avrebbe adotta- Altro grande capitolo storico missionario ha preso avvio
to, al tempo delle interminabili «guerre di religione», che con il nuovo impulso del colonialismo europeo verso l'Afri-
devastarono l'Europa a causa dell'identificazione tra ideo- ca 8 e l'Asia a partire dal secolo XIX 9 . I missionari hanno
logia religiosa e questione pubblica, in modo che il dissi- seguito le strade e utilizzato gli appoggi delle metropoli co-
dente religioso (talvolta semplicemente non credente) era lonizzatrici, e queste hanno appoggiato i missionari come
automaticamente considerato dissidente politico e nemi- loro forza di legittimazione morale e di estensione cultu-
co. L'intoppo soffocante di questa organizzazione sociale rale 10 ; i missionari h a n n o fatto un tutt'uno di Chiesa e Pa-
della cristianità venne superato dalla riflessione giusnatu- tria... Da allora, la parola «missione» è screditata nei pae-
ralista di u n a società che cercava la liberazione dal giogo si in cui l'evangelizzazione è coincisa con la colonizzazio-
della potente influenza delle istituzioni religiose. Questa li- ne. Secondo Rutti 11 , tutta l'opera missionaria moderna è
berazione dovette realizzarla la società di sua iniziativa e avvelenata dal fatto di aver avuto origine con il vincolo del
«contro la Chiesa», non venendo da essa capita, perché colonialismo occidentale, che risulta irredimibile; oggi è
questa preferiva il suo potere sociale alla libertà e purez- necessario trovare un'immagine del tutto nuova. Parlando
za di u n a fede gratuita. La mancanza di lucidità degli evan- in u n convegno svoltosi a Kuala Lumpur nel febbraio del
gelizzatori (missionari ad intra) li portò a essere i porta-
bandiera della lotta contro le libertà, contro la scienza, con-
tro l'Istruzione, contro i diritti umani... 6
M. Leon Portilla, El reverso de la conquista, Editorial Joaquin Mor-
tiz, Mexico 1964, 1990, pp. 21ss.
Non facciamo menzione dei secoli in cui si è difesa «la pu- 7
Globalmente, per molti aspetti, evangelizzazione e conquista fece-
rezza della fede» di fronte alle eresie o ad altre confessio- ro parte di un medesimo progetto storico (Cf. Azzi, Ridando, Mèto-
ni cristiane con l'enorme violenza dell'inquisizione e le sue do Missionàrio e Pràtica de Conversào na Colonizacào, in Suess, P.,
innumerevoli vittime. org., Queimada e semeadura, Vozes, Sao Paulo 1988, pp. 89-105.
8
II re Leopoldo del Belgio diceva nel 1861: «Il mare bagna le nostre
Capitolo storico particolarmente rilevante della storia del- coste, il mondo giace ai nostri piedi. Il vapore e l'elettricità hanno
la missione è stato quello del connubio tra conquista ed colmato le distanze. Tutte le terre senza proprietario sulla superficie
evangelizzazione dei secoli XV-XVIII, al tempo della pri- del globo, principalmente in Africa, devono diventare campo delle
nostre operazioni e del nostro successo» (Verapaz, 59, giugno 2003,
ma espansione europea verso l'Africa, l'Asia (iniziata dal p. 49).
Portogallo) e l'America (iniziata dalla Spagna). La gloria 9
Nel Congresso di Berlino del 1885 le potenze europee (Francia, In-
immarcescibile e profetica di missionari eccezionali, non ghilterra, Belgio, Portogallo, Germania) si divisero l'Africa in «zone
può compensare l'obbrobriosa pagina storica della giusti- d'influenza». L'articolo 6 riconosce la libertà di predicazione sotto la
protezione delle potenze coloniali. Il colonizzatore desidera che i mis-
sionari appartengano alla sua stessa nazione. Quando il territorio
passa di mano, i vecchi missionari sono sostituiti da quelli del nuo-
5
«Sotto l'imperatore Teodosio II divennero così tanto frequenti gli vo possessore (Cf. Comby, Jean, La historia de la Iglesia, Verbo Divi-
incendi delle sinagoghe, che la maggioranza degli editti di questo im- no, Estella «1995, p. 152).
10
peratore hanno come contenuto la difesa delle sinagoghe e le case Si veda il testo antologico di questa lezione, riferentesi alla Came-
degli ebrei» (Lohfink, Gerhard, iNecesita Dios la Iglesia?, San Pablo, ra di Commercio di Le Havre.
Madrid 1999, p. 321. 11
Zur Theologie der Mission, Kaiser Verlag, Mùnchen, 1972.

422 423
1971, Emerito Nacpill 12 ha descritto la missione come «un trattengono, lo bloccano e paralizzano per secoli, o lo fan-
simbolo dell'universalità dell'imperialismo occidentale tra no cambiare e lo rivoluzionano... Come si dice, «non c'è
le generazioni emergenti del Terzo Mondo. L'attuale strut- niente di più pratico di una buona teoria», perché rende
tura della missione moderna è morta. E la prima cosa da possibile la prassi, la genera, la illumina, la potenzia in scam-
fare è recitarle il de profundis e seppellirla. Nel sistema at- bio fecondo con essa. D'altro canto, ogni pratica, anche la
tuale, il servizio più missionario che oggi un missionario più «cieca», contiene elementi teorici, sia direttamente che
può fare all'Asia è tornarsene a casa sua». Sempre nel 1971 indirettamente, per implicazione o per omissione.
anche il keniano John Gatu ha proposto davanti alla chie-
sa riformata americana a Milwaukee una moratoria dell'im- Dietro questi 20 secoli di evangelizzazione c'è anche una
pegno missionario occidentale in Africa13. storia delle idee missionarie, sebbene, curiosamente, la
missiologia si è sviluppata in forma «scientifica» solo nel
Questi pochi riferimenti alle contraddizioni che racchiude XX secolo. Però, in forma reale quanto spontanea, non è
la storia della missione missionaria attivano u n a volta di mai mancata dietro a ciascun atteggiamento missionario
più in noi l'«ermeneutica del sospetto» 14 . Può u n albero una «teologia» che lo causasse o giustificasse.
buono dare frutti cattivi? Come ha potuto lo spirito mis-
sionario, lo zelo per l'evangelizzazione, produrre questa Vogliamo cominciare a segnalare criticamente alcune del-
storia di violenza e di errori? A cosa si deve questa costante le grandi idee teologiche - che sarebbero u n po' come i fon-
storica nello sviluppo di due millenni di missione? Si de- damenti teologico-dogmatici della missione - che sono sta-
ve all'infedeltà personale o collettiva dei missionari, cioè a te le ideologie motrici, le giustificazioni e legittimazioni
u n «peccato di alcuni figli della Chiesa» (casi personali e principali, a sostegno di questa pratica missionaria stori-
individuali), o a u n «peccato della Chiesa stessa» (nella sua ca che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente.
dottrina, nelle sue strutture, nella sua prassi storica...)?
Guidati dalla nostra ermeneutica del sospetto, cercheremo • La volontà salvifica universale di Dio
di trovare elementi teorici che possano essere la causa di
questi mali, che possano essere radici malefiche dell'albe- Evidentemente, la volontà salvifica universale di Dio non
ro della missione evangelizzatrice. è u n errore teologico, m a u n a verità fondamentale; può es-
sere, però, u n errore la forma concreta nella quale di fat-
to è stata intesa. Perché quella massima neotestamentaria
B) REVISIONE DEI SUOI FONDAMENTI TEOLOGICI
«Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla
conoscenza della verità» ( l T m 2,4 )15, era intesa di fatto
così: «Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano
Nella storia umana teoria e prassi non si possono separare.
alla conoscenza della nostra verità. Perché la verità è la no-
I fatti non sono mai ciechi, né la pratica può tralasciare di
stra. E pertanto Dio vuole che la nostra verità sia predica-
avere elementi teorici. Da una parte, ogni idea, ogni teoria,
ta, annunciata, diffusa e accettata da tutti. E chi non l'ac-
anche le più manifestamente idealiste, hanno un'incidenza
cetta si sta opponendo alla volontà di Dio, è nemico di Dio».
pratica, per azione diretta, per implicazione o per omissio-
L'universalità della volontà salvifica di Dio è stata intesa
ne. Le idee muovono il mondo: lo mettono in marcia o lo
quasi sempre come un'universalità a partire dalla peculia-
rità occidentale e cristiana.
12
Whom does the missionary serve and whot does he do? (in Missio- Ancora oggi non abbiamo chiara la distinzione tra la Verità
nary service in Asia today, Chinese Christian Literature Council, Hong
Kong, 1971, pp. 76-80).
13
Vedere queste e altre testimonianze in D. Bosch, La trasformazio-
15
ne della missione, Queriniana, Brescia 2000, p. 715. Si veda il testo antologico di questa stessa lezione, che si riferisce
14
Si veda la lezione 5 a del nostro corso. alla «Messa per l'evangelizzazione dei popoli».

424 425
salvifica e il suo rivestimento culturale giudeo-cristiano oc- eletto è quello che è stato preferito da Dio, è il più vicino
cidentale in cui tale verità viene espressa 16 . Molto meno lo a Dio, l'unico depositario della verità rivelata, il popolo te-
è stato nella storia. Per questo, la convizione che Dio vuole stimone di Dio per gli altri, quello che ha il compito di sal-
che tutti gli uomini giungano alla conoscenza della Verità vare tutta l'Umanità e che, pertanto, è investito di una mis-
(nostra) è stata un'arma sommamente pericolosa nelle ma- sione messianica, salvifica, prò mundi beneficio...
ni dell'Occidente in questi 20 secoli di storia. Una com- Questo aspetto ha u n legame diretto con l'aspetto cristolo-
prensione non corretta di quest'affermazione sulla volontà gico: le altre religioni sono state fondate dagli uomini; quel-
salvifica universale di Dio, intesa come supporto indiscuti- la cristiana è stata fondata da Dio stesso, nella persona di
bile alla nostra Verità, ha causato - e continua a causare - suo Figlio... e questo «filo diretto di connessione con Dio
grandi danni all'Umanità. Ha occidentalizzato il mondo. Ha stesso attraverso Gesù» ha prodotto con troppa frequenza
assoggettato culture e popoli al preteso compimento di que- nella storia il cortocircuito esplosivo dell'appropriazione
sta volontà divina missionaria. Ha omogeneizzato il mondo dell'«autorità del Dio Onnipotente» da parte dell'autorità
mediante molte attività - economiche, commerciali, cultu- ecclesiastica, che ha portato alle aberrazioni più vistose del-
rali... - sotto l'egemonia occidentale-cristiana. la storia della Chiesa 18 . Non solo l'autorità ecclesiastica; an-
• «Siamo il nuovo popolo eletto» che il popolo cristiano ha utilizzato questa convinzione per
Non ci riferiamo a quanto questa affermazione possa ave- invocare Dio (o le sue mediazioni protettrici: la Vergine del
re di contenuto metaforico come «teologia biblica», m a al- Rosario contro i turchi, la Vergine delle Vittorie contro gli
la sua interpretazione come affermazione diretta, non sim- indios, san Giacomo «matamoros» [uccisore dei Mori]...) e
bolica né metaforica, bensì letterale e assoluta, che è co- chiedere il suo intervento contro i nemici.
me di fatto è stata predicata, sentita e intesa storicamente Evidentemente questo errore bimillenario si è diffuso nel
dai cristiani 17 . popolo cristiano e di fatto lo è ancora. Fortunatamente,
però, oggi è in crisi. Ora ci sono teologi che hanno ab-
Questa è una delle convinzioni teoriche che sta dietro alla bandonato la giustificazione apologetica classica di questo
prassi storica di missione piena di violenza a cui abbiamo principio e cominciano a chiedere semplicemente che sia
appena fatto riferimento. È probabilmente uno degli ele- abbandonato 1 9 .
menti teorici che ha fatto più danno al cristianesimo co-
me tale, nel gettare le fondamenta - soprattutto incon-
• Il mandato missionario di Gesù
sciamente - di quell'atteggiamento di superbia e di prepo-
tenza, di disprezzo verso tutte le altre religioni, che è at- A livello degli specialisti sono già più di due secoli che i
tribuito quasi all'unanimità in tutto il mondo al cristiane- vangeli hanno cominciato a essere sottoposti a studi criti-
simo. ci e a essere visti in altra maniera. Però, di fatto, a livello
Pur accettando per sé gli stessi rimproveri che l'AT fa al popolare, fino ad appena alcuni decenni fa - e in buona
popolo ebreo di non credersi l'eletto per i suoi meriti..., la parte ancora oggi in molti ambienti non colti -, il popolo
consapevolezza di essere gli «eletti di fronte a tutti gli al- cristiano nel suo insieme interpreta i vangeli letteralmen-
tri» non può non creare una profonda destabilizzazione del te. Tutto ciò che nel vangelo appariva detto da Gesù era
rapporto di uguaglianza tra eletti e non eletti. Il popolo creduto come detto storicamente da lui, da u n Gesù che,

18
16
E a volte manca ancora da percorrere molto cammino: «Nella Con- Si vedano come esempi i testi antologici del capitolo 5° su Ales-
ferenza di Santo Domingo ( 1992) si evidenziò che l'accettazione del- sandro VI e Nicola V.
19
la sfida dell'inculturazione continua a essere un lungo processo» (P. Cf. Torres Queiruga, A., in El dialogo de religiones en el mundo ac-
Suess Evangelizar a partir..., p. 111. tual (in GOMIS. org., El Concilio Vaticano III, Herder-El Ciervo, Bar-
17
Già abbiamo fatto riferimento a questo tema nella lezione 9 a . celona 2001, p. 70.

426 427
per di più, sarebbe stato consapevole di essere il Figlio eter- che comune consenso sulla teologia (e la spiritualità ), che
no di Dio. ancora non hanno assunto veramente la sfida dei risultati
Ciò permetteva u n o schema d'interpretazione della fede delle varie ondate di studi storico-critici su Gesù 22 .
molto lineare, semplice e diretto: Dio ci ha rivelato la sua Pensare semplicemente che Dio portò la sua rivelazione al
volontà in Gesù, Gesù ce la comunica e noi gli crediamo e mondo attraverso Gesù e che per mezzo di lui affida ai cri-
obbediamo. Da noi si passa direttamente a Dio, che sta in stiani come compito sino alla fine della storia di converti-
Gesù. È Dio stesso che ci dice tutto quello che il vangelo re il mondo al cristianesimo, ha tutte le caratteristiche di
dice che Gesù ha detto. u n classico «bel racconto», capace di entusiasmare le ani-
La missione rientrava in questo stesso schema: la missio- me generose e di liberare gesta eroiche, che oggi però non
ne missionaria avrebbe il suo fondamento direttamente in può più essere accettato da u n cristiano di fede adulta e
Dio che, in Gesù, l'avrebbe trasmessa a noi con il suo «man- critica, come si suppone debba essere u n missionario 2 3 . In-
dato missionario», inteso letteralmente come una verità terpretato letteralmente, così com'è stato letto per tanti se-
storica. Sarebbe Gesù (e Dio in lui) che originerebbe e por- coli, non è più e non può più essere assunto consapevol-
rebbe le fondamenta della missione. Dio stesso le tra- mente come u n fondamento teologico della missione.
smetterebbe tutta la sua autorità, convertendola in u n pro-
lungamento della sua azione salvatrice. Per il «mandato
missionario» di Gesù, la missione godrebbe del maggior • La necessità dell'appartenenza alla Chiesa (esclusivismo)
supporto possibile, senza aver dato luogo a nessun dubbio
o restrizione. Il tema della necessità dell'appartenenza alla Chiesa per
la salvezza è, nel linguaggio tecnico della teologia delle re-
Questo schema tanto semplice e tanto direttamente connes- ligioni, il tema dell'«esclusivismo» 24 , e il lemma che me-
so con il divino è servito come fondamento della missione glio lo esprime è Y«Extra ecclesiam nulla salus». Ha do-
per generazioni, trasmettendo una sicurezza e un'assolutez- minato il pensiero ecclesiastico fino ad appena 50 anni fa,
za incomparabili, con i problemi concomitanti a cui abbia- con più rigore in alcuni momenti della storia e meno in
mo appena accennato nei due punti teologici precedenti. altri: a volte è stato inteso letteralmente e senza eccezio-
Questa impostazione è in crisi già da tempo 20 , e questa cri- ne 25 ; in altri, nel secolo XX soprattutto, era conservato for-
si sta giungendo alla base del popolo di Dio. Oggi non è
più possibile leggere il vangelo con quella ingenuità acri-
tica di chi lo considera come u n a cronaca storica o gior- 22
«Secondo la mia opinione, la riflessione cristologica ed ecclesiolo-
nalistica. Oggi non è più possibile andare in missione pen- gica non si è ancora confrontata con i risultati di queste nuove ri-
sando di stare adempiendo u n m a n d a t o storico letterale di cerche bibliche» (R. Aguirre, El Jesus histórico a la luz de la exégesis
Gesù. Oggi c'è u n consenso generale tra gli esegeti sul fi- redente (in RELaT 306).
23
nale del vangelo di Marco, che risente delle preoccupazio- Inquieta vedere come ancora di recente si scrivano manuali di mis-
siologia facendo un uso diretto del «mandato missionario» e di tutti
ni e domande delle prime comunità cristiane 21 . E c'è an- i riferimenti biblici presi in senso nettamente letterale e storico, ba-
sandosi con tutta sicurezza su parole pronunciate da Gesù storica-
mente, o su citazioni bibliche avulse dal loro contesto, prese come
20 affermazioni di una verità assoluta oltre il tempo e lo spazio e fuori
Oggi «difficilmente ci sarà uno studioso competente del Nuovo Te-
stamento che sia disposto a sostenere che le quattro occorrenze da ogni condizionamento storico-critico. Si veda per esempio DE COP-
dell'uso assoluto dell'/o sono nel vangelo di Giovanni, o la maggior PI, Paulo, Por urna Igreja toda missionària. Breve curso de missiolo-
parte degli altri usi, possano essere storicamente attribuiti a Gesù» gia, Paulus, Sào Paulo 1994, p. 189.
24
(cf. Thatcher, Adrian, Truly a versori, Truly a God, SPCK, Londra 1990 Lo abbiamo già trattato nelle precedenti lezioni (6 a e 7 a ) e non ab-
P- 77). biamo bisogno di ripeterlo qui.
21 25
Teiceira, F., Teologia de las religiones, Abya Yala, Quito 2005, p. II momento culminante della sua inflessibilità è senza dubbio il
19ss. Concilio di Firenze, citato nella lezione 3 a .

