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Il pensiero di Karl Marx
Politica, filosofia, economia
C
Carocci editore
1a edizione, luglio 2018
© copyright 2018 by Carocci editore S.p.A., Roma
isbn 978-88-430-9308-3
Premessa 00
di Stefano Petrucciani
Introduzione 00
1.1. Titolo 00
1.2. Titolo 00
1.3. Titolo 00
1.4. Titolo 00
1.5. Titolo 00
1.6. Titolo 00
1.7. Titolo 00
1.8. Titolo 00
Riferimenti bibliografici 00
Introduzione 00
2.1. Cosa sono i Manoscritti economico-filosofici 00
2.2. La pubblicazione dei Manoscritti economico-filosofici 00
2.3. Il contenuto dei Manoscritti economico-filosofici 00
2.4. Leggere i Manoscritti economico-filosofici 00
Riferimenti bibliografici 00
7
il pensiero di karl marx
Introduzione 00
3.1. L’Ideologia tedesca: il materialismo fra storia e politica 00
3.2. Dal Manifesto alla Guerra civile in Francia: storia e
congiuntura politica a partire dal 1848 00
3.3. Il metodo della critica dell’economia politica: lo “scar-
to” materialistico fra il reale e il razionale 00
3.4. L’ultimo Marx: dalla comune russa al comunismo? 00
Riferimenti bibliografici 00
4.
La costruzione della teoria del modo di produzione ca-
pitalistico. Dalla Miseria della filosofia fino alle soglie
del Capitale 00
di Roberto Fineschi e Tommaso Redolfi Riva
Introduzione 00
4.1. Per un quadro dello sviluppo della teoria del capitale
fino al 1865 00
4.1.1. Continuità e discontinuità
4.2. Il metodo 00
4.3. Teoria del valore vs dialettica di merce e denaro 00
4.4. Lavoro e capitale 00
4.4.1. Lavoro e capitale alla fine degli anni Quaranta / 4.4.2. Lavoro e
capacità di lavoro: l’emergere della categoria di plusvalore
4.6. Conclusioni 00
Riferimenti bibliografici 00
Introduzione 00
8
indice
6.
Cartografie globali. Il concetto di mercato mondiale
in Marx tra giornalismo e teoria 00
di Mario Espinoza Pino e Sandro Mezzadra
Introduzione 00
6.1. Breve storia di un oblio 00
6.2. Una proposta di periodizzazione: temi, tappe, transi-
zioni 00
6.3. Mappe per l’antagonismo 00
6.4. Il mercato mondiale: alle origini di un concetto mar-
xiano 00
6.5. Il mercato mondiale nella critica dell’economia politica 00
6.6. La fabbrica del mercato mondiale 00
Riferimenti bibliografici 00
7.
Marx militante: teoria e organizzazione politica ai
tempi dell’Associazione internazionale dei lavoratori 00
di Marcello Musto
9
il pensiero di karl marx
Introduzione 00
8.1. Il primo libro: il processo di produzione del capitale 00
8.1.1. La merce / 8.1.2. Duplice carattere del lavoro rappresentato nelle
merci / 8.1.3. Lavoro semplice e lavoro complesso / 8.1.4. La forma
di valore ossia il valore di scambio / 8.1.5. Il carattere di feticcio della
merce e il suo arcane / 8.1.6. La trasformazione del denaro in capital /
8.1.7. Processo lavorativo e processo di valorizzazione / 8.1.8. Il capita-
le non è una cosa: l’antagonismo con la forza-lavoro / 8.1.9. Capitale
costante e capitale variabile / 8.1.10. Plusvalore relativo e assoluto /
8.1.11. Grande industria e accumulazione originaria / 8.1.12. La legge
generale dell’accumulazione capitalistica (cap. xxiii)
Riferimenti bibliografici 00
10
indice
Introduzione 00
10.1. Marx e l’economia politica classica 00
10.2. La rivoluzione marginalista 00
10.3. L’economia contemporanea e il ruolo della teoria del
valore 00
10.4. Il paradigma della scarsità e quello della riproducibili-
tà a confronto 00
10.5. Conclusioni 00
Riferimenti bibliografici 00
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6
Cartografie globali.
