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DIRUTA, Girolamo.

Nacque intorno al 1550 a Deruta (Perugia), anche se nei frontespizi delle sue opere si proclama
costantemente “perugino”.
Dal Colleoni apprendiamo che nel giugno 1574 era nel convento francescano di Correggio: da-
to che nel medesimo convento viveva il frate Battista Capuani, noto musicista. è lecito supporre
che il D. sia stato suo allievo. Successivamente si trasferì a Venezia, dove risiedeva nel dicembre
1578, quando si recò a Padova per partecipare a un concorso per il posto di organista nella basi-
lica del Santo. Il posto venne assegnato a Ippolito da Piacenza, e il D. non riuscì ad ottenerlo alla
morte di questo, poiché nel concorso svoltosi nell’ottobre 1579 gli fu preferito un certo Bartolo-
meo Tacconi.
In quegli anni debbono forse collocarsi i suoi studi con Claudio Merulo e GioseƓo Zarlino,
entrambi attivi a Venezia, e con Costanzo Porta - come lui frate minore conventuale - che operò
prima a Ravenna (1580-85) poi a Bologna (1585-89). Nel 1580 il D. pubblicò a Venezia, presso il
tipografo Angelo Gardano, l’unica raccolta di musica sacra a noi nota, Il primo libro de’ contra-
punti sopra il canto fermo delle antifone delle feste principali de tutto l’anno. A cinque voci. No-
vamente composte e mandate in luce per Girolamo Diruta, contenente le otto antifone Tecum
principium, 0 admirabile commercium, Ante luciferum, Angelum autem, Viri Galilei, Dum com-
plerentur, Sacerdos in aeternum, Vidi turbam. Dell’opera non sopravvivono che le parti staccate
di canto e alto.
Nel 1593 pubblicò la prima parte de Il Transilvano, trattato teorico-pratico per lo studio degli
strumenti a tastiera; dal frontespizio apprendiamo che in quell’anno egli era organista del duomo
di Chioggia. Ancora da Chioggia, il 1° febbr. 1602 egli scrisse una lettera ai magistrati di Deruta,
dichiarando che, dopo trent’anni di attività, sarebbe volentieri rientrato nella città natale. Fece
comunque ritorno alla natia Umbria, dato che dal 1604 al 1610 fu organista del duomo di Gub-
bio, come è confermato dal frontespizio della seconda parte de Il Transilvano apparsa nel 1609.
A Gubbio poté forse conoscere direttamente il musicista Adriano Banchieri, presente nel locale
monastero olivetano di S. Pietro nel 1604. Lo stesso Banchieri, oltre a ricordarlo nelle Conclu-
sioni, gli indirizzò due Lettere armoniche. Nella seconda, inviata a Chioggia, il Banchieri lo rin-
graziava per aver inserito due suoi ricercari (del V e del VI tono) nella seconda parte de Il Tran-
silvano, la cui dedica è firmata da Gubbio il 25 marzo 1610. La lettera, dunque, posteriore a
questa data porta a pensare che il D. fosse tornato nella città veneta.
Sappiamo inoltre che nel settembre 1612 i canonici della collegiata di S. Maria Maggiore in
Spello (Perugia) proposero al D. il posto di organista della loro chiesa, ma, per quanto decisi ad
oƓrirgli un lusinghiero stipendio, non riuscirono a convincerlo. Infine, il 5 marzo 1613, il capi-
tolo generale dei minori conventuali gli conferì il titolo di magister musices. Dopo tale data non
si hanno ulteriori notizie sulla sua vita.
La fama del D. è essenzialmente legata al suo trattato Il Transilvano. Dialogo sopra il vero mo-
do di sonar organi & stromenti da penna del r. p. Girolamo Diruta perugino dell’Ordine de’ frati
minori conventuali di s. Francesco. Esso venne pubblicato a Venezia dagli editori Vincenti in due
parti: la prima nel 1593 (ristampe del 1597, 1612 e 1625) e la seconda nel 1609, ma con dedica
da Gubbio del 25 marzo 1610 (ristampa del 1622). L’opera è concepita in forma di dialogo tra
due personaggi, lo stesso D. e un certo Transilvano, ai quali si associa talvolta il cavaliere Mel-
chiorre Michele, e trae il nome dal dedicatario della prima parte, Sigismondo Báthory (1573-
1613), principe di Transilvania e nipote del re di Polonia. Risulta infatti che nel 1591 un inca-
ricato del principe, Istvan de Jósika, venne in Italia per negoziare le nozze del suo signore con
Leonora Orsini, nipote di Ferdinando I granduca di Toscana. È probabile dunque l’identifica-
zione di Transilvano con l’emissario del principe di Transilvania e del cavaliere Melchiorre Mi-
chele con l’omonimo nobiluomo veneziano che seguì le trattative matrimoniali per conto del pa-
pa. Nella premessa “al prudente lettore”, che compare nella prima parte de Il Transilvano, il D.
esalta l’organo come “re degl’istrumenti” e loda l’insegnamento ricevuto dal Merulo. Agli enco-
mi dell’allievo fa riscontro un’“epistola” dello stesso Merulo, che presenta al lettore in maniera
lusinghiera l’allievo e la sua opera.
Nel dialogo, il D. illustra innanzi tutto la giusta posizione del corpo, del braccio, della mano e
dei movimenti delle dita; distingue poi la tecnica e lo stile dell’ “armonia unita” da usare all’or-
gano da quella opposta del “sonare istromenti da penna”, cioè clavicembali, spinette ecc; passa,
quindi, ai problemi di diteggiatura, esemplificandoli nelle scale e negli abbellimenti. Alle spiega-
zioni teorico-pratiche fanno seguito una serie di brani, in cui l’allievo è chiamato a mettere pro-
gressivamente in pratica gli insegnamenù ricevuti: si tratta di quattordici toccate, di cui cinque
dello stesso Diruta. La seconda parte del’opera è divisa in quattro “libri”. Nel primo si trova la
“regola di intavolar qual si voglia cantilena” (esemplificata in un Ricercare a 4 del D.) e si dà spie-
gazione dell’“intavolare diminuito” (come esempi di canzoni intavolate sono indicate La spiritata
di G. Gabrieli e L’Albergona di A. Mortaro). Nel secondo libro si parla del contrappunto le cui
varietà sono esposte secondo un ordine crescente di diƔcoltà, con esempi per ciascun tipo. Nel
terzo libro il D. si occupa del canto e nel quarto tratta in particolare degli inni e dei Magnificat
musicali, nonché del modo di adoperare i registri dell’organo.
Il Transilvano, che per la sua forma dialogica potrebbe essere inquadrato nella tipologia del
trattato rinascimentale, emerge per l’immediatezza del linguaggio, per la lucidità della struttura,
per la modernità della concezione. Il D., infatti, evita accuratamente il ricorso a dotte citazioni e
ad ampollose e fruste digressioni di genere filosofico, per concentrare tutto il suo discorso sugli
aspetti pratici, sia attinenti la tecnica sia il gusto e lo stile di una corretta esecuzione della musica
per tastiera.

