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In Direzione Ostinata e Contraria

La Storia e Le Storie Parte Prima – Le Storie

Corso di Storia dell’Italia Contemporanea

A.S. 2010/11
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie

In Direzione Ostinata e Contraria


La Storia e Le Storie Parte Prima – Le Storie

Corso di Storia dell’Italia Contemporanea

A.S. 2010/11

Liceo Scientifico “G.Brotzu”

Classi V A e V F

Autore Gianfranco Marini

La Storia e Le Storie. Parte Prima: Le Storie


by Gianfranco Marini
is licensed under a http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/
Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported License

Gianfranco Marini 2
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie

INDICE

In Direzione Ostinata e Contraria

La Storia e Le Storie – Parte Prima: Le Storie

Introduzione pag. 4
Giorgio Perlasca pag. 7
Enrico Mattei pag. 10
Franca Viola pag. 14
Pier Paolo Pasolini pag. 17
Peppino Impastato pag. 20
Giorgio Ambrosoli pag. 23
Carlo Alberto Dalla Chiesa pag. 27
Rosario Livatino pag. 30

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie

Introduzione

In Direzione Ostinata e Contraria


In direzione ostinata e contraria è il titolo del corso di
storia contemporanea italiana, ispirato a Fabrizio De André, in
cui sono raccontate le storie di alcuni uomini e donne che non
seguirono la maggioranza, che pensarono e agirono usando la
propria testa, che perseguirono un ideale senza cedimenti, che
andarono incontro al loro destino senza esitazioni, che spesso
sacrificarono la propria vita a un ideale di giustizia, libertà,
onestà. Attraverso le loro storie scopriremo la storia dell'Italia
dalla seconda guerra mondiale alla fine del XX secolo. Questi
uomini e donne che si sottrassero alla legge del branco, che non
finsero di non vedere e non sentire, sono gli eroi della storia
italiana, eroi dimenticati, poco conosciuti ché oggi gli idoli della
maggioranza sono altri cazzoni, ladri e puttane, ma si sa, come
direbbe Fabrizio "la maggioranza sta"!

Per vedere il video della canzone cliccare QUI

Smisurata Preghiera
È la canzone con
cui si chiude Anime Salve,
l’ultimo album registrato
in studio da Fabrizio de
André nel 1996 e
costituisce una sorta di
testamento spirituale e
summa della sua intera
opera ed è un’invocazione
a dio affinché mostri la sua
compassione per coloro
che viaggiano in direzione
ostinata e contraria rispetto
alla maggioranza sottraendosi alle norme e luoghi comuni,
immergendosi nella miseria e disperazione dei respinti e dei

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie

reietti, e combattendo la maggioranza silenziosa, violenta,


immobile e spesso responsabile dei mali del mondo.
Queste le parole con cui Fabrizio De Andrè presenta la
canzone: «L'ultima canzone dell'album è una specie di riassunto
dell'album stesso: è una preghiera, una sorta di invocazione...
un'invocazione ad un'entità parentale, come se fosse una
mamma, un papà molto più grandi, molto più potenti. Noi di
solito identifichiamo queste entità parentali, immaginate così
potentissime come una divinità; le chiamiamo Dio, le
chiamiamo Signore, la Madonna. In questo caso l'invocazione è
perché si accorgano di tutti i torti che hanno subito le minoranze
da parte delle maggioranze. Le maggioranze hanno la cattiva
abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi... dire "Siamo 600
milioni, un miliardo e 200 milioni..." e, approfittando del fatto di
essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere
il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze.La
preghiera, l'invocazione, si chiama "smisurata" proprio perché
fuori misura e quindi probabilmente non sarà ascoltata da
nessuno, ma noi ci proviamo lo stesso».

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie

TESTO

(F. De Andrè – Ivano Fossati)


Alta sui naufragi per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno
dai belvedere delle torri scettro posticcio
china e distante sugli elementi del disastro e seminò il suo passaggio di gelosie
dalle cose che accadono al disopra delle devastatrici e di figli
parole con improbabili nomi di cantanti di tango
celebrative del nulla in un vasto programma di eternità
lungo un facile vento
di sazietà di impunità ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso non dimenticare il loro volto
a guidare la colonna che dopo tanto sbandare
di dolore e di fumo è appena giusto che la fortuna li aiuti
che lascia le infinite battaglie al calar della come una svista
sera come un'anomalia
la maggioranza sta la maggioranza sta come una distrazione
recitando un rosario come un dovere.
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie

Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

per chi viaggia in direzione ostinata e


contraria
col suo marchio speciale di speciale
disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi
passi
per consegnare alla morte una goccia di
splendore
di umanità di verità

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Perlasca

GIORGIO PERLASCA (1910 – 1992)


A chi gli chiedeva perché lo aveva fatto, rispondeva semplicemente: “. . . ma lei,
avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e
bambini massacrati senza un motivo se non l’odio e la violenza?”

Presentazione
Budapest, 1943, Giorgio Perlasca è un italiano che si finge spagnolo per salvarsi dai
nazisti. 1945, migliaia di ebrei ungheresi vengono deportati
per essere condotti nei campi di sterminio. Mentre tutti
stanno a guardare fingendo di non vedere Perlasca vede e
non sta a guardare, ma che può fare una sola persona priva
di qualsiasi mezzo? Perlasca si nomina console di Spagna e
per 80 giorni, rischiando ad ogni momento di essere
smascherato, firma migliaia di salvacondotti per gli ebrei, li
strappa ai nazisti e alle croci uncinate, trova loro un rifugio,
procura loro di che mangiare, più di 5.000 troveranno così
scampo dalla morte. Quando si profila la minaccia che
possano essere presi e deportati nei campi di sterminio si
reca presso il ministro degli esteri ungherese e, come
console spagnolo, minaccia di rompere le relazioni
diplomatiche con l’Ungheria in un supremo e spericolato
gioco di simulazione, di fronte a tale minaccia gli ebrei da lui difese sono salvi.
Finita la guerra Perlasca ritorna in Italia e riprende la sua vita di normale
cittadino nella normale indifferenza di tutti. Solo nel 1989 ci si ricorderà di lui, saranno
alcune donne che lui ha salvato a ritrovarlo per ringraziarlo, cercavano uno spagnolo,
cercavano un diplomatico, ritrovano un uomo che, procedendo mascherato, aveva
giocato, rischiato e vinto con la morte. Perché lo fece? Questa la sua risposta: “… ma
lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e
bambini massacrati senza un motivo se non l’odio e la violenza?”