Il concetto di mercato mondiale
in Marx tra giornalismo e teoria*
di Mario Espinoza Pino e Sandro Mezzadra
Introduzione
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il pensiero di karl marx
di questo concetto, già presente nel suo lavoro negli anni giovanili,
ad esempio nella Ideologia tedesca. Per far questo, tuttavia, è bene co-
minciare con una ricostruzione del lavoro giornalistico di Marx e con
qualche considerazione sulle ragioni del suo oblio.
6.1
Breve storia di un oblio
La produzione giornalistica di Marx, una produzione intensa, molte-
plice e di ampio respiro, continua infatti a porre più di una doman-
da, nonché qualche paradosso, alla tradizione marxista. Ancora oggi
è sorprendente la scarsa attenzione prestata al lavoro di Marx come
cronista, un lavoro che non solo contraddistingue gli anni migliori del
Marx filosofo, critico dell’economia politica e militante rivoluziona-
rio, ma che quanto a contenuti e ambito tematico va spesso oltre alcu-
ne delle sue opere teoriche più significative. Anche soltanto un rapido
sguardo alla letteratura prodotta da numerose generazioni di marxisti
– dalla Seconda internazionale agli sviluppi del cosiddetto “marxismo
occidentale” fino ai nostri giorni – mostra che il lavoro di Marx per la
“Rheinische Zeitung”, la “Neue Oder Zeitung” o la celebre “New York
Daily Tribune” è stato in buona sostanza trascurato dagli interpreti.
Gli articoli giornalistici del “Moro di Treviri” sembrano essere stati
relegati a un ruolo di fonti secondarie o di “letteratura marginale”: stru-
menti ausiliari, tutt’al più, per meglio precisare le tesi di Marx o docu-
menti utili nella misura in cui illuminano una problematica politica o
un contesto storico del suo pensiero. Certamente questi articoli hanno
una notevole importanza come fonti, nel senso che consentono di svi-
luppare con maggiore complessità aspetti economici e politici centrali
nelle opere teoriche di Marx (cfr. Krätke, 2007), anche andando al di
là della loro formulazione classica. In questo senso, in particolare, la
dominazione coloniale, lo stesso lavoro salariato, il capitale finanzia-
rio, il denaro e le dinamiche del mercato mondiale appaiono spesso
nei suoi articoli di cronaca in una luce più viva e dinamica. Limitare a
questa funzione l’attività giornalistica di Marx, tuttavia, significa non
apprezzarne la ricchezza – e in particolare non cogliere la peculiarità di
un lavoro che per Marx era una forma peculiare di intervento teorico, po-
litico e culturale: un lavoro dunque che merita di essere analizzato nella
sua autonomia. Presentiamo di seguito alcune linee interpretative in
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1. Il 2 novembre del 1853, ad esempio, Marx scriveva a Engels lamentandosi della
“politica annessionista” della “New York Daily Tribune”, che si era appunto “annes-
so” come editoriali un articolo di Marx su Lord Palmerston e una cronaca militare
di Engels (mew, 28, p. 306). Lamentele di questo tipo ricorrono frequentemente nel-
l’epistolario.
2. Lettera di Marx ad Adolf Cluss del 18 ottobre 1853: «Dana ha copiato il mio
articolo quasi parola per parola, smussando qui e là, cancellando ogni spunto di auda-
cia. Non mi importa, sono fatti suoi non miei» (mew, 28, p. 390).
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3. Louis Althusser, in particolare, dedica una parte dei suoi testi sul giovane Marx
e l’umanesimo a un’analisi della produzione giornalistica del filosofo, sulla base di un
riferimento alla “Rheinische Zeitung” nella prefazione alla Critica dell’economia po-
litica (1859). Althusser colloca la lettura degli articoli giornalistici giovanili di Marx
all’interno della sua problematica teorica, collocandoli all’interno di un momento
preteorico di iniziazione alla critica sociale, prima dunque della “cesura epistemologi-
ca” che inaugura l’opera scientifica di Marx (cfr. Althusser, 2005, p. 227).