428 429
malmente 2 6 ma vi s'introducevano interpretazioni che lo mondo conosciuto, si scopre come u n a piccola parte del-
ammorbidivano 2 7 . l'umanità, nella quale la maggior parte degli esseri u m a n i
«giacciono nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Sai
Non si deve assolutamente pensare che questo tremendo 106,10) e sono incamminati verso la loro perdizione eter-
errore fosse una semplice tradizione o l'opinione di una na 30 . .. Questo argomento - l'immagine di masse u m a n e che
corrente particolare... ma una dottrina chiara, consapevo- stanno cadendo nell'inferno - fu per secoli l'alimento del-
le, custodita, così da essere ritenuta u n «ben conosciuto lo zelo missionario 31 .
dogma cattolico» 28 e una «dottrina infallibile» 29 . La Chie-
sa h a impegnato ufficialmente la sua autorità su questo Il fattore «salvezza eterna» o il suo correlato «evitare la
punto e possiamo dire che questa dottrina della necessità condanna», indubbiamente non corrispondono a u n «ad-
della Chiesa per la salvezza degli esseri umani sta dietro dendo» normale che possiamo mescolare con le nostre
alla maggior parte dell'attività missionaria dei due millen- realtà umane. Si tratta di una realtà così eterogenea che,
ni di esistenza del cristianesimo. La maggior parte dei mis- quando l'ammettiamo e la poniamo in rapporto con le
sionari della storia si sono sentiti chiamati alla missione e realtà storiche, produce chiaramente uno squilibrio. Lo evi-
sono stati sostenuti nei loro sforzi spesso eroici dalla con- denzia concretamente il caso del padre Antonio Vieira, che
vinzione che stavano portando la salvezza ai «missionan- predica ai neri del Brasile: «La vostra schiavitù non è una
di», e che senza l'appartenenza alla Chiesa non era possi- disgrazia; è piuttosto u n gran miracolo, perché i vostri pa-
bile la salvezza. dri sono nell'inferno per tutta l'eternità, mentre voi vi sal-
verete grazie alla schiavitù» 32 .
Ci si renda conto che questo errore non verte su u n pun-
to secondario, accidentale, periferico, ma assolutamente Liberare dall'inferno un non cristiano è qualcosa di così
centrale: l'«affare della salvezza dell'umanità», la sua «sal- grande valore - senza dubbio di valore «infinito» come
vezza eterna». Immaginiamo ciò che questo avrebbe si- «eterno» è l'inferno - che spiazza tutti i ragionamenti uma-
gnificato in termini di «zelo missionario per la salvezza ni: si poteva ben considerare positiva e miracolosa la schia-
delle anime», per i cristiani infiammati dalla carità mis- vitù dei neri - pensava Vieira - se li salva dall'inferno. Si-
sionaria. milmente: si possono ben conquistare terre abitate da al-
tri popoli e «condurli» alla fede cattolica, se con questo si
Il panorama, del resto, continuava a essere desolante. A concede loro il bene infinitamente maggiore della loro sal-
partire dalle scoperte geografiche, la Chiesa, che pochi de- vezza eterna 33 . Per questo si possono anche battezzare a
cenni prima pensava di aver predicato il vangelo a tutto il
30
«Non cade neppure una goccia di grazia sui pagani» affermava il
26
Un caso esplicito è quello della lettera del papa all'arcivescovo Cu- giansenista Saint-Cyran, in una sorta di entusiasmo e di sacro orro-
shing di Boston, del 1949, in rapporto alla rigidità d'interpretazione re (cf. Santos, Angel, Teologia sistemàtica de la misión, Verbo Divino,
di P. Feeney, che finì tragicamente scomunicato, fuori dalla Chiesa, Estella 1991, p. 255).
31
precisamente per aver difeso che «fuori della Chiesa non c'è salvez- Lo era anche dello «zelo apostolico» per la missione ad intra.
32
za». Vieira, Antonio, Sermào decimo quarto (1633), in Sermòes, voi. 4,
27
Si parlava di coloro che appartenevano alla Chiesa con il «battesi- tomo 11, n. 6, ed. Elio & Irmào, Porto 1959, p. 301.
33
mo di desiderio», riconoscendo pure che si potrebbe trattare di un «...questi popoli abitanti le suddette isole e terre credono in un Dio-
desiderio non esplicito e neppure consapevole... Creatore in Cielo; essi vengono giudicati atti a ricevere la fede catto-
28
Così lo indica Pio IX, Quomodo conficìamur moerore, nel 1863. In lica ed i buoni principii [...] E nelle isole e terre scoperte si trovano
termini simili fanno riferimento a lui vari altri papi. oro spezie e altre cose preziose di vario genere e qualità. [...] voi ave-
29
«...quell'enunciato infallibile che ci insegna che fuori della Chiesa te deciso [si rivolge ai re di Spagna] di sottomettere le dette terre e
non c'è salvezza» (cf. il citato documento del Sant'Ufficio all'arcive- isole, e i loro abitanti e indigeni, col favore della divina clemenza, e
scovo di Boston, in American Ecclesiastica! Review 127 (1952) pp. 208- di condurli alla fede cattolica. [...] per l'autorità dell'Onnipotente Id-
315. L'originale latino si può vedere in DS 3866-3872). dio conferitaci nella persona di san Pietro, e per il Vicariato di Gesù

430 431
migliaia i pagani, praticamente senza preparazione né suf- vertire i seguaci delle altre religioni (ed era qualcosa di co-
ficiente consapevolezza 34 . Se la Chiesa è il mezzo privile- sì importante che pressoché qualsiasi metodo risultava va-
giato e unico per la salvezza eterna, s'introduce la possi- lido). Il compito della missione si completava con il man-
bilità d'immaginare qualsiasi stravagante argomento. tenere al sicuro le pecore già riunite nell'ovile, attraverso
la vigilanza e la violenza (la censura e l'Inquisizione).
Ogni volta che nella storia della riflessione teologica si è
dubitato che la Chiesa fosse necessaria per la salvezza, è Il pluralismo religioso era qualcosa che si concedeva pura-
entrata in crisi l'identità della missione. «Se si possono sal- mente «di fatto», non «di diritto», non per volontà di Dio.
vare senza la missione, a cosa serve la missione?», è stato Era cattivo, e pertanto doveva essere combattuto. Il com-
un ritornello ricorrente nella storia fino ai giorni stessi del battere questo indesiderato pluralismo, il desiderio di otte-
Concilio Vaticano II, fino a non più di 40 anni fa. Ciò si nere che «da dove sorge il sole fino al tramonto si offra in
deve al fatto che la maggior parte dell'attività missionaria tutto il mondo u n medesimo sacrificio alla tua divina Mae-
del cristianesimo era fondata sull'errore dell'esclusivismo. stà» 35 , era u n o dei fondamenti teologici della missione.
Fortunatamente questo errore è stato ormai smantellato
nel cristianesimo, sia cattolico che protestante. Oggi, fortunatamente, questo errore teologico è in fase di
superamento e, in concomitanza, lo è anche questo tipo
classico di missione, nemica del pluralismo religioso.
• La visione negativa del pluralismo religioso Abbiamo affrontato 5 elementi teorici che stavano alla ba-
se di questa pratica missionaria che il discernimento sto-
Un altro grave errore è stato alla base della missione mis- rico valuta negativamente. Per motivi di brevità, non ne af-
sionaria classica: la concezione negativa del pluralismo re- fronteremo altri, quali potrebbero essere:
ligioso. Di n o r m a i cristiani h a n n o pensato che il plurali- - il desiderio di portare a tutto il mondo la redenzione ope-
smo religioso fosse cattivo e contrario alla volontà di Dio. rata dalla morte di Gesù;
Non proveniva da Dio stesso, m a dal suo «nemico, che se- - la consapevolezza del cosiddetto «carattere assoluto del
minò di notte la zizzania», e che perciò stesso doveva es- cristianesimo»;
sere combattuto mediante lo sforzo missionario per con-
- la convinzione che «solo Cristo salva»;
- u n a concezione sbagliata di ciò che è la «Gloria di Dio»...

Cristo che noi assolviamo in terra [...] noi le concediamo in perpe- Come si vede, sono fondamenti in crisi, nonostante alcuni
tuo con tutti i loro dominii, città, castelli, siti o villaggi e con tutti i proclamino con troppo zelo e ciecamente la validità asso-
privilegi, le giurisdizioni e dipendenze, a voi e ai vostri eredi e suc- luta della missione, «come sempre», come se nulla fosse
cessori, re di Castiglia e Leon, e noi eleggiamo, investiamo e nomi- cambiato. Quando alcuni fondamenti s'incrinano o scom-
niamo voi, i vostri eredi e i vostri successori, signori di queste terre paiono, può scomparire anche ciò che essi sostenevano.
con pieni, liberi e completi poteri, autorità e giurisdizione» (Ales- Questo è ciò che oggi sta succedendo: non la missione, ma
sandro VI ai Re Cattolici di Spagna, nella Bolla Inter Coetera del 4
maggio 1493; Bullarium Romanum V, pp. 361ss.). sicuramente u n tipo di missione cessa di aver fondamen-
J4 to e significato, e può e deve sparire.
Francesco Saverio, pieno di zelo per la salvezza degli asiatici che
non conoscevano Cristo e che - secondo la sua teologia - andavano
alla condanna eterna, intraprende un lavoro missionario pieno di ze- Vogliamo concludere questa parte con le parole di
lo e urgenza: «In un mese battezzai più di diecimila persone...» {Car- Reinholdt BERNHARDT, che condividiamo: «In questa storia
tas y escritos, Editorial Católica, Madrid 1953, p. 172, dove racconta criminale del cristianesimo, la responsabilità ricade, pre-
in cosa consisteva la sommaria cerimonia del battesimo). Pare che
in un secondo momento cambiò il suo stile missionario. In un'altra
parte del mondo, il francescano Toribio Motolinia informa che fino
35
al 1536 i religiosi della Nuova Spagna (Messico) avevano battezzato Cf. la «Messa per l'evangelizzazione dei popoli» riportata nella se-
cinque milioni di indigeni... zione dei testi antologici.

432 433
cisamente, sull'insieme degli elementi teorici che hanno re- ta all'evangelizzazione, dobbiamo riconoscere che questa
so possibile tale prepotenza» 36 . Le idee, la teologia della non era corretta né è stata storicamente benefica. La mis-
missione, consciamente o inconsciamente, sono state la sione missionaria che crede che la salvezza altrui dipenda
causa di quelle pratiche che oggi riteniamo sbagliate, so- da essa dev'essere abbandonata, perché si colloca in u n a
no state la radice malefica che ha fatto produrre frutti cat- posizione teologica che distorce gravemente il messaggio
tivi all'albero della missione. E se è stata la teologia, anche cristiano.
oggi dev'essere la teologia a sanare quelle radici, perché
l'albero produca buoni frutti.
• N O N È NECESSARIA PER LA PIENA
Fatta questa revisione della storia della missione, tanto nel- SALVEZZA DEI DESTINATARI
la sua prassi come nella sua teoria, siamo nelle condizio-
ni di farci le domande decisive: Questa negativa si riferisce alle posizioni che accettano teo-
- è necessaria la missione? ricamente che ci sia salvezza fuori della Chiesa, ma nella
pratica la riducono a minimi inaccettabili, con l'afferma-
- che missione è valida oggi? re che la religione dei non cristiani è solò u n a «prepara-
zione evangelica», una «religione naturale», qualcosa che
D. È necessaria la missione missionaria? è chiamato ad essere portato a pienezza dal cristianesimo,
poiché in realtà la sua situazione salvifica è «gravemente
Si può dare una risposta a tre diversi livelli. deficitaria». Teoricamente, ammettono che non sarebbe
necessaria la missione per il sì o il no della salvezza, ma
• N O N È NECESSARIA PER LA SALVEZZA DEI DESTINATARI certamente lo sarebbe per una salvezza degna o piena.
Ancora nel 1949, il «Sant'Ufficio» della Chiesa Cattolica ri- All'attuale livello dobbiamo affermare che, salvificamente
teneva ufficialmente «infallibile» l'enunciato che «fuori del- parlando, Dio non ha e non ha mai avuto preferenza di
la Chiesa non c'è salvezza» 37 , però contemporaneamente persone e di popoli, che «Dio accetta e accoglie chiunque
gli applicava le già accennate interpretazioni che rendeva- ama e pratica la giustizia a qualunque nazione apparten-
no alquanto possibile la salvezza fuori della Chiesa. Ebbe- ga», che in materia di salvezza non ci sono «popoli eletti
ne, questa salvezza che avveniva fuori della Chiesa era con- per essere salvatori» di altri «popoli scelti per essere la-
siderata come eccezione, come anormalità dentro il piano sciati in situazioni gravemente deficitarie di salvezza». Nes-
di Dio. Oggi, quando invece riconosciamo che questa sal- suno si trova in u n a condizione di sostanziale inferiorità
vezza extraecclesiale è il «cammino ordinario della salvez- per la salvezza.
za», dobbiamo riaffermare rotondamente che non è né mai
è stato certo che fuori della Chiesa n o n ci fosse salvezza, Anche in questo caso dobbiamo dire che la missione mis-
e non è verità né lo è mai stata che la missione missiona- sionaria che crede di portare la pienezza della salvezza a
ria fosse necessaria per la salvezza dei non cristiani. destinatari che soffrono di un grave deficit di possibilità di
salvezza, si trova anch'essa in u n a posizione teologica che
Valorizzando e altamente a m m i r a n d o la fede e l'eroismo distorce gravemente il messaggio cristiano.
missionario di tanti uomini e donne che, mossi da questa
opinione teologica, h a n n o dedicato il meglio della loro vi-
• Sì, È NECESSARIA PERCHÉ TUTTE LE RELIGIONI -
ANCHE QUELLA CRISTIANA - GIUNGANO ALLA PIENA
36 SALVEZZA E ALLA PIENA SUA CONOSCENZA
H. Bernhardt, La pretensión de absolutez del cristianismo, Desclée,
Bilbao 2000, pp. 315-316.
37
Nella citata lettera del Sant'Ufficio all'arcivescovo Cushing, di Bo- Il motivo è nella dimensione infinita del Mistero di Dio e
ston. della sua inesauribile ricchezza, e nella sovrabbondanza

434 435
delle sue manifestazioni. Sebbene Dio, da parte sua, si ri- realmente la stessa e se tra di esse c'è vera continuità. A noi
veli e consegni completamente, da parte nostra nessuna re- ciò che pare decisamente importante è che la nuova sia real-
ligione è capace di accoglierlo e riceverlo debitamente. D'al- mente l'unico volto che la missione deve rivestire oggi e
tro canto, Dio si è manifestato in modi così vari e mul- nell'immediato futuro.
tiformi a così tanti popoli che è impensabile che una reli-
gione possa accumulare in se stessa tutto ciò che l'insieme
delle religioni hanno potuto captare di Lui. È impensabi- E. Quale missione, dunque, oggi?
le di principio che u n a religione stia includendo tutto il mi-
stero di Dio e non abbia niente da imparare dalle altre 38 . • Una missione che accetti sinceramente e conseguente-
mente che fuori della Chiesa c'è Salvezza, che fuori di es-
Secondo questi principi teorici, la missione missionaria, sa c'è molta Salvezza, e che si tratta di u n a Salvezza auto-
(ogni missione missionaria, anche quella che potremmo ri- noma e indipendente dalla Chiesa, nelle mani di Dio sol-
cevere noi da parte di altre religioni), ha senso ed è ne- tanto.
cessaria per la pienezza salvifica tanto dei missionari che
dei missionandi, tanto di una religione come di un'altra. • Una missione che si autocomprenda su fondamenti teo-
Questa argomentazione non solo avvalla la missione clas- logici nuovi. Che porti u n messaggio religioso interamen-
sica (l'invio di alcuni missionari di una religione ad alcu- te ricostruito su u n nuovo paradigma. Che superi l'esclu-
ne comunità di un'altra) ma vale anche per il dialogo in- sivismo e l'inclusivismo che sono serviti da fondamenta su
terreligioso, che p u ò costituire u n vero scambio delle di- cui è stato costruito tutto l'edificio della vecchia com-
verse «pienezze di salvezza» di ogni religione, senza mis- prensione del cristianesimo. Oggi si può fare u n a missio-
sionari e missionandi, bensì mediante rappresentanti del- ne accettabile solo da una teologia pluralista.
le diverse religioni per lo scambio del dialogo religioso. • Una missione che non creda di andare in u n luogo di mis-
Forse siamo giunti a un'epoca in cui piuttosto che inviare sione che sia un «vuoto soteriologico», u n luogo abban-
missionari a un'altra religione è meglio far in modo che si donato dalla mano di Dio, u n popolo emarginato dall'af-
stabilisca u n dialogo interreligioso tra le due religioni, u n o fetto di Dio, non eletto, messo in secondo piano di fronte
scambio di doni ed esperienze religiose. Perché ormai non ad altri popoli, o, semplicemente, lasciato alle sue «cre-
si tratta di andare a salvare né a migliorare i deficit salvi- denze», in u n grave «deficit salvifico». Che sia convinta che
fici di nessuno, m a di offrire e ricevere, di condividere e la Storia della salvezza oltrepassa i limiti della sua religio-
mutuamente arricchirci con le esperienze religiose di cia- ne e non lascia alcun luogo u m a n o sguarnito della sua Gra-
scuna parte. zia. Che riesce a contemplare la presenza della Storia del-
Con questo stiamo dicendo che la missione continua ad ave- la salvezza in quel popolo, da sempre, e in pienezza.
re un significato e ad essere valida e perfino necessaria, se- • Una missione che non creda di doversi realizzare in un
gnalando però al contempo che stiamo parlando di una nuo- «vuoto evangelico», senza una Buona Novella che Dio ha
va forma di missione 39 . C'è u n a missione che non ha più dato, in molti modi, anche al popolo missionando, in altri
senso e che deve morire, per resuscitare in un nuovo tipo di tempi 40 e anche adesso. Una missione che cerchi di ascol-
missione. Forse per alcuni la vecchia missione risulterà ir- tare la Buona Novella di questo popolo, che chieda ^ a n -
riconoscibile nel volto della nuova. Altri discuteranno se è nuncio» della Buona Novella che questo popolo può co-
municarle, e che l'accolga in modo reverente e fruttuoso.
Che valorizzi la rivelazione di Dio alle altre religioni e con-
38
Benché sia logico che, nel caso concreto di una determinata reli-
gione, potrebbe essere vero.
39
Poi, più in là, concretizzeremo questa nuova forma con più detta-
40
gli- Eb 1,1.