Bibliografia
Giorgio Perlasca, L'impostore, Il Mulino
Enrico Deaglio, La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca, Feltrinelli ISBN 88-15-
06089-8

Filmografia
- Perlasca. Un eroe italiano, regia Alberto Negrin. Con Luca Zingaretti, Jerome
Anger, Amanda Sandrelli, Marco Bonini, durata 200 min., Italia 2002
- La Storia siamo noi

Giorgio Perlasca su Youtube


Racconto sintetico ma completo della storia di Perlasca – RAI 3:

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Perlasca

Prima Parte: http://www.youtube.com/watch?v=oN_jjB0SXVk *


Seconda Parte: http://www.youtube.com/watch?v=TDRh1qkeSc0&feature=related

Episodio: Commerciante italiano, da giovane fascista entusiasta tanto che partì


volontario per la guerra di Spagna, nel 1943 si trovava a Budapest dove, nel 1944-45,
salvò migliaia di ebrei ungheresi dallo sterminio. Ricercato per avere rifiutato di aderire

Targa dedicata a Perlasca nello Yad Vashem, il Memoriale per le vittime


ebree dell’olocausto in IsraeleVashem

alla repubblica Sociale Italiana, si salvò con documenti di identità falsi, rifugiandosi
nell’ambasciata spagnola e trasformandosi in Jorge Perlasca. Quando l’ambasciatore
spagnolo abbandonò Budapest, falsificando lui stesso i documenti si fece passare presso
le autorità ungheresi e naziste come sostituto dell’ambasciatore. Salvò più di 5.000 ebrei
allo sterminio, sottraendoli ai tedeschi e alle “Croci Frecciate” anche quando erano già
in attesa di salire sui treni che li avrebbero condotti ai lager, ospitandoli nelle proprietà
del consolato e munendoli di salvacondotti falsi.

Sviluppi
Tornò in Italia alla fine della guerra senza raccontare a nessuno la sua vicenda che
sarebbe rimasta del tutto sconosciuta se negli anni ’80, un gruppo di donne da lui
salvate e che ora risiedevano in Israele, non lo avesse cercato per esprimergli la propria
gratitudine ma cercavano un diplomatico spagnolo e invece trovarono un italiano a tutti
sconosciuto. Da quel momento Perlasca ebbe riconoscimenti importanti: in Israele il suo
nome fu inserito tra quelli dei “giusti fra le nazioni”, nello Yad Vashem, il museo che a
Gerusalemme ricorda le vittime dell’olocausto; insignito della medaglia d’oro ala valore
civile in Italia e della grande croce dell’ordine di Isabella la cattolica in Spagna.

Linkografia

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Perlasca

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Perlasca
http://www.giorgioperlasca.it/default.aspx
http://www.gariwo.net/giusti/giusto.php?cod=48&categoria=134&sopra=131&sotto=13
4
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=113 puntata di la storia siamo noi
dedicata a Perlasca
http://www.scuolalodivecchio.it/shoah/giusti.html

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Enrico Mattei

ENRICO MATTEI 1906 – 1962 (1945/62)


“Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli
italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di
grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di
elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le
parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno” (Giorgio Bocca)

Presentazione
La sera del 27 ottobre 1962, nella campagne di Bescapè vicino a Como, un aereo
precipita, dentro c’è Enrico Mattei, forse l’uomo più potente dell’economia e della
politica italiana, controverso, luci e ombre nella
sua vita, geniale e spregiudicato. Per 30 anni si
parlerà di incidente, ma finalmente, nel 2005, si
dimostra che fu un attentato. Chi era Mattei?
Pronto a difendere la sopravvivenza dell'AGIP
quando si voleva liquidarla; filo atlantico ma in
affari con i paesi comunisti; si batté come un
leone per difendere il petrolio e il metano della
valle padana dalle compagnie angloamericane;
promosse una politica di sviluppo capitalista per
l’Italia del dopoguerra ma fu attento ai diritti
L’aereo di Mattei delle classi; fu uno dei più grandi manager del
dopoguerra ma veniva dal popolo; sostenitore
dell’economia di mercato ma difensore
dell’industria di stato; promosse la modernizzazione industriale del paese ma aveva le
sue radici nell’Italia povera contadina; amministrò miliardi non per speculare, ma per
produrre ricchezza materiale; democristiano, ma la sua politica sociale era in
concorrenza con quella comunista; fu un padrone, ma viveva frugalmente e dava
interamente in beneficenza il suo stipendio; non era laureato, ma fu un geniale
ingegnere e creò l’ENI, la più grande azienda italiana; principale artefice del boom
economico italiano; sostenitore dell’emancipazione economica del terzo mondo;
patriota ma nemico del colonialismo; sostenne la guerra di liberazione dell’Algeria …..
la mafia? La CIA? Uomini del suo stesso partito?

Bibliografia:
Francesco Rosi, Eugenio Scalfari, Il caso Mattei: un corsaro al servizio della
Repubblica, Cappelli, Bologna, 1972
Pier Paolo Pasolini. Petrolio. Torino, Einaudi, 1992 e 2005
Nico Perrone, Enrico Mattei, Il mulino, Bologna, 2001,
Carlo Lucarelli. Misteri d'Italia. I casi di Blu notte. Torino, Einaudi, 2002.

Filmografia

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Enrico Mattei

1972 - Il caso Mattei, con Gian Maria Volonté, Luigi Squarzina, Peter Baldwin, regia di
Francesco Rosi;
2009 - Enrico Mattei - L'uomo che guardava al futuro, con Massimo Ghini e Vittoria
Belvedere, regia di Giorgio Capitani.

