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IL VIAGGIO COME FUGA DALLA REALTA’

INTRODUZIONE
Io ho scelto di analizzare il tentativo di fuga dalla realtà attraverso il
viaggio. Secondo una semplice forse anche un po’ banale definizione,
il viaggio è uno spostamento da un preciso luogo di partenza ad un
determinato punto di arrivo. Fin dai tempi più antichi, il viaggiare è
una delle azioni più affascinanti, l’elemento che più connota e denota
il genere umano. Mi rispecchio particolarmente con questo tema
perchè per me il viaggio è sinonimo di libertà, evasione dai problemi,
dai pensieri, da un mondo che in cui non riesco a rispecchiarmi.
Voglia di avventura, ma allo stesso tempo ricerca di pace, di serenità,
di felicità.
Tuttavia, durante tutta la sua storia l'uomo si è trovato, e si trova
tutt'ora, in periodi di crisi durante i quali le certezze, acquisite
faticosamente nell'arco degli anni, vengono polverizzate e dimenticate
in breve tempo dando motivo all'uomo di tentare la fuga per cercare
rifugio dalla realtà quotidiana.
In particolare fra l'Ottocento e inizio Novecento, si verifica una vera e
propria rivoluzione che colpisce i più disparati ambiti del sapere e
sancisce il passaggio dell'uomo all'epoca contemporanea. Tale crisi è
caratterizzata soprattutto dalla perdita della fiducia nella scienza,
nella fede e nel progresso in generale.
Ecco quindi che l'uomo, alienato dalla società, cerca disperatamente
di evadere dalla realtà attraverso vari modi:

- Dalle Fleurs du mal di Charles Baudelaire, ho voluto mettere in


evidenza quello che mi pare essere un tema rilevante all’interno
dell’opera, ossia il viaggio come mezzo di evasione dalla realtà
che in Baudelaire corrisponde all’arte innanzitutto, ma anche
all’alcool e alle droghe, e al sogno: si tratta di viaggi ideali, in
quanto l’immaginazione e i sensi sono a capo di essi.
Se all’interno dell’opera il poeta ci propone viaggi verso mondi
lontani ed esotici per fuggire da una realtà che lo disgusta, la
mia intenzione è quella di partire dal viaggio reale che il poeta ha
compiuto nella sua giovinezza per poi affrontare un altro tipo di
viaggio, quello dell’immaginazione analizzando le poesia
Invitation au voyage.
L’obiettivo del poeta è di volare alto, di andare oltre per
raggiungere l’Ideale, ma la terra lo trattiene, costringendolo ad
una vita alla quale egli si sente inadeguato.
- Così come Baudelaire, anche Luigi Pirandello, scrittore italiano
del primo ‘900 ha contribuito al viaggio l’importante ruolo di
evasione dalla propria identità; ma se per Baudelaire la fuga
implicava un rifiuto della società a favore di una precisa realtà (o
meglio, non realtà) ideale, per Pirandello la fuga si configura,
attraverso la malattia e la follia, come un distacco dal proprio
essere a favore di un lo più mutevole, più dinamico, in continua
trasformazione. Questo determinato pensiero traspare in diverse
opere pirandelliane; un esempio concreto è la novella “Il Treno ha
Fischiato” dove il protagonista, l’ingegner Belluca, viene
improvvisamente dato per matto: da un giorno all’altro muta
completamente personalità, tanto che “pareva che i paraocchi gli
fossero caduti tutt’a un tratto, e gli si fosse scoperto lo
spettacolo della vita.” La causa di tale cambiamento viene
associata al fischio di un treno che l’impiegato giura d’aver
sentito. Il fischio del treno, udito in una notte insonne, è solo un
pretesto che aiuta l’immaginazione del protagonista a liberarsi
ed evadere dalla triste realtà – una casa fatiscente, un lavoro
pesante, una famiglia opprimente. Pirandello scrive che il
viaggio, attraverso la fuga della mente nella follia, consente di
scoprire tutto quel mondo che era stato precluso dal
protagonista.

- Gli uomini hanno perso la fiducia nel progresso che non ha


risolto i problemi, e la scienza, in grado di offrire verità assolute.
Ci fu quindi una crisi generale che aveva la sua riflessione
artistica e culturale. In questo contesto è emerso il Modernismo,
un flusso di pensiero che proclama un nuovo atteggiamento e
rinfrescante per la vita. Nel modernismo è presente la fuga dalla
realtà nel tempo e nello spazio verso il passato (il mondo classico
ei suoi miti, medievale, rinascimentale, XVIII secolo e anche
l'ultimo ispano-americana) e di lontane terre ed esotiche.

- Il’68 fu un periodo di contestazioni da parte dei giovani , i quali


non si sentivano più rappresentati da quella società
universitaria costituita da “ professori-baroni “, il cui ruolo e
insegnamento non interpretavano più l’evoluzione e la
contestazioni che già era in atto quindi gli scioperi e le
occupazioni universitarie, un modo per fuggire dalla realtà ,
esprimevano il loro disagio e cercarono di riconquistare la loro
dignità nel rispetto della propria persona. Inoltre gli anni
sessanta sono conosciuti come la nascita dei movimenti Hippy,
comunità di giovani che fuggivano dall'industrializzazione e si
rifugiavano nelle campagne, che predicavano il rifiuto della
civiltà dei consumi, la non violenza, la vita comunitaria, il
pacifismo.

- Jack Kerouac e i suoi scritti sono considerati precursori dello


stile di vita della gioventù degli anni sessanta, quello degli hippy,
che scosse la società statunitense nelle sue certezze e ispirò
direttamente i movimenti pacifisti, l'antimilitarismo contro
la guerra del Vietnam e quelli libertari del maggio 1968, sebbene
Kerouac rifiutò l'ideologia politica che caratterizzò la Beat
Generation dichiarandosi in più occasioni "uno strano solitario
pazzo mistico cattolico" e rifiutando per giunta l'etichetta di
scrittore beat. Jack Kerouac passò la maggior parte della sua
vita diviso tra i grandi spazi dell'America settentrionale e
centrale. I suoi scritti riflettono la volontà di liberarsi dalle
soffocanti convenzioni sociali e dalle forme dell'epoca e dare un
senso liberatorio alla propria esistenza, un approfondimento
della coscienza cercato nelle droghe,
nella religione, cattolica e buddhista e che invece sfociò
nell'alcolismo. Kerouac nei suoi frenetici viaggi, sembra essere
alla ricerca di un luogo che gli desse stabilità interiore e
riempisse quella deprimente sensazione di vuoto, simboleggiata
dalla morte del fratello maggiore e poi del padre.

