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TRATTATO PRATICO
SULLA VITA MONASTICA
Edizioni
Purtroppo il testo del Trattato pratico, cosi come ri
sulta riportato nella Patrologia Greca del Migne, è ripro
dotto in forma disorganica. Esso vi appare suddiviso in
tre parti e queste, a loro volta, risultano frammischiate
con parti di un altro trattato. Eppure la tradizione mano
scritta aveva lasciato preziose riproduzioni dell’opera,
tanto da poter constatare che quel testo non appariva af
fatto ignorato. Era stato conservato in greco, e non pochi
sono i documenti che ne attestano la diffusione in tre
versioni siriache, una in arabo, una in armeno e un’al
tra, almeno parziale, in georgiano. Considerazioni a par
te dovranno essere fatte per le trascrizioni di molti passi,
spesso non brevi, che parecchi autori hanno tramandato
di quest'opera. Socrate, nella sua Storia della Chiesa, ri
porta per intero gli ultimi otto capitoli6. L’opera fu presto
tradotta in latino da Rufino e da Palladio, ma tali versio
ni andarono perdute. I motivi di tale dispersione posso
no essere considerati in rapporto alla sorte dell'origeni-
smo. Rufino e Cassiano furono comunque due ponti che
facilitarono la conoscenza di Evagrio anche in Occiden
te. Ma delle opere originali dell'autore rimasero solo par
ziali documenti.
La prima edizione della nostra opera in tempi più
avanzati, però soltanto parziale (cc. 6-14), risale al sec.
B iobibliografia
I. L a vita
II. Lo SCRITTORE
IV. L a « t r il o g ia » d i E vagrio
realtà dei primi esseri per i quali Dio era stato l’oggetto
unico della loro scienza (KephaL I, 3); la sorgente della
loro intelligibilità (1, 35); tutto era stato creato per loro
in vista della conoscenza di Dio (I, 50), e tutta la loro vi
ta era la perfetta e inesaurìbile conoscenza di Dio (I, 65).
Allora, se noi terremo presente questa sua precisa fina
lità, ci renderemo conto di tutto il piano della sua trìplice
opera: l’uomo, destinato a rimanere temporaneamente in
questa sede terrena, deve corrispondere al disegno di Dio,
che è quello di risanarlo, di riabilitarlo, di rinnovarlo in
vista del suo ritorno alla prima sede. E questo il primo
tratto del suo nuovo cammino, iniziale fin che si vuole,
eppure decisivo, anche se essenzialmente negativo in
quanto esso tende anzitutto a purificare l'uomo dalle
passioni che costituiscono il vero e reale impedimento a
raggiungere la pura scienza di Dio. Tale purificazione ha
per fine l’impassibilità, /'apatheia, un termine il cui valo
re, nel linguaggio e nella mentalità di Evagrio, ci occu
perà anche in seguito.
In questa prima fase di vita terrena si tratta dunque
di affrontare una realtà sperimentale, praticamente vissu
ta giorno per giorno, quasi ora per ora. Raggiunta cosi
l’impassibilità con la rimozione di ogni ostacolo, il vinci
tore sarà in grado di cimentarsi, in una seconda fase, per
l’acquisto della vera scienza, quella che, fin dalla realtà
presente, lo renderà candidato all’elevazione finale, quale
essa era all’inizio della prima creazione, in quell’ineffabile
preesistenza presso Dio, di cui Origene ed Evagrio esprì
mono la realtà con tanta insistenza. Ma per arrivare a
quella suprema mèta finale l’uomo deve percorrere il pri
mo tragitto nella sua vita terrena, indubbiamente il più
difficile. Ma tutto questo suppone un mondo derivato da
una seconda creazione.
V. I l «T rattato pr a tic o »
Prologo
cc. O-IH Intorno agli otto pensieri
cc. 15-33 I rimedi contro gli otto pensieri
cc. 34-39 Intorno alle passioni
cc. 40-53 Insegnamenti intorno ai demoni
cc. 54-56 I sogni
cc. 57-62 Intorno allo stato prossimo all’impassi
bilità
cc. 63-70: Gli indizi dellimpassibilità
cc. 71-90: Considerazioni pratiche
cc. 91-100: Le sentenze dei monaci
Epilogo
Questo disegno, cosi esposto, potrebbe creare l’illu
sione che l'autore tenda a svolgere i singoli argomenti,
procedendo con metodo e stile, non solo analitico, ma di
scorsivo. Non è cosi: egli procede a modo di sentenze suc
cessive, quasi a modo di proverbi. E quasi mai egli rivela
espressamente un legame tra la sentenza precedente e
quella successiva. Il suo dettato non è simile alla corrente
che scorre nel suo alveo senza interrompersi dalla sorgen
te fino alla foce; esso richiama piuttosto l’idea dell’arcipe
lago, dove ogni isola si riduce a una porzione di terra se
parata dalle altre. Tale stile diviene in Evagrio una vera
tecnica espressiva per raggiungere il suo scopo. Ne deriva
no due conseguenze: la prima è il ricorso preferenziale,
nella sua esegesi scritturistica, al senso allegorico, che gli
permette, soprattutto citando nomi di luoghi e di animali,
di trame sensi figurativi, simbolici, perfino enigmatici.
La seconda è quest’altra: ogni capitolo, per quanto breve,
è confinato in se stesso e per se stesso, in un proprio limi
te di concetto e di dottrina, sia pure pieno di saggezza,
sempre però esaurito in se stesso. Non è raro il caso che
egli, dopo qualche nuovo capitolo, ne richiami uno prece
dente e già esposto, ma sotto qualche diverso risvolto.
Fatta questa premessa, il nostro discorso si volge
ora alla numerazione che non solo nel Trattato pratico
viene usata come base della composizione, ma anche
estesa alle altre opere della trilogia: ed è il ricorso al nu
mero cento per principio di composizione. Infatti cento
Introduzione 33
a) L’im passibilità
Il termine greco apatheia («impassibilità») trova in
Evagrio uno dei capisaldi di tutta la sua dottrina. Per
chiarire il concetto da lui inteso, Guillaumont dedica un
capitolo intero della sua opera sul Trattato pratico30. Ov
viamente Evagrio non ne usa e non ne espone il concet
to, se non adeguandosi alla cultura ellenica del suo tem
po. In realtà tl termine, anche se già entrato in qualche
opera di Platone, si può considerare più propriamente
un retaggio della scuola stoica. Anche nello stoicismo
b) La dem onologia
Nella tradizione demonologica vari sono gli aspetti
con cui è stata presentata la presenza dei demoni a dan
no degli uomini. Nella Vita di Antonio, p. es., scritta da
Atanasio, domina la concezione dei demoni quali abita
tori dell’atmosfera terrestre e quali cause degli stessi con
57 Ibid., c . 54.
58 Ibid., c. 37.
59 Ibid., c. 38.
Introduzione 55
TRATTATO PRATICO
SULLA VITA MONASTICA
(cento capitoli)
PROLOGO
Dedica dell'opera.