Delitto
La sera del 27 ottobre, l'aereo su cui stava tornando da Catania a Milano, precipitò nelle
campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre durante un
violento temporale si stava avvicinando
all'aeroporto di Linate.
Un'analisi metallografica successiva alla
riapertura del caso effettuata nel 1997,
sull'anello d'oro e dell'orologio indossati da
Mattei, attestò che gli occupanti dell'aereo
furono soggetti ad una deflagrazione.
Nell'aereo fu inserita una bomba stimata in 150
grammi di tritolo posti dietro al cruscotto
Mattei con il leader egiziano Nasser
dell'apparecchio che si sarebbe attivata durante
la fase iniziale di atterraggio,[42] attivata forse
dell'accensione delle luci di atterraggio o
dall'apertura del carrello o dai flap.
In seguito numerosi personaggi che si erano occupati della morte di Mattei morirono in
circostanze misteriose, come il giornalista Mauro De Mauro 16 settembre 1970, il
quale doveva fornire a Francesco Rosi, autore del noto film “Il caso Mattei”, materiale
(probabilmente nastri magnetici audio) ritenuto di
estremo interesse per la ricostruzione dei fatti che
il regista andava raccogliendo come base
documentale per la sceneggiatura. Pochissimo
prima dell'incontro previsto con Rosi, De Mauro
(che aveva lavorato anche a "Il Giorno")
scomparve nel nulla. Ufficialmente considerato un
delitto di mafia, il caso De Mauro è riemerso in
tempi recenti a seguito delle dichiarazioni di un
pentito, Tommaso Buscetta, il quale lo poneva in
collegamento con la morte di Mattei e suggeriva
che anche l'incidente di Bascapé fosse stato un
"favore" reso dalla mafia a ignoti, forse stranieri.
Secondo alcuni anche la morte di Pasolini è
collegata al caso Mattei, nel suo ultimo romanzo incompiuto, “Petrolio”, secondo alcuni
uno dei capitoli mancanti si occupava proprio dell’omicidio di Mattei.
Cefis, vicepresidente dell’Eni, allontanato da Mattei in quanto al servizio della CIA,
sarebbe stato coinvolto nella morte di Mattei, dopo la quale fu prima vicepresidente e
poi presidente dell’ENI.

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Enrico Mattei

Il Caso Mattei su Youtube


Intervista a Giancarlo de Cataldo (magistrato e scrittore) su Mattei:
http://www.youtube.com/watch?v=5zcfzZrr64o
Film il caso Mattei: http://www.youtube.com/watch?v=uvI6VCnKg9s&feature=fvst
mixer: http://www.youtube.com/watch?v=k4SfFYzyXuc *

Atti Giudiziari:
Le indagini svolte dall'Aeronautica militare italiana e dalla procura di Pavia sull'ipotesi
di attentato, si chiusero inizialmente con un'archiviazione "perché il fatto non sussiste".
In seguito, nel 1997, il ritrovamento di reperti che potevano ora essere analizzati con
nuove tecnologie, fece riaprire le indagini giudiziarie. Queste stavolta si chiusero con
l'ammissione che l'aereo «venne dolosamente abbattuto».

Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Enrico Mattei

http://www.misteriditalia.it/casomattei/
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=116
http://www.radio.rai.it/radio2/alleotto/mattei/#
http://senorbabylon.blogspot.com/2010/01/la-geopolitica-di-enrico-mattei.html
biografia politica economica e geopolitica di Mattei
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=25878 articolo sulla figura di
Mattei

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Franca Viola

FRANCA VIOLA (1947)

«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe
oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi
consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una
Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori»
(Franca Viola)

Franca Viola

Presentazione
26 dicembre 1965, Alcamo, Sicilia, una ragazza di 17 anni viene rapita da Filippo
Melodia, un giovane prepotente e mafioso che la vuole per se. Sequestrata e violentata
viene rilasciata dopo 8 giorni. Disonorata, deve sposare il giovane, solo così sarà
accettata dalla comunità e riacquisterà il suo onore. E' la legge del matrimonio
riparatore che estingue (legge 544 del codice penale), dovrà passare tutta la sua vita
accanto al suo carnefice. Impensabile non sposarlo, Franca pensa l'impensabile e rifiuta
di sposarlo è una rivoluzione del costume contro l'infamia di una tradizione secolare di
cui migliaia di ragazze sono state vittime stuprate dal loro violentatore e violentate dalla
tradizione e dalle legge, Franca, sfidando la legge scritta e la secolare legge non scritta
dice di no. Sono gli anni del boom economico che sta trasformando l'Italia, ma in Italia
non sta cambiando solo l'economia, anche la società e i costumi si avviano a una
rivoluzione

Bibliografia:

Filmografia
Damiano Damiani, nel 1970, realizzò il film La moglie più bella

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Franca Viola

Episodio: Il 26 dicembre 1965, ad Alcamo, in Sicilia, Franca Viola (17 anni), figlia di
contadini, venne rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da
Filippo Melodia, un giovane di 23 anni, imparentato con la potente famiglia mafiosa
dei Rimi, con l’aiuto di dodici amici che la portarono via tra spari e senza che nessuno
vedesse e sentisse nulla. Segregata e violentata fu liberata dopo otto con un blitz dei
carabinieri. Infatti il padre della ragazza, contattato
da alcuni emissari di Melodia per strappargli il
consenso finge di acconsentire al matrimonio
riparatore, ma, in realtà, in accordo con i carabinieri,
prepara una trappola per Filippo Melodia. Quando il
Melodia scende in paese attorniato dai suoi ‘bravi’ e
con la donna al seguito, scatta la trappola: ad
attenderli c’è il padre con i Carabinieri
Secondo la morale corrente, essendo disonorata
perché non più vergine, avrebbe dovuto sposare il
suo violentatore per riparare e salvare il suo onore e
quello della sua famiglia. Si trattava di una
consuetudine, una legge non scritta ma non per
questo meno sentita e vincolante. Episodi del genere
erano normali nel sud Italia e specie in Sicilia. Ma la
ragazza rifiutò di sposare il suo violentatore
asserendo che disonorato era lui per l’atto di violenza
che aveva compiuto, i genitori la sostennero e nonostante minacce, intimidazioni, i
Viola ebbero contro tutto il paese, il padre fu minacciato di morte e la sua vigna rasa la
suolo, ma la ragazza non si piegò.
Franca per il suo coraggio diviene il simbolo della lotta delle donna in difesa della
propria libertà e dignità, contro una cultura ancestrale, violenta e ingiusta della donna
per la sua libertà, fu la prima donna a ribellarsi alla riduzione di tutte le donne ad oggetti
di proprietà degli uomini.

