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7.1.1 Introduzione
La finalità principale della regolazione è quella di definire la capacità
necessaria del serbatoio per consentire l’erogazione della risorsa da un
corso d’acqua superficiale verso le utenze secondo un prefissato
programma di erogazione. In termini più ampi, variando l’entità della
erogazione, si tratta di determinare la cosiddetta curva di possibilità di
erogazione che lega, appunto, la capacità del serbatoio con l’erogazione
ammissibile. In linea di massima si può affermare che, anche con capacità
di regolazione nulla (assenza di invaso), è possibile effettuare una
derivazione ad acqua fluente dal corso d’acqua verso le utenze con la
realizzazione di opere di derivazione (traverse) e di presa. L’idrologia della
Sardegna, che vede i corsi d’acqua andare pressoché in secca nei periodi
estivi, determina, tuttavia, la assoluta necessità che siano costruite opere di
sbarramento (dighe). Queste importanti opere idrauliche determinano la
formazione di un serbatoio artificiale (lago artificiale) con una adeguata
capacità di invaso, necessaria per la regolazione dei deflussi. In questo
corso valuteremo, appunto, la capacità necessaria per il serbatoio di
regolazione realizzato con la costruzione della diga. Assumiamo come
conosciuta la relazione che lega l’altezza d’invaso con il volume invasato
(curva d’invaso). Per gli ulteriori elementi conoscitivi sugli invasi, si
rimanda al corso di Opere di sbarramento.
Fatti salvi eventuali trend programmati, utilizzati nella definizione dei
fabbisogni dell’utenza (che ovviamente sono conseguenti a studi
specificatamente sviluppati per la definizione dei fabbisogni dei quali si
tratterà nel corso di Gestione delle Risorse Idriche), l’erogazione dal
serbatoio presenta in genere delle ciclicità che possono, di norma, essere
definite su base annua. Esempio classico è quello dell’utenza irrigua che
presenta una marcata stagionalità con richieste concentrate nel periodo
irriguo. In genere si definisce un “semestre irriguo” con richieste elevate,
mentre le richieste sono pressoché nulle negli altri periodi.
(7.1)
1
dove il passo temporale t =1,T assume frequentemente valore pari ad un
mese mentre l’orizzonte temporale T può estendersi per diverse decadi, se
e’ necessario caratterizzare la regolazione considerando periodi critici
estesi anche diversi anni (periodi di magra).
Il vettore β(t) (t =1, τ), per quanto detto prima, è ciclico con periodo di
ciclicità τ pari, usualmente, ad un anno. In questa situazione UA
rappresenta il fabbisogno annuo ed è considerato costante .
Nel caso di trend nell’andamento dei fabbisogni, si può definire un
fabbisogno annuo variabile nel tempo UA(τ) (τ=1,T) con variabilità annua
definita nell’orizzonte temporale esaminato.
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dall’entità reale della risorsa a seguito di periodi futuri più critici di quelli
osservati ed utilizzati nella regolazione .
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con E(t); 2) per filtrazione attraverso il corpo e la fondazione dello
sbarramento ed eventuali perdite per infiltrazione nel sito d’invaso, che
complessivamente sono indicate con P(t); 3) si indicano, infine, con S(t) le
perdite per lo sfioro dall’invaso che in genere avviene dalla parte superiore
della diga ed è determinato dal superamento della massima altezza utile di
regolazione. Questa forma di “perdita” ai fini della utilizzazione è quindi
causata dalla impossibilità di invasare ulteriormente i volumi resi
disponibili da deflussi abbondanti (ad esempio in occasioni di piene).
(7.5)
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(7.6)
(7.7)
e con R(t) gli output dal serbatoio (perdite ed erogazioni, comprensive sia
dei prelievi per le utenze che di eventuali rilasci programmati in alveo, ad
esempio per assicurare il deflusso minimo a valle degli sbarramenti):
(7.8)
Questa forma sarà considerata nel seguito per quantificare l’entità della
variazione del volume invasato.