Significato religioso dei vari capi di vestiario in uso presso i monaci.
6 Sai. 126, 1.
7 Is. 14, 12.
e Gv. 5, 44.
9 1 Cor. 7, 1.
10 Sorta di mantello fatto di pelle di montone o di capra.
Nell'AT è ricordato soprattutto indosso ai profeti, specie per Elia (1
Re 19, 13 e 19).
Trattato pratico sulla vita monastica, Prologo 63
11 2 Cor. 4, 10.
12 Prov. 9, 18.
13 Letteralmente «gnostica». È opportuno sottolineare, una vol
ta per tutte, che i term ini «gnosi» e «gnostico» hanno per Evagrio
un senso tutto proprio, ed è quello che era inteso da Clemente Ales
sandrino. Si tratta di una gnosi ortodossa, quella che ha come ele
mento fondamentale una conoscenza superiore, il cui possesso sup
pone un pegno di salvezza per l’anima, ed è propria del cristiano
perfettamente formato. Cf. A. Guillaumont, Le gnostique chez Clé-
ment d ’Alessandrie et chez Évagre le Pontique, in Alexandrina, Paris
1962, pp. 195-201.
14 Evagrio preannuncia cosi le parti distinte dell’opera per sé
molto complessa, dal titolo «Il monaco» (Monachikòs). La prima
parte (come s’è visto) s’intitola «La vita attiva» (Praktikòs), ed è de
stinata ai monaci non ancora formati; la seconda s’intitola «L’opera
dottrinale» (Gnostikòs), ed è destinata ai monaci già formati. Segue
64 Evagrio Pontico
1.
Definizione del cristianesimo
Il cristianesimo è la dottrina di Cristo, nostro Sal
vatore; essa risulta della pratica, della fìsica, e della
teologia16.
2 .
La vera scienza del monaco perfetto
Il regno dei cieli17 è l’impassibilità dell’anima con
la vera conoscenza degli esseri (creati)18.
la terza opera dal titolo «Problemi gnostici» (Kephataia gnostica), la
pili vasta, dove egli espone il suo pensiero cosmologico e teologico.
‘5 Mt. 7, 6.
16 La definizione del cristianesimo, qui offerta da Evagrio, ri
sulta indubbiamente molto sommaria e generica. Per Evagrio, come
si vede, non si tratta di tre scienze teoriche e soltanto astratte, m a di
tre fasi successive e progressive della formazione del monaco: la pri
m a riguarda la vita attiva e ascetica per la purificazione dell'anima;
la seconda richiama la necessità di conoscere la natura e le ragioni
degli esseri creati (gnosi); la terza riguarda la scienza diretta di Dio
e l'unione con il mistero di Dio (Problemi gnostici). La definizione
del cristianesimo qui offerta da Evagrio risulta valida solo se ricon
dotta nella cornice della sua metafìsica.
17 Nel linguaggio di Evagrio occorre distinguere «il regno dei
cieli» dal «Regno di Dio». In questa sentenza egli richiam a unica
mente «il regno dei cieli», e ne dà il concetto: esso consiste essen
zialmente nella conoscenza degli esseri creati, alla quale si accede
da parte di chi ha raggiunto l’impassibilità.
18 L'autore chiama «vera» la conoscenza che si distingue dalla
conoscenza falsa, da quella cioè che si limita alla visione delle cose
sensibili, dominio delle potenze demoniache.
Trattato pratico sulla vita monastica, 3-5 65
3.
Il Regno di Dio
Il Regno di Dio è la conoscenza della Santa Trinità,
una scienza che si estende e si applica alla costituzione
della nostra mente e ne supera rincorruttibilità19.
4.
Dalle sensazioni alle passioni
Di quello che uno ama, di questo diviene pure for
temente bramoso, e quello che uno desidera, fa di tutto
per raggiungerlo. È il desiderio quello che precede ogni
piacere, ma è la sensazione quella che origina il deside
rio, poiché quello che manca di sensazione è pure
esente da passione20.
5.
Diversa è la lotta sostenuta dagli anacoreti e dai ce-
nobiti contro i demoni
6.
Ecco la serie degli otto vizi capitali
Otto sono i pensieri generatori «dei vizi»: in essi è
contenuto ogni altro pensiero:
il primo è quello della gola;
subito dopo viene quello della fornicazione;
il terzo è quello dell’avarizia;
il quarto, quello della tristezza;
il quinto, della collera;
il sesto, dell’accidia;
il settimo, della vanagloria;
l’ottavo, dell’orgoglio.
Ora, che tutti cotesti pensieri sconvolgano o non
sconvolgano l’anima, non è in nostro potere; al contra
rio, che essi trattengano o non si trattengano (nel no
stro animo), che essi eccitino o non eccitino le nostre
passioni, dipende da noi22.
7.
Il vizio della gola
Il pensiero della gola è quello che provoca ben
presto nell'animo del monaco il crollo della sua ascesi:
esso gli dipinge nella mente lo stato del suo stomaco e
quello del fegato e della milza, e l’idropisia e qualche
malattia grave e la penuria delle cose necessarie e la
mancanza di medici. Sovente esso gli fa anche tornare
in mente il caso di alcuni confratelli deceduti a causa
di quegli stessi mali. Accade pure talvolta che alcuni
dei monaci, presi da quell'ansia, si decidano a recarsi
presso altri monaci, dediti all’astinenza, per raccontare
loro i propri disagi, del tutto persuasi d essersi ridotti
in quello stato a causa dell’ascesi23.
8 .
Il vizio della fornicazione
Il demonio della fornicazione induce al desiderio
di corpi differenti24, e s’aggancia con più accanimento
a coloro che si dedicano all’astinenza per convincerli
che essi non approdano a nulla, e cosi indurli a desi
stere. In tal modo, contaminando l’anima, egli la tra
scina fino a quegli atti vergognosi; inoltre la persuade
a dire certe parole e ad ascoltarne delle uguali, e tutto
questo come se quegli atti fossero visibili e davanti
agli occhi.
9.
Il vizio dell’avarìzia
L’avarizia lascia intravedere una vecchiaia lunga e
la debolezza delle braccia nel compiere lavori faticosi e
la possibilità della fame e di future malattie e i dolori
della povertà, e lascia pure prevedere quanto sarà avvi
lente ricevere dagli altri quello che dovrà servire alle
proprie necessità25.
10.
Il vizio della tristezza
La tristezza sopravviene talvolta a causa della ces
sazione dei desideri, talaltra essa si accompagna con la
collera. Quando essa nasce dall'aridità dei desideri, so
praggiunge in questo modo: certi pensieri, allorché
prendono il sopravvento, conducono l'anima al ricordo
della propria casa, come pure dei parenti e della vita
assata. E cosi, quando quei pensieri s’avvedono che
F anima non pone resistenza, ma li asseconda e vi si
sofferma per il piacere prodotto dall'assenso, allora es
si conquistano l’anima e la sommergono nella tristez
za, come se le cose passate non potessero esistere mai
più per l’avvenire, a causa della vita ora intrapresa. Co
si quell'anima infelice, quanto più si è lasciata attirare
dai primi pensieri, tanto più si sentirà repressa e avvili
ta a causa delle convinzioni sopraggiunte26.