Fonti e Bibl.: A. Banchieri, Conclusioni nel suono dell’organo, Bologna 1609, p. 12; Id., Lettere
armoniche, ibid. 1628, pp. 33, 86; G. Colleoni, Notizia degli scrittori più celebri che ànno illustrato la
patria loro di Correggio, s. n. t. [ma 1755], p. XII; G. Gaspari, Catal. della biblioteca del Liceo musicale di
Bologna, Bologna 1890, I, pp. 4, 52 ss.; C. Krebs, G. D. Transilvano, in Vierteljahrsschrift für
Musikwissenschaft, VIII (1892), pp. 307-388; E. Haraszti, Sigismond Báthory prince de Transylvanie et la
musique italienne d’après un manuscrit de 1595 de la Bibliothèque nationale de Paris, in La Revue musicale,
XII (1931), pp. 190 ss.; Id., Les rapports italo-transylvains de Il Transilvano de G. D., in Mélanges de
musicologie oƓerts à M. Lionel de la Laurencie, Paris 1933, pp. 73-84; [S . Rinaldi], Musicisti dell’Ordine
francescano dei minori conventuali, in Note d’archivio per la storia musicale, XVI (1939), p. 190; L.
Pomponi, Memorie musicali della collegiata di S. Maria Maggiore di Spello, ibid., XVII (1940), p. 210; F.
Briganti, Il Primo libro dei contrapunti di G. D. ignorato dagli storici della musica, Perugia 1951; E.
Haraszti, G. D., in Musik in Geschichte u. Gegenwart, III, Kassel-Basel 1954, coll. 556-59; O. Mischiati,
A. Banchieri. Profilo biografico e bibliografia delle opere, in Conservatorio di musica "G. B. Martini",
Bologna. Annuario 1965-1970, Bologna 1971, pp. 41 s., 160; A. Sartori, Documenti per la storia della
musica al Santo e nel Veneto, Vicenza 1977, pp. 25 s.; O. Marrani, Gubbio. La cappella musicale del
duomo, Gubbio 1980, p. 10; C.V. Palisca, D.G., in The New Grove Dictionary, London 1980, V, pp. 485
ss.; O. Mischiati, Indici, catal. e avvisi d. editori e librai music. ital. dal 1591 al 1798, Firenze 1984, ad
Ind. (p. 494).

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