436 437
cretamente al popolo al quale è inviata. Che non guardi le rio d'incontrare, conoscere e accogliere la religione dell'al-
Sacre Scritture di questo popolo come «letteratura reli- tro e d'«irreligionarsi» 43 in essa: accettare e scoprire con
giosa» molto venerabile, m a come vera Parola di Dio, di gioia la capacità dell'altra religione di mediare il proprio
Colui che parla e soffia dove vuole e come vuole. rapporto col mistero di Dio. Che l'obiettivo della missione
sia «il reciproco arricchimento e la comunione nello spi-
• Una missione che abbia un'estrema attenzione per di- rito con i membri di altre fedi»44.
stinguere ciò che sono la fede, la religione e la cultura, per
• Una missione che non sia verticale, dall'alto al basso (pa-
non confonderle né aggredirle neppure involontariamen-
ternalista, da forte a debole, da colonizzatore a colonizza-
te. Che cerchi di conoscere, il meglio possibile, la cultura
to, da persone colte a popolo incolto, da istituzioni che pos-
del suo popolo, per assumerla e farla propria, inculturan-
sono sprecare mezzi a comunità povere, da chi ha la sal-
dosi e inculturando la religione e la fede che desidera con-
vezza a chi non la possiede...), m a che sia orizzontale e bi-
dividere. Che non imponga «cultura straniera» come Van-
direzionale: tra eguali, tra religioni di uguale dignità, non
gelo né come religione.
solo per dare ma anche per ricevere, dove nessuna delle
• Una missione che non pretenda di convertire gli altri: né parti abbia quei grossi pregiudizi di autosufficienza che
come obiettivo fondamentale e neppure come obiettivo 41 . rendono impossibile il dialogo 45 ...
Che stando così impostate le cose, la conversione sia un'ec- • Una missione che non pretenda di servire prima di tut-
cezione, e che, in ogni caso, sia possibile una conversione to la religione e le sue istituzioni o Chiese, m a la Vita (che
in ciascuna delle due direzioni. Che, di norma, non si aspet- include la religione m a la supera). Che non voglia tanto fa-
ti maggiori conversioni al cristianesimo di quante se ne po- re chiesa... quanto costruire il Regno nel Mondo e nella
trebbero verificare anche in senso contrario. Che l'unica Storia. La principale forma di missione missionaria conti-
conversione che si pretenda e si cerchi sia, realmente, la n u a a essere l'esercizio della grande missione delle reli-
conversione di tutti a Dio e alla sua volontà, andando ver- gioni: l'utopia del Regno, che inizia con la cura e il poten-
so di Lui tutti «per i molti cammini di Dio»42- ziamento della Vita. Così la missione missionaria s'iscri-
• Una missione che sia mossa anche da un sincero deside- verà dentro e in rapporto diretto con la grande missione
delle religioni.

41
• Una missione nella quale l'annuncio di Gesù Cristo sia
Nell'era delle missioni, che coincise con l'era della conquista del solo la metà del processo, essendo l'altra metà la ricezio-
mondo da parte dell'Occidente, la vocazione missionaria della Chie-
sa si polarizzò sulla conversione dei non cristiani. Nell'era dell'ecu-
menismo interreligioso, invece, questa stessa vocazione dovrà cen-
trarsi sulla testimonianza del Regno, che è sempre più in là delle fron- 43
Torres Queiruga, A., Cristianismo y religiones: «Inreligionación» y
tiere visibili della Chiesa... (Geffré, Claude, Para un cristianismo mun- cristianismo asimétrico, in Sai Terrae 997 (gen. 1997) pp. 3-19; e in
dial, in Selecciones de teologia 151/38 (1999) p. 213); ID, La mission RELaT241.
comme dialogue de salut, citato da F. Teixeira, Teologia das religiòes, 44
J. Dupuis, Diàlogo inter-religioso, in Dicionàrio de Teologia Funda-
Paulinas, Sào Paulo 1995, p. 226; anche Teixeira, ibidem, p. 227, no- mental, Vozes/Santuàrio, 1994, pp. 232-234.
ta 442). 45
«Quando uno degli interlocutori nel dialogo insiste - per quanto
42
Potremmo prendere l'esempio di Swami Vivekananda mentre si ri- cortesemente e delicatamente lo faccia -, sul fatto che è lui che pos-
volgeva al Parlamento mondiale delle religioni: «Voglio forse che i siede la normativa e l'ultima parola, questo dialogo può solo andare
cristiani si facciano indù? Dio me ne liberi. Desidero forse che gli a finire come la faccenda del gatto col topo» (Knitter, P., La teologia
indù o i buddisti si facciano cristiani? Dio non voglia. Il cristiano non de las religiones en el pensamiento católico, in Concilium 203 (gen.
deve farsi indù o buddista, né l'indù o il buddista devono farsi cri- 1986) p. 128. «Se il cristianesimo è la verità definitiva, la rivelazione
stiani. Ognuno di loro deve assimilare gli altri e contemporaneamente assoluta di Dio all'umanità, non resta che una strada per le altre re-
preservare la propria individualità e crescere» (Barrows J.H., The ligioni: convertirsi al cristianesimo. Di fatto, siamo di fronte al dia-
World's Partiament of Religions, voi. I, Publishing Co., Chicago 1983, logo tra l'elefante e il topo» (Henri Maurier, Théologie des religions
p. 170). non chrétiennes, in Lumen Vitae 31 (1976) p. 89.

438 439
ne dell'annuncio che l'altra religione deve fare a noi cri- mente minoritaria: u n o scarso 2% delle masse del Conti-
stiani per condividere la sua ricchezza. nente, tenendo conto che u n a b u o n a metà di questa po-
polazione cristiana si trova nelle Filippine, paese che nel
• Una missione decisa a inculturarsi e a irreligionarsi. suo processo di cristianizzazione si è visto obbligato a per-
Stiamo sognando troppo? Non più di ciò che il Vangelo so- dere le sue radici asiatiche. L'Asia nel suo insieme ha ri-
gna. Alcuni diranno che questo è utopico e impossibile. Ri- fiutato il cristianesimo, per secoli. È del tutto normale par-
spondiamo: non più del Vangelo stesso. Sentiamo questo lare del fallimento storico del cristianesimo in Asia48. Le
modello di missione come quello che ci chiede oggi il Van- Chiese che sono in Asia sono Chiesa «in Asia», non
gelo, all'altezza della prospettiva storica e teologica che ab- «dell'Asia»; si tratta molte volte di «rami asiatici di Chiese
biamo raggiunto. locali di Roma, Inghilterra...» 49 .

E certo che muoversi verso questo tipo di missione può si- Il cristianesimo è stato rifiutato in Asia, non solo perché
gnificare una conversione con rischio: abbandonare ogni non si è inculturato, m a anche perché non si è «irreligio-
proselitismo, smettere di credere nella forza, rinunciare al- nato». Non si è inculturato, come invece ha fatto in Euro-
lo spiegamento dei mezzi nella missione... Può implicare pa, dove ha assunto la cultura romana e la filosofia greca.
l'opzione per la qualità e il rischio di perdita sul piano nu- Non si è irreligionato, come ha fatto per esempio in Asia
merico 46 . Forse, almeno per qualche tempo, l'atteggiamento il buddismo, che u n a volta fuori dal suo ambiente origi-
da assumere dovrà essere quello che suggeriva Bonhoef- nario, si è trasformato assumendo la religiosità dei luoghi
fer: «La Nostra Chiesa, che in questi anni ha lottato solo dov'è stato portato.
per la propria sopravvivenza, come se essa fosse il suo fi-
ne, è incapace di essere portatrice, per gli esseri umani e In America il cristianesimo né si è inculturato né si è irre-
per il mondo, della parola che riconcilia e redime. Per que- ligionato: semplicemente ha invaso, si è impiantato e ha
sto le parole di altri tempi devono tacere, e il nostro esse- completato con la «conquista spirituale» la conquista ma-
re cristiano consisterà solo in due cose: pregare e pratica- teriale portata a termine dagli imperi cristiani. Ha preso il
re la giustizia» 47 . posto delle religioni aborigene, le ha perseguitate e sradi-
cate 50 .
In Africa è accaduta la stessa cosa, anche se, essendo av-
F. LA MISSIONE IN ASIA: UN FALLIMENTO ISTRUTTIVO venuta più tardi, la materialità dell'espansione non si è rea-
lizzata con una conquista pura e dura, m a con strutture
Dopo quattro secoli di sforzi missionari, la presenza del colonialiste. Come mai la penetrazione cristiana che si è
cristianesimo in Asia è quantitativamente e qualitativa- verificata in Africa non si è verificata in Asia? Perché in
Asia il cristianesimo ha affrontato non religioni cosmiche,
46
La grandezza quantitativa delle chiese cristiane esistenti oggi si de- 48
ve, in buona parte, al fatto che nei secoli in cui si formò storicamente Voci autorizzate annunciano che tale fallimento continuerà: «L'Asia,
la cristianità, si ebbe una negazione sistematica dei diritti fonda- come indicano chiaramente le circostanze, sarà sempre un continente
mentali di libertà di coscienza e di religione. A mantenere una si- non-cristiano» (Aloysius Pieris, El rostro asiatico de Cristo, Sigueme,
tuazione di inflazione del numero statistico dei cattolici contribuisce Salamanca 1988, p. 52). Non pensava lo stesso Giovanni Paolo II che,
il costume (rinforzato dal codice di diritto canonico) di battezzare i nella Ecclesia in America, auspicava che il terzo millennio fosse quel-
bambini nella prima infanzia. Pertanto, la diminuzione numerica dei lo della grande raccolta cristiana in questo vasto continente (n. 1).
cristiani non è un problema fondamentale. Il problema è migliorare Nella Commissione vaticana per l'America Latina pensano inoltre che
la qualità (XIX Congresso di Teologia di Madrid, 9-12 sett. 1999, El «L'America Latina è chiamata a rievangelizzare l'Europa e ad evan-
cristianismo ante el siglo XXI). gelizzare l'Asia» (Cf. Bollettino ufficiale della Diocesi di Colón-Kuna
47 Yala, 36 (die. 2000) p. 11).
Letters and Papers from the Prison (The Enlarged Edition), SCM
49
Press, London 1971, p. 300. Ibid., p. 74.

440 441
ma metacosmiche 5 1 . Da una parte è giunto troppo tardi 52 ; zione sociologica, con la sua propria «hybris» e «concupi-
dall'altra si è presentato inestricabilmente unito con la cul- scenza», la sua preoccupazione di dominio e sopravviven-
tura greco-latina e radicalmente contrario a ogni «irreli- za, il suo autocentramento, la lotta per il potere, per il pre-
gionazione». I teologi asiatici confermano che questo è ciò stigio, per la sua propria coesione e forza... Questo fatto-
che sta alla base del secolare fallimento storico del cri- re si è verificato soprattutto nel cristianesimo cattolico,
stianesimo in Asia. Quali potrebbero essere le cause di que- che, come si sa, è la religione del mondo che ha acquisito
sti atteggiamenti? u n a maggiore dimensione e dinamica istituzionale socio-
logica centralizzata. Per secoli la Chiesa cattolica non ha
a) Prima di tutto, la mancanza di chiarezza storica per di- consentito il più piccolo adattamento, inculturazione o
stinguere tra «fede, cultura e religione». Non possiamo ne- reinterpretazione, mantenendo la sua unità dottrinale, teo-
gare che la chiara distinzione che oggi stiamo acquisendo logica e liturgica come u n valore non negoziabile. Con ciò,
tra questi concetti è u n risultato delle scienze ermeneuti- consciamente o inconsciamente, assicurava la sua unità
che, che stiamo appena iniziando a comprendere. mondiale, la sottomissione asiatica al centro romano e la
coesione e forza dell'istituzione. O questo pretendeva.
b) D'altra parte, ha giocato indubbiamente un ruolo pre-
ponderante l'esacerbata consapevolezza dell'«esclusivi- Non è ciò che pretese Costantino per il suo impero nel con-
smo» che ha caratterizzato il cristianesimo. Come abbia- vocare i vescovi al concilio di Nicea e dare origine al pro-
mo detto nelle lezioni precedenti, tutte le religioni consi- cesso della costruzione del dogma cristologico unico? Per
derano se stesse «la vera religione», come frutto di u n mec- evitare la rovina dell'Impero Romano, Costantino non si
canismo spontaneo delle condizioni stesse della conoscen- convertì, m a utilizzò il cristianesimo per sostituire la reli-
za religiosa storica dell'umanità. Succede però che il cri- gione romana, che era in evidente decadenza, e assicura-
stianesimo abbia avuto «motivi maggiori» per considerar- re con esso la minacciata unità dell'impero. Il finale del
si la religione esclusiva, come, per esempio, l'essersi con- processo già lo conosciamo: Costantino riuscì a rinforza-
siderato «l'unica religione fondata da Dio in persona» 53 . re l'impero, ottenne che il cristianesimo si convertisse nel-
Ciò ha fatto sì che si sia considerato sacro in tutti e cia- la sua «religione di stato» e risultò legittimato come luo-
scuno dei suoi elementi, intoccabile nelle sue formule dog- gotenente terreno dell'autorità dell'unico Dio e di suo Fi-
matiche (sebbene appartenenti chiaramente alla cultura glio Gesù Cristo. Non fu Costantino che si convertì, ma il
grecolatina), impossibile ad essere «contaminato» da ele- cristianesimo che si convertì di fatto in u n a religione im-
menti «pagani» di altre religioni. periale, non solo materialmente, m a anche formalmente,
in quanto assunse le caratteristiche imperiali e imperiali-
e) Però, senza dubbio, possiamo anche identificare come ste (impositivo, intollerante di ogni alterità, persecutore di
una delle cause, forse inconscia, il suo interesse sociologi- altre religioni, rivendicatore della propria esclusiva, espan-
co come istituzione. La religione, soprattutto quando pren- sionista, conquistatore, livellatore di culture, sprezzante
de forma di «Chiesa», si costituisce di fatto come istitu- con le religioni...).
Questo taglio imperiale del cristianesimo proviene dalla
50 sua stessa nascita (che avvenne realmente nei secoli IV e
Siller, Clodomiro, El monoteismo indigena, in «Teologia India», to-
mo II, Abya Yala, Quito 1994, p. 94. V, n o n prima) ed è completamente estraneo allo stile di
51
«Post-assiali» diremmo nel linguaggio della lezione 19 a . Gesù di Nazareth. Questo stile, che lo ha accompagnato
52
Pieris riflette lungamente sull'impossibilità che una religione me- per 17 secoli, non è forse u n atteggiamento da cui deve an-
tacosmica ne rimpiazzi un'altra già penetrata in un gruppo umano cora convertirsi? Non è per questo atteggiamento impe-
(Hay sitio para Cristo en Asia?, in Concilium 240, apr. 1993, pp. 55- rialista (derivante dalla sua configurazione definitiva, nel
74). IV secolo), che è stato rifiutato nei luoghi in cui non è riu-
53
Cf. John Hick, La metàfora de Dios encarnado, Abya Yala - Agen-
da Latino-americana, Quito 2004. scito a imporsi con la forza, per esempio in Asia?

442 443
Non sarà dunque questo fallimento storico del cristianesi- lativismo religioso che porta a ritenere che una religione va-
mo in Asia, debitamente analizzato, a rivelarci la necessità le l'altra'. Se è vero che i seguaci delle altre religioni posso-
di u n cambiamento? E cioè: no ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamen-
- una conversione radicale del cristianesimo, che signifi- te si trovano in una situazione gravemente deficitaria se pa-
chi u n abbandono sincero di questo stile imperialista; ragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pie-
- una conversione sincera al pluralismo religioso, cioè, u n a nezza dei mezzi salvifici. [...] La missione ad gentes anche
convinta accettazione del valore delle altre religioni, della nel dialogo interreligioso "conserva in pieno, oggi come sem-
presenza piena di Dio in esse e pertanto del loro carattere pre, la sua validità e necessità". La Chiesa infatti, guidata
di mediazioni dell'incontro con Dio; dalla carità e dal rispetto della libertà, dev'essere impegna-
- u n a cessazione della «missione imperialista», cessazione ta primariamente ad annunciare a tutti gli uomini la verità,
di ogni atteggiamento missionario che non rinunci a im- definitivamente rivelata dal Signore, ed a proclamare la ne-
porre cultura, che non sia rivestito di uno zelante rispetto cessità della conversione a Gesù Cristo e dell'adesione alla
per la religione dell'altro, che non rinunci al sogno di con- Chiesa attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti, per par-
quistare il mondo; tecipare in modo pieno alla comunione con Dio Padre, Fi-
- un rinnovamento totale della missione missionaria cri- glio e Spirito Santo» (Dominus Jesus, 2000, n. 22).
stiana, conforme al nuovo paradigma che abbiamo più so-
pra descritto.
• Alessandro VI autorizza e raccomanda
Il futuro ormai non è la missione classica, la «conquista contemporaneamente la conquista e la missione
spirituale», il dominio del mondo da parte di u n a istitu-
zione ecclesiastica, il sottomettere tutte le anime a Cristo «Per quanto i vostri summenzionati inviati poterono giu-
e il trionfo della religione cristiana su tutte le religioni del- dicare, questi popoli abitanti le suddette isole e terre cre-
la terra. Questo cammino si è rivelato teoricamente im- dono in u n Dio-Creatore in Cielo; essi vengono giudicati
praticabile, e concretamente è da tempo in u n vicolo cie- atti a ricevere la fede cattolica ed i buoni principii [...] E
co, non solo in Asia. nelle isole e terre scoperte si trovano oro spezie e altre co-
Il futuro è il dialogo religioso. Non come mezzo né come se preziose di vario genere e qualità. [...] voi avete deciso
strategia, ma come valore in se stesso. Dialogo come aper- di sottomettere le dette terre ed isole, e i loro abitanti e in-
tura del cuore della nostra religione e come accoglienza digeni, col favore della divina clemenza, e di condurli alla
della religione dell'altro. Lasciando allo Spirito la respon- fede cattolica. [...] esclusivamente per la nostra liberalità,
sabilità di portarci dove vuole Lui, dove per il momento sicura conoscenza e pienezza del potere Apostolico, per
non sappiamo. l'autorità dell'Onnipotente Iddio conferitaci nella persona
di san Pietro, e per il Vicariato di Gesù Cristo che noi as-
solviamo in terra [...] noi le concediamo in perpetuo con
II. Testi antologici tutti i loro domini, città, castelli, siti o villaggi e con tutti
i privilegi, le giurisdizioni e dipendenze, a voi e ai vostri
• Non cristiani: in una situazione gravemente deficitaria eredi e successori, re di Castiglia e Leon, e noi eleggiamo,
investiamo e nominiamo voi, i vostri eredi e i vostri suc-
«Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che cessori, signori di queste terre con pieni, liberi e completi
la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza poteri, autorità e giurisdizione» (Alessandro VI ai Re Cat-
di tutta l'umanità (cf. At 17,30-31 ). Questa verità di fede nien- tolici di Spagna, nella Bolla Inter Coetera del 4 maggio 1493 ;
te toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mon- Bullarium Romanum V, pp. 361 ss.).
do con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radical-
mente quella mentalità indifferentista 'improntata a un re-