- Il capitalismo industriale negli anni Sessanta, realizzò così per la


prima volta una crescita economica fondata sulla rivoluzione dei
consumi. Ecco sorgere allora il consumo di televisione in casa:
mezzo più comune per fuggire dalla realtà analizzando il tubo
catodico.

- Nonostante non esista un vero e proprio “filosofo del viaggio”,


Friedrich Nietzsche è probabilmente l’autore che più si avvicina a
questa definizione; non a caso il suo pensiero, che ha scosso gli
assetti morali di fine Ottocento, è una filosofia sì del disincanto,
ma anche della ricerca. Nietzsche si schiera contro la fuga dalla
realtà, infatti abbatte le illusioni metafisiche dell’uomo
postulando la morte di Dio. Dal disorientamento che ne deriva,
emerge la figura del superuomo, colui che è in grado di
affrontare con coraggio la realtà.
CHARLES BEAUDELAIRE – INVITATION AU VOYAGE

Baudelaire est le precusseur du Symbolisme (qui est un mouvement


littéraire de la fin du XIXème siècle qui mit l'accent sur les valeurs
suggestives du langage, seules aptes à déchiffrer l'univers considéré
comme le "symbole d'un autre monde) et le fondateur de la poésie
moderne, il né à Paris en 1821. Baudelaire n'accepte pas le remariage
de sa mère avec le général Aupick. Placé d'abord en pension à Lyon, il
étudia ensuite à Paris. Il vécut une vie d'insouciance et de bohème
jusqu'en 1841 où il embarqua de force pour un long voyage à
destination des Indes. Il s'arrêta dans l'île de la Réunion (raison du
goût de l'exotisme dans son œuvre). De retour en France il vécu une
vie de dandy (opium et alcool). Poussé par le besoin d'argent il se
lança dans la critique d'art et il traduisit les œuvres de Edgar Allan
Poe. Il écrivit entre autres Les Fleurs du mal et Le Spleen de Paris (Les
petits poèmes en prose). Malade, atteint de paralysie, il mourut en
1867.

Les fleurs du mal est un recueil de 126 poèmes qu’est organisé comme
un parcours biographique idéal. Le titre explique le contraste entre la
beautè et le mal. Son but est d’extraire la beauté du mal, transfigurer
par le travail poétique l'expérience douloureuse de l'âme humaine en
proie aux malheurs de l'existence (Baudelaire dit : " tu m'as donné ta
boue, j'en fais de l'or ").

Le mal fait référence à quatre types de mal :


-mal social (être déchu)
- mal moral (goût pour le crime et le sadisme)
- mal physique
- mal métaphysique (âme angoissé car il ne croit pas en Dieu)
Oxymore : Fleurs/mal

Pour Baudelaire, le recueil doit être vu comme un voyage imaginaire


que le poète fait vers l'enfer de la vie. C'est surtout dans la section
Spleen et Idéal que le poète exprime son malaise existentiel.

Les Fleurs du mal est composée de six sections et d'un poème


préliminaire ou prologue, " Au Lecteur ".
- " Au Lecteur " : Sorte de pacte de lecture qui met l'accent sur la
fraternité des hommes dans la déchéance, une fraternité de damnés,
de victimes. Les hommes se sentent solidaires devant la misère, la
sottise, la lâcheté, l'ennui et le mal.

Les Fleurs du mal sont alors une sorte de voyage qui comporte six
étapes:
- Spleen et Idéal (85 poèmes) : El marque la division entre la vie
matérielle et l’idéal. Déchirure du poète entre une aspiration vers un
" Idéal " et le " Spleen ", c'est-à-dire l'ennui (angoisse). L'homme est
condamné à vivre ces deux forces.
- Tableaux Parisiens (30 poèmes) : évoque la condition de l’homme. Il
ya une description de Paris considéré comme une ville fourmillante et
pleine de rêve. Angoisse du poète due au spectacle des rues, des
images qui reflètent son état intérieur => multiplication de son être
propre, son malheur.
- Le vin (5 poèmes) : Constitue le premier paradis artificiel, tentation
de se perdre dans un ailleurs meilleur. Ce recours est utilisé par les
désespérés et les idéalistes (artistes).
- Fleurs du mal (9 poèmes) : Constitue le second paradis, présente la
luxure, le vice et les amours interdits (homosexualité féminine) =>
fatalité du désir.
- Révolte (3 poèmes) : Révolte est un hurlement que le poète lance
contre dieu qui à jeté l’homme dans cette condition. On cherche
maintenant une satisfaction spirituelle. On va rejeter Dieu qui n'a pas
répondu et on célèbre l'alliance avec Satan (prince des déchus).
- La mort (6 poèmes) : apparaît comme le dernier espoir, mort
salvatrice, mort qui console => espoir de voyage donc de soulagement
de la souffrance, peut-être un inconnu qui sera meilleur (mort =
début : pensée très chrétienne). Dernier poème le voyage => moyen de
soulager le feu qui brûle le cerveau.

Les fleurs du mal est une liste des illusions perdues d’un homme qui
ne trouve nulle part la perfection idéale qui l’appelle irrésistiblement,
de là vient l’ennui qu’est l’angoisse existentielle (spleen) qui rende la
vie insopportable ainsi il se perd dans un labyrinthe de tentations, de
souffrances et de laideurs.

Dans cette recueil Baudelaire décrit la condition du poète entre


l’ennui et l’angoisse de la vie d’un coté et l’aspiration vers l’idéal de
l’autre.
Le spleen est un theme qui utilise pour decrir un etat depressif. Au
contraire, le spleen s’oppose à l’ideal (moment quand le poete se
liberait), qui est un etat de verenité realisable grace à le paradis
artificiel, l’art, les femmes et l’amour.

INVITATION AU VOYAGE
Publié en 1855, L'Invitation au voyage est extrait de Spleen et Idéal,
première partie des Fleurs du mal, de Baudelaire.

Il ya le theme de l’evasion dans l’ideal (dans le monde de bonheur)


pour sortir du spleen. Le poème est inspiré par Marie Daubrin :
l'amour est ici spirituel et non sensuel. Par son titre même,
l’invitation au voyage apparaît plus comme un désir de partir qu’une
réalité.

Dans la premiere strophe il ya le paesage qui resemble à la femme


parce que le pays du nord, umide ou il ya l’eau, est comparé aux yeux
de la femme plein des larmes. La correspondance entre la femme et le
paysage permet au poète de rêver une évasion à deux dans une
contrée qui ressemble l’Hollande, souvent associé à la richesse et au
luxe oriental à cause du commerce avec les Indes.

Dans le refrain, il ya musicalité avec le rythme regulier. Il voit la


beauté, le luxe, le plaisir…

Dans la deuxieme strophe, il parle d’une chambre (avec les meubles


riches, leuxieuses, confortables). Il ya aussi le parfum exotique,
oriental pour transporter l’amour dans un lieu paradisiac.