Il valore di k’(t) dipenderà dal fatto che in t sia avvenuto un input di acqua
superiore o inferiore all’output e, nel caso che l’input sia superiore
€ all’output, dal fatto che in condizioni antecedenti si fosse in condizioni di
invaso pieno, o comunque tale da determinare lo sfioro S(t), ovvero di
invaso che consente ulteriore conservazione di risorsa.
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Pertanto per tenere correttamente conto del fatto che l’invaso si può trovare
in condizioni di sfioro, definiamo un’altra variabile k(t) che memorizza
solo gli svuotamenti rispetto alla situazione di invaso pieno.
Partendo dalle condizioni di invaso pieno, che implica k(0)=0, si ha:
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La determinazione di R(t) può essere fatta ipotizzando un valore di
erogazione annua RA uguale ad un’aliquota α, compresa tra 0 ed 1,
dell’afflusso medio annuo QA al serbatoio, comprensivo, ovviamente, sia
dell’input idrologico dal bacino imbrifero, sia dei trasferimenti di risorsa in
arrivo da altri invasi o opere di derivazione. Ad α =1 corrisponde la
condizione di regolazione completa dei deflussi.
(7.13)
7
7.2 LA LAMINAZIONE DELLE PIENE
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Se l’invaso svolge anche funzione di regolazione dei deflussi ai fini delle
utilizzazioni, oltre che al controllo delle piene, si possono avere risultati
diversi al variare delle regole di gestione, dell’entità del volume riservato
per la laminazione delle piene, oltre che dalle leggi di efflusso dalle luci di
scarico dell’acqua.
(7.14)
9
Nel caso in cui l’invaso sia già dimensionato, la fase di verifica del volume
di laminazione richiede la ricostruzione dei deflussi uscenti (e la
conseguente verifica della laminazione operata) che può essere fatta
simulando il processo di laminazione mediante l’integrazione numerica
delle equazioni di continuità e di efflusso:
(7.15)
(7.16)
(7.17)
10
le possibilità di manovra che il gestore può effettuare su eventuali paratoie
sugli stramazzi, la possibilità di operare scarichi da luci di alleggerimento
sotto battente e di altre possibili operazioni sugli organi di controllo
dell’invaso.
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APPENDICE:
GENERAZIONE DEGLI IDROGRAMMI DI PIENA
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Ovviamente solo tre di esse sono necessarie per la completa definizione
dell’idrogramma.
Non si entra qui nel merito della procedura che ha portato alla stima delle
relazioni che saranno fornite di seguito. Le relative informazioni si possono
trovare nei testi indicati in bibliografia.
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
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Per la Sardegna le relazioni precedenti sono state specificate secondo un
semplice modello regressivo lineare tra le trasformate logaritmiche delle
variabili. La (1) e la (3) precedenti si possono scrivere:
(7)
(8)
(9)
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Ai fini della applicazione del modello regionalizzato alle sezioni di
interesse, per le quali non si conoscono le stime locali dei parametri, i
valori indice locali µ’p e µc devono essere preliminarmente stimati
utilizzando espressioni che legano le medie delle trasformate logaritmiche
delle grandezze di partenza. Queste relazioni si scrivono:
(10)
(11)
nelle quali i coefficienti b*p e b*c assumono i valori dati nella tabella
seguente:
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In sintesi la procedura consiste nel calcolare, per ciascun mese la media dei
deflussi mensili nella sezione µm , utilizzando la (10) valutare µ’p ,
utilizzando la (11) valutare µc , con la (7) e (8) valutare il volume di piena
e la portata al colmo nella prima ipotesi che tutta l’idrogramma sia
contenuto nel mese in esame. Valutare quindi il tempo di concentrazione
tramite la (9) o espressione alternativa, ricavare il tempo di esaurimento
sulla base del congruenza con il volume di piena, generare infine il tempo
di colmo entro il mese con un procedura random considerando una
distribuzione rettangolare sulla durata complessiva del mese.
(12)
essendo:
• u=N(0,1) il frattile di una distribuzione Normale standard con media
nulla e varianza unitaria
• , le deviazioni standard regionalizzate ricavabili, per
ciascun mese dalla tabella in Figura 2.
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Figura 1: Schematizzazione triangolare dell’idrogramma di piena
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Figura 2: Parametri del modello di generazione regionale
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