Atti giudiziari:
In Italia esisteva una legislazione che andava contro la donna e che ammetteva sia il
delitto d’onore che il matrimonio riparatore. La legge 544 infatti riconosceva che in
caso di matrimonio i reati di rapimento e violenza carnale venissero a decadere, la
violenza carnale era ritenuta solo un reato contro la morale e non contro la persona.
Grazie a questa legge tante ragazze violentate e poi costrette a sposarsi per l’usanza
tradizionale (più forte ancora della legge) dovettero vivere accanto a chi le aveva
violentate come mogli. Solo nel 1981 questa vergognosa legislazione venne abolita.
Filippo Melodia venne condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e a 2 anni di
soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi
complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani. Melodia
uscì dal carcere nel 1976 e venne ucciso, nei dintorni di Modena, da ignoti con un colpo
di lupara il 13 aprile 1978.

Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Viola

Gianfranco Marini 15
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Franca Viola

http://www.storiaproibita.it/blog/?p=39
http://www.ateneonline-aol.it/060117ric.php riassunto vicenda e intervista a Franca
Viola del 2006

Gianfranco Marini 16
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Pier Paolo Pasolini

PIER PAOLO PASOLINI 1922 – 1975


“Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il
potere vuole è praticamente arbitrario o dettatogli da sue necessità di carattere
economico che sfuggono alla logica comune. [...] Io detesto in particolare il potere di
oggi […] è un potere che manipola i corpi in modo orribile e che non ha nulla da
invidiare alla manipolazione fatta da Hitler: li manipola trasformando le coscienze,
cioè nel modo peggiore; istituendo dei nuovi valori alienanti e falsi, che sono i valori
del consumo; avviene quello che Marx definisce: il genocidio delle culture viventi, reali,
precedenti"
Pier Paolo Pasolini

Presentazione
Mattina del 2 novembre 1975, Lido di Ostia, viene ritrovato il cadavere di Pier
Paolo Pasolini orrendamente straziato (ucciso a colpi di bastone e ripetutamente
investito con un auto). Stava terminando la stesura del suo romanzo “Petrolio”
Scrittore, omosessuale, comunista, poeta, giornalista, regista, tra i più grandi intellettuali
del secondo novecento italiano, certamente il più anticonformista, emarginato, troppo
“diverso” nell’agire e nel pensare, un
genio non facilmente etichettabile.
Ritiene che con la
modernizzazione e il boom economico
l’Italia si sia trasformata (in peggio) da
società religiosa e contadina tradizionale
in società dei consumi e vede nel
consumismo il kantiano "male radicale"
che riduce l'umanità alla schiavitù e
corrompe e manipola le coscienze,
portando alla distruzione dei rapporti
umani sostituiti dai rapporti di mercato.
Famose le sue denunce per acutezza,
capacità di analisi e di prevedere la
dinamica e gli sviluppi della società.
Strettamente connesso al
consumismo, il potere, la sua natura e la
sua abiezione sono oggetto del suo
interesse, dei suoi film e della sua
denuncia: “Io detesto in particolare il
potere di oggi […] è un potere che manipola i corpi in modo orribile e che non ha nulla
da invidiare alla manipolazione fatta da Hitler: li manipola trasformando le coscienze,
cioè nel modo peggiore; istituendo dei nuovi valori alienanti e falsi, che sono i valori
del consumo”
Nel 1965 gira il film documentario “canzoni d’amore” in cui, microfono alla
mano, gira l’Italia sulla sessualità, facendo domande sulla sessualità: l'amore, il buon
costume, il tradimento, il divorzio, la prostituzione, la verginità, il matrimonio,
l’adulterio, ecc. per vedere come mutava la morale nel paese. Il ritratto del paese che
viene fuori è contraddittorio, tra finta modernità, acquisizione spesso passiva di costumi

Gianfranco Marini 17
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Pier Paolo Pasolini

importati, rigidità ancestrale, un paese caratterizzato da diffusa ignoranza, arretratezza


profonda e paura di parlare apertamente
di certi argomenti.
Denunciò il carattere borghese
del ’68, movimento di figli di papà,
borghesi e conformisti almeno
quanto la società contro cui lottavano
e in occasione della battaglia di “valle
Giulia” scrisse la poesia “Il P.C.I. ai
giovani”, asserendo che i veri proletari
erano i poliziotti 1 .
Film di Pasolini: Vangelo secondo
Matteo, Uccellaci e uccellini, Medea, Il trittico della vita (Il Decameron, I racconti di
Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte), Salò le 120 giornate di Sodoma.

Bibliografia:
- Laura Betti (a cura di), Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione, morte, Garzanti,
Milano, 1977.
- Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Rizzoli, Milano, 1978 (ristampa Giunti,
Firenze, 1995.
- Dario Bellezza, Morte di Pasolini, Mondadori, Milano, 1981.
- Carlo Lucarelli, Pier Paolo Pasolini in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte.
Torino, Einaudi, 2004. pp. 151-172
- Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini
Un'unica pista all'origine delle stragi di stato, Milano, Chiarelettere, 2009.

Filmografia
Pasolini, un delitto italiano, Regia Marco Tullio Giordana, Italia, 1994
Pasolini La verità nascosta, Regia, Federico Bruno, RAI cinema

Delitto
Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: (a
colpi di bastone e travolto con la sua auto) sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia.
L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, di soli
diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole.
Secondo la propria versione, egli avrebbe incontrato Pasolini presso la Stazione
Termini, il quale lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura, per fare un giro insieme.
Dopo una cena in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero

1
« Ho passato la vita a odiare i vecchi borghesi moralisti, e adesso, precocemente devo odiare anche i loro figli… La
borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i "figli di papà" si rivoltano contro i "papà". La meta degli
studenti non è più la Rivoluzione ma la guerra civile. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri, hanno
un senso legalitario della vita, sono profondamente conformisti. Per noi nati con l'idea della Rivoluzione sarebbe
dignitoso rimanere attaccati a questo ideale.»