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6. cartografie globali
6.2
Una proposta di periodizzazione:
temi, tappe, transizioni
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6. Il primo “contatto” di Marx con il comunismo avviene in questo periodo, at-
traverso una polemica contro la “Allgemeine Zeitung”, un giornale di Augusta: cfr.
l’articolo Il comunismo e la “Allgemeine Zeitung” di Augusta, del 16 ottobre 1842
(mew, 1, p. 105).
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6. cartografie globali
8. In questi anni Marx collaborerà anche con il “People’s Paper”, un importante
organo cartista, e con la “Neue Oder Zeitung”.
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mercato mondiale, dai conflitti politici tra le potenze europee alla do-
minazione coloniale, alle lotte per l’emancipazione degli schiavi negli
Stati Uniti. Ma in questi articoli si trovano anche lucide osservazioni
sulla “cultura” capitalistica, analisi di fenomeni come il commercio
dell’oppio sullo sfondo delle guerre in Cina, minuziose disamine della
diplomazia internazionale. Questo ampio spettro di linee tematiche,
solo in apparenza frammentarie, è attraversato da un filo rosso comu-
ne: lo sforzo di Marx per costruire una critica dell’economia politica
di carattere realmente globale. È da questo punto di vista che il mer-
cato mondiale si installa al centro del lavoro giornalistico di Marx in
questi anni.
Proprio mentre Marx lavora per la “New York Daily Tribune” e
dopo aver scritto diversi articoli su una possibile crisi generale, esplo-
de il panico del 1857, che dà inizio alla prima grande crisi capitalisti-
ca di carattere mondiale. Dall’inizio della crisi fino ad aprile del 1858,
Marx, come già si è ricordato, scrive i Grundrisse, alternando il lavoro
giornalistico con la stesura della sua critica dell’economia politica. La
coniugazione della sua maturità giornalistica con lo sviluppo di questo
primo abbozzo di quello che sarebbe diventato dieci anni dopo Il ca-
pitale rende evidente ciò che spesso viene dimenticato: e cioè che sen-
za l’enorme accumulazione di materiale empirico realizzata in questo
periodo grazie alle corrispondenze per la “Tribune” Marx non avrebbe
potuto portare la sua opera alla dimensione globale che caratterizza
i Grundrisse. E fu proprio l’assunzione di questa prospettiva globale,
attraverso un esame approfondito del funzionamento delle economie
della sua epoca sullo sfondo del mercato mondiale, a permettere di for-
mulare un concetto come quello di plusvalore, di cogliere la comples-
sità della circolazione del capitale e di rompere con una concezione
lineare della storia. Di fatto, volendo indicare le linee di “rottura” che
caratterizzano l’attività giornalistica per la “New York Daily Tribune”
rispetto alle fasi anteriori, conviene soffermarsi quantomeno su cin-
que punti: 1. un ampliamento della cornice analitica marxiana, non più
centrata unicamente sull’Europa ma piuttosto orientata a cogliere il ri-
lievo di sviluppi politici ed economici su scala globale; 2. un approfon-
dimento della comprensione dei rapporti tra lavoro salariato e capitale,
nella prospettiva di un’analisi storica dei processi di accumulazione e
di uno studio del capitale industriale e finanziario; 3. l’avvicinamento
allo studio di culture non occidentali (in primo luogo Cina e India),
che progressivamente libererà Marx da un insieme di pregiudizi euro-
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6. cartografie globali
6.3
Mappe per l’antagonismo
Come si è visto, gli articoli giornalistici di Marx sono segnati da una
serie di importanti differenze rispetto al discorso teorico di molte sue
opere, che spesso si muove su un alto livello di astrazione (basti pen-
sare, per fare un unico esempio, alla teoria del valore). Ciò nondime-
no, non si può affermare che nel suo lavoro di cronista non ci siano
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il pensiero di karl marx
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6. cartografie globali
dei Sepoy (1857)9. Marx dedica una speciale attenzione, inoltre, alla
guerra di Crimea e a tutti i movimenti e le rotture che fanno irruzio-
ne nella grande mappa della politica mondiale (Grecia, Italia, Spa-
gna, Stati Uniti ecc.).