444 445
• Nicola V e i pagani Considerando [...] che il fine che cercano dette associa-
zioni è portare l'idea francese proprio alle colonie, proprio
«I regni, contadi, ducati, principati e altri domini, terre e ai paesi stranieri, dove la loro azione morale collabora con
campi in possesso dei [...] saraceni, pagani e infedeli e ne- l'azione civilizzatrice dei governi...
mici di Cristo [...] per l'autorità apostolica vi conferiamo Esprime il seguente voto:
la piena e libera facoltà d'invaderli, conquistarli, soggiogar- Che il governo permetta alle congregazioni di tutti gli or-
li e ridurli in perpetua servitù, così come coloro che in es- dini e di tutte le religioni il reclutamento in Francia di no-
si abitano» (Breve Divino amore communiti, di Nicola V vizi destinati alla colonizzazione francese o straniera, che
ad Alfonso re del Portogallo, del 16 giugno 1452) diverranno nel mondo propagatori dell'idea e dell'influen-
za morale e commerciale francese» (COMBY, Jean, La Hi-
• La schiavitù non è una disgrazia storia de la Iglesia, Verbo Divino, Estella 1992, p. 152).
«La vostra schiavitù non è una disgrazia; è piuttosto u n
gran miracolo, perché i vostri padri sono nell'inferno per
tutta l'eternità, mentre voi vi salverete grazie alla schia- • Messa per l'evangelizzazione dei popoli
vitù» (VIEIRA, Antonio, Sermào dècimo quarto (1633), in
Sermóes, voi. 4, tomo 11, n. 6, Elio & Irmào, Porto 1959, Messa approvata nel 1787 per tutte le missioni.
p. 301). Orazione colletta: O Dio, che vuoi che tutti gli uomini si sal-
vino e giungano alla conoscenza della verità. Invia, te lo
chiediamo, operai per la tua messe e concedi loro di pre-
• La Camera di commercio di Le Havre e i missionari (1904) dicare con completa fiducia la tua parola, perché si esten-
da e sia accettata, e tutti i popoli conoscano te come uni-
«La Camera di Commercio di Le Havre... co vero Dio, e colui che ci hai inviato, tuo Figlio Gesù Cri-
sto nostro Signore.
Considerando che, se si deplora la poca fretta dei francesi Orazione sulle offerte: Guarda, Signore, il volto del tuo Cri-
di stabilirsi in quei paesi lontani per stabilire lì il com- sto, che si consegnò alla morte per redimere tutti noi; e fa'
mercio e l'industria, i nostri missionari al contrario non che attraverso la sua mediazione sia glorificato il tuo no-
vacillano a espatriare perfino verso i paesi meno civilizza- me nelle nazioni da dove sorge il sole fino al tramonto, e
ti, dove fanno apprezzare le loro dottrine morali, qualun- si offra in tutto il mondo uno stesso sacrificio alla tua di-
que sia la loro religione di appartenenza... vina Maestà. Per Gesù Cristo nostro Signore.
Considerando che questi missionari sono allo stesso tem- Orazione dopo la comunione: Fortificati, Signore, dal ban-
po veri agenti di propaganda dell'idea francese in questi chetto della nostra redenzione, ti chiediamo che, per que-
paesi, dove in aggiunta portano u n prezioso aiuto ai nostri sto aiuto di eterna salvezza, cresca senza sosta nel mondo
agenti commerciali e diplomatici, senza che si possa ne- la vera fede. Per Gesù Cristo nostro Signore.
gare che questi rappresentanti della nostra civiltà hanno
fatto conoscere e amare la Francia da secoli...
Considerando che nel momento attuale ci sono ancora re- III. Attività raccomandate
ligiosi e religiose francesi che educano le classi elevate di
Giappone, China e Siam, dove sono quasi gli unici rap- • Mettersi in contatto con qualche missionario o comunità
presentanti della nostra lingua, mentre l'insegnamento del- missionaria e interrogarli sulle loro motivazioni...
la lingua inglese domina e finirà per sostituire completa- • Fare u n «discoforum» sulla «Missa da terra sem males».
mente il francese... • Leggere attentamente il testo delle preghiere della mes-
Considerando che con alcuni di questi missionari, essen- sa per l'evangelizzazione dei popoli e fare u n commento
do state sciolte le loro congregazioni, scomparirà questo teologico:
elemento di influenza francese in questi paesi...
446 447
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r a fede», «tutti i p o p o l i ti c o n o s c a n o c o m e u n i c o v e r o Dio», anos, Libros Digitales Koinonia (in <http://www.servicio-
«colui c h e ci h a i i n v i a t o , t u o Figlio», «che si c o n s e g n ò al- skoinonia.org/LibrosDigitales/LDK/LDKl.pdf>).
la m o r t e p e r r e d i m e r e t u t t i n o i » , «si offra i n t u t t o il m o n -
d o u n o s t e s s o sacrificio alla t u a d i v i n a M a e s t à » , «il b a n -
c h e t t o della n o s t r a r e d e n z i o n e » .
- P r e n d e r e l a frase d e l poster « T u t t e le r e l i g i o n i s o n o v e r e .
Il p r o s e l i t i s m o è p e c c a t o » e c o m m e n t a r e la s e c o n d a p a r t e .
S e g n a l a r e le differenze e le s o m i g l i a n z e t r a m i s s i o n e e p r o -
selitismo.

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448 449
Capitolo ventiduesimo Potremmo dire che questo processo d'intensificazione dei
rapporti sociali e dell'ampliamento delle loro capacità, è
Mondializzazione e religioni sempre avvenuto lungo il corso della storia umana, anche
se negli ultimi secoli ha cominciato a raggiungere, poco a
poco, la totalità del globo. Il primo grande impulso verso
una effettiva mondializzazione planetaria, avviene nel se-
colo XV e XVI quando - grazie alla creazione di nuovi e
potenti mezzi di trasporto (la caravella) - si creano le con-
La nuova situazione del mondo, mondializzata, è stata pre- dizioni che permettono l'espansione del capitalismo euro-
sente in tutte le nostre precedenti riflessioni, ma data l'im- peo verso l'Africa, l'Asia e l'America tramite la navigazio-
portanza attuale di questa prospettiva conviene metterla ne oceanica. Nel secolo XIX c'è u n nuovo impulso con il
espressamente a tema. Questa mondializzazione in corso, do- ciclo del colonialismo europeo verso l'Africa e l'Asia.
ve porterà le religioni? Quali saranno le nuove tappe del cam- Ma è nel secolo XX che, grazie alle nuove tecnologie dell'in-
mino? E in esso, quale ruolo corrisponde alle religioni? In dustria, dei trasporti e soprattutto con la rivoluzione delle
questa lezione vogliamo confrontare il tema delle religioni comunicazioni, l'unificazione del mondo si accelera in mo-
con quello della mondializzazione. do esponenziale. In questo lungo e ininterrotto processo,
solo negli ultimi 15 anni possiamo localizzare ciò che i neo-
liberali chiamano «globalizzazione», che non è altro che
I. Per sviluppare il tema u n aspetto parziale, riferito fondamentalmente alla unifi-
cazione planetaria dei capitali finanziari, che viaggiano da
// fenomeno vecchio e nuovo della mondializzazione u n capo all'altro del mondo grazie alla facilità delle co-
municazioni telematiche libere da ostacoli per il movi-
La parola di moda «globalizzazione» è, come si sa, equi- mento dei capitali, con tutte le conseguenze che si verifi-
voca. Sebbene molti la utilizzino nel senso onnicompren- cano intorno a questo fenomeno centrale.
sivo di «mondializzazione», è meglio che ricordiamo il suo
significato originale, che non è altro che il nome che il neo- Sociologicamente parlando, la mondializzazione consiste
liberismo attuale ha dato al proprio processo di espansio- quindi nella trasformazione della sociabilità umana: grup-
ne dei capitali dopo la fine della guerra fredda. Questa «glo- pi umani che da sempre sono vissuti in società separate e
balizzazione» è u n eufemismo per designare qualcosa di sconosciute l'una all'altra, sono travolti da questo proces-
meno degno se lo chiamiamo con il proprio nome: il pro- so che li pone in relazione e li fa reciprocamente conta-
cesso di conquista dei mercati, di dominazione delle eco- minare, con la comparsa di «connessioni sociali» nuove,
nomie periferiche, di accumulo e concentrazione della ric- ogni volta più forti e ampie. L'articolazione di tutte queste
chezza, dell'«americanizzazione» 1 e imposizione culturale connessioni sta generando poco per volta una società mon-
statunitense e del primo mondo in generale. La «mondia- diale unificata. Una volta di più abbiamo l'impressione di
lizzazione», da parte sua, è un fenomeno molto più ampio star tutti vivendo non solo nel medesimo pianeta ma real-
e antico, che si riferisce al processo di unificazione e con- mente in «uno stesso mondo», in una stessa società mon-
centrazione del m o n d o in sistemi sociali ogni volta più am- diale e mondializzata.
pi, che si avvicinano ogni volta di più alle dimensioni stes-
se del pianeta. Gli aspetti economici di questo processo - visto soprattut-
to dalla prospettiva della «globalizzazione» neoliberale -
sono i più conosciuti. Ci sono, però, altri aspetti all'inter-
no della mondializzazione? E concretamente: che effetto
1
John Galtung, La llaman globalización... pero es norteamericaniza- ha questo processo di mondializzazione sulla religione e
ción, Agenda Latinoamericana 2002, p. 169. sulle religioni? È ciò che studieremo in questo capitolo.

450 451
/. La mondializzazione obbliga le religioni a convivere tro» dell'attuale società mondiale, si riflettono i movimen-
ti della periferia. Ciò che lì avviene è ciò che avverrà poi
Nel XX secolo, soprattutto nella seconda metà, il mondo in tutte le parti del mondo. L'unificazione di tutte le so-
si è trasformato radicalmente e ha collocato le religioni in cietà del mondo, per effetto della mondializzazione, fa sì
u n o scenario totalmente diverso. Possiamo vedere dati si- che, come negli Stati Uniti, le religioni del mondo siano
gnificativi comparando gli USA del 1983, quando si cele- entrate definitivamente in contatto, u n contatto massiccio,
brò il Parlamento Mondiale delle Religioni del Mondo, al- intenso e inevitabile 5 . Non possono ignorarsi. Non posso-
la sua prima edizione, a Chicago, con gli USA di oggi. no non vedersi tutti i giorni. E, volenti o no, sono obbli-
gate a «vivere in società», a convivere, a paragonarsi, a con-
Al Parlamento delle Religioni del 1983 non era presente al- frontarsi e a contaminarsi reciprocamente.
cun praticante dello zoroastrismo, ma oggi negli Stati Uni-
ti ci sono 10.000 seguaci di Zaratustra. In quel Parlamen-
to i musulmani poterono essere rappresentati solo da un 2. La mondializzazione provoca un «intradialogo»
unico delegato - convertito dall'anglicanesimo - mentre og- nelle religioni
gigiorno solo in Chicago ci sono 250.000 musulmani e in
tutto il paese sono più degli episcopaliani, dei presbiteria- Questo confronto delle religioni non avviene per aria, né tra
ni e degli ebrei. Inoltre, u n solo delegato del giainismo riu- le autorità istituzionali delle religioni, quanto piuttosto nel
scì a partecipare al Parlamento del 1983, mentre oggi il cuore degli aderenti a ogni religione, che si vedono messi
giainismo ha 70.000 seguaci negli Stati Uniti. Se la dele- a confronto dalla presenza delle altre religioni. Da sempre,
gazione indù risultò allora essere un'attrazione esotica, che e fino a ieri, ogni religione si è presentata ai suoi seguaci
richiamò fortemente l'attenzione della stampa, oggi gli indù come l'«unica» verità e a volte come l'unica esistente. Nel-
sono negli Stati Uniti più di 1 milione, di cui 100.000 l'ambito dell'isolamento delle religioni, questa pretesa era
nell'area della grande Chicago. Se un buddhista come Ana- accolta con sottomissione dai propri «fedeli», che non co-
garika Dharmapala provocò ancora stupore, come una fi- noscevano praticamente nessun'altra religione. Ora, in que-
gura di richiamo per la sua religione, oggi negli Stati Uni- sta obbligata convivenza che la mondializzazione impone,
ti si contano più di 4 milioni di buddhisti, di cui 155.000 i credenti scoprono che la propria religione non è l'unica,
in Chicago, esistono 28 organizzazioni buddhiste diverse conoscono persone di altre religioni, le vedono piene di amo-
che abbracciano tutti i rami del buddhismo, e la maggior re e di fede come quelle della propria religione, e comincia
città buddista del mondo non è in Asia, ma negli Stati Uni- a suonare loro strano che la propria debba essere «l'unica
ti: Los Angeles 2 . «Gli Stati Uniti si sono trasformati nel pae- vera religione». Vale a dire: la massiccia convivenza delle
se religiosamente più differenziato del pianeta» 3 . «Negli religioni - fenomeno nuovo nella storia - scatena u n pro-
Stati Uniti vi sono tutte le religioni conosciute dell'uma- cesso di revisione e reinterpretazione del senso stesso del-
nità: più di 200» 4 . le religioni, della loro unicità e del loro rapporto, processo
che avviene prima di tutto nel cuore dei loro seguaci e che
Negli Stati Uniti, proprio per la loro condizione di «cen- è chiamato comunemente «intradialogo» 6 .

5
2
Dati del rapporto del Chicago Tribune Magatine del 29 agosto del Torres Queiruga A., El diàlogo de las religiones, Sai Terrae.Santan-
der 1992, p. 37; ID., La revelación de Dios en la realización del hom-
1993. bre, Cristiandad, Madrid 1987, p. 390.
3
Eck, Diana L., A New Religious America. How a «Christian Country» 6
Non ancora un dialogo tra religioni, «inter-religioso», ma un dialo-
has become the Worlds' most Relìgiously Diverse Nation, Harper Col- go del credente individuale o della comunità credente con se stessi,
lins, New York 2001, p. 4. all'interno della propria religione: un «intra-dialogo». Questo dialo-
4
Teasdale, Wayne, The Mystic Heart, New World Library, Novato, Ca- go o revisione o indagine interiore è la migliore preparazione per il
lifornia, 1999, p. 16. dialogo interreligioso propriamente detto.
452 453
Prima del dialogo tra le religioni, il dialogo avviene dentro tropologiche, culturali, sociologiche... La religione è oggi
le religioni. Prima del dialogo intrareligioso si fa l'«intra- u n tema di studio molto popolare, che rende ora quasi im-
dialogo» 7 , questo dialogo con se stessi grazie al quale il cre- possibile l'«ingenuità religiosa», ciò che chiamavamo «la
dente pone in questione e in crisi la propria convinzione, fede del carbonaio»... Dobbiamo supporre che tutte le per-
accettando la possibilità di una nuova comprensione, di sone oggi, mediamente informate, abbiano sviluppato con
u n a nuova reinterpretazione e perfino u n cambiamento o maggiore o minor intensità dentro se stesse il «dialogo in-
una conversione. Colpite dalla nuova forma di prossimità, trareligioso» che è, senza dubbio, un elemento che sta tra-
le religioni si stanno trasformando permanentemente e si- sformando lentamente, ma profondamente, la coscienza
lenziosamente nel cuore dei loro fedeli, prima ancora che delle religioni.
le loro autorità decidano il cambiamento, la reinterpreta-
zione o arrivino a intavolare dialogo inter-religioso. In che
cosa consiste questo cambiamento delle religioni nel cuo- 3. La «de-tradizionalizzazione» delle società
re stesso dei propri fedeli?
Gli analisti odierni parlano di questo concetto, che spiega
Rispetto alle religioni, è diventato celebre il già citato det- secondo loro ciò che sta avvenendo in quest'ora di mon-
to di Max Miiller: «Chi ne conosce una, non ne conosce dializzazione. Così ce lo riferisce José Maria Mardones:
nessuna» 8 . Pare che Miiller abbia preso l'idea da Goethe,
che si riferiva allo studio dell'idioma: solo chi conosce al- «Tutti siamo un po' diventati antropologi, cioè conoscitori e
tri idiomi, oltre la propria lingua madre, conosce veramente osservatori delle usanze e tradizioni diverse degli altri. Pren-
ciò che è u n idioma; conoscendone solo uno, quello ma- diamo coscienza che esistono altre forme di dare senso alla
terno, non si conosce veramente ciò che è u n idioma, per- vita, di comportarsi, di valutare le cose..., che esistono altre
ché non si capisce ciò che sono le sue strutture, le sue pe- culture (e religioni). Questa presa di coscienza dell'esistenza
culiarità, le sue possibilità, le sue arbitrarietà... Ugual- del diverso rimbalza e diventa sguardo riflesso sulla mia stes-
mente, solo chi conosce un'altra religione si rende conto sa cultura (e religione): e la vedo come una in più fra le al-
di ciò che è la religione in se stessa, la sua dipendenza cul- tre, con alcune tradizioni, una visione del mondo, dell'esse-
turale, la sua particolare idiosincrasia, compresi i suoi li- re umano, del bene e del male. Incomincio a riflettere rispetto
miti... Non è lo stesso appartenere a u n a religione prima e alle tradizioni: so che le tradizioni sono tradizioni, cosa che
dopo averne conosciuta un'altra o delle altre. Quando se non tutti sapevano fino a poco tempo fa. Le conseguenze so-
ne conoscono diverse è come se si arrivasse a conoscere no enormi e lo sperimentano sulla propria pelle i genitori, i
quello che c'è dietro le quinte, ciò che non si vede fintan- maestri e i catechisti: non si possono più presentare le tra-
to che non si è usciti dall'interno di ognuna. dizioni come scontate, con la garanzia di ciò che è stato ac-
Non solo i viaggi e la convivenza fisica con altre religioni colto; bisogna ragionare o giustificare le tradizioni confron-
favoriscono oggi il contatto tra le religioni; gli stessi mez- tandole; bisogna persuadere e convincere, non solo presen-
zi di comunicazione sociale, in modo «virtuale», ci obbli- tare "verità". Entriamo così in un ordine sociale post-tradi-
gano a convivere con le altre religioni, poiché gli studi in- zionale, dove si sa che viviamo in un insieme di significati
terculturali, i reportages sulle religioni vicine e lontane, co- ereditati, chiamati tradizioni»9.
nosciute o esotiche, sono un tema della televisione educa- Dove gli analisti dicono «tradizioni» intendiamo pure an-
tiva molto diffuso, spesso elaborato con buone analisi an- che «religioni», ciò che in effetti sono le religioni, tradi-
zioni tramandate.
7
R. Panikkar // dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice, Assisi 1998,
p. 115. 9
Mardones, J. M. Neoliberalismo y re/igtów, Verbo Divino, Estella 1998,
8
F. M. Miiller, Introduction to the Science of Religions, London 1873, pp. 61-62.
p. 16.