La troisieme strophe, C’est à travers la représentation des peintres


parce que il est un critique d’art en effect il connait le lieu à travers la
peinture. (Vermeer, par exemple), que le poète imagine un Pays où il
n’est jamais allé. Le fleurs, le commerce avec l’Oriente, les canaux, la
nettoyage parfaite, sont touts détails qui rendent plausible la
référence au paysage néerlandais. Le poète aspire a un autre monde
et le voyage est le tentative d’échapper a l’ennui. Ces voyages
imaginaires sont souvent déplacés par les sens: c'est le viseur de
Marie Daubrin qui suggère au poète un paysage nordique, un
symbole lumineux de l'harmonie et de la beauté.
L'invitation au voyage Dormir ces vaisseaux
Dont l'humeur est vagabonde ;
Mon enfant, ma soeur,
C'est pour assouvir
Songe à la douceur
Ton moindre désir
D'aller là-bas vivre ensemble !
Qu'ils viennent du bout du
Aimer à loisir,
monde.
Aimer et mourir
- Les soleils couchants
Au pays qui te ressemble !
Revêtent les champs,
Les soleils mouillés
Les canaux, la ville entière,
De ces ciels brouillés
D'hyacinthe et d'or ;
Pour mon esprit ont les
Le monde s'endort
charmes
Dans une chaude lumière.
Si mystérieux
De tes traîtres yeux,
Là, tout n'est qu'ordre et
Brillant à travers leurs larmes.
beauté,
Luxe, calme et volupté.
Là, tout n'est qu'ordre et
beauté,
Luxe, calme et volupté.

Des meubles luisants,


Polis par les ans,
Décoreraient notre chambre ;
Les plus rares fleurs
Mêlant leurs odeurs
Aux vagues senteurs de l'ambre,
Les riches plafonds,
Les miroirs profonds,
La splendeur orientale,
Tout y parlerait
À l'âme en secret
Sa douce langue natale.

Là, tout n'est qu'ordre et


beauté,
Luxe, calme et volupté.

Vois sur ces canaux


PIRANDELLO

Il tema del viaggio come fuga ritorna spesso nella letteratura del ‘900.
Ogni viaggio inizia con una partenza, con un distacco, che può
apparire sia come qualcosa di necessario per sfuggire a una
condizione di miseria o di emarginazione, sia come tradimento delle
proprie origini, come perdita di parte della nostra vita e di noi stessi.

Prendo come esempio Luigi Pirandello poiché il viaggio nella sua


poetica mi ha affascinata per la profonda realtà della sua visione della
vita, che ancora oggi trovo profondamente attuale.

Il romanzo di Pirandello ci mette davanti a due temi che da sempre


assillano l'uomo: la voglia di evasione e la forza della realtà.

Luigi Pirandello nacque ad Agrigento (Girgenti) il 28 Giugno 1867, dal


padre Stefano, di origine ligure ed ex garibaldino, e dalla mamma
Caterina Ricci Gramitto. Egli non visse la famiglia come un luogo
armonioso, al contrario, per via della forte personalità del padre, la
considerò come una trappola in cui i rapporti non possono essere
autentici. Dopo aver frequentato l'università ed essersi laureato, si
dedicò alla narrativa e nel 1894 sposò Antonietta Portulano, che soffrì
di crisi nervose per tutta la vita. E’ proprio in questo periodo che
Pirandello scrisse il celebre Il fu Mattia Pascal, prendendo spunto dal
suo dramma famigliare e dal desiderio di fuga che aveva in sé. Nel
1908, egli scrisse il suo più importante saggio, L’Umorismo, basato sul
concetto di relativismo conoscitivo, per cui la creazione coesiste con la
riflessione: l’artista non è colui che compone il reale in modo unico e
armonico, piuttosto colui che ne scompone l’apparenza e ne risalta le
contraddizioni. In sintesi, egli crede nella necessità di una doppia
personalità di ognuno di noi e del bisogno di portare maschere a
seconda della situazione nella quale ci troviamo, rendendo così la vita
simile al palcoscenico di un teatro. Il titolo stesso, L’Umorismo, è
definito il sentimento del contrario, poiché nasce dallo scontro tra vita
e apparenza, tra realtà e finzione e genera allo stesso tempo
sentimenti opposti, come riso e pianto.

La poetica di Pirandello è piuttosto complessa, le sue opere si basano


spesso sul dramma di vivere, sull'idea di non sentirsi parte di se
stessi, sull’idea di "vedersi da fuori". Crede nel relativismo cioè nella
necessità di una doppia personalità di ognuno di noi e del bisogno di
portare maschere a seconda della situazione nella quale ci troviamo,
rendendo così la vita simile al palcoscenico di un teatro. Altro tema
trattato è quello della follia, una follia spesso usata per dimenticare la
ancor più invivibile realtà.

Pirandello assieme a Italo Svevo introdusse in Italia l'idea del romanzo


psicologico già sperimentata da James Joyce e Marcel Proust. Questo
nuovo genere letterario è la diretta conseguenza di un mondo che non
crede più nell'unicità e nella certezza della scienza. Lo spazio e il
tempo non sono più assoluti, ma relativi e così anche in questi
romanzi non esiste più una sequenzialità una narrazione precisa
rispetto al tempo oggettivo. Non esiste una storia, ma spesso il
romanzo è un viaggio nell'interiorità del protagonista.

Per lui la vita è un continuo fluire che crea “forme” che poi deve
distruggere. Questi termini di “vita e forma” saranno usati
nell’”Umorismo”. Pirandello vede la realtà come un magma caotico,
dal quale però si stacca per affermare la propria identità attraverso
una maschera che non gli permette di vivere. Tutta la poetica di
Pirandello si può riassumere in un solo concetto il relativismo.
Pirandello s’inspira alle teorie di Freud anche, se a differenza di
Svevo, non lo ha mai letto. Abbiamo, inoltre l’influenza derivata da
Friedrich Nietzche secondo il quale la morale comune non è altro che
una forma di mascheramento, di falsa conoscenza che presenta come
valori morali la debolezza e l'affievolirsi della gioia dionisiaca di vivere.
Nietzsche intende affermare che nell'età presente i valori trascendenti
della morale, le illusioni metafisiche e le credenze religiose hanno
ormai perduto la loro efficacia, producendo un vuoto. Consapevole del
fatto che non sia più possibile volgersi a valori trascendenti, il
superuomo è colui che si caratterizza per la sua "fedeltà alla terra".
Egli afferma la vita accettandone la sofferenza, il dolore e le
contraddizioni che l'accompagnano con gioioso (dionisiaco) amore per
l'esistenza; è un creatore di valori ed è per questo privo di valori fissi e
immutabili, vivendo al di là del bene e del male.