Bisogna infine segnalare una dimensione pedagogica e formati-
va, che lavora nella prospettiva della costruzione di un immaginario
collettivo di carattere antagonista. L’obiettivo è forgiare una coscien-
za critica nelle classi lavoratrici e nella stessa opinione pubblica, defi-
nendo una cartografia dell’espansione del capitalismo e delle radicali
contraddizioni che la caratterizzano. Seguendo George Rudé (1980, in
specie cap. 2), che a sua volta riprende suggestioni da Antonio Gramsci
(1975), Louis Althusser (1967) ed E. P. Thompson (1969), potremmo
dire che questi scritti tentano di condurre le “ideologie implicite” nel-
le classi popolari verso una formazione ideologica più globale e una
prospettiva politica rivoluzionaria. Per questo era necessario descrivere
le lotte, gli scioperi, le rivolte, le reti di solidarietà, era necessario far
emergere criticamente la riproduzione della disuguaglianza e spiegare
le sue cause con un linguaggio comprensibile e capace di mobilitare.
Soltanto in questo modo la concezione del mondo delle classi subalter-
ne poteva assumere una dimensione “totale” e internazionale, andando
oltre il suo contesto più immediato per essere all’altezza dell’impera-
tivo di una trasformazione sistemica. In ultima istanza, si può dire che
uno degli obiettivi degli interventi giornalistici di Marx era concorrere
alla formazione del proletariato affinché fosse in grado di approfittare
dei momenti in cui l’unità del capitale appariva lacerata – ovvero nelle
crisi economiche, che riteneva momenti propizi per l’avvio della rivo-
luzione proletaria.
Per quanto abbiamo distinto tre linee differenti di intervento, nel-
le cronache firmate da Marx queste linee si presentano solitamente
intrecciate l’una con l’altra. In particolare, riprendendo il filo delle
crisi e della ricerca di strumenti per la formazione intellettuale della
classe operaia, è facile vedere come le altre due dimensioni individua-
te concorrano a questo obiettivo. Ad esempio, nell’articolo intitola-
to Povertà e libero commercio. La crisi commerciale si avvicina (1852)
9. Tratti di esotismo e “orientalismo” non sono certo estranei a questi articoli
di Marx, che tuttavia modificherà progressivamente il suo sguardo sul mondo non
europeo e sui suoi soggetti.
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6. cartografie globali
6.4
Il mercato mondiale:
alle origini di un concetto marxiano
Le mappe alla cui costruzione Marx lavora attraverso i suoi interventi
giornalistici, in particolare nel corso degli anni Cinquanta, sono map-
pe “globali”. Il suo lavoro teorico, già nel decennio precedente, aveva
del resto posto le condizioni per questo tipo di esercizio cartografico.
Si può dire infatti che il concetto di mercato mondiale (o perlomeno il
riferimento al mercato mondiale come orizzonte spaziale al cui interno
si iscrive a partire dalla propria origine il modo di produzione capitali-
10. È bene sottolineare che la previsione formulata da Marx dopo la sconfitta del
1848, secondo cui una nuova crisi economica era inevitabile altrettanto quanto una
nuova rivoluzione, si realizzò solo per quel che concerne la prima parte. Il “panico del
1857”, che pure giocò un ruolo nel determinare le condizioni della rivolta dei Sepoy
in India e di altri conflitti nel mondo coloniale, non fu seguito da alcun movimento
rivoluzionario in Europa (e tanto meno in Inghilterra). Indipendentemente da ogni
considerazione sulla pertinenza del nesso tra crisi economica e rivoluzione, Marx sot-
tovalutava il contesto di restaurazione politica e repressione dei movimenti di oppo-
sizione in cui ebbe luogo la crisi del 1857.