25 II contenuto di questo capitolo trova le sue ragioni nelle con
dizioni dell'eremita, m a anche del monaco ordinario, povero e privo
di tutto. Il pensiero di una vecchiaia inoperosa e inferma poteva fa
cilmente indurlo a mettere da parte, in tempo, certi risparmi, di cui
servirsi per ogni occorrenza.
26 Evagrio suppone due cause atte a spiegare l’origine della tri
stezza: la collera (come più a lungo egli dichiara in altri scritti, quali
1’Antirretico e gli Otto pensieri) e l’insoddisfazione per la vita intra
presa. Qui egli si sofferma particolarmente su questo secondo moti
vo. I pensieri, di cui qui si parla, altro non sono se non suggestioni
di demoni.
70 Evagrio Pontico
11.
Il vizio della collera
La collera è una passione molto impulsiva. Infatti
si va dicendo che essa è un'ebollizione e una indigna
zione che insorge nella parte irascibile (dell’anima)
contro chi ha arrecato un oltraggio o si presume che
l'abbia arrecato. Durante tutto il giorno la collera ama
reggia l’anima, ma è soprattutto durante la preghiera
che essa soggioga la mente, rappresentandole il volto
di chi ha offeso. C'è di più. Quando essa è persistente e
si trasforma in rabbia, durante la notte provoca dei
turbamenti, delle depressioni fisiche, pallore nel viso e
fisime di incursioni da parte di bestie velenose. Questi
quattro indizi, che fanno seguito al risentimento, si
possono riscontrare nel fatto che essi s’accompagnano
con un gran numero di pensieri27.
12 .
Il vizio dell'accidia
Il demonio dell’accidia, denominato anche «demo
nio del mezzogiorno»2β, è il più gravoso di tutti i demo
ni: esso s'incolla al monaco verso l’ora quarta e ne asse
dia l’anima fino all'ora ottava29. Dapprima quel demo
nio gli fa apparire il sole estremamente lento, se non
addirittura immobile: gli sembra che il giorno abbia a
durare fino a cinquanta ore! In più esso lo induce a vol
gere continuamente gli occhi verso le sue piccole fine
13.
Il vizio della vanagloria
Quello della vanagloria è un pensiero estrema-
mente sottile, e si insinua facilmente in coloro che vi
vono molto rettamente, inducendoli a desiderare la no
torietà delle loro lotte e a cercare bramosamente la glo
14.
Il vizio della superbia
Il demonio della superbia è quello che provoca
nell'anima la caduta più grave. Egli la persuade a non
riconoscere Dio come suo soccorritore, a ritenere inve
ce se stessa come la causa di quanto essa compie di
buono e a gonfiarsi d'orgoglio di fronte ai propri fratel
li, considerandoli stolidi proprio perché essi, tutti
quanti, non hanno di lui la sua stessa estimazione. A
tutto questo tiene dietro la collera, la tristezza e, come
ultimo danno, il turbamento della mente e la follia e
l'apparizione di una moltitudine di demoni che s'aggira
per l'aria.
15.
Identificato il nemico, si adottano armi adatte
Quando la mente è vagante, la lettura, la veglia e
la preghiera la rendono stabile; quando la concupi
scenza divampa, la fame, la fatica e la solitudine la
estinguono; quando l'irascibilità è particolarmente
agitata, la recita dei Salmi, la pazienza e la misericor
dia l’acquietano. Questi criteri vanno applicati nei mo
menti adatti e nella misura giusta, poiché quello che è
fuori misura e fuori tempo è di breve durata, e quello
che dura poco è, più che altro, nocivo e nient'affatto
utile33.
16.
Il rimedio contro il vizio della gola
Nei momenti in cui la nostra anima appetisce ali
menti vari, è proprio allora che essa deve essere ridotta
17.
Il rimedio contro il vizio della fornicazione
Molto concorre ad assicurare la vita continente
l’uso moderato dell'acqua. Te ne diano conferma quei
trecento, tra gli Israeliti, i quali, sotto la guida di Ge
deone, sconfissero i Madianiti35.
18.
Il rimedio contro il vizio dell’avarizia
Al modo stesso per cui il sussistere insieme della
vita e della morte in uno stesso individuo non appartie
ne alle cose possibili, cosi pure non può avvenire, per
qualcuno, che la carità sussista insieme alle ricchezze.
La carità infatti è demolitrice non solo delle ricchezze,
ma anche della stessa nostra vita temporale36.
19.
Il rimedio contro il vizio della tristezza
Colui che fugge i piaceri mondani è una torre
inaccessibile al demonio della tristezza. La tristezza è
la cessazione di un piacere, sia esso già presente o an
che soltanto aspettato. Non è possibile respingere un
tale nemico, finché noi conserviamo un legame affetti
vo con uno qualunque dei beni terreni. Il nemico infat
ti colloca il suo laccio e provoca l'origine della tristezza
proprio là dove egli ci sorprende particolarmente incli
nati e disposti.
20.
Il rimedio contro il vizio della collera
Se la collera e l’odio fomentano l’irascibilità, la
compassione e la mitezza fanno diminuire anche quel
la che vi si annida dentro37.
21 .
La parte irascibile è la peggiore nem ica della con
templazione
«Che il sole non tramonti sulla vostra ira»38, affin
ché i demoni, insorgendo durante la notte, non abbia
no ad atterrire la vostra anima e a rendere la mente più
debole, nel giorno che seguirà, alla lotta. Infatti le vi
sioni che incutono paura, hanno la loro propria origine
dal turbamento della parte irascibile: nulla concorre
tanto a fare defezionare la mente quanto il turbamento
della parte irascibile39.
22.
Rapporto fra la parte irascibile e la parte concupi
scibile
Quando, per un pretesto occasionale, la parte ira
scibile della nostra anima resta turbata, anche i demo
ni allora ci presentano la solitudine del deserto come
buona, con 1unico scopo di eliminare le cause della no
stra tristezza e cosi liberarci dai turbamenti. Quando
invece la parte concupiscibile si surriscalda, è proprio
allora che i demoni, a loro volta, si sforzano per ren
derci umani, e ci rimproverano perché rozzi e aspri al
solo fine di farci sorprendere dal desiderio dei corpi e
della comunione con essi. È necessario non dare loro
ascolto; al contrario, attenersi all’opposto40.
23.
Gli effetti negativi della collera
Non abbandonarti in preda la pensiero della col
lera41, contrapponendoti nel tuo intimo a colui che ti
ha contristato, e non cedere al pensiero della fornica
zione, conservando a lungo le immagini del piacere.