Luigi Pirandello tratta il tema del viaggio in un modo differente da


quello classico: esso, infatti, è visto come evasione dalla propria realtà
per intraprenderne una nuova, abbandonando consuetudini e stili di
vita che fino ad allora lo caratterizzavano.

Un esempio è Il treno ha fischiato che è una novella di Luigi


Pirandello pubblicata nel 1914 sul Corriere Della Sera e
successivamente inserita nella raccolta Novelle per un anno.

NOVELLE PER UN ANNO

Pirandello scrive le novelle per un anno durante tutto l'arco della sua
vita, ma più intensamente negli anni tra 1900 e il 1915.Esse vengono
inizialmente pubblicate in modo occasionale su quotidiani e riviste,
ma solo nel'24 Pirandello ne progetta una risistemazione globale in 24
volumi, dei quali scriverà solo quattordici. Le novelle vennero, infatti,
richieste dal quotidiano "Il corriere della Sera" e il progetto era quello
di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno dell'anno. Le novelle non
hanno un ordine determinato ed, infatti, lo stesso titolo sembra
alludere allo sperpero casuale dei giorni e delle vicende. Il "corpus"
delle novelle riflette le visioni di un mondo non ordinato e non
armonico. Pirandello rinunci a ogni forma di cornice, le novelle si
succedono slegate e separate. I testi si susseguono in modo
programmaticamente caotico

Tuttavia si possono identificare tre filoni principali: quello delle


novelle siciliane, quello delle novelle romane e quello delle novelle
surreali degli anni '30.

Nelle novelle siciliane non vi è, come poteva essere per il verismo,


un'attenzione verso l'indagine scientifica del mondo contadino.
Pirandello mostra invece una particolare attenzione per il sostrato
mitico e folkloristico della terra siciliana, e per questo si dimostra più
vicino alle tendenze decadenti.

In queste novelle le figure contadine vengono deformate: diventano


caricature di se stesse, diventano grottesche, bizzarre, allucinanti,
paradossali. Tra queste possiamo sicuramente inserire le novelle "la
balia", "zia michelina "e "Una voce".

Nelle novelle romane, invece, Pirandello descrive la condizione


meschina del mondo piccolo- borghese. Neanche in queste novelle vi è
un'intenzione di studio sociologico: esse sono metafora di una
condizione esistenziale assoluta. Il tema principale è quello della
"trappola " che imprigiona l'uomo in un mondo di monotonia. Vi è un
rifiuto anarchico d'ogni forma di società che spegne la spontaneità
della vita. Pirandello usa l'atteggiamento umoristico che ben ha
descritto teoricamente nel suo saggio sull'umorismo: dalle
deformazioni, dalle caricature, nasce il sentimento del contrario, dal
quale capiamo che non è possibile ravvisare nella vita alcun disegno
coerente. Tra queste novelle "La balia " "Quando ero matto ", "Il treno
ha fischiato " "Pena di vivere così"

Con le novelle surreali degli anni trenta vi è un emergere della psiche,


delle angosce, degli impulsi. Pirandello scava nella dimensione
dell'inconscio e sopperisce al proprio bisogno di autenticità, di vitalità
di ritorno alla natura, creando dei climi fantastici, surreali, allucinati.
Tra queste novelle ricordiamo "I piedi nell'erba", "C'è qualcuno che
ride", "Il soffio ".

IL TRENO HA FISCHIATO

La storia narra di un capostazione mansueto e molto paziente, che


viene sottoposto a stress e pressioni sia nell’ambito famigliare che in
quello lavorativo. A lavoro è infatti sovraccaricato di compiti da
svolgere che non rientrano nella sua retribuzione.

Una notte, dopo aver sentito il fischio di un treno, preso da un attacco


di rabbia folle, egli, urlando che "il treno ha fischiato", si scaglia
contro il capoufficio tanto da dover essere ricoverato in
un manicomio.

Così, un evento banale come il fischio di un treno, che proietta la


mente di Belluca in mondi “altri” liberi da ansie e preoccupazioni, è
ciò che fa scattare la molla della folle ribellione alla realtà. date
appunto le miserissime condizioni di vita di Belluca, che con il suo
comportamento reclama uno spazio di evasione da una situazione
impossibile da sostenere.

Il fischio del treno è l’avvenimento che sconvolge l’esistenza di


Belluca, rivelandogli d’un tratto la vita. Questo gli ricorda i bei posti
visitati quand’era giovane e la vita che c’era, che per un bel pezzo di
tempo ha dimenticato, vivendo la sua con i paraocchi, immerso nel
piccolo del suo lavoro. Egli si rende conto che in futuro avrà a
disposizione la fantasia come valvola di sfogo: potrà viaggiare con quel
treno di cui ha udito il fischio e sopportare, così, il peso della sua
misera esistenza.

Il fischio, allora, rappresenta un modo per uscire dalla quotidianità e


dallo squallore della propria vita. La condizione esistenziale di Belluca
è quella della trappola:

Se il clima sul posto di lavoro è oppressivo, la vita tra le mura


domestiche non è meno alienante: Belluca deve assistere tre donne
completamente cieche (la moglie, la suocera e la sorella di lei) nonché
provvedere al mantenimento di due figlie vedove con figli..

Nonostante la drammatica situazione, questa è vista attraverso una


deformazione grottesca che induce al riso e che porta quindi il lettore
ad una riflessione umoristica

non manca questa conclusione “umoristica”, tipica di molte novelle


pirandelliane: Belluca, su intercessione di un amico, viene reintegrato
in ufficio dopo le scuse al superiore che, consapevole della situazione,
concederà al sottoposto delle piccole pause in cui Belluca, ricordando
il “fischio” del treno, possa fuggire per brevi istanti dalle pressioni del
mondo reale. Dietro all’enigma di Belluca (che si reinserisce nel
mondo reale, ma tenendosi uno spiraglio di evasione nel sogno ad
occhi aperti e nella follia illusoria) c’è un tratto costitutivo del
ragionamento di Pirandello sull’uomo contemporaneo: forse è
la normalità quotidiana a rappresentare la vera follia.

Nella novella sono presenti due diversi punti di vista: quello del capo-
ufficio e dei medici (che rappresenta l'opinione comune) e quella della
voce narrante (che coincide con l'opinione di Bellucca). Stando al
primo, Bellucca rientra in un caso di «alienazione mentale», stando al
secondo, Bellucca rientra in un «naturalissimo caso». Insomma ogni
verità è relativa. Non si può parlare di vero e proprio nichilismo in
quanto, a mano a mano che il racconto procede, il punto di vista della
voce narrante appare più convincente, anche se la verità che espone è
indubbiamente parziale.
EL MODERNISMO

Quiero hablar sobre Modernismo, pero más específicamente el tema


de escapismo.