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il pensiero di karl marx
stico) sia centrale in Marx fin dagli scritti giovanili. Si tratta di uno dei
molti aspetti che rendono l’opera marxiana straordinariamente origi-
nale, in particolare nel contesto della sua epoca. Per quanto la riflessio-
ne sulle colonie sia ben presente (e spesso con tonalità critiche) nelle
opere economisti classici, così come quella sul commercio internazio-
nale, si può ben dire che nessuno di essi abbia affermato con la nettezza
che contraddistingue gli scritti di Marx il carattere costitutivamente e
originariamente globale del modo di produzione capitalistico, una tesi
resa oggi familiare dallo sviluppo della cosiddetta World System Theory
(cfr. Wallerstein, 2010; Arrighi, 2007). Si tratta di un’originalità che
certo segnala una specifica sensibilità “geografica” di Marx (che da que-
sto punto di vista appare davvero un “materialista storico-geografico”,
secondo la formula proposta da David Harvey, 1996): a noi pare, tutta-
via, che l’enfasi sul “mercato mondiale” abbia ricadute di prim’ordine
sulla stessa concezione marxiana della storia. La nostra tesi è infatti che
Marx abbia dapprima formulato il suo discorso sul mercato mondiale
sulla traccia di una riflessione sulla categoria di Weltgeschichte, molto
diffusa in Germania a partire dal tardo xviii secolo e ampiamente ri-
presa da Hegel. E in qualche modo la categoria di “mercato mondiale”
lavora a mettere in discussione e a spiazzare la filosofia del progresso a
cui allude la traduzione italiana corrente del termine con “storia uni-
versale” facendo emergere in primo piano proprio il riferimento geo-
grafico al “mondo”. Il lavoro giornalistico, in particolare per la “New
York Daily Tribune”, ha consentito a Marx di riempire di determina-
zioni concrete il concetto di mercato mondiale, collocandolo contem-
poraneamente al centro della sua critica dell’economia politica.
Vediamo per cominciare alcune delle più significative occorrenze
della categoria di mercato mondiale nelle opere “giovanili” di Marx. È
ben nota l’importanza di questa categoria nelle pagine del Manifesto
del partito comunista dedicate all’analisi (e alla celebrazione) del ruolo
rivoluzionario della borghesia, che ha assegnato un carattere “cosmo-
polita” alla merce e alla produzione proprio nella misura in cui «sfrut-
ta il mercato mondiale» (mew, 4, p. 486). Sono pagine celebri, di no-
tevole efficacia stilistica e di grande rilievo per marcare la specificità
della concezione marxiana (ed engelsiana) del comunismo rispetto a
ogni “nostalgia” per il passato precapitalistico. Al tempo stesso l’apolo-
gia del ruolo rivoluzionario della borghesia condivide i toni di una filo-
sofia del progresso che pone non pochi problemi – dalla presentazione
del comunismo in molti testi marxiani come esito “necessario” di un
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Il mercato mondiale nella critica dell’economia politica
12. Già negli articoli sulla Cina del 1857-59, scritti per la “New York Daily Tribu-
ne”, nonché in quelli sulla rivolta dei Sepoy in India nel 1857 risulta del tutto assente
ogni enfasi sulla valenza “progressiva” del colonialismo. mostrano un mutamento nel
giudizio di Marx sul colonialismo, di cui non è più enfatizzata la valenza “progressiva”
(cfr. Anderson, 2010, pp. 35-41).