Nel primo caso l’anima resta ottenebrata; nell’altro ca
so essa è indotta all’accensione della passione. L’una e
l’altra occasione rendono sordida la tua mente. Quan
do perciò, nel tempo della preghiera, tu ti raffiguri si
mili immagini e non offri pura a Dio la tua orazione,
tu cadi in balia del demonio dell'accidia: è lui che si
insinua rapidamente, approfittando con particolare
compiacenza di simili stati d’animo e, alla maniera di
un cane, esso lacera l’anima come farebbe di una cer
biatta.
24.
La collera dev’essere indirizzata contro i demoni, e
non contro gli uomini
La natura della parte irascibile è quella di far
guerra ai demoni e di lottare per resistere al piacere, di
qualunque specie esso sia. Perciò gli angeli, nel pro
spettare il piacere spirituale e la felicità che da esso de
riva, ci persuadono a indirizzare la nostra collera con
tro i demoni. Questi, a loro volta, ci sollecitano verso i
laceri del mondo; poi, istigando la nostra irascibilità
E lori della sua naturale inclinazione, ci stimolano a
combattere contro gli uomini stessi, e tutto questo allo
scopo di rendere ottenebrata la nostra mente; e cosi es
sa resta privata della vera scienza e si rende rinnegatri-
ce della virtù42.
25.
Non provocare il risentimento negli altri
Presta molta attenzione perché mai uno dei fratel
li si allontani per averlo tu irritato; in tal caso tu non
potrai evitare, nella tua vita, il demonio della tristezza,
il quale, durante il tempo della preghiera, diverrà per
te come una spina.
26.
L’ospitalità offerta come riparazione a chi è stato da
noi offeso
I donativi spengono il ricordo delle offese. Tieni
quindi presente Giacobbe: allorché Esaù gli veniva
27.
Il rimedio contro il vizio dell’accidia
Quando noi cadiamo in preda al demonio dell'ac
cidia, è allora che noi dividiamo la nostra anima in due
sezioni, e lo facciamo a prezzo di lagrime: una parte la
destiniamo a confortarci, l’altra a esserne confortati;
cosi, ponendo in noi stessi dei semi di buone speranze,
ripeteremo con il santo Davide: «Perché mai, o anima
mia, sei tu afflitta, e perché mi conturbi? Spera dunque
in Dio, perché io canterò ancora le lodi di Lui, che è la
salute del mio volto e il mio Dio» u.
28.
Occorre restare nella propria cella
È del tutto necessario non abbandonare la pro
pria cella nel tempo delle tentazioni, fingendoci per
questo dei pretesti credibili; al contrario, occorre as-
serragliarvisi ben addentro, mantenervisi e accoglie
re coraggiosamente quanti vorranno introdurvisi, e
specialmente il demonio dell'accidia: è proprio lui il
più gravoso di tutti, perché assoggetta l'anima alle
prove maggiori. Evitare pertanto e sottrarsi a tali pro
ve vuol dire abituare la mente a essere inerte, paurosa
e fuggitiva.
29.
Validità del pensiero della morte
Diceva quel santo ed espertissimo nostro mae
stro 45: «Occorre che il monaco sia sempre ben dispo
sto, come se dovesse morire il giorno seguente; d’altra
parte, egli deve servirsi del proprio coipo come se do
vesse vivere ancora per molti anni. Quel primo criterio,
egli soggiungeva, reprime i pensieri dell'accidia e rende
il monaco più circospetto; l’altro conserva il corpo in
buona salute e mantiene sempre uguale l’astinenza».
30.
La vanagloria non ha un rimedio facile
È difficile sfuggire al pensiero della vanagloria,
poiché tutto quello che tu riuscirai a fare per cacciarlo
via, diverrà per te un motivo di vanagloria ulteriore.
Del resto non sono i demoni a contrapporsi a ogni no
stro pensiero buono, ma, almeno per alcuni di essi, so
no pure gli stessi vizi, di cui noi siamo in preda.
31.
La vanagloria persiste anche dopo la vittoria sugli
alti vizi
Ho constatato che il pensiero della vanagloria viene
cacciato via da quasi tutti i demoni, ma ho pure con
statato che, dopo la sconfitta degli altri demoni che co
si fuggono via, quello della vanagloria riappare sfronta
tamente e rappresenta al monaco la portata straordina
ria della sua virtù46.
32.
Il frutto della vita attiva
Colui che ha raggiunto l'alta scienza47, e ha rac
colto il piacere che da essa deriva, non si lascerà lu
singare dal demonio della vanagloria, quantunque
quel demonio gli esibisca tutti i piaceri del mondo. E
in realtà, che cosa potrebbe esso sottoporgli di più e
di meglio da superare la contemplazione?48. Intanto
però, finché noi non abbiamo ancora gustato di quel
la scienza, operiamo prontamente quanto s'addice al
la vita attiva, dimostrando cosi a Dio il nostro propo
sito, quello di compiere tutto per arrivare a quella
scienza.
33.
I ricordi della vita passata e i rimedi contro l'or
goglio
34.
Le difficoltà della guerra spirìtuale nei confronti di
quella materiale
35.
I risultati dell’impassibilità
Le passioni dell’anima traggono le loro occasioni
dagli uomini; invece le passioni del corpo traggono la
loro origine dal corpo. A reprimere le passioni del cor
36.
Diversa durata delle passioni dell’anima e di quelle
del corpo
37.
Incertezza dei dotti sull’orìgine delle passioni
Per sapere se è il pensiero a suscitare le passioni,
oppure le passioni a muovere il pensiero, occorre riflet
38.
Supremazia della carità
Le passioni hanno la loro naturale scaturigine dal
le sensazioni; quando però sono presenti la carità e
l’astinenza, non insorgono le passioni; se invece queste
virtù vengono a mancare, le passioni risorgono. L’ira
scibilità na bisogno di rimedi in maggior numero nei
confronti della concupiscenza, perciò «grande» è detta
la carità, perché costituisce un freno alla irascibilità.
Non per nulla anche quel grande santo che fu Mosè,
nel suo trattato Sulla natura, la definisce simbolica-
mente ophiomàke («quella che combatte i serpenti»)56.
39.
I demoni tradiscono la loro presenza per il loro fetore
Contro il pessimo odore emanato dalla presenza
dei dem oni57, l’anima solitamente s’infiamma per com
battere i pensieri (da essi suscitati), non appena s'avve
de del loro avvicinarsi. Infatti essa resta impressionata
dalla passione provocata da chi la perturba.
40.
La differente strategia dei demoni
Non è possibile, in ogni circostanza, restare sem
pre ligi alla norma prescritta; al contrario, occorre at
tenersi attentamente alle esigenze richieste da ogni cir
costanza e ingegnarsi ad adempiere, come ad ognuno
meglio riesce, le prescrizioni effettuabili. Tali circo
stanze convenienti non le ignorano gli stessi demoni,
sicché, prevenuti com’essi sono contro di noi, ci impe
discono di compiere quello che è possibile fare e ci in
ducono a fare quello che non si dovrebbe compiere. Av
viene cosi che essi interpongono ostacoli perché i ma
lati non rendano grazie a Dio per le loro sofferenze e
perché non sopportino con pazienza gli addetti ai loro
servizi; in compenso essi stimolano i deboli a osservare
rigidamente l'astinenza, e quanti sono appesantiti dal
male, a recitare i Salmi stando in piedi58.
