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Incipit
« Canto sesto, nel quale mostra del terzo cerchio de l’inferno e
tratta del punimento del vizio de la gola, e massimamente in persona
d’un fiorentino chiamato Ciacco; in confusione di tutt’i buffoni
tratta del dimonio Cerbero e narra in forma di predicere più cose
a divenire a la città di Fiorenza. »
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)
Il contrapasso
La pena dei golosi è una punizione di contrappasso per analogia generica: in
quanto simili a bestie in vita saranno accovacciati per terra come animali,
nella loro sporcizia e flagellati dalle intemperie. Essi infatti sono prostrati
a terra e la pioggia li fa urlare come cani (come bestie); essi si fanno
schermo l'un l'altro (strisciando quindi come vermi) e si rigirano spesso,
questi miseri profani. Ma il contrappasso può essere anche per contrasto:
mentre in vita i golosi sono andati alla ricerca delle più grandi prelibatezze
culinarie, ora all'inferno sono costretti a stare sdraiati nel fango sotto una
pioggia greve e maleodorante; e mentre in vita hanno vissuto per le esigenze
del corpo, ora essi appaiono a Dante come vane ombre, vedendosi negato
l'involucro di carne. Inoltre, la soddisfazione dell'odorato tramite i cibi, è
punita dal fetore della terra, nella quale sono costretti a sprofondare in
eterno.