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Il collezionista     (20­04­2011)

Penso che il lavoro più difficile da fare su questa terra sia il collezionista. Dico lavoro, 
certo. Ci sono anche i collezionisti dilettanti che nel loro settore sono appena un po' più
colti di una scimmia. Il collezionista di professione non ha come obiettivo il guadagno e
questo lo differenzia da tutti gli altri professionisti. Qual'è allora il suo fine? La Verità.
La verità di cosa? La verità del valore dell'oggetto. Ma in un mondo privo di valori 
assoluti, voi direte, come può esistere una tale verità? È proprio questa la battaglia 
che deve combattere un vero collezionista.
Prima però bisogna dare un'occhiata al mondo delle collezioni. C'è di tutto, montagne 
di oggetti senza arte né parte, una vera discarica. Si va dagli oggetti posseduti da 
personaggi famosi, che è la cosa più stupida, a serie di oggetti insignificanti e casuali 
come monete, francobolli, fiammiferi di hotel, carte da gioco, bonsai, locandine 
pubblicitarie, cartoline, libri antichi, quadri, oggetti artistici vari.
Conobbi una coppia che collezionava atmosfere d'interni. Quando, andando in giro, 
trovavano in uno spazio interno, una particolare atmosfera prodotta dalle persone, 
dalle cose, dalla luce presenti in quel posto, la dichiaravano atmosfera da collezione e 
la registravano accuratamente in un loro libro contabile. 
Il primo difetto dei collezionisti generici è quello di voler ammassare il più possibile 
esemplari di una data categoria di oggetti, come se la quantità aumentasse il valore 
intrinseco della collezione. Certo, per i collezionisti commercianti questo è un buon 
motivo, ma questi sono solo commercianti.
Il vero valore di una collezione si misura dal valore posseduto dall'oggetto più prezioso 
contenuto in essa. Da qui al concetto di mono collezione il passo è breve. Io sono un 
mono collezionista, colleziono una sola cosa, il preservativo.
Lo so, lo so che molti, forse tutti, sbufferanno di impazienza, o di disgusto e strapperà 
questo foglio, ma se qualche perdigiorno vuole ascoltare il seguito, lo accontento 
subito.
Dunque se riflettiamo un momento sull'aspetto demografico del pianeta ci rendiamo 
conto che la crescita incontrollata della popolazione mondiale è il vero problema 
dell'umanità. Non il cambio climatico, la fine del petrolio, il dilagare delle ideologie di 
destra, il contrasto nord­sud, problemi seri, certo, ma non tali da produrre lo scenario 
apocalittico che possiamo immaginare per la terra fra un centinaio d'anni. Lo scenario 
è questo: masse sterminate di corpi umani deambulando da un luogo a un altro in 
cerca di cibo e disposti a tutto per averlo. Non ci saranno più regole, forze dell'ordine, o
una moralità collettiva a contrastare la follia di questi fiumi umani. Violenze, stupri, 
assassini tutto sarà lecito per costoro. La Terra, ormai diventata un deserto come un 
campo di grano dopo il passaggio di una nube di cavallette, non darà più nessun frutto.
Tutte le specie vegetali e animali saranno state divorate da miliardi di mandibole 
affamate. Il cannibalismo allora diventerà pratica comune. Prima sarà il turno dei 
bambini, poi degli anziani, ma il ritmo delle nascite non sarà sufficiente per sfamare 
tutti. La specie umana, in pochi anni, si auto consumerà. La Terra, dopo un opportuno 
numero di ere geologiche, riprenderà forse a popolarsi di nuove specie animali e 
vegetali, ma questa è un'altra storia che non ci tocca.
Ebbene, tutto questo discorso per dire che il preservativo non è più una difesa efficace 
contro questo  pericolo? Che ci sono ora altri metodi contraccettivi più efficaci e quindi 
il preservativo è ormai un oggetto di antiquariato, degno di certi collezionisti di bocca 
buona?
No, signori, io non colleziono preservativi esistenti, vecchi o nuovi, nelle loro varie e 
ridicole tipologie. Io colleziono il preservativo, il primo, quello che non c'è perché non è 
mai stato prodotto. 
Chille è pazzo, direbbe il mio amico Salvatore. No, non sono pazzo, sono il vero 
collezionista, io, gli altri sono solo raccoglitori di cianfrusaglie, persone comuni che per 
noia si riempiono la casa di manufatti insignificanti, come del resto tutta la 
produzione umana.
Ma le opere d'arte, le collezioni del Louvre, la Gioconda, le mutande di Mariline 
Monroe? Oggetti caduchi, mode, speculazioni. Non esiste nessun valore assoluto, come 
dicevo all'inizio, da poter assegnare a un qualsiasi oggetto esistente. Esistono solo 
valori relativi, convenzioni, opinioni, gusti. 
Ci siamo? È tutto chiaro fin qui? Bene. Se tutto ciò che esiste non  ha valore, allora, 
per la legge degli opposti, ciò che non esiste ce l'ha. Sì, lo so che è un gioco verbale, e 
forse è solo un gioco anche tutto questo discorso. 
Sono un essere poco versato nella retorica e nemmeno nella logica, penso, per cui d'ora 
in poi non cercherò è di dimostrare, né di convincere chicchessia della bontà della mia 
tesi. In fondo il mondo non avanza certo secondo le leggi della logica e della retorica. 
C'è stato un momento nel passato in cui se quella determinata persona avesse usato 
un preservativo l'umanità non sarebbe esistita e il mondo avrebbe avuto un'altra 
storia. Chi era quella persona? Ma è ovvio, non può che essere Dio. È lui che ha 
generato tutto. Se si fosse messo un preservativo al momento di creare il primo uomo 
chissà come sarebbe il mondo adesso, ma questo è pane per i moralisti, gli scrittori, le 
agenzie immobiliari. Io sono un collezionista, anzi, è ora di deporre questa maschera di
falsa modestia, io sono il collezionista, colui che possiede il preservativo di Dio.
Però piano, calmiamoci un momento, non ce l'ho ancora. Sono stato informato che in 
Amazzonia un sacerdote guaranì è in possesso di una cosa che secondo le mie 
deduzioni dovrebbe essere proprio quella cosa là. L'ho contattato e l'ho pregato di 
venire qui con l'oggetto in questione. Sarà qui a momenti. 
No, guardi, ho un appuntamento, aspetto una persona. Sì, lo so che gli altri ospiti 
stanno rientrando nelle loro stanze, ma come le dicevo io aspetto una persona, un 
guaranì dell'Amazzonia. 
No, non può spingermi in questo modo, oltre tutto stavo spiegando a questi signori chi 
sono io. 
No, non sono un matto, sono il collezionista, ecco perché mi hanno messo qui, per 
invidia, perché vogliono essere loro ad avere l'unico pezzo degno di essere collezionato. 
Come? Ah, l'hanno già portato nella mia cella? Allora vado subito. 
Beh, scusate signori, è stato un piacere conversare con voi di collezionismo, ma ora 
devo proprio andare. Ci sentiamo. 

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