41.
Occorre regolarsi secondo le circostanze
Tutte le volte che siamo obbligati, sia pure per bre
ve tempo, a dimorare nelle città oppure nei villaggi, al
42.
La preghiera durante le tentazioni
Durante la tentazione non metterti a pregare pri
ma d’aver pronunciato, con collera, alcune parole al
l’indirizzo del tuo tentatore (il demonio). E la ragione è
questa: essendo la tua anima, in quel momento, agitata
da tedi pensieri, avverrà che anche la tua preghiera non
potrà riuscire pura. Se tu invece rivolgerai ai demoni
qualche espressione irosa, confonderai e renderai vani
i progetti dei tuoi avversari. Tale effetto infatti produce
naturalmente la collera, anche quando si tratta dei
pensieri migliori.59.
43.
Occorre individuare le varie specie di demoni
Occorre pure sapere individuare bene la diversità
dei demoni e distinguere i loro tempi: noi riconoscere
mo cosi, dai loro pensieri, dato che i pensieri si ricono
scono attraverso gli oggetti rappresentati, quali, tra i
demoni, sono meno frequenti e perciò più gravosi;
quali sono assidui e perciò più tollerabili, e quali assal
tano all’improvviso e trascinano la mente alla bestem
mia. Tutto questo è necessario conoscerlo bene, affin
ché, quando i pensieri cominceranno a manifestare il
44.
Il demonio non si dà mai per vinto
Tutte le volte che i demoni, lottando contro i mo
naci, non riescono a vincerli, si ritirano in disparte per
qualche tempo, e intanto si mettono a osservare^ quale
delle virtù, in quel frattempo, venga trascurata. È allo
ra che essi improvvisamente irrompono attraverso
quella breccia, e dilaniano quell'amma infelice.
45.
I demoni si aiutano l'un l’altro a danno delle anime
I demoni, i quali sono perversi, richiamano in loro
aiuto altri demoni più perfidi di loro. In tal caso, pur
avversandosi gli uni gli altri per le loro differenti pro
pensioni, se la intendono per un solo e unico scopo: la
rovina di un’anima.
46.
I demoni inducono la mente alla ribellione
Non ci cagioni alcun turbamento il demonio solo
perché tenta di indurre la nostra mente a bestemmiare
contro Dio e a immaginare cose vietate che io stesso
47.
I demoni imparano a conoscerci attraverso le no
stre parole e il nostro comportamento
Indizio delle affezioni che s’annidano nella nostra
anima può essere una parola da noi proferita oppure
qualche atteggiamento del nostro corpo: è da questi se
gni che i nostri nemici intuiscono se noi abbiamo dentro
di noi i loro stessi pensieri e li coltiviamo, oppure se noi,
dopo averli rigettati, ci preoccupiamo della nostra sal
vezza. Iddio solo, che ci ha creati, conosce intimamente
la nostra mente, e perciò non ha bisogno di indizi per
conoscere quello che si nasconde nel nostro cuore.
48.
Diversa strategia dei demoni nei confronti dei seco
lari e dei monaci
61 Atti 1, 24.
88 Evagrio Pontico
49.
Ce il precetto di pregare sempre, non quello di un
lavoro, di una veglia e di un digiuno ininterrotto
50.
Occorre osservare attentamente il comportamento e
le astuzie dei demoni
51.
I demoni della fornicazione e della bestemmia
Attraverso un’attenta osservazione tu potrai sco
prire che due, tra i demoni, sono estremamente rapidi
fin quasi a superare la rapidità della nostra mente, e
sono il demonio della fornicazione e quello che ci ecci
ta fino a bestemmiare Dio. Ma il secondo la dura poco;
il primo, se non gli riesce di muovere i pensieri unita
mente alla passione, non diverrà per noi un impedi
mento a raggiungere la scienza di Dio64.
52.
Distinzione fra la purificazione del corpo e quella
dell’anima
Non separare il corpo dall'anima65, poiché questo
è un potere che appartiene solamente a Colui che li ha
uniti. Separare invece l'anima dal corpo è una possibi
lità che è propria anche di colui che aspira alla virtù. I
nostri Padri denominano «anacoresi» la meditazione
della morte e la fuga dal corpo66.
53.
Il corpo è solo uno strumento, non la causa del be
ne e del male
Coloro che hanno una cura malintesa del proprio
corpo, e quanti hanno per esso attenzioni che ne favo
riscono la concupiscenza, dovranno accusare se stessi
e non il loro corpo67. E questo ben lo sanno quanti co
noscono la grazia del Creatore, e sono proprio quelli
che, per mezzo di quésto loro corpo, hanno raggiunto
l’impassibilità dell'anima e si sono assicurata, in certo
qual modo, la contemplazione delle realtà create.
54.
Le suggestioni dei sogni
Nelle immagini illusive da noi intraviste durante il
sonno68, i demoni stessi, mentre aggrediscono la nostra
parte concupiscibile, ci fanno vedere convegni di cimi
ci, banchetti di amici, danze di donne e altri spettacoli
simili, quanti sono destinati a procurare piacere. Noi
andiamo loro incontro, ma intanto in quella parte ci
sentiamo ancora infermi, e la passione si rivela in for
z a 69. Quando invece, per altro verso, i demoni contur
bano la nostra parte irascibile, è allora che essi ci co
stringono a percorrere (nell’immaginazione) vie* diru
pate e ci fanno comparire davanti uomini armati e be
stie velenose e voraci. Noi rimaniamo atterriti di fronte
aH'apparire di quelle strade, ed anche, una volta inse
guiti da quelle belve e da quegli uomini, ci diamo alla
fuga. Ci conviene allora prendere cura di quella nostra
parte irascibile e poi, invocando il nome di Cristo nella
veglia, adottare i rimedi prima indicati.
55.
Gli indizi della salute e delle malattie delVanima
I moti naturali della carne, se non sono associati
ad immagini durante il sonno, denotano che l'anima,
in certo qual modo, gode di buona salute. L’associazio
ne di immagini, invece, è segno di cattiva salute. Le vi
sioni dai contorni indefinibili sono segnalazioni di una
passione ormai superata; se invece risultano ben deter
minate, esse tradiscono una piaga ancora viva70.
56.
La dimostrazione dell’impassibilità
Le riprove dell'impassibilità noi potremo ricono
scerle, di giorno, in relazione ai nostri pensieri, e, di
notte, in relazione ai nostri sogni. E allora noi potremo
attestare, per un verso, che l'impassibilità è la salute
dell'anima71, e, per un altro, che il suo nutrimento è la
scienza, poiché essa sola ci unisce solitamente con le
potestà sante, se è vero che l'unione con gli esseri in
corporei si compie direttamente per effetto di un'attitu
dine similare72.