Gianfranco Marini 18
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Pier Paolo Pasolini

diretti alla periferia di Ostia. Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia sarebbe
scaturita per delle presunte pretese di carattere sessuale di Pasolini alle quali Pelosi era
riluttante, sfociando in un alterco che sarebbe degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore
avrebbe quindi minacciato Pelosi con un bastone del quale il giovane si sarebbe poi
impadronito per percuoterlo.

atti giudiziari
Pelosi venne condannato in primo grado per
omicidio in concorso con ignoti e nel dicembre
del 1976, con sentenza della Corte d'Appello,
venne confermata la condanna. La cassazione
tuttavia riscontrò che Pelosi non poteva aver
ucciso Pasolini da solo.
Pelosi ha mantenuto invariata la sua versione
fino al maggio 2005, quando nel corso di
un'intervista televisiva, affermò di non essere
stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini,
ma l'omicidio sarebbe stato commesso da altre
tre persone. Nel 2009, dopo l'uscita del libro
inchiesta "Profondo Nero", è stata aperta una
nuova indagine. Forti indizi portano a
considerare il nesso tra l'omicidio di Pasolini,
l'omicidio di De Mauro e il caso Mattei.
Le circostanze della morte di Pasolini non sono ad oggi ancora state chiarite.

Il Caso Pasolini su Youtube


Da Pasolini: un delitto italiano
Scena del delitto: http://www.youtube.com/watch?v=dxFmu5vuo-c *
autopsia: http://www.youtube.com/watch?v=66XZnuv9gNs&feature=related

Linkografia
http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2005/11/231370.shtml ricostruzione
della vicenda (indagini e atti giudiziari) e incongruenze
http://www.pasolini.net/omicidio_processoPelosi-riapre.htm
http://www.pasolini.net/vita_gialloPasolini_CarlaBenedetti.htm articolo del 2010 sul
delitto
http://www.rai.it/RAInet/societa/Rpub/raiRSoPubSezione/0,6886,societa^pasolini,00.ht
ml mediateca e linkografia
http://www.cittadini.rai.it/RAInet/societa/Rpub/raiRSoPubArticolo2/0,7752,id_obj=^se
zione=pasolini^subsezione=120,00.html selezione filmati rai su pasolini
http://www.dragora.net/smf2/index.php?topic=1999.0 recensione salò e le 120 giornate
di Sodoma

Gianfranco Marini 19
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Peppino Impastato

PEPPINO IMPASTATO (1948 – 1978)


“È nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua
radio, | negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a
lottare, | aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui
poco onorato, | si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà
dolore” (Modena City Ramblers)

Presentazione
Nato in Sicilia a Cinisi nel 1948, la sua casa è a cento passi da quella del boss Gaetano
Badalamenti, anche suo padre e un mafioso e Giuseppe passerà tutta la sua breve vita a
denunciare e combattere la mafia. Fonda a 17 anni il suo primo
giornale, milita in formazioni di sinistra, combatte contro la
speculazione edilizia e il traffico di droga della mafia. Per questo
suo impegno il padre lo caccerà di casa per rendere chiaro a tutti
che quel ragazzo che osa contrastare la tradizione mafiosa non è
più suo figlio. Nel 1977 fonda radio Aut, radio libera
autofinanziata e dai microfoni della sua radio denuncia le attività
mafiose facendo nomi e cognomi e descrivendo dettagliatamente
tutti i crimini dei boss, soprattutto quelli del suo vicino
Badalamenti. Il suo corpo verrà ritrovato il 09/05/1978 dilaniato
dagli esplosivi lungo binari della linea Palermo – Trapani e si
cercherà di farlo passare per un terrorista morto nel tentativo di far
saltare la ferrovia. Solo grazie all’impegno degli amici e della madre (che nel mentre ha

Funerali di Peppino Impastato

abbandonato il marito e la mafia), che lotteranno per far andare avanti l’inchiesta
giudiziaria si accerterà, nel 2002 dopo 24 anni, la verità sull’omicidio, il mandante è
Gaetano Badalamenti. Peppino ebbe il coraggio di non stare a guardare e di percorrere

Gianfranco Marini 20
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Peppino Impastato

quei cento passi, ora la casa del boss Badalamenti è stata sequestrata ed è sede del
centro dedicato a Peppino Impastato uno dei più importanti centri di documentazione
sulla mafia esistenti in Italia

Bibliografia
- L'assassinio e il depistaggio. Atti relativi all'omicidio di Giuseppe Impastato, a cura di
Umberto Santino, Centro Giuseppe Impastato, Palermo 1998
- Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio. Relazione della Commissione
parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena, Editori Riuniti, Roma
2001
Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, intervista a cura di Anna Puglisi e
Umberto Santino, La Luna, Palermo 1986, 2000

Filmografia
- film I cento passi di Marco Tullio Giordana

Il caso Impastato su Youtube


http://www.youtube.com/watch?v=f_bNnCgh-sA& Peppino nel ricordo della madre
Felicia Bartolotta
modena city ramblers: http://www.youtube.com/watch?v=KUpcxdg2Iqs *

Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Peppino_Impastato
http://www.peppinoimpastato.com/index.asp
http://www.centroimpastato.it/ sito ufficiale del Centro Siciliano di Documentazione
(sulla mafia)
http://www.giovaniemissione.it/testimoni/impastato.htm
http://www.reti-invisibili.net/giuseppeimpastato/

Gianfranco Marini 21
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Peppino Impastato

Il delitto
Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni
comunali e dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione
del territorio operata dalla mafia. Il corpo viene ritrovato dilaniato da una carica di
tritolo posta sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani. Le indagini dei
carabinieri sono inizialmente orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato
dallo stesso Impastato, o, dopo che viene ritrovata una sua lettera (in realtà scritta mesi
prima), di un suicidio. Anche stampa, magistratura e politici parlano inizialmente di un
atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima o di suicidio.