El modernismo es un movimiento literario que surge en


Hispanoamérica hacia 1880.
En España, la crisis de valores propia del fin de siglo se acentúa a
causa de los graves conflictos que tiene que afrontar nuestro país.
Tras la pérdida de las últimas colonias, se habla de desastre (el
desastre del 98) y la situación provoca que los intelectuales —
krausistas, regeneracionistas, modernistas y los del llamado Grupo
del 98- inicien una campaña de crítica a la situación racional. Estos
autores van a realizar importantes aportaciones a la cultura española
de siglo XX en un ambiente de renovación ideológica y artística. Los
autores modernistas descontentos con la realidad, se enfrentan a la
estética dominante y realizan una profunda renovación literaria que
afecta tanto a la forma como al contenido.
Entonces en este movimiento aparecen manifestaciones esteticas de
caracter renovador que se oponen a las tendencias del Realismo y el
Naturalismo. Como reaccion rebelde e inconformista anto todo lo
establecido. La literatura hispanica se ve invadida por un sentimiento
de desencanto, pesimismo y insatisfaccion.
El Modernismo nace gracias a la obra de poetas como José Martí o
Manuel Gutiérrez Nájera; pero será Rubén Darío quien conformará
definitivamente las bases de este movimiento que afectará a todas las
manifestaciones. Este movimiento triunfa en España hasta el
comienzo de la Primera Guerra Mundial.
“Modernismo” es la palabra tomada de los simbolistas y elegida por
Darío para designar la nueva tendencia literaria.
Esta escuela busca separarse de la burguesía y su materialismo, por
medio de un arte refinado y estetizante. Con respecto al lenguaje, el
Modernismo reacciona contra la retórica, el descuido formal del
Romanticismo y la vulgaridad del Realismo y del Naturalismo. Se
nutre básicamente de dos movimientos líricos surgidos en Francia, en
la segunda mitad del siglo XIX: el Parnasianismo y el
Simbolismo. Estas dos corrientes van a influir en el Modernismo
español.
Uno de los temas es el escapismo:
“El escapismo”: El escritor se evade de la realidad que le disgusta y
por eso quiere evadirse en el tiempo e en el espacio.
En el tiempo, mira hacia el pasado nacional, fuente de evocaciones
historicas y legendarias, el mundo mitologico clasico, la antigüedad
clásica, el mundo dieciochesco.
En el espacio, es particularmente relevante el gusto por lo oriental y
lo exotico adentrándose en un mundo de ensueño, exótico, pagano.
Los ambientes modernistas estan inspirados en: ninfas, caballeros y
marquesas, viejos castillos, jardines perfumados, cisnes y libélulas,
piedras preciosas, marfil, etc. Todo con la intención de escapar de
una realidad que les resulta hostil, al igual que a los románticos, pero
con un lenguaje más colorista. Los modernistas crearon su mundo
propio ideal que les permitiera afrontar la vida rutinaria.

 El exotismo: se busca un mundo los valores norteamericanos. AI


exótico como medio de evasión de la principio, la recurrencia a lo indígena
realidad prosaica; los poemas se se interpreta como una muestra de su
llenan de alusiones a Oriente escapismo; más tarde, se relaciona
(elefantes, pagodas chinas, flores de con el anhelo de recuperar sus
loto, etc.) o a Grecia (peristilos, orígenes hispanoamericanos.
estatuas de Venus...).
 Lo oculto o religioso: se busca una
 El cosmopolitismo: los modernistas explicación espiritual de la realidad,
desean una fraternidad universal y para lo cual se recogen elementos del
París, ciudad cosmopolita por Budismo, el Cristianismo, y la filoso-
excelencia, símbolo de lo exquisito y fía y religión griegas. Como Pitágoras,
aristocrático,' se convierte para ellos se cree en el ritmo y la armonía
en el centro del mundo. universales.
 La utilización del símbolo y del mito;
los escritores modernistas utilizan  El amor y el erotismo; a veces
símbolos para crear sensaciones y aparecen tratados con una cierta
evocar lo inefable, lo que no puede intención provocativa. En unos casos,
expresar-se por procedimientos se sublima el sentimiento amoroso y,
racionales. El símbolo modernista por en otros, se resaltan los aspectos más
excelencia es el cisne, que puede sensuales. Así, aparece tanto la
tener distintos significados: idealización de la amada como la
representa la belleza/ la pureza/ la pasión desenfrenada.
elegancia/ la aspiración ideal, lo
aristocrático. El Modernismo recurre  La angustia romántica: se manifiesta
a otros muchos mitos clásicos como en un sentimiento de soledad y
fuente de inspiración (Venus, Adonis, hastío, y en el tono de tristeza
Orfeo...). melancólica que impregna algunos
poemas modernistas.
 Lo indígena: se valoran las culturas
precolombinas de los pueblos
hispanoamericanos, se expresa un
sentimiento de nostalgia por un
pasado legendario y se utilizan mitos
guerreros como el de Caupolicán/
cuya fuerza representa la oposición a
IL SESSANTOTTO

Il periodo che va dal 1946 al 1975 viene dagli storici dell'economia


chiamato “l'Età dell'oro”. Corrisponde infatti alla fase di crescita più
lunga e intensa che i paesi industrializzati abbiano mai conosciuto.

Il boom economico cominciò subito dopo la seconda guerra mondiale


negli stati uniti che da allora si affermarono come potenza guida del
pianeta ma raggiunse risultati migliori in Europa occidentale e in
Giappone, segno che lo sviluppo era connesso al fiorire delle
istituzioni liberali democratiche. Questo boom economico fu dovuto
ad alcune condizioni particolari, che generarono un effetto cumulativo
a vantaggio proprio dell'industria.

Grandi economie furono consentiti dalla produzione standardizzata di


massa, che si affermò con l'introduzione di macchinari, tecnologie e
metodi di lavoro in spirati al modello fordista statunitense. La catena
di montaggio, simbolo stesso del fordismo, permetteva di portare sul
mercato in gran numero beni largamente standardizzati e a prezzi
accessibili per tutti.

Nacquero le politiche di piano, cioè gli interventi dello Stato finalizzati


alla promozione dell'investimenti e al giusto indirizzo delle risorse.
Fasce sempre più larghe di pubblico parteciparono al mercato di
massa.

Il petrolio divenne la fonte di energia privilegiata, e a bassissimo


prezzo.

Un numero enorme di lavoratori si trasferì dalle campagne alle città


industriali: la crescita dell'occupazione di fabbrica nei paesi sviluppati
fu straordinario fino all'inizi degli anni 70 e diminuirono
disoccupazione e inflazione.