454 455
È come dire che durante tutta la storia dell'umanità, fino quale si esige u n a riflessione critica su tali verità prima ri-
ad ora, la società ha trasmesso «verità», dai genitori ai fi- tenute come assolute.
gli, dai maestri agli alunni, dagli adulti ai bambini; verità Questo è il mutamento epistemologico più forte prodotto
indiscutibili delle quali nessuno dubitava, verità che sta- a livello profondo dalla mondializzazione nei confronti del-
bilivano il senso della vita, del mondo e della società, come la religione. Le conseguenze sono talmente gravi che, ef-
il grande quadro di riferimento per la vita umana e l'iden- fettivamente, è spiegabile la diagnosi che si fa e cioè che
tità degli esseri umani, che veniva dato e trasmesso di ge- siamo in un «nuovo tempo assiale». E questa diagnosi spie-
nerazione in generazione tramite la religione. Oggi, a cau- ga anche i fondamentalismi violenti che rivendicano cie-
sa di questo fenomeno che stiamo chiamando «de-tradi- camente le antiche tradizioni, proprio perché la crisi at-
zionalizzazione», dovuto a tante e molteplici cause, la con- tuale di senso pone in crisi le identità (personali, di grup-
tinuità che viene dai nostri antenati si sta spezzando. La ge- po, sociali, religiose) e genera un'incertezza difficilmente
nerazione attuale sta diventando testimone di questa stori- sopportabile per chi non raggiunge un'interpretazione
ca rottura. L'ottica dell'umanità è cambiata, e dove prima all'altezza della gravità del momento.
vedevamo verità metafisiche, capaci di garantire e dare fon-
damento assoluto al senso della vita, oggi vediamo sempli- Le religioni, come dicevamo, sono anche «tradizioni» che,
cemente «tradizioni», significati per la vita u m a n a di cui per effetto della mondializzazione, si stanno «de-tradizio-
siamo coscienti che sono «costruzioni umane». E il tragico nalizzando» in u n processo inarrestabile di coscientizza-
di questo diverso atteggiamento è che, quando u n «signifi- zione sociale, di «nuova coscienza pubblica» 10 che sta sor-
cato» viene scoperto come «costruzione umana», cessa di gendo ed estendendosi incontenibilmente a livello mon-
esserlo, o quantomeno lo diventa in u n altro modo. diale.
Le nuove generazioni e u n po' tutta la società, stanno per-
dendo, o stiamo perdendo, l'ingenuità metafisica e onto- 4. Sincretismo, interpenetrazione, interspiritualità
logica. Non viviamo più spontaneamente all'interno di u n
senso, con quella naturalezza e ingenuità con cui tutti gli Inevitabilmente in questi tempi di mondializzazione e dia-
esseri umani dei secoli scorsi hanno vissuto definiti da un logo interreligioso, è comune ascoltare u n facile consiglio:
senso per la loro vita. La nuova generazione comincia a «Dobbiamo praticare il dialogo, mantenendo però intatta
non dare per scontato che c'è u n senso ontologicamente la nostra identità religiosa». E facile dirlo, o sognarlo, m a
indiscutibile, ma inizia a essere in buona parte cosciente è più difficile realizzarlo, e non sembra che la storia sia
che i significati li abbiamo creati noi stessi, e li abbiamo andata per queste strade in cui vorremmo incanalare il fu-
trasmessi di generazione in generazione come se fossero turo. Si dice: il dialogo non deve mettere in crisi l'identità
la realtà stessa, indiscutibile. Oggi ci siamo resi conto che di ciascuna religione, né dobbiamo pretendere che ci sia
questa realtà in buona parte è nell'immaginario sociale ed un'unica religione mondiale... Sarà possibile, però, man-
è costituita da tradizioni. La realtà si «de-tradizionalizza» tenere intatte le identità? Verso che cosa andiamo?
si de-ontologizza...
In primo luogo dovremmo dare retta a u n argomento sto-
Le nuove generazioni ormai crescono in questo ambiente rico: la storia è stata una continua interazione di sincreti-
nel quale non si trasmettono verità indiscutibili, né loro smi. È solamente la brevità dei nostri periodi di osserva-
stessi si sentono capaci di ammetterle: la struttura cultu- zione che ci fa pensare il contrario. Tutte le religioni sono
rale in cui si stanno formando esige loro di chiedere giu-
stificazioni per le tradizioni (religione inclusa), che perce-
piscono con tutta evidenza come u n a costruzione umana; 10
Hick, John, The Metaphor of God incarnate, SCM Press, London
e la generazione adulta, che ha ricevuto le tradizioni come 1993, p. 8 e 9: «this new global consciousness», «this new public awa-
verità assoluta, vive già in un nuovo ethos intellettuale nel reness».

456 457
sincretiche 1 1 . Anche il cristianesimo 1 2 . Anche la Bibbia 13 . «religione generale», comune a tutti, una specie di massi-
m o comune denominatore, o una «interspiritualità» 14 o
Se il sincretismo è stato la norma lungo tutta la storia, per- «spiritualità essenziale» 15 , esprime una ricerca all'ordine
fino nelle epoche remote in cui le religioni vivevano di- del giorno in quest'epoca di mondializzazione. Infinite pub-
stanti e non comunicanti fra loro, chi ci autorizza a pen- blicazioni appaiono attualmente per soddisfare l'appetito
sare che non sarà così, proprio oggi, nell'epoca della mon- spirituale di molti che sentono il richiamo di questa inter-
dializzazione, quando le religioni devono convivere quoti- spiritualità, ma che lo avvertono come proveniente da ol-
dianamente e strettamente a contatto? È comprensibile la tre ciò che sono oggi le religioni formali, molte delle qua-
preoccupazione delle istituzioni religiose per mantenere in- li in crisi.
tatta la propria identità religiosa attuale, ma è una preoc-
cupazione contraddittoria con la propria storia, poiché Riferendosi al cristianesimo, Panikkar afferma che «la tra-
ognuna porta in se stessa gli strati sedimentati di innu- dizione cristiana occidentale sembra essere esaurita, esau-
merevoli influenze religiose altrui. sta, quando vuole esprimere il suo messaggio in u n a for-
ma significativa per i nostri tempi. Solo una fertilizzazio-
All'argomento storico potremmo aggiungere quello teolo- ne incrociata o una fecondazione reciproca, permetterà di
gico: per noi è già qualcosa di accettato che, se tutte le re- superare l'attuale situazione; solo superando i suoi limiti
ligioni sono rivelate, tutte devono rimanere aperte alla pos- culturali e filosofici il cristianesimo potrà tornare a essere
sibilità di essere completate e fecondate dalla rivelazione creativo e dinamico» 16 . Ed è u n luogo comune parlare del-
di Dio ricevuta attraverso le religioni di altri popoli. Sono la enorme influenza sofferta attualmente dal cristianesimo
molte le ragioni che avallano questa naturale «complemen- e dalle altre religioni occidentali da parte dell'induismo,
tarietà» delle religioni quando si contemplano da un pa- soprattutto in materia di preghiera e interiorità.
radigma pluralista.
La mondializzazione sta sfidando le religioni, mettendole
Benché si tratti di u n cammino temuto dalla maggior par-
in u n a situazione adatta al sincretismo e alla interpene-
te delle religioni in quanto istituzioni, l'idea di trovare una
trazione, mettendo in pencolo l'integrità della loro iden-
tità particolare e, nello stesso tempo, offrendo a esse nuo-
ve possibilità di fecondazione e di rivitalizzazione. Non
11
«L'esperienza storica mostra che le tradizioni umane e religiose so- manca chi afferma che l'interspiritualità è la religione del
no nate in generale da influenza, interazione e fecondità reciproche terzo millennio? 17
In realta, la maggior parte delle religioni oggi costituite sono il ri-
sultato di tali mutue fecondazioni (induismo, buddismo, islam ecc )
Dopo tutto, 1 grandi geni religiosi hanno creato o fondato nuove for-
me di religione non partendo da zero, ma unendo varie correnti e
rinnovandole con 1 propri doni profetici» (R Pamkkar, // dialogo in-
terreligioso, Cittadella, Assisi 2001, pp 33, 46 e 158) 14
12
«Sociologicamente parlando il cristianesimo è una religione, e l'an- «Interspiritualità è un termine che e stato coniato per designare il
tico paganesimo, o per essere più precisi, il complesso religioso ebrai- fenomeno crescente della condivisione inter-religiosa delle risorse in-
co, greco, latino, celtico, gotico e moderno convertito a Cristo con teriori, dei tesori di ogni tradizione» (Teasdale, Wayne, The mystic
maggior o minor risultato» (P Kmtter, No other name?, Orbis, New Heart Discovenng a Universal Spirituahty in the World's rehgions, pro-
York 1985, p 222) logo del Dalai Lama, New World Library, Novato, California 1999, p
13
«Infinite cose dell'Antico Testamento che oggi qualifichiamo (sen- 10 L'opera vuole essere un manuale di questa interspiritualità
15
za tioppe sfumature) come "parola di Dio", Israele le ha apprese dai Si veda una breve esposizione degli elementi principali di una «Spi-
popoli e dalle religioni vicine, che furono, pertanto, il cammino scel- ritualità universale» in Teasdale, Sacred community at the dawn of
to da Dio per rivelare tutto ciò a Israele Le ha apprese spesso arric- the second axial age, in J Berversluis (ed ), Sourcebook of the world's
chendole e delincandole, o perfino migliorandole Ma le ha ricevute rehgwns, New World Library, Novato, California 2000, pp. 241-243.
16
dalle altre religioni E solo attraverso di esse le ha ricevute da Dio» Citato da P Kmtter, No other name?, p. 223
17
(Gonzalez Faus, Jose Ignacio, Agenda Latinoamencana 2003). Teasdale, W , ibid , p 10 e 26

458 459
5. Verso una teologia interreligiosa? Il tema, tuttavia, è ancora in discussione, finché non sarà
raggiunta una conclusione definitiva. Queste sarebbero le
La mondializzazione presenta anche effetti e sfide specifi- posizioni principali:
che per la teologia.
- da una parte ci sono quelli che affermano che la teolo-
Com'è logico, la teologia è stata elaborata sempre all'in- gia delle religioni può essere solo confessionale 20 ;
terno di ogni comunità di fede e ha utilizzato le risorse ar- - altri suggeriscono che, oltre alla teologia confessionale,
gomentative di cui ognuna di esse disponeva. La teologia bisogna pensare a u n a teologia sovraconfessionale, u n ten-
veniva elaborata all'interno della comunità e pensando ai tativo di comprendere il fenomeno delle religioni median-
propri fruitori. Fuori di essa, la teologia non aveva niente te u n avvicinamento che faccia astrazione - nella misura
da dire. in cui è possibile - del proprio a priori confessionale 21 ;
Nell'epoca della mondializzazione ogni comunità di fede, - i teologi che scoprono la posizione pluralista percepi-
ogni religione non si comporta come una comunità chiu- scono immediatamente che si tratta di u n nuovo paradig-
sa, ma, al contrario, come parte di una comunità portatri- m a che richiederebbe di «riscrivere» tutti i trattati di teo-
ce di significati e di vita sociale più ampi. Quando il teo- logia, perché questo nuovo paradigma non è u n oggetto
logo tratta o affronta argomenti interni, propri della sua teologico, u n settore, una branchia, una parte materiale
tradizione particolare, e si sta rivolgendo pertanto agli in- dell'oggetto della teologia, m a è una nuova luce, una sfida
teressati alla sua religione, è logico che utilizzi quelle ri- trasversale che riguarda tutto l'universo della teologia. In
sorse argomentative proprie della sua tradizione. Ma quan- questo senso, come all'interno di ogni teologia confessio-
do vuole rivolgersi alla società civile, alla società in quan- nale diventa necessario riscrivere tutti i trattati, bisogna
to tale, in cui sono presenti e partecipano molte persone anche pensare alla possibilità di creare u n a teologia plu-
che aderiscono ad altre religioni, la sua teologia non do- ralista interreligiosa, che cerchi di costruire u n a teologia
vrà più essere elaborata solamente dentro i confini della accettabile dalle diverse religioni, non facendo necessaria-
sua confessione religiosa. Il teologo potrà appartenere ad mente una mescolanza di tradizioni, m a mantenendosi in
una determinata confessione, m a una teologia che parli al- u n tipo di riflessione a u n livello più profondo, meno par-
la società e al mondo dovrà essere u n a teologia significa- ticolare e da u n a prospettiva plurireligiosa.
tiva per u n destinatario che è multireligioso. In caso con-
trario, il teologo non starebbe realmente facendo teologia Deve essere chiaro in tutti i casi che non si tratta di una
nel mondo plurireligioso attuale, m a in u n mondo mono- teologia unificata, che pretenda di soppiantare tutte le al-
religioso che non esiste più. tre, così come viene scartato sia l'«ideale» di una religione
unificata sostitutiva di tutte le altre 22 , sia u n a «teologia
I teologi anglosassoni della teologia del pluralismo reli- mondiale», intesa in questo stesso senso 23 .
gioso sostengono ciò che si chiama «World Theology», teo-
logia mondiale, che potremmo chiamare anche teologia
mondializzata. I due portabandiera di questa teologia in- 20
Per esempio F. Teixeira, Teologia de las religiones, cit., pp. 12-13.
terreligiosa sono Wilfried Cantwell SMITH 1 8 e Léonard SWID- Anche M. Dhavamony, Teologia de las religiones, pp. 8-9.
LER 19 . 21
Geffré, nel prologo a Basset, El diàlogo interreligioso, Desclée, Bil-
bao 1999, p. 10.
22
«Una religione unica non è probabile, e non è nemmeno un futu-
ro che potremmo desiderare» (John Hick, God has many names, cit.,
18 pp. 21, 77).
Towards a World Theology. Faith and comparative history or reli- 23
gion, Westminster Press, Philadelphia 1981; Orbis Books, New York Torres Queiruga, El dialogo de las religiones, cit., p. 37; R. Panikkar,
1989, 206 pp. L'incontro indispensabile: Dialogo delle religioni, Jaca Book, Milano
" Toward a universa! theology ofreligion, New York 1987. 2001, p. 31.

460 461
6. Ruolo delle religioni nella ricerca di un'etica mondiale Tutte le religioni hanno, di loro natura, una dimensione
etica che da esse deriva. Il dialogo delle religioni deve in-
Alla fine, la sfida più grande e forse anche la più nota che cludere dunque il dialogo all'interno di queste proiezioni
la mondializzazione pone alle religioni, è quella dell'ur- etiche delle religioni, alla ricerca di una base comune. Già
genza di un'etica mondiale. Un'etica mondiale - diciamo- abbiamo affrontato nella lezione 13 a il tema della «regola
lo una volta di più - non è una religione unificata elabo- d'oro», questa etica minima che ormai sembra abbiano in
rata come u n miscuglio di religioni. Semplicemente, comune tutte le religioni, concordando perfino quasi alla
«un'etica mondiale vuole potenziare tutto ciò che è comu- lettera nell'esprimerla. È necessario e urgente, realmente
ne a tutte le religioni del mondo al di là di tutte le diffe- improrogabile, che le religioni si siedano alla tavola del
renze» 24 . dialogo per sviluppare questa etica.
Un mondo che si sente unificato grazie alla crescita di Nessuno può farlo meglio delle religioni 26 , poiché nessuno
un'economia mondiale di una tecnologia mondiale e delle ha un accesso così profondo al cuore umano, e nessuno è
comunicazioni mondiali, non può convivere coerentemen- altrettanto capace di mobilitare le energie profonde delle
te se non ha un'etica* comune, vale a dire un'etica mon- masse u m a n e catalizzate dalla dimensione religiosa. Sen-
diale. Se qualcuno si sente sfidato da questa speciale ne- za dubbio u n o dei compiti più nobili ed efficaci per la pa-
cessità del mondo moderno, sono proprio le religioni, che ce del mondo è che c'impegnamo, ognuno nella propria re-
per loro natura hanno u n rapporto diretto con l'etica. E gli ligione, a stimolare l'idea e la pratica di u n dialogo delle
ultimi anni che abbiamo vissuto h a n n o posto in maggior religioni circa l'etica mondiale.
rilievo, se possibile, questa urgenza, perché il mondo si è
andato manifestando come «scontro di civiltà», che coin-
cide in parte con uno scontro di religioni: nell'incredibile II. Testo antologico
divisione del mondo in impoveriti e arricchiti, si somma
ora (senza sostituirla) la divisione culturale, polarizzata Dichiarazione sul ruolo della religione nella promo-
principalmente in questo momento dal cristianesimo e zione di una cultura di pace (UNESCO di Catalogna, di-
dall'islam. Tanto la guerra del terrorismo che la guerra cembre 1994, stralci).
dell'oppressione economica hanno u n a sfumatura religio-
sa nel loro retroterra. Un mondo immerso in una guerra Le nostre comunità di credenti hanno la responsabilità di
in qualche modo di religione, è una vergogna per le reli- promuovere una condotta ispirata alla saggezza, alla com-
gioni, perché evidenzia il loro fallimento. passione e alla condivisione, alla carità, alla solidarietà e
E stato Gandhi il primo a dire: «Non ci sarà pace nel mon- all'amore, che guidi tutti nel cammino della libertà e del-
do senza pace tra le religioni, e non ci sarà pace tra le re- la responsabilità. Le religioni devono essere una fonte di
ligioni se non c'è dialogo tra le religioni» 25 . Il dialogo in- energia liberatrice.
terreligioso è dunque un'urgenza, m a non per teorizzare Dobbiamo sempre tenere presente che le nostre religioni
teologicamente, quanto soprattutto e prima di tutto per non devono identificarsi con i poteri pubblici, economici
rendere possibile la pace e l'unione dell'umanità. E per ar- o sociali, m a devono mantenersi libere per lavorare per la
rivare qui, la prima cosa necessaria è trovare la base co- giustizia e la pace. Non dobbiamo dimenticare che i regi-
mune: un'etica comune accettata da tutto il mondo. mi politici confessionali possono provocare gravi danni ai
valori religiosi e alla società. Dobbiamo distinguere tra il
fanatismo e il fervore religioso.
24
Kùng, Hans, Hacia una ètica mundial, Trotta, Madrid 1993, p. 10.
25
Teasdale, Sacred Community..., cit., p. 238, sebbene sia stato Hans 26
Kiing a rendere popolare questo pensiero. Kiing, H., Projeto de ètica mundial, Sao Paulo 3 2001, p. 91

462 463
Dobbiamo favorire la pace combattendo le tendenze, sia TEASDALE WAYNE, The Mystic Heart. Discovering a Universal Spi-
individuali che comunitarie, ad assumere e perfino a in- rituality in the World's Religions, prefazione del Dalai Lama,
segnare che qualcuno è di sua natura superiore agli altri. New World Library, Novato, California 1999.
Riconosciamo e incoraggiamo tutti coloro che cercano la TORTOSA JOSÉ MARIA, Sociologia del sistema mundial, Tecnos, Ma-
pace con mezzi non violenti. Ripudiamo gli assassini com- drid 1992.
messi in nome della religione.
Promuoveremo il dialogo e l'armonia tra le religioni e all'in-
terno di ognuna di esse, riconoscendo e rispettando la ri-
cerca della verità e della saggezza nelle religioni che non
siano la propria. Dialogheremo con tutti, stabilendo u n a
sincera e amichevole collaborazione con chi condivide que-
sto pellegrinaggio che è la vita.

(ASOCIACIÓN UNESCO PARA EL DIÀLOGO INTERRELIGIOSO, Dià-


logo entre religiones. Textos fundamentales, Trotta, Madrid
2002, pp. 48-49).