Vicenda giudiziaria
Tormentosissima e piena di archiviazioni, assoluzioni e rinvii, basti pensare che
solo nel 2002 Gaetano Badalamenti verrà condannato all’ergastolo come mandante
dell’omicidio di Peppino. Solo grazie all’impegno della madre, degli amici, del centro
Impastato che si arriva sino in fondo evitando la sabbia che seppellisce regolarmente
tutti quei casi in cui protagonisti sono: mafia, potere, servizi deviati, ecc.

Gianfranco Marini 22
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Ambrosoli

GIORGIO AMBROSOLI 1933 – 1978

“ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in
mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la
piena coscienza - solo nell'interesse del paese” (Giorgio Ambrosoli)

Presentazione
11/07/1979, Milano, è notte quando una 357 magnum spara 4 colpi, l’uomo che aveva
sfidato Sindona e la mafia, l’ero borghese che non si era tirato indietro nemmeno di
fronte al potere dei politici e del
Vaticano, cade per strada,
assassinato. Il giorno successivo
avrebbe dovuto firmare
ufficialmente la sua relazione
sulla Banca Privata Italiana che
avrebbe messo nei guai Sindona,
i politici, il Vaticano. William
Joseph Aricò, sicario giunto
dall’America e pagato da Sindona
con 115.000 dollari in un conto
bancario svizzero ferma
Ambrosoli, non erano infatti
servite le minacce, i ricatti, i
tentativi di corruzione. Nessuna
autorità pubblica presenziò ai
funerali.
Quale terribile minaccia
rappresentava quell’oscuro avvocato per i poteri forti che governavano l’Italia? Perché
massoneria deviata, Vaticano, Andreotti e parte della DC, mafia e così via lo temevano
tanto? Perché era onesto e aveva detto di no! No al tentativo di insabbiare la vicenda del
finanziere mafioso Sindona e della sua banca! No alle richieste di tacere sulle
operazioni illegali compiute da Sindona! No alle
pressioni perché non fosse dichiarato il fallimento
della banca di Sindona! No alla volontà di salvare
la banca di Sindona dal crac con un prestito
ingente dello stato, con i soldi dei cittadini! No
alle minacce perché tacesse sui rapporti criminali
tra politici, mafia, operazioni bancarie illegittime.
Commissario per la liquidazione della Banca
Privata Italiana di Sindona, per 5 anni, dal 1975,
Ambrosoli procede diritto per la sua strada, ignora
le minacce, scopre le illegalità commesse, le
complicità politiche. Monarchico, liberale,
Ambrosoli è un eroe borghese, è incorruttibile,
perciò va eliminato. Nonostante le minacce è
senza scorta, i poteri politici, religiosi e mafiosi
che governano l’Italia hanno decretato la sua morte: troppo ostinata e contraria la

Gianfranco Marini 23
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Ambrosoli

direzione che aveva preso. Uno dei più grandi infami della politica italiana Giulio
Andreotti, protettore di Sindona, definì Ambrosoli come “uno che se l’era andata a
cercare”!

Bibliografia:
1. Corrado Stajano. Un eroe borghese. Il caso dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla
mafia politica, Torino, Einaudi, 1995.
2. Carlo Lucarelli. Misteri d'Italia. I casi di Blu notte. Torino, Einaudi, 2002.
3. Umberto Ambrosoli. Qualunque cosa succeda. Storia di un uomo libero. Sironi, 2009.

Filmografia
1. Un eroe borghese. Regia di Michele Placido, con F. Bentivoglio, M. Placido, Italia,
(1995).
2. Varie puntate di Blu Notte, di Carlo Lucarelli, dedicate ai casi di Sindona, Ambrosoli,
P2, ecc.

Sindona e la Banca Privata Italiana

Nel 1971 le banche del finanziere siciliano Michele Sindona sono sull’orlo del
fallimento. La Banca d’Italia investiga la situazione finanziaria di queste e viene
accordato un prestito per sanare la situazione, le banche vengono fuse nella Banca
Privata Italiana e Giovanbattista Fignon viene incaricato di occuparsi di essa come
Amministratore Delegato. Fignon nel settembre del 1974 termina il suo lavoro da cui
emerge una situazione disastrosa, numerose irregolarità, affari poco chiari, falsi
contabili, complicità e coperture politiche ad alto livello. Giorgio Ambrosoli, avvocato
milanese, viene incaricato di liquidare la Banca di Sindona sull’orlo del fallimento. Ma i
poteri forti (la DC, Andreotti, il Vaticano, la P2, Marcinkus, lo IOR, ecc.), si oppongono
alla liquidazione e mirano a un prestito statale che salvi la banca e a coprire Sindona
evitandone l’incriminazione per i molti reati che vanno emergendo.

Ambrosoli liquidatore
I poteri politici che appoggiano Sindona vogliano impedire la liquidazione della
banca, Ambrosoli è fatto oggetto di tentativi di corruzione, pressioni, minacce e ricatti
ma non cede, la Banca va liquidata per il bene dello stato. In una lettera alla moglie del
1975 così scrive: “E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo
l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me
è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi […] le speranze mai
realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di
colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.

Delitto

Gianfranco Marini 24
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Ambrosoli

11 luglio del 1979, Giorgio Ambrosoli aveva invitato alcuni amici a casa sua per
assistere in compagnia all'incontro di boxe tra Lorenzo Zanon e Alfio Righetti per il
Campionato europeo dei pesi massimi. Dopo avere cenato in un ristorante poco lontano,
si piazzano davanti al televisore. Squilla il telefono, Ambrosoli risponde ma dall'altra
parte c'è il silenzio. Per lui non era una novità: aveva già ricevuto minacce di morte e, in
qualche modo, aveva imparato a conviverci.
L'incontro di boxe si conclude. Ambrosoli accompagna a casa con la sua auto tre dei
cinque amici che avevano passato la sera con lui. Torna e parcheggia. Mentre sta
chiudendo la serratura della portiera una Fiat 127 rossa si accosta. Una voce domanda:
"Avvocato Ambrosoli?". La risposta non poteva essere che "sì". Un uomo sceso
dall'auto gli dice: "Mi scusi avvocato Ambrosoli". E' William Aricò, il killer ingaggiato
dal finanziere Michele Sindona per eliminare Ambrosoli. Che spara quattro colpi.
Ambrosoli muore poco dopo sull'ambulanza, verso mezzanotte. (Sole24Ore)

Il caso Ambrosoli su Youtube


La storia siamo noi, RAI 2, l’omicidio Ambrosoli e “l’infame” Andreotti:
http://www.youtube.com/watch?v=l3Co_82AJxE *
intervista ad Ambrosoli liquidatore della Banca Privata Italiana:
http://www.youtube.com/watch?v=XQoa-dU88mc
La storia siamo noi, RAI 2, intervista a Sindona e il caso Ambrosoli:
http://www.youtube.com/watch?v=sOtV6AH099o

Atti giudiziari:
Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, si ha la
conferma del ruolo della P2 nelle manovre per salvare Sindona. Il 18 marzo 1986 a
Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in
contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato
Ambrosoli.