A partire dal 1950, le esportazioni aumentarono con grande beneficio


del commercio internazionale. Le tendenze protezionistiche vennero
sostituita da una generale circolazione delle merci, degli uomini e dei
capitali. In tal senso sono fondamentali la nascita della CECA (la
comunità europea del carbone e dell'acciaio) e della CEE (la comunità
economica europea).
Le campagne del mondo occidentale furono nel dopo guerra investite
dalla cosiddetta terza rivoluzione agricola, grazie alla meccanizzazione,
l'impiego massiccio di concimi chimici, diserbanti e pesticidi, il ricorso
a varietà selezionate di colture e animali da allevamento.

Lo sviluppo industriale riguardò in primo luogo la produzione di beni


di consumo durevoli come le automobili e gli elettrodomestici, dal
frigorifero l'aspirapolvere, che raggiunsero una diffusione di massa. Il
capitalismo industriale realizzò così per la prima volta una crescita
economica fondata sulla rivoluzione dei consumi. Le innovazioni
tecnologiche non vengono più sfruttate semplicemente per soddisfare
i bisogni tradizionali, ma per creare nuovi bisogni o utilizzare al
meglio la grande quantità di tempo libero messo a disposizione di
uomini e donne dalla società contemporanea. Ecco sorgere allora il
consumo di televisione in casa, ho dei cinema e sport e svago.

Nel dopoguerra, il tasso di crescita della popolazione mondiale era


doppio rispetto alla prima metà del 900 e in soli vent'anni, abitanti
della terra passarono da 2 miliardi a 3 miliardi e 700 milioni. I tassi di
natalità crescenti furono accompagnati da un allungarsi della vita
media. Nell'Occidente industrializzato, questo fenomeno demografico
si sviluppò soprattutto tra metà degli anni 40 e i primi 60, e il fiorire
della cosiddetta generazione del baby boom diede un contributo
fondamentale tanto allo sviluppo economico quanto alla rivoluzione
dei consumi. L'espandersi della popolazione generò infatti una
maggiore domanda di beni durevoli, abitazioni e servizi come asili,
scuole, ospedali, e portò nel sistema produttivo forza lavoro più
giovane e qualificata.

Quindi l’Occidente negli anni Sessanta aveva una società fondata sul
benessere, che non produsse solo consenso, ma anche
insoddisfazione, soprattutto da parte dei giovani, che espressero il
loro disagio tramite la contestazione. Le ragioni furono essenzialmente
le stesse degli studenti americani e del resto d'Europa: critica al
capitalismo, rifiuto del consumismo, opposizione alla guerra in
Vietnam, si scagliavano contro il potere militare e le istituzioni
tradizionali. I giovani scesero in piazza per protestare, volendo
cambiare il “sistema”.
Il Sessantotto fu un fenomeno prima di tutto giovanile, ed in modo
particolare studentesco. Caratteristica peculiare che fa delle rivolte di
quegli anni una rarità storica, fu la simultaneità e la vastità
geografica delle rivolte: in situazioni socio-economiche e geografiche
molto diverse (dai Paesi europei al Giappone, dal Messico agli Stati
Uniti) si assistette a forme di ribellione simili e contemporanee, senza
che vi fosse stata alcuna forma di preparazione o di coordinamento.
Tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, le giovani
generazioni dei paesi più diversi si sono ribellate ai rispettivi sistemi
politici, culturali e sociali.

E’ sufficiente ricordare alcuni eventi di quegli anni per rendersi conto


delle dimensioni del fenomeno: il ‘maggio francese’ (divenuto quasi il
’68 per antonomasia); la primavera di Praga; l’esplodere dei movimenti
studenteschi in Italia e Germania; l’opposizione negli Stati Uniti alla
guerra in Vietnam; l’assassinio a Menphis del leader nero della non-
violenza Martin Luther King, e le sanguinose rivolte dei ghetti neri; la
terribile strage di Piazza delle Tre culture a Città del Messico, in
prossimità delle olimpiadi (con un numero di vittime che non fu mai
accertato, ma sicuramente superiore alle duecento persone); il famoso
gesto di protesta degli atleti afro-americani alla premiazione olimpica
dei 200 metri piani, con Tommy Smith e John Carlos sul podio a
pugno chiuso, a segnare l’adesione al movimento del Black Power.
Tutto ciò ebbe un carattere prevalentemente liberatorio e
anticonformista

Si diffusero gusti e costumi tipicamente giovanili, come il rock and


roll, in cui i ben pensanti scorgevano con orrore una manifestazione
di sfrenatezza sessuale, i blue jeanz, i capelli lunghi per i maschi, le
minigonne per le ragazze, divenuti simboli di libertà e
anticonformismo. La composizione del movimento divenne più
complessa, e aggregò altre forme di protesta. Nacquero gli Hippy,
comunità di giovani che fuggivano dall'industrializzazione e si
rifugiavano nelle campagne, che predicavano il rifiuto della civiltà dei
consumi, la non violenza, la vita comunitaria, il pacifismo.

In questi anni, per l’evoluzione della società occidentale ebbe


fondamentale importanza il diffondersi del “femminismo”. Le
femministe cercarono soprattutto la parità dei sessi, ottenendo
enormi mutamenti della vita sociale, come il libero accesso delle
donne ad ogni professione e istituti giuridici quali il divorzio e la
legalizzazionedell’abortO.

JACK KEROUAC – ON THE ROAD

Jack Kerouac was born in Lowell, Massachusetts, in 1922. At the age


of nine he decided to become a writer following his brother’s death
which together with his Catholic faith, gave him a spiritual tendency
in his character. Kerouac dropped out of university and joined the
Merchant Marines which marked the start of his travels back and
forth across the States where he met the poet Allen Ginsberg, the
intellectual Neal Cassady, and the experimental novelist William
Burroughs who were to become his life-long friends and centre of the
“Beat” movement which would become the basis of On the Road, his
second and most acclaimed novel, published in 1957and the “Bible”
of the Beat Generation writers.
It is an account of Kerouac's ("Sal Paradise") travels hitchhicking
across America with Neal Cassady ("Dean Moriarty")who was
Kerouac’s idol and his archetypal hero because of his total lack of
inhibition and his love of adventure.
Kerouac managed to revolutionize the American prose form with his
long, stream-of-consciousness sentences and page-long paragraphs.
On the Road gave voice to a rising, dissatisfied fringe of the young
generation of the late forties and early fifties namely “Beat
Generation”. The term “Beats” had two different meanings.
Firstly “tired”, “ruined” and “dissatisfied” which described a group of
young people who reacted against the spread of capitalism and
puritanical, standard middle-class values of US society by preaching
the gospel of freedom and secondly “beatific” or “holy” used by
Kerouac to describe his generation in his attempt to capture the
secret holiness of the oppressed.
It has been fifty years since the events in On the Road but the feelings,
ideas, and experiences in the novel are still remarkably contemporary
as expressions of the restless, idealistic youth who longs for
something more than the bland conformity of society.
Kerouac died in St. Petersburg, Florida, in 1969, at the age of 47 due
to alcohol and drug addiction.