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globalización, Verbo Divino, Estella 2002, pp. 357-396.
464 465
cava il trionfo del neoliberismo e la sua «globalizzazione
Capitolo ventitreesimo economica» a livello mondiale. Che cosa comportò questa
«Molti poveri, molte religioni»: crisi per la TL e per i movimenti di liberazione latinoa-
Liberazione mondiale e religioni mericani in generale?
Per la prima volta si trovarono a confronto con le realtà
mondiali nel loro insieme. Fino ad allora, i movimenti di li-
berazione e la stessa TL avevano u n carattere locale o re-
gionale, le cui prospettive si rivolgevano al livello naziona-
In questa lezione vogliamo coniugare il tema della pluralità le e continentale, ma non oltre. La strategia idealizzata con-
delle religioni con quello della liberazione, o in altre parole, il templava, certamente, una visione di liberazione mondiale,
pluralismo religioso con la teologia della liberazione. Quan- che si basava su ciò che fu definita la «teoria del domino»:
do parliamo di «Teologia della liberazione» (TL), in realtà non emancipazione individuale di diversi paesi di fronte al po-
stiamo parlando semplicemente di una «teologia», ma di una tere capitalista, per passare a incorporarsi al blocco socia-
disposizione, uno spirito, una «spiritualità», un modo d'es- lista e poi da lì aiutare l'emancipazione degli altri paesi; per
sere. E stiamo parlando soprattutto delle persone, dei gruppi, questa strada si sarebbe giunti u n giorno al superamento
delle comunità, dei movimenti sociali... che si sentono ani- del sistema capitalistico. Questo è ciò che il noto slogan la-
mati da questo spirito, che a volte si riconoscono interpreti tinoamericano degli anni '80 esemplificava: «Se il Nicara-
di questa teologia, e che, in ogni caso, si trovano impegnati gua ha vinto, El Salvador vincerà. Guatemala lo seguirà,
nel processo storico della liberazione. Nell'ultimo quarto del Honduras...». Queste erano le prospettive mondiali dei mo-
secolo XX, in America Latina soprattutto, i cristiani hanno vimenti di liberazione latinoamericani: mondiali «diacroni-
notevolmente partecipato a queste lotte, si sono lasciati con- camente» (lungo lo svolgersi del tempo, sebbene fosse u n
durre fortemente da questo spirito ed hanno reso possibile il tempo quasi transtorico), ma non «sincronicamente» (os-
sorgere della riflessione teologica conseguente la TL. sia, che contempla simultaneamente tutta la mondialità).
In questa lezione cercheremo di capire la continuità che quel- La crisi degli anni '90 comportò il fallimento di quella vi-
la TL e quei movimenti di liberazione in generale possono e sione strategica. In Nicaragua la rivoluzione fece un pas-
devono trovare nell'attuale situazione del pluralismo religio- so indietro, così pure in El Salvador; Guatemala non fece
so, cosi come quello spirito liberatore, che anima molti di il passo avanti sperato... e la caduta delle tessere del «do-
noi, è in continuità con i vari cambiamenti che da allora so- mino» si invertì.
no avvenuti nel nostro mondo ora globalizzato.
In realtà i militanti capirono in fretta che il «ciclo delle
La teologia del pluralismo religioso rappresenta un nuovo emancipazioni nazionali» (una ad una, in quella geopoli-
paradigma, nuovo rispetto al paradigma della teologia clas- tica del confronto tra capitalismo e socialismo della guer-
sica della liberazione, ma non è un paradigma alternativo o ra fredda), era terminato. Stava incominciando u n altro
sostitutivo, bensì sommatorio, addizionale. «ciclo storico», un ciclo che si definiva ancora confusa-
mente intorno alla novità della mondializzazione. L'indi-
vidualità dei paesi, la loro indipendenza e sovranità, la lo-
I. Per sviluppare il tema ro dose di autarchia possibile, stava sfumando. Al di là dei
sentimenti patriottici, la «sovranità» geoeconomica-politi-
Liberazione e mondializzazione ca delle nazioni stava sparendo. Entravamo in u n m o n d o
diverso: non più un mondo di paesi né di blocchi, ma u n
La prima forte crisi che la TL e i movimenti di liberazio- «sistema mondiale» in cui nessun paese è realmente indi-
ne sperimentarono, dopo i loro tempi di massimo splen- pendente né completamente sovrano. Le frontiere e i pas-
dore e di martirio degli anni '70 e '80, avvenne con il col- saporti continuavano a esistere, però buona parte del loro
lasso del blocco socialista dell'Europa dell'Est, che signifi-

466 467
effettivo significato stava sparendo. I movimenti di libera- in atto, m a u n cammino da percorrere, e già abbiamo chia-
zione, e anche la loro teologia, dovevano ricreare sia la pro- ro da tempo che questa unione non comporta alcun pro-
pria strategia che la propria interpretazione di se stessi e blema. La prospettiva della mondializzazione non squali-
della liberazione. La nuova realtà con la quale dovevano fica come obsoleta, in assoluto, la mistica e la militanza
confrontarsi era la mondializzazione. della liberazione, ma, al contrario, la pone in u n m o n d o
molto più ampio e ambizioso, comprendendo anche l'uto-
Molti si spaventarono. Ci fu crisi, sconcerto. Fu impegna- pia stessa della liberazione. La mondializzazione non crea
tivo adattare la vista alla nuova accecante realtà. Non po- nessun problema alla prospettiva della liberazione, al con-
chi gettarono la spugna e abbandonarono. Alcuni rinun- trario, è come una sua espansione naturale. La liberazio-
ciarono ai loro principi e «cambiarono di paradigma» per ne, per suo proprio dinamismo, deve essere mondiale («in-
stare al passo con i tempi; i poveri erano stati sconfitti, ed ternazionale» si diceva una volta), e riscopre se stessa co-
essi si rivolgevano ora al carro dei vincitori. Tutti provam- me connaturalmente universale. Tutte le ragioni, gli argo-
mo in qualche modo questa tentazione. E molti si man- menti e le proiezioni che ci animavano nella lotta storica
tennero fermi nelle loro convinzioni: a ben vedere, nessu- della liberazione nella fase precedente, si mantengono in-
na delle trasformazioni strutturali che stavano avvenendo tatti e persino accresciuti, sia dalla prospettiva etico-filo-
nel mondo, per quanto sconcertante apparisse, poteva de- sofica che da quella religiosa.
legittimare le utopie. Ancora di più, la crisi ci aiutava a met- Non ci tratterremo su questo punto che è noto e, come ab-
tere a nudo queste utopie, a spogliarle di ciò che era un abi- biamo detto, ancora in corso. Facciamo u n passo avanti.
to proprio di una congiuntura superata, e così si scoprì che
la loro nuda bellezza era ancora più bella e urgente in u n
mondo unificato dalla mondializzazione, e umiliato dalla Liberazione e pluralità religiosa
globalizzazione neoliberale.
Sebbene meno clamorosa e più mite nella sua irruzione,
La liberazione doveva aprirsi alla prospettiva mondiale. La una seconda crisi è sopravvenuta alla TL e ai movimenti
liberazione di sempre non era più pensabile né desiderabi- di liberazione cristiani: è stato l'incontro con la pluralità
le per un paese, e poi per un altro, e per un altro ancora... delle religioni. Nonostante molte religioni siano presenti
m a era per u n mondo unificato, per u n «sistema mondia- nel mondo da cinquemila anni, tutti sappiamo che la visi-
le» o un «sistema mondo» come alcuni sociologi lo chia- bilità del pluralismo religioso è u n a novità, ed è u n dato
mano. Perché non ci trovavamo più in vari paesi, m a in «un rilevante solo da pochi anni, potremmo dire dalla prima
solo e unico solo mondo». decade del 2000.
In America Latina eravamo stati troppo rinchiusi nella no-
Fattori come 1*11 settembre 2001 e la crisi provocata dal
stra liberazione latino-americana - per quanto, certo, entu-
terrorismo internazionale hanno contribuito a far assur-
siasmante -. Ora dovevamo passare «dalla Grande Patria al-
gere le religioni al primo piano dell'attualità mondiale. Già
la Patria Mondiale» 1 . Bisognava iniziare a guardare più se-
il libro di Huntington aveva catturato l'attenzione di mol-
riamente all'Africa e all'Asia... e a renderci conto delle loro
ti pensatori sulla diversità culturale del mondo; 1*11 set-
dimensioni (la popolazione dell'India è più del doppio di
tembre l'ha fatto anche rispetto alle religioni, specialmen-
quella di tutta l'America Latina), e delle diversità religiose
te riguardo all'Islam. Da parte sua, la teologia pluralista
(i poveri del mondo non sono per gran parte cristiani; so-
anglosassone, aveva aumentato notevolmente il suo udito-
lamente in America Latina costituiscono la maggioranza).
rio2. In definitiva si può dire che è stato nel contesto di
Liberazione e mondializzazione. Il matrimonio fra questi
due valori si sta ancora celebrando. Non è una realtà già
2
II Cardinale Ratzinger sostiene che si era già sviluppata dagli anni
1
Motto e tema dell'Agenda Latinoamericana 2000. '50, però «adesso si è situata al centro della coscienza cristiana» e

468 469
questa prima decade del millennio che la TL latinoameri- è stata elaborata in u n linguaggio e secondo categorie che
cana e molti di noi abbiamo iniziato ad avere notizia e a solo u n a «élite» del mondo, la popolazione cristiana e po-
prendere coscienza dell'importanza del tema del plurali- vera - come dire una piccola parte del m o n d o dei poveri -
smo religioso. E solo ora stiamo iniziando a reagire. può comprendere. Ricordiamo le parole di Aloysius Pieris,
Questo è stato dunque un secondo grande shock per la TL di cui riportiamo questo ammonimento:
e per i movimenti di liberazione cristiani dopo la loro epo- L'irruzione del Terzo Mondo che reclama la liberazione è nel-
ca dorata. E in quanto shock ha significato anche una cri- lo stesso tempo l'irruzione del mondo non cristiano. La mag-
si. In che senso? gior parte dei poveri di Dìo percepisce come sua preoccupa-
La TL e i movimenti di liberazione cristiani si sono trova- zione fondamentale e simbolizza la sua lotta per la libera-
ti una volta di più in un mondo nuovo. Fino ad ora il mon- zione nell'idioma delle religioni e culture non cristiane. Per-
do nel suo insieme era percepito come opaco rispetto alle tanto, una teologia che non si dirige verso (o non parla per
religioni. Queste erano invisibili in esso. Inconsciamente mezzo di) questa moltitudine non cristiana (e delle sue reli-
pensavamo il mondo come se non ci fossero differenze re- gioni) è un lusso di una minoranza cristiana3.
ligiose, come se queste fossero irrilevanti per la liberazio- Così come la liberazione ha dovuto aprirsi - come frutto
ne. Nella nostra considerazione del mondo non figurava la della prima crisi - alle dimensioni della mondializzazione,
variabile «religione», e quando figurava era come se fosse così la liberazione sente ora la sfida di aprirsi e ridimen-
di seconda o terza categoria. Oggi ciò è valutato come una sionarsi secondo la pluralità delle religioni. Deve smettere
grande ingenuità, da cui stiamo uscendo. di essere pensata secondo l'unicità di una religione e di un
Ci siamo scoperti molto provinciali: immaginavamo il mon- idioma culturale o religioso che sia comprensibile solo da
do a nostra immagine e somiglianza, non coscienti della u n a religione. Deve rinascere e ricollocarsi nel nuovo mon-
grande difficoltà che la pluralità religiosa concretamente do appena scoperto della pluralità religiosa 4 .
rappresenta per la cittadinanza mondiale e per i poveri del Ma c'è di più: la pluralità delle religioni non deve essere
mondo. Ci siamo riconosciuti provinciali perché abbiamo affrontata dalla liberazione solo per ragioni o con fini stra-
scoperto che tutta la nostra interpretazione riflessiva è ela- tegici, m a perché ha a che vedere direttamente con la li-
borata in base a categorie che non sono universali - come berazione stessa. Altrimenti dobbiamo domandarci: le re-
avevamo inconsciamente supposto -, ma appartenenti ad ligioni liberano o opprimono? Sono capaci di mobilitare
«una», ad una determinata cultura e religione, quella cri- forze per la liberazione? La liberazione ha qualcosa a che
stiana occidentale. Nell'uscire dal nostro piccolo mondo ed fare con le religioni?
entrare nell'ampio mondo dei poveri, ci rendiamo conto Proviamo a riflettere su ciò.
che non parliamo la stessa lingua, che non abbiamo la stes-
sa cultura e che di fatto le religioni ci separano. Tutto ciò
che in America Latina sembrava una realtà grandiosa, la
teologia e la spiritualità della liberazione, di fronte al va-
sto mondo risulta «un lusso di un'elite cristiana», cioè qual-
cosa che la maggior parte del mondo non capisce, perché
3
Aloysius Pieris, The place of Non-Christian Religions and Cultures in
the Evolution ofThird World Theology, in Irruption ofthe Third World:
Challenge to Theology, Virginia Fabela-Sergio Torres (edd.), Orbis,
Maryknoll 1983, p.113.
«occupa oggi il luogo che nel decennio precedente corrispondeva al- 4
Abbiamo già detto nelle lezioni precedenti che la sfida non consiste
la teologia della liberazione. Inoltre, si unisce ad essa in molti modi tanto nella pluralità stessa, ma nell'accettazione sincera (non inclu-
e cerca di darle una forma nuova e attuale» (cf. Ratzinger e altri, Fé sivista) di tale pluralità, cioè nell'accettazione del paradigma «plura-
y teologia en America Latina, CELAM, Bogotà 1997, p.17). lista».

470 471
Molti poveri, molte religioni, un solo mondo loro dalle ideologie né dalle teorie, ma dalle religioni. Que-
ste forniscono alle persone il criterio più comprensivo del-
Questo slogan esprimerà l'incontro tra il movimento di li- l'esistenza e della storia, la casa di appartenenza più profon-
berazione mondiale e le religioni. da, la forza per dedicarsi e lottare in favore delle cause e del-
le utopie per le quali sarebbero capaci persino di dare la vi-
• Lo slogan esprime in primo luogo che le «molte religio- ta, la speranza nonostante tutti i massimi fallimenti. La re-
ni» per la prima volta hanno visibilità nel campo della li- ligione, dice Huntington, è in questa ora del mondo «la»
berazione. maggior forza sociale 7 . E lo è se entra con maggior forza
nelle società povere del mondo. La forza maggiore che i po-
Inizialmente l'inquietudine per la liberazione fu prima di veri hanno per sopravvivere è la religione.
tutto economica: non è che si professasse un economicismo Si osservi poi che nella storia dei movimenti di liberazio-
grossolano; si trattava, semplicemente, secondo la legge ine- ne, siamo passati da un'epoca nella quale alcuni settori di-
vitabile di ogni inizio, di cominciare dalle carenze materia- sprezzavano la religione come qualcosa di non necessario,
li, dalla povertà. In seguito lo spettro della visione si ampliò nocivo, arretrato, da combattere o da abbandonare alla sua
grazie alla comparsa dei «soggetti emergenti» - l'indio, il ne- estinzione... a u n a valutazione attuale ben differente.
ro, la donna... - che obbligarono ad ampliare la liberazio-
ne alle dimensioni culturali, etniche, di genere...; non che • Ma questa rilevanza che hanno le religioni, questa in-
prima si disprezzassero queste dimensioni, ma non si ave- fluenza decisiva nella vita dell'umanità, è ambigua. Non è
vano occhi per vederle; solo il tempo e la maturazione li re- solo positiva, a volte è anche negativa. Le religioni posso-
sero visibili. Ebbene, l'ultima dimensione ad essere incor- no unire i gruppi umani, m a di fatto anche li dividono, li
porata e presa in considerazione nel movimento di libera- isolano o li mettono l'uno contro l'altro. Possono svegliare
zione è stata quella della pluralità religiosa 5 . Per la libera- le masse, m a possono anche alienarle. Possono essere per
zione, perciò, oggi non solo è rilevante che ci siano «molti loro luce e chiaroveggenza, m a possono cadere anche
poveri», ma che ci siano «molte religioni». nell'accecamento del fondamentalismo irrazionale. Posso-
no coinvolgerle nella costruzione di u n mondo nuovo, o
• In secondo luogo, le religioni adesso non sono semplice- possono farle sprofondare nella passività e addormentarle
mente rilevanti per la liberazione mondiale, sono piuttosto con «l'oppio dei popoli» come denunciava Marx. Cioè, so-
della massima rilevanza, della massima importanza. Da no capaci delle cose migliori e delle peggiori, possono sca-
quando il postmodernismo ha messo in crisi le energie del- tenare le migliori e le peggiori forze dell'Umanità.
la speranza e del progresso, e l'«indebolimento utopico» 6 del- Se sono una forza, si può anche dire che sono u n freno, e
la crisi degli anni '90 ha invaso l'occidente, è ancora più chia- che in questo momento storico, in cui entrano in contatto
ra la forza del carattere unico che la religione rappresenta l'una con l'altra, sono ancora sconcertate, ancora non han-
attualmente per le masse del mondo. Le persone si muovo- no reagito adeguatamente né hanno riscoperto la loro mis-
no in definitiva per convinzioni e valori che non derivano sione attuale. Se è vero che le religioni potrebbero unire i
poveri, la verità è che oggi, nella maggior parte, ancora li
dividono. Per questo, le religioni diventano, per i movi-
5
Come sappiamo, nessuna di queste dimensioni si riduce ad essere menti di liberazione, una preoccupazione, u n nuovo obiet-
un campo da aggiungere alla liberazione, ma - in misura diversa - tivo, un compito, una responsabilità.
sono prospettive nuove da cui rivedere tutta la visione della libera-
zione, da cui rileggere tutta la TL.
6
J. Beckford, parla di «indebolimento utopico della postmodernità»
{Ecologie et religion dans les sociétés industrielles avances, in D. Her-
vieu-Léger, ed., Religion et ecologie, Cerf, Parigi 1993, pp. 242ss; ci- 7
Citato da Leonardo Boff, Choque o diàlogo, articolo del 9 maggio
tato da Mardones, José M., A dónde va la religion?, Sai Terrae, San- 2003 nella pagina di Leonardo Boff in Servicios Koinonfa (<servi-
tander 1996, p. 96). cioskoinonia.org/boff>).
472 473
Concretamente, è tra i poveri che le religioni sono mag- Questo compito di liberazione delle religioni include in pri-
giormente ascoltate e vissute. E quasi tutte le religioni, in mo luogo il cosiddetto «intradialogo», di cui abbiamo par-
una maniera o in un'altra, h a n n o una speciale «preferen- lato nelle lezioni precedenti; questa revisione, reinterpre-
za» verso i poveri. Molti poveri, molta religione. Ma è sem- tazione e riformulazione di tutto il patrimonio simbolico
pre implicata la presenza di un Dio liberatore, o di una re- di ogni religione dalla nuova prospettiva del paradigma
ligione emancipatrice? Ciò non accade di frequente. pluralista, poiché ogni esclusivismo o inclusivismo condu-
Troppo spesso le religioni guardano ai poveri come «og- ce a rivalità e a dipendenza.
getti»: oggetto del loro amore, della loro benevolenza, del-
la loro beneficenza, dalla loro carità... ma non li riescono Il compito della liberazione delle religioni include anche il
a scoprire come «soggetti», o persino si oppongono a che dialogo interreligioso. Non il dialogo interreligioso che si
siano soggetti. Preferiscono i poveri come persone sotto- riduce a essere u n surrogato della preparazione della «mis-
messe, poco coraggiose, senza protagonismo storico, sen- sione per la conversione», m a un dialogo di vita, di azio-
za u n a voce propria, obbedienti, maneggiabili... ne, di prassi, di trasformazione della Storia, di unione dei
poveri, di difesa della vita 9 ...
In questo senso, non sarà che molte religioni debbano an-
cora riscoprire i poveri come soggetto storico? Non sarà In questo dialogo interreligioso avrà il suo ruolo anche il
che molte religioni debbano ancora optare per i poveri non dialogo ufficiale delle religioni, ossia il dialogo tra i rap-
come oggetti di assistenza, ma soggetti della storia, che presentanti delle istituzioni religiose, le quali sono solo u n
debbano optare perché i poveri siano protagonisti, abbia- aspetto delle religioni stesse... Il dialogo principale verrà
no voce e posto nella storia? Non sarà che molte religioni condotto dalle comunità stesse, con la loro pratica, con la
debbano ancora scoprire che il proprio culto può essere riflessione teologica che all'interno di esse si produrrà e la
solo verso u n Dio degli uomini, la cui gloria è che i pove- prassi interreligiosa che i movimenti di liberazione mette-
ri vivano? 8 Non sarà che molte religioni debbano ancora ranno concretamente in moto... Il dialogo istituzionale
scoprire la loro missione di liberazione e la loro missione avanzerà in quanto spinto dalla Storia, poiché non biso-
profetica di questi tempi? Non sarà che dovranno farlo aiu- gna dimenticare che la dimensione istituzionale delle reli-
tandosi reciprocamente, dato che la liberazione dei pove- gioni sarà quella che più si opporrà al dialogo e alla coo-
ri non potrà più essere questione di una sola religione, nem- perazione interreligiosa.
meno nella propria terra? • Le religioni devono scoprire che, in linea con la «meta-
morfosi della religione» 10 che è in atto e in questo conte-
• A questo punto vediamo quindi che fa parte del compi- sto u m a n o necessariamente mondializzato che si eviden-
to della liberazione del mondo (la liberazione dei poveri è zia sempre più come significato centrale della dimensione
la liberazione del mondo) aiutare le religioni a maturare e religiosa, c'è l'umanizzazione delle persone e delle struttu-
a porsi anch'esse all'altezza dei tempi: riscoprendo la pro- re sociali. Tutto sembra che stia conducendo le religioni a
pria essenza e la propria missione di fronte alla liberazio- centrarsi sul loro ruolo umanizzatore. Non c'è compito più
ne del mondo come il compito più importante con il qua- importante per le religioni in quest'ora della Storia, che il
le si devono confrontare, e aiutandole a porsi in azione. riscoprire con nuova luce e nuova profondità la loro mis-
Il compito della liberazione include quindi la liberazione sione umanizzatrice.
delle religioni, il liberarle da tutto ciò che le ostacola per
essere esse stesse liberatrici. E se questo non è esclusivo e peculiare di qualche religio-
ne, m a una sfida universale che le attraversa, non dovreb-

8 9
Gloria Dei, homo vivens, diceva Sant'Ilario di Poitiers. Gloria Dei, Approfondiremo questa forma di dialogo nella lezione seguente.
vivens pauper, sottolineò Mons. Romero. 10
Abbiamo utilizzato questo concetto nella lezione 19a.