57.
Vi sono due stati di impassibilità
Vi sono due stati che assicurano la pace dell’ani-
m o73: uno è quello che proviene dalle attitudini natu
rali 74; l’altro deriva dalla recessione dei demoni. Al
primo s’accompagna l’umiltà con la compunzione del
cuore, le lagrime e un desiderio senza limiti di quello
che appartiene a Dio, e una dedizione senza misura
)er il lavoro. Con il secondo stato la vanagloria, dopo
{a ritirata degli altri dem oni75, ne approfitta per tra
scinare il monaco nella rovina. Ne segue che colui, il
quale riesce a contenersi entro i confini del primo sta
to, potrà riscontrare più rapidamente gli assalti dei
dem oni76.
58.
Contro tentazioni di demoni diversi occorrono stra
tegie diverse
Il demonio della vanagloria si oppone al demonio
della fornicazione, e perciò non può accadere che que
sti due demoni assalgano l'anima insieme. Se infatti
l'uno promette gli onori, l’altro è promotore di disono
re. Pertanto, se uno dei due si avvicina a te per darti
l'assalto, tu allora fìngiti nella mente i pensieri del de
monio in tutto a lui nemico: se tu riuscirai, come si usa
dire, a toglier via un chiodo con un altro chiodo, sappi
di trovarti assai vicino all'impassibilità. La tua mente è
stata resa abbastanza forte da poter mortificare con ra
gioni umane le suggestioni diaboliche. Reprimere però,
per mezzo dell’umiltà, le insinuazioni della vanagloria,
o anche, per mezzo della continenza, comprimere gli
assalti della fornicazione, comporta l'attestazione di
una profondissima impassibilità. Sforzati dunque di
applicare questo criterio in tutte le lotte provocate dai
demoni che si oppongono gli uni agli altri. È cosi che,
nel tempo stesso, tu potrai constatare a quale passione
tu sia particolarmente soggetto. Tuttavia, secondo le
tue possibilità, procura di chiedere a Dio di poter cac
ciare i nemici, attenendoti al secondo metodo.
59.
I demoni prendono di mira l’impassibilità
60 .
I diversi gradi dell’impassibilità
L'impassibilità perfetta si forma nell’anima dopo
la sua vittoria su tutti i demoni che si oppongono alla
vita pratica. Impassibilità imperfetta invece viene detta
in rapporto alla forza del demonio che continua a lot
tare ancora contro di essa77.
61 .
Necessità della perseveranza
La mente non potrà mai fare progressi e neppure
esulare per quella bella progressione e giungere cosi
nella regione degli esseri incorporei78, se prima essa
non avrà rettificato il suo stato interiore. Il motivo sta
nel fatto che ogni turbamento avvenuto nelTintemo
della propria casa suole fare ritornare la mente proprio
là, da dove essa era partita.
62 .
Risultati opposti fra virtù e vizi
Le virtù, come, del resto, i vizi, rendono cieca la
mente: le prime le impediscono di vedere i vizi; questi,
al contrario, non le permettono di vedere le virtù.
63.
La lotta dei demoni contro il monaco, quando prega
Quando la mente si accinge a formulare le proprie
preghiere senza distrarsi, proprio allora, di notte e di
giorno, si scatena tutta intera la lotta contro la parte
irascibile dell’anima.
64.
Alcune prove dell impassibilità
Una prova dell’impassibilità si ha quando la mente
comincia a osservare la propria luce79, quando essa ri
mane imperturbata davanti alle visioni che si presenta
no durante il sonno e quando guarda le cose con tran
quillità.
65.
La perfezione della preghiera
La mente rivela tutta la sua forza quando, nel tem
po della preghiera, non si lascia distrarre da nessuna
delle cose di questo mondo.
66 .
Il premio della vera scienza
La mente che, con l’aiuto di Dio, ha bene ordinato
la propria vita attiva e si è accostata alla (vera!) scien
za, subisce ben poco o, almeno, non del tutto, la parte
irrazionale dell'anima, poiché la scienza la rapisce ad
altezze (al di sopra di questo mondo) e la separa dalle
cose sensibili.
67.
Natura della vera impassibilità
L'anima in possesso dell’impassibilità non è quella
che non prova alcuna emozione davanti alle cose della
vita, ma quella che rimane imperturbata anche davanti
al loro ricordo.
68 .
Gli effetti salutari della «vita pratica»
Colui che è perfetto non ha bisogno di lottare per
restare continente, e cosi pure, chi ha raggiunto l'im
passibilità, non ha bisogno di lottare per perseverar
vi80.
69.
La preghiera più perfetta
Grande cosa è pregare senza distrazioni, ma cosa
più grande è salmodiare pure senza distrazioni.
70.
I benefici dell’impassibilità
Colui che in se stesso ha bene assicurato le virtù e
si è completamente assimilato con esse, non si ricorda
più della legge, né dei precetti, né dei castighi; al con
trario, egli afferma e compie tutto quello che gli sugge
risce il suo ottimo stato81.
71.
I canti del demonio e i canti dello spinto
I canti dei demoni allettano i nostri desideri e diri
gono la nostra anima verso immaginazioni vergognose.
Al contrario, «i Salmi, gli inni e i canti spirituali»82 in
dirizzano sempre la nostra mente verso il ricordo della
virtù, poiché raffreddano la nostra indole ribollente ed
estinguono le nostre bramosie.
72.
La guerra dei demoni esige la nostra risposta
Se è proprio dei lottatori, da una parte, aggredire
(gli avversari) e, dall’altra, èssere aggrediti, e se, inol
tre, sono i demoni a lottare contro di noi, allora, visto
che sono proprio loro ad aggredirci, da noi saranno
pure controbattuti. «Io li colpirò - è scritto - ed’ essi
non potranno più rialzarsi» 83. E ancora: «Coloro che
mi assalgono e mi sono nemici, si afflosciarono e cad
dero a terra»84.
« Ef. 5, 19.
83 Sai. 17, 39.
84 Sai. 26, 2.
100 Evagrio Pontico
73.
L’efficacia della saggezza e della prudenza
Il riposo è connesso con la saggezza85, e la fatica è
connessa con la prudenza. Infatti non è possibile rag
giungere la saggezza senza combattimento, e neppure
è possibile combattere legittimamente senza la pruden
za. La prudenza infatti si propone come fine di resiste
re alle aggressioni rabbiose dei demoni, in quanto indi
rizza le energie dell'anima ad operare secondo la natu
ra e a ben preparare le vie alla saggezza.
74.
La tentazione del monaco
La tentazione del monaco è un pensiero che risale
attraverso la parte passionale dell'anima e riempie di
buio la mente86.
75.
Il peccato del monaco
Il peccato del monaco è quello di acconsentire al
piacere proibito proposto dal pensiero87.
76.