ON THE ROAD

On the road is presented as a chronicle of journeys across North


America undertaken by Jack Kerouac with his friend Neal Cassady. In
this novel we find the shiny and bitter testimony of the hopes and the
illusions of a whole generation which will be identified as Beat
Generation. The beat generation it is the spokesman of the discomfort
of the young Americans that, concluded the Second world war, they
don’t accept the bourgeois values and with the society of the economic
comfort. The theme is the journey, symbol of the escape from the city
and from one’s own past, the assumption of drugs and substances
psicotrope, the search of a new existential and spiritual authenticity ,
the refusal of the firm points of the society "conformist". One the road
is the history of an escape, made by Kerouac through the use of a
prose RITMATA which follows and accompanies musically, inspiring
them to the music jazz of which Sal and Dean are great impassioned.,
the sequence of moves and passages from a city to the other and the
adventures of the protagonists among parties, places and girls. They
are looking for the persuit of freedom. This research, that can be the
symbol of the difficluty for the young ones, to find their true identity.
The group of friends who reveal a chronic restlessness, an uneasiness
that manifests itself in a desire to get going and keep moving. The do
not always have a destination in mind and find nothing at the end of
their journey.
IL TUBO CATODICO

Il tubo catodico è un dispositivo elettronico usato per visualizzare un


segnale elettrico su uno schermo luminescente. L’apparecchio è
costituito da un tubo di vetro in cui è ottenuto il vuoto, recante ad
una estremità un dispositivo che emette un fascio di elettroni diretto
contro lo schermo all’altra estremità. Il tubo catodico viene applicato
in apparecchiature televisive, radar e computers. La tecnologia
necessaria per questo strumento fu sviluppata dal fisico Brown,
mentre il tubo in se fu creato da Thomson.

Le particelle cariche (elettroni) vengono emesse da un catodo (filo


metallico incandescente) per effetto dell’applicazione di una differenza
di potenziale tra il catodo steso e l’anodo (schermo posto all’interno
del tubo e polo positivo). L’anodo è forato ed attraverso lo stesso foro
passa il fascio degli elettroni.

Successivamente il flusso viene compattato e focalizzato dall’azione di


campi magnetici ed elettrici, tra loro perpendicolari.

I due campi, con direzione e intensità variabili, modificano la


traiettoria del fascio di elettroni, applicando su esso rispettivamente la
forza di Lorentz e quella di Coulomb. Il flusso di elettroni infine va a
colpire lo schermo fluorescente posto alla fine del tubo di vetro.

Thomson, controllando intensità e direzione dei campi, fra loro


perpendicolari, riuscì a direzionare con precisione il fascio di queste
particelle che, grazie a questi esperimenti, scoprì essere più piccoli
degli tomi. Chia
mò queste particelle elettroni.

NIETZSCHE

Nietzsche è l'interprete più acuto della crisi della civiltà occidentale,


quale si viene delineando tra gli ultimi decenni dell'ottocento e inizi
del 900. E, colui che, riprendendo l'intuizione di Schopenauer, coglie
il segnale di incertezza e precarietà dell'uomo nell'epoca della scienza
e della tecnica, o, meglio, dell'indebolimento della fiducia in tale
orizzonte culturale.

In che cosa consiste e da dove nasce il disorientamento che è


all'origine della riflessione Nietzscheana?

Nietzsche si formò nel corso degli anni 70 e 60 dell'Ottocento, in un


contesto culturale dominato dal Positivismo e dal Socialismo. Tutti
fenomeni che egli considerò in termini negativi come segni di quella
massificazione della società, che in nome di valori come l'uguaglianza,
l'umiltà e la giustizia comporta un livellamento degli individui, una
loro sottomissione a un ideale mediocre, conducendoli alla perdita
della propria identità riconducendoli a gregge.

Nietzsche manifesta insofferenza per gli esiti banalizzanti della società


di massa, cioè quel tipo di società in cui le masse assumono un ruolo
sempre più determinante nella vita politica e sociale, ma risultano
anche caratterizzate da una crescente omologazione e dalla possibilità
di manipolazione, e per le filosofie che si sono assunta il compito di
estrarne i tratti più emblematici:

- Il positivismo, che individuano il sapere scientifico la risoluzione


di tutti mali;
- Il marxismo e il socialismo, che ambiscono alla costruzione di
una società di eguali, costituita di essere asserviti alla morale
dominante.

Ciò che dobbiamo tenere bene a mente riguardo questo filosofo è che
al centro della sua riflessione vi è la decadenza dell'epoca moderna,
da cui ne scaturisce un profondo pessimismo.
Secondo Nietzsche infatti, il mondo sta giungendo ormai alla fine dei
suoi giorni attraverso un processo di autonegazione. Egli allora si
assume il compito della presa di coscienza di questa decadenza
attraverso un viaggio a ritroso nella civiltà occidentale. Attraverso
questo viaggio il filosofo smaschera tutte le forme di ipocrisia su cui si
fonda la civiltà occidentale, come la metafisica, la morale, la religione.
Perché tutto ciò? Perché, attraverso la distruzione e la critica dei
vecchi valori se ne potranno costruire altri, e quindi si potrà superare
la decadenza.
Dunque, il nichilismo di Nietzsche non consiste soltanto nella sfiducia
nei valori (nichilismo passivo), ma è anche un nichilismo attivo,
un'accresciuta potenza dello spirito in grado di distruggere e aprire la
possibilità di una nuova epoca.
E con la nuova epoca del mondo l'uomo sarà portato oltre se stesso:
L'Oltreuomo.
Possiamo dividere il pensiero di Nietzsche in 3 fasi:

1. l'influenza di Schopenhauer e Wagner


2. la critica della fisica e della morale, la trasvalutazione di tutti i
valori e l'affermazione della volontà di potenza
3. il nichilismo

PRIMA FASE: LA FEDELTA’ ALLA TRADIZIONE, IL CAMMELLO.