474 475
bero percorrere questo cammino in solitudine, ma nel dia- beratore, «non per interpretare il mondo, m a per trasfor-
logo, come compito condiviso di rinnovamento. marlo» 12 . Non c'è niente di più pratico che u n a buona teo-
ria; u n a teoria m a t u r a e coerente libera la prassi storica.
• Il dialogo migliore è quello che si realizza nella pratica Le pratiche senza componente teorica (pratica «cieca») non
viva del dialogo per la liberazione dei poveri. Il miglior me- giungono a modificare integralmente la storia. Le idee muo-
todo pratico per dialogare consiste nel migliorare il mon- vono il mondo, le reinterpretazioni cambiano in primo luo-
do, nel lottare per la liberazione dei poveri, unendosi per go le menti e i cuori, e trasformano infine mani e piedi...
questa Causa. Il resto, il teorico e il dottrinale, possono Fare teologia delle religioni, favorire il dialogo interreli-
aspettare, devono aspettare. gioso, difendere il pluralismo... sono pratiche di una mili-
• Osiamo dire che il miglior servizio che le religioni pos- tanza per il cambiamento delle menti e dei cuori, per fare
sono render al mondo e ai poveri è UNIRSI. Religioni del avanzare la storia. Sono u n a forma di militanza per la li-
mondo, UNITEVI! berazione e possono essere vissute secondo questa spiri-
tualità della liberazione.
Non si tratta, logicamente, di fondersi, né tanto meno di • La TL ha oggi nella teologia delle religioni o teologia del
formare una super-religione mondiale 11 . Però è sì neces- pluralismo un capitolo nuovo da sviluppare. Così come
saria un'altra forma di unione interreligiosa: si devono crea- dall'ambito economico e strutturale si è estesa a quello cul-
re organismi di contatto e di comunicazione e organizza- turale, etnico e alla prospettiva di genere, allo stesso mo-
zioni mondiali tra le religioni, e potenziare eventualmen- do oggi deve ampliare il suo impegno nei confronti del plu-
te quelli che già esistono. Questo processo di organizza- ralismo religioso.
zione mondiale delle religioni è parte del processo della li-
berazione mondiale dei poveri e del mondo. Tutto ciò che La TL che conosciamo in occidente è fondamentalmente
si fa per questa organizzazione mondiale, lo si sta facen- una TL cristiana. Non è cattolica, né protestante, m a ecu-
do per la liberazione dei poveri. menica, cristiana; in ciò non c'è stato problema fin dal pri-
m o momento e, fortunatamente, ci siamo mantenuti saldi
• Sottolineiamo il ruolo particolarmente rilevante della teo- in questo ecumenismo fraterno. Ma nel mondo globaliz-
logia e, allo stesso tempo, la necessità di trovare nuovi me- zato, questo ecumenismo è stretto. Come abbiamo detto
todi e nuovi percorsi per essa. La nuova teologia delle re- nelle lezioni precedenti, la TL ha anticipato il superamen-
ligioni o teologia del pluralismo non è una nuova specula- to dell'ecumenismo cristiano creando una propria visione
zione per l'intrattenimento o la soddisfazione di menti in- di «macroecumenismo». Può essere che oggi questo ma-
quiete. Non è nemmeno solamente u n risultato inevitabi- croecumenismo debba assumere anche la dimensione in-
le dell'incontro delle religioni tra loro. È anche una parte, terreligiosa, quella del pluralismo delle grandi religioni,
una dimensione dello stesso processo di maturazione del- delle religioni del mondo.
le religioni e delle società. La teologia delle religioni, o del
Sta per nascere una TL interreligiosa, comune ai poveri
pluralismo religioso, che è stata elaborata in questi anni,
della terra e per tutti i loro alleati della speranza, al di là
può essere interpretata come un «momento ideologico» di
delle religioni che professano, qualunque esse siano.
questa lotta storica per la liberazione dell'umanità. Non
Il «Dio di tutti i nomi», liberatore di tutti i popoli, deve
facciamo teologia delle religioni per u n interesse specula-
parlare u n linguaggio accessibile a tutti i poveri, qualun-
tivo, ma per u n interesse pratico e mosso da uno spirito li-
que sia la loro religione. La Buona Novella dell'amore di
Dio per i poveri deve arrivare a tutti loro senza discrimi-
11
«Un'unica religione non è - mi piacerebbe pensare - né probabile
né desiderabile» (John Hick, God Has Many Names,The Westminster 12
Press, Philadelphia 1982, p. 78). Ricordando la vecchia tesi 11 contro Feuerbach...

476 477
nazione di religione e deve convocarli tutti allo stesso com- Capitolo ventiquattresimo
pito di liberazione, ora unificato nella mondializzazione,
al di là delle differenze religiose: Poveri del mondo, unite- La pratica del dialogo
vi! Religioni del mondo, unitevi!

II. Testi antologici


Quest'ultima lezione del nostro corso è logicamente inserita
• «Le religioni ora dividono l'umanità. In futuro dovranno nella terza parte della nostra metodologia latinoamericana,
unirla» (Donald GOERGEN, La espiritualidad. Retos para quella che corrisponde all'«agire». Di fronte al pluralismo re-
un futuro milenio, «Alternativas» 14(2000)112). ligioso cosa possiamo/dobbiamo fare? Passeremo in rasse-
• «Nel mondo moderno, la religione è una forza centrale, gna le diverse possibilità di azione, così come gli atteggia-
talvolta "la" forza centrale che mobilita le persone... Ciò menti che devono accompagnare questa azione.
che in ultima analisi conta non è l'ideologia politica né gli
interessi economici, m a le convinzioni di fede, la famiglia,
il sangue e la dottrina. È per queste cose che le persone I. Per sviluppare il tema
combattono e sono disposte a dare la loro vita» (Samuel
Huntington, cf. nota 7). • // primo passo è Vinti-adialogo

Il primo passo, il «passo previo» a ogni dialogo, è quello


che abbiamo ripetutamente chiamato l'«intradialogo». Pri-
ma di «dialogare» con qualsiasi religione, è necessario «dia-
Bibliografia logare» con se stessi: esaminare il nostro atteggiamento ri-
ARMOUR ROLLIN, Sr., Islam, Christianity, and the West. A Troubled spetto al dialogo, la sua possibilità, la sua necessità, il suo
History, Orbis, New York 2003. fondamento... e riesaminare di conseguenza la nostra fe-
ASETT, Comisión Teològica Latinoamericana, Por los muchos ca- de religiosa, ricollocarla, cambiare di paradigma (esclusi-
minos de Dios, I-IV, Abya Yala, Quito 2003-2005. vismo, inclusivismo, pluralismo) se è necessario, aprirsi a
COBB JOHN B. JR., Transforming Christianity and the World. A way questa «riformulazione totale del cristianesimo e della sua
Beyond Absolutism ans Relativism, Orbis, New York 2003. teologia» che la sfida assunta dal pluralismo rappresenta.
COSMAO VINCENT, Transformar el mando. Una tarea para la Igle-
sia, Sai Terrae, 1981. Originale francese: Changer le monde. Solo un «intradialogo previo» rimuoverà gli ostacoli al dia-
Une tàche pour VÉglise, Cerf, Paris 1980. logo che portiamo dentro noi stessi (la coscienza di esclusi-
KNITTER PAUL-MUZAFFAR CHANDRA (eds), Subverting Greed. Reli- vismo, la tipica arroganza di chi crede di non avere nulla da
gious Perspectives on the Global Economy, Orbis Books, Maryk- imparare, la convinzione che le altre religioni non abbiano
noll 2002. una validità simile alla nostra, l'arroccamento autosoddi-
VELASCO RUFINO, La Iglesia ante el tercer milenio, Nueva Utopia, sfatto nella propria religione, i pregiudizi teologici...) e ci
Madrid 2002. disporrà ad assumere con maturità un dialogo concreto.
VIGIL JOSÉ MARIA (coord.), con SOBRINO, BOFF, PIXLEY, GIRARDI,
NILAN..., Sobre la opción por los pobres, Sai Terrae, Santander Questo intradialogo n o n è solo u n a necessità personale in-
1991. dividuale, è anche u n a necessità a livello di comunità: u n a
VIGIL J.M., Fracasos globales del evangelio, in Senderos, ITAC, San eccellente pratica pastorale che attualmente le comunità
José de Costa Rica, 73 (dicembre 2002) pp. 699-718. (cristiane e non cristiane) dovrebbero programmare è quel-
la di realizzare questo intradialogo, in forma di corsi o bre-
vi corsi intensivi, laboratori, incontri, ecc. D'altra parte, gli

478 479
agenti di pastorale farebbero bene a dare priorità a questi ser aperto a modificare la tua fede alla luce della verità che
temi nell'educazione della comunità cristiana: nella predi- ti si manifesterà nel corso del dialogo. Il dialogo fa parte
cazione, nel dialogo personale, nella formazione iniziale e del tuo itinerario personale di ricerca nella tua fede e que-
nella formazione permanente, nella catechesi formale e nel- sta ricerca è sempre, per sua propria natura, sincera, di-
la piccola catechesi che accompagna la realizzazione di tut- sposta ad abbracciare la verità, ovunque sia. E lo stesso si
ta l'azione di culto o sacramento... non dovrebbero perde- deve dire del dialogo quando si esprime a livello comuni-
re l'occasione per parlare «opportunamente e perfino inop- tario.
portunamente» dei temi che questo necessario intradialo-
«Perché sia reale, il dialogo interreligioso deve essere ac-
go comprende.
compagnato da un dialogo intra-religioso , ossia, devo co-
Il tema del pluralismo e del dialogo è presente nell'ambien- minciare a mettere in questione me stesso e a individuare
te, nei mezzi di comunicazione, per la strada... e persino la relatività delle mie credenze (che non è lo stesso del re-
nell'inconscio collettivo. Quello di cui si ha bisogno è che lativismo) accettando il rischio di un cambiamento, di una
gli agenti di pastorale vadano incontro a questa opportu- conversione, di u n o sconvolgimento dei miei modelli tra-
nità (questo Kairós) in u n modo cosciente, più deciso, siste- dizionali. Quaestio mihi factus sum, io stesso sono diven-
matico, e aiutino le comunità cristiane e la stessa società tato domanda, diceva il grande africano Agostino. Non si
ad assimilare questo «cambiamento di paradigma» che se- può entrare nel campo di un dialogo interreligioso senza
gna una nuova tappa storica tale atteggiamento autocritico» 2 .
Che atteggiamento richiede questo intradialogo? Qualcuno ha paura del dialogo interreligioso (e intrareli-
gioso), pone delle condizioni ed evidenzia le verità che de-
vono essere mantenute in ogni eventualità. Per esempio, il
• Atteggiamenti da prendere in considerazione
documento «Dialogo e annuncio» del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, u n o dei documenti più pro-
Ci riferiamo innanzi tutto all'atteggiamento di coloro che gressisti della Chiesa Cattolica su questo tema, non trala-
affrontano il tema del pluralismo come un problema per scia di manifestare i suoi timori e di porli come condizio-
la propria fede (non come una semplice curiosità intellet- ne previa per il dialogo: nel dialogo - dice - deve sempre
tuale) e di coloro che entrano nel dialogo non per una for- mantenersi salva la fede in Gesù Cristo come l'unico me-
ma di carità (per aiutare gli altri) m a di ricerca di fede (en- diatore fra Dio e l'essere u m a n o (cf Tm 2,4-6) e che in lui
trano nel dialogo sia per aiutare che per aiutarsi, e vi en- ci è stata data la pienezza della rivelazione (n. 48). Natu-
trano disposti ad essere aiutati). ralmente l'identità cristiana di chi partecipa al dialogo «de-
Il dialogo religioso deve essere veramente dialogo, non una ve essere mantenuta intatta» (n. 49). E si tratta, in ogni ca-
finzione, non un protocollo. Il dialogo è vero solo quando so, di u n dialogo che costituisce la prima parte della mis-
chi vi partecipa si pone in u n atteggiamento di ricerca, aper- sione, di cui la seconda è l'annuncio, frutto del «dovere che
to alla verità che nel corso del dialogo potrà scaturire e sor- incombe sulla Chiesa per m a n d a t o del Signore Gesù, per-
prenderlo. Quando una persona si mette in dialogo, con del- ché gli esseri umani possano credere (in lui) ed essere sal-
le precomprensioni, con delle «verità» affermate a priori, vati», poiché questo messaggio «è necessario, unico e in-
inamovibili, considerate come superiori a tutto ciò che il sostituibile» (n. 66).
dialogo potrà apportare, non sta «dialogando» veramente. E evidente che u n dialogo così condizionato ha poco a che
vedere col dialogo reale e molto col protocollo missiona-
«Quando entri in u n dialogo intrareligioso, non pensare in rio, con la finzione interessata. Apparenza di dialogo co-
anticipo ciò che devi credere» dice R. Panikkar 1 . Devi es-

1 2
// dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice, Assisi 2001, p. 12. Panikkar, R., ibid., p. 115.

480 481
me strategia per entrare, senza parere, nell'annuncio uni- i dialoghi ufficiali valgono tutte quelle cautele che sono lo-
laterale. giche nelle istituzioni. Per questo, quantunque le istituzioni
religiose debbano «dialogare» - magari lo facessero quan-
La ricerca della verità deve stare al di sopra della propria to prima -, per il credente comune questo dialogo ufficia-
appartenenza a una tradizione religiosa piuttosto che a le non è l'unico 5 né il più importante. È più urgente il dia-
un'altra (compresa quella cristiana). Se il dialogo è vera- logo che deve fare lo stesso credente o la comunità cri-
mente ricerca della verità, una persona deve essere dispo- stiana al suo interno (intradialogo), è più importante il dia-
sta ad abbracciarla lì dove la incontra, anche se dovesse logo che le comunità di differenti tradizioni religiose pos-
abbandonare le sue precedenti convinzioni 3 e accorgersi sono realizzare fra loro ed è più importante il dialogo che
che i fondamenti della sua fede si smuovono e che ha bi- i teologi devono realizzare per avviare percorsi di com-
sogno di ricostruire tutto l'edificio della sua fede religio- prensione e nuove impostazioni e paradigmi. Il dialogo in-
sa 4 . Anche a costo di attraversare u n «periodo gramo». terreligioso che aiuterà le religioni non è quello che viene
realizzato dalle istituzioni e dai loro rappresentanti (seb-
E tutto questo è così perché il credente è una persona, e bene sia necessario e persino conveniente): è soprattutto il
perché la sfida del pluralismo religioso, per chi la sappia Popolo o i Popoli di Dio che devono dialogare fra di loro,
cogliere, colpisce la propria fede. Non è u n tema sempli- «Dio ha il diritto di dialogare con Dio...» attraverso i suoi
cemente «teologico», è una sfida esistenziale che rimette Popoli (Pedro Casaldàliga).
la persona in una fase decisiva della sua ricerca di fede,
come quando iniziò la sua avventura personale di fede, nel Per altri, infine, per molti ricercatori di spiritualità atten-
momento della conversione o del passaggio ad una fede ti alle trasformazioni profonde del nostro tempo, il dialo-
personale adulta. Molti credenti, soprattutto i «professio- go interreligioso sembra «troppo poco e troppo in ritar-
nisti» della fede (sacerdoti, religiosi, religiose, operatori di do» 6 perché non cessa di rinchiudere la spiritualità nelle
pastorale) spesso si irrigidiscono nel loro itinerario di ri- categorie inadeguate e nella visione limitata delle religio-,
cerca della fede: non cercano più, non si sentono provo- ni formali... Se ci troviamo effettivamente in u n «secondo
cati dal pluralismo, non hanno più dubbi di fede, hanno tempo assiale» 7 , u n dialogo religioso che non si faccia ca-
imparato tutte le risposte e le distribuiscono agli altri co- rico del fatto che le religioni stesse sono sfidate dalla pos-
me funzionari intangibili da crisi di fede. Per queste per- sibilità che sia già iniziata la loro scomparsa, «arriva tar-
sone il tema del pluralismo religioso è solo una nuova «teo- di e si ferma poco» 8 ...
logia», una nuova teoria di cui parlare, non una sfida alla
fede né alla religione. Noi non ci rivolgiamo a loro. Che diremo a questi ricercatori inquieti? Che condividia-
m o la loro inquietudine. Effettivamente il dialogo interre-
A sua volta, i «dialoghi interreligiosi ufficiali» fra istituzio- ligioso non sarà «la» soluzione della problematica che og-
ni religiose non sono veramente «dialoghi» nel significato
forte della parola, sono un'altra cosa: sono formalità, trat-
tative, protocolli, mutue investigazioni, patti politici. Il ve- 5
ro dialogo esiste solo fra persone, non fra istituzioni. Per «Dovrebbe essere evidente che il dialogo delle religioni non è con-
finato nel recinto delle istituzioni religiose. Né è un'area speciale di
competenza riservata ai cosiddetti teologi o autorità religiose, e an-
cora meno agli esperti o agli accademici. Escludere la religione dal
3
«Nel dialogo i cristiani devono passare decisamente da un atteggia- foro pubblico è tanto letale come concedere il potere politico al cle-
mento confessionale ad un atteggiamento innanzitutto di ricerca del- ro» (R. Panikkar, L'incontro indispensabile: Dialogo delle religioni, Ja-
la verità» (John Hick, God Has Many Names, The Westminster Press, ca Book , Milano 2001, p. 50).
6
Philadelphia 1982, p. 126). 0'Murchu, Reclaimìng Spirituality, Crossroad, Nuova York 1997, p.
4 30.
Ricordiamo ancora una volta l'intuizione di Paul Tillich, già alla fi- 7
ne della sua vita, sulla necessità di ricostruire tutta la teologia dal Cf. la lezione 19.
8
dialogo con le altre religioni. «Too little, too Late» (O'Murchu, ibid.).