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6. cartografie globali
per quanto avveniva nel mondo coloniale negli anni che precedono
e accompagnano la redazione dei Grundrisse. Gli sviluppi in India e
in Cina, in particolare per quel che riguarda le guerre e il commercio
dell’oppio, sono analizzati da Marx nei suoi interventi per la “New
York Daily Tribune” in una prospettiva che incrocia un tema fonda-
mentale dell’altro gruppo di articoli richiamati, ovvero l’efflusso di
enormi masse monetarie sui mercati europei come risultato della sco-
perta e dello sfruttamento di nuovi bacini auriferi in California, Au-
stralia e Russia (cfr. Bologna, 1974). Entrambi questi vettori concor-
rono a determinare la crisi del 1857, mostrando la concreta rilevanza
del mercato mondiale nel determinare il ritmo di sviluppo e le crisi
dello stesso capitalismo europeo. È dunque sulla base delle analisi e
delle ricerche svolte in quanto corrispondente della “New York Daily
Tribune” che Marx assume nei Grundrisse il mercato mondiale come
cornice essenziale per la critica dell’economia politica.
«La tendenza a creare il mercato mondiale», scrive qui Marx, «è
data immediatamente con il concetto stesso di capitale. Ogni limite
(Grenze) si presenta qui come un ostacolo (Schranke) da superare»
(mew, 42, p. 343). Ci sembra importante sottolineare come in questo
passo di grande importanza il mercato mondiale indichi una tenden-
za inerente al concetto stesso di capitale. In questo senso, come Marx
afferma a più riprese nei Grundrisse (cfr. ad esempio lo schema pre-
sentato alla fine della celebre Introduzione del 1857, mew, 42, p. 42),
il mercato mondiale non coincide con l’ambito del commercio e dei
rapporti internazionali (cfr. Ferrari Bravo 1975). Costituisce piuttosto
l’elemento di “chiusura” e contemporaneamente il “presupposto” del
modo di produzione capitalistico nel suo complesso (mew, 42, p. 154).
È in questo senso che, come Marx afferma nei manoscritti conosciuti
come Teorie del plusvalore, i concetti più astratti – e al tempo stesso
costitutivi del rapporto di capitale – trovano validità e definizione sol-
tanto sullo sfondo del mercato mondiale: «È soltanto il commercio
estero, lo sviluppo del mercato in mercato mondiale che trasforma il
denaro in denaro mondiale e il lavoro astratto in lavoro sociale. La ric-
chezza astratta, il valore, il denaro, cioè il lavoro astratto, si sviluppano
nella misura in cui il lavoro concreto si sviluppa in una totalità di diffe-
renti specie di lavoro che abbraccia il mercato mondiale. La produzio-
ne capitalistica si basa sul valore o sullo sviluppo del lavoro contenuto
nel prodotto in lavoro sociale. Ma ciò non è possibile che sulla base
del commercio estero e del mercato mondiale. Questo è dunque, nello
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6. cartografie globali
forse però, dal punto di vista del nostro presente, ripensare questo limi-
te – fino a includervi l’insieme delle forme sociali ed economiche che
costituiscono un “ostacolo” dal punto di vista del capitale in una speci-
fica fase della sua storia. La conversione del limite in ostacolo continue-
rebbe così a funzionare come schema interpretativo dell’espansione del
mercato mondiale, ma potrebbe essere anche applicata per comprende-
re una serie di conflitti che caratterizzano il modo di produzione capi-
talistico nel suo complesso. È Marx stesso del resto, in un altro passo dei
Grundrisse, a utilizzare gli stessi termini, Grenze e Schranke, per definire
il movimento generale della valorizzazione del capitale: per quest’ulti-
mo «ogni limite è e deve essere un ostacolo. Diversamente, cesserebbe
di essere capitale, denaro che si autoproduce» (mew, 42, pp. 252-3).