La gioia degli angeli e la propensione dei demoni
Gli angeli godono, quando il vizio diminuisce; i de
moni invece godono quando diminuiscono le virtù. I
primi infatti sono al servizio della misericordia e della
carità; gli altri sono schiavi della rabbia e dell'odio.
Quando i primi si avvicinano a noi, ci riempiono di spi
rituale contemplazione; quando sono gli altri ad avvici
narsi a noi, sollecitano l'anima verso immagini turpi.
77.
La vera efficacia delle virtù
Le virtù non impediscono gli assalti dei demoni,
ma ce ne conservano indenni.
78.
L’autore dichiara lo scopo del trattato
La pratica è quel procedimento spirituale che pu
rifica la parte passionale dell’anim a8B.
79.
All'osservanza dei comandamenti occorre aggiunge
re la scienza di Dio
80 .
I pensieri degli angeli e le suggestioni dei demoni
A noi non è possibile opporre resistenza a tutti i
pensieri suscitati in noi da parte degli angeli, mentre ci
è possibile reprimere tutte le suggestioni suscitate dai
demoni. A quei primi pensieri (quelli degli angeli), fa
seguito uno stato di pace; agli altri, succede uno stato
di turbamento89.
81 .
Vari gradi della vita spirituale per arrivare all’impas
sibilità
82.
Occorre scoprire i rimedi per le malattie del corpo e
per quelle dell'anima
84.
Bersagli dei demoni sono i monaci che si esercitano
nella carità e nella scienza di Dio
85.
Differenza fra la purificazione del corpo e quella del
l ’anima
86 .
Il vero fine delle tre facoltà dell’uomo
L'anima razionale opera secondo la sua natura
quando la sua parte concupiscibile propende verso la
virtù, come pure allorché la sua parte irascibile com
batte in difesa della virtù stessa, e intanto la sua parte
razionale attende alla contemplazione degli esseri
(creati)93.
87.
Vi sono due forme di scienza e due di ignoranza
Colui che fa progressi nella vita attiva, diminuisce
le sue passioni, e chi fa progressi nella contemplazio
ne, diminuisce la propria ignoranza. Di quelle passioni
vi sarà, un giorno, una distruzione completa; quanto
all'ignoranza invece, alcuni vanno dicendo che una for
ma avrà fine, di un'altra essi dicono di n o 94.
88 .
Il com pito della prudenza
Le cose che secondo il loro uso sono buone o cat
tive, sono generative, rispettivamente, di virtù e di vizi.
È compito della prudenza ricorrere all'uso delle une e
delle altre in modo da raggiungere l'uno o l'altro di
quel doppio fine.
89.
I com piti di tutte le singole virtù
L’anima razionale, secondo il saggio nostro mae
stro95, risulta di tre parti96. E allora, quando la virtù viene
a trovarsi nella parte razionale, prende nome di pruden
90.
Chi semina raccoglie
Il frutto delle sementi è nei manipoli di grano; il
frutto delle virtù è la conoscenza. Come le lagrime ac
compagnano le sementi, cosi la gioia accompagna la
raccolta dei manipoli98.
91.
Il servizio per i malati
È pure necessario esaminare le vie percorse dai
monaci che santamente ci hanno preceduto e com
portarci seguendo lo stesso cammino. Cosi è possibile
trovare molte cose dette e compiute meravigliosa
mente da loro. Ed ecco, fra l'altro, quanto ebbe a dire
uno di essi «Una dieta consistente in poca acqua e
in un’alimentazione non irregolare, associata all’eser
cizio della carità, conduce più presto il monaco al
porto dell'impassibilità. Lo stesso comportamento li
bererà uno dei fratelli, quando fosse turbato durante
la notte da visioni spettrali, suggerendogli in più, pur
digiunando, di adoperarsi per il servizio dei malati».
«Con nessun rimedio vengono cosi efficacemente
spente tali passioni - rispondeva egli ogni volta che
veniva interrogato - come lo sono per effetto della mi
sericordia» 1C0.
92.
Gli insegnamenti che provengono dalla natura, crea
ta da Dio
93.
Il rìcordo delle ingiurie degli uom ini e di quelle dei
demoni
94.
Come si pratica l’astinenza
Mi recai una volta, in pieno mezzogiorno, a visita
re il santo padre Macario105: ero tutto arso dalla sete, e
perciò gli chiesi dell’acqua da bere. Egli mi disse: «Ac
contentati dell'ombra; molti, a quest’ora, pur dovendo
camminare per via di terra o navigare per via di mare,
mancano perfino di quella». In seguito, avendo io co
minciato a trattare con lui intorno all'astinenza, egli
cosi mi interruppe: «Fatti animo, figlio mio; per ben
venti lunghi e interi anni io non ho miti preso fino alla
sazietà né pane né acqua né sonno. E di fatto io man
giavo il pane dopo averne controllato il peso; bevevo
l'acqua controllandone la misura, poi, appoggiandomi
alle pareti del muro, riuscivo a derubare una piccola
parte del sonno».
95.
Per il cristiano la morte non è morte
Venne data a uno dei monaci la notizia della mor
te del padre. Egli allora diede questa risposta a colui
che gli aveva riferito questa notizia: «Cessa di bestem
miare: mio padre è immortale!»10i.
96.
Nel prendere cibo non associarti alle donne!
Uno dei fratelli chiese a uno dei monaci se gli per
metteva, andando in famiglia, di prendere cibo con la
97.
« Vendi quello che hai e dallo ai poveri»
Uno dei fratelli possedeva una sola copia del Van
gelo. Egli si decise a venderla, destinando il prezzo ri
cavato alla nutrizione dei bisognosi e pronunziando a
sua volta queste memorabili parole: «Ho venduto - co
si egli affermò - quel libro stesso che mi diceva: Vendi
quello che hai, e donane il ricavato ai poveri»loe.
98.
Una sola è la virtù; molte invece sono le sue forme
Esiste un’isola, situata nei pressi di Alessandria, in
direzione della parte settentrionale del lago, denomina
to «Maria»109. Proprio là abita un monaco, il più accre
ditato tra i seguaci degli Gnosticino: fu lui a dichiarare
che tutto quello che compiono i monaci, lo compiono
per cinque cause: per Iddio, per inclinazione di natura,
per consuetudine, per necessità, per il lavoro delle ma
ni. Egli diceva ancora che la virtù, per sua natura, è
una sola, ma che essa si configura nelle varie facoltà
99.
Altrì utili consigli
Un altro monaco cosi ebbe ancora a dichiarare:
«Per questo io respingo i piaceri, allo scopo di togliere
ogni pretesto alla irascibilità. Io so infatti che l'irasci
bilità sempre è in lotta a profitto dei piaceri, ed è essa
che turba la mia mente e mortifica la mia conoscen
za». Uno dei monaci anziani diceva che la carità non
consente di conservare depositi di vivande e di dana
ro. E cosi aggiungeva ancora: «Non ricordo di essere
stato ingannato due volte dai demoni nella stessa ma
teria» 1U.
100 .