La prima opera importante di Nietzsche è "La nascita della tragedia",


che segna una svolta negli studi sulla civiltà greca classica: mentre
infatti prima si pensava all'arte greca caratterizzata da serenità,
equilibrio e compostezza, adesso Nietzsche introduce una nuova
teoria. Egli infatti sostiene che l'arte greca nasce dalla combinazione e
compenetrazione reciproca di:

 spirito apollineo: scaturisce da un atteggiamento di fuga di fronte al


divenire e si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e
della poesia epica. caratterizzato da armonia, ordine, razionalità ed
equilibrio delle forme (arte plastica)
 spirito dionisiaco: Scaturisce dalla partecipazione al divenire e si
esprime nell’esaltazione creatrice della musica. è il principio del caos
e della distruzione, ma anche della potenza creatrice, della gioia e
della sensualità; esso rappresenta l’energia caotica e irrazionale, con
la quale la vita cerca di affermarsi con ogni mezzo.
La tragedia nasce dal coro dei seguaci di Dioniso, e successivamente
si sviluppa, con Eschilo e Sofocle, grazie alla conciliazione tra Dioniso
e Apollo, anche se è Dioniso ad avere una preminenza su Apollo.
L'ebbrezza dionisiaca è esaltazione della spontaneità umana,
lacerazione del velo di Maya di Schopenhauer. Essa apre un abisso di
orrore da cui l'uomo è salvato grazie all'illusione apollinea. Solo grazie
allo spirito apollineo il popolo greco ha reso accettabili gli orrori della
vita, rivelati dallo spirito dionisiaco, e ha superato il disgusto per
l'assurdità della vita.
La celebrazione nietzschiana dello spirito tragico e dionisiaco coincide
con una forma di celebrazione della vita che non può venir definita né
pessimista né ottimista, in quanto tende a porsi al di là del
pessimismo e dell’ottimismo.
Da Schopenhauer Nietzsche deriva la tesi del carattere doloroso
dell'essere, ma respinge la tematica dell'ascesi. Infatti, alla noluntas
egli contrappone un atteggiamento di entusiastica accettazione
dell'essere nella globalità dei suoi aspetti. La vita è dolore, lotta, non
ha ordine né scopo, il caso la domina e I valori umani non trovano
garanzie in essa. Di fronte ad essa sono allora possibili due
atteggiamenti: il primo è quello della rinuncia e della fuga; il secondo
è quello dell'accettazione della vita così com'è ed è l'atteggiamento che
mette capo all'esaltazione della vita e al superamento dell'uomo.
Nietzsche vuole essere un discepolo di Dioniso, il quale è
l’incarnazione di tutte le passioni che dicono “si” alla vita e al mondo.
Ma se il mondo è una sorta di gioco estetico e tragico, ne segue che
solo l'arte riesce a comprenderlo veramente: da ciò l’arte viene vista
come organo della filosofia. Questa esaltazione della tragedia, che si
accompagna a una concezione della civiltà come processo di
decadenza dovuto al progressivo imporsi dello spirito antitragico,
sfocia nell'ideale di una rinascita della cultura tragica, incentrata
sulla musica, di cui Nietzsche scorge un'incarnazione emblematica in
Wagner.
SECONDA FASE: L’AVVENTO DEL NICHILISMO, IL LEONE.
Il periodo illuministico risulta caratterizzato dal distacco da Wagner e
Schopenhauer. Questa fase è dominata da un atteggiamento critico e
decostruttivo, volto a mettere in risalto l’illusorietà delle concezioni
metafisiche e morali elaborate dall’umanità. Tale fase culmina
nell’annuncio della morte di dio, cioè il crollo di tutte le certezze e i
valori tradizionali.
Questo atteggiamento significa liberare gli uomini dalle tenebre del
passato cioè dalle costruzioni metafisiche della tradizione.
Nell'opera "La gaia scienza" Nietzsche immagina un folle che
annuncia drammaticamente: "Dio è morto! Siamo stati noi ad
ucciderlo: voi ed io. Siamo tutti noi i suoi assassini".
Cosa significa? Cosa vuole dirci Nietzsche? Con questo annuncio il
filosofo intende affermare la consumazione della metafisica, la fine di
una visione delle cose nella quale a fondamento del mondo è stato
sempre cercato e riconosciuto uno spirito assoluto. La filosofia
moderna ha cercato di prendere le distanze dalla religione, ma non ha
liberato l'uomo dalla metafisica. L'annuncio allora rivela l'assenza di
ogni fondamento, e da ora in poi dobbiamo imparare a vivere come
sospesi nello spazio abissale che la morte di Dio spalanca all'uomo.
Vivere con noi stessi, le nostre passione e i nostri dolori. L'uomo
allora sarà pervaso da un senso di vuoto e da un'angosciosa assenza
di punti di riferimento.
Ecco allora il significato del nichilismo di Nietzsche: indica la
condizione dell’uomo moderno, che ha assistito al crollo di tutti i
valori assoluti e delle credenze metafisiche, conseguente alla morte di
dio. Egli, d fronte al vuoto di senso che si verifica, prova lo sgomento
del nulla e la nostalgia di un punto di riferimento saldo.

TERZA FASE: L’UOMO NUOVO E IL SUPERAMENTO DEL


NICHILISMO, IL FANCIULLO.
In questa fase si prospetta una via d’uscita dal nichilismo. In essa,
infatti si assiste all’avvento dell’Oltreuomo, cioè di colui che è in grado
di accettare le implicazioni della morte e dio e soprattutto il pensiero
dell’eterno ritorno all’eguale.
La fase si apre con la considerazione che soltanto chi è riuscito a
negare e a distruggere può essere in grado di edificare e creare. Si
tratta di trovare la forza per affrontare il niente, il nichilismo radicale
del mondo privo di dio e dei valori, perché solo cos è possibile
riprendersi la propria libertà, accettandone il rischio fino in fondo.
Dopo la morte di dio si apre uno spazio vuoto, l’uomo non è più
vincolato a un’autorità ma si trova di fronte a infinite possibilità di
senso e dunque alla scelta e alla responsabilità.
Chi è allora l’oltreuomo? L’oltreuomo è colui che ha superato l’uomo,
che è andato oltre ed è pertanto una figura proiettata verso il futuro.
L’oltre uomo è in grado di sopportare le implicazioni terribili della
morte di dio, di riconoscere e accettare il crollo di ogni principio
assoluto e di ogni certezza. Egli è un essere libero, che agisce
trovando in se stesso le ragioni e le risorse per condurre la propria
vita. L’oltre uomo è colui che è capace di sostenere la visione di un
mondo da cui tutti gli dei sono stati allontanati e che ha detto si alla
vita e ha accettato fino in fondo la condizione tragica e dionisiaca
dell’esistenza.
L’eterno ritorno: Si tratta di uno dei concetti fondamentali della sua
filosofia. Esso consiste nell’idea che la storia sia un grande circolo, in
cui tutti i fatti e gli avvenimenti sono destinati a ripetersi e a ritornare
eternamente. Per poter realizzare la propria essenza, l’oltreuomo deve
scegliere l’eterno ritorno di ogni istante di vita vissuta e deve istituirlo.
In questo senso la teoria dell’eterno ritorno risulta intrecciata a un
concetto: la volontà di potenza. Essa esprime l’essenza stessa della
vita, la quale i caratterizza come impulso a crescere e a volere sempre
di più.

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