6.6
La fabbrica del mercato mondiale
Questa specularità tra il movimento della valorizzazione del capitale
e la creazione del mercato mondiale è un elemento concettualmente
importante dell’analisi svolta da Marx nei Grundrisse. Identifica una
dialettica (quella tra “limite” e “ostacolo”) che contraddistingue a re-
gime, ovvero una volta affermatosi come modo di produzione domi-
nante, le operazioni del capitale – tanto in senso intensivo, all’interno
cioè di “formazioni sociali” determinate, quanto in senso estensivo,
all’interno cioè di quel mercato mondiale che, una volta “aperto”, viene
continuamente riorganizzato, “fabbricato” e sfruttato in forme nuove
dal capitale. A noi pare che ci sia qui un ulteriore elemento che si può
derivare dall’analisi marxiana del mercato mondiale, sia pure in modo
per molti versi frammentario: il movimento di “apertura” del mercato
mondiale, che rientra tra i “presupposti” del modo di produzione ca-
pitalistico, è immediatamente seguito da un insieme di processi espan-
sivi che producono – anche attraverso la combinazione dell’azione
del capitale con quella degli Stati e degli Imperi – figure specifiche di
organizzazione dello stesso mercato mondiale che sono piuttosto da
intendere come “risultati” del modo di produzione capitalistico. È in
fondo il tema attorno a cui ruota il grande dibattito di inizio Novecen-
to sull’“imperialismo” (cfr. Ferrari Bravo, 1975).
L’“apertura” del mercato mondiale, il suo porsi come presupposto
essenziale della storia moderna del capitale rinvia a uno dei momenti
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il pensiero di karl marx
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6. cartografie globali
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secondo cui «il Paese industrialmente più avanzato mostra a quello più
arretrato soltanto l’immagine del suo proprio futuro» (mew, 23, p. 12),
è da intendere nel contesto di questa strategia argomentativa e politi-
ca. E tuttavia, proietta sullo sviluppo del capitalismo un’immagine di
necessità e di omogeneità che appare decisamente discutibile tanto in
termini analitici quanto in termini politici. Lo stesso Marx, del resto,
apportò una significativa correzione a questo passo per l’edizione fran-
cese del primo libro del Capitale (1872), che «il Paese industrialmente
più avanzato mostra a quelli che lo seguiranno sulla via industriale sol-
tanto l’immagine del suo proprio futuro» (cfr. Anderson, 2010, p. 178).
È soltanto un’indicazione, un sintomo potremmo dire, della pro-
blematizzazione da parte di Marx di alcuni presupposti della sua critica
dell’economia politica. D’altro canto, non è inutile ricordare che Marx
non pubblicò né il secondo né il terzo libro del Capitale nonostante
buona parte dei manoscritti su cui lavorò Engels dopo la sua morte per
offrirne la versione che conosciamo risalgano a prima dell’uscita del
primo libro. È legittimo formulare l’ipotesi che Marx abbia incontrato
una serie di problemi che lo hanno costretto a riaprire il suo cantiere
di ricerca per rivedere alcuni aspetti della sua esposizione della logica e
del movimento del capitale. Possiamo allora seguire da questo punto di
vista lo svolgimento dell’indicazione che abbiamo colto nell’aggiun-
ta all’edizione francese del 1872 del Capitale nel corso dei successivi
quindici anni della sua vita. È uno svolgimento certo frammentario
ma non privo di suggestioni, ad esempio negli scritti sulla Russia (cfr.
Shanin, 1983) o nell’interesse con cui Marx si dedicò allo studio degli
antropologi della sua epoca (cfr. Petterson, 2009), per comprendere
l’articolazione e il rilievo delle forme storiche e contemporanee di pro-
prietà e organizzazione comune, con un respiro e uno sguardo ormai
definitivamente liberi da una focalizzazione esclusiva sull’Europa. Si
sente qui ritornare la stessa attitudine con cui nei decenni precedenti
Marx si era dedicato al lavoro giornalistico, la stessa tensione a carto-
grafare in una prospettiva antagonistica la realtà globale in tumultuosa
trasformazione. E potremmo dire, concludendo, che è proprio questo
ritorno del piglio giornalistico che conduce il Marx maturo in direzio-
ne di una storia e di un’analisi “multilineare” del capitalismo, adeguata
a una concezione del mercato mondiale in cui la dialettica tra “limite”
e “ostacolo” determina certo l’espansione del dominio del capitale ma
anche una pluralità di attriti e di conflitti che ne rendono variabili ed
eterogenee le forme di manifestazione.
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6. cartografie globali
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