482 483
gi affonda le religioni. Certamente tale dialogo le aiuterà Alcuni autori fanno u n a classificazione simile, con altra
a ridurre il ritardo secolare del loro servizio all'uomo con- nomenclatura; il dialogo potrebbe essere catalogato in
temporaneo e questo è positivo, però la sfida che il muta- quattro livelli10:
mento o la metamorfosi attuale della coscienza u m a n a rap-
presentano per le religioni è un altro tema, si colloca ad un a) il livello esistenziale: presenza e testimonianza;
altro livello e non sarà evitato con il dialogo interreligioso. b) il livello mistico: preghiera e contemplazione;
In buona misura è certo che quello che fa avanzare il mon- e) il livello etico: liberazione e promozione dell'essere uma-
do non è solamente il dialogo religioso, ma il superamento no;
della «religione» a favore della spiritualità. In ogni caso, è d) il livello teologico: arricchimento e applicazione dei pa-
importante avere presenti i due fronti, sapendo che sono in- trimoni religiosi.
dipendenti e che uno non risolverà i problemi dell'altro.
In entrambe le classificazioni si tratta di quattro modalità,
non di quattro tappe di uno stesso itinerario. In ogni luo-
go o situazione sarà possibile o conveniente una forma di
• Forme di dialogo interreligioso dialogo piuttosto che un'altra, e qualche volta sarà pruden-
te non realizzare nessuna di quelle forme di dialogo, rin-
È divenuta classica la suddivisione delle forme di dialogo viandolo ad u n momento successivo. È evidente che il dia-
che il citato documento Dialogo e Missione del 1984 pre- logo teologico non sarà in molti casi il primo passo. In cia-
senta nei suoi numeri 28-35 9 . scun caso si può fare ciò che le possibilità concrete sug-
geriscono.
Sono queste le forme di dialogo che vi appaiono:
A questi quattro tipi o modalità di dialogo noi aggiunge-
a) il dialogo della vita, nel quale le persone di differenti re- r e m m o il già citato «intradialogo» o «preparazione del dia-
ligioni si sforzano di vivere con uno spirito di apertura e logo», così come il «dialogo ufficiale» delle istituzioni di
di buon vicinato, condividendo gioie e dolori, i problemi e ogni religione, che non deve sostituire né condizionare nes-
le preoccupazioni umane; suna delle altre forme di dialogo interreligioso.
b) il dialogo delle opere, nel quale le comunità religiose di Non bisogna dimenticare che in questo campo, come in
differenti tradizioni collaborano in vista dello sviluppo in- molti altri, l'iniziativa di ogni credente è libera di avvia-
tegrale e della liberazione del popolo; re qualsiasi attività, contatto, relazione, progetto... e che
quanti più saranno i credenti attivi e impegnati in questo
e) il dialogo degli interscambi teologici, attraverso il quale i dialogo, quanto più e prima questo mondo si orienterà ver-
teologi cercano di approfondire le rispettive credenze reli- so atteggiamenti di pace e di riconciliazione. Siamo tutti
giose e apprezzare i valori spirituali gli uni degli altri; invitati a partecipare.
d) il dialogo dell'esperienza religiosa, con il quale le perso-
ne, radicate nelle proprie tradizioni religiose, condividono
le loro ricchezze spirituali, per esempio, per quanto ri- II. Suggerimenti concreti per la pratica11
guarda la preghiera e la contemplazione, la fede e i cam- a) Per un atteggiamento di pluralismo religioso
mini di ricerca di Dio o dell'Assoluto.
- Vivere il dialogo religioso, in primo luogo, personalmente

9
Furono ripresi dal documento Dialogo e Annuncio (n. 42) del Pon- ,0
Roberlei Panasiewicz, Diàlogo e revelagào. Rumo ao encontro inter-
tificio Consiglio per il dialogo interreligioso della Congregazione per religioso, editrice C/Arte, Belo Horizonte 1999, p. 54.
la Evangelizzazione dei popoli (1991). 11
Agenda Latinoamericana 2003, pp. 224-225.
484 485
dentro me stesso e dentro la mia stessa comunità, come incontra con tutti gli esseri umani attraverso le religioni
u n atteggiamento di ascolto per imparare dalle altre reli- dei popoli.
gioni, essere aperto a conoscerle, deporre ogni atteggia- - Convertirmi all'Amore e al Dio Padre/Madre universale,
mento di dogmatismo a priori, accogliere criticamente le assumendo la mia identità di figlio/a di Dio e fratello/so-
lamentele contro la nostra religione, riconoscerne i suoi li- rella di tutti i miei fratelli e sorelle, prima e al di sopra
miti e i suoi peccati e accettare la possibilità di una revi- dell'identità che deriva dalla mia appartenenza a una reli-
sione dei miei schemi «tradizionali». Praticare quindi u n gione concreta.
dialogo religioso con m e stesso, entro la mia comunità, u n - Intendere la mia Missione (cristiana o di qualunque al-
«intra-dialogo» (Panikkar). tra religione) come servizio all'Utopia del progetto di Dio,
- Studiare nella mia comunità (comunità di base, circolo che noi cristiani definiamo «Regno di Dio».
di studio, parrocchia, congregazione...) il tema del plurali- - Valutare positivamente tutte le religioni. Accettare sin-
smo religioso. Organizzare un breve corso, laboratorio, ci- ceramente la loro molteplicità, non come u n deplorevole
clo di riunioni di studio... anche una serie di incontri pub- «pluralismo di fatto» bensì come u n pluralismo positiva-
blici. Studiare il macroecumenismo e il dialogo religioso. mente voluto da Dio, «pluralismo di diritto», di diritto di-
Riesaminare la bibliografia sul dialogo e il pluralismo reli- vino.
gioso e vedere quali libri possiamo leggere/studiare.
- Essere convinto che tutte le religioni sono «vere», hanno
- Essere capaci di pregare in u n tempio di altra confes- la loro Verità, sono vie attraverso le quali Dio si fa incon-
sione, di pregare con una orazione di altra religione. tro; e che sono anche tutte umane, e per questo limitate e
- Scegliere una religione (grande o piccola) che mi è sco- relative, incomplete e condizionate da peccati storici.
nosciuta e dedicare, per u n certo tempo, la mia lettura per- - Rinunciare a ogni ansia di proselitismo. Desiderare che
sonale a conoscerla intellettualmente e con disponibilità. gli indù siano buoni indù, i musulmani buoni musulmani,
Contattare persone di questa religione, avviare u à rappor- i cristiani buoni cristiani e che tutti gli uomini e le donne
to di dialogo o di lavoro (qualche attività congiunta) e col- siano santi nel cammino religioso attraverso cui Dio è an-
tivare la loro amicizia. dato loro incontro. Rispettare profondamente coloro che,
- Coltivare un atteggiamento di rispetto e venerazione ver- con sincerità, affermano di n o n trovare Dio.
so le altre religioni. Non pensarle mai come spazi «vuoti
di salvezza». Eliminare dal nostro dizionario parole e con-
cetti come «paganesimo», «religioni naturali»... Fare uno
sforzo per sradicare da noi (anche nella nostra preghiera
personale e nella preghiera liturgica) ogni modo di dire che b) Per una pratica del dialogo religioso
ignori l'esistenza di altre religioni, altre forme di vedere
Dio, altre espressioni del senso dell'esistenza umana... Sen- - Fare u n elenco delle presenze di altre comunità religio-
tirsi decisamente m e m b r o di una comunità u m a n a uni- se che si trovano all'interno del nostro quartiere, nella città,
versale, aperta, che tiene in considerazione il pluralismo nelle città vicine.
religioso e lo valorizza positivamente, che cerca la comu- - Fare in modo che la mia comunità prenda l'iniziativa di
nione di tutti gli esseri umani con Dio senza distruggere
«farsi incontro» e visitare qualche comunità o istituzione
tutte quelle vie per le quali Dio e gli uomini hanno comu-
di altra religione.
nicato nel corso dei millenni.
- Entrare ogni tanto in qualche tempio di un'altra religio-
- Contemplare Dio, sempre più come «il Dio di tutti i no- ne, e partecipare ad alcune delle loro celebrazioni.
mi», il Dio che è andato incontro a tutti i popoli e che si

486 487
- Riconoscere nella pratica che ci sono altri Libri Sacri, comunità di diverse religioni: dialogo che consiste nella
conoscerli, leggerli, accoglierli, meditarli, utilizzarli anche realizzazione congiunta di azioni in difesa della vita, di mi-
nelle nostre celebrazioni... glioramento della qualità della vita nel quartiere, di atten-
zione ai più bisognosi della nostra comunità, senza di-
- Nei primi giorni di gennaio visitare gli altri rami della stinzione di appartenenza religiosa...
famiglia cristiana e accordarsi per celebrare congiunta-
mente la «settimana dell'unità dei cristiani».
e) Per una pratica di impegno per la Pace
- Stabilire relazioni (personali, di gruppo, comunitarie) con
persone, gruppi, comunità, enti... di altre religioni. Sfor- - Fare abitualmente nella propria comunità o gruppo l'ana-
zarsi perché queste relazioni si stabilizzino e siano positi- lisi della congiuntura riguardo alla situazione mondiale,
ve negli ambienti dove mi muovo. continentale e nazionale.
- Organizzare con la mia comunità religiosa una campa- - Riflettere sulla nuova congiuntura mondiale nella quale,
gna di dialogo inter-religioso: proporlo prima alle istitu- alle acuite ingiustizie tradizionali, si aggiunge ora una nuo-
zioni e gruppi competenti, programmare fra questi visite, va coscienza delle tensioni culturali e religiose.
dialoghi, tavole rotonde, attività sociali di appoggio a si-
tuazioni di bisogno... Tentare di organizzare qualche vol- - Essere in contatto con associazioni pacifiste nella nostra
ta una celebrazione inter-religiosa, che nel futuro possa es- città o regione.
sere periodica.
- Partecipare a campagne e associarsi a istituzioni contro
- Prendere il tema del PR come tema di studio nella mia la tortura, per la difesa dei diritti umani, per la salvaguar-
comunità religiosa. dia della natura, per l'istituzione del Tribunale Penale In-
ternazionale, per la firma e il rispetto del protocollo di Kio-
- Far parte di commissioni, organismi o iniziative ecume- to.
niche, multireligiose ed essere al loro interno un deciso so- - Organizzare nella propria comunità, gruppo, quartiere...
stenitore del dialogo e dell'accettazione del pluralismo. una settimana di riflessione/azione per la Pace.
Mettersi in contatto con le iniziative internazionali di dia-
logo e cooperazione interreligiosa . - Essere decisamente ed esplicitamente antimperialista, e
impegnarsi a favore della democratizzazione del mondo
- Fare sì che il tema venga assunto nel gruppo lider della con u n atteggiamento sempre di difesa degli esclusi, emar-
comunità nella quale mi trovo (quartiere, centro di studio, ginati o vittime di qualsiasi forma di ingiustizia.
associazione o movimento, comunità cristiana, parrocchia,
congregazione evangelica, comunità educativa, circolo di - Non separare il tema del dialogo religioso dal tema del-
amici...) e incentivare iniziative al riguardo. la pace e della giustizia, e porre l'opzione per il Dio dei po-
veri come la bussola della posizione che assumeremo nel
- Essere abbonato individualmente o collettivamente a dialogo.
qualche rivista che affronti il tema del dialogo e del plu-
ralismo, al livello e impostazione più adeguati. Aggiungere qui i propri suggerimenti.
- Praticare la «inreligionazione»: avvicinarsi seriamente
all'esperienza religiosa di altre religioni, cercando di favo-
rire in noi stessi u n a conoscenza esperienziale profonda di
un'altea religione, principalmente quella che è più vicina Bibliografia
all'ambiente nel quale ci troviamo, come anche delle gran-
di religioni asiatiche. AGENDA LATINOAMERICANA 2003, pp. 230-231: bibliografia sul plu-
ralismo religioso. Anche in: latinoamericana.org/2003/tex-
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494 495
contro tra Teologia della Liberazione e Teologia del plurali-
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Indice
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10/2004*.
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2005*.
ZAMAGNI GIANMARIA, La teologia delle religioni di Hans Kiing. Dal-
la salvezza dei non cristiani all'etica mondiale (1964-1990), pre-
fazione di Alberto Melloni, EDB, Bologna 2005*. Prefazione Pag. 5
Presentazione « 9
Impostazione del corso « 11
I. Motivazione e obiettivi « 11
II. Metodologia «latino-americana» « 13
III. Il corso come studio personale individuale « 14
IV. Metodologia specifica per il lavoro di gruppo « 14
V. Domande per dialogare/riflettere « 16
Capitolo primo
A partire dalla nostra esperienza « 19
Obiettivo « 19
Schema di domande per condividere la nostra
esperienza « 19
Esercizio raccomandato: «Vero o falso?» « 21

Capitolo secondo
La nuova situazione del pluralismo religioso « 22
I. Sviluppo del tema « 22
II. Testi antologici da leggere e commentare « 29
III. Domande per riflettere e per dialogare « 30
IV. Esercizi raccomandati « 31
Bibliografia « 31

Capìtolo terzo
A partire dalla storia. Dalla prospettiva
del pluralismo « 33
I. Per presentare il tema « 33
II. Testi antologici « 33
III. Per sviluppare il tema « 37
IV. Domande per condividere e approfondire « 38
Bibliografia « 39

496 497
Capitolo quarto III. Domande per riflettere e per dialogare pag. 109
Il pluralismo religioso nella storia Bibliografia « 110
dell'America Latina pag. 41
I. Per sviluppare il tema « 41 Capitolo nono
II. Testi antologici « 42 Due principi fondamentali: il pluralismo
è positivo e voluto da Dio. Non ci s o n o eletti « 112
III. Domande per riflettere e per dialogare « 44
IV. Esercizi raccomandati « 45 I. Per sviluppare il tema « 112
Bibliografia « 46 IL Testi antologici ed esercizi raccomandati « 134
III. Domande per riflettere e per dialogare « 134
Capitolo quinto Bibliografia « 134
L'ermeneutica del sospetto « 48
I. Per sviluppare il tema « 48 Capitolo decimo
IL Testimonianze antologiche per esercizi Aspetti biblici e gesuanici « 136
didattici in gruppo « 53 I. Per sviluppare il tema « 136
III. Applicazioni alla vita « 56 IL Domande per lavorare in gruppo « 155
IV. Domande per riflettere e per dialogare « 57 Bibliografia « 156
Bibliografia « 57
Capitolo undicesimo
Capitolo sesto Aspetti ecclesiologici del pluralismo religioso « 157
Strumenti logici: nomi, concetti I. Per sviluppare il tema « 157
e classificazioni « 59
IL Testi antologici « 183
I. Per sviluppare il tema « 59 III. Domande per riflettere e dialogare « 185
IL Testi antologici « 70 Bibliografia « 186
III. Esercizi pedagogici raccomandati « 71
IV. Domande per riflettere e per dialogare Capitolo dodicesimo
in gruppo « 71 Aspetti dogmatici cristologici « 188
Bibliografia « 72 I. Per sviluppare il tema « 189
IL Testi antologici « 217
Capitolo settimo
III. Domande per riflettere e dialogare « 217
Visione generale: esclusivismo, inclusivismo
e pluralismo « 73 Bibliografia « 218
I. Per sviluppare il tema « 73 Excursus al capitolo dodicesimo
IL Esercizi didattici raccomandati « 94 La costituzione del dogma cristologico « 221
III. Domande per lavorare in gruppo « 95 Come l'hanno saputo? « 221
Bibliografia « 95 Alcune riflessioni « 233
Capitolo ottavo Capitolo tredicesimo
Una nuova comprensione della Rivelazione « 98 La «regola d'oro». La dimensione etica
I. Per sviluppare il tema « 98 delle religioni « 242
ILTesti antologici « 108 I. Per sviluppare il tema « 242
498 499
II. Testi antologici pag. 259 III. Domande per lavorare in gruppo pag- 364
III. Domande per riflettere e lavorare in gruppo « 259 Bibliografia « 365
Bibliografia « 260
Capitolo diciannovesimo
Capitolo quattordicesimo Un nuovo t e m p o assiale. Ampliamo
Un altro modello di verità « 261 gli orizzonti « 366
I. Per sviluppare il tema « 261 I. Per sviluppare il tema « 366
II. Testi antologici « 282 II. Esercizi raccomandati « 394
III. Domande per riflettere e per dialogare « 283 Bibliografia « 395
TV. Poster (<htpp://servicioskoinonia.org/posters>) « 284
Bibliografia « 284 Capitolo ventesimo
Spiritualità del pluralismo religioso « 396
Capitolo quindicesimo I. Per sviluppare il tema « 396
Tutte le religioni s o n o vere « 286 II. Testo antologico « 415
I. Per sviluppare il tema « 286 III. Esercizi raccomandati « 415
II. Testi antologici « 304 Bibliografia « 416
III. Domande per riflettere e per dialogare « 306
IV. Poster « 307 Capitolo ventunesimo
Bibliografia « 308 Morte e resurrezione della missione « 417
I. Per sviluppare il tema « 417
Capitolo sedicesimo II. Testi antologici « 444
Tutte le religioni s o n o vere... e false « 309 III. Attività raccomandate « 447
I. Per sviluppare il tema « 309 Bibliografia « 448
II. Testi antologici « 321
Capitolo ventiduesimo
III. Domande per rifletterre e per dialogare « 321
Mondializzazione e religioni « 450
Bibliografia « 322
I. Per sviluppare il tema « 450
Capitolo diciassettesimo II. Testo antologico « 463
Limiti concreti del cristianesimo « 323 Bibliografia « 464
I. Per sviluppare il tema « 323
Capitolo ventitreesimo
II. Testi antologici « 344
«Molti poveri, molte religioni»: Liberazione
III. Domande e suggerimenti per lavorare mondiale e religioni « 466
in gruppo « 345
Bibliografia « 346 I. Per sviluppare il tema « 466
IL Testi antologici « 478
Capitolo diciottesimo Bibliografia « 478
Macroecumenismo latino-americano « 348
Capitolo ventiquattresimo
I. Per sviluppare il tema « 348 La pratica del dialogo « 479
IL Testi antologici « 362
I. Per sviluppare il tema « 479

500 501
Appunti:
II. Suggerimenti concreti per la pratica pag. 485
Bibliografìa « 489
Pagine in rete « 490

Bibliografìa complementare in italiano 491

502

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