Ultimi consigli
Non è possibile amare tutti i fratelli allo stesso
modo, ma è possibile comportarci con tutti senza pas
sionalità, liberi da ogni malanimo e da ogni odio. Dopo
il Signore occorre amare i sacerdoti: essi ci purificano
per mezzo dei santi misteri e pregano per noi. Per quel
che riguarda i nostri anziani, occorre onorarli come
angeli: sono essi che ci preparano alla lotta e guarisco
no i morsi a noi inflitti dalle bestie feroci112.
Cappadocia: 11 Cristologia: 55
Carità: 5, 46, 47, 63, 71, 74, Croce: 62
83, 102, 103, 106, 107, Crouzel, H.: 22, 88
111 Cuore: 87, 89, 112
Cassiano: 5, 7, 8, 13, 31, 56,
57, 58, 92 Daniélou, J.: 21, 48, 100
Castità: 92 Dattrino, L.: 36, 43, 57
Cattivi pensieri: 17 Davide: 78
Cella: 71, 78 Debolezze: 98
Celle: 7, 12, 13, 61 Demiurgo: 23
Celso (Contro Celso): 43 Demoni: 15, 32, 41, 47, 48,
Cenobiti: 65 49, 51, 53, 54, 61, 65, 66,
Centurie: 10, 28, 29, 33, 48 69, 77, 79, 84, 85, 87, 88,
Cesario di Arles: 56, 58 93, 94, 95, 96, 101, 102
Cherubini: 29 Demonio: 50, 64, 68, 71, 72,
Cibo: 109, 110 76, 78, 82, 86, 99
Cilicia: 11 Demonio meridiano: 70, 82
Cintura: 62 Demonologia: 47, 48, 51
Citati, P.: 37 Deserto: 51, 55, 76, 82, 112
Clemente Alessandrino: 43, Didimo il Cieco: 5, 110
45,5 1 ,5 5 ,6 3 , 110 Digiuno: 68, 88, 107
Cocolla: 61 Distrazioni: 98
Collera: 15, 67, 69, 70, 72, Dominazioni: 29
75, 76, 77, 85 Donne: 109, 110
Colombàs, G.M.: 110 Dottrina spirituale: 48
Combattimento spirituale: Draguet, R.: 12
100, 103
Compunzione: 93 Egitto: 6, 12, 13, 22, 57, 61,
Concilio di Costantinopoli: 110
5, 6, 7, 12, 22, 29 Elia: 62
Concupiscenza: 52, 73, 90, Enade: 23, 24, 25, 26, 29
91, 103 Epifania: 15
Concupiscibile: 44, 52, 76, Epifanio di Salamina: 6, 7,22
104, 105 Epitteto: 36
Conoscenza: 106 Eremita: 69
Contemplazione: 6, 19, 75, Esali: 77
80, 82, 90, 101, 102, 103, Esegesi: 32, 33
104, 105 Eulogio: 17
Continenza: 94, 106 Eustazio: 22
Corpo: 45, 50, 90, 104
Cosmologia: 28 Fame: 73
Costantinopoli: 11 Famiglia: 109
Cotelier, J.B.: 9 Fatica, 73
Creazione: 23 Fede: 62, 63, 102, 103
Indice dei nomi e delle cose notevoli 115
32, 7ss.: 78
33, lss.: 78 Proverbi Atti
9, 18: 63 1, 24: 87
Levitico
11,22: 83 Isaia
1 Corinti
14, 12: 62
G iudici 3,6-7: 112
7, 1: 62
7, 5ss.: 74 Malachia
3, 20: 112
1 Re 2 Corinti
19, 13.19: 62 Nuovo 4, 10: 63
Testamento
S a lm i Efesini
Matteo
10, 2: 89
17, 39: 99 7, 6: 64 4, 26: 75
26, 2: 99 19,21: 110 5, 19: 99
INDICE GENERALE
In tr o d u z io n e ......................................................... pag. 5
E d iz io n i............................................................» 8
Biobibliografìa......................................................» 10
A. Edizioni generali delle opere . . . » 10
B. Edizioni di opere s in g o le ......................... » 10
I. La v i t a ............................................................» 11
II. Lo s c r i t t o r e ..................................................» 15
III. Struttura e valore della trilogia evagria-
n a .................................................................» 18
IV. La «trilogia» di E v a g rio ......................... »22
a) Origenismo e originalità di Evagrio. . » 22
b)La doppia creazione e la preesistenza
delle anime (l'«Enade»).............................. » 24
c) La «trilogia» di Evagrio e la sua conce
zione cosmologica e teologica. . . . » 28
V. Il «Trattato pratico»........................................» 31
a) Il contenuto dell’opera e i criteri della
composizione............................................. » 31
b) Lo stile degli scritti di Evagrio . . . » 34
c) Le possibili fonti della spiritualità mo
nastica nel «Trattato pratico» . . . » 35
d) Attualità del «Trattato pratico» . . . » 41
VI. I temi del «Trattato pratico».........................» 42
a) L’impassibilità....................................... »42
b) La demonologia........................................ » 47
c) Evagrio, precorritore della psicanalisi » 51
Vili. L’influenza di E v a g r io .............................. » 55
122 Indice generale
Evagrio Pontico
TRATTATO PRATICO SULLA VITA MONA
STICA (cento capitoli)
P ro lo g o ................................................................pag. 61
1. Definizione del cristianesimo . . . » 64
2. La vera scienza del monaco perfetto . » 64
3. Il Regno di D io ................................... » 65
4. Dalle sensazioni alle passioni . . . » 65
5. Diversa è la lotta sostenuta dagli ana
coreti e dai cenobiti contro i demoni . » 65
Intorno agli otto pensieri (cc. 6-14) . . . . » 67
6. Ecco la serie degli otto vizi capitali . » 67
7. Il vizio della g o l a .............................. » 68
8. Il vizio della fornicazione . . . . » 68
9. Il vizio d e ll'a v a riz ia ................. » 69
10. Il viziodella tristezza......................... » 69
11. Il viziodella c o l l e r a ......................... » 70
12. Il vizio dell’accidia...................... » 70
13. Il viziodella v a n a g lo ria.................... » 71
14. Il viziodella superbia.......................... » 72
I rimedi contro gli otto pensieri (cc. 15-33) . » 73
15. Identificato il nemico, si adottano ar
mi a d a tte ............................................. » 73
16. Il rimedio contro il vizio della gola . » 73
17. Il rimedio contro il vizio della forni
cazione.................................................. » 74
18. Il rimedio contro il vizio dell'avarizia » 74
19. Il rimedio contro il vizio della tristez
za........................................................... » 75
20. Il rimedio contro il vizio della collera » 75
21. La parte irascibile è la peggiore ne
mica della contemplazione . . . . » 75
22. Rapporto fra la parte irascibile e la par
te concupiscibile.................................. » 76
23. Gli effetti negativi della collera . . » 76
24. La collera dev’essere indirizzata con
tro i demoni, e non contro gli uomini » 77
Indice generale 123