Linkografia
1. http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ambrosoli solo 24 ore articolo per il 30°
anniversario dell’uccisione:
2.http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/07/ambrosoli-trenta-anni-
omicidio.shtml stupendo articolo di Giorgio Bocca su Repubblica che ricostruisce
l’intera vicenda e la personalità di Giorgio Ambrosoli
http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=6040
3. serie di articoli sul caso Ambrosoli comparsi sulla Stampa:
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=4273
4. articoli su Ambrosoli in archivio900.it
http://www.archivio900.it/it/articoli/index.aspx?c=1286
5. Intervista alla moglie di Ambrosoli 30 anni dopo, Famiglia Cristiana:
http://www.metaforum.it/showthread.php?11244-Ricordare-Giorgio-Ambrosoli

Citazioni

Gianfranco Marini 25
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Giorgio Ambrosoli

Lettera alla moglie del 1975:


« Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della
B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho
timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è
certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni
colore e risma non tranquillizza affatto.
E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a
molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo
prima di accettarlo e quindi non mi
lamento affatto perché per me è stata
un'occasione unica di fare qualcosa per
il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le
speranze mai realizzate di far politica
per il paese e non per i partiti: ebbene, a
quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e
in nome dello Stato e non per un partito.
Con l'incarico, ho avuto in mano un
potere enorme e discrezionale al
massimo ed ho sempre operato - ne ho
la piena coscienza - solo nell'interesse
del paese, creandomi ovviamente solo
nemici perché tutti quelli che hanno per
mio merito avuto quanto loro spettava
non sono certo riconoscenti perché
credono di aver avuto solo quello che a
loro spettava: ed hanno ragione, anche
se, non fossi stato io, avrebbero
recuperato i loro averi parecchi mesi
dopo. I nemici comunque non aiutano, e
cercheranno in ogni modo di farmi
scivolare su qualche fesseria, e
purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare
fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo
saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori
nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi,
verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si
chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i
ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza
talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello
che costi (...) Giorgio» (Wikipedia)

Gianfranco Marini 26
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Carlo Alberto Dalla Chiesa

CARLO ALBERTO DALLA CHIESA 1920 – 1982

« [...] ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a
guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente
onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla »
(Carlo Alberto Dalla Chiesa al figlio, citato in 'Delitto imperfetto' di Nando Dalla Chiesa, 1984)

L’auto di dalla Chiesa dopo l’attentato

Bibliografia:
- Morte di un generale: l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, la mafia, la droga, il
potere politico. di Pino Arlacchi - Mondadori (1982)
- Delitto imperfetto: il generale, la mafia, la società italiana. di Nando Dalla Chiesa -
Editori Riuniti (1984)

Filmografia
Cento giorni a Palermo, regia di Giuseppe Ferrara (1984)
Il generale Dalla Chiesa (2007), miniserie televisiva di Giorgio Capitani
La Storia Siamo Noi, puntata dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Biografia
Carlo Alberto Dalla Chiesa, ex partigiano, carabiniere in prima linea nella lotta contro
la mafia a Corleone negli anni ’60, si occupa di alcuni casi importanti e incrimina
Luciano Liggio (boss della mafia). Si occupa anche del caso della scomparsa del
giornalista Mauro de Mauro (che poco prima di sparire aveva contattato il regista
Francesco Rosi per fornirgli materiale scottante sul caso Mattei su cui Rosi girava un
film.) Divenuto generale negli anni settanta è protagonista della lotta contro il
terrorismo delle brigate rosse dove, utilizzando l’infiltrazione e sfruttando il fenomeno
dei pentiti, infligge durissimi colpi alle BR (arresto dei principali capi come Curcio e
Franceschini) fino a decretarne la fine. il pentitismo. Sconfitte le BR, il generale viene

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Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Carlo Alberto Dalla Chiesa

mandato a Palermo per abbattere la mafia. Conosce Emanuela Setti Carraro e la sposa.
Lasciato solo dallo Stato, verrà ucciso
insieme ad Emanuela e all'agente di scorta
Domenico Russo in un agguato tesogli dalla
Mafia il 3 settembre 1982 a Palermo.

Delitto
Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, la
A112 bianca sulla quale viaggiava il prefetto,
guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro,
fu affiancata, in via Isidoro Carini, a
Palermo, da una BMW dalla quale partirono
alcune raffiche di Kalashnikov AK-47 che
uccisero entrambi
Nello stesso momento l'auto con a bordo
l'autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto, veniva
affiancata da una motocicletta dalla quale partì un'altra raffica che uccise Russo.
Per l'omicidio di Dalla Chiesa, della Setti Carraro e di Domenico Russo sono stati
condannati all'ergastolo come mandanti i vertici Cosa Nostra, nelle persone di Totò
Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè
Geraci.
Nel 2002, sono stati condannati in primo grado quali esecutori materiali dell'attentato,
Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia entrambi all'ergastolo, Francesco Paolo
Anzelmo e Calogero Ganci a 14 anni di reclusione ciascuno.

