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Gi� nel Seicento circolavano sul mercato antiquario pesarese fibule con nuclei
d�ambra provenienti, con molta probabilit� dalla necropoli, ma i primi scavi,
effettuati nel fondo Servici, in maniera quasi clandestina dal Conte Bonamini
risalgono al 1873.
Un altro saggio di scavo a scopo dimostrativo fu praticato nel 1891 alla presenza
di Ciro Antaldi, conservatore presso il Museo Oliveriano, dell�epigrafista tedesco
Bormann e dell�archeologo Gamurrini, che pubblic� la scoperta nella rivista
�Notizie degli Scavi�.
Le oltre trecento tombe portate alla luce nei terreni Servici e Molaroni facevano
parte di una vasta necropoli picena, databile fra la fine del IX e la met� del VI
secolo a.C., di cui non sono ben definibili n� l�articolazione interna, n� i
limiti.
L�abitato, cui essa si collegava, probabilmente unico e non molto esteso, non �
localizzabile con certezza, ma doveva comunque essere posto nelle vicinanze, forse
nel tratto mediano dello stesso Colle di Santa Croce, un luogo strategico a
cavaliere delle teste vallive del fosso dei Condotti e del fosso Seiore, dove le
tracce di insediamento umano risalgono gi� all�et� del Bronzo Recente (XIV-XIII
secolo a.C.).
Nel sepolcreto Molaroni sono state scavate 142 tombe, tutte a inumazione, dove il
defunto era deposto rannicchiato all�interno di semplici fosse rettangolari,
praticate nel terreno argilloso.
Anche nelle 121 tombe del sepolcreto Servici il tipo di sepoltura era lo stesso.
Solo due sepolture furono praticate con il rito della cremazione: le ceneri del
defunto furono deposte entro un�urna collocata all�interno di un semplice pozzetto,
con corredi diversi rispetto a quelli degli inumati; in base a questi elementi �
facile ipotizzare che si tratti di stranieri.
Quasi tutte le sepolture delle due necropoli erano dotate di un corredo, composto
da oggetti deposti sul fondo della fossa accanto al defunto.
Durante la prima et� del Ferro le tombe erano caratterizzate da corredi piuttosto
poveri, composti da due o tre oggetti, che appartengono all�abbigliamento del
defunto o si riferiscono alle attivit� praticate in vita, mentre i recipienti in
ceramica sono scarsamente utilizzati.
In alcune sepolture erano stati riposti elmi, prerogativa dei capi militari: i pi�
diffusi erano quelli a calotta conica in bronzo con cimiero applicato, simile a
quelli presenti nella vicina Verucchio, nell�entroterra riminese, e in Istria.
Le dita delle defunte erano ornate da anelli di fili di bronzo a uno o pi�
avvolgimenti, mentre le vesti erano trattenute da spilloni bronzei, simili a quelli
maschili, ma per lo pi� da fibule, spille tipiche dell�abbigliamento femminile.
La grande quantit� di ambra lavorata nelle forme pi� svariate � una costante dei
corredi piceni.
Questa resina fossile, attestata anche presso altre civilt� italiche, proveniva
dalle lontane regioni baltiche e giungeva nella penisola tramite lunghi percorsi
che attraversavano l�Europa.
Dato che le donne si occupavano della cura della casa, dell�allevamento dei
bambini, ma praticavano anche l�attivit� della filatura e della tessitura,
all�interno delle sepolture femminili abbondano anche fusaiole, rocchetti, pesi da
telaio e aghi.
All�interno delle tombe venivano deposti anche vasi in ceramica, perch� il morto
potesse servirsi di tali oggetti nell�Aldil�.
I corredi del periodo orientalizzante, databili fra la seconda met� dell�VIII e gli
inizi del VI secolo a.C., sono composti da un numero maggiore di oggetti, anche di
un certo pregio e segnalano la presenza di differenze sociali all�interno della
comunit�, in cui si distingue un ceto egemone.
Nelle tombe maschili compaiono vari servizi in ceramica d�impasto, che, oltre al
kantharos e al kothon, comprendono olle, scodelle a orlo rientrante e coppe su alto
piede e a largo labbro.
Fra i monili, accanto alle perline in pasta vitrea e ai ciondoli d�ambra, compaiono
pettorali in lamina di bronzo, che alle estremit� presentano teste di uccelli
acquatici, secondo lo schema della �barca solare�, a cui sono appese lunghe
catenelle bronzee.
Sono documentate anche cinture in bronzo, formate da una fitta maglia di anellini
con pendaglietti a goccia appesi al bordo inferiore.
I 140 pozzetti hanno sezione circolare o quadrata, anzi talvolta le due sezioni
sono sovrapposte verticalmente nella stessa struttura. Sono costruiti in laterizio
e i mattoni usati per i pozzetti a sezione circolare sono appositamente sagomati,
mentre le pareti interne presentano tacche, che facilitano la discesa.