Misteri
Le carte relative al sequestro di Aldo Moro, che Dalla Chiesa aveva portato con sé a
Palermo, dopo la sua morte svaniscono: non è stato accertato se sono state sottratte in
via Carini o se trafugate nei suoi uffici. Contenevano, per quanto è dato saperne,
importanti e gravi rivelazioni che coinvolgevano molti politici specie della democrazia
cristiana (Andreotti). Il giornalista Mino Pecorelli, amico di Dalla Chiesa, fu ucciso
pochi giorni dopo aver dichiarato di voler pubblicare integralmente uno degli stessi
sulla sua rivista Op.

Il caso Dalla Chiesa su Youtube


La Storia Siamo Noi, Minoli, il caso dalla chiesa:
http://www.youtube.com/watch?v=lHa_XH-TIXM&feature=related *
Intervistato da Enzo Biagi:
http://www.youtube.com/watch?v=AsQ8EeBSysU&feature=related
scena finale tratta dal film"Cento giorni a Palermo" l'uccisione del generale Dalla
Chiesa: http://www.youtube.com/watch?v=-dxDoKr-hLE
annuncio morte Dalla Chiesa TG! http://www.youtube.com/watch?v=NWr-QPvpgtU

Linkografia:

Gianfranco Marini 28
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Carlo Alberto Dalla Chiesa

http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Alberto_Dalla_Chiesa
link video dal sito la storia siamo noi:
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=367
biografia http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Carlo-Alberto-Dalla-Chiesa-
biografia.html
Articolo molto completo sul caso Dalla Chiesa: http://www.rifondazione-
cinecitta.org/ilgenerale.html

Gianfranco Marini 29
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Rosario Livatino

Rosario Livatino 1952 – 1990


«Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma
credibili"»
(Rosario Livatino, in uno dei suoi appunti)

Presentazione
Definito spregiativamente da Cossiga “giudice ragazzino” perché troppo giovane per
poter seriamente indagare su mafia e droga, fu ammazzato
dalla stidda perché era capace di indagare anche troppo
bene su mafia e droga. Fu uno dei primi magistrati che
riuscirono a mettere a nudo i rapporti tra mafia e politica,
aveva effettuato arresti importanti, sequestrato beni ai
mafiosi. Ora è in corso la sua beatificazione, era
profondamente religioso e profondamente onesto. Quando
fermarono la sua macchina, il 21 settembre del 1990 sul
viadotto Gasena lungo la statale 640 e gli spararono il mitra
di Puzzangaro si inceppò, Rosario non aveva ancora 38
anni, scappò per la campagna, ma erano tanti a inseguirlo,
inciampò, venne raggiunto, prima che gli sparassero alla
testa ebbe il tempo di dire : "Ma perche' , cosa vi ho fatto?",
aveva fatto il suo dovere, aveva combattuto la mafia come la maggioranza dei magistrati
e politici non aveva per tanti anni fatto.

Bibliografia:
Nando Dalla Chiesa, Il giudice ragazzino 1992

Filmografia
Il giudice ragazzino, regia di Alessandro Di Robilant (1994)
Testimone a rischio, regia di Pasquale Pozzessere (1996)

Il caso Livatino su Youtube


Scena finale del film il giudice ragazzino:
http://www.youtube.com/watch?v=5HZ3QiGZyJw
Breve sintesi caso livatino:
http://www.youtube.com/watch?v=JJnibN08ED0&feature=related *

Delitto:
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sul viadotto Gasena lungo la statale 640 mentre
si recava, senza scorta (che lui stesso rifiuta per non avere sulla coscienza dei morti che
sono padri e figli di famiglia), in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla
Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto fu

Gianfranco Marini 30
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Rosario Livatino

testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli
esecutori dell'omicidio.
Schembri, altro pentito, ha precisato che a far fuoco contro Livatino fu Puzzangaro: l'
assassino punto' il mitra contro il magistrato ma l' arma s' inceppo' , Livatino tento' una
disperata fuga a piedi ma il killer, spalleggiato da Pace, Amico e gli altri sicari, riusci' a
raggiungerlo e mentre il giudice urlava disperato: "Ma perche' , cosa vi ho fatto?", gli
sparo' alla testa coprendolo d' insulti.
Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli
Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo
strumento della confisca dei beni.

Atti giudiziari
(14 aprile 1994) Caltanissetta Due ergastoli confermati per l' omicidio di Rosario
Livatino (nella foto) che si era messo in testa di sgominare i clan della provincia
partendo dal sequestro dei patrimoni illeciti. I killer sono Paolo Amico e Domenico
Pace, due "stiddari" di Palma di Montechiaro killer del potentissimo clan di Palma di
Montechiaro: inchiodati da Ivano Nava.
A confermare le accuse e' intervenuto un pentito della "stidda" Gioacchino Schembri. L'
ex picciotto palmese ha rivelato che all' uccisione di Rosario Livatino parteciparono
altri tre killer di Palma: Gaetano Puzzangaro detto "La Mosca", Filippo Avarello e
Giuseppe Croce Benvenuto.

L’auto di Livatino dopo l’attentato

Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Rosario_Livatino#Biografia
http://rosariolivatino.splinder.com/

Gianfranco Marini 31
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea Le Storie: Rosario Livatino

http://www.livatino.it/
http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/14/delitto_Livatino_ergastolo_killer_co_0_
940414586.shtml (sentenza)
http://www.ecodisicilia.com/rosario-livatino-il-giudice-ragazzino-che-aveva-capito-
come-colpire-la-mafia.htm

L’infame dichiarazione di Cossiga su Livatino poco prima che quest’ultimo venisse


ucciso: «Possiamo continuare con questo tabù, che poi significa che ogni ragazzino che
ha vinto il concorso ritiene di dover esercitare l'azione penale a diritto e a rovescio,
come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno? … Non è possibile che si creda
che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di
condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga. Questa è
un'autentica sciocchezza! A questo ragazzino io non gli affiderei nemmeno
l'amministrazione di una casa terrena, come si dice in Sardegna, una casa a un piano
con una sola finestra, che è anche la porta »
(Francesco Cossiga)

Gianfranco Marini 32
Corso di Storia dell’Italia Contemporanea

“In ricordo di tutti coloro che hanno viaggiato e viaggiano in direzione

ostinata e contraria”

FINE

Coloro che non ricordano il passato sono destinati a ripeterlo

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